D. Secondo lei l’Europa è già post-cristiana?

R. – Se si guarda superficialmente, può sembrare così. Certo, parlano i fatti. Sono appena ritornata da un viaggio in Irlanda, un Paese, sino a qualche decennio fa, cattolicissimo: il 90 per cento della popolazione frequentava la Chiesa. L’arcivescovo Diarmuid Martin, coadiutore di Dublino, ritornato dopo 30 anni nella sua patria, ci diceva: “Ho costatato una secolarizzazione più forte di quanto potessi immaginare. Per la prima volta nella mia vita – ad esempio – ho celebrato una messa di Natale in una chiesa per metà vuota”. Ma se si guarda più in profondità, si coglie l’azione potente dello Spirito Santo che sempre, specie nei momenti cruciali della storia, suscita nuovi carismi, nuovi Movimenti per riportare i cristiani all’autenticità e alla radicalità del Vangelo. Sono a tutt’oggi centinaia, si sviluppano non solo nel mondo cattolico, ma anche in quello evangelico, anglicano e ortodosso, ed hanno un’incidenza nella società, a volte anche nel mondo politico, ed economico.

D. Dove si potrebbero cercare le fonti del rinnovamento?

R. La risposta, mi sembra, l’ha data il Papa stesso. Mi ritornano alla mente le sue parole in quel memorabile primo incontro in piazza San Pietro, con i movimenti e nuove comunità ecclesiali, nella Pentecoste ’98: “Apritevi con docilità ai doni dello Spirito!”, aveva detto rivolto “a tutti i cristiani”. E aveva aggiunto: “Accogliete con gratitudine e obbedienza i carismi che lo Spirito non cessa di elargire! Non dimenticate che ogni carisma è dato per il bene comune, cioè a beneficio di tutta la Chiesa”. Da allora è scaturita un’onda di comunione che ha coinvolto, in tutto il mondo, oltre 250 movimenti e nuove comunità, dando nuova gioia e speranza ai Vescovi. Questa comunione si sta ora estendendo anche agli antichi carismi che lungo i secoli tanto hanno contribuito al rinnovamento della Chiesa e della società come: francescani, benedettini, domenicani, le figlie di Madre Teresa di Calcutta. Già si intravede il volto della Chiesa-comunione del Terzo Millennio tanto sognata dal Papa, dove è piena la comunione tra dimensione carismatica e istituzionale, da lui definite “ ‘coessenziali’ per la stessa costituzione della Chiesa” e per “il suo rinnovamento”.

D. Fino a che punto la prospettiva dell’unificazione europea costituisce una sfida alla costruzione dell’unità della Chiesa?

R. I Vescovi di diverse Chiese stanno rendendosi conto del danno provocato all’Europa dalle divisioni scavate nei secoli. Mentre in passato fattori politici ci hanno allontanato – come ha detto in un’intervista il card. Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani – ora è proprio la nuova pagina che si apre nella storia, con il processo di riunificazione dei due polmoni dell’Est e dell’Ovest d’Europa, che spinge le Chiese all’unità. Mi sembra questo un altro aspetto dell’azione dello Spirito Santo che guida la storia, la storia del nostro continente. E’ quanto stiamo toccando con mano, con sempre nuova sorpresa, proprio in questo periodo in cui, insieme ad oltre 150 movimenti e comunità del mondo cattolico e evangelico, ortodosso e anglicano di tutta Europa, stiamo preparando una grande manifestazione. Si svolgerà in Germania, a Stoccarda, l’8 maggio prossimo, per offrire al difficile cammino di integrazione europea, l’apporto della nostra comunione che, come una rete, abbraccia il continente, e contribuire a quell’Europa dello Spirito auspicata dal Papa. Stiamo approfondendo la conoscenza reciproca, scopriamo vicendevolmente le ricchezze delle diverse Chiese, e si consolida la certezza che lo Spirito Santo sta preparando la grande ora dell’unità visibile della Chiesa di Cristo.

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