Movimento dei Focolari
La Pace in Siria è possibile

La Pace in Siria è possibile

Syrian artist, Tammam Azzam’s artwork for Caritas ‘Syria: Peace is Possible’ campaign

Syrian artist, Tammam Azzam’s artwork for Caritas ‘Syria: Peace is Possible’ campaign

Una mobilitazione di massa, una campagna che ha come scopo quello di smuovere il mondo intero. È l’obiettivo di #PeacePossibile4Syria, il progetto lanciato dalla Caritas Internationalis e che coinvolge tutti i Paesi in cui l’organizzazione è presente. «Non una campagna contro qualcosa, ma in favore della pace. Anche se si denuncia chiaramente la vendita delle armi», spiega Rosette Hechaime, libanese, coordinatrice della Caritas in Medio Oriente. «La situazione della Siria sta molto a cuore al Santo Padre e più volte, quando lo abbiamo incontrato, lui stesso ci ha invitato ad alzare la voce per far tacere le armi. Come Caritas, siamo infatti uno dei maggiori enti che danno risposta a questa crisi umanitaria in atto ormai da 5 anni. Abbiamo raccolto storie di chi parte e di chi resta, da far conoscere attraverso i social network, per non smettere di credere che la pace in Siria è possibile». Sul sito http://syria.caritas.org/ è possibile trovare tutto il materiale per aderire alla campagna e diffonderla a propria volta. «Perché la guerra in Siria ha già causato 4,8 milioni di rifugiati all’estero e 6,5 milioni che hanno dovuto spostarsi all’interno del Paese. E il troppo è troppo», continua Rosette. https://www.youtube.com/watch?v=E-Q-8rThyUY Nel suo messaggio papa Francesco non si stanca di esortare tutti: «Uniamo le forze, a tutti i livelli, per far sì che la pace nell’amata Siria sia possibile». ֿ A crederlo sono anche le 230 persone che dal 5 al 10 luglio si sono radunate ad Al Btar (nelle montagne sul litorale siriano), da varie città del Paese, per vivere la “Mariapoli – la città di Maria”, «un vero dono di Dio in mezzo a tanta violenza». Comune la gioia di ritrovarsi dopo 5 anni, durante i quali, proprio per la situazione instabile, non era stato possibile vedersi. Il titolo scelto per questo appuntamento era “Con attesa  siamo tornati a te”. «Il programma denso la mattina e distensivo il pomeriggio e la sera, ha aiutato ogni partecipante, attraverso gli interventi di sacerdoti e religiosi esperti, a ritrovarsi con se stesso, a rivedere il rapporto personale con Dio, come vivere la preghiera, e il rapporto con l’altro», scrivono dai Focolari di Damasco e Aleppo. «Siamo ripartiti con il Paradiso dentro da portare lì dove siamo e dove c’e’ ancora tanto inferno», commenta uno dei partecipanti. «Per chi viene da fuori è proprio un miracolo – racconta M.Grazia, italiana, da alcuni mesi nel focolare di Damasco –  Siamo in una situazione di guerra. Mi colpisce l’integrità della gente, non solo i numerosissimi giovani: gente pacifica che sogna e desidera la pace. Tanti hanno perso la speranza, ci si domanda: ma credere nell’unità, è un’utopia? È un’utopia la pace? Invece, nonostante tutto si continua a credere in Dio, ma vivi sulla pelle questa domanda. La Mariapoli è stata una boccata d’ossigeno in mezzo a questa realtà, costellata di esperienze fortissime: a chi hanno rapito il fratello, chi ha perso tutto in un giorno, chi non ha più notizie dei suoi parenti, famiglie smembrate, luce e acqua a singhiozzo, con 40°, e non sai il domani come sarà, si vive nell’incertezza più assoluta». A conclusione, i 230 hanno mandato un saluto che ha fatto il giro del mondo, coscienti di non essere soli e di far parte di una grande famiglia. Con la spinta, come ha esortato il papa nel suo messaggio, ad incarnare questa Parola di Dio: «Io, infatti, conosco i progetti che ho fatto al vostro riguardo – dice il Signore – progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza» (Geremia 29,11)». [Arabo, con sottotitoli in italiano]   https://vimeo.com/175367097 Maria Chiara De Lorenzo (altro…)

Vangelo vissuto: Volere il bene gli uni degli altri 

Vangelo vissuto: Volere il bene gli uni degli altri 

Gambling_AlejandroLopezAzzardo-dipendente «Sono sacerdote. Un mio ex compagno di seminario che non ha proseguito gli studi per il sacerdozio è scivolato nel gioco d’azzardo, diventandone vittima. Era un ragazzo brillante. La moglie lo ha lasciato per i debiti che procurava e anche la sua famiglia di origine non vuole più saperne di lui. Le sue entrate non riescono a coprire gli interessi delle banche. Quando si è rifatto vivo, chiedendomi di aiutarlo, l’ho ascoltato a lungo, ma la sua preoccupazione era solo quella di pagare i debiti, non voleva altri consigli. L’ho presentato ad un amico medico e ad un legale: il caso di dipendenza è risultato chiaro. Ho cercato allora un centro che lo potesse curare e anche il legale si è impegnato a seguire il caso gratis. Ora è in un istituto e sta recuperandosi bene. Un giorno, mentre pregavo per lui, mi rendevo conto che la carità per essere vera ha bisogno di cuore, mente e forze». (B. D. – Italia) Pianto_Milada-VigerovaLa vicina di casa «Una mia vicina di casa si trovava in difficoltà: lo si capiva da come si vestiva e dalla sua tristezza. Invitata un pomeriggio a casa mia, mi ha confidato che la malattia del marito aveva esaurito tutti i loro risparmi e che la pensione di cui vivevano era insufficiente. Mio marito ed io abbiamo deciso allora di offrire loro parte dei nostri risparmi. Lei non voleva accettare perché non avrebbe saputo come ripagare. Ma abbiamo insistito, certi che la Provvidenza ci avrebbe aiutato nel caso di bisogno. Poco dopo nostra figlia ha cominciato a lavorare; le serviva un’auto per gli spostamenti, ma ciò che avevamo non ci permetteva di acquistarla. Quando un parente della nostra vicina è stato informato di questa necessità, ci ha regalato un’auto in ottimo stato che non usava più. Il motivo di questo gesto: “Ho saputo quello che avete fatto per i miei zii. È il minimo per ringraziarvi”». (R. F. – Francia)   JuiceFruitRevacFilm's&PhotographySucco di rapa rossa «Cristina, vedova da qualche anno, non si è fermata davanti alle difficoltà sorte dopo la morte del marito, anzi continua con più impegno a interessarsi degli altri. Nel posto dove lavora ha una collega, anche lei vedova, che per il suo modo di fare si era resa antipatica a tutti. Un giorno, vedendola particolarmente pallida, Cristina le ha chiesto se c’era qualche problema. La collega ha risposto evasivamente che non stava bene e prendeva molte medicine. Cristina allora ha cominciato a preparare per lei ogni settimana bottiglie di succo di rapa rossa o di carote. Al che, sorpresa da queste attenzioni, la collega ha confidato a Cristina: “Penso che la tua forza di andare verso gli altri sia un dono che ti viene da Dio. Io invece, dopo la morte di mio marito, mi sono nutrita soltanto di rabbia e di dolore. Questa è la mia vera malattia”». (C. K. – Ungheria) Fonte: Il Vangelo del Giorno, Città Nuova editrice, Luglio 2016 (altro…)