Nata nel 1997, l’iniziativa “Hanno sloggiato Gesù” scaturisce da una riflessione di Chiara Lubich, Fondatrice del Movimento dei Focolari che, colpita dall’assenza di riferimento al significato del Natale invita a riportare Gesù al centro.
In tutto il mondo, migliaia di gen 4 – i bambini dei Focolari – hanno accolto questo appello e ogni anno si impegnano nella realizzazione di piccoli Gesù bambino di gesso che poi vengono donati ai passanti agli angoli delle strade nel periodo natalizio. Le offerte ricevute si utilizzano per progetti rivolti ai loro coetanei in necessità o che vivono in Pesi in guerra in varie parti del mondo.
Dal 28 al 30 novembre presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo (Roma, Italia) si terrà l’evento “Restarting the economy”, promosso dalla Fondazione The Economy of Francesco (EoF) con il sostegno del Dicastero Vaticano per il Servizio allo Sviluppo Umano Integrale.
È il primo appuntamento mondiale di EoF che si svolge lontano da Assisi e senza la presenza di Papa Francesco. “Una novità che non segna una distanza, ma piuttosto un’estensione – sottolinea Mons. Domenico Sorrentino, Presidente della Fondazione -. Lo spirito di Assisi si fa vicino a Roma e al Papa, per continuare a ispirare un’economia capace di mettersi al servizio dell’umanità e del creato”.
L’incontro di EoF ad Assisi, settembre 2022
Oltre 600 giovani provenienti 66 nazioni, con la presenza per la maggior parte di donne e la partecipazione di circa 80 studenti delle scuole superiori insieme ad economisti, filosofi, imprenditori, teologi, artisti e policy maker.
È “un segnale che la proposta di impegno dei giovani per cambiare l’economia è viva e capace di futuro – afferma il prof. Luigino Bruni, vice presidente della Fondazione e ideatore dell’evento fin dalla sua nascita -. Restarting the Economy è la versione EoF del Giubileo: un ritorno al senso biblico originario con la liberazione degli schiavi di oggi (dipendenze, usura, miserie), la remissione dei debiti (e quindi il grande tema della finanza, buona e cattiva), la restituzione della terra (l’ecologia, la giustizia, le sfide che attraversano l’Amazzonia, l’Africa e le nostre città)”.
Durante l’evento sarà presentato l’EoF Fraternity Report 2025, frutto del lavoro di quest’anno e destinato a diventare un appuntamento annuale: una misurazione dello stato della fraternità nel mondo, concetto caro a San Francesco e a Papa Francesco. “Il rapporto evidenzia come la fraternità, pilastro morale e sociale, sia anche una componente economica decisiva ma ancora non misurata – sostiene Paolo Santori, Presidente del Comitato scientifico della Fondazione –. Sviluppando un indicatore innovativo basato su dati internazionali, lo studio analizza il grado di fraternità all’interno e tra le economie globali (…) e invita a ripensare sviluppo, cooperazione e benessere collettivo”.
Il Dicastero Vaticano per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ha accompagnato fin dall’inizio il cammino di The Economy of Francesco, riconoscendo nel movimento una forte sintonia con la propria missione. “Valori come la centralità della persona, la giustizia sociale ed ecologica, la solidarietà, l’inclusione e la cooperazione rappresentano un terreno comune su cui si è sviluppato un accompagnamento rispettoso dell’autonomia del movimento, ma capace di sostenerne la crescita e le iniziative in questi anni” ribadisce Padre Avelino Chicoma Bundo Chico, S.I., Capo ufficio del Dicastero.
Presentazione dell’Evento in Sala Stampa del Vaticano. Da sinistra: Luca Iacovone, Luigino Bruni, Mons. Domenico Sorrentino, Rita Sacramento Monteiro, Padre Avelino Chicoma Bundo Chico e Cristiane Murray.
Il programma a Castel Gandolfo “si articolerà in plenarie con ospiti internazionali come Sabine Alkire, Jennifer Nedelsky, Paolo Benanti, Massimo Mercati e Stefano Zamagni, workshop tematici, momenti spirituali e creativi, e una grande esposizione di progetti ed esperienze nate all’interno del movimento EoF: la EoF Fair – affermano Rita Sacramento Monteiro e Luca Iacovone dello staff dell’evento -. Particolare rilievo sarà dato a due sessioni dedicate: Prophetic Voices for a New Economy, in cui giovani provenienti da diversi contesti racconteranno esperienze di cambiamento già in atto; e Extraordinary Ideas for the Economy of Francesco, una rassegna di brevi interventi che daranno voce a idee imprenditoriali, iniziative sociali e ricerche innovative selezionate tramite call internazionale”.
L’80° anniversario dell’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) è stata l’occasione per realizzare a Nairobi, in Kenya, un evento internazionale dal titolo “Cities, Communities, Care-Youth in Action for Sustaining Peace”. Un convegno che ha visto numerosi giovani africani e rappresentanze di tutto il mondo, protagonisti di un nuovo slancio verso la costruzione di società pacifiche e resilienti, capaci di costruire il futuro del continente africano, con a cuore il mondo unito.
Il momento culminante è stata la presentazione della “Charter of Commitments”, un documento che promuove la pace attraverso il dialogo interculturale, le iniziative artistiche e i programmi comunitari, riconoscendo ai giovani il ruolo centrale di “influencer di pace” e agenti di cambiamento. Al centro della visione presentata c’è l’adozione dei valori dell’ubuntu, la filosofia africana che invita alla condivisione e alla reciprocità, come base per una società solidale. I giovani incoraggiano le Nazioni Unite e l’Unione Africana e ne apprezzano il ruolo nel sostenere e collaborare con i governi locali, gli attori della società civile, le istituzioni religiose e le organizzazioni giovanili, nel promuovere solidarietà, giustizia e uguaglianza sia a livello locale che globale. La Carta sostiene azioni concrete per città più accoglienti, uno sviluppo sostenibile, nuovo impulso per l’imprenditorialità giovanile e una nuova visione africana, libera da confini e barriere. Sottolinea l’urgenza di maggiore inclusione, formazione e partecipazione giovanile nei processi decisionali, a tutti i livelli.
Questo appello nasce a conclusione di questo evento organizzato da New Humanity, ONG del Movimento dei Focolari. I lavori si sono tenuti nella Mariapoli Piero di Nairobi. Hanno partecipato all’iniziativa anche UN Habitat, agenzia dell’ONU per lo sviluppo urbano e UNEP, agenzia delle Nazioni Unite per l’ambiente, Laudato Sì Movement Africa, Greening Africa Together, Living Peace International, Africa Interfaith Youth Network, International Sociological Association, Centro Universitario ASCES Di Caruarù in Brasile, oltre a tutte le espressioni dell’area sociale, politica e culturale del Movimento dei Focolari.
Pace, sviluppo urbano, ambiente e leadership di comunione
Secondo i leader giovanili riuniti a Nairobi, questa nuova prospettiva potrà realizzarsi solo attraverso la creazione di meccanismi permanenti di collaborazione sia a livello locale che internazionale. Un vero e proprio lavoro di costruzione e consolidamento di reti. L’evento ha visto la partecipazione di trenta relatori internazionali, otto tavole rotonde, sei collegamenti live e otto testimonianze video, da città di cinque continenti, con un’attenzione costante al dialogo con i giovani. I temi affrontati hanno toccato la pace, lo sviluppo urbano, la cura dell’ambiente e le nuove forme di leadership di comunione.
Messaggi di saluto
Il convegno è stato aperto dai videomessaggi di Felipe Paullier, assistente del Segretario Generale ONU per i giovani, e di Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari. Paullier, dopo aver ricordato che Nairobi è una delle tre principali sedi delle Nazioni Unite, ha affermato che “ogni guerra è una sconfitta per l’umanità, un fallimento del dialogo. I giovani non sono solo vittime delle crisi di oggi: sono creatori, leader e costruttori di pace”. E sono più di 2 miliardi i giovani “pronti a essere partner alla pari nella costruzione del nostro futuro comune”. Un messaggio chiaro per tutti: affidandosi a una generazione che “resiste all’odio, rifiuta l’indifferenza e sceglie la pace come responsabilità quotidiana”, è possibile partire proprio dalle città e dalle comunità, perché è “nei quartieri, nelle scuole, nei luoghi di culto e nelle comunità locali che la cooperazione diventa tangibile”.
Margaret Karram ha voluto ricordare l’iniziativa, ormai decennale, di formazione ad una leadership di comunione che è stata avviata dall’Istituto Universitario Sophia e dal Movimento Politico per l’Unità con il programma “Together for a New Africa”. Il percorso, nel suo ultimo ciclo triennale, ha impegnato 140 giovani di 14 Paesi africani, accanto a tutors e docenti, che nei giorni che hanno preceduto il Convegno hanno tenuto la loro Summer School annuale in modalità ibrida, per raccogliere e discutere gli esiti delle loro azioni locali. Altro programma ricordato dalla Presidente dei Focolari, che raccoglie da un anno 150 giovani di 60 Paesi del mondo, attivi in ambito politico e nella società civile, è “One Humanity, One Planet: Synodal Leadership”. Giovani “che si formano e lavorano per attuare buone politiche e generare impatto sociale, con una visione ispirata alla cultura dell’unità.”
Si tratta di prospettive che definiscono l’impegno dell’intero Movimento dei Focolari, già “culminato nel documento ‘Together To Care’ consegnato all’ONU un anno fa” – ha spiegato la Presidente – facendo tesoro di “iniziative come Living Peace, che coinvolge oltre 2 milioni di ragazzi nel mondo”; insieme ad “AMU con quasi 900 progetti di cooperazione, testimoniano un impegno concreto e diffuso”. In questo quadro, ha apprezzato lo sforzo di “disegnare un percorso comune con cui ridefinire la vita urbana, valorizzando e fortificando i legami sociali” e ha aggiunto: “quanto hanno da dirci le culture africane su questo importante aspetto”. Incisivo il suo invito a riscoprire al cuore delle città “comunità di solidarietà e di riconciliazione non percepibili all’occhio umano”: “‘città invisibili’ che nel loro piccolo, giorno dopo giorno, contribuiscono a costruire una rete mondiale di pace e che mostrano che un altro mondo è possibile”. Ha sottolieato, infine, la reciprocità come chiave del cambiamento, che Chiara Lubich aveva richiamato già nel 1997 nel contesto di un intervento presso il Palazzo di Vetro dell’ONU: “la reciprocità – così ha concluso – è un traguardo che può avvicinarci, farci crescere, che può diventare realtà quando facciamo il primo passo verso l’altro, chiunque esso sia e qualunque siano le sue convinzioni, per comprenderne le ragioni, per cercare una connessione, per stabilire un rapporto.”
Le Sfide dell’Africa e il contributo di UN Habitat
Tra gli ospiti, Christelle Lahoud di ONU Habitat ha sottolineato come l’Africa, continente con la popolazione più giovane e in rapida urbanizzazione, rappresenti sia un’urgenza che un’opportunità. La costruzione della pace si rafforza quando i giovani possono partecipare attivamente ai processi decisionali, contribuendo alla creazione di spazi urbani sicuri e inclusivi. Con una popolazione urbana che si stima raggiungerà il 70% a livello globale entro il 2050, le città sono chiamate a rispondere a sfide crescenti, tra cui disuguaglianze, migrazioni forzate ed emergenze climatiche, che mettono sotto pressione coesione sociale e risorse.
Lahoud ha evidenziato come i giovani siano già protagonisti nella co-creazione di spazi urbani più resilienti, valutando rischi, raccogliendo dati e influenzando le politiche locali, collaborando con amministrazioni e autorità per plasmare città che riflettano le reali esigenze delle comunità. Le città, quindi, diventano il riflesso di come le società vivono insieme, costruiscono fiducia tra generazioni e perseguono il benessere collettivo, in sintonia con la filosofia ubuntu.
Esperienze internazionali e impegno nelle città del mondo
Esperienze da città come Betlemme, Beirut, Kinshasa, Trento, Manila, Pajule, Capodistria e Medellin hanno contribuito a dare un respiro internazionale all’evento, dimostrando che la trasformazione sociale e culturale può nascere dal basso, attraverso la collaborazione tra società civile e istituzioni. Testimonianze come quella di Agnes Aloyotoo, candidata alle elezioni in Uganda, e di Jonathan Masuta, presidente di una delle federazioni dei giovani dell’Unione Africana, hanno mostrato come le nuove generazioni siano già attive nel dare voce ai giovani nelle decisioni esecutive.
Il messaggio che arriva da Nairobi è chiaro: la fiducia nel protagonismo giovanile rappresenta la chiave per costruire società più giuste, solidali e pacifiche, a partire dalle città e dalle comunità locali. Da questo evento emerge una determinazione forte ad agire in rete, sia a livello locale che internazionale, per promuovere una cultura della pace fondata sulla responsabilità, la collaborazione e l’inclusione delle nuove generazioni.
La partecipazione delle nuove generazioni al cammino che conduce verso l’Assemblea generale 2026 dei Focolari, è pensata come un processo integrato, che si sviluppa attraverso diverse forme di coinvolgimento. Ai ragazzi e i giovani del Movimento nel mondo, è stato chiesto un impegno capillare e attivo nelle comunità locali. Per questo è stato elaborato un documento che raccoglie quanto emerso nell’ultima Assemblea del 2021. Tale documento invita adolescenti e giovani di tutto il mondo a riflettere su tre domande fondamentali. 1: Cosa siamo riusciti a realizzare nel nostro territorio delle proposte dell’ultima Assemblea? 2: Cosa desideriamo realizzare in futuro e su cosa vogliamo impegnarci? 3: Qual è un desiderio o un sogno che hai per l’Opera nei prossimi cinque anni?
Un processo fondamentale da compiere per unire le generazioni e dare continuità al loro cammino verso l’unità. Le comunità sono state invitate a creare momenti di comunione che favoriscano il dialogo e l’elaborazione di proposte, così da valorizzare il protagonismo dei giovani, radicato nella loro vita concreta e nella loro sensibilità.
Si è pensato anche alla partecipazione dei bambini e delle bambine del Movimento dei Focolari, ai quali è stato chiesto di rispondere con dei disegni alla domanda: Cosa possiamo fare noi per aiutare affinché il mondo sia più unito? I disegni saranno esposti nelle sale dove si incontreranno i partecipanti all’Assemblea affinchè possano ispirare e parlare al cuore di molti.
Attivare i sottotitoli in italiano – L’originale è in diverse lingue
Immaginiamo che ripassino davanti ai nostri occhi alcune scene sintomatiche del mondo d’oggi. […]
Osserviamo […] in nazioni che hanno visto i recenti cambiamenti, gente che esulta di gioia per le ritrovate libertà; insieme persone impaurite e deluse, depresse per il crollo dei loro ideali. […]
E se vedessimo immagini di lotte razziali con stragi e violazione di diritti umani … O interminabili conflitti come quelli che avvengono in Medio Oriente, col crollo di case, feriti, morti ed il continuo micidiale cadere di bombe o di altri ordigni mortali? … Domandiamoci ancora: che direbbe Gesù di fronte a tanti drammi? “Ve l’avevo detto di volervi bene. Amatevi come io vi ho amati”.
Sì, così direbbe di fronte a questi ed alle più gravi situazioni del mondo attuale.
Ma la sua parola non è solo un rimpianto di ciò che non è stato fatto. Egli la ripete oggi per davvero. Perché Egli è morto, ma è risorto e – come ha promesso – è con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo.
E ciò che dice è di un’importanza immensa. Perché questo “Amatevi a vicenda come io vi ho amati” è la chiave principale per la soluzione di ogni problema, è la risposta fondamentale ad ogni male dell’uomo. […]
Gesù ha definito il comando dell’amore “mio” e “nuovo”, perché è tipicamente suo, avendolo riempito d’un contenuto singolare e nuovissimo. “Amatevi – ha detto – come io vi ho amati”. E Lui ha dato la vita per noi.
È dunque in gioco la vita in questo amore. E un amore pronto a dare la vita è ciò che Egli chiede anche a noi verso i fratelli.
Non è sufficiente per Lui l’amicizia o la benevolenza verso gli altri; non Gli basta la filantropia, né la sola solidarietà. L’amore che chiede non si esaurisce nella non-violenza.
È qualcosa d’attivo, d’attivissimo. Domanda di non vivere più per sé stessi, ma per gli altri. E ciò richiede sacrificio, fatica. Domanda a tutti di trasformarsi […] in piccoli eroi quotidiani che, giorno dopo giorno, sono al servizio dei fratelli, pronti a donare persino la vita in loro favore. […]
Quest’amore reciproco fra voi porterà infatti delle conseguenze d’un valore – diciamo – infinito, perché dove c’è l’amore lì è Dio e – come ha detto Gesù: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome (e cioè nel suo amore), io sono in mezzo a loro” […]
Sarà Lui stesso che opererà con voi nei vostri paesi, perché Lui tornerà in certo modo nel mondo, in tutti i luoghi in cui vi trovate, reso presente dal vostro reciproco amore, dalla vostra unità.
E Lui vi illuminerà su tutto il da farsi, vi guiderà, vi sosterrà, sarà la vostra forza, il vostro ardore, la vostra gioia. […]
Amore, dunque, fra voi ed amore seminato in molti angoli della terra fra i singoli, fra i gruppi, fra nazioni, con tutti i mezzi, perché sia realtà l’invasione d’amore, di cui ogni tanto parliamo, e prenda consistenza, anche per il vostro contributo, la civiltà dell’amore che tutti attendiamo.
Ad ottobre 2024 a Betlemme è partito il progetto Together WE connect, un percorso formativo del Movimento dei Focolari che coinvolge giovani e ragazzi con l’obiettivo di formare ad un futuro migliore rinsaldando il tessuto sociale ferito. Il programma, della durata di tre anni, è iniziato con il coinvolgimento di cinque scuole del distretto di Betlemme e Gerusalemme est. Circa 300 ragazzi di età compresa fra i 13 e i 15 anni.
Sono previste sessioni di formazione, attività con metodi interattivi capaci di coinvolgere e stimolare i ragazzi con i linguaggi a loro congeniali come i laboratori di teatro, musica, fotografia, sport. Nel primo anno si stanno sviluppando tre temi: conoscenza di sé, autostima e sviluppo personale. Poi, gestione dei conflitti, apertura all’incontro nel lavoro di gruppo. Infine, dialogo intergenerazionale. Ad ogni tema si associa un’azione del dado della pace in modo che ogni argomento affrontato abbia come effetto il metterlo in pratica creando rapporti nuovi.
I complessi internazionali Gen Rosso e Gen Verde, con la loro esperienza hanno dato un contributo attraverso l’arte, la musica, la danza e il teatro.
Durante la prima settimana di maggio 2025 si è svolto un evento per celebrare questi mesi di lavoro. Gen Verde e Gen Rosso insieme ad un centinaio di questi ragazzi hanno partecipato a tre giorni di workshop prima dell’evento conclusivo che si è tenuto a Betlemme qualche giorno dopo. “È stata un’esperienza straordinaria, e siamo grati a Dio, e a tanti che hanno collaborato, per i suoi frutti” raccontano i partecipanti.
Com’è nato il progetto?
Dalla Terra Santa ci raccontano: “Da tempo è emerso il desiderio di dare il nostro contributo, in modo che quello che facciamo incide nella società, promuovendo attività che abbiano continuità. Qualche tempo fa il Patriarca di Gerusalemme, Card. Pierbattista Pizzaballa, aveva detto: “dovremmo davvero impegnarci perché nelle scuole, nelle istituzioni, nei media, nei luoghi di culto risuonino il nome di Dio, di fratello e di compagno di vita”. Questo ci ha incoraggiati a concentrarci nelle scuole, con i giovani. Tutti siamo al corrente della situazione in cui ci troviamo, in cui si trova l’umanità oggi. Quante difficoltà, quanti dolori: noi vogliamo dare il nostro contributo perché i giovani possano avere una prospettiva diversa da quella che vedono ogni giorno”.
Così è nato il progetto Together WE connect. L’obiettivo è di risvegliare la speranza, nutrire la fede e promuovere una spiritualità radicata nel vangelo, nelle giovani generazioni e formare donne e uomini di domani, capaci di essere promotori di riconciliazione e dialogo. Giovani leaders di una nuova cultura di cooperazione, fraternità, condivisione, cittadinanza attiva. Una cultura della cura e dell’incontro.
Ecco alcune impressioni dei ragazzi: “Vi ringrazio con tutto il cuore perché quello che facciamo ci fa sentire importanti, e che la nostra esistenza e le nostre opinioni sono importanti”. “La prima cosa che abbiamo imparato sono i valori: amore, umiltà, perdono e l’aiutarsi. In classe ci sentivamo come un’unica famiglia, ci capiamo meglio e ci aiutiamo di più. Anche io ho capito come potrei essere la luce per gli altri e ho capito che il focolare non è una parola ma un modo di vita”. “Mi è piaciuta tanto l’attività del “Together We connect”, c’era nuova gente, era bello e ho rafforzato me stesso”. “Ho conosciuto me stessa di più e gli altri attraverso questo progetto”. “Ho imparato metodi per risolvere il conflitto, l’ascolto e il dialogo”. “Sono personalmente molto sensibile, e questo progetto, mi ha fatto amare di più la vita”. “Era un progetto utile e divertente, per esempio il dialogo tra le generazioni, quando l’ho fatto con mia nonna ho conosciuto delle cose che non conoscevo prima”.