Giu 18, 2018 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
I Giovani per un Mondo Unito vi danno appuntamento a Torino e a Roma per il Summer Campus . “La periferia: capitale d’Italia” è il titolo scelto per i dieci giorni in cui 60 giovani, provenienti da tutta Italia e animati dalla volontà di spendersi per la propria città, realizzeranno attività di riqualificazione, laboratori per i più piccoli e workshop interattivi su temi come la legalità, l’integrazione, il disarmo. Il costo è di 150 euro. Le iscrizioni, rivolte ai giovani dai 18 ai 30, anni si chiuderanno il 30 giugno. Per info: campus@gmail.com o 3311415079 (Giacomo Vannacci). Vedi anche: Focolari Italia www.summercampus2018.ga Facebook: Giovani per un Mondo Unito – Italia #torinosummercampus #romesummercampus
Giu 12, 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
“Beyond Go Coffee” è l’iniziativa dei giovani del Movimento dei Focolari di Milano, in sintonia con il messaggio che verrà lanciato a Manila, nelle Filippine, al Genfest (6-8 luglio 2018): andare oltre sé stessi, per mettere al centro l’altro. “Ci prendiamo un caffè?”. In Italia, il caffè è molto più che un liquido scuro, da prendersi amaro o dolce, o macchiato di latte. Il caffè, come il “mate” in Argentina, o il “tea” in Gran Bretagna, è anche un modo per uscire da sé e mettersi in relazione, un momento di pausa che, all’interno di una giornata, diventa occasione di scambio. Alcuni mesi fa, a Milano, i giovani dei Focolari hanno ripreso l’idea, già utilizzata in passato, di rivendere pacchetti di caffè, acquistati all’ingrosso, e contribuire, con il ricavato, alle spese del Genfest di Manila, ormai prossimo. In particolare per sostenere i viaggi di chi vi arriverà da Paesi lontani e la popolazione locale, colpita dal tifone Vinta, lo scorso dicembre. Ottenuto un prezzo speciale da un distributore all’ingrosso, hanno ideato e realizzato le etichette con le linee guida dell’attività e il logo dell’evento. I giovani di Milano si sono chiesti come diffondere anche dalle loro parti la conoscenza di un evento, il Genfest, che nella sua lunga storia «ha fatto della fraternità tra le persone una idea-forza». L’evento di Manila, dal 6 all’8 luglio 2018, riguarda tutti, e la necessità di guardare oltre se stessi e costruire relazioni è un tema molto attuale anche nella nostra società. Il caffè e i suoi rituali esprimono bene questa voglia di socializzare, di stare insieme. «Questa volta è stato più semplice – raccontano gli organizzatori – avevamo già tutti i contatti. Nel giro di un mese il fornitore ha fatto arrivare 4 mila pacchetti di caffè in un deposito centrale di Milano. Nel frattempo, nei diversi territori della nostra regione, una rete di persone si è resa disponibile per fare un piccolo deposito anche a casa loro. Anche il processo dell’etichettatura, fatta da loro, è stato l’occasione per incontrarci e cominciare a costruire nuove relazioni. Infine, questa attività ha creato molte occasioni per andare a trovare persone che non vedevamo da tempo, consolidando tra noi rapporti di fraternità». Il messaggio di Manila, “Beyond all Borders”, profuma anche di caffè. Fonte: United World Project (altro…)
Mag 6, 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni

Simone Barlaam
«Come vedete dal colore dei capelli ho qualche anno più di voi. Ma faccio anche io parte della famiglia del Genfest. I Genfest ai quali ho partecipato da ragazzo sono rimasti impressi dentro di me. Che cosa mi è rimasto di quelle esperienze? Due cose. La prima. Per me che arrivavo da un piccolo paese dell’Abruzzo (Italia) ogni volta era immergermi in un’esperienza di mondialità. La seconda: al Genfest ho capito che ognuno è protagonista del proprio destino: il mio futuro dipendeva da me. Quello che da allora ho cercato ogni giorno di seguire nella vita per realizzare le mie aspirazioni. Anche quelle più complicate e apparentemente impossibili. È la stessa cosa che oggi, con mia moglie Claudia, stiamo cercando di trasmettere ai nostri figli. Mi piace pensare che ci sia un disegno più grande per ognuno di noi. Come pezzetti di un puzzle le vicende della vita si mischiano, si intrecciano, sembra difficile trovare la loro giusta posizione, ma poi improvvisamente i pezzetti iniziano a incastrarsi. A gennaio 2000 io e Claudia eravamo in Australia, a Sydney, in viaggio di nozze e passeggiavamo nel nuovissimo parco Olimpico. Facevamo programmi e mettevamo le basi per costruire la nostra famiglia. Simone era in arrivo e noi eravamo felici e pieni di amore. Ci sentivamo invincibili. Poi l’arrivo di Simone è stato subito travagliato. Il giorno in cui è nato abbiamo scoperto che aveva una ipoplasia del femore e una coxa vara. Una disabilità permanente aggravata da una frattura del femore. In pratica aveva un femore più corto dell’altro di una quindicina di centimetri. Fragile come un pezzo di vetro. Nel corso degli anni, Simone ha subito dodici interventi chirurgici: allungamenti dell’arto, interventi correttivi all’anca, trapianti ossei per consolidare il collo del femore che non teneva. Dodici operazioni seguite da lunghissimi mesi con il gesso che lo bloccava dal petto in giù. Nei lunghi periodi a letto, Simone ha imparato a disegnare, l’unica cosa che riusciva a fare da sdraiato. Amava disegnare i pesci, gli squali soprattutto per la loro forza e la loro velocità. Tant’è che un nostro caro amico lo ha soprannominato “lo squalo Simone”. Quand’era con il gesso fino al petto, guardavamo spesso il film Nemo, che è ambientato in Australia. Simone, come Nemo, aveva (e ha) una pinna più corta dell’altra. Io mi sentivo come Marlin, il padre di Nemo. Ansioso per il suo futuro. E pieno di paure per quello che poteva capitargli. Ma come Marlin, a un certo punto ho capito che Simone poteva affrontare da solo il suo “oceano”. Senza paura. Anche con la pinna più piccola. A un certo punto Simone ha cominciato a fare sport. Il nuoto era l’unico sport che poteva fare, per muovere i muscoli senza rischiare di rompere il suo osso di cristallo. Dopo un po’ ha cominciato a gareggiare. Qualche anno dopo ha preso ad allenarsi con i ragazzi della nazionale italiana di nuoto, tutti i giorni, dopo la scuola, per due ore e mezza, che diventano cinque prima delle gare più importanti. Tanto che a 17 anni, agli ultimi mondiali di nuoto paralimpico che si sono svolti a Città del Messico, nel dicembre scorso, Simone ha vinto due medaglie d’oro, nei 50 e nei 100 stile libero, un argento e un bronzo. Sono le gare più veloci nel nuoto. Adesso, esattamente 16 anni dopo il nostro viaggio di nozze, Simone è in Australia come “exchange student” per fare il quarto anno di liceo e continuare i suoi allenamenti ad alti livelli. Continua ad allenarsi, a studiare e gareggia con i più forti nuotatori australiani all’Olimpic Aquatic Centre di Sydney, proprio dove io e Claudia lo avevamo portato quando era ancora in grembo. Ebbene, se qualche anno fa qualcuno mi avesse detto che un giorno avrei avuto un figlio con due titoli di campione del mondo, gli avrei detto che era un pazzo. Simone ha una pinna più piccola, ma è più forte di quanto tutti credevamo. Ha avuto il coraggio di aprirla e di volare. Vi auguro, vi invito, ad aprire anche voi le vostre ali. Ad avere coraggio. E a imparare a volare. Seguite le vostre passioni. Non vi accontentate.» Riccardo Barlaam (altro…)
Mag 4, 2018 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
L’unità del mondo. Carissimi giovani, siamo noi così disattenti agli avvenimenti in cui ci troviamo immersi giorno dopo giorno, da non vedere come la nostra epoca è segnata da tensioni, da guerre, da guerriglie, dal pericolo addirittura d’una conflagrazione nucleare, da disunità di tutti i generi, da fenomeni di terrorismo, da rapimenti, dai mali più diversi, generati proprio dalla mancanza di amore e concordia fra gli uomini, da non vedere che parlare oggi d’unità è quasi un’utopia? […] Ma, grazie a Dio, non è solo questo che caratterizza la nostra epoca, non sta tutto qui quello che può essere sottoposto alla nostra attenta osservazione […] Il mondo tende senz’altro all’unità: è il suo destino o meglio: è il disegno di Dio su di esso. […] Alle vostre domande daremo le risposte non solo a voce, ma con la vita dopo questo Genfest, incamminandoci decisamente per le diverse vie che portano rimedio al mondo diviso unificandolo. Esse – solo per esemplificarne alcune – sono: la via dell’unità tra le generazioni, le razze, i gruppi etnici, fra i diversi popoli, fra l’est e l’ovest, fra il nord e il sud; fra i cristiani delle varie denominazioni, fra i fedeli delle religioni più diverse; la via dell’unità tra i ricchi e poveri per una comunione di beni; fra Paesi in guerra per la pace; la via dell’unità anche tra l’uomo e la natura; la via dell’unità con gli indifferenti, i soli, con chi soffre in qualsiasi modo; la via dello sviluppo, del progresso; la via dell’unità fra i vari Movimenti spirituali, fra le associazioni laiche; fra persone di diverse ideologie, di varie culture, ecc. E, come potete costatare, alcune fra queste sono vie che i giovani già battono, perché a loro congeniali. […] Essi vogliono camminare per le vie più diverse, ma ponendosi nella Via per eccellenza […] quella Via che è Cristo. Egli ha detto di sé: “Io sono la via” (Gv 14,6). E cosa dobbiamo fare per essere ben inseriti in questa Via e camminare così con frutto in tutte le altre vie? Essere Lui, altri Lui. Vivendo la Parola tutta la vita cristiana seminata in noi dal battesimo, rifiorirà pienamente. E a questa Parola potranno agganciarsi i giovani di tutte le Chiese o comunità cristiane. Essa – in molte sue espressioni – è accettata anche dai giovani di altre religioni e da chi in buona fede si pensa ateo. La Parola farà un blocco di tutti voi, rendendovi forti e infrangibili […] E allora – se sarete fedeli, se vi spargerete nel mondo come altrettanti Gesù – il programma: “Che tutti siano uno” non sarà una chimera, ma una realtà, che si avvicinerà sempre di più, anche per opera vostra. Fiorirà una primavera nel mondo. Vedremo miracoli. Potrà adempiersi nei vostri riguardi l’affermazione di Cristo: “Chi crede in me, farà a sua volta le opere che faccio io; anzi ne farà di più grandi” (Gv 14,12). (Brani dell’intervento di Chiara Lubich al Genfest. Roma (Palaeur), 29 maggio 1985) (altro…)