Mag 9, 2022 | Nuove Generazioni, Sociale
Anche quest’anno la Settimana Mondo Unito (SMU) ha dato spazio a eventi e azioni globali per la pace e la fraternità che hanno messo al centro la “cura”, con uno sguardo particolare all’ecologia integrale. La Campagna #Daretocare continua anche per il prossimo anno.

Corea – © UWP
L’ 8 maggio la Settimana Mondo Unito 2022 è giunta alla sua conclusione, con un evento in diretta streaming durante il quale è stato lanciato l’invito a continuare a vivere anche il prossimo anno sulla scia del #daretocare. 56 i Paesi coinvolti, 126 gli eventi in tutto il mondo, rinnovando l’impegno costante nel proteggere il nostro pianeta e realizzare condizioni di vita migliori per tutti. Con uno sguardo rivolto all’attualità e al doloroso conflitto in Ucraina, si è espressa l’urgenza di un cambio di prospettiva nelle relazioni tra singoli e popoli, partendo da un diverso modo di entrare in relazione con il pianeta terra e con tutti i suoi abitanti. Questa esigenza comune è stata chiara fin dall’apertura della Settimana, domenica 1 maggio, grazie a contributi, approfondimenti e alla presenza del Gen Verde con il loro ultimo lavoro “We choose peace”. La musica del Gen Rosso, invece, per questa SMU si è spostata a Bihac, in Bosnia Erzegovina. Da lì, in connessione con le varie azioni nel mondo e a lavoro con i migranti della rotta balcanica. 
United World Week Podcast – © UWP
Tutto questo e i principali avvenimenti sono stati al centro dello United World Week Podcast, una daily news con un focus su una parte diversa del mondo ogni giorno ed un pubblico di circa 2000 persone collegate al sito www.unitedworldproject.org. Su questa stessa piattaforma sarà possibile, anche nei prossimi mesi, continuare ad approfondire tematiche e rivedere le storie presentate in questi otto giorni. Un esempio? Ad Hyderabad, sud del Pakistan, 130 giovani si sono incontrati per riflettere sulla vita dopo la pandemia, trovando conferma dell’importanza di avere acqua potabile, energia sostenibile, un rimboschimento che garantisca l’ecosistema, ma soprattutto il rafforzamento delle relazioni e della “rete” come metodo per generare cambiamento. 
Cuba – © UWP
Il Medioriente è stato il continente dove si è concentrata maggiormente l’attenzione quest’anno. Tra i vari motivi la guerra, che ha educato diverse generazioni a lavorare per l’ecologia integrale, strumento sempre più importante per ricostruire una realtà dove il disagio sociale è fortissimo. Lo hanno dimostrato anche i Giovani per un Mondo Unito di Banias, in Siria, che hanno intrapreso un’azione educativa per i bambini non udenti e con disabilità mentali, vivendo una giornata “verde” con loro e lavorando per migliorare gradualmente la loro condizioni di vita. Domenica 8 Maggio è stata la volta di Run4unity, la staffetta sportiva mondiale durante la quale ragazzi e ragazze di etnie, culture e religioni diverse hanno corso insieme dalle ore 11:00 alle ore 12:00 (nei diversi fusi orari) per testimoniare il loro impegno per la pace e promuovere uno strumento per raggiungerla: la regola d’oro. Quest’ anno 33 le run4unity in tutto il mondo. INIZIATIVE A conclusione della Settimana Mondo Unito 2022 è stata lanciata la nuova App, per condividere le buone idee e per aumentare l’impatto sociale che tante semplici buone pratiche possono generare insieme: l’operazione, dal titolo DARE PER SALVAGUARDARE L’AMBIENTE IN RETE, è nata da un gruppo di insegnanti italiani nelle loro scuole. Il funzionamento è semplice: dopo aver individuato uno sponsor – un genitore, un amico, sé stessi – sarà possibile attribuire un valore economico di 0,10 centesimi o il corrispettivo di ciascuna moneta nel mondo, al “risparmio” necessario per investire questa somma in diversi progetti di solidarietà. APPUNTAMENTI Il primo appuntamento della campagna #Daretocare 2022-2023 sarà il Festival del Buen Vivir, due giorni di approfondimenti e workshop sui temi dell’ecologia integrale, sabato 14 e domenica 15 maggio, in diretta sul canale Youtube United World Project.
Paolo Balduzzi
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Apr 27, 2022 | Cultura, Nuove Generazioni, Sociale
È ancora il tema della “cura” quello al centro della prossima Settimana Mondo Unito: dal 1° al 8 Maggio 2022. Un’occasione da non perdere per zone e territori.
Ci siamo! Mancano pochi giorni alla Settimana Mondo Unito 2022, che anche quest’anno vedrà impegnate in tutto il mondo migliaia di persone, di ogni età, ceto, razza e credo. Spesso, pensando a questo appuntamento, vengono subito in mente i giovani, le grandi adunate, gli “eventi”. Eppure la Settimana Mondo Unito è tanto, tanto di più, perché non riguarda solo i giovani, durante tutto l’anno c’è una ricchezza di vita, che vede le diverse generazioni del Movimento dei Focolari e non solo, in azione, insieme, per la fraternità universale.
I Giovani per un Mondo Unito, quasi 27 anni fa, proposero di dedicare una settimana all’anno per coinvolgere in modo più attivo l’opinione pubblica nel cammino verso un mondo unito. Ricordo i commenti, in quei giorni di maggio 1995 durante il Genfest, cercando di capire cosa fosse quella proposta, cosa avremmo dovuto fare, da lì a un anno. La risposta arrivò nelle settimane seguenti e, come sempre, arrivò vivendo. L’invito era ed è ancora oggi ben preciso, e 25 anni di storia, dalla prima SMU del 1996 all’ultima del 2021, lo hanno confermato: la prima cosa da fare è approfondire e dare continuità a tutte le attività che le comunità dei Focolari portano avanti con coraggio e in certi casi anche silenziosamente, per sostenere il cammino verso l’unità nei contesti più diversi: nei quartieri, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle situazioni di fragilità e di abbandono, facendo una proposta alle città, alle Istituzioni, ai mezzi di comunicazione, per promuovere l’unità e la pace ad ogni livello, e insieme a tutte le persone animate dai medesimi principi ed obiettivi.
I giovani non da soli, ma insieme a tutti gli altri, anche i più adulti, con il coinvolgimento di famiglie, professionisti, adulti impegnati, politici… accomunati dai valori della fraternità universale. Insieme e inclusivi, con azioni ad ampio raggio che cambiano il tessuto sociale e lo migliorano, si può incidere di più sull’opinione pubblica mondiale. David Sassoli (1956-2022), ex-presidente del Parlamento Europeo recentemente scomparso, così aveva detto ai Giovani per un Mondo Unito in occasione della Settimana Mondo Unito 2021: “Credo che questo sia un lavoro di pedagogia civile che in qualche modo ci debba riguardare, riguarda noi politici, noi istituzioni ma anche naturalmente tutto il mondo così importante dell’associazionismo europeo. Credo che in particolare voi vi troviate in una posizione privilegiata, perché avete già definito non solo che è importante prendersi cura degli altri, ma anche prendersi cura per migliorare le condizioni di vita degli altri”.
Ecco la “cura” di cui il mondo ha bisogno e che anche in quest’anno così particolare non è mancata in ogni continente. “Prendersi cura degli altri è un atto di coraggio”, dice Jomery Nery, un giovane avvocato fiscale brasiliano che è anche il direttore delle operazioni di Anpecom (Associazione Nazionale per un’Economia di Comunione, dal portoghese). Da Anpecom nasce un’iniziativa chiamata Supera (Programma per il superamento della vulnerabilità economica). Jomery lo descrive così: “Durante tutto l’anno riceviamo messaggi, mail, comunicazioni da persone che hanno bisogno di aiuto per mangiare, per costruire una casa perché vivono in alloggi di carta, per l’affitto, per studiare oppure per iniziare un’attività. Supera è una campagna per raccogliere denaro, che viene poi utilizzato per aiutare le persone in difficoltà”. Una “cura” indirizzata verso le situazioni di fragilità. Ma anche a Belfast, la capitale dell’Irlanda del Nord, non si scherza: da circa quattro anni la città accoglie un’iniziativa che potremmo definire tanto ecologica quanto sociale e che si svolge nello stesso modo anche in altre parti del mondo: stiamo parlando del Repair Café, cioè “bar per le riparazioni”: dove dei volontari si mettono a disposizione di persone che portano i propri oggetti rotti per aggiustarli e nel frattempo si trascorre una bella mattinata insieme. Il Repair Café è una vera e propria esperienza, sia per i volontari che riparano ma anche per le persone che decidono di investire il proprio tempo nel portare ad aggiustare un oggetto, piuttosto che buttarlo. Le motivazioni dietro a questa scelta, sono le più diverse, dalla preoccupazione per il cambiamento climatico, al desiderio di vedere tornare in funzione un oggetto a cui si è affezionati. E con la scusa si intrecciano relazioni, legami, si trae forza per affrontare le sfide quotidiane. A Lecce, in Italia, una comunità fatta di famiglie, ragazzi, professionisti, artisti, insieme ad associazioni e parrocchia, lavora per riqualificare un quartiere ai margini, difficile, grigio da tanti punti di vista. “La prima idea è stata quella di rendere più gioioso e colorato il muro dell’oratorio”- racconta Don Gerardo- “da qui l’idea del primo murales, che ha trovato apprezzamento anche tra la gente”. Piano piano, grazie a un passaparola, e a dei giovani writers presenti nella zona, arrivano artisti da tante parti del mondo a dare bellezza ai palazzi del quartiere Stadio, e con loro fotografi, turisti, amministratori locali, attirati da vere opere d’arte che questi murales rappresentano. Tutto è frutto di una fraternità che si è creata tra gli artisti e gli abitanti del quartiere, che ha innescato un virtuoso cambiamento di cui tutti si sentono parte: un progetto reale di aiuto verso i più deboli, che ha contemplato azioni per il lavoro, la riqualificazione ambientale e sociale. Sono storie come queste a dare un’anima alla Settimana Mondo Unito: sono queste comunità di gente attiva che si mette in gioco e che dal 1 al 7 maggio 2022 troveranno una vetrina in tanti appuntamenti sparsi per il mondo, virtuali e in presenza, che non faranno altro che raccogliere e mostrare la vita che c’è nei territori e nelle zone: # Dare to Care (Osare avere cura) sarà il titolo: la “cura” che potrà far ripetere ancora oggi quello che Chiara Lubich disse della Settimana Mondo Unito nel 2002: “È sempre una cosa un po’ speciale. È una delle iniziative più conformi al carisma”.
Paolo Balduzzi
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Apr 27, 2022 | Nuove Generazioni, Sociale
Together for a new Africa (T4NA) è un percorso di formazione ideato e realizzato da giovani di vari Paesi africani per una governance responsabile e partecipata e consente di affrontare le sfide chiave del loro continente promuovendo e sviluppando una cultura di unità. Adelard Kananira ci introduce in questa realtà di formazione, tutoraggio e networking e ci mostra quelli che sono i frutti raccolti fino ad oggi. Esser parte attiva nella società e compiere delle scelte che contribuiscano al bene comune di tutti, proprio lì, dove ciascuno vive. È questo il sogno che anima Together for a New Africa, che, coinvolgendo numerosi giovani, si propone di ripensare ad una nuova leadership africana capace di far fronte alle numerose sfide di ogni singolo Paese. Ce ne parla Adelard Kananira, giovane burundese, in Italia da cinque anni, tra gli organizzatori delle varie Summer School di T4NA. Dopo essersi laureato presso l’Istituto universitario Sophia, lavora per la segreteria del Movimento Politico per l’Unità. Adelard, da dove è nato T4NA? Together for a new Africa – Insieme per un Nuova Africa – è un progetto nato da alcuni studenti africani dell’Istituto Universitario Sophia (Loppiano- Italia), che hanno pensato a come poter restituire al proprio continente l’esperienza che stavano vivendo alla luce della cultura dell’unità. Si sono trovati insieme, hanno riflettuto, hanno condiviso idee e dato vita a questo progetto. La prima scuola estiva si è svolta nel 2018 a Nairobi (Kenya) in una delle cittadelle del Movimento dei Focolari, la Mariapoli Piero, sede anche dei successivi incontri. Quale il nucleo di questo progetto? Il nucleo di questo progetto è quello di potenziare le capacità dei giovani africani, per affrontare le difficoltà di ogni giorno nelle loro comunità, nei loro Paesi, nell’intero continente. Inizialmente non avevamo molti mezzi ed essendo l’Africa davvero grande e dai mille volti, abbiamo iniziato coinvolgendo i Paesi della zona orientale sognando di arrivare a tutti. Ricordo che durante le prime Summer School, alcuni partecipanti non volevano neanche parlarsi tra di loro. C’erano delle difficoltà che portavano a dire: “Non ci conosciamo, come possiamo muoverci?” Ma sorprendentemente dopo aver passato del tempo insieme abbiamo notato come, pian piano, tutte le barriere tra culture, tra tribù, stavano cadendo. Abbiamo effettivamente assistito a questa crescita personale, come gruppo e come un unico grande continente. Quali frutti si sono raccolti in questi anni? Dopo tre anni di scuole estive e corsi di formazione, i frutti sono molti e davvero possiamo darne testimonianza. Abbiamo visto alcuni partecipanti entrare in politica, diventare attivisti e leader, fare un sacco di cose per le loro comunità. Hanno ricevuto moltissimi riconoscimenti, unito le mani con altre associazioni nei singoli Paesi, rispondendo a moltissime emergenze. Questo ci dà non solo la speranza, ma dimostra che il progetto sta crescendo. E ne siamo orgogliosi. Quali sono i prossimi passi? Abbiamo concluso il nostro primo ciclo di 3 anni di corso nella curva australe dell’Africa ed è stato incredibile. E adesso stiamo per avviare il secondo ciclo, che inizierà alla fine di questo 2022, e passeremo da 7 a 14 Paesi. È una sfida, lo riconosciamo, ma il nostro sogno era ed è l’Africa intera e questo passo avanti ci mostra che possiamo farcela, perché i giovani stessi l’hanno considerato come un loro proprio progetto e insieme possiamo andare avanti.
Maria Grazia Berretta
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Apr 20, 2022 | Focolari nel Mondo, Sociale
La Casa per anziani “Chiara Lubich”, nell’Amazzonia peruviana, festeggia il suo primo anno di vita. Il Centro si prende cura di una cinquantina di anziani abbandonati. “È il nostro contributo alla pace”, dicono.
L’8 marzo 2021, nel pieno dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, nella giungla amazzonica peruviana sono state aperte le porte del “Centro per anziani Chiara Lubich”, un grande sogno che dopo molti anni si è finalmente avverato. “Fin dall’inizio, tutto è arrivato in dono con semplicità – racconta Jenny López Arévalo, Presidente del Centro –, dalla casa, ai piatti, agli ingredienti per preparare il pranzo per quasi 50 anziani, alle sedie, ai tavoli, ai materassi, alle lenzuola… Con nostra sorpresa, ogni cosa arrivava e prendeva il suo posto”. Il Centro si trova a Lámud, una città amazzonica nel nord-ovest del Perù, a 2.330 sopra il livello del mare. A pochi chilometri si trova la cittadella di Kuelap, importante sito archeologico preincaico della cultura Chachapoyas. “Il lavoro di squadra è stato molto importante. I volontari hanno dato il massimo – afferma Jenny López Arévalo –. Non sono mancate le difficoltà, ma siamo riusciti a superarle, concentrati nel vivere bene il momento presente. I mesi sono volati e ci siamo trovati a celebrare il primo anniversario. Che emozione! Abbiamo pensato di organizzare un evento di due giorni con un programma aperto al pubblico, che coinvolgesse le istituzioni locali, la stampa, i social network. Un modo semplice anche per ringraziare Dio e tutti.
Il primo giorno, era prevista una passeggiata nel verde, fuori città, e poi giochi e balli. Abbiamo condiviso un delizioso caffè con tamales (cibo a base di mais) e panini. Siamo rimasti sorpresi ed emozionati nel vedere quanti si sono uniti a noi, oltre ai volontari – adulti e bambini –, per aiutarci a prenderci cura dei nonni. Era bello vedere sventolare il nostro logo con il volto di Chiara Lubich. Il giorno dopo, abbiamo iniziato con l’Eucaristia e continuato con una festa cittadina piena di colori, musiche e danze tipiche, preceduta dall’alzata della bandiera nazionale per conto degli anziani, in onore al nostro Paese. Infine, il brindisi d’onore con le autorità locali presenti e, ancora, danze caratteristiche!” “Tanti amici di diverse parti del mondo – aggiunge Javier Varela, amministratore del Centro – si sono uniti a noi con la preghiera, e gran parte del cibo che abbiamo offerto ci è arrivato in regalo. Gli anziani, felicissimi, hanno goduto di questo giorno e noi, anche se un po’ stanchi, abbiamo condiviso la stessa gioia. Ci sentiamo incoraggiati e rafforzati a continuare a lavorare per dare il nostro contributo alla pace facendoci carico degli anziani abbandonati, i quali sono già parte della nostra vita”. A distanza di un anno, il “Centro per anziani Chiara Lubich”, più che un “Centro” è una vera “famiglia” che svolge il suo delicato e importante lavoro a beneficio degli ultimi. Un modo semplice per poter seminare piccole azioni di pace proprio lì, nei posti in cui viviamo, quotidianamente.
Gustavo E. Clariá
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Apr 5, 2022 | Sociale
La storia di Rose, burundese che, grazie ad un progetto di microcredito comunitario, ha dato avvio ad una attività di ristorazione. Rose vive in Burundi e ha sei figli. Da qualche anno ha aperto un suo ristorante, col quale prepara pasti che consegna anche a clienti lontani dal suo villaggio. Attraverso questa attività è riuscita a mandare a scuola i suoi figli e a dare uno stipendio ad alcuni dipendenti.
Fino a tredici anni fa, però, la situazione era molto diversa. Rose non sapeva cosa significasse la parola risparmio e aveva grosse difficoltà nella gestione economica della sua famiglia. La situazione è cambiata quando ha conosciuto il progetto “Si può fare!”, portato avanti da AMU, Azione per un Mondo Unito e da Casobu, ONG burundese e partner locale. “Attraverso questo progetto– spiega Rose – abbiamo imparato a risparmiare. Sono entrata in contatto con un gruppo di persone che, come me, aveva bisogno di denaro per migliorare la propria condizione. Con il primo credito ricevuto, ho comprato subito dei vestiti: non sapevo come fare un vero investimento. Poi mi sono detta: come posso prendere i soldi, senza avere un progetto concreto? Ho deciso, quindi, di comprare pentole, piatti, padelle. E così, ho aperto il mio ristorante.”
“Si può fare!” è un progetto basato sul microcredito comunitario, una metodologia attraverso la quale alcuni gruppi di persone si riuniscono e si autofinanziano, mettendo in un fondo comune i loro stessi risparmi. In questo modo, il gruppo può concedere piccoli crediti ai singoli componenti, per sostenerli in alcune spese e nell’avvio o gestione di piccole attività generatrici di reddito. Emanuela Castellano, responsabile del progetto per AMU, spiega: “I progetti di microcredito comunitario sono basati su un approccio partecipativo, che mira a responsabilizzare i membri del gruppo, in modo che il progetto possa andare avanti ed ampliarsi. I fondi raccolti e il nostro supporto servono a sensibilizzare le comunità, a formare ed accompagnare i componenti del gruppo, ma il denaro condiviso è il loro. Questa è la caratteristica principale del progetto: il richiamo alla reciprocità, per cui ognuno può dare il proprio contributo allo sviluppo della comunità. Il progetto “Si può fare!”, quindi, vuole accompagnare anche quelle attività che stanno crescendo e vogliono accedere a finanziamenti più consistenti, per sostenere il proprio ampliamento.” Da quando Rose ha conosciuto il progetto, ha potuto realizzare il suo sogno: aprire un’attività che le permetta di mantenere i suoi figli e farli studiare. Con il passare del tempo, il numero di clienti è aumentato, e adesso riesce anche a sostenere le spese di cinque dipendenti che la aiutano. Anche loro hanno dei progetti futuri: uno di loro vorrebbe comprare una capra, un altro un appezzamento di terreno. Ogni sogno inizialmente sembra difficile da realizzare, soprattutto in una nazione come il Burundi. Si tratta infatti del secondo Paese più densamente popolato in Africa, nonché uno dei cinque Paesi con gli indici di povertà più alti al mondo. Qui quasi una famiglia su due, circa 4,6 milioni di persone, soffre di insicurezza alimentare e il 56% dei bambini sotto i 5 anni è malnutrito. In questo panorama così complesso, il ristorante di Rose è davvero la realizzazione di un sogno, e può diventare anche la speranza per concretizzare quelli dei suoi figli e dei suoi dipendenti. Il progetto “Si può fare!” fa proprio questo: permette di sperare che tanti altri, come Rose, realizzino il proprio sogno e guardino ad un futuro migliore.
Laura Salerno
Il progetto è realizzato con il sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – legge regionale 19/2000. https://www.youtube.com/watch?v=t0W6a2khA3Q (altro…)
Mar 3, 2022 | Nuove Generazioni, Sociale
Dal 25 al 27 febbraio 2022 oltre 3000 ragazzi hanno testimoniato la fraternità universale attraverso azioni locali e globali, sviluppando una cittadinanza attiva. L’impegno per le grandi sfide del pianeta, dalla pace all’ambientale, alla lotta a fame e povertà.
Voglia di stare insieme, ritrovarsi per costruire la pace, vivere la fratellanza universale, fare azioni per l’ambiente e le fasce più deboli. Tre giorni, dal 25 al 27 febbraio scorsi nei quali i Gen3, gli adolescenti del Movimento dei Focolari hanno vissuto il cantiere planetario Hombre Mundo. Oltre 3000 ragazzi da più di 600 punti sparsi nel mondo hanno vissuto azioni concrete e si sono collegati in videoconferenza online per testimoniare il mondo unito. Inoltre attraverso i social di teens4unity hanno potuto condividere video e foto delle proprie esperienze. Tantissimi i messaggi di pace e solidarietà. Fra tutti, quello dei Gen3 siberiani, dalla città di Krasnojarsk in Russia durante il loro Hombre Mundo hanno inviato un messaggio: “noi viviamo per la Pace”. Un messaggio carico di speranza soprattutto in questi giorni di conflitto fra la Russia e l’Ucraina. Il programma del cantiere planetario è stato diviso in tre tappe.
25 febbraio: il nostro stile di vita è l’arte d’amare: come l’abbiamo vissuta e la possiamo vivere durante la pandemia? Come continuare ad amare nel mondo virtuale dei social media? “Abbiamo capito – racconta Samira dal Congo – che dobbiamo accettarci reciprocamente nonostante le nostre differenze che sono di enorme ricchezza. È un modo per promuovere i valori e allo stesso tempo bandire gli anti-valori”. Ed Élise dalla Francia: “durante un incontro siamo stati molto toccati da alcune cifre riguardanti la mortalità infantile nel mondo, soprattutto a causa della mancanza di acqua potabile. Così abbiamo organizzato un concerto per raccogliere fondi per la perforazione di un pozzo in Cambogia che avrebbe fornito acqua pulita a una dozzina di famiglie per tutta la vita”. Il 26 febbraio i ragazzi hanno approfondito il loro impegno nell’ecologia integrale e per l’Obiettivo “Fame Zero”. Migliorare efficacemente la salvaguardia del pianeta e ridurre drasticamente la fame e la povertà, fino a farle sparire.
Fra le varie esperienze raccontate, quella dei Gen3 dell’Austria per un progetto di riforestazione. “I soldi investiti per realizzare il progetto degli alberi li abbiamo raccolti durante il torneo Fair play che si e svolto a Vienna – raccontano -. Il tema era ‘Fair play contro il cambiamento climatico’. Quel giorno hanno partecipato circa 120 giocatori e 100 collaboratori. Con i soldi raccolti siamo riusciti ad acquistare circa 1500 alberi”. Il 27 febbraio è stato dedicato alla bellezza dell’incontro tra i popoli e il comune impegno per costruire un mondo di pace e unità. Un collegamento mondiale in videoconferenza live ha permesso ad oltre 3mila ragazzi collegati in 600 punti, di ritrovarsi e pregare per la pace. Poi il racconto di tante esperienze di pace e unità nonostante le numerose difficoltà. Come quella di una ragazza in Myanmar che vive una situazione politica molto difficile: molte famiglie devono lasciare le loro case e rifugiarsi nei centri di accoglienza. Lei desiderava fortemente poter fare qualcosa per loro. “Così mi sono messa a disposizione per aiutare i rifugiati che erano stati accolti in chiesa. Anche se ero stanca credevo che Dio era con me, mi guardava e mi dava la forza per andare avanti e aiutare gli altri. Adesso posso dire che è stato un periodo meraviglioso e bellissimo per me, conservo un ricordo indimenticabile”. In Libano invece Maria Sfeir, ambasciatrice di pace dal Medio Oriente insieme a Fouad Sfeir hanno raccontato come hanno “incorporato la cultura della pace, educando i nostri bambini e crescendoli con i buoni valori dell’amore e del dare per costruire una società migliore, in un ambiente di non violenza e giustizia”. Fra i tanti interventi, anche il Gen Rosso collegato dall’isola di Lampedusa in Italia, famosa per l’accoglienza dei migranti: “Siamo a Lampedusa per sostenere queste persone meravigliose che accolgono chi per guerra, fame, violenza è costretto a lasciare la propria terra. Lampedusa isola di fraternità, porto aperto, gente che guarda all’orizzonte e si lancia in mare per raggiungere e salvare chi è in balia delle onde. Lampedusa: lampada, faro luminoso che dice terra. Terra che dice casa. Da qui vogliamo dire: teniamo sempre spalancate le porte del nostro cuore”. Poi il messaggio di Margaret Karram presidente dei Focolari: “Il cantiere lo avete costruito con la vostra testimonianza di vita – afferma -. (…) Non sentitevi soli, sappiate che il Movimento in tutto il mondo è con voi e vi sostiene. (…) Spesso anch’io mi sento impotente davanti al male nel mondo: guerre, ingiustizie, distruzione della natura. In questi momenti mi aiuta parlare con Dio. Mi dà forza e coraggio sapere che Lui è con noi. La certezza del suo amore mi scalda il cuore, mi rende capace di amare, di perdonare, di tendere la mano per costruire l’unità con quanti incontro ogni giorno. Sento che solo così posso essere io per prima una piccola artigiana di pace”.
Lorenzo Russo
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