Mag 25, 2023 | Focolari nel Mondo, Sociale
L’ondata di maltempo che nelle ultime settimane si è riversata sull’Italia ha colpito nello specifico le regioni dell’ Emilia-Romagna e delle Marche. Ad oggi tantissime le persone che continuano a lavorare nel fango in sostegno di intere comunità sfollate che a causa dell’alluvione hanno perso tutto, come ci raccontano dall’Emilia-Romagna. Avviata anche una raccolta fondi da parte del Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari. È emergenza climatica quella che ha colpito nelle ultime settimane Emilia-Romagna e Marche, due regioni del centro-nord Italia. Una catastrofe che, ad oggi, conta 15 vittime, circa 23.000 sfollati e diverse città messe completamente in ginocchio, sommerse dall’acqua a causa dei tanti fiumi esondati. Ingenti i danni alle abitazioni, ai mobili, alle automobili, così come quelli alle attività lavorative, allevamenti e colture. In Emilia-Romagna il centro più colpito finora è stato quello di Faenza che in una notte è finito quasi completamente sott’acqua per via della rottura degli argini di diversi fiumi. “Diverse famiglie sono state evacuate- raccontano dalle comunità del Movimento dei Focolari della zona- in particolare una famiglia con tre bambini, tratti in salvo quando ormai l’acqua era arrivata al primo piano della loro abitazione. Questa stessa famiglia, il giorno dopo ha potuto, nonostante avesse perso tutto, mettere a disposizione il loro ristorante, attività di famiglia, raggiunto con i mezzi della protezione civile, preparando il pranzo caldo per centinaia di persone evacuate”. Una assistente sociale di Faenza, membro dei Focolari, racconta: “Giorni fa, di sera, sono stata in Comune, sede del Centro Operativo per l’emergenza. È stata un’esperienza difficilissima emotivamente. Se ci penso mi viene da piangere (…) chiedo a Gesù la forza per poter fare ciò che ė meglio per ogni persona”. In un’altra località, Cesena, il fiume Savio è esondato e le abitazioni attigue sono state allagate. Dove è stato possibile, e grazie ad una tregua della pioggia, i primi volontari hanno iniziato a lavorare. Nella città di Cesenatico la situazione è diventata problematica. Il mare ha invaso le spiagge, gli stabilimenti balneari e le strade. Nei dintorni di Bologna, invece, ci sono tanti piccoli paesi ancora allagati, le persone sono tutte sfollate. È crollato un ponte che ha completamente deviato verso l’interno il letto del fiume e “ci vorrà tempo – afferma chi si trova sul posto- ma gli aiuti saranno sicuramente necessari”. “L’acqua non viene assorbita dal terreno – raccontano da queste aree – continua a piovere e si muove come un’ondata e arriva, a seconda dei livelli del terreno, in modo imprevedibile”. Anche il sud della Romagna, tra Ravenna e Rimini, la situazione è precipitata così come nelle località di Russi e Lugo. Altri membri del Movimento dei Focolari ci fanno sapere: “Noi nella località di Bagnara di Romagna abbiamo avuto 20 cm al piano terra, garage e tavernetta sono pieni d’acqua. Ma stiamo bene”. Una catastrofe che, nonostante le enormi difficoltà ancora da fronteggiare, non ha frenato il desiderio di tante persone di agire concretamente per ricostruire. “Il bello- raccontano- è che una delle cose da gestire sono le innumerevoli disponibilità di aiuto che riceviamo. In molti offrono case e ospitalità e stiamo attivando una squadra che gestirà le domande e le numerose offerte. Anche la Comunità Islamica locale, in contatto con il Movimento dei Focolari ha dato disponibilità ad accogliere o a portare avanti delle azioni congiunte”. Continua anche la raccolta fondi straordinaria avviata dal Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari a sostegno della popolazione di Emilia-Romagna e Marche, attraverso le ONLUS Azione per un Mondo Unito (AMU) e Azione per Famiglie Nuove (AFN). I contributi versati verranno gestiti congiuntamente da AMU e AFN per avviare azioni di ricostruzione. È possibile donare online sui siti: AMU: www.amu-it.eu/dona-online-3/ AFN: www.afnonlus.org/dona/ oppure attraverso bonifico sui seguenti conti correnti: Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU) IBAN: IT 58 S 05018 03200 000011204344 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN) IBAN: IT 92 J 05018 03200 000016978561 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX Causale: Emergenza Emilia-Romagna e Marche Per tali donazioni sono previsti benefici fiscali in molti Paesi dell’Unione Europea e in altri Paesi del mondo, secondo le diverse normative locali. I contribuenti italiani potranno ottenere deduzioni e detrazioni dal reddito, secondo la normativa prevista per le Onlus (altro…)
Mag 19, 2023 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo
Siamo arrivati alla tappa australiana del viaggio di Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente dei Focolari, un continente con straordinarie ricchezze culturali ed una famiglia dei Focolari variegata e multiculturale.
Da Suva a Sydney
In questo viaggio Margaret Karram e Jesús Morán hanno coperto grandi distanze in ogni senso, basti pensare al “salto” dal Giappone alle Isole Fiji. Lo stesso è accaduto il 9 maggio scorso con il volo per l’Australia, dove i villaggi di pescatori della costa meridionale delle Fiji hanno lasciato il posto a quel gioiello scintillante che è la città di Sydney. Le luci del suo iconico porto risplendevano mentre il nostro aereo volteggiava sulla città, che mostrava orgogliosa la sua bellezza.
A darci il benvenuto in molte lingue, in questa metropoli multiculturale, c’era la variegata comunità locale dei Focolari. Provengono dalla Corea del Sud, dalle Filippine, dalla Cina, da Hong Kong, dal Libano, dal Sudan, dall’Iraq, dalla Siria, dal Bangladesh, dal Brasile e, naturalmente, dall’Australia. Sono cattolici, melchiti, caldei, anglicani; i focolari di Sydney seguono anche le città di Brisbane, la capitale australiana Canberra e le zone circostanti.
Incontro con l’arcivescovo di Canberra
Il contatto con la Chiesa locale è sempre una priorità di ogni tappa. In un incontro profondo e pieno di humor, monsignor Christopher Prowse, attuale Arcivescovo di Canberra, ha messo in luce la vita di Mary MacKillop, la prima santa australiana. “Se fosse viva oggi, si sentirebbe molto a suo agio con i Focolari”, ha detto l’Arcivescovo, evidenziando il suo lavoro per il dialogo tra le religioni. Ci ha portato sulla sua tomba e ha pregato affinché, come lei, il carisma dell’unità possa fiorire come una rosa e diffondere il suo profumo in questa terra.
L’arte, porta aperta sulla cultura aborigena
L’arte apre sempre una finestra importante su una cultura indigena, ma per comprendere cosa si sta osservando, la presenza di una guida è fondamentale. Ad accompagnarci ad una mostra di arte aborigena contemporanea presso la Galleria d’arte del New South Wales c’è Alexandra Gaffikin, volontaria inglese che vive a Sydney, con una vasta esperienza nel settore dei musei e del patrimonio culturale.
Le pitture su corteccia, ad esempio, rappresentano storie, ma anche mappe, atti di proprietà e regolamenti. Possono essere tridimensionali, con sotto strati che rivelano persino fonti d’acqua sotterranee. Nella cultura aborigena queste opere d’arte, che originariamente erano dipinte sul corpo umano, sono collezioni viventi che si tramandano da millenni.
Una visita a Sydney
Nonostante gli impegni prefissati, Margaret Karram e Jesús Morán sono riusciti a ritagliarsi anche un po’ di tempo per visitare Sydney, salendo su uno dei tanti traghetti verso “Circular Quay” e l’iconica Opera House. La vista è spettacolare!
Culture diverse, la novità di camminare insieme
Questa visita è stata un’opportunità per i focolarini di tutta la regione – provenienti anche da Perth, Wellington in Nuova Zelanda e dalle Fiji – di ritrovarsi per alcune sessioni significative. È un tempo di riorganizzazione per il Movimento e, di conseguenza, culture molto diverse (si pensi a Corea, Giappone e l’area di lingua cinese, per esempio) si ritrovano a collaborare direttamente.
“Penso che finora non abbiamo capito gli aspetti positivi di tutto ciò, anche se il processo non è stato facile. Credo che vedremo le conseguenze tra qualche anno perché ci sta aiutando ad abbattere davvero tutte le barriere… prima di tutto nei nostri cuori, e le barriere tra le nazioni…
“Se vogliamo avere la pace, dobbiamo averla prima di tutto tra noi focolarini e nelle comunità. Dobbiamo guardare agli altri Paesi come fossero il nostro Paese e scoprire che possiamo essere questa “famiglia collegata (…)”.
“Non dobbiamo dare agli altri la nostra ricchezza, ma aiutarli a scoprire la loro”.
Margaret Karram
Una presenza speciale, nonostante le sfide della salute
Un momento particolarmente significativo è stato quello in cui tre focolarine sposate, gravemente malate, hanno potuto salutare tutti a distanza.
“Voglio solo assicurarvi la mia unità – ha detto una di loro. – Mi ero prenotata ed ero pronta a venire, ma ho dovuto cambiare programma, perché Dio aveva in serbo qualcosa di diverso per me”.
“È bello perché sento che sono dove Dio vuole che sia, anche se non è dove io vorrei essere”, ha detto un’altra.
Fisicamente non posso correre, – ha detto la terza – ma dentro di me ho una gran voglia di farlo, sono così emozionata. L’entusiasmo non ha età”.
Il benvenuto dell’Australia
La cultura aborigena in Australia è la più antica ed ininterrotta al mondo e risale ad almeno 60.000 anni fa. Il protocollo corretto per qualsiasi evento o incontro in Australia prevede di iniziare con il “benvenuto nel Paese” da parte di un anziano aborigeno, ovvero un riconoscimento formale dei custodi tradizionali di questa terra.
Quando la comunità dei Focolari si è riunita da tutta l’Australia, abbiamo avuto il privilegio di avere tra noi Ali Golding, conosciuta come “zia Ali”, che ha dato il benvenuto a tutti. È un’anziana del popolo Biripi, cresciuta in una missione aborigena. Per oltre 20 anni ha vissuto poi in un sobborgo di Sydney e negli anni ’80, Ali è stata una delle prime assistenti educative aborigene. Nel 2004 ha conseguito il diploma in Teologia.
Ha partecipato a diversi forum locali, nazionali e internazionali, tra cui il New South Wales Reconciliation Council e l’Australians for Native Title and Reconciliation. Un grande contributo per la comprensione e l’approfondimento della cultura e della storia indigena.
La presenza di Ali al nostro evento ha certamente rafforzato l’apprezzamento per questo “tesoro nazionale” e per il ricco patrimonio aborigeno. “È stata una delle accoglienze più sentite che abbia mai sperimentato – ha detto Ali Golding -. Qui ho sentito lo spirito del Creatore”.
Il miglior incontro di tutto il viaggio (finora)
Margaret Karram e Jesús Morán hanno avuto un incontro dinamico e profondo con quasi 30 giovani. Quando è stato chiesto loro di parlare delle sfide, non si sono tirati indietro, ma hanno parlato apertamente dell’indifferenza che affrontano tutti i giorni con i loro coetanei. Non sono molti e le distanze sono enormi.
Margaret Karram ha raccontato i suoi primi anni di vita gen ad Haifa con la sorella e di come abbiano iniziato in pochi, ricevendo il giornale “Gen” per posta. Era orgogliosa di come avevano iniziato e diceva di esserlo in egual modo dei presenti per essere andati avanti nella loro vita gen.
Anche Jesús Morán ha incoraggiato i giovani, rassicurandoli che è positivo condividere le loro difficoltà. “Questo è stato il miglior incontro di tutto il viaggio – ha detto alla fine -. Mi è piaciuto molto”.
Una ricca esperienza
Intervistati su come vivono il dialogo e la fraternità in situazioni di conflitto, Rita Moussallem e Antonio Salimbeni, Consiglieri al Centro Internazionale per l’Asia e l’Oceania, hanno attinto dalla loro esperienza personale.
“Nella mia esperienza di dialogo con persone di altre religioni ho capito che siamo insieme a camminare verso Dio”, ha detto Antonio. E Rita: “Il dialogo è un incontro. Ciò che è veramente importante è incontrare l’altro e scoprire che l’amore scaccia la paura”.
Imparare il “bodysurf” (spirituale)
Il surf è uno degli sport nazionali in Australia ed è molto praticato anche sulla costa di Sydney, con giovani e meno giovani che indossando la muta, prendono la tavola per andare a caccia di onde. Anche il “bodysurfing” è molto diffuso; le persone cavalcano le onde dell’oceano anche senza tavola. Uno spettacolo straordinario!
Ma per arrivare dove ci sono le onde migliori, bisogna prima affrontare quelle potenti che ci arrivano contro: quelle che non vorremmo cavalcare, quelle per cui non siamo pronti.
“Qualcuno mi ha spiegato la dinamica di questo sport e subito mi è venuto in mente il nostro amore per Gesù abbandonato” ha detto Margaret.
Quelli che praticano bodysurfing si immergono in profondità, sotto le onde in arrivo che non vogliono cavalcare, talmente in basso da poter toccare la sabbia sul fondo. In questo modo, evitano di essere travolti dalla potenza dell’oceano. Una volta che l’onda è passata, tornano in superficie per trovare un’onda da cavalcare.
“Come loro non combattono le onde, allo stesso modo non si ‘combattono le prove’, ma si va in fondo al cuore, riconoscendo Gesù in ogni dolore e, continuando ad amarlo si risale, trovando la luce attraverso l’amore”
T. M. Hartmann
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Mag 12, 2023 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo
Le isole Fiji sono state la terza tappa del viaggio in Asia e Oceania di Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente dei Focolari. In questa regione del Pacifico la spiritualità dell’unità si è diffusa dalla fine degli anni ’60.
Nonostante siano arrivati alle Isole Fiji il 3 maggio 2023, dobbiamo dire che la tappa in Oceania del viaggio di Margaret Karram e Jesús Morán è iniziata ufficialmente solo due giorni dopo, con la cerimonia del “Sevusevu”, con più di 200 persone, tra cui i rappresentanti della Chiesa locale. Questo ha sancito il loro ingresso e quello della delegazione del Centro che li accompagna nella comunità ecclesiale e sociale figiana.
Sevusevu: il dono dell’accoglienza
Isole Fiji_cerimonia del “Sevusevu”
Con la cerimonia del “Sevusevu” – che significa “dono” – chi arriva nell’arcipelago viene accolto e da quel momento non è più visitatore, ma parte della comunità e membro, con tutti i diritti e privilegi di camminare sul suolo figiano. La Presidente e il Copresidente dei Focolari hanno ricevuto preziose ghirlande e la radice della Kava, un derivato della pianta del pepe, dal significato ancestrale. I due “candidati” sono stati presentati alla comunità dagli “araldi”, che hanno parlato in loro vece. Hanno poi bevuto tutto d’un fiato la bevanda ricavata dalla Kava e ricevuto il “Tabua”, un dente di balena dal significato sacro: è l’oggetto più prezioso della cultura figiana, offerto loro come segno della più alta stima e onore.
Le tradizioni nel Pacifico: radici del presente e del futuro dei popoli
Fin da subito si coglie che nel Pacifico le tradizioni sono elementi vitali e attuali; non sono relegate ad un passato che non ha nulla a che vedere con la vita quotidiana delle persone, ma costituiscono il fondamento del loro stile di vita. Rispetto, accoglienza, reciprocità, solidarietà sociale, un legame profondissimo e antico con la natura, sono i valori che le tradizioni continuano a trasmettere.
“Margaret Karram, Jesús Morán e la delegazione dei Focolari sono arrivati in un momento particolare della vita delle Isole Fiji – spiega Peter Emberson, figiano, consulente multilaterale e analista politico per il governo di Fiji e le Nazioni Unite, cresciuto nel Movimento fin da giovanissimo -. L’attuale governo è più aperto e democratico e vedo la visita di Margaret Karram e Jesús Morán come parte di questo processo di rinnovamento sociale e politico. Ci sono due domande che qui nel Pacifico poniamo sempre ad una delegazione ufficiale che approda sulle sponde delle nostre isole: ‘Da dove vieni?’ e ‘Perché sei venuto?’ Al ‘Sevusevu’ Margaret Karram ha preso la parola davanti al popolo figiano e ha offerto il suo impegno e quello del Movimento dei Focolari per costruire l’unità anche qui. È una risposta identitaria, che dice molto del contributo che il Movimento può dare al nostro Paese. E questo costruisce fiducia”.
Una regione ancora troppo poco conosciuta
Isole Fiji
L’Oceania è un continente poco conosciuto e anche se, in senso territoriale, è il più grande del globo, in termini di massa terrestre è il più piccolo. Oltre all’Australia e alla Nuova Zelanda, comprende la regione del Pacifico, composta da 26 tra stati nazionali e territori. I principali gruppi etnici sono i melanesiani, i micronesiani e i polinesiani. In totale, l’area del Pacifico conta una popolazione di 16 milioni di persone enegli ultimi 100 anni le Isole Fiji (quasi un milione di abitanti), sono diventate il cuore politico ed economico della regione, con un panorama religioso vario. Il Cristianesimo è la fede più praticata, seguito dall’Induismo e dall’Islam. Il cattolicesimo è arrivato nel XIX secolo e ad oggi i fedeli sono poco più di 82.000.
Padre Soane Fotutata, segretario della Conferenza Episcopale del Pacifico (CEPAC), durante una cena in focolare, ha chiarito le sfide sociali, ma anche ecclesiali di questo vasto territorio in cui la Chiesa cattolica è presente con 14 diocesi. Ha spiegato che la crisi ecologica è una minaccia esistenziale per le persone e le comunità. Si manifesta con l’innalzamento del livello del mare, l’acidificazione degli oceani, la siccità, le inondazioni e gli eventi meteorologici estremi divenuti più frequenti. Poi ci sono piaghe sociali come l’emigrazione economica e climatica che sta spopolando molte isole; la prostituzione, l’alcolismo, la povertà a cui anche la Chiesa locale sta cercando di rispondere.
2022: l’arrivo dei focolari a Suva
È in questo contesto ecclesiale che un anno fa si sono aperti i focolari femminile e maschile a Suva, la capitale delle Isole Fiji. La loro presenza, infatti, è anche legata a un progetto sostenuto da Missio Scotland e Missio Australia, per collaborare alla pastorale diocesana per i giovani cresimandi e post-cresimandi con un programma che punta a sostenere la trasmissione delle ricchezze culturali tra le generazioni. “Al nostro arrivo – raccontano Lourdes Rank, brasiliana e Stephen Hall, neozelandese – l’Arcivescovo ci ha chiesto di essere prima di tutto a servizio della Chiesa e di inserirci nelle sue attività e progetti. Ci siamo impegnati nella catechesi, con i giovani e nella vita delle nostre parrocchie. Un approccio che è risultato molto positivo: ora siamo veramente parte della vita ecclesiale e abbiamo iniziato a costruire rapporti con diversi sacerdoti, religiosi e laici”.
A questo proposito, il vicario generale dell’Arcidiocesi di Suva, Mons. Sulio Turagakacivi ha espresso gratitudine per il servizio che i focolari svolgono nella Chiesa locale. Ringraziandolo, Margaret Karram ha detto che: “Possiamo imparare dalla Chiesa di qui come vivere il processo sinodale e come mantenere la freschezza dell’incontro del Vangelo con la cultura e la società locali”.
A Futuna il primo seme della spiritualità dell’unità
Ma il primo seme della spiritualità dell’unità nel Pacifico è stato piantato alla fine degli anni ’60 da Sr. Anna Scarpone, missionaria marista sull’isola di Futuna. Il primo focolare del Pacifico si è poi aperto a Numea (Nuova Caledonia) dal 1992 al 2008, accompagnando la nascita e la crescita di una vivace comunità locale. Oggi i focolari delle Isole Fiji sono “casa” per tutte le comunità del Movimento della regione del Pacifico, che sono presenti – oltre che in Nuova Caledonia e nelle Fiji – a Kiribati, Wallis e Futuna, con alcune persone che conoscono la spiritualità anche in Papua Nuova Guinea, Samoa e Vanuatu.
Per la prima volta insieme
In occasione della visita di Margaret Karram e Jesús Morán le comunità si sono incontrate a Suva per alcuni giorni; è il loro primo incontro in uno dei Paesi del Pacifico e tanti gesti, come l’accoglienza e il valorizzarsi reciprocamente, dicono la consapevolezza da parte di tutti della preziosità di queste giornate. Ritrovarsi come famiglia dei Focolari, per questi popoli, non significa solo fare una comunione spirituale, ma contribuire alla vita quotidiana – che prevede la cucina, la preparazione della liturgia della Messa, i canti e le danze – offrendo ciascuno il proprio “dono” umano e culturale che incontra quello dell’altro.
Anche qui Margaret Karram e Jesús Morán hanno incontrato i focolarini e le focolarine in una mattinata di comunione profonda e hanno potuto vivere diversi momenti con la comunità, come i pasti, la Messa e tanti momenti di dialogo semplice. La condivisione delle esperienze, poi, ha permesso loro di conoscere le sfide e l’impegno del Movimento nel Pacifico. In Nuova Caledonia la comunità è impegnata nel servizio alla Chiesa e, a livello sociale, a creare spazi di unità tra le diverse componenti etniche di cui il popolo è composto. A Futuna e Kiribati la Parola di Vita è centrale, generando esperienze di perdono e riconciliazione nelle famiglie e progetti sociali al servizio delle donne e dei più bisognosi. A Fiji la comunità sta crescendo e condivide con i focolarini l’impegno al servizio della Chiesa.
Run4Unity alle Fiji: camminare insieme
Il 6 maggio è stata la giornata di Run4Unity e Margaret Karram ha dato il via alla staffetta mondiale dal Pacifico, dove sorge la prima alba al mondo. Insieme ai Ragazzi per l’Unità presenti, con Jesús Morán ha piantato due alberi tipici delle Isole Fiji: “l’albero del sandalo nativo e il citrus che, per crescere, hanno bisogno l’uno dell’altro”, ha spiegato. “Il sandalo ha il profumo e il citrus, che è un agrume, gli fornisce tutte le sostanze nutritive di cui ha bisogno. È un meraviglioso esempio in natura di cura reciproca. Questo è ciò che gli abitanti delle isole del Pacifico vogliono dire a tutti noi: l’unico modo per dare il nostro prezioso dono, l’unità, è camminare insieme, prendendosi cura l’uno dell’altro. In questo modo possiamo trasformare il nostro mondo”.
Un messaggio che richiama quella che forse è la caratteristica principale di queste isole: la vita comunitaria, come emerge nel pomeriggio e nella serata del 7 maggio all’incontro di Margaret Karram e Jesús Morán con la comunità dei Focolari. “Sono venuta qui per esservi vicina e condividere la vostra vita almeno per qualche giorno – ha detto Margaret a tutti -. Ciò che ho trovato qui è molto vicino al mio cuore e alla cultura da cui provengo, che incoraggia il rispetto per le persone e la lingua altrui e il senso di famiglia. Anche voi siete pochi, ma non preoccupatevi: ciò che importa è vivere il Vangelo e portare l’unità a chi incontriamo. Quanto avete condiviso in questi giorni mi ha colpito molto: ci avete dato Gesù con il vostro amore, l’ospitalità e l’accoglienza. Ma ascoltandovi, ho capito che la perla più preziosa che possediamo è Gesù abbandonato per il quale abbiamo lasciato tutto e che è il segreto per amare tutti”.
“Le esperienze di perdono che avete raccontato mi hanno toccato profondamente – ha continuato Jesús – e dicono che vivete il Vangelo, perché il perdono è la più grande novità che contiene. Il perdono non è umano, solo Gesù in noi può perdonare, e voi avete raccontato questo con una purezza unica”.
Alla domanda su che cosa spera per il futuro del Movimento in Oceania, Margaret Karram ha risposto dicendo quello che si augura per tutto il Movimento nel mondo, cioè che si diventi sempre di più una famiglia non chiusa in se stessa, ma aperta, che dialoga per realizzare la preghiera di Gesù al Padre, come ha sognato Chiara Lubich.
Riprendendo la parola, ha infine aggiunto: “Vorrei ancora dire che per contribuire a realizzare l’unità ogni Paese, cultura o continente non deve perdere la propria identità. Dobbiamo restare noi stessi. Questo sarebbe un grande dono per tutto il Movimento e anche per il mondo: essere noi stessi, con le nostre ricchezze e contraddizioni, e vivere il carisma dell’unità senza eliminare ciò che siamo”. L’applauso che è seguito diceva la riconoscenza delle persone per essersi sentite comprese.
Iniziata con la cerimonia del “Sevusevu”, questa visita non poteva che concludersi con altrettanta solennità. La cerimonia di addio, “I-Tatau”, sembra quindi chiudere un cerchio: in lingua figiana gli araldi che parlano a nome di Margaret e Jesús ringraziano la comunità e chiedono, a loro nome, il permesso di congedarsi; mentre lo speaker che parla a nome della comunità figiana concede loro di partire e augura un viaggio sicuro nella speranza di rivedersi ancora.
La serata-concerto che le comunità del Pacifico hanno preparato è una “expo” straordinaria delle espressioni artistiche dei popoli presenti, dove le danze e i canti dicono il loro legame profondo con la terra e la natura, la fierezza delle proprie tradizioni e il desiderio di condividerle.
Ma ciò che resterà impresso in tutti, crediamo, è il saluto che si sono scambiate le comunità della Nuova Caledonia e di Fiji: seduti gli uni di fronte agli altri, hanno intonato ciascuna il proprio canto di addio, si sono salutati con la mano guardandosi negli occhi, come chi lascia un fratello di sangue.
“Ti assicuriamo che saremo una sola famiglia – dicono a Margaret Karram – e, pur con le nostre debolezze, faremo di tutto per custodire Gesù in mezzo in Oceania”.
Stefania Tanesini
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Mag 4, 2023 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo
Il viaggio in Asia e Oceania di Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente del Movimento dei Focolari, continua verso le isole Fiji dopo aver concluso la seconda tappa in terra nipponica. Ecco qualche aggiornamento sul loro soggiorno in Giappone. ありがとう Arigato Grazie 思いやり Omoiyari Attenzione verso l’altro 健康 Kenko Salute 平和 Heiwa Pace 美しさ Utsukushisa Bellezza 正直 Shojiki” Onestà
Secondo un’indagine della TV nazionale nipponica NHK, sono queste le sei parole più amate dai giapponesi. Descrivono bene l’anima di questo popolo e il valore che dà all’armonia nella vita sociale e con la natura. Ed è nella ricchissima cultura del Giappone che Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente del Movimento dei Focolari, insieme alla delegazione del Centro del Movimento, si sono immersi, per la seconda tappa del viaggio nella zona dell’Est Asia dal 25 aprile al 2 maggio 2023.
La Chiesa in Giappone: ricreare la comunità
Ad aprire loro le porte del “Paese del Sol levante” è l’arcivescovo di Tokyo, Mons. Tarcisius Isao Kikuchi, che definisce la Chiesa cattolica locale “piccola e silenziosa”. I cristiani sono 536.000; lo 0.4% su una popolazione di 130 milioni dove le religioni buddista e shintoista sono maggioritarie, ma stabilire quale sia quella principale è difficile, visto che molti giapponesi le seguono entrambi e vi è quindi la tendenza ad accomunare diversi elementi di varie religioni. Ha spiegato che lo stile di vita attuale sta portando ad una disgregazione della famiglia e questo provoca nelle persone solitudine e alienazione. “C’è bisogno di ricreare la comunità – ha detto – e il Focolare può essere un aiuto per la Chiesa. Vi incoraggio a far conoscere la vostra spiritualità prima di tutto ai vescovi (in Giappone sono 16), perché, attraverso di loro arrivi alle comunità”.
Con la visita a Mons. Leo Boccardi, Nunzio apostolico a Tokyo, il discorso è proseguito: in Asia i cristiani non sono che il 2%. Qual è dunque il loro ruolo? Anche il Nunzio incoraggia i Focolari a diffondere il carisma della fraternità. “In Giappone c’è ordine, rispetto tra le persone – spiega – ma c’è anche molta indifferenza. La pandemia ha lasciato una ferita aperta: dobbiamo recuperare i rapporti”.
“Ho visto la chiesa nascente”, aveva scritto Igino Giordani (Foco), già nel 1959, cogliendo la sacralità della storia cristiana di questo Paese, quando andò a Tokyo, su invito delle Suore Canossiane. Fu lui a gettare il primo seme della spiritualità dell’unità in questa terra. I focolari arriveranno solo nel 1976 e ’77 ed oggi sono tre, a Tokyo e Nagasaki, mentre la comunità conta circa un migliaio di persone sparse nelle cinque isole principali dell’arcipelago giapponese.
Tra modernità, tradizione e sete di spiritualità
Otto giorni, però, sono davvero pochi per conoscere nel profondo l’anima di un popolo, per questo ogni incontro e scambio è prezioso per Margaret Karram e Jesús Morán , come pure la visita ad alcuni luoghi di Tokyo come il Santuario shintoista Menji Jingu o il quartiere ultramoderno di Shimbuya. È così che il Giappone mostra il suo volto multiforme: è uno dei Paesi tra i più avanzati del pianeta, eppure saldamente legato alla tradizione. La società è molto omogenea e privilegia il bene comune rispetto all’individuo. Il popolo è dotato di sensibilità, delicatezza e attenzione verso l’altro ed anche di grande capacità lavorativa e senso del dovere.
I giapponesi sono guidati dal “sentire del cuore” che sa cogliere dai fatti concreti ciò che è essenziale. Ed è significativo che i primi ad incontrare la Presidente e il Copresidente dei Focolari siano stati proprio i giovani del Movimento, i Gen. Con loro hanno trovato una bella sintonia, raccontandosi reciprocamente, in un clima di semplicità e famiglia. La stessa profondità di rapporti e comunione che hanno sperimentato anche negli incontri con le focolarine e i focolarini e le volontarie e i volontari.
Gesuiti e Focolari insieme, segno di speranza per il mondo
Il 29 aprile l’ateneo cattolico di Tokyo, Sophia University, ospita l’atteso simposio “Can we be a sign of hope for the world?” (Possiamo essere un segno di speranza per il mondo?), a cui Margaret Karram e Jesús Morán sono invitati come relatori. Il seminario propone un incontro d’eccezione tra due carismi, quello “storico” di Sant’Ignazio, che ha portato il cristianesimo in Giappone nel XVI secolo e il carisma di Chiara Lubich. Al centro ci sono i temi del dialogo e dell’unità in un contesto sociale e religioso assetato di spiritualità. Gli altri oratori sono i padri Renzo De Luca, provinciale dei Gesuiti in Giappone, Augustine Sali e Juan Haidar, docenti presso l’università.
Dagli interventi emerge tutta la potenzialità di questa sinergia. Margaret Karram apre, dicendo che la speranza è ciò di cui l’umanità ha più bisogno e la si può ritrovare mettendo in atto il dialogo senza stancarsi mai, anche con chi è molto diverso da noi. E conclude: “I piccoli e grandi sforzi di dialogo che ciascuno di noi può compiere, di relazioni sentite e calorose, sono la solida base su cui costruire un mondo più fraterno”.
P. De Luca spiega come il dialogo sia parte del DNA dei cristiani giapponesi fin dagli inizi. “Durante le persecuzioni non hanno ricambiato la violenza ricevuta con altra violenza, per questo i Papi li hanno presentati al mondo come modello”. P. Sali riflette sulle sfide della Chiesa giapponese di fronte alla secolarizzazione che deve trovare nuove modalità di dialogo per offrire la spiritualità cristiana alla comunità globale.
E il Cammino sinodale che la Chiesa cattolica sta compiendo – spiega Jesús nel suo intervento – può essere una risposta, ma è tale solo se animato dalla comunione. “Comunione e sinodalità portano naturalmente ad un nuovo impulso nel dialogo, sempre più necessario data la crescente polarizzazione delle società a tutti i livelli”.
P. Haidar torna sul tema della speranza e assicura che “Non abbiamo motivo per perderla, perché il bene è più forte del male e Dio è sempre dalla parte del bene”.
Qualcuno dei partecipanti al simposio definisce questo riflettere insieme, Gesuiti e Focolari, come una “reazione chimica” che può produrre nuova vita. “Ho capito che per dialogare occorre coraggio, perseveranza e pazienza; soprattutto devo iniziare a farlo in prima persona”.
“Aprite il cuore a tutti”, la consegna di Margaret Karram alla comunità dei Focolari
“Siamo qui perché vogliamo condividere quello che abbiamo ricevuto in dono da Dio” dicono Natzumi e Masaki, aprendo l’incontro della comunità dei Focolari in Giappone, quello stesso pomeriggio. C’è gioia ed emozione nel ritrovarsi per la prima volta in presenza, dopo quasi tre anni e mezzo, in seguito alla pandemia. Le testimonianze dicono la grande fedeltà nel vivere il Vangelo nel quotidiano in un contesto sociale spesso ostile, per l’indifferenza o la distanza sociale. Una volontaria tocca un punto sfidante per tutti i cristiani in Giappone: la difficoltà nella trasmissione della fede, specialmente alle nuove generazioni. “Se vivi la Parola – risponde Jesús Morán – puoi stare sicura che stai trasmettendo Gesù. Noi vorremmo ottenere risultati, ma a Gesù questo non interessa perché Lui vuole toccare le persone con la Sua vita. DiamoGli tutto, poi Lui raccoglierà ciò che vuole e come vuole”.
“Avete un messaggio per la comunità dei Focolari in Giappone?” È l’ultima domanda a sorpresa per la Presidente e il Copresidente-.
“Il messaggio è il dialogo – risponde la Karram -. V’incoraggio ad una nuova apertura del cuore verso tutti. È vero che qui i cristiani sono una minoranza, ma la nostra vocazione, come membri dei Focolari, è andare verso gli altri con coraggio e aprire nuove strade per costruire la fraternità e un mondo in pace”.
“Il nostro specifico è vivere l’unità – continua Morán – per questo ciascuno di noi è in piena vocazione. Siamo ‘sacramento dell’amore di Dio’ per gli altri, come dice Chiara Lubich. Che nessuno si senta solo, ma andate avanti insieme, perché la fede si vive insieme”.
In visita alla Rissho Kosei-kai: siamo un’unica famiglia
Il 1 maggio scorso, 42 anni dopo Chiara Lubich, anche Margaret Karram e la delegazione dei Focolari che l’accompagna, entrano nella grande aula sacra del Centro della Rissho Kosei-kai (RKK).
È difficile descrivere la gioia e la commozione, visibili sui volti di tutti: è l’abbraccio tra fratelli e sorelle che da molti anni camminano insieme. Un calore espresso dal Presidente Nichiko Niwano e della figlia Kosho.
La Rissho Kosei-kai è un movimento buddista laico, fondato nel 1938 dal reverendo Nikkyo Niwano. Conta circa un milione di fedeli in Giappone, con centri in diversi Paesi. È molto attivo nella promozione della pace e del benessere attraverso azioni umanitarie e di cooperazione. Nel 1979 Nikkyo Niwano vede Chiara per la prima volta. “Ho incontrato una persona straordinaria con cui posso vivere in comunione” dirà di lei. Da allora il rapporto tra i due movimenti non si è mai interrotto. “Oggi siamo qui come un’unica grande famiglia – dice Margaret Karram nel suo indirizzo di saluto ai numerosi presenti e a quanti seguono la cerimonia via Web – ciò che sta più a cuore a tutta l’umanità è il valore supremo della pace. (…). Insieme possiamo essere un segno di speranza nel mondo; insieme, come un’unica famiglia, i nostri due Movimenti possono essere piccole luci che brillano nella società, vivendo la compassione e l’amore, che sono le nostre armi più potenti”.
“Oggi è un giorno che non dimenticheremo – fa seguito Nichiko Niwano – di cui essere grati perché i nostri movimenti si incontrano: sono fratelli e hanno così tanto in comune”. “E’ il dialogo tra noi a renderci tali – prosegue la figlia Kosho, futuro successore alla presidenza della RKK – ringrazio mio nonno Nikkyo Niwano che ha fatto del dialogo e dell’incontro il fondamento della mia vita”.
“Abbiamo vissuto una mattinata di raccoglimento e sacralità – conclude la Karram – e porto con me quanto ho imparato grazie a voi: essere sempre grata di quel che ricevo in dono. Rinnovo l’impegno dei Focolari ad andare avanti insieme per realizzare il sogno di un mondo migliore”.
Stefania Tanesini
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Apr 30, 2023 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
Giunta alla sua 28esima edizione, dal 1 al 7 maggio 2023, torna la Settimana Mondo Unito, il laboratorio ed expo globale di azioni e iniziative per la fraternità, l’unità e la pace tra le persone e i popoli, promossa dalle comunità del Movimento dei Focolari in tutto il mondo. Il 1 maggio l’inaugurazione, in diretta Youtube, dalla cittadella internazionale dei Focolari di Loppiano (Italia). Il 7 maggio la conclusione con la staffetta mondiale “Run4Unity”, sostenuta e promossa dalla Piattaforma di Iniziative Laudato Si’ del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede. Una comunità di Pont-à-Mousson, in Francia, convertirà lo sport e i chilometri percorsi in alberi da piantare nella parrocchia gemella in Burkina-Faso. Proprio lì, a Bobo Dioulasso, i Giovani per un Mondo Unito del Sahel cammineranno lungo le strade della città, per ripulirla dalla plastica, con cui costruiranno una simbolica “montagna della pace”. A S. Mauro Pascoli, in Italia, ragazzi e adulti, insieme promuovono sport ecologici per sensibilizzare alla cura dell’ambiente e raccogliere fondi per procurare attrezzature sportive ai giovani ciclisti in Ucraina. A Palawan, nelle Filippine, centinaia di persone puliranno le spiagge pubbliche, per curare la natura e la salute dei loro concittadini. Spiegano: “Crediamo che oggi più che mai, l’unità e la fraternità possono essere raggiunte solo se ci prendiamo cura, se ci prendiamo la responsabilità di occuparci insieme del pianeta, con azioni concrete, cominciando da dove siamo”. Dal Paraguay all’India, passando per il Togo, il Benin, il Libano, fino all’Australia, sono centinaia le iniziative come queste, di piccole e grandi dimensioni messe in campo con le stesse motivazioni ideali. È quello che succede ogni anno, in tutto il mondo, per celebrare la Settimana Mondo Unito. Sette giorni di laboratorio ed expo, promossi dalle comunità del Movimento dei Focolari nel mondo in sinergia con altri movimenti, associazioni, istituzioni locali che ne condividono i valori, per sensibilizzare l’opinione pubblica alla pace, alla cura dell’ambiente, alla conversione ecologica, alla cura integrale della persona che parte dalla fraternità concreta. Tema principale della 28° edizione è la cura dell’umanità e del pianeta. Si intitola infatti: “Dare to Care: le Persone, il Pianeta e la nostra conversione ecologica”. Temi resi ancora più urgenti dal presente che viviamo, con gli effetti catastrofici della crisi climatica e il proliferare di disumani focolai di guerra e conflitti un po’ ovunque nel Pianeta. Le iniziative che durante l’anno si attivano nel mondo su questi temi, trovano in questa settimana una vetrina in tanti appuntamenti, virtuali e in presenza, diversi a seconda dei luoghi e delle comunità che li promuovono: expo, rassegna di eventi culturali, laboratorio di dialogo e idee, azioni solidali o ecologiche, eventi sportivi. Se localmente si punta a incidere sull’opinione pubblica dei rispettivi Paesi, l’obiettivo internazionale è di illuminare di speranza la Casa Comune, partendo dalla perseverante e instancabile azione del popolo che si impegna per costruire la fraternità. Partner principale della Settimana Mondo Unito 2023 è il Movimento Laudato sì. La Settimana Mondo Unito è co-finanziata dall’Unione Europea attraverso il progetto AFR.E.SH”.
Gli eventi internazionali della Settimana Mondo Unito
La sera del 30 aprile, alle 21.00, ora italiana, si attenderà l’inizio della Settimana Mondo Unito con il concerto “The reason we care” (la ragione per cui ce ne prendiamo cura), della band internazionale Gen Rosso, trasmesso dal loro canale YouTube ufficiale (https://youtube.com/@GenRossoOfficial). Il concerto è frutto degli ultimi anni di lavoro della band che, attraverso la musica, ha portato avanti attività di accoglienza e formazione con giovani profughi e migranti in Bosnia-Herzegovina e Libano. Il 1 maggio alle 12.00, un grande spettacolo, intitolato “Common Ground, me you and us“, trasmesso in diretta mondiale dal palco dell’Auditorium della cittadella di Loppiano (Italia), inaugurerà la 28sima edizione della Settimana Mondo Unito. La proposta? Riscoprire il valore della cura, del prendersi cura di sé e dell’altro, delle relazioni che ci legano e del rapporto con la Madre Terra. Nel programma, le testimonianze di giovani changemaker, italiani e di vari Paesi del mondo, impegnati in rete e, spesso, coraggiosamente controcorrente, nella cura delle persone e dell’ambiente, per il bene comune dei loro popoli. Come Mimmy del Burundi che, nell’ambito della lotta contro l’inquinamento della plastica, è stata eletta ambasciatrice “plastica zero”, perché, con la sua associazione, trasforma la plastica in lastre ecologiche e pianta alberi nel Parco Nazionale di Rusizi. O Ivan, che a Damaguete, nelle Filippine, con la sua comunità, si prende cura del suo popolo attraverso l’impegno in favore dell’ambiente marino e piantando mangrovie, perché dice: “Essendo uno dei Paesi più poveri dell’Asia, la pesca è un mezzo di sostentamento di molti. La nostra gente ha bisogno del mare per sopravvivere, per la vita quotidiana”. La diretta sarà visibile sul sito www.unitedworldproject.org. Sabato 6 maggio sarà la volta di Peace Got Talent, evento artistico promosso dalla rete “Living Peace International” che, prendendo spunto dal noto format televisivo, darà spazio a giovani talenti impegnati nel promuovere la pace attraverso la musica, il canto e la danza. Ogni pezzo in gara è frutto ed espressione di progetti informali di educazione alla pace. Tra le scuole e i gruppi partecipanti, anche quelli provenienti da Ucraina, Siria, Russia, Myanmar, Congo: Paesi toccati dalla guerra e dai conflitti armati, che non hanno voluto rinunciare a portare i loro canti e le loro voci di speranza. La diretta sarà trasmessa sul sito www.unitedworldproject.org. Domenica 7 maggio, più di 200.000 adolescenti, giovani e famiglie in molti Paesi e centinaia di città parteciperanno a “Run4Unity”, una staffetta mondiale che unirà in modo trasversale etnie, culture e religioni per costruire la pace e piantare alberi. Sostenuta e promossa dalla Piattaforma di Iniziative Laudato Si’ del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede, Run4Unity 2023 è guidata dai ragazzi del Movimento dei Focolari. I partecipanti di tutte le età si prenderanno cura del proprio corpo attraverso l’esercizio fisico e si prenderanno cura della Terra scambiando i chilometri percorsi o i minuti di esercizio con alberi da piantare in tutto il mondo (https://www.teens4unity.org/run4unity). Run4Unity prenderà il via dalle Isole Fiji, cioè dal primo fuso orario che dà inizio ad un nuovo giorno con un Paese ecologicamente simbolico, perché già fortemente colpito dal cambiamento climatico. Da lì, i giovani si passeranno il “testimone” virtuale da un fuso orario all’altro attraverso una serie di videoconferenze nelle 24 ore successive, per concludere con le comunità della California. I partecipanti correranno, faranno jogging, cammineranno o parteciperanno a eventi sportivi locali, alcuni dei quali si svolgeranno in luoghi simbolo della pace, ai confini tra Paesi o comunità in conflitto o in posti ecologicamente significativi, per testimoniare l’unità e la pace. Tra i partecipanti ci saranno alcune delle 1000 scuole della Laudato Si’ in tutto il mondo, impegnate nell’educazione ecologica attraverso la Piattaforma di Iniziative Laudato Si’, come pure gruppi e scuole che fanno parte del Progetto Living Peace International. Tutti gli eventi locali della Settimana Mondo Unito 2023 sono consultabili alla pagina: https://www.unitedworldproject.org/uww2023/.
Tamara Pastorell (Foto: Pixabay)
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Apr 27, 2023 | Focolari nel Mondo
Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente del Movimento dei Focolari, hanno appena concluso la tappa coreana del loro primo viaggio ufficiale in Asia e Oceania, che, a seguire, li condurrà in visita in Giappone, Isole Fiji, Australia e Indonesia, fino al 25 maggio prossimo. Ecco un breve aggiornamento su quanto accaduto in Corea.
“Insegnaci, Signore, a camminare insieme, con lo sguardo nella stessa direzione, uniti dalla stessa mèta, alla ricerca degli stessi valori verso Colui che ci ama e ci attende: è il fondamento di ogni nuova amicizia”.
Questa preghiera, che il 22 aprile scorso ha aperto l’incontro dei 160 focolarini e focolarine della zona dell’Est Asia (con diversi collegati online), esprime bene il senso del primo viaggio ufficiale di Margaret Karram e Jesús Morán in Asia e Oceania. La prima tappa è in Corea, poi visiteranno il Giappone, le Isole Fiji, l’Australia ed infine l’Indonesia. Li accompagnano Rita Moussallem e Antonio Salimbeni, consiglieri della zona e corresponsabili per il dialogo interreligioso dei Focolari. In Est Asia (la zona comprende la Corea, il Giappone e l’area geografica di lingua cinese), il Movimento è presente dalla fine degli anni ’60 – in Corea padre Francesco Shim ha portato la spiritualità dell’unità nel 1967 e ad Hong Kong si è aperto il primo focolare nel 1970. Tra membri interni e aderenti sono circa 10.000 le persone che in questo pezzo d’Asia vivono la spiritualità dell’unità.
Margaret Karram: ripartire dal dialogo
“Perché ha scelto proprio l’Asia per il suo primo viaggio?”, domanda a Margaret il reporter del “Catholic Chinmoon”, il principale settimanale cattolico coreano. “Sono qui per ascoltare, conoscere, imparare ma soprattutto per amare il ‘continente della speranza’” – risponde. La ricchezza spirituale di questi popoli sarà un dono per tutti. Sento che è importantissimo ravvivare nel Movimento la via del dialogo, lo strumento per eccellenza per costruire la pace, il bene di cui il mondo oggi ha più bisogno”.
Corea: tra contraddizioni e speranza di pace
Con i suoi quasi 10 milioni di abitanti, la capitale Seoul mostra il volto di una nazione che da 50 anni corre veloce e si è trasformata in uno degli stati più avanzati e tecnologici del pianeta. “Velocità, efficienza e competitività sono i caratteri distintivi della moderna società coreana – spiega Matteo Choi, giornalista e focolarino coreano – sia dal punto di vista economico che culturale, ma questo porta con sé molte contraddizioni”. “Qui si pone grande enfasi sul risultato – aggiunge Kil Jeong Woo, delegato del Movimento politico per l’Unita in Corea – con un sistema accademico altamente competitivo e una forte etica del lavoro. Abbiamo problemi di disuguaglianza sociale, ma è in atto uno sforzo per affrontare tutto questo attraverso riforme sociali e politiche, ma i progressi sono lenti a venire.”
La Chiesa coreana, ponte in una società divisa
L’Arcivescovo di Seul, Mons. Pietro Chung Soon-taek, evidenzia tra le sfide sociali anche conflitti intergenerazionali e l’invecchiamento della popolazione. “Nella Chiesa – spiega – il rischio è quello di chiuderci nelle nostre comunità. C’è bisogno di aprirsi ed è questo il contributo che i Focolari possono portare”. Margaret Karram e Jesús Morán hanno incontrato poi Mons. Taddeo Cho, Arcivescovo di Daegu, Mons. Augustino Kim, Vescovo di Daejeon e Mons. Simon Kim, Vescovo di Cheng-ju. Nel clima sociale e politico di forte polarizzazione tra progressisti e conservatori, la Chiesa cerca di essere un ponte e di agire come antidoto alla secolarizzazione che in particolare colpisce i giovani.
Dialoghi e ‘inondazioni’: il cammino è avviato
Il Movimento dei Focolari in Corea porta il suo contributo al dialogo ecumenico ed interreligioso, e nei vari ambiti culturali. Un esempio è stato l’evento del 14 aprile a Seoul, dal titolo: “Il dialogo diventa la cultura della famiglia umana”. Sono intervenuti rappresentanti di diverse Chiese cristiane, di varie Religioni, esponenti degli ambiti sociali, animati da uno spirito costruttivo di collaborazione per la riconciliazione sociale e la pace. “E’ molto importante che ognuno possa generare ambienti che aprono le porte al ‘dialogo della vita’ – ha detto Margaret Karram nel suo intervento – mettendo in pratica gli insegnamenti della propria fede religiosa”. Jesús Morán ha incoraggiato a proseguire su questo cammino comune: “Non importa la grandezza o piccolezza delle cose che si fanno. L’importante è che portino il germe del nuovo. Le testimonianze che avete presentato hanno questa impronta”. Sa Young-in, Direttrice dell’Ufficio ONU per il Buddismo Won, ha detto che da giovane sognava un “villaggio religioso” dove i credenti di varie religioni potessero condividere amore, grazia e misericordia. “Quello che io immaginavo – ha detto – mi sembra di vederlo realizzato qui, oggi”.
Gen 2: “Coraggio e avanti!”
Il 15 aprile erano in 80 giovani al Centro Mariapoli: 70 gen dalla Corea, 9 da Hong Kong e altri collegati dal Giappone e dalle aree di lingua cinese. Hanno portato a Margaret e Jesús il frutto del lavoro fatto in quattro workshop su come incarnare la spiritualità dell’unità nella vita di tutti i giorni; i rapporti dentro e fuori dal Movimento; le difficoltà nel trovare la propria identità umana e spirituale e su come “sognano” il Movimento. “La nostra identità è una – ha detto loro Margaret. Non siamo prima gen, poi diventiamo altro quando andiamo, ad esempio, all’università. Il dono della spiritualità che abbiamo ricevuto ci rende persone libere; ci dona il coraggio e la forza di annunciare ciò che siamo e quello in cui crediamo e vorrei dire anche a voi quello che il Papa ha detto a me, quando sono stata eletta presidente: ‘coraggio e avanti’”. “Dopo la partenza di Chiara Lubich – dice un gen – ci sono stati momenti in cui ho sentito nostalgia e buio. Oggi la vicinanza, la fiducia e l’ascolto di Margaret e Jesús mi incoraggiano molto. Mi fanno capire ancora una volta che l’eredità di Chiara è un dono di Dio adatto ad ogni epoca”.
Cittadella Armonia
Il 16 aprile scorso Margaret Karram e Jesús Morán sono andati sul terreno che il Movimento ha ricevuto in dono a una settantina di chilometri a Sud di Seoul, per realizzare un sogno già espresso da Chiara nella sua visita in Corea nel 1982: la nascita di una cittadella di formazione e testimonianza della vita evangelica e della spiritualità dell’unità per questo pezzo d’Asia. Alla presenza di circa 200 persone – membri dei Focolari, benefattori e amici che hanno contribuito nei modi più vari – il terreno è stato benedetto e a suggello, è stata interrata una medaglia della Madonna. “Affidiamo a Lei questa Opera – ha concluso Margaret – e chiediamole di aiutarci ad aderire ai piani di Dio che magari non conosciamo, ma Lui è più grande di noi e se Gli diamo la nostra disponibilità e generosità, potrà operare.”
In visita a Sungsimdang
Tutto è iniziato nel 1956, con due sacchi di farina per fare il pane al vapore da vendere davanti alla stazione di Daejeon. Oggi Sungsimdang è diventata l’impresa di ristorazione più famosa della città e, con i suoi 848 dipendenti, dal 1999 vive in tutto e per tutto lo spirito di Economia di Comunione (EdC). Margaret e Jesús l’hanno visitata, incontrando con gioia Fedes Im e la moglie Amata Kim, proprietari e volontari del Movimento. “Non ho studiato amministrazione o management – racconta Fedes – ma ho seguito Chiara”. “Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini”, è il motto che lei ha dato all’azienda che serve 10.000 clienti al giorno e da sempre vive la condivisione, portando quotidianamente il pane ad oltre 80 centri di assistenza sociale. Ma ciò che colpisce è lo stile delle relazioni e del lavoro: “Per noi – racconta la figlia Sole, a capo del settore ristorazione – tutte le persone hanno lo stesso valore: uomini e donne, ricchi e poveri, manager e dipendenti, fornitori e clienti. Cerchiamo di mettere la persona al centro di ogni nostra decisione”. Jesús Morán ha sottolineato l’importanza dell’impatto dell’azienda sul territorio, prerogativa delle imprese che operano secondo lo stile di EdC, e Margaret Karram ha paragonato la testimonianza di questa azienda a quella di una cittadella di cui si può dire “venite e vedete”. “E questa – ha detto – è la medicina più grande che il mondo attende”.
Ascoltare, conoscere, condividere
Le giornate coreane di Margaret e Jesús sono intense e varie: c’è tempo anche per una tappa turistica all’antico sito di Bulguksa, per conoscere le radici della cultura buddhista nazionale. Con i suoi templi millenari, immersi in una natura fresca è una giornata davvero rigenerante! Poi ci sono i numerosi incontri con i membri del Movimento di questa vasta zona, come il gioioso pomeriggio con i focolarini e alcuni membri dell’area di lingua cinese. Il momento con gli 80 sacerdoti, religiose e i religiosi è stato un’esperienza di ‘cenacolo’, con testimonianze di fedeltà e di vita evangelica autentica, in un colloquio intimo con Margaret e Jesús. Il 23 aprile, poi, è stata la volta dell’attesissimo incontro con tutti i membri del Movimento; erano presenti in 1.200, con circa 200 collegati online da vari Paesi. È una festa straordinaria, che raccoglie popoli e culture che difficilmente vedremmo danzare e cantare sullo stesso palco e gioire gli uni della bellezza e ricchezza degli altri. Forse è per questo che qualcuno definisce l’evento “un miracolo” e il seme di una società rinnovata dall’unità. Nel dialogo, Margaret Karram e Jesús Morán rispondono su vari argomenti, insieme ai consiglieri Rita e Antonio: il “disegno” del continente asiatico, l’attualità del dialogo tra le religioni. Alla domanda su come avere un rapporto più profondo con Gesù Eucaristia, Jesús spiega che non si tratta di ‘sentire’ il rapporto con Lui, ma di viverlo, perché l’Eucaristia alimenta tutta la nostra persona e ci fa vivere a corpo, nell’amore agli altri”. A proposito del calo delle vocazioni nel Movimento, Margaret dice che per i giovani sono importanti i rapporti personali e la testimonianza autentica degli adulti. “Se la nostra vita è frutto dell’unione con Dio ed è coerente col Vangelo, loro saranno attirati, perché prendono ispirazione da chi ‘osa’ vivere per Dio e così comprenderanno dove Lui li chiama”. All’ultima domanda su come devono essere i nostri rapporti per poter dialogare con tutti, Margaret Karram risponde con un’esperienza: “Questo anno abbiamo approfondito la nostra vita di preghiera e l’amore verso Dio, un amore ‘verticale’ potremmo dire, come quei pini i cui rami vanno verso l’alto. L’altro giorno, passeggiando, ho visto un albero che mi è piaciuto moltissimo: i suoi rami erano aperti, si estendevano verso fuori; si intrecciavano con altri alberi. Così dovrebbero essere i nostri rapporti: le nostre braccia dovrebbero essere sempre aperte, andare verso gli altri; dovremmo avere il cuore spalancato sulle gioie, i dolori e la vita di tutte le persone che ci passano accanto”. “È l’ora dell’Asia”, aveva scritto Chiara Lubich già nel 1986, durante il suo primo viaggio in queste terre; sono parole che oggi manifestano tutta la loro attualità e il valore profetico.
Stefania Tanesini
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