Set 8, 2016 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
La settimana della gentilezza nella scuola di Yvonne, a Toronto, ha ricevuto a sorpresa la visita di un ministro del governo canadese, interessato a capire come gli studenti attraverso il dado dell’amore avevano cambiato l’atmosfera delle classi e incrementato il servizio e l’attenzione verso gli altri, smorzando il bullismo. Il Peace Project (progetto per la pace) è stato premiato come una delle pratiche più esemplari del distretto ed è stato adottato anche da altre scuole con l’approvazione del ministero dell’educazione. A North Riverside, una cittadina a pochi chilometri da Chicago, Carol ha ideato un progetto sociale, l’Arte di prendersi cura, che è stato sposato dalla pubblica amministrazione e che ha trasformato vicini estranei e diffidenti in una comunità con uno stile di vita improntato all’accoglienza e alla condivisione.
Sono queste alcune delle buone pratiche che il Movimento Umanità Nuova, espressione sociale dei Focolari ha presentato al Social Forum mondiale di Montreal che, nella seconda settimana di agosto, ha riunito oltre 25mila attivisti di 125 Paesi. Progetti, studi, azioni sociali, performance artistiche hanno contribuito ad immaginare “Un altro mondo è necessario, insieme è possibile”, che è il titolo scelto per la 12ma edizione di questo laboratorio mondiale, nato nel 2001 a Porto Alegre in Brasile come risposta al forum economico tenuto dai potenti della terra a Davos, in Svizzera. Il forum sociale offre uno spazio autogestito alle diverse espressioni della società civile che dal basso provano ad imprimere un cambiamento nell’ambito dei diritti umani, dell’ambiente, delle economie alternative, delle energie rinnovabili, della democrazia partecipativa. I tre laboratori aperti, gestiti da Umanità Nuova sono stati un’expo delle buone prassi in campo sociale, economico e politico sorte dal carisma dell’unità di Chiara Lubich, attraverso tre laboratori pubblici all’università McGill di Montreal e a quella del Quèbec. Jean Charles Bitorirobe, burundese di origine e cittadino canadese, attraverso la sua associazione “Burundi coeur d’Afrique” ha voluto sanare i conflitti etnici che dividevano Hutu e Tutsi in patria e che si erano trasferiti allo stesso modo, in Quebec. “Il nostro voleva essere un centro culturale dei burundesi senza guardare alle etnie e abbiamo riunito in febbraio oltre 420 persone per scambiarsi esperienze, bagagli tristi del passato, consuetudini culturali che non potevano continuare a dividere il nostro popolo. Ci ha ispirato il carisma dell’unità”. Jean Charles ha dato vita ad una squadra di calcio, ad un corso di lingua kirundi e di danze, ad una raccolta fondi per 150 bambini con deficit mentali in Burundi e ad una cena con piatti tipici e musiche tradizionali . “Qualcuno ha subito pensato che volessimo costituire un partito, ma noi vogliamo lavorare per l’unità e anche l’ambasciata ha apprezzato e riconosciuto il nostro lavoro”. A chiudere questo laboratorio pubblico è stata Patience Lobè, politica camerunense e referente per le migliaia di volontari del Movimento dei focolari. Minacciata di morte e vittima di diversi attentati per aver denunciato la corruzione nel sistema dei lavori pubblici del suo Paese, Patience non ha mollato. “Sentivo di dover lottare per la giustizia. Non so se questa tenacia è frutto della mia natura, ma penso che Dio ci usa come suoi strumenti”. Come ingegnere civile riceveva un ottimo stipendio, ma la povertà che la circondava non le dava tregua e così questa donna coraggiosa ha creato dei centri professionali di avviamento al lavoro e delle cooperative, tra cui una di allevamento organico di polli che è diventato un fiore all’occhiello nel distretto industriale del Paese. “La fame, la povertà è prima di tutto un problema di valori, ma se ci mettiamo insieme possiamo creare il cambiamento ed essere persone che sanno sviluppare il nuovo”. Tutto in sintonia con la carta dei lavori del Social forum. (altro…)
Set 6, 2016 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria, Sociale
«E non chiamiamole vacanze alternative!: in tanti siamo ormai degli habitué del Campus e quindi non è affatto un’esperienza fuori dell’ordinario: fa parte della nostra vita». A spiegarcelo è Nahomy Onate, 21 anni di Reggello (FI), cittadina nei dintorni della cittadella internazionale di Loppiano, che ha preso parte al Siracusa Summer Campus organizzato dai giovani dei Focolari. La Gazzetta locale titolava “I giovani per un Mondo Unito incontrano le periferie di Siracusa”: per il terzo anno consecutivo, infatti, i quartieri di Akradina e Tike e da quest’anno anche quello di Grottasanta, hanno ospitato quest’esperienza che mette al centro le relazioni e la dignità della persona. 120 giovani provenienti da 17 regioni italiane per 10 giorni hanno animato queste periferie con attività e workshop di danza, giornalismo, teatro, pittura, ecc. Oltre cento i bambini e ragazzi dai 6 ai 13 anni coinvolti. «Avevo già partecipato alla seconda edizione, sapevo più o meno cosa mi aspettava e conoscevo la situazione di disagio di queste periferie, ma appena arrivata, l’atteggiamento generale tra tutti mi ha colpito: eravamo pronti a donarci completamente per 10 giorni. E così è stato». Nahomy racconta che la novità di questa terza edizione era proprio il quartiere di Grottasanta, altra zona disagiata e a rischio della città.
«Arrivati davanti alla scuola in cui avremmo fatto attività con i bambini e ragazzi, il panorama che mi sono trovata di fronte mi ha scioccata: un mare splendido faceva da cornice a enormi palazzi fatiscenti e quel luogo era il simbolo del livello a cui il degrado sociale era arrivato. È l’educazione che per prima dà dignità all’uomo e quella scuola così com’era non riusciva a dare proprio nulla a nessuno. Al di là del cancello, però, mamme, maestre e bambini ci hanno accolto con un grosso applauso e tanta speranza di cambiamento negli occhi. Questo ci ha dato la spinta per capire che, nonostante i pochi giorni a disposizione dovevamo scommettere sulla parte più fragile della società e dare il tutto per tutto. Questo è ciò che ciascuno di noi ha fatto nel suo piccolo, stringendo rapporti di vera fratellanza con ognuno. In seguito a una lite molto forte tra due bambini, ho aperto gli occhi sulla realtà che vivono ogni giorno: violenza, desiderio di vendetta e indifferenza sono i “valori” su cui si basa la loro crescita. Di fronte alla situazione che si era creata abbiamo cercato di spiegare loro che non si risponde alla violenza con altra violenza, ma esistono altre strade e altri modi, anche se nessuno fino a quel momento glieli aveva mostrati. “Smettiamola di fare come i mafiosi – ha detto uno dei bambini – non voglio più vedere violenza e vendetta in questo quartiere, adesso siamo cambiati”. Sono bastati pochi giorni dentro il vortice dell’amore reciproco per fargli pronunciare questa frase davanti ai suoi coetanei; il seme che in questi tre anni di campus e in quei pochi giorni avevamo piantato e annaffiato stava crescendo, stavamo lasciando qualcosa dentro di loro: avevano capito che sono loro il futuro e che c’è sempre la possibilità di essere qualcosa di diverso, di migliore. In questi quartieri di Siracusa si trova solo una delle tante periferie di Italia e non vogliamo più non vedere tante situazioni che si verificano anche nelle nostre città, parti di mondo che stanno perdendo i valori, l’amore e il coraggio. Da quest’esperienza sono tornata a casa un po’ nostalgica e triste: ogni bambino mi manca, ma sono anche carica e piena del loro amore, dei loro sorrisi e della loro forza di volontà nel voler rivoluzionare il loro mondo». (altro…)
Ago 24, 2016 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
«Arrivano non pochi messaggi e whatsapp in redazione a seguito del terremoto attorno ad Amatrice e Norcia, tra le province di Rieti e Ascoli Piceno (Italia centrale). C’è chi dice di avere estratto il nonno dalle macerie, sano e salvo per fortuna, chi di aver accompagnato un congiunto all’ospedale, chi di essere ancora nell’attesa, chi di essere sconvolto da quello che si è vissuto, chi ancora di cercare di aiutare, o perlomeno di star vicino ad amici e conoscenti che hanno subito danni e lutti». Così scrive la redazione di Città Nuova, l’organo ufficiale dei Focolari in Italia, riguardo al forte terremoto, magnitudo 6.0., che ha avuto l’epicentro a 4 km di profondità, tra i paesi di Norcia e Amatrice. Il Movimento dei Focolari nel mondo esprime la propria vicinanza alle popolazioni colpite e rivolge un pensiero particolare alle vittime e alle loro famiglie, e a tutti quanti hanno subito danni materiali e morali. Alcuni dei suoi membri sono già al lavoro sul posto, insieme a tanti altri volontari, nell’arduo impegno di estrarre dalle macerie le persone ancora in vita e dare conforto a chi ha perso i propri cari. È stato attivato il coordinamento aiuti per l’emergenza umanitaria segnalando i seguenti conti correnti per chi vuole dare il proprio contributo: CAUSALE: Emergenza Terremoto Italia
Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU) |
Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN) |
IBAN: IT16 G050 1803 2000 0000 0120 434 presso Banca Popolare Etica |
IBAN: IT55 K033 5901 6001 0000 0001 060 presso Banca Prossima |
Codice SWIFT/BIC: CCRTIT2184D |
Codice SWIFT/BIC: BCITITMX |
I contributi versati sui due conti correnti con questa causale verranno gestiti congiuntamente da AMU e AFN. Per tali donazioni sono previsti benefici fiscali in molti Paesi dell’Unione Europea e in altri Paesi del mondo, secondo le diverse normative locali. I contribuenti italiani potranno ottenere deduzioni e detrazioni dal reddito, secondo la normativa prevista per le Onlus, fino al 10% del reddito e con il limite di € 70.000,00 annuali, ad esclusione delle donazioni effettuate in contanti. (altro…)
Ago 23, 2016 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
L’attesa è durata due anni, e il costo ha raggiunto i 409.559 €: è il nuovo reparto maternità del Centro medico «Moyi mwa Ntongo» nella capitale congolese, inaugurato proprio il giorno del 10° anniversario del Centro stesso. Il primo bambino è nato lo scorso 19 luglio! Un servizio essenziale, se si considera che – come ha affermato il direttore sanitario Arthur Ngoy – le cifre della mortalità infantile e materna in Congo sono ancora molto alte: «846 i decessi materni su ogni 100mila nati vivi» – mentre la media mondiale è di 216 – «e 104 su 1000 sono i decessi infantili», un tasso tra i più elevati al mondo. Il nuovo reparto é stato costruito grazie agli sforzi di diverse persone e agenzie legate al Movimento dei Focolari, come la Fondazione Giancarlo Pallavicini e le Signore Albina Gianotti e Vittorina Giussani, finanziatori del Centro medico sin dagli esordi, e da Amu Lussemburgo e AECOM Congo – insieme ai loro sostenitori: tante persone del Lussemburgo, compresi bambini che hanno realizzato e venduto lavoretti per guadagnare qualcosa, anche in pieno inverno. «Questo centro medico ci dà l’occasione di rispondere concretamente all’invito della Chiesa nel documento Africae Munus (n.140), che “le istituzioni sanitarie della Chiesa e tutte le persone che vi lavorano a diverso titolo si sforzino di vedere in ogni malato un membro sofferente del Corpo di Cristo», ha affermato Damien Kasereka, corresponsabile insieme ad Ghislaine Kahambu, del Movimento dei Focolari in Congo.
«È una grande soddisfazione – continua il dott. Ngoy – soprattutto per le mamme che dopo 9 mesi di consulti prenatali nel nostro centro, dovevano essere trasferite in un’altra struttura per partorire. Si sentivano abbandonate nel momento in cui avevano più bisogno di noi». «Ma anche perché possiamo rispondere alle richieste del governo congolese, di offrire cure complete, continue e di qualità. Per questo diciamo grazie a Chiara Lubich che ha dato il via a questo centro». All’inaugurazione, il 9 luglio scorso, insieme al corpo medico, ai malati, alle autorità civili e religiose, l’architetto e la sua équipe, giornalisti, era presente una piccola delegazione di Amu Lussemburgo. La messa di ringraziamento è stata celebrata dal vescovo ausiliare di Kinshasa Mons. Bodika, mentre il taglio del nastro è stato dato dal ministro della salute Vital Kabuiku, insieme al nunzio apostolico Luis Mariano Montemayor e al vescovo ausiliare. Maria Chiara De Lorenzo (altro…)
Ago 20, 2016 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria, Sociale
«Da quando ho iniziato gli studi di infermieristica – racconta Veronica, italiana di Genova – avevo un sogno: mettere a servizio degli altri la mia professionalità. Nel 2013, appena laureata, sono partita per la Costa d’Avorio (Africa). All’inizio è stata dura perché non parlavo il francese. Eppure ho scoperto che i gesti concreti costruivano ponti molto più di tante parole. Con alcune ragazze abbiamo organizzato una piccola attività nella quale vendere alcuni oggetti. Dopo il lavoro ci trovavamo per costruire collane, braccialetti, raccogliere ciò che c’era di superfluo nelle rispettive case. Il ricavato è stato messo in un fondo comune da utilizzare in caso di problemi economici, o per sostenere gli studi di qualcuno… un giorno, una delle ragazze ci ha raccontato che il papà non aveva ricevuto il salario e la famiglia non aveva da mangiare. Tutte siamo stati d’accordo di destinare parte di quel fondo per aiutare quella famiglia. Ho visto il Vangelo diventare vissuto. Non è stato sempre facile: a volte mi mancava la famiglia, gli amici, le mie abitudini… ma il cielo restava sempre il mio migliore amico. Quando mi sentivo sola, o avevo un dolore che non riuscivo a superare, alzavo gli occhi e, guardandolo, mi perdevo nell’immensità del creato. Quanta armonia, quanto amore in tutto ciò che mi era attorno… e quell’Amore era anche per me!» Durante il mio soggiorno a Man ho conosciuto un bambino che aveva una malformazione cardiaca sin dalla nascita. Ogni volta che arrivava, Daniel illuminava il dispensario con uno splendido sorriso. Nonostante le cure invasive a cui doveva sottoporsi, l’amore e la gioia che sprigionava era diffusiva e coinvolgente. Nonostante gli innumerevoli sforzi, c’era bisogno di fare di più. Aveva bisogno di maggiori cure e interventi più adeguati.
Dopo un anno, la mia esperienza in Africa si conclude. Tornando a casa ero felice, ma dentro di me portavo sempre il sorriso di Daniel quando lo avevo salutato. Avvertivo che non potevo lasciarlo solo. Allora, con altre amiche ci siamo attivate per capire se c’erano possibilità di farlo operare in Italia. L’entusiasmo diventa contagioso e riusciamo a raccogliere i fondi per permettere a Daniel di venire in Italia, accompagnato dal papà, per l’operazione. Sono stati due mesi intensi, dove le nostre culture si sono arricchite e riscoperte. Attraverso gli occhi di Daniel riscoprivo il mare, la gioia di vivere l’attimo presente. Intanto, l’intervento avviene con successo. Il papà gli aveva promesso una bicicletta se fosse andato tutto bene, ma si rende conto che è un regalo troppo costoso per le sue disponibilità. L’amore della comunità non si fa attendere, e proprio la sera stessa in cui il papà mi confida questa sua difficoltà, una mia amica mi porta una busta e, incredibilmente, nella busta c’era esattamente la cifra per comprare la bicicletta tanto desiderata da Daniel! Ero partita con la convinzione che avrei potuto dare tanto… spesso si parte con l’idea di cambiare il mondo; ma mi sono resa conto che, per farlo, bisogna incominciare a cambiare sé stessi e il modo di stare con gli altri. Solo costruendo, attimo dopo attimi, ponti di fraternità si può cambiare il mondo». Il 9 luglio scorso, presso il “Villaggio del Ragazzo” (Genova), è stato consegnato a Veronica Podestà il “Premio Bontà Don Nando Negri 2016”, per il suo impegno nel sociale, in particolare verso i bambini della Costa d’Avorio. Guarda video intervista https://youtu.be/H_LOYI3e910 (altro…)
Lug 27, 2016 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Il progetto in corso da alcuni anni portato avanti dall’AMU (Azione per un mondo unito) nella Repubblica di Kiribati, si rivolge alla popolazione di Buota, uno dei villaggi più poveri dell’isola di Tarawa, nel piccolo stato insulare oceanico. Lo scopo del progetto è quello di migliorare le condizioni di vita della comunità, attraverso iniziative rivolte principalmente a donne e bambini. I bambini che hanno frequentato la scuola materna sono 61, sia cattolici che di altre confessioni e fedi religiose. Quindici bambini hanno concluso il percorso prescolastico e hanno ottenuto dal Ministero della Pubblica Istruzione l’attestato che certifica il livello di conoscenze e competenze acquisite e li qualifica per iniziare la scuola primaria. «La scuola materna è un’attività che contribuisce a rafforzare la collaborazione fra i membri della comunità – ci scrivono i referenti locali -. Ad esempio le madri degli alunni lavorano spesso in gruppo per fornire il supporto necessario. Oltre ad alcune raccolte fondi realizzate con la vendita di pane e di blocchi di ghiaccio, hanno contribuito alla costruzione di una nuova aula intrecciando la paglia per il tetto. Tutta la comunità dei Focolari in Buota, che ha avuto l’idea del progetto, si è fatta carico volontariamente di costruire una nuova aula per rispondere all’aumento di presenze».
Il progetto di Kiribati prevede anche diverse attività di formazione per le donne. «A volte sono state piuttosto difficili da organizzare a causa dello stato in cui versano le strade: le vie di comunicazione per Buota non sono sempre praticabili e raggiungere il villaggio può essere molto impegnativo. Tuttavia anche questo aspetto è stato portato avanti». Lo scorso anno 4 persone del Ministero della Salute hanno condotto un breve workshop sulla nutrizione dei bambini. In quell’occasione si è parlato dell’importanza di un’alimentazione nutriente per lo sviluppo fisico e mentale, di igiene, di pianificazione familiare con metodi naturali e anche di orti biologici. Per incoraggiare l’adozione di stili di vita salutari, l’équipe locale del progetto ha organizzato un workshop di 2 giorni su come coltivare un orto biologico, anche con la collaborazione di personale qualificato del dipartimento di Agricoltura. Si è sottolineata la necessità che molte persone si dedichino a questa attività, in modo da condividere le esperienze e apprendere più facilmente come ottenere un terreno ricco di componenti organiche. Dall’isola hanno riferito che, verso la fine del 2015, si sono cominciati a vedere in diverse abitazioni di Buota i primi orti biologici con cavoli e pomodori! È un aspetto importante in questo contesto, dove il progressivo aumento del livello del mare limita fortemente l’area delle terre che possono essere destinate all’agricoltura. Fonte: AMU online (Associazione per un mondo unito). (altro…)