Lug 18, 2012 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale

Il logo del progetto (spiegazione sotto)
Quale futuro ci attende? È la domanda aperta di milioni di giovani che dall’Asia al Medio Oriente non vogliono stare a guardare. Il Genfest può segnare un’opportunità, per molti di loro: allargare l’orizzonte oltre le guerre civili e rivoluzioni fallite, crisi globalizzata e cultura della paura, e tentare anche proposte ardite. Come quella di costituire un gruppo di ricerca per studiare se e come il “principio dimenticato” della storia moderna, la fraternità, sia in grado di incidere nelle scelte individuali e collettive.
United World Project (UWP) è il nome del progetto, ideato dai Giovani per un Mondo Unito dei Focolari (www.y4uw.org) e aperto alla collaborazione di tutti gruppi giovanili e reti internazionali, appartenenti ad altre culture e fedi religiose, con cui si è cooperato su temi diversi negli anni passati. Una riflessione ispiratrice: «La fraternità può realizzare nella città libertà e uguaglianza, che consiste nel creare le condizioni perché ciascuno, cittadino, famiglia, associazione, azienda, scuola, possa esprimere la propria personalità e dare il meglio di sé», come affermava Chiara Lubich nel 2001. Ai giovani il compito di tradurre in scelte concrete questo pensiero. Con un supporto di esperti e di giovani professionisti, il progetto ha preso forma, e si articolerà in tre fasi: Network (la rete), Watch (l’osservatorio), Workshop (il laboratorio).
United World NETWORK: il comporsi di una rete di giovani in tutto il mondo ai quali si chiede di prendere un impegno personale con la propria firma. Ha come finalità approfondire le esigenze di una cultura di fraternità universale e l’impegno a vivere la “regola d’oro”: fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te. Questa prima fase del progetto inizierà durante il Genfest, con la prima raccolta di firme, e si svolgerà fino all’avvio della prossima Settimana Mondo Unito, il 1° maggio 2013, quando si costituirà ufficialmente l’Osservatorio permanente.
- United World WATCH: la costituzione di un Osservatorio internazionale permanente per prendere in esame azioni e iniziative che di fatto sono state in grado di generare un “incremento di fraternità” nel tessuto sociale, economico, culturale e politico del pianeta. Valuterà indicatori di coesione sociale, di pace, di accoglienza e dialogo tra persone di diverse fedi e culture, di interdipendenza, di riconoscimento di diritti, di perdono e riconciliazione, di inclusione e integrazione, di riduzione di disuguaglianze, di rispetto e attenzione dell’ambiente… L’Osservatorio dovrà inoltre promuovere iniziative culturali specifiche.
- United World WORKSHOP: la richiesta all’ONU di riconoscere l’interesse internazionale della Settimana Mondo Unito, confermando e allargando ancora di più l’appuntamento annuale che da più di quindici anni vede i giovani dei Focolari – assieme a tanti altri – impegnati a dare voce alla fraternità universale. Il processo di riconoscimento presso l’ONU è già avviato.
United World Project è indirizzato a tutti i Paesi, a tutti i popoli, con un posto privilegiato per l’Africa, che da tempo (a partire dagli anni ’60) accoglie i cantieri di fraternità dei Giovani per un Mondo Unito. In questo percorso comune si è imparato, nella condivisione delle sofferenze, anche il forte senso di comunità, i nuovi modelli di partecipazione e il possibile cambiamento. Ark Tabin, delle Filippine fa parte del gruppo di lavoro UWP, e si è occupato in particolare della mappatura che servirà come base per l’osservatorio, sulle iniziative già in atto nei vari Paesi. Nella sua città, ad esempio, un programma alimentare per i bambini più poveri, e una raccolta di vestiario per i pazienti di un ospedale, provenienti dai villaggi lontani. Per lui la firma significa “non solo sposare un’idea, ma impegnarsi a vivere bene, a guardarsi attorno, a intervenire. Quando hai firmato, vuol dire che vuoi impegnarti a cambiare il mondo a partire da dove sei”. Appuntamento al 1° settembre, quindi, dove la raccolta delle firma sarà parte del Let’s bridge, la costruzione di ponti, metafora sostanziale del Genfest. www.genfest.org Altre info su: https://www.focolare.org/area-press-focus/it/ Logo: Il logo, realizzato da un giovane grafico italiano, si compone da due cerchi. Quello interno – tratteggiato a matita, a dire la sua vulnerabilità – rappresenta il mondo. Quello esterno – di colore blu, a significare l’universalità del cielo – rappresenta un manto che protegge. Sono esclusi altri significati religiosi o politici.
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The Genfest 2012 project has been funded with support from the European Commission.
This communication reflects the views only of the author, and the Commission cannot be held responsible for any use which may be made of the information contained therein.
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Lug 3, 2012 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni

Máté
Perché partecipi al Genfest? Leandro: “Partecipare al Genfest è stato sempre un sogno,che finalmente può diventare realtà. Voglio entrare nella storia e dire: c’ero anch’io”. Paola: “Ho la convinzione che sarà la punta dell’iceberg di tanta vita! Non uno spot, ma l’espressione di quanto già c’è: un puzzle di vite, potente, che mi ricorderà che non sono sola e che darà coraggio a tutti per continuare a costruire un mondo più unito”. Máté: “Mi sono sposato la scorsa estate con Klari. Il Genfest sarà un’occasione speciale per vivere anche come coppia insieme a tanti altri giovani ed essere dono gli uni per gli altri”. Il titolo Let’s Bridge cosa ha suscitato in te? 
Paola
Leandro: “Costruzione di rapporti, canali di comunicazione. Suscita e mette in moto tutti i mezzi che ho per stabilire un rapporto, che mi spinge verso l’altro”. Paola: “Carica, grinta e speranza!” Máté: “Un ponte é molto grande ed è molto difficile da costruire. Questo titolo mi spinge a non aver paura delle difficoltà: se voglio amare e faccio la mia parte, Dio mi aiuterà, come un ingegnere sopranaturalmente professionale!” Mancano 2 mesi al Genfest: come ti stai preparando e con chi andrai? 
Leandro
Leandro: “Chiedo a Dio nella Messa che tutto vada bene, anche nella preparazione. Dalla regione di San Paolo saremo circa 185”. Paola: “Sono i mesi più intensi e il mio impegno è non far passare giorno senza parlare a qualcuno del Genfest e senza pregare per esso. Tenendo presente però che il Genfest non è il fine. L’obiettivo non è ‘far numero’. La priorità è sempre fissa nell’amare e amare insieme… la caratteristica insomma della nostra vita gen”. Máté: “Mi sto preparando cercando di amare tutti, a cominciare da chi mi sta più vicino: Klari, i colleghi di lavoro, gli amici della squadra di basketball…”. Quale sarà il tuo kit di sopravvivenza nei giorni del Genfest? Leandro: “Zaino, macchina fotografica, qualcosa da mangiare, il mio cellulare connesso alle reti sociali (voglio dire a tutti che sono ad un incontro come questo!) e tante bottiglie d’acqua!” Paola: “Mah, a questo ancora non ci avevo pensato!! Credo che l’intesa con tutti quelli con cui abbiamo lavorato in questi mesi per preparare il Genfest, varranno più di tante parole! Chiara Lubich diceva che non si costruisce nulla di valido senza il sacrificio; e il ricordarci dei giorni vissuti nella preparazione, ci aiuterà nei possibili tentennamenti che verranno e sarà la garanzia che siamo in cordata”. Stralci dell’intervista pubblicata sull’edizione speciale del Giornale Gen 5-6, maggio-giugno 2012.
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Giu 26, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Un anno dopo l’inizio dei lavori, in 90 tra giovani e adulti dei Focolari, si ritrovano a Roma per l’assemblaggio dell’evento. Sono autori, produttori, coreografi, costumisti, tecnici, direzione artistica e regia, impegnati da vari mesi nella preparazione del Genfest 2012. A questo punto il programma è chiaro: si delinea durante i tre giorni secondo un percorso che prevede molteplici attività. Da un concerto allo scambio di esperienze e di iniziative, da momenti di preghiera ad un Flashmob, al lancio del progetto United World Project, tutte orientate – come esprime il titolo scelto “Let’s bridge!” – ad un impegno attivo nel costruire ponti di fraternità tra le persone. I 12.000 posti disponibili sono in pratica esauriti. I giovani del Genfest provengono da tutti i continenti, anche se i più numerosi sono gli europei. Significativi i numeri annunciati da Paesi molto lontani dall’Ungheria: fra gli altri, 180 dall’Argentina, 160 dalla Corea. Dal Medio Oriente verranno in 250 e altri 40 dall’Africa. Si moltiplicano ovunque iniziative per raccogliere fondi per coprire le spese di viaggio e di partecipazione. Una comunione dei beni mondiale in atto, permette che siano presenti anche giovani da Paesi più poveri. (http://giovaniperunmondounito.blogspot.it/) Venerdì 31 agosto – Accoglienza ai 12.000 partecipanti sul piazzale dello Sports Arena con stand, spazi artistici e un’area sportiva. La serata sarà trascorsa all’interno dell’Arena con un concerto:
- 21 canzoni originali, scelte tra le 70 composte da giovani di tutto il mondo in risposta al concorso promosso dal Genfest 2012;
- 6 band, da Argentina, Burundi, Costa Rica, Giordania, Italia e Portogallo;
- 1 band formata per l’occasione, con membri provenienti dall’Austria, Brasile, Corea, Filippine, Italia e Slovacchia;
- Su un palco in mezzo al pubblico un DeeJay intramezzerà il programma con i remix inediti delle canzoni storiche dei 9 precedenti Genfest.
Sabato 1° settembre:
- Durante il giorno, all’Arena, si ripercorrono le fasi di creazione di un ponte: “Perché?”, “Fa’ i tuoi calcoli”, “Scavare nel fango”, “Costruire pilastri saldi”, “Raggiungere l’altra sponda”, “Molte vie”.
- Si arriva così al lancio di United World Project, progetto di ampio respiro che in tre fasi ha come obiettivo finale promuovere la creazione di un Osservatorio permanente mondiale sulla fraternità e ottenerne il riconoscimento presso l’ONU.
- La serata vedrà una marcia verso il Danubio che si concluderà con un Flashmob sul Ponte delle Catene, protagonisti i 12.000 partecipanti.
Domenica 2 settembre: Nella piazza della basilica di Santo Stefano, in centro città, Messa cattolica celebrata dal cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Budapest. In contemporanea, nelle varie chiese cristiane presenti a Budapest, celebrazioni per i membri delle rispettive chiese. Ai partecipanti di altre religioni e di convinzioni non religiose saranno proposti incontri di scambio, che avranno luogo in uno spazio allestito vicino alla basilica. Saranno 3 i conduttori del Genfest, secondo le 3 lingue ufficiali: un ragazzo ungherese, uno italiano e una giovane keniota per l’inglese. Tutti gli interventi saranno in lingua originale, con traduzione simultanea via radio in 27 lingue. Arrivederci a Budapest e Let’s Bridge! Tu ci sarai? Info: www.genfest.org – Area Stampa
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Giu 23, 2012 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Chiara Lubich ha definito le Gen4 come le “gemmoline” del grande albero del Movimento dei focolari. Nel 1988 ha dato il via a questo evento unico: il loro congresso internazionale. Quest’anno erano più di 400, atterrate senza paura, nonostante l’età, (dai 4 ai 9 anni), da Argentina, Panama, Venezuela e vari paesi dell’Europa. Un vero e proprio congresso: due imprenditori della Cooperativa Loppiano Prima spiegano come vivono per una “nuova economia”e rispondono a varie domande rivolte dalle Gen4. Approfondiscono la vita dei primi cristiani, attraverso giochi e quiz. E poi c’è il grande gioco de “La città invasa dall’Amore”: clown, commesse, quiz, banchieri, sindaco e quant’altro, si ritrovano tutti accomunati da un’unica legge, cercare di “vedere Gesù nel fratello” e capire quali potrebbero essere i bisogni di questa città così particolare.
“Chi mi passa accanto è Gesù” e “L’avete fatto a me”, sono gli slogan di questi giorni. Scanditi da due canzoni composte appositamente per il congresso. La cantano, inventano delle scenette e si crea un mini musical che presentano venerdì mattina, quando la presidente dei Focolari, Maria Voce, viene ad incontrarle. Le fanno alcune domande, ansiose di sapere cosa dirà: “Ciao Emmaus, com’è il Paradiso e com’è l’Inferno?”; “Perché Dio ha creato il mondo?”; “Attraverso la vita dei primi cristiani abbiamo conosciuto i martiri. Anche noi, oggi, dobbiamo diventarlo per Gesù?”; “Come ha capito Chiara che Gesù è fra noi?”; “Potresti spiegarmi cos’è il Focolare?” E altre ancora. Una di loro, il primo giorno ci dice : “Ho nel mio cuore una grande gioia, perché ho sognato che Gesù, veniva in questo congresso, era qui con noi, in mezzo a noi”. Un sogno che si è fatto realtà nei giorni successivi. Nonostante lingue e culture diverse, si capiscono, parlano, inventano giochi da fare insieme, si scambiano doni. Durante la Messa dell’ultimo giorno vengono offerti a Gesù i propri atti d’amore: centinaia di fogli colorati riempiono i cesti posti sul palco. Ci sono anche i cesti dove viene raccolta la loro comunione dei beni per i poveri; il Vangelo che si fa vita.
Prima di andare via, scrivono tante lettere, fanno disegni per Gesù, per Emmaus. Ognuna si esprime a modo suo: “Grazie Emmaus, la giornata di venerdì al Centro Mariapoli è stata fantastica. Spero che il prossimo anno se ci sarà il Congresso a Castel Gandolfo verrai. Questi giorni mi sono divertita molto anche se venerdì ero proprio commossa”. “Sono Miriam del Belgio, ho cinque anni e mezzo ed il mio primo congresso gen4, vengo per la prima volta a Roma!Mi è piaciuto quando ti abbiamo salutato! Mi è piaciuta la giornata passata con te, ho sentito la gioia nel cuore! Tantissimi saluti!”. “Grazie per essere venuta da noi e risposto alle nostre domande! Anche io volevo sapere perché Dio ha creato il mondo e la tua risposta mi è piaciuto molto. Ti saluto con affetto! Eva della Polonia”. Una gen di 5 anni: “Non ho visto mai Chiara, ma lei è nel mio cuore”. Un’altra: “Il 27 Maggio per la prima volta ho ricevuto la Comunione. Quando Gesù è venuto nel mio cuore ho sentito una grande gioia. Adesso sempre quando sono in Chiesa cerco di fare la comunione. Sono molto contenta di essere qui e di amare Gesù sempre, un abbraccio”. “Caro Gesù, io ti voglio un universo di bene! Tu sei il mio migliore Amico!”; “Caro Gesù, vorrei che il congresso iniziasse di nuovo, ma non si può fare., Pensavo che poteva essere noioso e difficile di dormire senza mamma, ma non è stato così!”; “Grazie Gesù, ho fatto tanti atti d’amore, ne ho fatti 7 in tutto. Grazie per la Messa”; “Caro Gesù, ti porterò nella mia città e nel mio cuore, e quando qualcuno litigherà li fermerò”; “Ciao Gesù, ti scrivo dalla terra. L’amore è una cosa importantissima perché tu sei importantissimo. Tu sei il Re della pace e ti vogliamo molto bene perché hai dato la tua vita per noi”; “Gesù, è proprio vero, che in chi mi passa accanto ci sei tu? Ciao, ci vediamo in Paradiso!!!”;“Grazie, Gesù, di questo stupendo congresso, scusami se sono stata un po’ brontolona e un po’ difficile”; “Ti voglio bene Gesù, tanto, e ti vorrei essere sempre accanto e non ti vorrei mai lasciare”. A cura del centro Gen4 (altro…)
Giu 20, 2012 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Il giardino del Centro Mariapoli di Castel Gandolfo è un immenso parco giochi disseminato di bandierine, strisce di carta colorata, palloni. Dentro bambini festanti si danno da fare. Si muovono a squadre, tutti insieme, tutti sudati. Ma appena li fermi per chiedere chi sono, da dove vengono, perché sono lì e se sono contenti, ti guardano fissi, fissi negli occhi e ti aprono il cuore senza giri di parole. Con loro ci sono ragazzi un po’ più grandi, i Gen3 e gli assistenti. Ci sono anche mamme e papà. E’ uno squarcio del congresso Gen4 che si è svolto dal 14 al 17 giugno. Erano presenti 400 bambini provenienti da tutta Italia, da diversi Paesi europei ed una ricca e vivace rappresentanza dalla Corea. E’ piaciuto molto lo slogan dell’ incontro: “Un fratello, due fratelli … tanti fratelli”. Perché lo gridano spesso e tutti insieme, ma soprattutto perché lo hanno capito vivendolo in prima persona. Non c’è aria di scuola ma di famiglia. E in effetti l’incontro si svolge a più voci. Anche sul palco, il microfono passa spontaneamente dagli adulti ai bambini, ai ragazzi. Tutti hanno voce in capitolo, dai più piccoli ai più grandi. Tutti danno un contributo: chi nel presentare, chi nel fare i giochi di prestigio, chi nel raccontare, come in una vera famiglia. Anche le focolarine del Centro Mariapoli partecipano a questo grande gioco della vita, raccontando come costruiscono il congresso dietro le quinte. “Una palestra per diventare campioni nell’amare…”. E’ stato l’augurio che Maria Voce ha fatto arrivare ai Gen4 riuniti al congresso. E così è stato. La posta in gioco è alta ma loro ci stanno a percorrere il cammino in quattro tappe: scopriamoci fratelli, diamoci una mano, ricominciamo, incontriamo Gesù in tanti. “Avevo fatto un aquilone di carta ed era venuto molto bene – racconta Nicolà -. Ho incontrato un bambino che non ne aveva, gliel’ho regalato e mi sono sentito felice”. E Marco: “Ero da solo davanti al portiere e invece di fare goal ho passato la palla ad un altro Gen4, perchè lo facesse lui“.
Nelle prime file, ad assistere alle loro giornate ci sono alcuni dei primi compagni di Chiara Lubich, Bruna Tomasi, Marco Tecilla e Bruno Venturini. Ci sono anche i ragazzi più grandi della “Scuola Gen di Loppiano”. Futuro, presente e passato si intersecano con armonia come le radici e la chioma di un albero: a loro i Gen4 pongono domande acute come per esempio quella di Luca di Trento: “Vorrei tanto che non ci fosse più la guerra e la fame, cosa possiamo fare noi Gen4?” O quella di Francesco di Seoul: “Avete incontrato Dio veramente e direttamente nella vostra vita?”. Sul programma, viene indicata la Messa come “incontro con Gesù”. E nel rispetto della liturgia, il sacerdote trova modo e spazio perchè i Gen4 possano presentare i loro atti d’amore, le canzoni animate e ci siano tanti momenti per parlare con Gesù a tu per tu. “Gesù è un punto di riferimento, un amico sempre accanto”, dice serio un Gen4 strappato ad un gioco di squadra. Grande successo infine hanno avuto i molti workshop pensati e ideati con un nuovo approccio alla formazione integrale della persona. “Il consumismo – spiegano i responsabili del Centro Gen4 nel presentare i gruppi di lavoro – (de)forma i bambini fin dai primi anni di vita. Per questo è necessario puntare ad attività che aiutino la persona a diventare protagonista, ad esprimersi in modo creativo, a saper superare degli ostacoli, ad avere accesso alla sua interiorità e a sviluppare il senso del bene comune”. Ed ecco allora le proposte: costruire uno strumento musicale e imparare a suonare; cantare e danzare; sperimentare accostamenti di colori diversi e comporre insieme dei mandala; modellare un pezzo di legno per far nascere un delfino; incantarsi di fronte alle infinite possibilità di comporre dei mosaici e di usare materiali riciclati per costruire aeri, aquiloni e paracaduti. Tornati a casa, i Gen4 hanno lasciato a Castel Gandolfo un segno concreto di amore e di solidarietà: più di 4.000 giocattoli da consegnare a bambini che vivono nelle zone di guerra. (altro…)
Giu 13, 2012 | Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità

Kevin McKeague e David McConkey
Kevin McKeague e David McConkey sono due dirigenti scolastici che da anni lavorano insieme a diversi progetti. Fin qui tutto ok. Ma la cosa interessante è che il prof. McKeague dirige una scuola cattolica, e il prof. McConkey una scuola protestante, e se vivi a Belfast, nell’Irlanda del Nord, non è proprio la stessa cosa. Le due comunità, per anni, sono state separate, in distinte aree della città, e negli anni dei disordini hanno vissuto nel terrore. “Ho sentito dire da Chiara Lubich che tra i princìpi della rivoluzione francese, il meno sviluppato è la fraternità. Ho visto nel mio incontro con David un’opportunità per costruire ponti e portare nelle nostre comunità un’iniezione di amore” – dichiara il preside McKeague. E i fatti lo dimostrano: nel 2009, in un momento in cui, grazie agli accordi politici, si viveva un momento di pace, improvvisamente la scuola protestante viene attaccata. Nessun ferito, ma grossi danni. I primi a reagire sono proprio gli studenti della scuola cattolica, che organizzano un concerto, “Tutti per tutti”, con l’aiuto dei ragazzi del Movimento dei focolari, poi una manifestazione pacifica a Stormont, la sede del Parlamento Nord Irlandese, e l’incontro di una delegazione mista con la Commissione Parlamentare per l’Educazione. “In seguito a questa testimonianza di unità – racconta il preside McConkey – il Ministero dell’Educazione, che per motivi economici non voleva finanziare la ricostruzione della scuola, ha infine deciso di ricostruirla immediatamente: l’unica scuola nell’Irlanda del Nord a ricevere fondi in quell’anno”. 
Rev Brendan Leahy
La platea che li ascolta è quella riunita per un workshop sull’ecumenismo, nella giornata dedicata a questo tema, durante il Congresso Eucaristico internazionale, in corso a Dublino dal 10 al 17 giugno 2012. Ma di quale ecumenismo si tratta? Lo ha ricordato Brendan Leahy, docente di Teologia sistematica al St Patrick College di Dublino, e membro dell’Irish Inter-church Meeting, introducendo la serata. “Ci sono molti modi per entrare nello ‘spazio’ dell’ecumenismo” – ha affermato, ricordando l’etimologia greca del termine oikumene che contiene la radice della parola “casa” (oikos) – “ L’ecumenismo è costruire insieme una ‘casa’ nell’unica Chiesa di Cristo”. Dialogo ecumenico come vita, quindi e prima di tutto. Partendo dai tesori che i cristiani hanno in comune: le Scritture, il Credo, gli scritti dei Padri della Chiesa, i doni dello Spirito, la testimonianza del Vangelo vissuto. Un ecumenismo basato soprattutto sul considerare l’altro come “parte di me”, come ha scritto Giovanni Paolo II nel 2001, e sul lasciar vivere lo stesso Cristo tra coloro che sono riuniti nel suo nome (Mt. 18,20). E di esempi di vita ecumenica è stata costellata la serata. Oltre alla toccante testimonianza dei due presidi nordirlandesi, ha preso la parola la Rev. Bronwen Carling, sacerdote donna della Chiesa di Inghilterra. Vive adesso a Tipperary, in Irlanda, e anima un gruppo di persone di diverse denominazioni cristiane che si riuniscono periodicamente per un approfondimento e uno scambio sulla Sacra Scrittura, quello che nel Movimento dei focolari si chiama gruppo della “Parola di Vita”: “Cercando di vivere insieme il Vangelo di Cristo abbiamo scoperto di non essere così diversi. Abbiamo scoperto l’importanza dell’ascolto reciproco. È questo che mi ha permesso di partecipare oggi ad un evento così ‘cattolico’”.
La condivisione tra singoli diventa poi condivisione tra gruppi, ed ecco che alcuni portavoce di Movimenti e Comunità di diverse chiese, presenti a Belfast, raccontano la loro esperienza di “Insieme per l’Europa”: sono la Comunità di Corrymeela, di Sword of the Spirit, de l’Arche e il Movimento dei Focolari. “Abbiamo sentito che questa iniziativa che riunisce oltre 250 movimenti e comunità cristiane d’Europa per il futuro del continente, era fatta proprio per l’Irlanda del Nord”. Ed è così che già nel 2007 si svolge un primo appuntamento nella Chiesa d’Irlanda, con 120 partecipanti di 7 diverse chiese. Una luce di speranza che si accendeva a Belfast. E da lì il cammino è continuato, fino ad arrivare allo scorso 12 maggio 2012, quando proprio a Stormont, si sono riuniti oltre 400 ragazzi, provenienti da scuole della Repubblica d’Irlanda e dell’Irlanda del Nord, per correre la staffetta mondiale “Run4Unity” come segno di speranza e di pace. Per arrivare a questo appuntamento le 4 comunità hanno lavorato insieme, coinvolgendo le scuole, e approfondendo la conoscenza reciproca, anche attraverso alcuni weekend nello splendido scenario di Corrymeela, una comunità che ha come scopo proprio l’ecumenismo, la pace e la riconciliazione. “La condivisione tra noi è diventata sempre più profonda, con un forte senso di comunione. Al punto che il nostro stare insieme mi sembrava un’eco dell’ultima Cena, la Cena del Signore, la santa Comunione”, racconta il rev. David Godfrey, accompagnato dalla moglie Heather. Anche Thomas Kerr, della comunità de L’Arche, dove vivono insieme persone con diverse abilità, sottolinea un momento speciale vissuto in questi weekend: il gesto di lavare i piedi gli uni agli altri. Questo, insieme al patto finale di “amarsi reciprocamente come Gesù ci ha amato” ha suggellato il cammino percorso fin lì dai vari movimenti.
E poi avanti: dopo questa serata al Congresso Eucaristico “si fa più chiara la coscienza che l’ecumenismo non è per gli specialisti, ma possiamo viverlo, nel dialogo della vita, dovunque siamo”. Sono parole – quelle di Renate Komorek, dei Focolari, moderatrice del workshop – che fanno eco a quanto vissuto poche ore prima nell’Arena dell’RDS, dove erano intervenuti il Priore di Taizé Frère Alois, e la presidente dei Focolari, Maria Voce, sulla “Comunione in un solo Battesimo”. “Non bastano le conclusioni e le prese di posizione anche avanzate tra i teologi, se poi il popolo non è preparato – ha affermato Maria Voce, fino ad osare: Uniti da questa spiritualità, vorremmo essere lievito tra tutte le Chiese e contribuire ad accelerare il loro cammino verso la piena comunione anche visibile, anche eucaristica”. Dall’inviata Maria Chiara De Lorenzo (altro…)