Mar 4, 2012 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Nel contesto di un Paese tra i più poveri del pianeta, il Burundi, uscito da un conflitto politico ed etnico durato 12 anni, con un milione di sfollati e più di 300 mila morti, nel 1999 un gruppo di volontari del Movimento dei focolari fonda l’associazione CASOBU (Cadre Associatif des Solidaires du Burundi), allo scopo di cercare soluzioni durevoli ai problemi della povertà, attraverso la partecipazione ed il reciproco sostegno. Il risultato della loro attività non si misura solo in termini di infrastrutture e miglioramento delle condizioni socio-economiche ma nella diffusione di valori: partecipazione, solidarietà e fraternità.
CASOBU opera inizialmente in contesti rurali. Nel tempo prendono corpo diversi progetti, anche con il supporto dell’AMU, la Ong ispirata dal Movimento per la cooperazione allo sviluppo. Già da diversi anni CASOBU interviene inoltre con progetti comunitari di microcredito, che hanno consentito il raggiungimento dell’autonomia economica ad alcune centinaia di persone, quasi tutte donne capofamiglia. Nel 2008 l’azione sociale si concentra nella provincia di Ruyigi. Le 6.700 famiglie del comune di Butezi vivono di agricoltura di sussistenza. Durante la guerra civile gran parte della popolazione si è rifugiata nei campi profughi della Tanzania ed ora, al rientro in patria, i problemi per il reinserimento sono numerosi. L’intervento prevede diverse linee di azione:
- campo alimentare e agricolo: dopo una prima distribuzione di viveri di emergenza a 800 famiglie, si punta a creare autonomia alimentare, con distribuzione di talee di manioca, mucche e capre destinate agli sfollati e ai profughi;
- assistenza agli orfani e alle vedove;
- prevenzione dell’AIDS: in collaborazione con le strutture pubbliche esistenti e la prevenzione della malaria, responsabile della morte di numerosi bambini sotto i 5 anni.
I membri di CASOBU sono persone qualificate e preparate per svolgere il loro lavoro, animati dallo spirito di servizio evangelico. Puntano prima di tutto ad ascoltare con attenzione coloro che incontrano: “Spesso ci troviamo ad agire come fossimo padri e madri di queste persone che prima di tutto hanno un fardello di sofferenze da condividere con altri”. Sempre nel comune di Butezi, ci si accorge che in un’area, dove vivono quasi 3 mila famiglie, solo un centinaio può disporre di acqua pulita, mentre le altre attingono l’acqua da fonti non adeguate o direttamente da torrenti e stagni, esponendosi a gravi malattie. Da questa necessità nasce un nuovo progetto per portare l’acqua potabile, il primo di 5 realizzati fino ad oggi.
I punti di forza di questa azione sono: il coinvolgimento della popolazione nei lavori e la formazione di comitati locali per la cura e conservazione delle sorgenti e per la manutenzione delle infrastrutture realizzate. La popolazione accetta di cedere i terreni necessari e sopportare i disagi e le perdite dovute agli scavi nei propri campi. Lavorare tutti insieme aiuta a ricreare i legami sociali. Lo stile di vita ed il modo di lavorare dei membri di CASOBU colpisce molte persone. “Spesso – racconta Innocent di Kayanza – per avere un lavoro devi dare dei soldi, ma qui abbiamo notato una differenza: guardavano nei registri chi aveva già contribuito al progetto volontariamente e ti iscrivevano senza alcuna forma di corruzione”. “Sia che si fosse trattato di un semplice lavoratore o un operaio qualificato, eravamo tutti sullo stesso piano”.
Certo, non tutti capiscono subito, ed il paziente lavoro di CASOBU è determinante per rendere la gente consapevole che questi progetti sono mirati al bene comune. A 3 anni di distanza dal primo progetto, già si nota un notevole miglioramento nella salute delle famiglie ed in particolare dei bambini. L’ultimo progetto per l’accesso all’acqua potabile si è realizzato a Kibingo (provincia di Kayanza) ed ha raggiunto 600 famiglie e 1.200 alunni della scuola primaria. Chi desidera partecipare agli interventi realizzati da CASOBU a sostegno della popolazione burundese, anche con contributi “una tantum”, può utilizzare il conto corrente bancario intestato a: Associazione Azione per un Mondo Unito, presso Banca Popolare Etica, filiale di Roma. Codice IBAN: IT16G0501803200000000120434 Codice SWIFT/BIC CCRTIT2184D Causale: “Progetti in Burundi”. Il Burundi è un piccolo paese dell’Africa dei Grandi Laghi, ed è uno dei più poveri del pianeta. Nel Rapporto 2011 redatto da UNDP è classificato al terzultimo posto (185°) secondo l’Indice di Sviluppo Umano. I gruppi più vulnerabili della popolazione sono i malati di AIDS, le vedove, le ragazze-madri, gli orfani e le persone con handicap, senza tralasciare i problemi legati alla riconciliazione nazionale e alla ricostituzione del tessuto sociale ed economico. (altro…)
Mar 3, 2012 | Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Sociale
Vaikalpalayam è un piccolo villaggio indiano fatto di case umili e stradine asfaltate, anche se costellate di buche. All’imbocco del villaggio sorge una piccola costruzione in muratura ravvivata dalle grida di una ventina di bambini. Ospita uno dei dieci asili o balashanti, che l’istituzione gandhiana Shanti Ashram ha aperto nel corso degli anni nella zona di Coimbatore, vicino alla statale che porta verso il Kerala.
Vent’anni fa, quando iniziò, l’asilo aveva un fine preciso: iniziare un processo educativo con i dalit (i più poveri) per offrire loro la possibilità di sperare in una vita più dignitosa. Quello che è successo qualcuno l’ha definito una vera rivoluzione. Nei villaggi indiani i dalit vivono ai margini dell’abitato, non possono attingere acqua dagli stessi pozzi dove si abbeverano gli altri e, fino a non molti decenni fa, era impensabile che entrassero negli stessi templi. Oggi, a Vaikalpalayam, bambini dalit e di casta superiore studiano, mangiano e pregano insieme e loro mamme si trovano fianco a fianco agli incontri dei genitori dei 220 bambini che frequentano gli asili fondati ed animati da questa organizzazione gandhiana, iniziata venticinque anni fa dal Dr. Aram, membro onorario del Parlamento indiano, pacifista ed educatore indiano di primissimo piano. Nei balashanti si mira a dare una formazione che coniughi i primi elementi dello scrivere e del leggere con il gioco, il canto e l’apprendimento di valori religiosi ed umani, oltre che un aiuto alla povera dieta quotidiana. Le famiglie del posto, infatti, non possono permettersi più di un pasto al giorno, con un salario che si aggira sui 60 dollari mensili.
Negli ultimi anni, con il grande sviluppo industriale di Coimbatore, sono sorti nuovi insediamenti di lavoratori precari nel campo dell’edilizia. Molti di questi sono musulmani. Anche in queste zone Shanti Ashram ha aperto alcuni balashanti, dove i bambini contribuiscono all’integrazione delle loro famiglie nel tessuto sociale della zona. L’idea di coinvolgere le madri ha permesso di iniziare incontri mensili dove si suggeriscono norme igieniche, regolesanitarie e si insegna alle donne come cucinare, con la limitatezza dei fondi a loro disposizione, cibi che abbiano un potere nutritivo sufficiente per i figli.
Per ovviare al problema dell’alcolismo che brucia le misere finanze familiari, si è integrato un gruppo di queste madri nel progetto del micro-credito. Ma anche i bambini, durante la loro formazione, ricevono insegnamenti mirati al risparmio. Karuna, quattro anni, lo scorso anno è riuscita a mettere nel suo salvadanaio 3 mila rupie, pari allo stipendio che il padre guadagna in un mese. Inoltre, nei balashanti s’imparano le norme igieniche che permettono di tenere lontane malattie tipiche della povertà. Il Dr. Aram e sua moglie Minoti, avevano ben chiaro che per costruire una pace duratura era necessario cominciare dai piccoli. Da qui l’idea di fondare asili che potessero formare bambini di pace. «Spesso – racconta Mrs. Murthy che per vent’anni ha seguito il progetto –, sono i bambini che aiutano a rompere il meccanismo della violenza familiare. Recentemente Divya, una bambina che studia al balashanti, durante un diverbio familiare è andata a sedersi in braccio al padre e gli ha detto: “Papà, la violenza è come il diavolo!”».
Inoltre, le maestre insegnano ai bambini il rispetto per ogni fede. La mattina si comincia con le preghiere indù, musulmane e cristiane. I piccoli di conseguenza crescono senza le barriere e i pregiudizi che hanno diviso per secoli gruppi e comunità di questa parte dell’India, creando tensioni sociali spesso sfociate in scontri violenti e sanguinosi. I Focolari lavorano a questo progetto fin dalla fine degli anni Novanta, quando Minoti Aram aveva avvertito la necessità di assicurare integratori nutritivi ed alimentari ai bambini dei balashanti. In quel momento i progetti di Famiglie Nuove e dei gandhiani di Shanti Ashram si sono incontrati dando vita ad una fraternità fra i due movimenti che si è aperta al dialogo interreligioso e alla formazione alla pace delle giovani generazioni. Gandhi, infatti, aveva affermato: «Se si desidera insegnare la vera pace (…), bisogna cominciare dai bambini». Roberto Catalano (Dall’Inserto redazionale allegato a Città Nuova n.5 – 2012) (altro…)
Feb 19, 2012 | Chiesa, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
“L’incontro con Gesù ha cambiato la nostra vita”. “Un incontro con Dio. Non avevo mai fatto un’esperienza così. “Voglio vivere con voi l’arte d’amare …”. Qualche flash delle impressioni raccolte tra giovani e famiglie, prima di ripartire dopo 10 intensi giorni in Amazzonia. Nelle situazioni locali di sofferenza, tra gli indigeni sparsi nell’immensa foresta, tanti hanno ritrovato la speranza nel futuro. Alcuni dei frutti della speciale esperienza di evangelizzazione che si ripete da 6 anni. Progetto Amazzonia è il nome di questa esperienza vissuta in una regione che copre oltre il 50% del territorio brasiliano e comprende ben nove stati: Acre, Amapá, Amazonas, Maranhão, Mato Grosso, Pará, Rondônia, Roraima, e Tocantins. Nel 2011 ha raggiunto la 6ª edizione.
Come nasce? Progressiva diminuzione dei fedeli, crescente adesione alle sette. Un fenomeno dovuto anche alla scarsità dei sacerdoti e alla difficoltà di raggiungere i vari centri di questa grande regione. Il progetto Amazzonia è la risposta ad un appello che i vescovi del Brasile hanno lanciato alle diverse espressioni della Chiesa cattolica: contribuire ciascuno secondo il proprio carisma ad una vasta e permanente azione di evangelizzazione. Ogni anno dieci giorni delle vacanze sono dedicate a questa iniziativa. Dal 2005 vi aderiscono persone – circa 150 – dei vari settori del Movimento dei focolari (focolarini/e, famiglie, giovani) provenienti dalle diverse regioni del Brasile, affrontando viaggi anche di sessanta ore in pullman o cinque ore in aereo, più ventiquattro in battello, a loro spese. Attiva e sempre maggiore è la partecipazione dei giovani. “Siamo venuti per dare, ma è più ancora ciò che abbiamo ricevuto”. È l’esperienza comune. Le persone raggiunte in questi anni con un contatto personale, sono state circa 26.000. Quest’anno oltre 4700, la metà giovani, in tre città: Abaetetuba e Bragança (Stato del Pará) e Barreirinha (Stato dell’Amazonas).
Uno degli strumenti più efficaci è il “dado dell’amore”: gioco che Chiara Lubich ha ideato per aiutare i bambini e ragazzi a vivere l’arte di amare, cuore del Vangelo. Il dado è stato donato a circa 1500 bambini. 54 maestre e presidi di cinque scuole di Barreirinha hanno seguito un corso di formazione su questo strumento pedagogico. Sono state visitate 150 famiglie di due quartieri poveri e sessanta coppie hanno partecipato al corso di formazione. Toccante la visita al carcere, dove – in dialogo con i detenuti – è stata presentata l’arte di amare. Prioritari sono i rapporti personali che producono scelte di conversione al Vangelo. L’appuntamento 2012 è dal 14 al 22 luglio. http://projetoamazoniafocolare.blogspot.com (altro…)
Feb 17, 2012 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Associação de Apoio à Família, ao Grupo e à Comunidade QI 6 – Lotes 20/80 – Setor Leste, 72450-060 – Gama – DF (61) 3384-0156 http://afagodf.blogspot.com/ (altro…)