Movimento dei Focolari
Brasile: sacerdoti, diaconi e seminaristi

Adottare un albero in Albania

Come avviene in questo tempo in terra australiana, nell’estate boreale tanti ettari di bosco sono stati divorati dal fuoco in diversi paesi, come è successo in Albania. I Giovani per un mondo unito albanesi hanno pensato di lanciare l’idea a tanti altri loro coetanei di acquistare degli alberi da piantare insieme nelle zone bruciate, da qui il nome del progetto “Adottare un albero”. “Da varie settimane fervevano i preparativi per questo incontro – scrivono dall’Albania -, con tanti imprevisti, come la concomitanza con la festa nazionale del centenario dell’Indipendenza del Paese; tante università avrebbero chiuso per alcuni giorni e, perciò, tanti giovani sarebbero tornati nelle loro città di provenienza”. Nonostante questo e la sala che prevedeva una capienza di circa 80 posti, il 28 ed il 29 novembre a Tirana sono arrivati 140 giovani per trascorrere due giorni sulla scia dell’esperienza vissuta al Genfest a Budapest. “L’esperienza più forte e bella – raccontano – l’abbiamo vissuta durante la preparazione fatta insieme ad un gruppo di giovani che avevano partecipato con noi al Genfest, i quali si sono sentiti protagonisti in prima persona. C’era chi organizzava i pasti, altri le coreografie, i canti, le testimonianze, la traduzione e doppiaggio dei video, le presentazioni… “Siamo così diventati – continuano – un gruppo molto unito. E questo ci ha dato la forza di invitare i nostri amici aiutandoli a trovare le soluzioni per rimanere in città, anche se alcuni convitti erano chiusi”. L’incontro aveva come titolo “Fare agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”, la nota regola d’oro presente in quasi tutte le religioni. E nel corso dei due giorni, oltre ad ascoltare i principali temi del Genfest, è stato illustrato l’United World Project, un’iniziativa portata avanti dai GMU in tutto il mondo. “I giovani presenti – concludono – erano felici di questa esperienza di unità e di reciprocità vissuta. Tanti ringraziavano perché hanno visto che un mondo più unito è realizzabile, che è possibile cambiare la realtà che abbiamo attorno cominciando noi per primi, e che non siamo soli nel farlo”. I Giovani per un mondo unito dell’Albania (altro…)

Brasile: sacerdoti, diaconi e seminaristi

In viaggio: Singapore, Indonesia, Malesia

Il viaggio di Maria Voce a Johor per incontrare le comunità dei Focolari è l’occasione per conoscere di più alcuni Paesi dell’Asia: in particolare Indonesia, Singapore e la Malesia. Il motto indonesiano, Unità nella diversità, esprime la grande varietà etnico-linguistica del più grande stato-arcipelago del mondo, con le sue 17.508 isole. In tutte queste nazioni i cristiani (di varie chiese) rappresentano meno del 10% della popolazione, che per la maggioranza è musulmana in Indonesia e Malesia, buddista e taoista a Singapore. È intorno agli anni ‘60 che i semi della spiritualità dell’unità cominciano a diffondersi in queste nazioni attraverso religiosi come Padre Tarcisio Centis, a Medan (Indonesia) e sacerdoti come don Jose Lai (Singapore), attuale vescovo di Macau. Anche attraverso il giornale New City e il foglio della Parola di Vita. Nel 1991 si aprono due centri dei Focolari a Singapore (adesso trasferiti a Yoyakarta, in Indonesia), e nel 2004 a Medan. Verso la fine degli anni ’80 è la volta della Malesia, con P. Raphael Kang; negli anni ’90 si susseguono le Mariapoli a Johor e Penang, il Familyfest (appuntamento per le famiglie) a Penang. Alcuni membri partecipano alle scuole di formazione a Loppiano e alle manifestazioni internazionali come il Genfest. In Malesia (Johor) c’è una “famiglia focolare e diversi membri del Movimento sparsi in tante località del Paese. I semi della spiritualità dell’unità hanno germogliato, dando luogo a tante comunità, piccole ma molto attive, che portano avanti iniziative insieme anche a persone di diversa confessione. Ad oggi, centro della vita dei Focolari di questi paesi è Yogyakarta, sull’isola di Giava.

I giovani a Penang (Malesia)

Vanna Lai e Caloi Adan, responsabili dei Focolari, ci raccontano qualche particolare: “Ogni isola qui in Indonesia ha la sua mentalità e i suoi modi di fare. Ci stupisce – spiega Caloi – di vedere tanta varietà e ricchezza di culture all’interno dello stesso Paese: anche i due focolarini indonesiani che sono a Yogyakarta, provenienti dall’isola di Sumatra, dicono che hanno in comune con i Giavanesi quasi solo la lingua ufficiale”. “Fra giugno e settembre – continuano – si sono svolte tre Mariapoli a Penang e Johor (Malesia) e a Medan (Indonesia), che hanno radunato circa 400 persone”. Dove è più attivo il Movimento? “Soprattutto nella Chiesa locale, come testimoniano i numerosi appuntamenti per i religiosi, la scuola per catechisti a Yoyakarta, dove di recente P. Salvo d’Orto (OMI) ha parlato dell’Eucaristia in rapporto alla spiritualità dell’unità; l’invito ad alcuni gen di Singapore, a dare la loro testimonianza ad un gruppo di giovani che partecipavano ad un camp organizzato da una parrocchia. L’appuntamento sportivo dei ragazzi Run4unity si è svolto a Bantul (vicino a Yogyakarta), con la partecipazione di un centinaio di persone, ragazzi e adulti, quasi tutti musulmani. Inoltre, 31 giovani hanno partecipato al Genfest 2012 a Budapest”. “Degno di nota – continua Vanna – è stata la nostra partecipazione ad una festa dove erano riuniti vari villaggi musulmani nel giorno in cui, nella storia indonesiana, si ricorda quando i giovani fecero la promessa di vivere per l’unità della Nazione”. Sono i villaggi in cui il Movimento dei Focolari ha contribuito alla ricostruzione di diversi padiglioni dopo il terremoto del 2004. Dalle pagine di focolare.org e sui nostri social network potrete seguire gli aggiornamenti sul viaggio. (altro…)

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Centro Internazionale Giorgio La Pira

Un sostegno fondamentale ai giovani che vengono dall’Asia, dal Medio Oriente, dall’Africa, dal Sudamerica e dall’Est europeo, viene anche da strutture quali il Centro internazionale studenti «Giorgio La Pira». Come si concretizza questo impegno? «Nel marzo 1978 – ricorda Maurizio Certini, direttore del Centro – di fronte al disorientamento e alla solitudine vissuti da numerosi studenti esteri, la Chiesa fiorentina volle offrire a questi giovani un luogo di accoglienza, nel rispetto delle differenze culturali o religiose; un luogo aperto al dialogo, dove ci si aiutasse reciprocamente a superare momenti difficili e si trovasse insieme, come avrebbe detto più tardi Papa Giovanni Paolo II, la spinta «verso una società culturalmente più ricca, più fraterna nella sua diversità». «La Diocesi e la città risposero con entusiasmo alla proposta del cardinale Giovanni Benelli, che chiese un primo aiuto a Chiara Lubich e al Movimento dei Focolari: varie famiglie fiorentine, ad esempio, offrirono a studenti senza alloggio ospitalità in casa propria, come fossero loro figli. Si apriva davanti ai primi operatori volontari del Centro l’umanità da amare con lo stesso cuore universale di Dio, con la sensibilità dell’uomo contemporaneo e la forza del Vangelo». Negli anni, la struttura è cresciuta. E oggi rappresenta – come ha detto recentemente il presidente della Cet, cardinale Giuseppe Betori – «la vera casa dei popoli». È una moderna Rete di relazioni personali, associative, istituzionali. Qui infatti hanno avuto sede le prime associazioni di studenti stranieri, divenute talvolta la base per la costituzione delle Comunità di immigrati, che in futuro è auspicabile possano sorgere – seppur in dimensione più ridotta – anche a Pisa, Siena ed Arezzo. «Ma il significato vero – sottolinea Certini – è espresso dalla miriade di volti che si sono incontrati e si incontrano, giovani provenienti spesso da Nazioni in conflitto tra loro, che hanno reso il “Centro La Pira” un laboratorio permanente di educazione alla pace. Giovani che tornando nei loro Paesi – a volte retti da regimi dittatoriali – possono imporsi anche come vere e proprie risorse di democrazia e aspirare ad essere una futura classe dirigente». Fonte: “Toscana Oggi” (altro…)

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Ragazzi per l’Unità: progetto Uomo-Mondo

Il cantiere internazionale dei Ragazzi per l’Unità uscirà per la prima volta dall’Italia per realizzarsi, nel luglio del2014, in Argentina. I motivi di questa scelta sono tanti, primo tra tutti mostrare quanto il continente latinoamericano, composto da popoli con radici culturali molto diverse, può dare al mondo. Inoltre, l’ultimo cantiere svoltosi in Italia, nella cittadella di Loppiano (luglio 2012), i ragazzi coinvolti hanno espresso il desiderio di ripetere ogni due anni questa esperienza ed ogni volta in un continente diverso. L’idea di partire dall’Argentina, è nata anche per la folta presenza dei giovani che caratterizza la Mariapoli Lia, la cittadella argentina dei Focolari immersa nella Pampa, ospite della prima tappa del progetto, e che la porta ad avere una speciale accoglienza verso le nuove generazioni. Il progetto “Uomo-Mondo” si compone di due fasi. La prima, si svolgerà proprio nella Mariapoli Lia dove per 4 giorni i ragazzi, provenienti da vari paesi del mondo, costruiranno il cantiere con un programma dinamico con l’obiettivo di imparare a mettersi in ‘relazione’ con tutti, superando le diversità culturali, condividendo le proprie esperienze ed arricchendosi di quelle degli altri; in un clima di amore reciproco che permetta a ciascuno, e a tutti insieme, di forgiarsi ‘uomo mondo’. La seconda settimana, invece, il cantiere si trasferirà in varie città del continente latinoamericano dove ci sono delle opere sociali animate dalla spiritualità dell’unità (scuole, ambulatori, asili nido, cura degli anziani…). Quest’esperienza servirà a “testimoniare – come ha detto la presidente dei Focolari, Maria Voce, nella sua visita in Ispano America nella primavera 2012 – che non c’è confine, che non c’è differenza di etnia che non sia superabile. Non c’è niente, non ci sono nemmeno le Ande che ci dividono, nemmeno l’oceano, niente, niente. Possiamo andare al di là di tutte queste cose per il nostro amore scambievole”. Recandosi sul posto i ragazzi avranno la possibilità di entrare nelle realtà locali, cogliendo le sfide, le ricchezze e le radici di ogni popolo. E in questo clima, insieme ai ragazzi che vivono in queste città, anche i partecipanti degli altri continenti potranno essere coinvolti in azioni sociali a contatto con le popolazioni originarie ed in iniziative locali, per esempio sulla cultura del dare, sport, arte, ecc. Infine, il progetto nasce anche dall’esigenza – dopo alcuni anni di impegno nelle tappe del progetto in corso ‘ColoriAMO la città’ -, di uno sguardo più ampio sul mondo, perché, come diceva Chiara Lubich, “una città è troppo poco: mira lontano, alla tua patria, alla patria di tutti, al mondo”.  (altro…)