Gen 19, 2003 | Spiritualità
Incontrando a Manresa Ignazio di Loyola, ad Avila Teresa, a Segovia Giovanni della Croce, ho trovato dei “giganti” della santità, che hanno raggiunto gloriosamente la mèta attraverso una via spirituale che conduce il singolo a Dio. Gli episodi straordinari della loro vita, le parole sante da loro dette, quelle divine udite, i vari luoghi che li ricordano e profumano ancora dell’ardentissimo amore per Dio di queste anime elette, hanno avuto su di me un notevole, forte impatto. Vi hanno scavato un insaziabile desiderio: quello di approfondire, di sviluppare al massimo il nostro rapporto personale con Dio. Ho avvertito dentro di me l’urgenza, la necessità e la bellezza di rivedere i momenti sacri che la volontà di Dio su di noi ha riservato a questo scopo, e di adempiere, con moltiplicato impegno, gli appuntamenti di preghiera delle diverse ore della giornata. Sono per noi il “vestito” che indossiamo, premessa per poter poi uscire ad amare i fratelli. Sì: il vestito! Ma di quale vestito si tratta? E’ il vestito d’oro dell’unione con Dio. E’ e deve essere oro, oro, oro. E può diventare miniera d’oro se si accresce amando, per Dio, i fratelli.
Ho cominciato a vivere così, a cercare di perfezionare, quasi cesellare quei momenti. E quale il primo risultato? Forse perché: “A chi ha sarà dato”, la spinta, il giorno dopo, a farlo ancora meglio, sempre meglio, quasi non fosse mai fatto abbastanza bene. Ma l’effetto più forte, straordinario, direi, di tutto questo impegno è stato, paradossalmente, il vedere con maggiore chiarezza e precisione e il sentirmi attratta verso quelle parole della Scrittura, nel Nuovo Testamento, che meglio si addicono non tanto alla dimensione personale, quanto all’aspetto tipico, soprattutto comunitario, della nostra spiritualità e ne permettono l’attuazione. Come il “Che tutti siano una cosa sola” (cf Gv 17,21), e qui occorrono i fratelli; come l’ “Amatevi a vicenda come io vi ho amato” (cf Gv 15,12), e qui occorre il fratello; come “Prima di tutto abbiate tra voi la mutua carità” (cf 1 Pt 4,8). Parole che riguardano, con me, anche i miei fratelli. Parole che, se vanno adempiute dopo aver indossato il “vestito” suddetto, lo devono pure – in certo modo, ma senz’altro – per un intreccio divino, precedere, perché la nostra vita sia pienamente, cristianamente realizzata. Non occorre forse lasciare l’offerta all’altare – una delle nostre pratiche – per riconciliarsi col fratello quando ce ne fosse bisogno? Non solo. Ho avvertito ancora l’attrattiva, l’importanza per noi di altre parole della Scrittura che raggiungono senz’altro il necessario cristiano rinnegamento, l’annientamento di sé, così ammirato, ad esempio, nei santi spagnoli, annientamento però, per noi, non tanto perseguito direttamente, ma attraverso quella che noi chiamiamo, per esempio, “la visibilità” del nostro operare a gloria di Dio. Parole come: “Voi siete la luce del mondo; (…) risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (cf Mt 5,14-16). “Gloria al Padre vostro che è nei cieli” e non a noi; ed ecco ancora il rinnegamento di sé, di noi. Ho sentito l’attrattiva ancora di altre Parole che chiedono di mostrare al mondo, non tanto le rinunce, che il Vangelo chiede a tutti i cristiani, quanto la ricchezza e la bellezza dei doni di Dio che, perché Padre, ci dà. Come la Parola riguardante il “centuplo”, di cui parla il Vangelo, a chi tutto lascia (ecco la povertà a base, ecco il distacco); o quella che dice: “Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai di più per voi?” (Mt 6,28-30). Sempre se abbiamo fede in lui, rinunciando – ecco l’annientamento – a pensarci troppo noi. Sono aspetti questi che sembra possano mostrare un volto nuovo della Chiesa: quello del Risorto. Avremo modo di approfondire in seguito questi aspetti della vita cristiana. Ma occorre una rinascita spirituale che si riassume in un motto: “Oro più oro, uguale miniera d’oro”. Cioè oro nell’approfondire l’unione con Dio, nella preghiera; più oro: nell’ amare, amare gli altri, amare dalla mattina alla sera, amare sempre. Se raccogliamo amore nell’unione con Dio e raccogliamo amore amando i fratelli, il nostro cuore diventa una miniera d’oro, tale da riversare questo oro sul mondo. (altro…)
Gen 18, 2003 | Spiritualità
Descrizione dell’ Editrice San Paolo: “Correva l’anno 1943. Eravamo all’inizio del Movimento dei Focolari a Trento ed infuriava la guerra…”. Iniziano così i “fioretti di Chiara”, esperienze vissute da Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, o da altri suoi compagne e compagni, dall’origine del movimento nel 1943 a Trento, fino ad oggi. Si tratta di semplici fatti straordinari che colpiscono per un’evidenza di luce, per un candore quasi d’infanzia che commuove e fa esultare. Da quelle prime avventure sono ormai trascorsi quasi 60 anni e i Focolari oggi, nel mondo, tra aderenti e simpatizzanti, sono quasi 2 milioni e mezzo, presenti in 182 nazioni. Un prodigio evangelico moderno. Doriana Zamboni è una delle prime compagne di Chiara Lubich e oggi fa parte del Consiglio centrale dei Focolari. Edizioni San Paolo – Collana: Letteratura / Narrativa moderna
Nov 2, 2002 | Dialogo Interreligioso, Spiritualità
“Qui non siamo solo amici, siamo sorelle e fratelli”. E’ voce comune a conclusione di un incontro che ha radunato più di 220 musulmani e circa 100 cristiani, provenienti da 24 nazioni attorno ad un punto sottolineato dalle due religioni: l’amore al prossimo. Profonda, nei musulmani e cristiani presenti, la consapevolezza che è proprio questa fraternità l’antidoto più efficace al terrorismo.
In questo clima gli interventi di rappresentanti delle due religioni, alternati alle testimonianze, hanno favorito un approfondimento della conoscenza reciproca dei vari aspetti dell’amore al prossimo, come approfonditi nella Spiritualità dell’Unità e nella Religione Musulmana.. All’incontro è intervenuto anche l’arcivescovo Michael Fitzgerald, attuale presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, che ha portato la sua esperienza in diversi paesi musulmani. La fraternità sperimentata al Convegno avrà un ulteriore rilancio: Chiara ha proposto di moltiplicare negli USA e ovunque nel mondo gli incontri per la fratellanza universale tra i fratelli delle due religioni. Ha annunciato anche un Simposio cristiano-musulmano.. L’Imam W.D. Mohammed, presidente della American Society of Muslims, ha inviato un messaggio al Convegno in cui tra l’altro scrive: “Il mio cuore si riempie di gioia nel vedere che questo mio desiderio di unità è portato avanti da questa delegazione di circa 80 persone esemplari, uomini e donne. Siamo una famiglia. L’amore del Focolare per l’umanità è radicato in Cristo e sia i cristiani che i musulmani ne traggono beneficio, beneficio che è accolto da molti, oltre che da noi”. Chiara Lubich gli ha risposto: “Ho sperimentato qui una profonda fraternità. E’ qualcosa di straordinariamente bello che non può essere che Opera di Dio. Egli ci ha fatto veramente una sola famiglia per i suoi piani”. La fraternità tra cristiani e musulmani, un’esperienza vitale. Alcune impressioni a caldo: Un professore della Giordania: “Per me c’è stato veramente un forte cambiamento nella natura dei rapporti tra cristiani e musulmani. Se il Concilio Vaticano II aveva riconosciuto negli anni ’60 che l’Islam è una grande religione abramica – e questa è stata una grande trasformazione – penso che oggi si stia facendo un grande passo in avanti, perché ciò che era scritto, sta diventando vita. Un Imam del Nord Africa: “Vedo che il carisma di Chiara rinnova la vita degli uomini di oggi, rinnova lo spirito del Popolo. Porta le persone ad amare veramente Dio e ad amarsi gli uni gli altri”. Erano presenti più di 80 afroamericani della American Society of Muslims dagli Stati Uniti: “Ci sentiamo veramente benedetti per essere parte di questa grande rivitalizzazione dello spirito umano. Dio ha promesso che ci avrebbe guidati fuori dalle tenebre. Chiara, insieme al nostro leader W.D. Mohammed, è fra coloro che portano la torcia nel buio, facendoci camminare nella pienezza della luce dell’amore e della grazia di Dio”.
Fraternità universale: antidoto al terrorismo
“Dopo l’11 settembre 2001, si è aggiunto un nuovo motivo per incontrarci, per amarci, per vivere insieme uniti nell’amore di Dio”, ha detto in apertura Chiara Lubich. “Perché prevalga il Bene – ha aggiunto – occorre uno sforzo comune per creare su tutto il pianeta quella fraternità universale in Dio, alla cui realizzazione l’umanità è chiamata. Fraternità che, sola, può essere l’anima, la molla per quella più giusta condivisione dei beni fra popoli e Stati, la cui mancanza costituisce la causa più profonda del terrorismo”. Chiara ha poi approfondito il tema di apertura del Convegno, “L’amore del prossimo”, nella Spiritualità dell’Unità, sottolineandolo con alcune citazioni del Vangelo, del Corano e degli Hadith. Sull’aspetto ascetico dell’amore al prossimo nell’Islam è intervenuto un Professore della Giordania: “Uno degli aspetti dottrinali più importanti nei quali trova fondamento l’amore al prossimo nell’Islam – dice – è lo stretto legame tra i Nomi di Dio e la vita del credente. La parola “perdono” con i suoi derivati è ripetuta nel Corano 234 volte. E’ la prova più grande di quanto il perdono sia importante nell’Islam. Al Ghafur, al Ghaffar (Colui che perdona molto) è tra “i Nomi più belli di Dio”. Così chi ama il prossimo deve saper perdonare molto. Mir Nawaz Khan Marwat, del Pakistan, vice segretario del Congresso Musulmano Mondiale, uno dei presidenti della Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace (WCRP) ha parlato su “Pace e fraternità”. “Oggi siamo qui riuniti – ha detto – contro tutte le ingiustizie, il terrorismo, la discriminazione e la violenza. Vogliamo predicare la fratellanza umana”. Tutti questi interventi però si basavano su un esperienza pratica, personale e quotidiana dell’amore al prossimo come ricordava una Dottoressa dell’Iran: “La concretezza non è altro che amare il prossimo, quello che ci sta accanto, poterci far nulla fino alla piena unità con chi abbiamo accanto a noi. Questo forse con le parole sembra facile: ma è la cosa più difficile che possiamo pensare. Tutti lo stiamo sperimentando, perché tutti abbiamo per volontà di Dio qualcuno accanto a noi: o nell’ufficio, o nel lavoro, o nella famiglia, o nella patria, qualcuno che ci è antipatico, o che ci fa del male, o che ci crea dolore, o che non è possibile sopportare. Allora proprio lì dobbiamo creare l’unità, perché lì sono i muri dentro di noi ed è lì che dobbiamo fare cadere questi muri per aprirci pienamente all’amore di Dio, a quell‘amore infinito che si presenta all’inizio di ogni sura”. (altro…)
Ago 10, 2002 | Spiritualità
Siamo ad Innsbruck, in pieno inverno. Sono le ventidue e fuori un freddo gelido. Mi imbacucco nella calda giacca a vento e cerco di raggiungere velocemente casa mia. Un giovane uomo mi sbarra la strada, e mi chiede di comprare la sua stufa per 300 scellini. Mi spiega che, se non paga entro il giorno la quota completa dell’alloggio, la padrona di casa lo manda sulla strada. La mia reazione è: “Purtroppo non posso”. Porto nel mio borsellino esattamente 323 scellini, soldi che devono bastare per coprire le spese della seconda metà di febbraio. Ogni scellino è già contato per acquistare i viveri di prima necessità come pane, burro ecc.. I miei amici sono in ferie invernali e non ho nessuno a cui chiedere un prestito. Mentre mi allontano mi sovviene che io ho almeno una stanza calda, mentre quell’uomo non possiede nulla. Mi ricordo delle parole del Vangelo: “Date e vi sarà dato.” Mi giro e lo chiamo; gli do i 300 scellini; la stufa può tenerla per sé. Mentre vado a casa, sta per assalirmi l’angoscia: non ho proprio idea di come arrivare fino all’ultimo giorno del mese. Ma, appena arrivato, ecco cosa trovo: un grosso borsone appeso alla porta della mia stanza. Sorpresa! Contiene pane, carne affumicata (speck), uova, formaggio, miele, burro: tutte cose che sogna uno studente affamato. Fino ad oggi non ho scoperto ancora chi avesse appeso quel borsone alla porta della mia stanza.
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Ago 10, 2002 | Spiritualità
A Barcellona, nel “Centro Mariapoli Loreto” c’era bisogno di cambiare i copriletto ai 47 letti, ma non avevamo i soldi necessari.
Ricordando le parole della lettera di san Pietro: “Gettate in lui ogni vostra preoccupazione perché egli ha cura di voi” (cf 1 Pt 5,7), abbiamo pensato di chiedere all’Eterno Padre questo dono, affidandoci al Suo amore. Non è stato necessario attendere molto. Pochi giorni dopo un’amica, proprietaria di un hotel, ci ha chiesto se volevamo i loro copriletti, perché, avendo cambiato i letti con altri di diverse misure, a loro non servivano più. Da tempo dicevamo pure che la cucina piccola dello stesso Centro Mariapoli era tanto deteriorata, mentre ci faceva molto comodo non dover utilizzare la cucina industriale per cucinare pasti piccoli. Anche quella volta abbiamo chiesto la cucina all’Eterno Padre. Dopo qualche giorno arriva una telefonata di un’altra amica, la quale, dovendo svuotare un appartamento, voleva offrirci proprio una cucina praticamente nuova.
Ago 10, 2002 | Spiritualità
Mentre faccio la passeggiata giornaliera, indicata dal medico, cerco di conoscere il quartiere dove risiedo da poco tempo: sono, infatti, il nuovo vescovo del posto. Alcuni giorni dopo, mi trovo a mettere un po’ d’ordine nella casa vescovile, cercando che essa esprima sempre meglio Dio, che è bellezza. Trovo alcuni candelabri di bronzo che non vanno d’accordo col resto. Mi viene in mente un piccolissimo negozio di compravendita, scoperto durante le passeggiate. Penso che, data la difficile situazione economica del Paese, il suo proprietario possa trovarsi in gravi difficoltà. Chiedo alla segretaria di fare un pacco con i candelabri e consegnarli a quel signore con un bigliettino che dice: “Sono un piccolo dono del vescovo. Se riesce a venderli, la prego di dare i soldi ai poveri. Ma, se lei ne avesse bisogno, può tenerseli”. Nel pomeriggio improvvisamente viene al vescovado questo signore. Insiste che vuol vedermi. Quando ci troviamo mi dice: “Oggi volevo suicidarmi. Ma, quando è arrivata la sua segretaria, ho capito che io interessavo ancora a qualcuno, ed ho cambiato idea. Mille grazie!”