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					8 Ago 2010 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
 8 de agosto de 2010: um maravilhoso dia de sol em Krizevci, na Croácia. E bonito não só pelo tempo e a temperatura. Alguém que passasse casualmente certamente iria notar uma alegria especial nos rostos dos moradores da Mariápolis Farol, e, principalmente, nos focolarinos e focolarinas que tinham vindo dos países próximos – Croácia, Sérvia, Macedônia, Bósnia Erzegovina, Moldávia, Romênia e Bulgária – para encontrar Emmaus, a presidente do Movimento dos Focolares, a “sua” presidente.
8 de agosto de 2010: um maravilhoso dia de sol em Krizevci, na Croácia. E bonito não só pelo tempo e a temperatura. Alguém que passasse casualmente certamente iria notar uma alegria especial nos rostos dos moradores da Mariápolis Farol, e, principalmente, nos focolarinos e focolarinas que tinham vindo dos países próximos – Croácia, Sérvia, Macedônia, Bósnia Erzegovina, Moldávia, Romênia e Bulgária – para encontrar Emmaus, a presidente do Movimento dos Focolares, a “sua” presidente.
Enamorados por Deus
 A ela eles falaram da vida em meio a povos tão diferentes, divididos, em sua história, por barreiras dolorosas de guerras e incompreensões. Contaram suas alegrias e dificuldades, esperanças e decisões. “Ou vivemos enamorados por Deus ou o que fazemos não tem sentido”. Respondendo Emmaus agradeceu pela fidelidade deles, porque “embora de tantas línguas, credos e proveniências, vocês pertencem ao único povo de Deus”. O que foi reforçado pelo copresidente Giancarlo, impressionado em perceber com que força trabalham como “coração e serviço” das comunidades. 
 Raio de sol
Raio de sol
 À tarde os hóspedes visitaram a escola infantil “Raio de sol”. Fundada em 1995, com quatro classes para 110 crianças, de 3 a 6 anos, hoje é a jóia não só da Mariápolis Farol, mas de toda a cidade. Terminada a guerra os focolarinos perguntaram ao município de Krizevci qual a necessidade mais primária da população, e a resposta foi, exatamente, uma escola infantil. Com as ajudas recebidas do exterior, muita fantasia e iniciativas concretas, teve início uma aventura educativa que hoje é um modelo para a Croácia e para outras nações.
 Integrando o método pedagógico Agazzi com os princípios educativos que florescem do carisma de Chiara Lubich – em especial a cultura da partilha, a educação à dificuldade, ao sofrimento e à paz, a acolhida do diferente e a arte de amar – trabalha-se para a formação integral da personalidade das crianças e para o desenvolvimento de suas capacidades cognitivas e comunicativas. Após 15 anos de atividade, e graças também à colaboração com Educação e Unidade, o experimento desenvolvido dá uma preciosa contribuição científica para a enunciação dos paradigmas da pedagogia de comunhão, inclusive em nível acadêmico, como ocorre nas faculdades de pedagogia de Zagreb (Croácia) e Skopje (Macedônia). 
 Ideal e famílias
Ideal e famílias
 Durante a tarde aconteceu o encontro com as famílias que moram na Mariápolis e que, entre outras coisas, ajudam a desenvolver as pequenas atividades empresariais ligadas à Economia de Comunhão. Um lindo povo, famílias unidas, que atravessaram os horrores da guerra sem perder a confiança no amor de Deus que vence tudo. Os testemunhos são simples e concretos: “Somos afortunados. Desde pequenos os nossos filhos respiram esta atmosfera de amor mútuo”. “Aqui aprendemos a viver honestamente, como cidadãos responsáveis”. “Todo dia, retornando à Mariápolis, nos damos conta de quanto este Ideal é importante para nós”. “Viemos para cá para ajudar outras famílias, e recebemos o cêntuplo”. 
 Emmaus confirma: “A Mariápolis é feita de casas, árvores, ruelas, mas principalmente de pessoas que testemunham o amor recíproco e deixam esta marca até nas pedras, nas casas acolhedoras, em tudo. Se vocês não estivessem aqui a Mariápolis não existiria; é o amor mútuo que vivem que justifica esse nome, Farol, e que acende a sua luz”. 
 “Sim – concluiu Giancarlo – o mérito é de vocês, porque acreditaram na possibilidade de ser uma Mariápolis permanente, e com a força e a constância que possuem são promessa de muitos frutos no futuro”. 
  
Giulio Meazzini
 
Outras imagens da visita à Mariápolis Farol: galeria de fotos
				
					
			
					
											
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					8 Ago 2010 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo
 8 agosto 2010: splendida giornata di sole a Krizevci in Croazia. E non solo come tempo atmosferico. Un passante casuale, infatti, noterebbe forse una gioia di particolare intensità sui volti degli abitanti della cittadella Faro. In particolare tra le focolarine e i focolarini che, dai paesi circostanti in cui vivono – Croazia, Serbia, Macedonia, Bosnia Erzegovina, Moldavia, Romania e Bulgaria –, sono qui convenuti per incontrare Emmaus, la presidente dei Focolari, la “loro” presidente.  Innamorati di Dio  Le hanno parlato della vita in mezzo a popoli tanto diversi, divisi nella storia da muri dolorosi di guerre e incomprensioni. Le hanno raccontato gioie e difficoltà, speranze e decisioni: “O viviamo da innamorati di Dio o non ha senso quello che facciamo”. Emmaus ha risposto ringraziandoli per la loro fedeltà, perché “pur di tante lingue, fedi e provenienze, tutti appartenete all’unico popolo di Dio”. Le ha fatto eco Giancarlo, il copresidente, colpito dal vederli così fortemente “cuore e servizio” delle comunità.
8 agosto 2010: splendida giornata di sole a Krizevci in Croazia. E non solo come tempo atmosferico. Un passante casuale, infatti, noterebbe forse una gioia di particolare intensità sui volti degli abitanti della cittadella Faro. In particolare tra le focolarine e i focolarini che, dai paesi circostanti in cui vivono – Croazia, Serbia, Macedonia, Bosnia Erzegovina, Moldavia, Romania e Bulgaria –, sono qui convenuti per incontrare Emmaus, la presidente dei Focolari, la “loro” presidente.  Innamorati di Dio  Le hanno parlato della vita in mezzo a popoli tanto diversi, divisi nella storia da muri dolorosi di guerre e incomprensioni. Le hanno raccontato gioie e difficoltà, speranze e decisioni: “O viviamo da innamorati di Dio o non ha senso quello che facciamo”. Emmaus ha risposto ringraziandoli per la loro fedeltà, perché “pur di tante lingue, fedi e provenienze, tutti appartenete all’unico popolo di Dio”. Le ha fatto eco Giancarlo, il copresidente, colpito dal vederli così fortemente “cuore e servizio” delle comunità.   Raggio di sole  Nel pomeriggio, per gli ospiti visita alla scuola dell’infanzia “Raggio di sole”. Sorta nel 1995, con 4 sezioni miste per 110 bambini dai 3 ai 6 anni è oggi il fiore all’occhiello non solo della Mariapoli Faro, ma anche dell’intera città. Subito dopo la guerra, infatti, i focolarini chiesero al comune di Krizevci quale fosse un bisogno primario della popolazione e la risposta fu, appunto, la scuola dell’infanzia. Con gli aiuti ricevuti dall’estero, tanta fantasia e iniziative concrete, iniziò allora un’avventura educativa che oggi è modello sia per la Croazia che per altre nazioni.  Integrando la pedagogia agazziana con i principi educativi frutto del carisma di Chiara Lubich – in particolare la cultura del dare, l’educazione al difficile, al dolore, alla pace, l’accoglienza del diverso e l’arte di amare –, si lavora per la formazione integrale della personalità dei bambini e lo sviluppo delle loro capacità cognitive e comunicative. Dopo 15 anni di attività, grazie anche alla collaborazione con Educazione e Unità, l’esperienza fatta diventa contributo scientifico prezioso per enucleare i paradigmi della pedagogia di comunione anche a livello accademico, come nelle facoltà pedagogiche di Zagabria (Croazia) e Skopje (Macedonia).
Raggio di sole  Nel pomeriggio, per gli ospiti visita alla scuola dell’infanzia “Raggio di sole”. Sorta nel 1995, con 4 sezioni miste per 110 bambini dai 3 ai 6 anni è oggi il fiore all’occhiello non solo della Mariapoli Faro, ma anche dell’intera città. Subito dopo la guerra, infatti, i focolarini chiesero al comune di Krizevci quale fosse un bisogno primario della popolazione e la risposta fu, appunto, la scuola dell’infanzia. Con gli aiuti ricevuti dall’estero, tanta fantasia e iniziative concrete, iniziò allora un’avventura educativa che oggi è modello sia per la Croazia che per altre nazioni.  Integrando la pedagogia agazziana con i principi educativi frutto del carisma di Chiara Lubich – in particolare la cultura del dare, l’educazione al difficile, al dolore, alla pace, l’accoglienza del diverso e l’arte di amare –, si lavora per la formazione integrale della personalità dei bambini e lo sviluppo delle loro capacità cognitive e comunicative. Dopo 15 anni di attività, grazie anche alla collaborazione con Educazione e Unità, l’esperienza fatta diventa contributo scientifico prezioso per enucleare i paradigmi della pedagogia di comunione anche a livello accademico, come nelle facoltà pedagogiche di Zagabria (Croazia) e Skopje (Macedonia).   Ideale e famiglie  In serata, l’incontro con le famiglie che vivono nella cittadella, e contribuiscono, tra l’altro, anche a dar vita alle aziendine di Economia di Comunione  collegate. Bella gente, famiglie unite che hanno attraversato l’orrore della guerra senza perdere la fiducia nell’amore di Dio che tutto vince. Tante le testimonianze, semplici e concrete: “Siamo fortunati, i nostri figli fin da piccoli respirano questo clima di amore scambievole”. “Qui impariamo a vivere onestamente il nostro essere cittadini responsabili”. “Ogni giorno, dopo il lavoro, tornando alla cittadella ci rendiamo conto di quanto sia importante per noi questo ideale”. “Siamo venuti qui per aiutare altre famiglie e abbiamo ricevuto il centuplo”.  Emmaus conferma: “La cittadella è fatta di case, alberi e vialetti, ma soprattutto di persone che testimoniano l’amore reciproco e danno questa impronta anche alle pietre, alle case accoglienti e armoniose, a tutto. Se non ci foste voi la cittadella non esisterebbe. E’ il vostro amore scambievole che ne giustifica il nome, Faro, accendendone la luce”.  “Sì – conclude il co-presidente Giancarlo Faletti –, è merito vostro perché avete creduto nella possibilità di essere cittadella e, con la vostra forza e costanza, siete promessa di tanti frutti in futuro”.
Ideale e famiglie  In serata, l’incontro con le famiglie che vivono nella cittadella, e contribuiscono, tra l’altro, anche a dar vita alle aziendine di Economia di Comunione  collegate. Bella gente, famiglie unite che hanno attraversato l’orrore della guerra senza perdere la fiducia nell’amore di Dio che tutto vince. Tante le testimonianze, semplici e concrete: “Siamo fortunati, i nostri figli fin da piccoli respirano questo clima di amore scambievole”. “Qui impariamo a vivere onestamente il nostro essere cittadini responsabili”. “Ogni giorno, dopo il lavoro, tornando alla cittadella ci rendiamo conto di quanto sia importante per noi questo ideale”. “Siamo venuti qui per aiutare altre famiglie e abbiamo ricevuto il centuplo”.  Emmaus conferma: “La cittadella è fatta di case, alberi e vialetti, ma soprattutto di persone che testimoniano l’amore reciproco e danno questa impronta anche alle pietre, alle case accoglienti e armoniose, a tutto. Se non ci foste voi la cittadella non esisterebbe. E’ il vostro amore scambievole che ne giustifica il nome, Faro, accendendone la luce”.  “Sì – conclude il co-presidente Giancarlo Faletti –, è merito vostro perché avete creduto nella possibilità di essere cittadella e, con la vostra forza e costanza, siete promessa di tanti frutti in futuro”. 
Giulio Meazzini
Altre immagini della visita alla Cittadella Faro: Galleria di foto 
  
				
					
			
					
											
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					7 Ago 2010 | Centro internazionale, Chiesa, Focolari nel Mondo
 Benedettini, Trinitari, Agostiniani, Salesiani, Premonstratensi, Dehoniani e religiosi di altri antichi e nuovi carismi: si ritrovano il 7 agosto, provenienti da vari continenti, in una cittadina croata situata tra verdi colline a un’ora da Zagabria, Krizevci, nel cui tessuto urbano è incastonata la Mariapoli Faro. Un incontro annuale ormai abituale per i rappresentanti dei tanti religiosi che hanno innestato la linfa nuova della spiritualità dell’unità sulla radice del carisma dei propri fondatori. Anche quest’anno il programma è arricchito dalla presenza di Emmaus, Maria Voce, presidente del Movimento dei focolari, che per la prima volta visita un paese dell’est Europa: “Ovunque si trova la stessa famiglia di Chiara”, esordisce incontrandoli.  La volontà di Dio  Nel dialogo con i religiosi, Emmaus, insieme al copresidente, Giancarlo Faletti, tocca vari punti importanti per la vita di tutto il Movimento nell’anno sociale che si apre dopo l’estate.  “Durante l’anno passato abbiamo meditato l’amore di Dio e da lui ci siamo lasciati amare: gioie, difficoltà, provvidenze inattese, tutti sono stati segni, in modi diversi, del suo amore. Nell’anno che sta per iniziare, mi sembra che lui ci sfidi a rispondere, per vedere cosa sappiamo fare e dove ci può portare la reciprocità. Fare dunque la sua volontà risvegliando la nostra tensione alla santità. Ma non da soli: possiamo farcela solo in unità. Santità collettiva, dunque, santità dell’Opera tutta. Fare la volontà di Dio sarà la nostra risposta di amore”.  Più bella  Un religioso chiede come si può aiutare la Chiesa in questo momento difficile. Emmaus risponde con la sua abituale immediatezza e serenità: “Ho l’impressione che la Madonna voglia fare una carezza alla Chiesa, che la voglia bella, anche attraverso di noi. L’Opera di Maria, se è se stessa, contribuisce come una figlia piccola a fare più bella sua madre”. Sulla stessa linea, il copresidente Faletti sottolinea che i momenti di difficoltà aiutano a far cadere il superfluo, tutto quello che non è Dio.  Il dialogo prosegue mettendo in evidenza la fantasia, l’iniziativa, il coinvolgimento richiesti, più che nel passato, ad ogni religioso: essere lievito propositivo nelle comunità del mondo, sentirsi ognuno responsabile non solo della propria piccola o grande area di attività, ma di tutti, in modo da andare avanti “a corpo”.  Difficoltà e ottimismo  Non mancano domande impegnative, come quella relativa alla difficoltà, per i religiosi, di portare oggi il Vangelo alla gente. “Anche nel nostro passato ci sono stati momenti e luoghi dove non potevamo fare manifestazioni, o incontrarci, o addirittura parlare di Vangelo – puntualizza Giancarlo Falletti –. Non avevamo niente, eppure proprio lì è venuto in evidenza il centro della nostra vita: tenere Gesù sempre presente in mezzo a noi”. “Non è una parola o un concetto – aggiunge Emmaus –, ma una persona, un compagno, la possibilità di non essere soli, di sapere cosa fare in ogni situazione, senza rischiare di essere la brutta copia del passato. La realtà socio-ecclesiale infatti oggi è diversa dal passato, per cui non possiamo ripetere le stesse cose di 25 anni fa. E siccome Dio ha qualcosa da dire, anche attraverso di noi, alle persone del nostro tempo, dobbiamo attualizzare quello che il nostro carisma suggerisce, per la Chiesa e la società di oggi. Questa sfida è anche al centro della mia esperienza di presidente”. E conclude: “Che bella famiglia ci ha donato Chiara! Non riesco a non essere ottimista”.
Benedettini, Trinitari, Agostiniani, Salesiani, Premonstratensi, Dehoniani e religiosi di altri antichi e nuovi carismi: si ritrovano il 7 agosto, provenienti da vari continenti, in una cittadina croata situata tra verdi colline a un’ora da Zagabria, Krizevci, nel cui tessuto urbano è incastonata la Mariapoli Faro. Un incontro annuale ormai abituale per i rappresentanti dei tanti religiosi che hanno innestato la linfa nuova della spiritualità dell’unità sulla radice del carisma dei propri fondatori. Anche quest’anno il programma è arricchito dalla presenza di Emmaus, Maria Voce, presidente del Movimento dei focolari, che per la prima volta visita un paese dell’est Europa: “Ovunque si trova la stessa famiglia di Chiara”, esordisce incontrandoli.  La volontà di Dio  Nel dialogo con i religiosi, Emmaus, insieme al copresidente, Giancarlo Faletti, tocca vari punti importanti per la vita di tutto il Movimento nell’anno sociale che si apre dopo l’estate.  “Durante l’anno passato abbiamo meditato l’amore di Dio e da lui ci siamo lasciati amare: gioie, difficoltà, provvidenze inattese, tutti sono stati segni, in modi diversi, del suo amore. Nell’anno che sta per iniziare, mi sembra che lui ci sfidi a rispondere, per vedere cosa sappiamo fare e dove ci può portare la reciprocità. Fare dunque la sua volontà risvegliando la nostra tensione alla santità. Ma non da soli: possiamo farcela solo in unità. Santità collettiva, dunque, santità dell’Opera tutta. Fare la volontà di Dio sarà la nostra risposta di amore”.  Più bella  Un religioso chiede come si può aiutare la Chiesa in questo momento difficile. Emmaus risponde con la sua abituale immediatezza e serenità: “Ho l’impressione che la Madonna voglia fare una carezza alla Chiesa, che la voglia bella, anche attraverso di noi. L’Opera di Maria, se è se stessa, contribuisce come una figlia piccola a fare più bella sua madre”. Sulla stessa linea, il copresidente Faletti sottolinea che i momenti di difficoltà aiutano a far cadere il superfluo, tutto quello che non è Dio.  Il dialogo prosegue mettendo in evidenza la fantasia, l’iniziativa, il coinvolgimento richiesti, più che nel passato, ad ogni religioso: essere lievito propositivo nelle comunità del mondo, sentirsi ognuno responsabile non solo della propria piccola o grande area di attività, ma di tutti, in modo da andare avanti “a corpo”.  Difficoltà e ottimismo  Non mancano domande impegnative, come quella relativa alla difficoltà, per i religiosi, di portare oggi il Vangelo alla gente. “Anche nel nostro passato ci sono stati momenti e luoghi dove non potevamo fare manifestazioni, o incontrarci, o addirittura parlare di Vangelo – puntualizza Giancarlo Falletti –. Non avevamo niente, eppure proprio lì è venuto in evidenza il centro della nostra vita: tenere Gesù sempre presente in mezzo a noi”. “Non è una parola o un concetto – aggiunge Emmaus –, ma una persona, un compagno, la possibilità di non essere soli, di sapere cosa fare in ogni situazione, senza rischiare di essere la brutta copia del passato. La realtà socio-ecclesiale infatti oggi è diversa dal passato, per cui non possiamo ripetere le stesse cose di 25 anni fa. E siccome Dio ha qualcosa da dire, anche attraverso di noi, alle persone del nostro tempo, dobbiamo attualizzare quello che il nostro carisma suggerisce, per la Chiesa e la società di oggi. Questa sfida è anche al centro della mia esperienza di presidente”. E conclude: “Che bella famiglia ci ha donato Chiara! Non riesco a non essere ottimista”.  
 Faro  Segue la Messa, concelebrata nella cornice della splendida cattedrale greco cattolico di Krizevci. Infine, alcune comunità del Movimento offrono ad Emmaus e Giancarlo, ai religiosi ed anche ai gen (i giovani dei Focolari), qui riuniti da tutto il mondo per la loro scuola annuale, un momento di festa, con canzoni, scenette comiche, costumi e dolci tipici dei loro paesi.Nel saluto finale, Emmaus sottolinea quello che è stato lo sfondo di tutta la giornata: “L’amore scambievole tra tutti ha permesso di fare di tanti popoli e lingue presenti qui alla Mariapoli Faro un’unica armonia. Se ognuno, tornando, porterà nel suo paese questa armonia, allora veramente la cittadella sarà un faro per tanti”.
Faro  Segue la Messa, concelebrata nella cornice della splendida cattedrale greco cattolico di Krizevci. Infine, alcune comunità del Movimento offrono ad Emmaus e Giancarlo, ai religiosi ed anche ai gen (i giovani dei Focolari), qui riuniti da tutto il mondo per la loro scuola annuale, un momento di festa, con canzoni, scenette comiche, costumi e dolci tipici dei loro paesi.Nel saluto finale, Emmaus sottolinea quello che è stato lo sfondo di tutta la giornata: “L’amore scambievole tra tutti ha permesso di fare di tanti popoli e lingue presenti qui alla Mariapoli Faro un’unica armonia. Se ognuno, tornando, porterà nel suo paese questa armonia, allora veramente la cittadella sarà un faro per tanti”.  
Giulio Meazzini
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					6 Ago 2010 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
 “Después de tanto esperar, finalmente salimos para Brasil. Somos unos veinte jóvenes venidos de Europa, nos acoge un clima frío y lluvioso. Pero el tiempo desfavorable no frena el entusiasmo y la alegría de encontrarnos para la experiencia que nos espera.  Estamos alojados en la ‘Mariápolis Ginetta´, la ciudadela de los Focolares a 70 Km. de San Pablo. Los primeros días participamos en un congreso sobre la fraternidad como categoría política para encarnar en la sociedad, junto con alrededor de 400 participantes brasileños de la región de San Pablo. El intercambio de experiencias es muy rico y denso.  Empezar con este congreso ha sido muy importante para nosotros, para orientar la brújula y no correr el riesgo, en los días siguientes, de perdernos en un falso activismo. Comprendemos que tenemos que apuntar a relacionarnos con la gente del lugar y su realidad cotidiana, haciendo el esfuerzo de entrar en su cultura. Estos primeros días nos han ayudado a preparar la mente y el corazón para acoger las realidades concretas que tendremos que enfrentar.
“Después de tanto esperar, finalmente salimos para Brasil. Somos unos veinte jóvenes venidos de Europa, nos acoge un clima frío y lluvioso. Pero el tiempo desfavorable no frena el entusiasmo y la alegría de encontrarnos para la experiencia que nos espera.  Estamos alojados en la ‘Mariápolis Ginetta´, la ciudadela de los Focolares a 70 Km. de San Pablo. Los primeros días participamos en un congreso sobre la fraternidad como categoría política para encarnar en la sociedad, junto con alrededor de 400 participantes brasileños de la región de San Pablo. El intercambio de experiencias es muy rico y denso.  Empezar con este congreso ha sido muy importante para nosotros, para orientar la brújula y no correr el riesgo, en los días siguientes, de perdernos en un falso activismo. Comprendemos que tenemos que apuntar a relacionarnos con la gente del lugar y su realidad cotidiana, haciendo el esfuerzo de entrar en su cultura. Estos primeros días nos han ayudado a preparar la mente y el corazón para acoger las realidades concretas que tendremos que enfrentar. 
La ciudadela de los Focolares empezó hace tantos años –entre tantas otras actividades- dos proyectos: el ‘Jardín Margarita’ y el “Barrio do Carmo”. El primero es un centro educativo y de tantas otras iniciativas, situado en un pequeño barrio al frente de la ciudadela. Ya desde hace muchos años hay una escuela para niños y adolescentes. Enseguida nos injertamos en sus actividades. Una joven alemana junto con una argentina dan clases de canto a un grupo de niños brasileños. Después se hacen talleres de danza, educación física y, obviamente, de fútbol. El amor y la buena voluntad de todos, logra hacer superar la barrera del idioma.
  El “Barrio do Carmo” es una aldea afro-brasileña, muy pobre. Allí no existen las estructuras para las actividades que se desarrollan en el ‘Jardín Margarita’, pero hay una panadería y una salita de costura, donde se dan cursos de formación laboral a los jóvenes de la aldea. Un colombiano de nuestro grupo organiza torneos de fútbol con unos cuarenta muchachos felices. En la sala de costura, algunas muchachas del grupo, de Alemania, Colombia e Italia, se suman al grupo de aprendices y, juntas, hacen las camisetas para el equipo de fútbol de la aldea. Otro grupo se pone a frisar y pintar las paredes de la casa. Algunos muchachos del lugar, intrigados, quieren colaborar. En poco tiempo nos encontramos en una gran obra, todos mezclados. Como delante de la casa hay tanta basura, otro grupito empieza a recogerla. Los muchachos involucrados se entusiasman y llaman a sus amigos. El pequeño grupo inicial crece enseguida. Todos están contentos de estar juntos, de trabajar jugando… y no se detienen hasta que la aldea no está limpia.
El “Barrio do Carmo” es una aldea afro-brasileña, muy pobre. Allí no existen las estructuras para las actividades que se desarrollan en el ‘Jardín Margarita’, pero hay una panadería y una salita de costura, donde se dan cursos de formación laboral a los jóvenes de la aldea. Un colombiano de nuestro grupo organiza torneos de fútbol con unos cuarenta muchachos felices. En la sala de costura, algunas muchachas del grupo, de Alemania, Colombia e Italia, se suman al grupo de aprendices y, juntas, hacen las camisetas para el equipo de fútbol de la aldea. Otro grupo se pone a frisar y pintar las paredes de la casa. Algunos muchachos del lugar, intrigados, quieren colaborar. En poco tiempo nos encontramos en una gran obra, todos mezclados. Como delante de la casa hay tanta basura, otro grupito empieza a recogerla. Los muchachos involucrados se entusiasman y llaman a sus amigos. El pequeño grupo inicial crece enseguida. Todos están contentos de estar juntos, de trabajar jugando… y no se detienen hasta que la aldea no está limpia.
  Los 15 días pasan deprisa y llega el día de volver para el evento conclusivo que tendrá lugar en el noreste de Brasil, junto a un grupo de Recife. Junto con las personas dejamos también muchas lágrimas.  Hemos vivido momentos extraordinarios con ellos y resulta duro separarnos. El amor concreto que hemos podido dar con nuestras fuerzas y talentos ha sido retribuido ampliamente con la alegría que experimentamos en nuestros corazones. Hemos construido relaciones auténticas, que permanecerán y fructificarán como semillas de fraternidad”.
Los 15 días pasan deprisa y llega el día de volver para el evento conclusivo que tendrá lugar en el noreste de Brasil, junto a un grupo de Recife. Junto con las personas dejamos también muchas lágrimas.  Hemos vivido momentos extraordinarios con ellos y resulta duro separarnos. El amor concreto que hemos podido dar con nuestras fuerzas y talentos ha sido retribuido ampliamente con la alegría que experimentamos en nuestros corazones. Hemos construido relaciones auténticas, que permanecerán y fructificarán como semillas de fraternidad”.
 (Rafael y Sara)
				
					
			
					
											
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					5 Ago 2010 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
 Il ricordo di Chiara, una ragazza vivace, allegra e sportiva, a distanza di venti anni è più vivo che mai negli episodi e negli aneddoti raccontati dai genitori Maria Teresa e Ruggero Badano. Diceva la beata Madre Teresa di Calcutta: «Se i membri della famiglia restano uniti, si ameranno reciprocamente come Dio li ama individualmente». È stata anche l’esperienza di Chiara, giovane ragazza di Sassello morta di tumore e prossima beata il 25 settembre al santuario del Divino Amore di Roma, che sembra trovare le sue radici nella testimonianza evangelica vissuta innanzitutto nel nucleo familiare.
Il ricordo di Chiara, una ragazza vivace, allegra e sportiva, a distanza di venti anni è più vivo che mai negli episodi e negli aneddoti raccontati dai genitori Maria Teresa e Ruggero Badano. Diceva la beata Madre Teresa di Calcutta: «Se i membri della famiglia restano uniti, si ameranno reciprocamente come Dio li ama individualmente». È stata anche l’esperienza di Chiara, giovane ragazza di Sassello morta di tumore e prossima beata il 25 settembre al santuario del Divino Amore di Roma, che sembra trovare le sue radici nella testimonianza evangelica vissuta innanzitutto nel nucleo familiare. 
 Sappiamo che avevate desiderato tanto una figlia. Come avete vissuto l’arrivo di Chiara nella vostra famiglia?
 Maria Teresa Badano: «Ci siamo sposati a 26 anni. Il nostro più grande desiderio era quello di avere dei figli, ma abbiamo dovuto aspettare undici anni. Con l’arrivo di Chiara è come se avessimo compreso maggiormente la grazia del sacramento del matrimonio, perché completava la nostra unione. Chiara cresceva bella e sana, e ci dava tanta gioia; ma abbiamo avvertito da subito che non era solo figlia nostra. Era prima di tutto di Dio, e come tale dovevamo educarla, rispettando la sua libertà».
 Qualche aneddoto dell’infanzia di Chiara?
 
  Maria Teresa Badano: «Una volta, di ritorno dall’asilo, Chiara mi aveva chiesto di fermarsi dalla nostra vicina Gianna. Dopo un’oretta è tornata a casa con in mano una bellissima mela rossa e gialla. Le ho chiesto come se la fosse procurata. Chiara mi ha risposto che l’aveva presa dalla vicina; ma, l’avevo intuito, senza il suo permesso. Le ho spiegato che avrebbe dovuto riportarla e domandare scusa. La vedevo molto preoccupata, si vergognava, ma le ho promesso che l’avrei seguita con lo sguardo dal terrazzo. Allora ha preso coraggio, è tornata dalla vicina e le ha spiegato l’accaduto. Dopo un quarto d’ora è arrivata Gianna, con un bel cestino di mele, tutto per lei. “Ora potrai fare merenda con la tua mamma − ha affermato la vicina −, perché oggi ti ha insegnato una cosa importantissima”».
Maria Teresa Badano: «Una volta, di ritorno dall’asilo, Chiara mi aveva chiesto di fermarsi dalla nostra vicina Gianna. Dopo un’oretta è tornata a casa con in mano una bellissima mela rossa e gialla. Le ho chiesto come se la fosse procurata. Chiara mi ha risposto che l’aveva presa dalla vicina; ma, l’avevo intuito, senza il suo permesso. Le ho spiegato che avrebbe dovuto riportarla e domandare scusa. La vedevo molto preoccupata, si vergognava, ma le ho promesso che l’avrei seguita con lo sguardo dal terrazzo. Allora ha preso coraggio, è tornata dalla vicina e le ha spiegato l’accaduto. Dopo un quarto d’ora è arrivata Gianna, con un bel cestino di mele, tutto per lei. “Ora potrai fare merenda con la tua mamma − ha affermato la vicina −, perché oggi ti ha insegnato una cosa importantissima”». 
 Come ha conosciuto il Movimento dei focolari vostra figlia?
 Ruggero Badano: «A nove anni e mezzo, grazie a una gen (generazione nuova, i giovani dei Focolari) di nome Chicca. È stato un momento fondamentale per la vita di Chiara. Prendeva una corriera che da Sassello la portava ad Albisola dove abitava la sua nuova amichetta. I miei genitori erano un po’ preoccupati per il fatto che andasse da sola, ma noi ci fidavamo. Spesso al suo ritorno, non conoscendo ancora il Movimento dei focolari, le facevamo alcune domande. Ma lei rimaneva sul vago, limitandosi a raccontare che giocavano e leggevano il Vangelo. Chiara stessa notava però, qualcosa di diverso nel rapporto con la Chicca: “Vedi mamma, io trovo che questa nuova amica è diversa da quelle che frequento di solito qua”». 
 Com’era Chiara da adolescente?
 Maria Teresa Badano: «Chiara era una ragazza piena di vita: le piaceva ridere, cantare ed anche ballare. Ecco: era una ragazza meravigliosa. All’epoca a Sassello non c’erano molti divertimenti, d’estate i ragazzi si ritrovavano al bar, magari per prendere un gelato. E poi a noi piace pensare a Chiara come a una sportiva per eccellenza, ma non in senso agonistico. Praticava il pattinaggio e il tennis; amava la montagna, ma era al mare che “esplodeva” ». 
  
(Continua…) 
				
					
			
					
											
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					5 Ago 2010 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
 Dopo tanta attesa, finalmente si parte per il Brasile. Siamo una ventina di giovani venuti dall’Europa e da vari paesi dell’America del Sud. Arrivati a Sao Paolo, anziché l’atteso sole brasiliano, ci accoglie un clima freddo e piovoso. Ma anche il tempo sfavorevole non frena l’entusiasmo e la gioia di ritrovarci per l’esperienza che ci attende. Siamo alloggiati presso la “Mariapoli Ginetta”, la cittadella dei Focolari a 70 km da Sao Paolo. I primi giorni participiamo ad un congresso sulla fraternità come categoria politica da incarnare nella società, insieme a circa 400 giovani brasiliani della regione di Sao Paulo. Gli scambi di esperienze sono molto ricchi ed intensi. Incominciare con questo congresso è molto importante per noi, per orientare la bussola e non rischiare, nei giorni successivi, di perderci in un falso attivismo. Capiamo che dobbiamo puntare a rapportarci con la gente del posto e la loro realtà quotidiana, facendo lo sforzo di entrare nella loro cultura. Questi primi giorni ci hanno aiutato a preparare la mente ed il cuore per accogliere le realtà concrete a cui saremo dovuti andare incontro.
Dopo tanta attesa, finalmente si parte per il Brasile. Siamo una ventina di giovani venuti dall’Europa e da vari paesi dell’America del Sud. Arrivati a Sao Paolo, anziché l’atteso sole brasiliano, ci accoglie un clima freddo e piovoso. Ma anche il tempo sfavorevole non frena l’entusiasmo e la gioia di ritrovarci per l’esperienza che ci attende. Siamo alloggiati presso la “Mariapoli Ginetta”, la cittadella dei Focolari a 70 km da Sao Paolo. I primi giorni participiamo ad un congresso sulla fraternità come categoria politica da incarnare nella società, insieme a circa 400 giovani brasiliani della regione di Sao Paulo. Gli scambi di esperienze sono molto ricchi ed intensi. Incominciare con questo congresso è molto importante per noi, per orientare la bussola e non rischiare, nei giorni successivi, di perderci in un falso attivismo. Capiamo che dobbiamo puntare a rapportarci con la gente del posto e la loro realtà quotidiana, facendo lo sforzo di entrare nella loro cultura. Questi primi giorni ci hanno aiutato a preparare la mente ed il cuore per accogliere le realtà concrete a cui saremo dovuti andare incontro.
La cittadella dei Focolari ha iniziato tanti anni fa – e fra tante altre attività – due progetti: il “Jardino Margarita” e il “Bairro do Carmo”. Il primo è un centro educativo e di tante iniziative, situato in una piccola favela di fronte alla cittadella. Ormai da tanti anni c’è una scuola per bambini e adolescenti. Subito ci siamo inseriti nelle loro attivita. Una giovane tedesca insieme con una argentina insegnano canto ad un gruppo di bambini brasiliani. Poi ci sono degli atelier di danza, educazione fisica e, ovviamente, di calcio. L’amore e la buona volontà di tutti, riesce a farci superare la barriera della lingua.
 Il “Bairro do Carmo” è un villaggio afro-brasiliano, molto povero. Lì non esistono le strutture per le attività che si svolgono al “Jardino do Margarita”, ma c’è una panetteria e una saletta da cucito, dove si fanno dei corsi di formazione lavorale ai giovani del villaggio. Un colombiano del nostro gruppo organizza dei tornei di calcio con una quarantina di ragazzi felici. Nella sala da cucito, alcune ragazze del gruppo, della Germania, della Colombia e dell’Italia, si aggiungono al gruppo delle apprendiste e, insieme, fanno le magliette per le due squadre di calcio del villaggio. Un altro gruppo si mette a lisciare e ridipingere le mura della casa. Alcuni ragazzi del posto, incuriositi, vogliono collaborare. In breve ci troviamo in un grande cantiere, tutti mescolati. Siccome davanti alla casa c’è tanta spazattura, un altro gruppetto inizia a raccoglierla. I ragazzi coinvolti si entusiasmano e chiamano altri loro amici. Il piccolo gruppo iniziale si ingrandisce subito. Sono tutti così contenti di stare insieme, di fare i lavoretti giocando… che non si fermano finché il villaggio non è pulito.
Il “Bairro do Carmo” è un villaggio afro-brasiliano, molto povero. Lì non esistono le strutture per le attività che si svolgono al “Jardino do Margarita”, ma c’è una panetteria e una saletta da cucito, dove si fanno dei corsi di formazione lavorale ai giovani del villaggio. Un colombiano del nostro gruppo organizza dei tornei di calcio con una quarantina di ragazzi felici. Nella sala da cucito, alcune ragazze del gruppo, della Germania, della Colombia e dell’Italia, si aggiungono al gruppo delle apprendiste e, insieme, fanno le magliette per le due squadre di calcio del villaggio. Un altro gruppo si mette a lisciare e ridipingere le mura della casa. Alcuni ragazzi del posto, incuriositi, vogliono collaborare. In breve ci troviamo in un grande cantiere, tutti mescolati. Siccome davanti alla casa c’è tanta spazattura, un altro gruppetto inizia a raccoglierla. I ragazzi coinvolti si entusiasmano e chiamano altri loro amici. Il piccolo gruppo iniziale si ingrandisce subito. Sono tutti così contenti di stare insieme, di fare i lavoretti giocando… che non si fermano finché il villaggio non è pulito.
 I 15 giorni passano in fretta e già siamo arrivati al giorno della partenza per l’evento conclusivo che si svolgerà al nordest del Brasile, insieme ad un gruppo di giovani di Recife. Con le persone lasciamo anche tante lacrime. Abbiamo vissuto momenti straordinari con loro, ed è duro separarci. L’amore concreto che abbiamo potuto dare con le nostre forze e i nostri talenti è stato ricambiato ampiamente dalla gioia che proviamo nei nostri cuori. Abbiamo costruito dei rapporti veri, che rimarranno e frutteranno come semi di fraternità.
I 15 giorni passano in fretta e già siamo arrivati al giorno della partenza per l’evento conclusivo che si svolgerà al nordest del Brasile, insieme ad un gruppo di giovani di Recife. Con le persone lasciamo anche tante lacrime. Abbiamo vissuto momenti straordinari con loro, ed è duro separarci. L’amore concreto che abbiamo potuto dare con le nostre forze e i nostri talenti è stato ricambiato ampiamente dalla gioia che proviamo nei nostri cuori. Abbiamo costruito dei rapporti veri, che rimarranno e frutteranno come semi di fraternità.