Ago 17, 2023 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
Benoît e Chloé Mondou, giovani sposi francesi, hanno scelto di iniziare il loro cammino matrimoniale partecipando insieme alla Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona (Portogallo).
“Inizialmente volevamo fare il viaggio di nozze con un tour in Europa, ma quando si è presentata l’opportunità di andare alla GMG, non abbiamo esitato un solo secondo!”. Benoît e Chloé Mondou, si sono sposati in Alta Savoia (Francia), una settimana prima della Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona (Portogallo). Ventiquattro anni lui e ventidue lei, si sono conosciuti sette anni fa in un gruppo scout nel quale sono molto attivi, oggi sono guide volontarie. Benoît conosce la spiritualità dei Focolari fin da bambino e, attraverso di lui, anche Chloé ha iniziato a viverla. E proprio con un gruppo di giovani del Movimento di lingua francese, provenienti da Francia, Belgio e Svizzera sono partiti verso Lisbona. “Non abbiamo accantonato il viaggio in Europa – spiegano – ma ci siamo detti che era davvero importante andare alla GMG. Adesso possiamo dire che ha segnato fortemente una tappa nel nostro matrimonio”. Benoît e Chloé partecipano anche nella loro città ad un progetto sociale nel quale vanno a trovare le persone ospiti nelle case di riposo. “Abbiamo la fortuna di essere stati educati nella stessa religione – spiega Chloé – ma abbiamo anche la fortuna di essere felici nel pregare insieme. Di conseguenza, la partecipazione alla GMG ha dato una dimensione ancora più grande alla fede che entrambi abbiamo. Spesso eravamo separati, poi ci ritrovavamo per la lode o l’adorazione, trovando così momenti in cui pregare insieme”. “Ed era molto forte. – confida Benoît – perché nel quoatidiano non abbiamo veramente l’opportunità di pregare insieme. A Lisbona prendersi del tempo insieme, anche se si era in gruppo, è stato forte. Personalmente credo sia un’esperienza che si dovrebbe fare almeno una volta nella vita. E se in coppia, ancora meglio”
Momenti fondamentali quelli vissuti con papa Francesco. “Per me la cosa più importante che il Papa ha detto – dice Chloé – è quando ha ricordato che siamo tutti amati e ognuno così come è, perché quando si fa parte di un gruppo, a volte si tende un po’ di creare la propria personalità per apparire, per essere accettati. Ma in luoghi come quello ci si rende conto che in realtà è così che viviamo gli uni con gli altri, è così che siamo naturali ed è così che Dio ci ama di più”. “Io dalle parole del Papa – continua Benoît – sento di raccogliere una sfida che mi sta a cuore: cercare di essere Gesù. Ha invitato il milione e mezzo di giovani che eravamo a Lisbona a tornare nei nostri Paesi, diffondere la buona notizia, aiutare gli altri e far progredire gli altri con la parola di Cristo”. “Alla GMG – riflette Chloé – ho scoperto un nuovo modo di vivere la mia fede. Ho capito che ci sono tanti modi diversi di vivere la fede e non importa se una persona va a cantare per strada e un’altra preferisce stare da sola in fondo a una chiesa. Occorre che all’interno di una famiglia, tutti trovino il proprio posto e il proprio modo di pregare”. “Siamo ripartititi dal Portogallo con una fede molto cresciuta. – conclude Benoît – Questa esperienza ha reso più grande il desiderio, che già avevamo, di crescere i nostri figli nella fede e di educarli al Vangelo. Dopo il matrimonio religioso avevamo bisogno di questa GMG, del pellegrinaggio, del raccoglimento, della preghiera. Ci ha fatto molto bene”.
Anna Lisa Innocenti
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Lug 13, 2023 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Intervista all’autore sull’ultima opera letteraria. Un libro pensato per dare speranza, per mantenere una fede intatta nel carisma dell’unità. Alcune domande al Copresidente del Movimento dei focolari sul suo ultimo libro, edito da Citta Nuova, dal titolo “Fedeltà dinamica”. Jesús, partiamo dal titolo: “Fedeltà dinamica”… Ho voluto usare l’espressione che Papa Francesco ha utilizzato nel suo discorso ai partecipanti all’Assemblea del Movimento dei focolari nel 2021. Lì ha parlato di fedeltà dinamica. Secondo me è un pensiero molto vicino al concetto di fedeltà creativa. Col vantaggio che “dinamica” fa riferimento al concetto greco dynamis che vuol dire forza di movimento. Quindi, fedeltà dinamica è una fedeltà in movimento, che non è statica e questo è molto caro a Papa Francesco. Quando ha parlato a noi in altre occasioni ha sottolineato che i movimenti devono essere proprio “movimento”. Allora mi sembrava che questo titolo fosse più vicino a quanto oggi viviamo nella nostra realtà… Il libro è diviso in capitoli. Il primo: “tastare il polso del tempo”. Quali le prospettive del carisma dell’unità di Chiara Lubich per l’oggi? Come attualizzare l’identità e la storia del carisma?
A me sembra che il carisma dell’unità di Chiara Lubich sia sempre attualissimo. Per quello che riguarda la sinodalità, Papa Francesco sta insistendo nel riscoprirci come popolo di Dio in cammino, dove tutti siamo protagonisti. Sinodo vuol dire “camminare insieme”. Lui vuole una Chiesa dove tutti danno il meglio di sé come parte integrante del popolo di Dio, corpo di Cristo. Ecco, io penso che il carisma dell’unità di Chiara Lubich possa portare molto in questo senso, con la sua spiritualità di comunione, la spiritualità dell’unità. D’altra parte oggi ci sono tanti conflitti, guerre, polarizzazioni massicce dappertutto – nel campo politico, morale, sociale – e forse come non mai si assiste a contrapposizioni quasi irriconciliabili. Credo che anche qui il carisma dell’unità possa contribuire molto con la sua trama dialogica. Quindi oggi il carisma dell’unità va attualizzato, riscoprendo la sua vera identità, andando all’essenziale, al nucleo fondante del carisma. Questa attualizzazione richiede la messa in pratica di due momenti, non in senso cronologico, ma nel senso profondo. Da una parte ascoltare i segni dei tempi, le domande del mondo, della società contemporanea. Dall’altra andare a fondo, pescare in tutte quelle risorse che il carisma ha, alcune delle quali non sono state nemmeno espresse. A me piace molto questo concetto di esprimere l’inespresso che è dentro di noi. È così che si attualizza l’identità. In una fedeltà dinamica. Insieme al processo di purificazione della memoria che stiamo vivendo in questa fase post-fondazionale, penso che siamo pronti per compiere questo passo. L’attualizzazione di un carisma si realizza con il contributo di tutti e con un cambio di mentalità, una forma mentis. Oltre all’aiuto dello Spirito Santo, cosa possiamo fare per attuare ciò? Senza dubbio l’aiuto dello Spirito Santo è fondamentale perché siamo nel contesto di un’opera di Dio. Ma per attualizzare il carisma ci vuole intelligenza. Non nel senso accademico. Più nel senso di sapienza. Ci vogliono talenti e competenze per ascoltare il grido dell’umanità. È importante cosa si dice nel documento dell’Assemblea Generale del 2021: oggi la domanda dell’umanità che dobbiamo ascoltare è il grido di Gesù Abbandonato. Quindi, oltre lo Spirito Santo, serve l’intelligenza del carisma e la Sapienza che viene dalla vita. E non è un esercizio a tavolino, un esercizio accademico. Si può cogliere il grido di Gesù Abbandonato quando si è a contatto con la sofferenza dei nostri contemporanei. Cos’è la “teologia dell’Ideale dell’unità”? Perché è importante per la fedeltà al carisma? L’ha detto Chiara Lubich stessa, che per il futuro del Movimento dei focolari e del carisma sarebbe importante la teologia. Questo vuol dire approfondire il carisma dell’unità alla luce della Rivelazione, da dove è scaturito, e della ricerca teologica. È un esercizio di intelligenza del carisma che è fondamentale, altrimenti non si incarna e soprattutto, non si universalizza. Senza la teologia dell’ideale il carisma rimane dentro il Movimento. Con una teologia dell’ideale dell’unità il carisma può andare anche fuori, oltre che trovare un fondamento solido. La teologia dell’Ideale dell’unità aiuta a capirlo bene per poter trasmetterlo alle generazioni future. La vita e la testimonianza va sempre prima, ma anche questo lavoro è decisivo. La teologia dell’Ideale dell’unità previene di possibili deviazioni. Il kerigma originale, racchiuso nei Vangeli, ha necessitato dell’arduo lavoro dei Padri della Chiesa, grandi teologi, per essere salvato nella integrità. Con l’attualizzazione non si rischia di far perdere al carisma la sua identità? Al contrario. È proprio la non attualizzazione che fa perdere l’identità al carisma, perché l’identità di un carisma è sempre dinamica e creativa. Si tratta di essere sempre gli stessi senza essere mai lo stesso. Questo è quello che ho cercato di esprimere. La staticità appunto fa perdere l’identità del carisma perché gli fa perdere la connessione con la realtà. Per me questo è chiarissimo: ci vuole un’attualizzazione costante affinché il carisma mantenga la sua identità. E questo Chiara l’ha fatto durante tutta la sua vita.
Il secondo capitolo: “la casa della conoscenza di sé”, prende spunto da una lettera di Caterina da Siena. Qui scopriamo i nostri limiti, i fallimenti, l’autoreferenzialità, il volto di Gesù Abbandonato. Cosa possiamo fare per superare la “prova della conoscenza di sé”? Il secondo capitolo è fondamentale in questa fase che stiamo vivendo, in cui abbiamo dovuto fare i conti con i nostri difetti, i nostri errori nell’incarnazione del carisma. Cosa possiamo fare per superare la prova? Bisogna viverla fino in fondo, perché si tratta di riconoscere che noi non siamo all’altezza del carisma. Nessuno di noi è all’altezza del carisma. Da qui scaturisce non un senso di sgomento, bensì una nuova fiducia in Dio, nello Spirito Santo, autore del carisma. Quindi la prova della conoscenza di sé si supera accettando l’umiliazione di non essere all’altezza e deponendo tutta la nostra fiducia in Dio. Il terzo capitolo: “il discernimento alla luce del carisma dell’unità”. Il Papa ci chiede di diventare artigiani del discernimento comunitario. Come procedere? E soprattutto, il carisma dell’unità di Chiara Lubich è un carisma in discernimento? Per Papa Francesco, discernimento e sinodalità vanno a braccetto, sia quello individuale che comunitario. È un processo molto delicato, perché richiede intelligenza, ma soprattutto ascolto dello Spirito Santo. Il discernimento chiede tutto a noi e tutto a Dio. E questo non è semplice, non è un esercizio di consenso. È andare a fondo nel cercare la volontà di Dio in ogni momento. Credo che il dinamismo tipico del carisma dell’unità, che noi chiamiamo Gesù in mezzo, cioè di meritare la presenza di Gesù fra noi, sia un esercizio di discernimento. Chiara Lubich lo ha spiegato molto bene: per meritare questa presenza ci vuole un distacco completo da noi stessi, un metterci in ascolto dello Spirito Santo. Ci vuole l’amore reciproco. Addirittura Chiara ha sviluppato l’idea dei rapporti trinitari, che trasformano il discernimento comunitario in un “discernimento trinitario”. Quando puntiamo ad avere Gesù in mezzo a noi, facciamo un’esperienza trinitaria, con tutte le debolezze, le fragilità della nostra umanità, corporeità, psicologia. Però la facciamo ed è lì che avviene il discernimento. Questa prassi dei rapporti trinitaria possiamo leggerla alla luce della grande idea di Papa Francesco del discernimento e della sinodalità. Nel libro parli di due deviazioni: “il sequestro dell’Uno” e “la dissoluzione dell’Uno”. Cosa sono e come evitarle? Queste tentazioni sono davvero due deviazioni della spiritualità dell’unità. Nella prima succede che qualcuno si impadronisce della mission della Comunità e addirittura della mission di ciascuno. C’è qualcuno che centralizza tutto, che senza rendersi conto prende il posto dello Spirito Santo nella dinamica di unità. In questo caso si sequestra il “noi”, il necessario perché ognuno possa fiorire e dare il suo contributo. Qui si verificano gli abusi di autorità, abusi di coscienza, abusi spirituali ed è quindi un rischio forte. Nella dissoluzione dell’Uno succede il contrario, si perde lo spirito di Comunione. Prevale un individualismo esagerato. Se prima qualcuno si impadronisce del noi, in questo caso sparisce il noi e subentra l’individualismo di tutti. La vita di comunità diventa un’organizzazione dove ognuno cerca il suo spazio, la sua realizzazione personale. Anche qui sparisce lo Spirito Santo che è dinamismo della vita cristiana. Come evitarle? Ci vuole un momento di autocoscienza: capire gli errori fatti. Contemporaneamente, tornare al Vangelo vissuto e a un’autentica vita di unità. Soprattutto penso con l’umiltà, la capacità di decentrarsi, l’amore all’altro, il pensare che la persona è sempre un assoluto che non può essere in nessun modo annullato. Quindi penso che la soluzione sia un plus di amore, verità, trasparenza e donazione concreta nella vita di unità, nella vita di comunione. L’unità è un dono dello Spirito, nessuno può sequestrarla col suo potere né dissolverla col suo individualismo. L’unità è una esperienza di Dio che prende tutti noi stessi. Rendiamoci conto. In ultimo, cosa possiamo fare affinché tutti questi argomenti nel libro non rimangano solo buone intenzioni? Penso che sarebbe utile parlarne in comunità. Fare dei momenti in cui leggere alcuni passaggi, dei ritiri ed esaminare la nostra vita alla luce di queste indicazioni. Il libro è pensato per dare speranza, mantiene una fede intatta nel carisma dell’unità, e nel caso si sia smarrita, recuperarla. Mi auguro che mettendo in comune le esperienze si possa ripristinare una vita autentica lì dove non c’è più, perché in tanti posti la vita fiorisce, c’è generatività, ci sono tante cose belle.
Lorenzo Russo
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Mag 31, 2023 | Focolari nel Mondo, Senza categoria, Sociale, Testimonianze di Vita
Il 27 e 28 maggio si è tenuto a Loppiano (Firenze-Italia) un appuntamento per celebrare l’anniversario della nascita della Cooperativa Loppiano Prima. A 50 anni da quel 19 maggio 1973, giorno in cui fu costituita, l’evento è stata un’occasione unica per ricordare i momenti fondativi, fare il punto sul cammino compiuto e rilanciare l’attività produttiva e commerciale con uno sguardo aperto al futuro. Condividiamo l’intervista a Maria Ghislandi e Giuseppe Marvelli, tra i primi soci fondatori. “Senza memoria non c’è futuro. Ritornare alle radici è perciò determinante e in questa sosta vogliamo mettere in rilievo il nostro continuo impegno a recuperare, rinverdire e declinare nel presente, le ispirazioni fondative e le scintille di profezia consegnate nel tempo da Chiara Lubich alla Cooperativa”.
Con queste parole Beatrice Vecchione, attuale Presidente della Cooperativa Loppiano Prima, ha dato inizio all’evento celebrativo dal titolo L’amore al creato, una profezia in cammino, un momento speciale per ricordare i 50 anni della fondazione della Cooperativa che si è svolto il 27 e 28 maggio 2023 presso l’Auditorium di Loppiano, la cittadella internazionale dei Focolari vicino Firenze (Italia). Un weekend di scambio e condivisione con uno sguardo all’ecologia integrale, che ha svelato il cuore di questa esperienza precorritrice dell’agricoltura ecologica proprio durante la Settimana Laudato Sì. “La Loppiano Prima– continua Beatrice Vecchione- ha una sua fisionomia e tipicità che il titolo ben sintetizza ed evoca perché si tratta indubbiamente di 5 decenni di “amore al creato e di una profezia in cammino”, profezia di cui, andando alle radici, racconta anche Raffaella Pinassi Cardinali, pioniera e da sempre punto di riferimento per la cooperativa agricola, che nasce nel 1973 sull’onda di una sfida, quella di dare supporto alla costruzione e allo sviluppo della cittadella di Loppiano.
A partire dal 19 maggio di quello stesso anno, con 8 soci fondatori desiderosi di mettere a frutto i terreni che erano stati donati dalla famiglia Folonari al Movimento dei Focolari sulle colline del Chianti, nel Valdarno fiorentino, Loppiano Prima è una cooperativa ad azionariato diffuso che conta oggi 3.256 soci. Come precisato nello Statuto, “non ha finalità speculative ed è retta da principi di mutualità prevalente”. Inoltre: “suo fine precipuo è il conseguimento dell’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini, nonché il concorrere nel dare attuazione alla fraternità universale”. È così che, negli ultimi 50 anni, sui terreni incolti, che erano stati abbandonati a causa dell’emigrazione di tanti contadini nel dopoguerra, la Cooperativa Loppiano Prima si è resa protagonista di un’esperienza peculiare di agricoltura ecologica ante litteram, che ha messo al centro l’umanità, la natura e la loro relazione. Un soggetto attivo e operante all’interno di Loppiano ma presente nel territorio e per il territorio, frutto della generosità, della tenacia e della passione in particolare di tantissimi volontari di Dio del Movimento dei Focolari che, 50 anni fa, hanno sentito la chiamata a rispondere a questa profezia di Chiara Lubich: dare Dio con il lavoro; frutto soprattutto della fede di chi ha creduto e ha voluto prendersi cura di questo sogno che oggi riceviamo in eredità: amare il creato, facendo della propria vita testimonianza vera di Vangelo. Condividiamo il racconto di Maria Ghislandi e Giuseppe Marvelli, due tra primi soci fondatori di Loppiano Prima.
Maria Grazia Berretta
https://youtu.be/IQzEiEkzwAQ (altro…)
Mag 30, 2023 | Ecumenismo, Focolari nel Mondo
Di recente è stata inaugurata una Cappella Ecumenica presso il Centro Educativo Fiore (CEF), situato a Mixco (Città di Guatemala). I direttori Maresa Ramírez e Luis Martinez ci raccontano come è nata l’idea realizzata in concomitanza alla Pentecoste quando nell’emisfero sud si celebra la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
“Non ci concentriamo solo su una denominazione cristiana, ma cerchiamo ciò che ci unisce all’interno della cristianità. Ecco perché la nostra cappella è ecumenica, vogliamo che nessuno si senta al di fuori della famiglia del nostro Centro Educativo, vogliamo includerci a vicenda”. Con queste parole Maresa Ramírez, spiega l’obiettivo della nuova cappella ecumenica realizzata nel Centro Educativo Fiore (CEF), situato a Mixco (Guatemala), del quale è direttore generale insieme a Luis Martinez, che è il direttore amministrativo.
Da 10 anni il Centro accoglie bambini di diverse confessioni cristiane e, in seguito alla pandemia, il numero è man mano aumentato. La cappella fa parte del percorso formativo della scuola che si basa sul processo educativo, fisico-emotivo e spirituale. La cappella presenta diversi elementi che cercano di creare una relazione con Dio tenendo conto dell’età dei bambini che frequentano la scuola. Così ci racconta Luis Martinez: “Il progetto della cappella include processi ludici, utilizzando giochi per avvicinare i bambini a Dio e avere un rapporto con Lui. Ad esempio, abbiamo collocato dei tubi che dall’ingresso della cappella si muovono verso la Croce, in modo che il bambino, qualora senta il bisogno può inviare un messaggio segreto a Gesù. Poi, le nuvole servono a creare l’atmosfera del cielo, perché noi mettiamo Dio in relazione con il cielo. I bambini sono il pezzo forte e quando fanno il loro ingresso in questo luogo subito si crea un rapporto divertente e allo stesso tempo serio”. La scuola offre ai bambini questo spazio che possono raggiungere quando sentono il bisogno di trascorrere un momento con Dio. Nella materia dell’Educazione alla fede e ai valori, i bambini si esercitano nella realizzazione di origami e così possono scrivere i loro atti d’amore, e metterli lì, offrendoli a Gesù, “sulla base di ciò che Chiara Lubich ha insegnato ai bambini: dopo aver fatto un atto d’amore, farne come un piccolo pacchetto e inviarlo verso il Cielo”.
La collaborazione è stata fondamentale per il momento dell’inaugurazione, poiché il dialogo tra il Movimento dei Focolari in Guatemala e il Consiglio Ecumenico Cristiano del Guatemala è ampio. “Abbiamo costruito un rapporto con ognuno di loro, in particolare con il Vescovo cattolico, Monsignor Valenzuela. Parlando con lui ci siamo resi conto di quanto la presenza di questa cappella sia importante, poiché nella realtà ecumenica guatemalteca il dialogo è qualcosa di necessario” afferma Luis Martinez. A questi contatti basati sulla fraternità si sono unite persone provenienti da 7 Chiese cristiane e circa 25 persone hanno partecipato all’inaugurazione della cappella. Il programma dell’inaugurazione è stato organizzato tra il Centro Educativo Fiore e Monsignor Valenzuela e comprendeva salmi, lettura della Parola e diverse preghiere di benedizione e lode. Gli studenti hanno partecipato recitando una preghiera per la pace. “È stato un momento molto bello – conclude la direttrice Ramírez – chi è intervenuto ci ha detto che i bambini, nel nostro percorso formativo, vengono messi al centro e che siamo la prima scuola del Paese ad avere una cappella ecumenica”.
Diego Santizo
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Mag 27, 2023 | Centro internazionale, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo
Il viaggio in Asia e Oceania di Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente del Movimento dei Focolari, è giunto al termine. Ecco alcuni aggiornamenti su quanto vissuto nella tappa conclusiva: l’ Indonesia Panongan (Indonesia), 17 maggio 2023 – Sono le 8.00 di mattina nella parrocchia cattolica di S. Odelia, a circa due ore da Jakarta. L’Arcivescovo Ignatius Suharyo, Cardinale della capitale indonesiana, ha invitato i rappresentanti del governo e delle forze dell’ordine, della municipalità, dei villaggi e i capi religiosi musulmani, buddisti e indù, a presentare alla Presidente e al Copresidente dei Focolari un progetto sociale pilota, realizzato in ampia sinergia tra tutte le suddette forze della società civile, per la città di Tangerang/Banten. Con più di due milioni di abitanti, questa è la terza area più popolosa ad ovest di Jakarta, la capitale dell’Indonesia, che con tutte le città satellite raggiunge quasi 30 milioni di abitanti. Si tratta di una zona in cui c’è grande sviluppo, ma anche disuguaglianze economiche e la popolazione dei villaggi è povera, lavora nei campi di riso, vive dei prodotti della terra e di piccoli allevamenti di galline, capre e qualche mucca. Il territorio, a stragrande maggioranza musulmana, fa parte della parrocchia. Padre Felix Supranto – “Romo Felix” per tutti (“romo” significa “padre” in bahasa, la lingua ufficiale del Paese) è il dinamico parroco di S. Odelia con il dono di saper mettere insieme le persone. Fa gli onori di casa, insieme ai molti parrocchiani che negli anni ha coinvolto nei diversi progetti sociali.
“Il dialogo che facciamo qui con i fratelli di diverse religioni è concreto – spiega il Cardinale – guarda alle necessità della gente. C’è bisogno di case, di sviluppare opportunità lavorative, di portare l’acqua nei villaggi. Stiamo lavorando per questo ‘insieme’ ed è importante che la Presidente e il Co-presidente dei Focolari siano venuti fino qui a vedere quello che potrebbe essere un modello di dialogo anche al di fuori dall’Indonesia. Il motto del nostro Paese è ‘unità nella diversità’ ed esprime molto ciò che siamo e come affrontiamo le sfide”. “Siamo onorati di avervi tra noi – dice padre Felix a Margaret Karram e Jesús Morán– per condividere il cammino che stiamo facendo. Fino ad oggi abbiamo costruito 12 case per aiutare i poveri ed è questo lavorare insieme che ci fa fratelli, pur nelle nostre diversità”. La giornata prosegue con la visita ad una scuola con ragazzi dai 6 ai 15 anni, a diversi villaggi in cui, grazie ai fondi raccolti, si è potuto portare l’acqua, iniziare un allevamento di mucche, capre e pesci gatto, dove il valore aggiunto è proprio il pieno coinvolgimento di tutti: istituzioni e gente del posto. La visita alla Madrassa – una scuola islamica – è l’ultimo appuntamento di questa prima giornata “sul campo” che ci mostra il carattere comunitario e solidale, vera forza di questo Paese. Bhinneka Tunggal Ika – siamo diversi, ma siamo uno Bhinneka Tunggal Ika, “Siamo diversi, ma siamo uno” è infatti il motto dell’Indonesia, iscritto sullo stemma nazionale che raffigura un’antica divinità, l’aquila giavanese. Il Paese dei record
Con le sue 17.000 isole e gli oltre 300 gruppi etnici, ciascuno ricco di una propria vivace tradizione culturale, l’Indonesia è un Paese dalle molte diversità. E oggi la popolazione è orgogliosa di presentarsi al mondo come un esempio di tolleranza e convivenza tra diverse culture e religioni. Un esempio su tutti: la moschea Istiqlal (dell’Indipendenza) a Jakarta è la più grande del Sud-est asiatico. Si trova esattamente di fronte alla cattedrale cattolica durante le più importanti feste cristiane come il Natale, la moschea garantisce il proprio supporto, fornendo parcheggi ai fedeli cristiani; viceversa, per le festività islamiche. In Indonesia c’è la più alta biodiversità del pianeta, ma la deforestazione e lo sfruttamento delle risorse mettono a rischio la preservazione di questi ambienti naturali con gravi effetti. La ricchezza economica è distribuita in modo diseguale e si calcola che 27.000 famiglie milionarie (lo 0.1% della popolazione) posseggano più della metà della ricchezza del Paese. Anche se non è facile avere statistiche accurate, si conta che la popolazione attuale sia di 273 milioni, facendone il quarto Paese più popoloso al mondo. È il Paese con la popolazione musulmana più alta al mondo (86,1 %); i cristiani di diverse Chiese sono il 10,53% e l’appartenenza religiosa è riportata sulla carta d’identità. I focolarini nel Sud-est asiatico e in Pakistan Jakarta, 19 maggio 2023 – Guardando i focolarini della zona dell’Sud-est Asia e Pakistan che sono arrivati a Jakarta per ritrovarsi con Margaret Karram e Jesús Morán, viene in luce tutto il potenziale del continente asiatico e cioè l’incontro possibile tra popoli e culture molto diversi tra loro: dalla Tailandia al Myanmar, dal Vietnam all’Indonesia, a Singapore, alla Malesia. Molti sono collegati via web, come i focolarini del Pakistan, ma la distanza non impedisce una comunione profonda in cui emergono sia le sfide dell’inculturazione nei singoli Paesi, che la forza dell’unità, capace di raggiungere i più diversi ambiti.
L’attenzione è alta durante il momento di domande e risposte con Margaret Karram, Jesús Morán, Rita Moussallem e Antonio Salimbeni (responsabili per il Dialogo interreligioso dei Focolari). Le focolarine di Ho Chi Minh (Vietnam) domandano come diffondere la spiritualità dell’unità in questo tempo in cui è difficile interessare le persone, i giovani in particolare. “In questo viaggio in Asia e Oceania – spiega Margaret – ho capito che il modo che abbiamo usato fino ad oggi per offrire la spiritualità dell’unità deve cambiare, perché la società è cambiata. Viviamo tutti così ‘connessi’ gli uni agli altri che occorre trovare il modo di presentare le varie vocazioni non ciascuna per conto suo, ma le une accanto alle altre, magari quando ci si incontra come comunità del Movimento a livello locale, poi sarà Dio a parlare al cuore di ciascuno, a chiamare alle diverse strade. Vedo che ciò che tocca il cuore delle persone è l’attenzione personale, costruire rapporti veri, fatti di amore disinteressato. Devono trovare in ciascuno di noi un fratello, una sorella, un amico. Solo quando avremo costruito un rapporto, potremo invitarli a conoscere la spiritualità del Focolare”. “A volte ci sembra di non avere i metodi adeguati per interessare le persone alla spiritualità dell’unità – prosegue Jesús sulla stessa linea – ma attenzione a cedere alla tentazione di adeguarci alla corrente del mondo per essere accettati a tutti i costi. Dobbiamo stare nel mondo, perché è bello, l’ha creato Dio. Ma il contrasto con il mondo dobbiamo sentirlo; è cristiano sperimentarlo, perché noi apparteniamo ad una verità, quella di Cristo, che va al di là del mondo”. Il dialogo come stile di vita Jakarta, 20 maggio-Yogyakarta, 21 maggio 2023 – “Da febbraio 2021 la nostra vita in Myanmar è cambiata completamente. La mia regione è quella in cui il conflitto è più grave. Nessuno dovrebbe sentire le esplosioni dell’artiglieria e dei bombardamenti aerei, non è umano. Radicati in Dio e concentrati nel vivere nel presente – perché non sappiamo se ci saremo domani – continuiamo a portare alla nostra gente amore e nuova speranza. Capisco ogni giorno di più l’invito di Gesù: ‘Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici’ (Gv 15,13)”. A parlare è Gennie, birmana, che lavora per un’agenzia umanitaria che si occupa degli sfollati, che dal colpo di stato sono oltre un milione. La sua è una delle testimonianze che hanno raccontato la vita e le sfide delle comunità dei Focolari nel sud-est asiatico al forum “Il dialogo come stile di vita”, che si è tenuto in partnership con l’università cattolica di Jakarta “Atma Jaya”. Presenti circa 290 persone provenienti, oltre che da varie parti dell’Indonesia, da vari Paesi del Sud-est asiatico. Atri 300 erano collegati in streaming dal Pakistan e da altre parti. Al centro delle testimonianze raccontate c’è la cultura del dialogo che è vissuta in queste terre su base quotidiana, diventando uno stile di vita, anche economico, come racconta Lawrence Chong di Singapore. Dal 2004 dirige un’azienda di consulenza gestionale con altri due soci, un metodista e un musulmano, secondo i principi di Economia di Comunione. “Oggi siamo presenti in 23 Paesi e il nostro lavoro è realizzare un cambiamento, incidere sul sistema economico e migliorarlo, sulla base dei principi dell’interdipendenza e dell’amore reciproco”.
Dopo la festa in cui i diversi popoli presenti hanno aperto le porte alla grande ricchezza culturale e alla varietà delle tradizioni, Margaret Karram e Jesús Morán hanno risposto ad alcune domande e hanno condiviso le loro prime impressioni di questo viaggio. “L’Asia è il continente dove sorge il sole, mentre noi veniamo dall’Europa, dove il sole tramonta – dice Jesús -. In Asia e in Oceania abbiamo trovato una Chiesa molto viva, come pure la presenza delle diverse religioni e noi siamo stati immersi in questa luce che abbiamo trovato nella profonda umanità delle persone. Noi abbiamo ricevuto tanta speranza per la Chiesa, per l’Opera di Maria. Questa speranza non deluderà se questi popoli resteranno fedeli a sé stessi. Naturalmente abbiamo visto anche i problemi: povertà, conflitti, guerre. Dunque, è vero che il sole sta sorgendo in queste terre, ma abbiamo davanti a noi anche una grande sfida: che il Vangelo sia anche portatore di un messaggio di liberazione per questi popoli”
Il Nunzio apostolico, Mons. Piero Pioppo, venuto a celebrare la S. Messa, augura che la parola dell’unità e della comunione possa fiorire e diffondersi in questo mondo che ne ha estremo bisogno. Le radici del movimento in Indonesia Anche a Yogyakarta Margaret e Jesús sono stati accolti dalla comunità dei Focolari con la tradizionale danza di benvenuto. L’incontro è stato un viaggio nella ricchissima cultura e nelle tradizioni giavanesi e l’occasione per conoscere le radici e lo sviluppo del Movimento in Indonesia dove, dopo diversi viaggi dalle Filippine a partire dalla fine degli anni ‘80, il focolare è arrivato nel 2004 a Medan. Ma nessuno dimenticherà mai il 2006, l’anno del terribile terremoto che ha fatto migliaia di morti, con epicentro sull’isola di Giava, nella regione di Yogyakarta, dove si trova ora il focolare. Bapak Totok, uno degli animatori della comunità locale, racconta come il Movimento dei Focolari, insieme alla gente del posto, si siano rimboccati le maniche per aiutare nella costruzione di 22 “Pendopo” (centri comunitari in altrettanti villaggi) e un progetto sociale. Sono stati un segno di pace e di unità anche tra persone di fedi religiose diverse. Università islamica Sunan Kalijaga: in dialogo per promuovere la fratellanza Yogyakarta, 22 maggio 2023 – Con i suoi 20.000 studenti, l’università “Sunan Kalijaga” è un importante centro accademico nazionale di studi islamici e dal 2005 ha anche un Centro culturale per il dialogo interreligioso. Davanti a 160 studenti, docenti e membri della comunità locale dei Focolari, Margaret Karram, insieme Rita Moussallem e Antonio Salimbeni, partecipano al Seminario “In dialogo per promuovere la fratellanza”. Un tema che risuona in modo del tutto speciale qui, dove il dialogo “esce” dalle aule universitarie o dai forum di studio, poiché è allo stesso tempo la sfida e il fondamento della società indonesiana. “La presenza dei leader del Movimento dei Focolari è importante – spiega la prof.ssa Inayah Rohmaniyah – perché ci permette di fare un passo in più: non guardare solo all’Indonesia, ma diventare insieme costruttori di un mondo rinnovato dai valori della fraternità che stiamo vivendo, qui, oggi”. Le domande degli studenti si concentrano sulla strategia del dialogo per combinare diversità culturali e religiose anche in situazioni di conflitto sociale. “A volte parliamo molto delle difficoltà e poco delle ricchezze che queste diversità portano in sé, risponde Antonio Salimbeni-. “Innanzitutto, siamo esseri umani, fratelli e sorelle, per questo è importante essere aperti, capire la religione dell’altro dalla sua prospettiva; provare a pensare come un musulmano pensa, come un indù pensa, vedere il mondo come l’altro lo vede”. Il viaggio si conclude, ma un mondo si apre 45 giorni di viaggio, 5 Paesi visitati, alcune migliaia di persone incontrate – 1.500 solo nell’ultima tappa indonesiana. Dopo aver conosciuto popoli e culture molto diverse, toccato con mano le sfide, ma anche la vitalità della Chiesa in Paesi dove il cristianesimo è minoranza, visto il dialogo tra persone di religioni diverse in atto nel quotidiano e capace di dar vita a risposte concrete ai problemi sociali ed economici dei popoli; condiviso la vita delle comunità dei Focolari in questo pezzo di mondo, il primo viaggio ufficiale di Margaret Karram e Jesús Morán in Asia e Oceania volge al termine. Non è facile fare bilanci così a caldo, ma la domanda arriva puntuale. Margaret condivide alcune impressioni negli ultimi appuntamenti pubblici: “Sento fortemente che Dio sta chiedendo al Movimento, in Asia in particolare, ma anche in tutto il mondo, di fare un passo importante. Il dialogo deve diventare il nostro stile di vita, il nostro modo di agire in ogni momento. Non possiamo continuare a fare come prima, guardare solo al nostro Movimento e fare le nostre attività. È arrivato il tempo di uscire fuori, lavorare con altre organizzazioni, con persone di diverse religioni, come si fa già qui. Allora corriamo, non c’è tempo da perdere! Questo viaggio mi ha dato ancora una volta la conferma che l’unità e la pace nel mondo sono possibili. A volte guardando il mondo oggi con le guerre, le ingiustizie, mi veniva da dubitare. Ma in tutti i Paesi che abbiamo visitato ho incontrato moltissime persone impegnate a realizzare una società diversa, a costruire ponti, anche con grande sacrificio. Sono loro che mi hanno dato la certezza che insieme potremo fare la differenza e dare il nostro contributo”.
Stefania Tanesini
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Mag 26, 2023 | Chiesa, Focolari nel Mondo
Un’occasione unica, per conoscersi, condividere e per riscoprire la bellezza di essere, insieme, testimoni della Risurrezione. È quanto hanno potuto sperimentare i Movimenti ecclesiali e le nuove comunità presenti in Terra Santa nel cammino fatto insieme a partire dalla Pentecoste di un anno fa. Comunione, partecipazione e missione: sono le tre parole chiave legate al Percorso sinodale avviato nell’ottobre del 2021. Papa Francesco, proprio inaugurando questo cammino, ha invitato la Chiesa Universale ad essere Chiesa dell’ascolto, della vicinanza ed è proprio in questo contesto, nello specifico nella fase locale del Sinodo, che i Movimenti ecclesiali e le nuove comunità presenti in Terra Santa, su invito del Patriarca dei latini di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, hanno trovato il modo di ascoltarsi, incontrarsi, lavorando in comunione per la realizzazione della Veglia di Pentecoste 2022. Un’occasione speciale in cui ciascuno ha sperimentato la gioia di sentirsi un solo corpo nella Chiesa, animato e rinvigorito dal soffio dello Spirito Santo. Nel contesto sociopolitico e culturale della Terra Santa, la possibilità di generare “unità”, imparare dal carisma dell’altro e mettere il proprio a servizio di tutti. “Credo che la prima cosa da fare per sentirsi un unico corpo – ha affermato Mons. Pierbattista Pizzaballa – sia parlare, comunicare, ascoltare soprattutto. Ascoltare non significa soltanto udire, significa cercare di mettersi, in attesa dell’altro, dove l’altro diventa il soggetto, non io il soggetto, ma l’altro”. La Pentecoste inaugura il tempo della Chiesa che, nel suo pellegrinaggio incontro al Signore, riceve costantemente dallo Lui lo Spirito, lo stesso che la raduna nella fede e nella carità, la santifica e la manda in missione. In occasione della Pentecoste 2023 condividiamo il racconto di questa esperienza di comunione.
Maria Grazia Berretta
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