Movimento dei Focolari
“Learning Fraternity”: al cuore dell’educazione

Learning Fraternity: Udisha, una nuova alba

Mumbai è il centro economico dell’India ed una delle più grandi e popolose città del Paese. Ma gran parte dei suo venti milioni di abitanti vive per strada o negli slums, le baraccopoli che costellano il panorama urbano. In alcuni di essi, situati a quaranta minuti di treno dal centro città nell’area nord ovest, abitano in condizioni di estrema povertà circa quattrocentomila persone. Proprio qui nel 1997 dal desiderio di aiutare alcune famiglie dello slum è nato un progetto sociale in collaborazione con il “Sostegno a distanza” di Azione per Famiglie Nuove (AFN). Nel 2001, durante la sua prima visita in India, Chiara Lubich incoraggiò a proseguire e sviluppare questa attività come “risposta concreta alla povertà che ci circonda”. Da allora il progetto è cresciuto: oggi i bambini ed i ragazzi che vi partecipano sono 115, dai 4 ai 22 anni. Le attività mirano a sostenere la formazione scolastica, curare la nutrizione e la salute, migliorare la qualità della vita dei ragazzi e delle famiglie. Nel 2004 il progetto ha preso il nome di “Udisha” che significa “Il raggio di sole che annuncia una nuova alba”. Oggi Udisha partecipa anche al progetto Schoolmates, progetto del movimento ragazzi per l’unità, ideato per promuovere una rete tra classi e gruppi di ragazzi di vari Paesi e sostenere micro-progetti di solidarietà.  Il team che coordina il progetto è formato da alcuni focolarini affiancati da insegnanti e collaboratori. Tra loro una psicologa e un medico che mette dispo sizione il suo ospedale pediatrico lavorando anche gratuitamente. Il Cardinale ed i vescovi della città più volte hanno espresso appre zzamento per la testimonianza data da Udisha dove si concretizza la linea di azione in favore dei poveri emersa nel sinodo diocesano. Anche a livello parrocchiale si è creata una intensa collaborazione con le diverse associazioni presenti. Grazie ad alcuni gen 2 Udisha è riconosciuta dall’università come centro nel quale poter svolgere le ore di “servizio sociale” richieste dal programma scolastico. Principali attività:   

  •  Formazione scolastica. In India le scuole hanno 70 – 80 alunni per classe. Questo rende difficile seguire i ragazzi individualmente e tu tti, per superare gli esami, sono costretti a frequentare costose ripetizioni private. I ragazzi più poveri, non potendo permetters i queste spese, sono costretti ad abbandonare gli studi. Per questo ad Udisha si  offrono gratuitamente ripetizioni delle diverse materie. Inoltre si provvede a coprire le spese per le tasse scolastiche, l’acquisto di materiale didattico e divise per i ragazzi. Periodicamente si organizzano attività extra/scolastiche a scopo culturale e ricreativo.
  • Formazione interculturale. A Udisha convivono diverse religioni, ci sono cristiani, indù e musulmani. Tra gli obiettivi del progetto: contribuire ad una costruttiva integrazione culturale, religiosa e linguistica fra ragazzi, ma anche fra generazioni diverse. Per questo si promuovono scambi di esperienze e attività, collaborando in particolare con lo Shanti Ashram di Coimbatore.
  • Assistenza medica. Molti ragazzi sono vittime di malnutrizione. Sono anche soggetti a rischio per epidemie stagionali legate a piogge o alluvioni. Per questo durante l’anno si effettuano visite mediche collettive coinvolgendo medici della zona e collaborando con altre organizzazioni. Si provvede anche ad integrare la dieta domestica con proteine e vitamine mediante la distribuzione di cibo adeguato e medicinali ricostituenti. Da qualche tempo è iniziata un’attività di counseling per ragazzi e genitori.
  • Formazione per i genitori. Incontri di approfondimento e confronto su tematiche familiari sono organizzati periodicamente per i genitori. Sono occasioni per un arricchente scambio di esperienze, consigli e punti di vista.
  • Microcredito. Da un anno è iniziata a Udisha una piccola esperienza di microcredito che coinvolge sessanta mamme dei ragazzi. Raccolte in tre gruppi attraverso incontri mensili sono state formate sul microcredito in un clima di fiducia reciproca indispensabile per il buon funzionamento dell’attività. Da quest’anno inizierà l’erogazione dei prestiti.

 Fonte: www.school-mates.org (altro…)

“Learning Fraternity”: al cuore dell’educazione

In “frontiera” per servire

“Fin dal momento in cui abbiamo cominciato a organizzare questo viaggio eravamo coscienti che sarebbe stato qualcosa di forte. Eppure non ci aspettavamo l’accoglienza che la gente ( e i ragazzi in particolare) ci ha offerto. Arriviamo dopo un viaggio durato più di 12 ore. La campana della scuola suona per noi. Un grande cartello dice: “Grazie per essere venuti, grazie perché siete qui, vi vogliamo bene: BENVENUTI”. Appena il nostro pulmino si è fermato, hanno cominciato a salutare e subito ci hanno aiutato a scaricare i nostri bagagli. Subito dopo abbiamo improvvisato giochi con i bambini e cantato canzoni con loro”. Così registrano nel loro diario di viaggio i 19 Ragazzi per l’unità, accompagnati da 4 adulti, che durante il mese di luglio (approfittando delle vacanze invernali dell’emisfero sud), sono partiti da Buenos Aires per condividere alcuni giorni con i ragazzi della “Escuela km. 25”, nella provincia di Santiago dell’Estero, una delle tante “frontiere esistenziali” di cui parla Papa Francesco. È a mille chilometri da Buenos Aires, nel mezzo della selva, la scuola con due aule, una cucina, tre bagni ed un cortile con il pozzo, il quale fornisce l’acqua alle 22 famiglie della comunità che vivono in casette di fango, con il pavimento in terra battuta. 35 bambini, fino ai 13 anni, la frequentano. L’unico maestro arriva ogni lunedì e riparte ogni venerdì. Gli uomini vanno a lavorare nei campi e restano fuori casa anche per tre mesi. Ci sono voluti 4 mesi per preparare il viaggio, con l’aiuto degli adulti e dei giovani del Movimento dei Focolari, preparando insieme una serata per raccogliere fondi. C’era da affrontare il costo del viaggio, della permanenza, e tutti i problemi logistici. Abbiamo portato con noi del materiale scolastico, medicine, scarpe, e tutto quello che potevamo infilare nelle nostre borse. “Uno degli obiettivi che ci siamo proposti, è non solo portare i giochi e le attività che abbiamo preparato per i bambini, ma andare con l’atteggiamento d’imparare e ricevere anche noi qualcosa da loro: come vivono, il loro mondo, i loro valori, quello che fanno… Ed è stato davvero uno scambio molto arricchente”. Abbiamo visitato le loro case, condividendo con loro la merenda. “Ci davamo appuntamento per le 10:30 ed alle 9:30 erano già tutti lì ad aspettarci”. Un giorno il maestro ha raccontato ai ragazzi che per venire a giocare con noi, i bambini indossavano i migliori vestiti che avevano. “Magari era l’unico paio di scarpe che avevano, e per andare a scuola andavano scalzi. Ma l’incontro con noi lo vedevano come una festa e perciò volevano vestirsi alla meglio”. Prima di ripartire, abbiamo lasciato tutti i nostri soldi per la scuola e perché i bambini possano realizzare il sogno di andare insieme fino alla città più vicina a prendere un gelato! Al ritorno nella grande città, ci siamo resi conto della straordinaria esperienza vissuta: “Ho potuto capire che per essere solidali, per servire, non importa nulla, né il luogo dove vivi , né alcuna altra cosa, perché tutti siamo uguali”. È stato aperto un nuovo cammino di amicizia e non vogliamo mancare all’appuntamento che hanno lasciato scritto nel messaggio di saluto: “Arrivederci all’anno prossimo”. (altro…)

“Learning Fraternity”: al cuore dell’educazione

Alejandro, una scia di luce

“Alejandro non si aspettava di ricevere, quando aveva l’occasione di dare. Aveva una grande pazienza con noi, e attendeva i nostri tempi per imparare e approfondire ancora la spiritualità dell’unità. Alejandro è morto mentre faceva un atto d’amore, una visita al cugino ammalato in ospedale. È stato ucciso mentre amava, come dovremmo voler morire tutti. Mi sono domandato se sono radicale nel vivere il Vangelo, così come lo è stato lui. La sua morte è vita e non oscurità; è una forte spinta a vivere ancora più radicalmente il nostro ideale, a seguire Gesù fino in fondo”. È la testimonianza di Chava, un suo amico.

Sabato 20 luglio. Alejandro riceve come di consueto via whatsapp il “passaparola” da mettere in pratica in quel giorno: “Saremo esaminati soltanto dall’amore al prossimo…”, e risponde immediatamente alla sua amica Andrea che glielo aveva inviato: “Questa frase è forte e, sì hai ragione, dobbiamo viverla”. Pochi minuti dopo si trova accanto al letto d’ospedale in visita al cugino ammalato. All’improvviso entrano due sicari per uccidere una persona. Anche loro, testimoni scomodi, vengono uccisi… Per il gruppo dei Giovani per un mondo unito del Torreón (Messico) – località sommersa nella violenza – è uno schock, eppure reagiscono con coraggio “perché non venga persa la ricchezza spirituale” della vita del loro amico col quale condividono anche l’impegno a testimoniare la fraternità e diffondere la cultura della non violenza. Alejandro, conosce i giovani dei Focolari nel 2011. Ben presto vuole approfondire di più l’ideale che li anima e s’impegna a vivere il messaggio di Gesù. La sua vita diventa una testimonianza dell’amore di Dio verso gli altri, in ogni attività nella quale prende parte: in famiglia, con gli amici, nel lavoro e con tanti. “L’ho conosciuto sin da quando ha iniziato con noi quest’avventura – racconta Willie –. Restavo colpito nel vedere la sua disponibilità a vivere subito ogni punto che scopriva della spiritualità dell’unità”. “Ciò che più m’impressiona della sua vita – dice David – è vedere il forte segno che ha lasciato in tanti… e anche la sua grande sete di Dio”. “Consideriamo il nostro amico Alejandro un martire del mondo unito e per questo il suo sangue non è una tragedia, ma una benedizione per tutti quelli che vogliono unirsi alla lotta per la pace nelle nostre regioni, nel nostro Paese e nel mondo”, scrivono i gen di Torreón. In questi giorni in cui si svolge la Giornata Mondiale della Gioventù in Brasile, Papa Francesco ha incoraggiato ai più di un milione di giovani ad essere radicali nella fede. Alejandro, sicuramente è uno che non si è tirato indietro e ha messo in pratica l’invito a “puntare in alto” che Chiara Lubich ha sempre rivolto ai giovani. Per questo, lascia dietro di sé una scia di luce. (altro…)

“Learning Fraternity”: al cuore dell’educazione

Scuola Sociale 2013: Dov’è tuo fratello?

“Sono arrivato in un momento di crisi profonda, una ricerca interminabile su questioni esistenziali e sociali che in questi giorni ha trovato una forte risposta”, racconta uno dei numerosi partecipanti arrivati dal Cono Sud (Bolivia, Cile, Paraguay, Uruguay e Argentina), a conclusione della Scuola di Studi Sociali (EDES), che dal 6 all’8 luglio si è svolta presso la Mariapoli Lia, la cittadella dei Focolari in Argentina. Tre giorni di riflessione e di intenso scambio, partendo dalle esperienze di vita, fra persone impegnate in modi diversi nel campo della promozione umana; molti con una lunga esperienza ed altri appena agli inizi, lavorando insieme e cercando di dare una risposta alla domanda fondamentale: “Dov’è tuo fratello?”. Una questione molto inquietante che, coincideva proprio in quei giorni con il forte appello di Papa Francesco visitando l’isola di Lampedusa (Italia), luogo di approdo di migranti africani alla ricerca di migliori condizioni di vita, spesso vittime di naufragi.  “Quello che più mi ha colpito in questi giorni è stato vedere gente così diversa proveniente da tante località geografiche, impegnate in vari ambienti della società, ma tutti con lo stesso obiettivo: amare. Tutto è stato così importante, che vorrei metterlo in pratica già, subito”. Le attività in cui sono impegnati i partecipanti si rivolgono al riscatto della dignità umana in mezzo agli immondezzai, ai centri di ascolto e di salute in centri educativi in zone ad alto rischio, al lavoro nella conservazione del patrimonio culturale indigeno, alla promozione del turismo sociale, dei centri per l’infanzia, al sostegno scolastico, prevenzione e recupero di tossicodipendenti, centri di aiuto alla vita, centri per disabili, volontariato in diverse ONG ed enti di promozione sociale dello Stato, gestione di progetti, alloggi popolari, centri sociali, sindacalisti, dirigenti d’azienda, politici… Anche il solo fatto di potersi incontrare per scambiare le proprie esperienze, è stato di grande arricchimento reciproco. La metodologia di lavoro, era centrata sull’impegno e nell’interesse sociale proprio di ognuno, più che in dibattiti accademici; e ha privilegiato la “costruzione di conoscenze a partire da esperienze vissute”. “Porto con me strumenti e idee da mettere in pratica nelle attività sociali in un quartiere a rischio nel quale stiamo lavorando”. “L’aspettativa è stata ampiamente colmata: ho partecipato a scuole precedenti e sento che gradualmente stiamo crescendo e maturando in questa vocazione all’impegno sociale nelle nostre città”. “Grazie mille! Qui impariamo ad essere, per tornare alle nostre case e fare”. (altro…)