Ago 18, 2010 | Chiesa, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
Con la presenza di una trentina di giovani giuristi di 6 paesi europei – Spagna, Italia, Slovacchia, Austria, Bulgaria, Romania – il quinto seminario estivo di Comunione e diritto si è chiuso ad Ottmaring, in Germania, il 30 luglio 2010 con un bilancio positivo che ha confermato l’interesse per questa tipologia di incontro che ormai da anni si svolge nel periodo estivo in un diverso paese d’Europa.
Nel panorama giuridico-culturale europeo, giovani studenti del diritto e neolaureati, sperimentano un approfondimento del diritto come ricerca individuale e collettiva di un diritto “nuovo”, nell’apporto di ciascuno invitato a vivere, nell’ascolto reciproco e nell’apertura all’“altro”, un’esperienza di fraternità . “Libertà religiosa e pluralismo” è stato l’argomento trattato quest’anno, su richiesta dei giovani al termine del seminario dello scorso anno. La prima giornata è iniziata con gli aspetti storico-giuridici del diritto di libertà religiosa. Sono seguite accurate relazioni sul diritto di libertà religiosa come espresso nelle diverse carte internazionali e, specificatamente, nelle dichiarazioni e costituzioni dell’Europa e nelle diverse applicazioni giurisprudenziali ricavate da alcune decisioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea e da alcune Corti costituzionali o interne agli Stati nazionali. Apprezzato l’approfondimento del principio di laicità dello Stato e la presentazione di alcune esperienze nazionali sul piano della sua interpretazione ed applicazione.
Dialoghi, incontri di gruppo ed escursioni culturali hanno scandito i tempi delle quattro giornate di seminario. Particolarmente coinvolgente la visita di importanti luoghi storici quali quelli della “Pace Augustana”, della chiesa di S. Anna e l’incontro, in una moschea, con l’imam ed alcuni fedeli musulmani, conclusosi con una ospitale degustazione di piatti tipici. Dal confronto sui diversi sistemi giuridici, in un dialogo appassionante arricchito da partecipanti di diverse credenze, nella dialettica fra le ragioni della persona e quelle della collettività, è emersa l’esigenza che gli Stati maturino un concetto di laicità che tenga conto del contributo che la religione può donare per costruire una società laica, aperta e solidale – come ha concluso l’avv. Maria Giovanna Rigatelli nella sua relazione. Dinnanzi al rischio e al pericolo attuale che nell’Europa multietnica si costituiscano gruppi chiusi al resto della società, è risultato di stimolo quanto ebbe a dire Igino Giordani nel suo applaudito intervento all’Assemblea Costituente italiana il 15 marzo 1947: “L’amore è l’anti-limite, l’amore è quello che ci obbliga a superare di continuo anche i particolarismi di razza, i particolarismi di casta ed i particolarismi di nazione.” (altro…)
Ago 17, 2010 | Chiesa, Famiglie, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
La vita di Chiara Badano, prossima beata in settembre, è stata un “sì” a Gesù fino alla malattia e alla morte. Vi presentiamo in due puntate l’intervista ai genitori, Maria Teresa e Ruggero Badano, su quei diciotto anni meravigliosi vissuti assieme. (… continua dalla prima parte)
Prima della sua malattia ha vissuto qualche momento difficile durante la sua adolescenza? Maria Teresa Badano: «Direi di sì. Quando è iniziato il ginnasio è stato un momento di disorientamento per Chiara. Innanzitutto perché ci eravamo trasferiti da Sassello a Savona. Mi ripeteva spesso: “Ma mamma ci sono tanti ragazzi che viaggiano sulla corriera: perché noi dobbiamo andare ad abitare a Savona?”. A questo si è aggiunto l’incomprensione con un insegnante. Un pochino con tutta la classe si comportava così, ma con Chiara in un modo un po’ più pesante. Lei cercava di studiare, ce la metteva tutta, non con l’obiettivo di essere la prima della classe ma per poter dire davanti a Dio: faccio tutta la mia parte. Ecco questo è stato veramente il suo primo grande dolore». Come si è accorta Chiara della malattia che stava arrivando e come l’ha vissuta? Maria Teresa Badano: «A 17 anni, mentre stava giocando a tennis. L’ho vista tornare a casa con un viso un po’ pallido. “Ho accusato un dolore così forte alla spalla − mi ha detto −, che mi è caduta la racchetta”. Un medico di Sassello, cugino di Ruggero, ci ha suggerito allora di portarla al Santa Corona. Qui le hanno fatto i raggi e ci ha rassicurano che si tratta di una slogatura, guaribile in una ventina di giorni con un bendaggio. Ma il dolore di Chiara continuava ed ha iniziato le infiltrazioni alla spalla, ma senza nessun miglioramento. Non andava più in palestra, e quando poteva fare una passeggiata con le sue amiche, preferiva “buttarsi” sempre sul divano. Durante le vacanze di Natale ha deciso di telefonare lei stessa al medico per chiedere degli accertamenti ulteriori. Il giorno seguente era già in ospedale e si dedicava alle persone che aveva attorno. C’era in particolare una ragazza, nell’altra camera, che era lì per disintossicarsi dalla droga. Chiara le lavava i capelli e le faceva tanta compagnia. Vedendola più affaticata, le abbiamo chiesto di limitarsi, ma lei ci ha zittiti con un secco: “Avrò tempo per riposarmi”. Con la TAC siamo venuti a conoscenza di quello che aveva: un osteosarcoma. In quel momento mi son sentita morire. Stringendoci forte con Ruggero ci siamo detti: “Solo Gesù può aiutarci a dire il nostro sì” e abbiamo chiesto con forza alla Madonna di “tenere Chiara per mano in questo nuovo cammino”.
«In breve ci siamo trasferiti a Rovegliasco, vicino Torino, perché Chiara doveva iniziare la chemioterapia. Quel giorno non potevo accompagnarla perché avevo la flebite e un medico mi aveva proibito di fare qualsiasi movimento. Dopo due ore interminabili Ruggero e Chiara sono tornati. Lei camminava davanti, lentamente, immersa nel suo cappottone verde. Era cupa in volto e guardava a terra. Le ho chiesto come fosse andata e lei, senza neppure guardarmi in volto, mi ha risposto: “Ora non parlare”, e si è butta sul lettino con gli occhi chiusi. Quel silenzio era terribile, ma dovevo rispettarlo. La guardavo e vedevo dall’espressione del suo volto tutta la lotta che stava combattendo dentro di sé per dire il suo sì a Gesù. Sono trascorsi 25 minuti così. Ad un certo punto si è voltata verso di me, col sorriso di sempre, dicendo: “Ora puoi parlare”. In quel momento, dentro di me, mi son chiesta quante volte avrebbe dovuto ripetere il suo sì nel dolore. Ma Chiara ci aveva impiegato, come ho detto prima, 25 minuti e da allora non si è più voltata indietro». Maria Teresa Badano: «Si avvicinava il suo diciottesimo compleanno. Telefonò lei stessa al professor Madon chiedendogli di interrompere la chemioterapia perché ormai non sortiva più alcun effetto. Da quel momento ha iniziato la corsa verso il suo sposo, Gesù, e ci dava anche delle consegne, come quella di preparare la sua “festa di nozze”. Era una cosa bella perché lei era gioiosa, una vera meraviglia». L’ultimo saluto di Chiara prima di partire per il Cielo? Maria Teresa Badano: «Le ultime parole di Chiara quando ci ha salutato, ma non il suo ultimo atto d’amore che è stato il dono delle cornee a due giovani, è stato: “Mamma, ciao, eh? Sii felice, perché io lo sono”». (altro…)
Ago 14, 2010 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Una semina cominciata quattro anni prima. Un quartiere, a Santiago, vecchio e povero. Un paio di scarpe numero 42. Inizia così la nostra avventura immersi in questo pezzo di mondo emarginato della nostra capitale. Il primo giorno, appena arrivati, bussa alla nostra porta “don Juan”, uomo anziano, povero e cieco. Forte è la sensazione che sia Gesù arrivato a darci il benvenuto per questa nuova esperienza. Pian piano “don Juan” è divenuto uno di famiglia: ogni giorno ci fa visita per condividere una tazza di tè e per raccontarci le sue belle storie. Il venerdì è invece il giorno in cui apriamo le porte a tutti, specialmente agli amici più bisognosi che cerchiamo di accogliere con tutto l’amore possibile, cercando soprattutto di donare i frutti della presenza spirituale di Gesù che custodiamo tra noi, con l’amore reciproco. Nella vicina piazza Yungay, dove ogni anno organizziamo il pranzo di Natale aiutati da tutta la comunità, un giorno un amico senza tetto ci chiede un paio di scarpe numero 42. È inevitabile pensare all’esperienza vissuta da Chiara Lubich anni prima: proprio come aveva fatto lei chiediamo aiuto a Gesù ed ecco arrivare, il giorno dopo, uno di noi – che non sapeva di questa richiesta – giusto con un paio di scarpe numero 42! Ci viene spontaneo raccontare questo fatterello a Chiara Lubich, allora ricoverata presso l’Ospedale Gemelli di Roma. Che sorpresa ricevere, dopo pochi giorni, la sua risposta, nonostante la gravità della sua salute. Ci dava il nome che le avevamo chiesto per la nostra piccola casa, scelto proprio alla luce delle esperienze vissute fino a quel momento: casetta “Primi Tempi”, in allusione al primo focolare. La sua lettera è stata il sigillo di una nuova tappa per la nostra vita di impegno evangelico in Cile. Sono ormai passati 4 anni. Oggi la “casetta” è abitata stabilmente da tre gen, mentre altri ci vivono per due settimane, a turno. Ci siamo trasferiti definitivamente proprio nei giorni successivi al terremoto del 27 febbraio scorso. Così abbiamo potuto metterci subito a disposizione dei nostri vicini di casa che avevano avuto le loro case danneggiate dal sisma. Le visite ai nostri amici nel bisogno non sono rimaste come semplici gesti d’amicizia, ma con la nostra presenza sul posto c’è un luogo stabile dove possiamo donarci in prima persona, senza ricevere magari delle gratificazioni materiali, ma dove impariamo ad amare in modo soprannaturale. Non è mai mancato l’aiuto di Dio – attraverso tante persone – in beni materiali da distribuire, ed è cresciuto il rapporto di famiglia con tutti. Un venerdì al mese altri giovani aderiscono al nostro progetto di creare uno spazio di fraternità. Essi provengono da diversi punti di Santiago e nella nostra casa, per il clima di fraternità che c’è, riescono a superare le distanze sociali che ancora feriscono la nostra società. E’ con questo amore reciproco costruito prima tra noi che andiamo incontro ai nostri amici bisognosi. (A cura di Edoardo Zenone – Tratto dal giornale “Gen” – luglio-settembre 2010) (altro…)
Lug 8, 2010 | Chiesa, Nuove Generazioni
“Oggi ho scoperto il Cielo: Dio è Amore, Lui ci ama immensamente!” cantano le 780 gen 4 – le bambine del Movimento dei Focolari – riunite a Castelgandolfo per il loro Congresso dal 24 al 27 giugno scorsi. Sono arrivate per lo più da Italia ed altri paesi europei, ma in prima fila anche 50 provenienti da Burundi e Ruanda, Brasile, Argentina, Bolivia e Libano. Valeria della Bolivia: “Sinceramente il Congresso è stato la cosa migliore che mi sia successa. Quello che più mi è piaciuto è stato imparare da Gesù ad amare, e adesso amo di più di prima, non so come ringraziare Dio…”. Andare a Roma per lei sarebbe stato impensabile senza le più svariate iniziative messe in moto dalle gen 4 di tutto il mondo: la cifra raccolta – più di 5.000 euro – ha reso possibile la partecipazione sua e delle altre arrivate dai continenti extraeuropei.
Come i gen 4, anche loro hanno seguito il filo dell’Amore di Dio verso il suo Popolo eletto fino a Gesù, venuto in terra per portarci l’amore del Padre. Un movimentato gioco durato tutto il pomeriggio le ha aiutate a scoprire Gesù presente non solo in Cielo ma fra noi, quando ci amiamo, nel fratello, nella sua Parola, nell’Eucaristia. “Le tue risposte erano veramente interessanti e si vedeva che hai risposto con il cuore” così scrivono a Maria Voce dopo l’incontro con lei: le avevano posto alcune domande piuttosto impegnative. Scrivono ancora: “Grazie per aver risposto saggiamente ad ogni nostra domanda! Finalmente so come realizzare il mio sogno: per diventare santa bisogna amare tutti perché Gesù è in tutti!” “…Il congresso mi ha insegnato molte cose di Gesù, mi ha cambiato il cuore, quando tornerò a casa non sono più la stessa, quando ci sarà un’occasione per aiutare sarò la prima a farmi avanti”. Una festa con danze, canti tipici e scenette è l’occasione per l’incontro con i primi compagni e compagne di Chiara: un dono reciproco, un momento di intesa semplice e profonda, da cui non si sa chi sia uscito più felice. Scoperto l’amore di Dio, le gen 4 hanno sperimentato di essere veramente sorelle al di là di ogni provenienza, lingua e cultura: “Sono stata contenta di stare sempre con le altre gen 4 – scrive Laurette del Ruanda – ci siamo amate, e quando arriverò in Ruanda io amerò tutti”. In tutto il mondo – dalla California ad Hong Kong – gruppi di gen 4 si sono riuniti per seguire via internet alcuni momenti dell’incontro. Scrivono da Fontem, in Cameroun: “Il collegamento video è stato bellissimo! Abbiamo capito che non importa dove siamo, Dio è sempre con noi e allo stesso tempo in Cielo. …Siamo molto felici di poter donare la cosa più bella che abbiamo, cioè Dio, ai nostri amici. Con l’amore, possiamo trasformare il mondo pieno di odio. Facendo così, Gesù sarà felice di noi e lo incontreremo in Paradiso. Grazie!” (altro…)
Lug 1, 2010 | Chiesa, Cultura, Nuove Generazioni, Spiritualità
Il titolo annunciava “La più grande avventura del mondo”. Già la preparazione, fatta dai più grandi per i più piccoli, faceva intuire che il congresso – che si è svolto a Castel Gandolfo dal 17 al 20 giugno – sarebbe stato un gioco d’amore alla luce del sole di Dio. L’importanza dell’evento era sottolineata anche dalla sua dimensione mondiale. Infatti era vivo il collegamento con gli altri gen4 del mondo, tramite le loro esperienze, foto, canti e scenette che avevano mandato, e poi attraverso una diretta via internet. Ciò che ha reso ancor più prezioso l’incontro è che i gen4 ammalati hanno offerto la loro malattia, il loro dolore per la sua riuscita.
Uno dei temi fondamentali è stato la conoscenza di Dio come si è manifestato nella storia: nella creazione, nell’amicizia col suo popolo prediletto come protettore, difensore, guida e salvatore. Poi il Suo dono più grande, Gesù che ci rivela il cuore di Dio con la storia del padre misericordioso che accoglie il figlio prodigo. Poi la conoscenza dei profeti, dei santi, di tutti quelli che con la loro vita sono stati e sono messaggeri dell’amore di Dio, e attraverso la loro voce, come quella di Chiara, siamo stati raggiunti anche noi. Proprio Chiara, attraverso il video, ripeteva ai gen4: “Sapete qual è la vera felicità? Provate: è quella che ha la persona che ama, che ama, che ama. Quando si ama si è felici e se si ama sempre si è felici sempre. Che cosa potete fare voi nel mondo? Dare la felicità, insegnare ad amare».
Il suo messaggio è stato accolto. Flavio diceva: “In un gioco bisognava correre da una parte all’altra senza farsi prendere… ma poi ho visto un libretto per gli appunti per terra. Mi sono fermato, l’ho preso e l’ho portato subito al suo proprietario”. E Joe: “Ho costruito un aeroplano di carta, ma un bambino l’aveva perso. Io allora gli ho regalato il mio”. Gli incoraggiamenti a “provare il segreto della vera felicità” oltre che alle attività, agli spazi creativi, sono stati gli incontri con molti degli amici e amiche di Chiara.
Tra questi Emmaus, che ha dato una consegna impegnativa: “Se noi siamo uniti, possiamo portare avanti questa rivoluzione che Dio ha mandato al mondo tramite Chiara. Dovete portare nel mondo un’onda d’amore”. E la consegna è stata accolta. Si vede dagli echi che arrivano da quanto sono tornati a casa. Una grande sfida che i più piccoli lanciano a tutti. Qualche gen4 ha invitato gli amici ad una festa e ha raccontato ciò che ha vissuto, altri hanno aggiornato le comunità da dove provenivano. Ciò che dà garanzia è il coraggio che hanno preso. Un gen4 ha dichiarato davanti a molti che vuole diventare santo. Ciò ha meravigliato chi lo ascoltava ed è stato interrogato su come pensava di raggiungere questo scopo. Lui ha spiegato che è molto semplice: la santità è volersi bene, sempre, senza misura. L’onda d’amore è partita! (altro…)
Giu 21, 2010 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
A Buenos Aires e a La Plata sono stati più di 500 i docenti, professori, studenti che hanno dialogato con il responsabile mondiale di Sportmeet, dott. Paolo Crepaz, in visita in Argentina nei primi di giugno, su una visione ed una cultura dello sport capace di offrire la prospettiva della fraternità. Educare ed educarsi attraverso lo sport, una cultura della sconfitta per una nuova cultura della vittoria, un rapporto costruttivo fra sport e mass media, inclusione e promozione umana e sociale sono stati i temi che hanno suscitato grande interesse. Con questi istituti ed atenei dove già insegnano docenti di Sportmeet, si apre ora un rapporto di collaborazione. La visita alla Casa del Niño di un quartiere molto povero a Florencio Varela, nella periferia di Buenos Aires, ha permesso di conoscere la realtà in cui si è svolta l’ultima edizione di “Deporchicos”, originale evento sportivo promosso dagli operatori di Sportmeet che ogni anno vede giocare insieme bambini di diversi strati sociali. Quest’evento, insieme ad altre iniziative di aiuto sociale, servono a costruire rapporti fraterni e solidali. I due giorni conclusivi del viaggio nel paese sudamericano sono stati trascorsi nella pittoresca cittadella del Movimento dei Focolari, “Mariapoli Lia”, immersa nella pampa argentina, dove decine di giovani da tutto il mondo si recano ogni anno per fare una vera “scuola di fraternità”. Alcune riflessioni sui temi più importanti, la condivisione di molte esperienze di vita, il fitto dialogo tra tutti, ed alcuni momenti distensivi, hanno permesso ai partecipanti al weekend di formazione non solo di sentirsi parte della “famiglia” di Sportmeet, ma di rinnovare l’impegno a rispondere, anche attraverso lo sport, alle molte domande a carattere sociale vive in ciascuno. Fonte: www.sportmeet.org (altro…)