Mar 6, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria, Spiritualità
Sono le due del mattino del 5 dicembre 2013. Gli abitanti di Bangui, capitale della Repubblica Centroafricana, vengono svegliati da detonazioni di armi pesanti. Nelle strade, un immediato fuggi fuggi generale verso una speranza di salvezza per sé ed i propri cari. Ejovie ed Amandine sono due Gen3 (ragazze del Movimento dei Focolari che s’impegnano a vivere l’ideale dell’unità). Raccontano dello smarrimento di quelle ore e dei giorni successivi, ma anche della decisione di non arrendersi alla paura nonostante la loro giovane età: «Con la mia famiglia abbiamo cominciato a correre verso il Seminario maggiore – scrive Ejovie – con tutti quelli che scappavano nella stessa direzione. Nella folla ho visto una mamma con il suo bebè sulla schiena, il suo bagaglio sulla testa, ed altri bambini piccoli; uno di loro non riusciva a correre e piangeva, ed anche la mamma andava piano perché malata. Nessuno si fermava per aiutarla. Una voce mi ha trattenuto dal proseguire. Ho preso per mano il bambino piccolo, anche se ero un po’ preoccupata perché avevo perso di vista i miei familiari». Il gesto di Ejovie non è passato inosservato: infatti altri due giovani si sono fermati ad aiutare la donna ed i suoi figlioli a raggiungere un istituto religioso dove hanno trovato ospitalità. Sapendoli al sicuro, Ejovie si è diretta finalmente verso il Seminario dove ha riabbracciato i suoi. Anche Amandine trova rifugio nel Seminario, assieme alla sua famiglia. «Ci siamo accampati in una sala con altre famiglie – racconta la ragazza -. Bisognava dormire a terra, sopra un tessuto, ma ho pensato che, anche in questa situazione, potevo continuare ad aiutare chi mi stava accanto. Siamo in molti, ma condividiamo tutto: il cibo e gli altri beni. Un giorno sono uscita per lavare i vestiti della mia famiglia ed avevo ormai finito; è arrivata una donna anziana e mi ha chiesto di lavare anche il suo. Volevo rifiutare, mi sentivo stanca. Poi ho ascoltato la risposta nel mio cuore: “Questa donna potrebbe essere mia madre, se rifiuto di lavare il suo vestito, chi lo laverà?”. L’amore per essere vero deve essere concreto. Ho lavato il vestito, l’ho messo ad asciugare al sole con gli altri. Lei mi ha ringraziato:”Che Dio aggiunga un anno alla tua vita, figlia mia!”. Difficile dire la mia felicità!».
Ejovie ed Amandine vengono coinvolte in una campagna di sensibilizzazione all’igiene, organizzata dall’UNICEF e da altre ONG nel contesto della guerra. «Abbiamo colto questa occasione per aiutare le persone che hanno perso tutto. Abbiamo anche raccontato dell’arte di amare, dell’amore al prossimo. Vediamo che tutti soffrono moltissimo per la guerra: c’è molto odio, si cerca la vendetta. Noi sentiamo, però, di aiutare e amare tutti, anche i nostri nemici, e che solo perdonando possiamo cominciare a ricostruire la pace». (altro…)
Feb 22, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
“Move for something greater”, muoversi per qualcosa di più grande; questo lo slogan del progetto che il Gen Rosso sta portando avanti, dal 30 gennaio al 5 marzo assieme a giovani studenti di diverse città delle Filippine, come segno di concreta solidarietà e condivisione dopo il tifone dello scorso novembre. Già da mesi la venuta del complesso internazionale era stata preparata coinvolgendo alcune scuole pubbliche e private.
All’arrivo a Manila, il Gen Rosso è stato accolto anche dal Ministro per l’Educazione filippino, che ha espresso grande stima per l’iniziativa, ed il desiderio di proseguire in futuro la collaborazione. L’’International Performing Arts Group, per preparare insieme ai giovani i suoi primi spettacoli a Manila (1° e 2 febbraio), ha animato diversi workshop a cui hanno partecipato 210 ragazzi entusiasti di avere l’opportunità di esprimere i propri talenti. Musiche, danze, coreografie, testi del musical “Streetlight”, sono diventati canali per creare comunicazione e sintonia con i giovani. Alcuni di essi provenivano da zone marginali della metropoli. “Proprio loro – scrivono gli artisti del complesso – erano più convinti che mai della forza del progetto. Sono partiti con il sorriso pieno sul volto e un’espressione di soddisfazione unica”.
I laboratori dei workshop si sono poi concretizzati nella presentazione di due concerti svoltisi al Palasport “Ynares” di Manila: i giovani e la band uniti hanno portato in scena il musical. In ciascuna delle serate si sono registrate oltre 2.200 presenze; tra queste, anche un gruppo di quaranta giovani musulmani. Una di loro ha messo in evidenza “la convinzione, il coraggio, l’ispirazione” che lo spettacolo comunicava. Alcune impressioni degli studenti che vi hanno partecipato come protagonisti: “Avete sanato le ferite del nostro cuore, che bello ritornare a casa e poter vivere per gli altri!”, “Grazie per averci fatto sentire in famiglia!”, “Con questo progetto ho ritrovato la voglia di vivere”, “Ho imparato ad essere più sicuro di me stesso e ad avere fiducia”, e ancora “Grazie a questi giorni trascorsi con il Gen Rosso ho ritrovato il rapporto con mio padre”.
Seconda tappa: Masbate, un’isola a sud-est di Manila in mezzo alla natura tropicale, (7 e 8 febbraio). “Questa tournée – confidano– ci sta regalando delle emozioni indelebili. Siamo in un’isola che vive di pesca e di risaie. La “Fazenda”, dove alloggiamo, si trova in mezzo alla campagna ad un’ora dalla città, e per le strade è tutto un pullulare di sidecar. La gente, pur tra mille difficoltà, vive contenta…”. Il progetto a Masbate è realizzato in collaborazione con la Fazenda da Esperança, insieme ad alcuni studenti di diverse scuole dell’isola. “L’entusiasmo dei circa 200 partecipanti al workshop, durante la settimana, è salito alle stelle! Tante situazioni del musical Streetlight questi ragazzi le hanno vissute sulla propria pelle… Abbiamo dovuto inserire un terzo spettacolo per le tante richieste, con 1600 partecipanti”. “A Masbate – confessano presi dall’emozione – abbiamo lasciato lacrime di gioia e rapporti profondi… Ancora una volta abbiamo sperimentato che in questi posti, non facilmente raggiungibili, riceviamo molto di più di quanto diamo”. L’avventura, poi, è continuata a Davos (14 e 15 febbraio). poi Cebu (21/22), per concludersi a Manila il 5 marzo. Vedi video 1 Vedi video 2 (altro…)
Feb 6, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
Il 25 gennaio 2014 ha avuto luogo la 14° edizione dell’annuale giornata di pallavolo sponsorizzata, organizzata da «Youth4unity», giovani del Movimento dei Focolari, della Svizzera. 160 sportivi pieni di entusiasmo si sono dati appuntamento in sei palestre della scuola cantonale a Zurigo Oerlikon, non solo per fare dello sport. Infatti, con quanto riescono a raccogliere dagli sponsor sostengono, già per la terza volta, la fondazione Koz Kazeh (Arcobaleno) del Cairo. Si tratta di giovani e ragazzi egiziani che devono lavorare per sostenere le loro famiglie e che riescono a studiare solo nei giorni liberi. Di recente possono beneficiare di corsi d’orientamento professionale e programmi speciali di sostegno alle ragazze. Oltre all’impegno sociale, divertimento e gioco hanno scandito il VolleyDay svoltosi a Zurigo. Il motto “Take care – Rispetta il vicino, ognuno è importante”, ha fatto da filo conduttore al torneo, rendendolo un’amichevole Fair Play.
“Nel gioco non c’è lotta di concorrenza, come succede in altri tornei, perché noi giochiamo per un altro scopo”, afferma Gabriel (18), zurighese, che partecipa per la prima volta al VolleyDay. Il VolleyDay ha, inoltre, coinvolto una ventina di persone che volontariamente hanno collaborato, dietro le quinte, alla riuscita del torneo. La squadra «Abracadabra» ha raggiunto la somma più alta di sfr. 2’376 (€ 1.942,15) conquistando la “coppa challenge”. Le squadre vincitrici «D’Choncheflicker» (Liga A) e «Oerlikon one» (Liga B), hanno vinto un grande cesto di generi alimentari per una cena insieme. Il “time out” (un minuto di silenzio e di preghiera per la pace) e la lettera arrivata per l’occasione dalla fondazione Koz Kazeh, hanno rafforzato il rapporto fra i giovani di Zurigo e del Cairo. E la somma complessiva raccolta per l’edizione 2014, uguale a sfr. 12’074 (€ 9’869,30), è già partita per sostenere i microprogetti del Cairo. Galleria di foto (altro…)
Feb 1, 2014 | Famiglie, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
Micha Jane e Ryan, abitano con la loro famiglia a Tacloban, capoluogo della provincia di Leyte, isola al centro sud ovest delle Filippine, tra le città più colpite dal tifone dell’8 novembre 2013. Su 200.000 abitanti, oltre 10.000 sono i morti stimati. I ragazzi che, con la loro famiglia fanno parte della comunità locale dei Focolari, conservano ricordi vividi della tragedia: “Non saprei dire quante volte abbiamo recitato con tutta la famiglia il santo Rosario – racconta Ryan –: passato il tifone la nostra casa era solo danneggiata sul tetto”. E Micha Jane: “Mio padre ci ha fatto rifugiare nel bagno perché unico ambiente della casa dotato di muri di cemento; ogni volta che la casa tremava e gli oggetti sbattevano sul muro esterno mi pareva di essere stata colpita. Allora ho cercato di concentrarmi di più nella preghiera e ho sentito le mie paure scomparire lentamente”. Passato il tifone sopraggiunge la notte: “Sentivamo parlare di case derubate, gente uccisa; ancora una volta abbiamo trovato la forza di chiedere aiuto a Dio e, allo stesso tempo, sentivamo di dover essere prudenti e attenti”.
I giorni successivi sono davvero difficili. Il vento fortissimo spazza via tetti, case, alberi, e causa un’onda dall’oceano che in pochi minuti ha sommerso parte della città. Manca l’elettricità, l’acqua, non c’è modo di comunicare, nemmeno con i cellulari; i primi contatti telefonici vengono ripristinati solo dopo giorni. Micha Jane continua a raccontare: “Si sentivano spari occasionali, le notti erano straordinariamente silenziose. La maggior parte dei nostri vicini e amici sono sfollati a Cebu e Manila con aerei militari. Alcuni parenti volevano convincere mio papà a fare lo stesso. I miei genitori hanno invece deciso, invece, di rimanere. Ci hanno spiegato che volevano assumersi la responsabilità di soccorrere chi era in difficoltà. Man mano che i giorni passavano, abbiamo aiutato mio padre e mia madre a distribuire i beni di soccorso che cominciavano ad arrivare e abbiamo visitato i sopravvissuti al tifone”. Prosegue Ryan: “Ho pensato che sarei stato sopraffatto dalla mancanza di internet, della televisione… Eppure mi sono reso conto che c’è gioia e vita nell’incontrare le persone e amarle”. Micha Jane conferma: “La nostra vita è diventata ancora più semplice. Mio fratello pulisce il pavimento, io piego la biancheria che mia madre ha lavato. Abbiamo programmato il lavaggio dei piatti e il mio turno è dopo la prima colazione e mio fratello dopo il pranzo. Abbiamo trovato la vera gioia aiutando. I nostri giorni sono sempre pieni e appaganti. Ho capito che la vera felicità sta nell’amare”. Ancora l’emergenza nelle zone più colpite non è superata; passata l’onda degli aiuti di primo soccorso, anche con il sostegno di AMU (Azione per un mondo unito, ong) e AFN (Azione per Famiglie Nuove, onlus), dei Focolari, è iniziato il progetto di riparazione e ricostruzione di circa quaranta abitazioni. La convinzione di queste famiglie, a cominciare dai più piccoli, nella forza del Vangelo vissuto e della preghiera fatta insieme farà il resto.
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Gen 17, 2014 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
«Vivere insieme per qualcosa che possa rafforzare il bene nel mondo ci unisce e ci dà la forza, e ci spinge ad andare avanti verso il mondo unito». Sono parole di Igor dei Giovani per un Mondo Unito del Nordest del Brasile. Ma cos’è “Desafio” (Sfida)?

Scuola Santa Maria
«“Desafio” è una tre giorni – spiega Igor – di incontro, festa e condivisione delle tante iniziative che noi Giovani per un Mondo Unito di questa regione (che coinvolge sette stati brasiliani) portiamo avanti nelle nostre città. Ogni anno, siamo circa 350 giovani che ci diamo appuntamento nella cittadella “Santa Maria”, in Igarassu (Stato di Pernambuco). Il programma si svolge con temi d’interesse e di approfondimento, comunicazione delle attività svolte nelle varie città, vari workshop e dei forum specifici. Molto costruttivi sono i momenti dedicati a conoscere alcune opere sociali portate avanti dai Focolari e l’aiuto concreto che possiamo svolgere in quei giorni, come un nostro segno di amore concreto verso le persone del posto». Un programma impegnativo… «Certo – continua Igor –, anche se non mancano le serate ricreative e i giochi insieme. Una delle serate è dedicata alla preghiera ecumenica per la Pace. È sempre uno dei momenti più profondi e di grande accettazione da parte dei presenti. Si sente che siamo tutti connessi e che basta fermarsi e dare spazio a questa dimensione, che si crea subito come un ponte spirituale che ci unisce a Dio e fra di noi».
Quest’anno avete svolto la 4° edizione che aveva lo slogan “Andate verso l’altro”. Quali le conclusioni? «Sono venuti molto in evidenza l’importanza dei rapporti: nella famiglia, nella società, nel mondo virtuale, nelle varie azioni che portiamo avanti e nei progetti sociali. La novità, sentita fortemente da tutti, è stato un progetto, lanciato qualche tempo fa, che abbiamo chiamato “Prima gli ultimi”. Si trattava di capire, da parte di ogni gruppo di giovani nelle proprie città, chi sono questi ultimi, per poi vivere per loro. Sono nate, così, tante iniziative concrete in tanti punti del Nord-Est brasiliano in favore dei più bisognosi, che abbiamo condiviso con tutti! Il “Desafio”, è il momento in cui – conclude Igor – coinvolgere il maggior numero possibile di giovani per costruire insieme un mondo più unito e fraterno». (altro…)
Gen 11, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
«Non è facile raccontarvi quello che stiamo vivendo nella mia regione, in Congo, dove un conflitto permanente sconvolge il Paese. Ho conosciuto l’Ideale dell’unità quando ero ancora una gen3 ed ero felice di far parte di una comunità che viveva il Vangelo. Poi, crescendo, quando sono entrata all’università ho incontrato un altro mondo. Ho visto persone arrivare ad ammazzarsi a causa delle differenze tribali ed etniche. Corruzione, frodi, menzogna e tanti altri mali sono il tessuto della vita quotidiana. Quando ho preso il diploma, ho trovato lavoro in un’ organizzazione non governativa che opera per i diritti delle donne congolesi e, in particolare, per quante hanno subito abusi sessuali. Per questo ho girato in tante regioni. Mi sono trovata davanti alla miseria di tanta gente, anche se il Congo è un Paese bellissimo e ricco di importanti risorse naturali. Vedevo crescere un clima generale di rassegnazione. Si sentiva dire: «Questo Paese è già morto, non vale la pena occuparsene…». Verso l’inizio del 2012, qualcosa di nuovo si è acceso dentro di me. Ho letto un testo di Chiara Lubich in cui ci invitava a non accontentarci delle piccole gioie, e a puntare in alto. Ho capito che, per me, voleva dire lavorare per il cambiamento del mio Paese. Così abbiamo fatto nascere un movimento di mobilitazione giovanile in città e abbiamo iniziato a diffondere informazione, le nostre analisi e riflesioni sulla situazione, progetti per reagire insieme. Abbiamo denunciato la mancanza di lavoro per tanti giovani, con una disoccupazione giovanile altissima. Poi, mentre si avvicinava l’anniversario dell’indipendenza del Congo (1960), abbiamo stampato dei volantini denunciando i problemi del presente: la crisi della giustizia, la gravissima disoccupazione e il paradosso tra le grandi risorse del Paese e la povertà della maggioranza. La sera della vigilia, mentre stavamo ancora distribuendo i volantini, sono stata arrestata per una settimana. Per non lasciarmi da sola, si sono fatti arrestare con me altri due giovani e, dopo qualche giorno, altri due. Ho subito decine di interrogatori. Sentivo che la minaccia di morte o di condanna si avvicinava ogni giorno di più. Ciò che mi ha sostenuto anche in quei momenti terribili, è stata l’unità che mi legava alle gen della mia città e ai giovani che mi sostenevano con la loro solidarietà. Una gen si avvicinava ogni giorno al luogo dove mi trovavo e mi gridava il sostegno di tutti. E poi, pensando che Gesù, anche sulla croce, non aveva smesso di essere Amore, ho continuato ad amare concretamente, preparando il cibo per gli altri detenuti e anche per le guardie. Con tanti giovani impegnati in questo movimento condivido la Parola di vita. La cosa più importante che ho capito è che per realizzare un vero cambiamento, la forza viene dall’amore. Agire con amore, senza violenza, significa agire a fianco di Dio. Cosa vogliamo? Il nostro scopo non è opporci ad un gruppo politico, ma lottare per costruire il Congo dei cittadini, consci dei loro diritti e dei propri doveri per sostenere nuovi leader che agiscano per la giustizia. E quali sono i risultati? Oggi il movimento esiste, è conosciuto nella nostra regione e in altri punti del Paese; abbiamo condotto più di 50 azioni e ottenuto alcune risposte concrete. E siamo ancora vivi, nonostante le minacce e tentativi di strumentalizzazione. Nella nostra città siamo il primo gruppo di giovani che, rispettando le leggi del Paese, osano denunciare, sostenere, prendere posizione su tanti problemi, anche gravi, come quello delle sanzioni contro militari implicati in crimini ed estorsioni. Sono convinta che sta crescendo una generazione sempre più numerosa di congolesi che riprende fiducia e si impegna per il Paese». (M.M. – Congo) (altro…)