Lug 22, 2016 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Oggi si parla di Amazzonia soprattutto perché preoccupati della sua deforestazione e dello sfruttamento delle sue innumerevoli risorse da parte di politici ed economisti senza scrupoli. Ma sono in pochi a conoscere i problemi delle comunità che vivono sulle rive del suo immenso, omonimo fiume, così prezioso per il nostro pianeta malato. Sono grandi le difficoltà per accedere a qualsiasi forma di assistenza sanitaria. Ad esempio ad Óbidos (quasi 50.000 abitanti), l’unico ospedale esistente, retto dal Terz’Ordine Francescano, dispone di un solo medico per assistere i casi più urgenti, mentre per visite specialistiche occorre recarsi a Santarém , a 6 ore di navigazione. A sollecitare risposte concrete è la Conferenza episcopale brasiliana (CNBB), preoccupata anche per la scarsa assistenza spirituale ad una popolazione di natura profondamente religiosa. Un appello che ha risvegliato l’interesse di centinaia di persone dei Focolari (giovani e adulte di tutto il Paese), e non solo, che dal 2005 stanno dando vita al “Progetto Amazzonia”. Esse, di anno in anno, nel periodo delle vacanze, si mettono in viaggio per visitare le diverse comunità rivierasche della regione. Sono professionisti dell’area sanitaria, ma anche gente comune, che vanno lì per ascoltare i problemi della gente, curare i malati, giocare con i bambini, in una tacita ma esplicita testimonianza di Vangelo vissuto. In questo mese di luglio si stanno svolgendo missioni di questo tipo in tre diverse località: Óbidos (Pará), Magnificat (Maranhão) e Barreirinha (Amazonas).
A Óbidos sono andati in 22 volontari, fra cui 4 medici, un dentista, una fisioterapista e uno studente di medicina. I quali, con l’appoggio logistico degli abitanti e della prefettura, nei 7 giorni della loro instancabile permanenza sul posto sono riusciti a visitare sette comunità, prendendosi cura complessivamente di oltre 1000 persone. Sono andati di casa in casa, ospitati per la notte dalla generosità della gente, che non ha esitato a mettersi a fianco dei volontari per dare loro una mano, creando così un clima di grande fraternità fra tutti. E al momento di separarsi, ogni volta la scena era la stessa: nessuno voleva credere che all’indomani i “missionari” sarebbero partiti per un’altra comunità, come nessuno poteva dire chi avesse provato più gioia per quell’intenso giorno vissuto assieme. Perché, se è vero il detto che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere” è altrettanto vero che – a detta dei volontari – chi ha ricevuto di più sono stati loro, per aver conosciuto da vicino una popolazione così genuina, così ricca di valori, di coraggio, di fede autentica. Ogni partenza è stata suggellata dalla promessa di tornare il prossimo anno, accompagnati da nuovi amici contagiati dal loro entusiasmo. Significativa la testimonianza di un giovane volontario di Benevides che ringraziava per essere “cresciuto spiritualmente ed umanamente”. E quella di una ragazza di Belém che, colpita “da queste persone straordinarie che ha conosciuto”, ha dichiarato che una volta tornata a casa “raccomanderà a tutti una simile esperienza”. Un giovane venuto da Belém commentava: “Vivo in una società interessata soltanto all’ultimo modello di Smartphone, mentre qui ho visto bambini felici per aver ricevuto una semplice matita. Ho visto gente mettersi in fila senza la certezza di riuscire a farsi visitare dai medici, mentre da noi se appena c’è da aspettare un po’ cominciamo a reclamare. Eppure, anche se in situazioni sfavorevoli, in questa gente la gioia non manca. Ascoltando le loro storie, mi sono convinto che alcuni di essi meriterebbero una laurea ad honorem”. Vedi anche: http://projetoamazonia2016.blogspot.com.br/ (altro…)
Lug 21, 2016 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità

Syrian artist, Tammam Azzam’s artwork for Caritas ‘Syria: Peace is Possible’ campaign
Una mobilitazione di massa, una campagna che ha come scopo quello di smuovere il mondo intero. È l’obiettivo di #PeacePossibile4Syria, il progetto lanciato dalla Caritas Internationalis e che coinvolge tutti i Paesi in cui l’organizzazione è presente. «Non una campagna contro qualcosa, ma in favore della pace. Anche se si denuncia chiaramente la vendita delle armi», spiega Rosette Hechaime, libanese, coordinatrice della Caritas in Medio Oriente. «La situazione della Siria sta molto a cuore al Santo Padre e più volte, quando lo abbiamo incontrato, lui stesso ci ha invitato ad alzare la voce per far tacere le armi. Come Caritas, siamo infatti uno dei maggiori enti che danno risposta a questa crisi umanitaria in atto ormai da 5 anni. Abbiamo raccolto storie di chi parte e di chi resta, da far conoscere attraverso i social network, per non smettere di credere che la pace in Siria è possibile». Sul sito http://syria.caritas.org/ è possibile trovare tutto il materiale per aderire alla campagna e diffonderla a propria volta. «Perché la guerra in Siria ha già causato 4,8 milioni di rifugiati all’estero e 6,5 milioni che hanno dovuto spostarsi all’interno del Paese. E il troppo è troppo», continua Rosette. https://www.youtube.com/watch?v=E-Q-8rThyUY Nel suo messaggio papa Francesco non si stanca di esortare tutti: «Uniamo le forze, a tutti i livelli, per far sì che la pace nell’amata Siria sia possibile». ֿ A crederlo sono anche le 230 persone che dal 5 al 10 luglio si sono radunate ad Al Btar (nelle montagne sul litorale siriano), da varie città del Paese, per vivere la “Mariapoli – la città di Maria”, «un vero dono di Dio in mezzo a tanta violenza». Comune la gioia di ritrovarsi dopo 5 anni, durante i quali, proprio per la situazione instabile, non era stato possibile vedersi. Il titolo scelto per questo appuntamento era “Con attesa siamo tornati a te”. «Il programma denso la mattina e distensivo il pomeriggio e la sera, ha aiutato ogni partecipante, attraverso gli interventi di sacerdoti e religiosi esperti, a ritrovarsi con se stesso, a rivedere il rapporto personale con Dio, come vivere la preghiera, e il rapporto con l’altro», scrivono dai Focolari di Damasco e Aleppo. «Siamo ripartiti con il Paradiso dentro da portare lì dove siamo e dove c’e’ ancora tanto inferno», commenta uno dei partecipanti. «Per chi viene da fuori è proprio un miracolo – racconta M.Grazia, italiana, da alcuni mesi nel focolare di Damasco – Siamo in una situazione di guerra. Mi colpisce l’integrità della gente, non solo i numerosissimi giovani: gente pacifica che sogna e desidera la pace. Tanti hanno perso la speranza, ci si domanda: ma credere nell’unità, è un’utopia? È un’utopia la pace? Invece, nonostante tutto si continua a credere in Dio, ma vivi sulla pelle questa domanda. La Mariapoli è stata una boccata d’ossigeno in mezzo a questa realtà, costellata di esperienze fortissime: a chi hanno rapito il fratello, chi ha perso tutto in un giorno, chi non ha più notizie dei suoi parenti, famiglie smembrate, luce e acqua a singhiozzo, con 40°, e non sai il domani come sarà, si vive nell’incertezza più assoluta». A conclusione, i 230 hanno mandato un saluto che ha fatto il giro del mondo, coscienti di non essere soli e di far parte di una grande famiglia. Con la spinta, come ha esortato il papa nel suo messaggio, ad incarnare questa Parola di Dio: «Io, infatti, conosco i progetti che ho fatto al vostro riguardo – dice il Signore – progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza» (Geremia 29,11)». [Arabo, con sottotitoli in italiano] https://vimeo.com/175367097 Maria Chiara De Lorenzo (altro…)
Lug 20, 2016 | Centro internazionale, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
5000 chilometri. Tre studenti di architettura colombiani, una lista di luoghi, persone da Italia e Malta, paesaggi ed esperienze con cui confrontarsi, privilegiando i luoghi meno conosciuti. «Questi gli ingredienti di un tour ispirato ai Gran Tour che portavano gli studenti appena laureati in Italia, per apprendere sul posto, per toccare con mano, per fare esperienza diretta», spiegano gli architetti italiani Iole Parisi e Mario Tancredi, coordinatori del progetto. E rivelano l’origine del nome, Habitandando: il viaggio come metodo, il territorio come aula, che si è svolto dal 29 giugno al 16 luglio: «Abitare, che vuol dire in qualche modo possedere; e andare, che rappresenta invece la fugacità, l’errare. Il territorio da possedere, da poter comprendere e il viaggio come metodo di apprendimento». Il viaggio, realizzato da Dialoghi in Architettura insieme al workshop itinerante dell’Universidad de La Salle di Bogotà, con cui da anni c’è una proficua collaborazione, aveva una componente accademica e una più esperienziale. Le tappe del percorso hanno portato Habitandando a Catania, dove un gruppo di architetti e ingegneri è impegnato in un grande progetto – guidato da Paolo Mungiovino – per il recupero un antico edificio storico: l’ex Convento dei Crociferi, nel cuore del centro storico che sarà adibito a Museo Egizio, grazie alla convenzione con il museo di Torino.
A Chiaramonte Gulfi (RG), dopo una calorosa accoglienza, con la presenza del vicesindaco e di parte del consiglio comunale, si è conosciuta l’esperienza della Cooperativa Fo.Co, al cuore delle sfide attuali della Sicilia e non solo: l’arrivo di migranti e rifugiati. «Lì abbiamo imparato come si possa conciliare l’amore per la propria terra, con le sfide dell’integrazione; fatta in modo capillare, attento. Una vera lezione di dialogo», raccontano ancora Mario e Iole. In Calabria, la guida è Maria Elena Lo Schiavo, vice sindaco di Marina di Gioiosa Ionica: «Con la sua semplicità, ci ha mostrato la ben nota determinazione della gente di questa terra, che dice dei “no” alle cosche, con molti “si”: all’impegno, alla positività, alla creatività. Anna Cundari, architetto di Cosenza, ci ha invece portati nel cuore del Parco nazionale del Pollino, tra borghi a rischio abbandono, facendoci conoscere persone che per l’amore alla propria terra, dicono altri “si”, ancora con forza e generosità, restaurando e rimettendo in piedi, con le proprie mani spesso, case e cappelle e, con esse, forse anche un po’ dell’anima di questo territorio». A Pescara, gli studenti e docenti dell’Università d’Annunzio, ispirati anche alla forte spinta sociale dell’Università di Bogotà, sono impegnati in un difficile percorso, in uno dei grandi quartieri degradati della città adriatica, abitata da rom e immigrati, coinvolgendo scuole e associazioni. «L’elenco dei contatti di questi 15 giorni di viaggio – concludono gli organizzatori – sarebbe ancora lungo, ma in sintesi ci sembra di aver assaporato un “bello” che, ben distante da apprezzamenti estetici, viene in rilievo dai rapporti tra persone e tra queste e i territori. Cosicché il bello di paesaggi e borghi e città si è “acceso” grazie ai rapporti, al dialogo, al mettere in luce le buone pratiche che ancora tanti, senza troppo rumore, sono capaci di mettere in moto». Maria Chiara De Lorenzo (altro…)
Lug 18, 2016 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità

27 luglio: appuntamento con i giovani dei Focolari nel contesto del Festival della Gioventù
Il programma della GMG Tutte le info: http://www.krakow2016.com «La notizia che la prossima Giornata Mondiale della Gioventù si sarebbe svolta a Cracovia ha dato una grande gioia a noi ai polacchi. Nei tre anni di preparazione con i giovani del Movimento dei Focolari ci siamo chiesti come potevamo contribuire alla realizzazione di questo evento. Ci sembrava naturale inserirci nel programma in modo attivo e comunitario. Pian piano si è così precisato il nostro ruolo nel Festival della Gioventù, un programma religioso e artistico-culturale che si svolge durante la GMG e comprende iniziative artistiche, di tipo religioso e spirituale. Ci saranno concerti, mostre, workshop, eventi sportivi, teatro, etc. ai quali sono invitati a partecipare gratuitamente tutti i giovani della GMG interessati. Ci è stata affidata la preparazione di uno di questi eventi che si terrà il 27 luglio e… in questo momento siamo immersi nei preparativi! Stiamo lavorando a questo incontro che abbiamo ideato in due parti: integrazione e riflessione. La prima sarà un momento di giochi, danze e canti, un’occasione per conoscere l’altro. Sappiamo che i partecipanti arriveranno da diverse parti del mondo per cui speriamo che la lingua non sia un ostacolo per l’unità. Tenendo presente che il tema della GMG è racchiuso nelle parole “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (Mt 5, 7), come motto per il nostro incontro abbiamo scelto la rete della misericordia che vogliamo tessere fra noi e alla quale vogliamo invitare il fratello che ci sta accanto. Il nostro desiderio è anche quello di invitare i giovani ad una preghiera internazionale. Nella seconda parte dell’evento organizzeremo anche una veglia di riflessione dove attraverso coreografie, musica e testimonianze ci soffermeremo sulle opere di misericordia spirituali e corporali. Durante l’adorazione del Santissimo Sacramento accompagneranno la riflessione testi di Chiara Lubich e canzoni del Gen Rosso. Saremo anche presenti al Centro delle Vocazioni dove i giovani potranno conoscere le iniziative di ordini religiosi, scuole e università cattoliche, case editrici religiose, organizzazioni missionarie, movimenti e comunità nazionali e internazionali. Qui come Movimento dei Focolari saremo a disposizione di tutti quelli che volessero sapere di più della nostra comunità. Ci auguriamo che questa GMG possa essere per noi un tempo di unità con Dio e con gli altri e che quanti parteciperanno al nostro evento possano vivere un’esperienza di unità da condividere con altri e da attuare negli ambienti nei quali vivono». Fonte: Notiziario Mariapoli 7/2016 (altro…)
Lug 16, 2016 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Azzardo-dipendente «Sono sacerdote. Un mio ex compagno di seminario che non ha proseguito gli studi per il sacerdozio è scivolato nel gioco d’azzardo, diventandone vittima. Era un ragazzo brillante. La moglie lo ha lasciato per i debiti che procurava e anche la sua famiglia di origine non vuole più saperne di lui. Le sue entrate non riescono a coprire gli interessi delle banche. Quando si è rifatto vivo, chiedendomi di aiutarlo, l’ho ascoltato a lungo, ma la sua preoccupazione era solo quella di pagare i debiti, non voleva altri consigli. L’ho presentato ad un amico medico e ad un legale: il caso di dipendenza è risultato chiaro. Ho cercato allora un centro che lo potesse curare e anche il legale si è impegnato a seguire il caso gratis. Ora è in un istituto e sta recuperandosi bene. Un giorno, mentre pregavo per lui, mi rendevo conto che la carità per essere vera ha bisogno di cuore, mente e forze». (B. D. – Italia)
La vicina di casa «Una mia vicina di casa si trovava in difficoltà: lo si capiva da come si vestiva e dalla sua tristezza. Invitata un pomeriggio a casa mia, mi ha confidato che la malattia del marito aveva esaurito tutti i loro risparmi e che la pensione di cui vivevano era insufficiente. Mio marito ed io abbiamo deciso allora di offrire loro parte dei nostri risparmi. Lei non voleva accettare perché non avrebbe saputo come ripagare. Ma abbiamo insistito, certi che la Provvidenza ci avrebbe aiutato nel caso di bisogno. Poco dopo nostra figlia ha cominciato a lavorare; le serviva un’auto per gli spostamenti, ma ciò che avevamo non ci permetteva di acquistarla. Quando un parente della nostra vicina è stato informato di questa necessità, ci ha regalato un’auto in ottimo stato che non usava più. Il motivo di questo gesto: “Ho saputo quello che avete fatto per i miei zii. È il minimo per ringraziarvi”». (R. F. – Francia)
Succo di rapa rossa «Cristina, vedova da qualche anno, non si è fermata davanti alle difficoltà sorte dopo la morte del marito, anzi continua con più impegno a interessarsi degli altri. Nel posto dove lavora ha una collega, anche lei vedova, che per il suo modo di fare si era resa antipatica a tutti. Un giorno, vedendola particolarmente pallida, Cristina le ha chiesto se c’era qualche problema. La collega ha risposto evasivamente che non stava bene e prendeva molte medicine. Cristina allora ha cominciato a preparare per lei ogni settimana bottiglie di succo di rapa rossa o di carote. Al che, sorpresa da queste attenzioni, la collega ha confidato a Cristina: “Penso che la tua forza di andare verso gli altri sia un dono che ti viene da Dio. Io invece, dopo la morte di mio marito, mi sono nutrita soltanto di rabbia e di dolore. Questa è la mia vera malattia”». (C. K. – Ungheria) Fonte: Il Vangelo del Giorno, Città Nuova editrice, Luglio 2016 (altro…)