Set 8, 2019 | Chiesa
Dal 1 al 5 luglio 2019 nella cittadella ecumenica dei Focolari in Germania si sono riuniti 100 tra Consacrate e Religiosi membri di varie comunità e Movimenti appartenenti a 50 ordini religiosi, congregazioni ed istituti di sei Paesi e di varie Chiese.A suor Tiziana Longhitano, sfp, e Padre Salvo D’Orto, OMI, responsabili dei consacrati e delle consacrate del Movimento dei Focolari, abbiamo chiesto il significato di questo incontro.

Foto: Ursula Haaf
Salvo:Lo consideriamo la tappa di un percorso che proviene da più di dieci anni di esperienza. Quest’anno l’incontro è approdato ad una maturità ecclesiale considerevole grazie al coinvolgimento, fin dalla preparazione, della Conferenza dei Superiori degli Ordini Tedeschi (DOK). Sr. Tiziana:È ormai evidente che siamo davanti ad un “tavolo ideale” dove s’incontrano carismi antichi e nuovi per un arricchimento reciproco. C’è uno scambio vivo e creativo in cui ciascuno offre il proprio contributo come segno di profonda partecipazione alla vita di tutti e ne rimane arricchito e nutrito spiritualmente. La partecipazione, per il secondo anno consecutivo del Prefetto della Congregazione Vaticana per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, cardinale João Braz De Aviz, sottolinea che questo scambio è necessario nella vita della Chiesa e dell’umanità. Quale il ruolo del Movimento dei Focolari in questo evento? Salvo:Il Movimento dei Focolari è stato promotore dell’incontro nella molteplicità delle sue vocazioni, perché erano coinvolti, insieme alle Consacrate ai Consacrati, anche focolarine, focolarini, volontari e volontarie di Dio, appartenenti a Chiese diverse. Sr. Tiziana:Il Movimento propone uno spazio di comunione e di unità. Ci sono altri organismi che permettono alle religiose e ai religiosi di incontrarsi, ma il Movimento dei Focolari offre un luogo carismatico, nel quale ciascun carisma si sente a proprio agio e coglie un’armonia relazionale che fa da sfondo ad ogni parola, ad ogni espressione verbale e non verbale. Si sono aperte piste o progetti concreti di collaborazione? Da responsabili dei consacrati e delle consacrate del Movimento dei Focolari come guardate al futuro dopo questo incontro? 
Foto: Maria Kny
Salvo:Per i tanti interventi di esponenti di rilievo di varie Chiese l’incontro ha avuto un taglio decisamente ecumenico. Per cui crediamo che la collaborazione con loro crescerà aprendosi, nelle prossime edizioni, alla partecipazione di consacrati di varie Chiese. Probabilmente ci si aprirà anche alla partecipazione di laici che condividono i carismi dei fondatori degli ordini. La presidente della Conferenza dei Superiori degli Ordini Tedeschi, Suor Katharina Kluitmann, auspicava anche un coinvolgimento di altri movimenti ecclesiali per una comunione ancora più ampia della dimensione carismatica e profetica delle Chiese, soprattutto in Germania, Austria e Svizzera.Il futuro che si apre dopo questo incontro è di piena fiducia nelle potenzialità del Movimento dei Focolari nel creare “spazi” di comunione e di arricchimento reciproco da offrire agli ordini religiosi. Nel prossimo anno stiamo preparando, su questa linea, un evento tra quelli dedicati al Centenario della nascita di Chiara Lubich, sulla relazione tra il Carisma dell’Unità e gli altri carismi; si terrà a Castelgandolfo l’8 e il 9 febbraio 2020. Sr. Tiziana:L’evento di febbraio 2020 sarà una tappa importante nel cammino dell’unità tra consacrati e laici che si sentono chiamati, nel loro stato di vita, a condividere i carismi dei fondatori e a partecipare della stessa realtà carismatica dei religiosi. Si forma – dice papa Francesco – una famiglia più grande, la “famiglia carismatica”, nella quale, consacrati e laici, si riconoscono nel medesimo carisma. Ecco, a febbraio vorremmo promuovere una maggiore unità tra le famiglie carismatiche favorendo la comunione tra le istituzione religiose. Ci sembra questa la profezia del presente e del futuro della Chiesa e dell’umanità nel cammino verso l’”ut omnes unum sint” (“che tutti siano uno”) che Gesù ha chiesto al Padre.
a cura di Anna Lisa Innocenti
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Set 6, 2019 | Nuove Generazioni
Duecento giovani di 67 nazioni in rappresentanza di tutte le realtà giovanili del Movimento nel mondo per la prima volta insieme a Roma: giovani appartenenti a diverse Chiese, giovani di varie religioni e culture. Un’assise trasversale per delineare proposte e prospettive per i prossimi sei anni. “C’è una rinnovata sete di radicalità e autenticità tra noi giovani che fa i conti con le sfide del mondo di oggi. Ci rendiamo conto che da soli è molto difficile. Possiamo fare rete con tanti altri giovani che vogliono essere promotori di cambiamento e possiamo farlo insieme agli adulti”. Rispondono così alla domanda su dove stanno andando i giovani dei Focolari, Nicholas di 27 anni dell’Italia e Amanda di 29 anni del Brasile, due giovani membri della commissione preparatoria della prima Assemblea mondiale dei giovani del Movimento che si terrà a Castel Gandolfo (Italia) dal 10 al 15 settembre 2019. Un’idea nata nel 2017 ed elaborata in questi due anni anche attraverso pre-Assemblee di giovani in varie parti del mondo. Perché un’Assemblea dei giovani? “Perché sentiamo che “noi siamo” il Movimento dei Focolari, esso ci sta a cuore. Tanti giovani avevano espresso il desiderio di incontrarsi e dialogare su importanti tematiche che riguardano la nostra generazione. Anche la parte adulta sentiva l’esigenza di sapere dai noi giovani come vediamo il Movimento, quale il nostro specifico contributo oggi per impegnarci sempre meglio verso un mondo unito. Noi stessi abbiamo individuato le tematiche che saranno affrontate in Assemblea e cercato metodi coinvolgenti e dinamici affinché i giovani si possano esprimere liberamente e fare insieme “un’esperienza di Dio”. Chi parteciperà all’Assemblea? Ci saranno 200 giovani rappresentanti di tutti i continenti (67 nazioni): Giovani per un Mondo Unito, impegnati dei Movimenti Parrocchiale e Diocesano, gens (giovani seminaristi), genre (giovani religiosi e consacrate). Ci saranno cioè – ed è una bella novità di questa Assemblea – rappresentanti di tutte le espressioni giovanili del Movimento insieme. Una collaborazione iniziata fin dalla preparazione: nel novembre 2018 si è formata un commissione preparatoria con 15 persone di diverse realtà giovanili di varie parti del mondo, in maggioranza giovani sotto i 30 anni con alcuni adulti. Quali le tematiche che saranno trattate nell’Assemblea? Per raccogliere i pensieri e i desideri dei giovani del mondo un questionario ci è sembrata la via migliore. Come commissione abbiamo elaborato 4 domande. Chiedevamo di descrivere due aspetti che caratterizzano l’identità di un giovane appartenente ai Focolari, di indicare di esso 2 punti di forza e 2 cose che vorremmo cambiare, spiegandone il perché e invitavamo tutti a riflettere su come dare maggiore voce ai giovani all’interno del Movimento e su quali priorità puntare nei prossimi sei anni. Sono arrivati 7300 input! Li abbiamo raccolti ed elaborati: sentivamo una grande responsabilità nel “maneggiare” il materiale ricevuto! Esso è divenuto strumento di lavoro per le pre-assemblee nelle quali ogni area del mondo ha scelto anche i suoi rappresentanti. Approfondendo i temi emersi è nato un breve “istrumentum laboris” con prospettive, orientamenti e proposte secondo quattro temi che saranno anche al centro dei lavori dell’Assemblea mondiale: formazione e accompagnamento; in uscita; identità del giovane del Movimento; ruolo e protagonismo dei giovani dei Focolari. E adesso…vogliamo lasciarci sorprendere dalla nostra assemblea! Certamente ci sarà una nuova forte spinta che ci aiuterà a realizzare il sogno di Gesù: “Che tutti siano una cosa sola” (Gv 17,21)per dare il nostro contributo alla costruzione di un mondo unito.
Anna Lisa Innocenti
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Set 4, 2019 | Testimonianze di Vita
La Parola di vita che cerchiamo di mettere in pratica questo mese, è tratta dalla lettera ai Tessalonicesi: “Confortatevi a vicenda e siate di aiuto gli uni agli altri” (1Ts 5,11). È una Parola semplice, che tutti possiamo comprendere e mettere in pratica, ma che può rivoluzionare i nostri rapporti personali e sociali. Sull’autobus Salendo sull’autobus per tornare nella città dove studio, mi accorgo che accanto a me siede una signora con un bambino ricoperto da piaghe. Vorrei cambiare posto, ma cerco di vincere il senso di ripugnanza. Il viaggio è lungo e cominciamo a parlare. La signora mi racconta che sta andando alla mia stessa destinazione per cercare di far curare il suo bambino. Ma non ha soldi, né un posto dove alloggiare. Ha solo il nome di una persona che l’attende e tanta speranza. Arriviamo di notte, ma non mi sento di lasciarla sola per strada, così la invito a salire nella mia stanza, che condivido con un’altra studentessa. Sotto casa mi accorgo che lei saluta qualcuno. Era proprio la persona che l’aspettava. (M.F. – Brasile) Riconciliazione Da parecchi anni incomprensioni via via ingigantite avevano alzato un muro tra noi e alcuni parenti. Inutili le spiegazioni e i tentativi di conciliazione anche da parte di persone esterne. Tuttavia un giorno, consapevoli che pure qualcuno di loro stava pensando la stessa cosa, io e mio marito abbiamo cominciato una catena di preghere, coinvolgendo anche persone amiche, per ottenere da Dio il dono della riconciliazione. Ebbene, ciò che in tanti anni non aveva ottenuto la ragione, l’ottenne la grazia: in pochi emozionanti minuti da ambo le parti si arrivò a decidere di mettere una pietra sopra il passato con un’amnistia completa del cuore. (Giovanna e Franco – Italia) Fuori dalle mie quattro mura Da giovane avevo riscoperto insieme ad altri miei amici l’attualità del Vangelo e da allora le nostre giornate avevano acquistato un altro sapore. Ma ora che ero sposa e madre, mi sentivo come “sistemata”. Compresi che la scelta di mettere Dio al primo posto nella mia vita andava rifatta ogni momento. Da allora i momenti con mio marito hanno cominciato a diventare più preziosi, i gesti quotidiani con i bambini più costruttivi, persino fare la spesa o ascoltare la vicina sono diventate occasioni di incontro e non una perdita di tempo. Il desiderio di impegnarmi in maniera non occasionale mi ha spinto ad inserirmi nelle istituzioni scolastiche e a sollecitare presso gli organi competenti del nostro quartiere altre azioni utili alla comunità. Volgere l’attenzione verso chi mi sta accanto mi fa uscire dai confini angusti delle mie quattro mura. (Nuccia – Italia)
A cura di Chiara Favotti
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Set 2, 2019 | Centro internazionale
Fiducia, apertura, gratitudine sono le parole con le quali la Presidente dei Focolari Maria Voce e il Copresidente Jesús Morán sintetizzano l’incontro avuto con Papa Francesco durante l’udienza privata del 2 settembre 2019. “Portate avanti le profezie di Chiara” è stato l’incoraggiamento del Pontefice. https://vimeo.com/357332500 Maria Voce: Siamo appena usciti dall’udienza con il Papa. È stato un incontro bellissimo, di una cordialità straordinaria. Gli avevamo portato in regalo il libro di Chiara sui Collegamenti, che lui ha apprezzato, ha guardato con cura, e anche una icona della Madonna che si chiama “Gioia di tutti gli afflitti”. E a lui è molto piaciuto il titolo e anche l’icona, perché diceva che non l’aveva mai conosciuta, e che vedere queste persone – che si vedeva che soffrivano, che andavano dalla Madonna – gli ha fatto venire in mente la pagina ultima del Manzoni sul lazzaretto, dove tutti i lebbrosi pregano la Madonna, invocano la Madonna in questa loro afflizione. Ma tutto l’incontro è stato improntato ad una grande fiducia, ad una grande apertura, lui continuava a dire: “Andate avanti, andate avanti”, l’avrà ripetuto mille volte. Ha ringraziato per il bene che facciamo e si sentiva che era veramente contento di vederci. E: “Pregate per me”. Allora gli abbiamo assicurato che preghiamo. A un certo punto gli ho detto: “Ma tutti pregano oggi, perché tutto il Movimento sa che siamo qui con lei e tutti pregano per questo incontro, non solo i cattolici, ma tutti”. E lui allargava le braccia come a comprendere tutti quelli che pregavano, anche gli altri. È stato molto bello. Jesús Morán: Molto bello. Credo sia stato all’insegna dell’amore reciproco, perché lui continuava a dirci: “Vi ringrazio per quello che fate, andate avanti”, e noi continuavamo a dirgli: “Noi sosteniamo quello che lei fa; noi difendiamo il suo pensiero”. Io ho pensato subito a quell’esperienza di Chiara quando è andata da Paolo VI, che Paolo VI le ha detto: “Qui è tutto possibile”. Davvero lì è tutto possibile. Dopo bisogna vedere concretamente, però lui ci ha detto: “Andate avanti, portate avanti le profezie di Chiara”. Perché poi abbiamo parlato di tante cose anche concrete.
Maria Voce: Ci ha espresso ancora una volta il suo dispiacere nel vedere che ci sono nazionalismi, che ci sono ostacoli alla pace, che ci sono conflitti anche fra i nostri; lui diceva: “Anche nel seno della Chiesa (ci sono) alcuni che pensano diversamente. Ma possibile che non impariamo niente della storia? Io ho pianto – diceva –, io piango nel sentire certe affermazioni contro la pace e contro la comprensione reciproca”. Poi ci ha detto una cosa che ci è sembrata molto bella, diceva che certe volte è meglio chiedere perdono che chiedere permesso, che bisogna magari sbagliare per poi chiedere perdono; tante volte è meglio fare questo. Jesús Morán: Era molto addolorato perché certe contrapposizioni continuano a provocare morti. Dice: “Ma possibile che non abbiamo imparato dopo guerre sanguinose che abbiamo vissuto”? Parlando dell’Europa lo abbiamo visto preoccupato. Gli abbiamo illustrato la Mariapoli Europea. Come prima cosa abbiamo parlato del Centenario di Chiara, e lui lo ha apprezzato, ha sentito che non è che lo facciamo come una commemorazione, ma perché sentiamo che il Carisma di Chiara è veramente attuale. Maria Voce: Una cosa che abbiamo sentito è che lui ha molto a cuore i sacerdoti, i religiosi e i vescovi, nel senso proprio di dire: aiutateci in questi campi. (altro…)
Set 1, 2019 | Collegamento
È iniziata come scuola per sordo-muti, ma l’IRAP è molto di più: tra le sue mura tutti trovano casa e negli anni sono nati laboratori di pasticceria e di artigianato che hanno creato posti di lavoro e spazi di convivenza. Una storia che dice che l’integrazione non è un’eccezione, ma la quotidianità e il destino del popolo libanese. https://vimeo.com/342338337 (altro…)
Ago 29, 2019 | Centro internazionale
Lunedì, 2 settembre, alle ore 10.45, la Presidente e il Copresidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce e Jesús Morán, saranno accolti da Papa Francesco in un’udienza privata. Si sta avvicinando un anno importante per i Focolari: dal 7 dicembre 2019 al 7 dicembre 2020 il Movimento ricorderà il Centenario della nascita di Chiara Lubich. Con mostre, pubblicazioni e manifestazioni vuole offrire a tanti la possibilità di conoscere di più la fondatrice ed il suo “Carisma dell’Unità”. Il motto ufficiale del Centenario, “celebrare per incontrare”, dimostra che non si tratta di un ricordo nostalgico, ma che il messaggio originale di Chiara Lubich è più che mai attuale e coinvolgente. Nella recente “Mariapoli Europea” nelle Dolomiti i partecipanti, provenienti da tutto il continente, hanno espresso un invito forte a tutti i popoli europei affinché stringano tra di loro un patto di fraternità. Essa è stata un esempio dell’attualità anche politica del messaggio di Chiara. Anche per la vita interna del Movimento l’anno del Centenario sarà di grande importanza: nel settembre 2020 avrà luogo l’Assemblea Generale dei Focolari che – oltre ad eleggere la Presidente ed il Copresidente – darà gli orientamenti al Movimento per i prossimi sei anni. Motivi sufficienti per informare Papa Francesco sulla vita attuale del Movimento, sui progetti in corso, sulle sfide da affrontare. La richiesta di Maria Voce, rivolta al Vaticano il 18 giugno 2019, di incontrare il Papa in udienza privata, ha avuto una risposta in tempi molto brevi. Così il pontefice accoglierà la Presidente ed il Copresidente lunedì prossimo, 2 settembre, alle ore 10.45. Maria Voce ha invitato a pregare per questo incontro “affinché dia gioia al Papa e sia di grazia per tutto il Movimento dei Focolari”.
Joachim Schwind
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Ago 28, 2019 | Nuove Generazioni
Un campus a Bologna (Italia) sulla legalità, promosso dai Giovani per un Mondo Unito dei Focolari. Uno spazio di formazione, partecipazione e azioni sociali per attivare processi di cambiamento e ricostituzione del tessuto sociale. Dal 20 al 28 luglio, una quarantina di giovani provenienti da quasi tutte le regioni d’Italia, si sono dati appuntamento a Bologna (Italia) per dare vita ad un Campus durante il quale impegnarsi concretamente per gli altri. Hanno conosciuto e lavorato con associazioni e gruppi che si impegnano in ambito civile, come l’integrazione degli immigrati e la lotta al gioco d’azzardo. Hanno collaborato con centri estivi e giovanili, mense, trovando insieme modi diversi e originali di fare le cose.
“Il Campus – ci spiega Francesco Palmieri, uno degli organizzatori – nasce da una prima esperienza a Siracusa, qualche anno fa, che ha avuto successo e poi si è ripetuta a Roma e a Torino. Quest’anno, a Bologna, i giovani hanno individuato il quartiere della Cirenaica, un quartiere multietnico nel quale la situazione sociale è molto complessa. Il Campus è un’esperienza di impegno civile che parte da giovani per altri giovani come noi, per rispondere a una domanda: possiamo fare qualcosa?”. Si parla di impegno personale, quindi, anche durante i momenti di formazione con vari esperti, da magistrati a professori universitari, da volontari a sacerdoti e laici impegnati in prima linea in ambito civile. Il tema della legalità viene a galla, declinato sotto più aspetti, come l’accoglienza dei migranti, la lotta alle mafie e al gioco d’azzardo. “Questa esperienza del Campus – dice ancora Francesco – ci arricchisce e ci fa tornare a casa con tante risposte a domande che magari non ci eravamo mai poste”. Tra gli esperti presenti c’era la prof. Adriana Cosseddu, responsabile della rete internazionale Comunione e diritto. Le abbiamo fatto qualche domanda: I giovani dei Focolari, hanno lanciato nel 2018 “Pathways for a united world”, sei percorsi per un mondo unito con azioni e approfondimenti su sei grandi tematiche. Dopo il primo dedicato ad economia, comunione e lavoro, con il secondo quest’anno si vogliono approfondire diritti umani, giustizia, legalità, pace. Quali gli obiettivi? “Si tratta di percorsi che, insieme alle Comunità dei Focolari nel mondo, i giovani e i ragazzi si impegnano a vivere da protagonisti, per concorrere a fare dell’umanità una famiglia. Le vie sono tante e quest’anno ne abbiamo scelte quattro: aprire le porte al dialogo e all’accoglienza perché i diritti umani vengano riconosciuti e attuati. Operare con tutte le forze per la pace, perché si arrivi a superare la logica dello-scontro con l’in-contro, e la pace sia perseguita universalmente come diritto dell’umanità. Ma per una pace autentica occorre praticare la giustizia, custode delle relazioni, che fondano la nostra convivenza. Ed ecco l’importanza della legalità, che chiede anche attraverso norme e comportamenti di attivare processi capaci di spezzare la logica del profitto e del privilegio, della corruzione diffusa, per promuovere imparzialità ed equità”.
Qual è il “di più” che il carisma dell’unità porta al diritto? “Il carisma dell’unità genera sull’altro un nuovo sguardo: non l’estraneo o un nemico, da cui difendermi, ma un dono per me, nella ricchezza della sua diversità. La reciprocità, che nel diritto si traduce in diritti – doveri, diventa nel “di più” dell’amore reciproco richiamo alla responsabilità verso l’altro, di cui devo aver cura. Così, se oggi il diritto tende a tutelare i diritti degli individui, l’orizzonte che Chiara Lubich ci ha aperto è quello di un diritto “strumento” di comunione. E la comunione indica un obiettivo: operare perché le concrete relazioni umane, anche quelle che si svolgono sotto il segno del diritto, aiutino le parti coinvolte a guardare oltre sé e riconoscersi reciprocamente, nella rispettiva dignità e secondo una libertà responsabile, per aprirsi alla collaborazione. Così si generano frammenti di fraternità”. Prossima tappa:
- Seminario internazionale “Dai Diritti Umani al Diritto alla Pace: in cammino con l’umanità”, promosso dalla rete internazionale “Comunione e Diritto”, a Loppiano (Italia), dal 19 al 21 settembre 2019
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Ago 25, 2019 | Cultura
Con la giornata mondiale di preghiera per la custodia del creato, il 1° settembre inizierà un mese ricco di iniziative per la cura dell’ambiente e non solo. Intervista a Cecilia Dall’Oglio del Global Catholic Climate Movement. Cos’hanno in comune la questione ambientale e l’Ecumenismo? Molto, anzi moltissimo se si considera che nel 1989 fu il patriarca della Chiesa Ortodossa di Costantinopoli, Dimitrios a dare la spinta decisiva alle diverse Chiese cristiane per dichiarare congiuntamente il 1° settembre Giornata mondiale di preghiera per la custodia del Creato. Quest’anno la ricorrenza s’inserisce in un anno carico di azioni globali per il clima, grazie anche all’accelerazione impressa dai milioni di giovani che, con Greta Thunberg, si sono mobilitati e hanno scosso coscienze e bussato ai Parlamenti. “Non solo i singoli ma anche le nostre comunità dovrebbero interrogarsi sulla sostenibilità ambientale delle loro attività”, sostiene Luca Fiorani, fisico e coordinatore internazionale di EcoOne, movimento culturale che s’ispira alla spiritualità dei Focolari in campo ambientale. “E per iniziare a cambiare mentalità e adottare uno stile di vita ecologico occorre innanzi tutto informarsi. Mi faccio pubblicità: ho appena pubblicato un piccolo libro di meno di 80 pagine: “Il sogno (folle) di Francesco. Piccolo manuale (scientifico) di ecologia integrale”. Conduco il lettore per mano tra i concetti chiave dell’Enciclica Laudato Si’, i recenti risultati della negoziazione internazionale sui cambiamenti climatici e i dati scientifici più aggiornati sullo stato di salute del nostro pianeta”. Luca Fiorani ci spiega anche che da una decina d’anni EcoOne collabora con il Global Catholic Climate Movement. Cecilia Dall’Oglio è responsabile dei programmi dell’organizzazione e le abbiamo rivoto alcune domande.
- Quali sono le tue motivazioni personali d’impegno per l’ambiente?
Il desiderio di non abbandonare i miei fratelli e sorelle nel mondo che soffrono per le stesse cause per cui soffre la nostra Madre Terra. Il desiderio di dare il mio contributo affinché altri possano fare l’esperienza diretta di incontro, che ho potuto fare io, con testimoni di speranza, di Chiesa viva impegnata per la giustizia sociale. Nella Laudato si’ Papa Francesco ci ricorda infatti che “Non ci sono due crisi diverse, ambientale e sociale, ma un’unica crisi socio-ambientale da affrontare con “un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura” (LS 139). Mi sono impegnata per più di venti anni con la FOCSIV nel coordinare campagne per la giustizia sociale insieme agli uffici della CEI ed alle aggregazioni laicali cattoliche e vorrei qui ricordare in modo speciale il caro Marco Aquini del Movimento dei Focolari. Questo annuncio, questa resistenza attiva, deve essere davvero efficace e liberare il povero che grida e per questo sono felice ora di cogliere la sfida attuale al servizio del Global Catholic Climate Movement di cui il Movimento dei Focolari è membro attivo.
- Qual è il “di più” che la fede può portare al movimento ambientale?
La fede è fondamentale per portare nel campo ambientalista l’approccio dell’ecologia integrale. La conversione ecologica e l’adozione di nuovi stili di vita sono proposte per la gioia piena, quella “sobrietà felice” di cui parla anche l’Instrumentum laboris del Sinodo speciale dell’Amazzonia, la pienezza della vita, la vera libertà. Tutti i cristiani sono chiamati ad essere custodi del Creato di Dio perché “Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana.”(LS 217). Il Global Catholic Climate Movement è nato nel 2015 per sostenere le comunità cattoliche in tutto il mondo nel rispondere all’appello urgente di Papa Francesco nella Laudato Si’ attraverso una conversione ecologica a livello spirituale che conduca a rinnovati stili di vita e a una partecipazione congiunta dei cattolici alle mobilitazioni per la giustizia climatica.
- Che cos’è il “Tempo del Creato” e cosa può fare ciascuno di noi per aderirvi?
Il Tempo del Creato è un “tempo favorevole”, un Kairos, durante il quale pregare ed agire per la cura della nostra casa comune. Ricorre ogni anno dal 1 settembre, Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, al 4 ottobre, festa di San Francesco, ed è celebrato da migliaia di cristiani in tutto il mondo. Il tema di quest’anno “La rete della vita: biodiversità come dono di Dio. è strettamente collegato al Sinodo dei Vescovi per la regione Panamazzonica che si terrà il prossimo ottobre. Migliaia di cristiani in tutto il mondo celebrano il tempo del creato realizzando eventi. Sul sito del Tempo del Creato sono disponibili la guida per le celebrazioni e altri strumenti in varie lingue. Grazie al tema scelto per le celebrazioni, gli eventi realizzati faranno sentire la nostra vicinanza ai fratelli e sorelle in Amazzonia e a tutti quelli che soffrono per la “mentalità estrattivista” che sta distruggendo non solo l’Amazzonia ma tutto il Creato, sono pertanto un chiaro segno della comunione ecclesiale e del sostegno nel cammino della Chiesa verso il Sinodo.
Stefania Tanesini
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Ago 23, 2019 | Vite vissute
Antonio De Sanctis ci ha lasciati il 21 giugno scorso. Ha incarnato splendidamente la figura del “volontario di Dio” che, per i Focolari, annovera persone con una spiccata dedizione al sociale.
Tonino, così lo chiamavano tutti,ci ha lasciati il 21 giugno scorso. Ha vissuto a Frascati, bella cittadina dei Castelli Romani alle porte di Roma (Italia). Ha incarnato splendidamente la figura del Volontario di Dio che, per il Movimento dei Focolari, annovera persone con una spiccata dedizione al sociale, promotrici di azioni a beneficio dell’umanità.Numerose le iniziative in cui egli ha operato personalmente e comunitariamente e di alcune di esse è stato l’ispiratore. Marito fedele e premuroso di Maria; padre presente; lavoratore instancabile; cittadino impegnato e capace di creare rapporti autenticamente fraterni, Tonino ha trovato nella collettività il luogo dove rendere visibile la presenza di Dio e della Chiesa, senza il timore di rompere inutili perbenismi o convenzioni sociali. Attento agli ultimi, ben disegnano la sua vita le parole delle Opere di Misericordia, precetti imprescindibili per un cristiano: “Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato; nudo e mi avete vestito; malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi…” Sono queste ultime che ne connotano fortemente l’esistenza spesa a sostegno di diversi detenuti e dei loro familiari. Un’occasione fortuita ne segna l’inizio. In carcere vede tantissimi giovani. Un giorno raccoglie da una suora volontaria una nota di dolore per “i carrelli di stampa pornografica” che entrano in quel luogo. “Sono tornato a casa con questo pensiero e sulla piazza principale ho incontrato il parroco di un paese vicino, un mio vecchio amico. E a lui ho confidato subito la mia perplessità. Mi ha risposto:
“Quello che hai detto a me, vieni a dirlo domenica prossima ai miei parrocchiani, così da raccogliere offerte per inviare Città Nuova ai carcerati”. È l’inizio: per tanti anni, le domeniche, alle varie messe tra Roma Sud e i Castelli Romani, con la sua voce inconfondibile, modesta e timida,racconta il suo impegno per i carcerati e chiede donazioni per abbonarli alla rivista dei Focolari. Decine i numeri spediti nelle varie carceri da lui frequentate. Dal febbraio 2012 Città Nuova, con il titolo: “L’arcobaleno oltre le sbarre”, ha pubblicato in 4 puntate le esperienze di Tonino e della sua famiglia dal sapore tipico dei “fioretti francescani”. (1) In alcuni casi, in apparenza azzardati, non ha esitato ad accogliere detenuti a casa. Per molti di loro è diventato un secondo padre anche quando tornati ad essere uomini liberi.Lo stralcio della lettera di MG ne dà un saggio: “A casa vostra, mi sono sentita finalmente “a casa”. In nessun luogo ho percepito questo senso di appartenenza a un luogo, a delle persone. Siete stati il cuneo attraverso cui la pietà di Gesù è arrivata fino al mio cuore attraverso questo ho capito quale posto occupa Dio nella mia vita. Il mattino è il mio primo pensiero ed è l’ultimo quando vado a dormire. Sono felice perché è arrivato nella mia vita come un grande uragano che da tutto spazza via. Antonio, tu sei, con tutta la tua famiglia, una testimonianza vivente del Vangelo, sei un Opera di Dio”. Il giorno del funerale nella cattedrale di Frascati c’erano in tanti. I suoi tre figli: Miriam, Gabriele, Stefano lo hanno salutato con queste parole: “Porto sicuro dove approdare al termine di una giornata di sole o dopo una tempesta: tu c’eri sempre, pronto ad ascoltarci, accoglierci, incoraggiarci, spingendoci a riprendere il largo senza timore”. Era il 22 giugno, a concelebrarlo c’erano il cognato don Enrico Pepe e il Cardinale João Braz de Aviz.
Lina Ciampi
(1) Per leggere le esperienze di Tonino clicca qui: L’arcobaleno oltre le sbarre/1 – L’arcobaleno oltre le sbarre/2 – L’arcobaleno oltre le sbarre/3 – L’arcobaleno oltre le sbarre/4 (altro…)
Ago 22, 2019 | Cultura
Dal 2012 il festival di Salisburgo, l’evento più importante del mondo dedicato alla musica classica, si apre con una ouverture spirituelle: una serie di concerti di musica sacra e conferenze dedicate al dialogo tra le religioni. Vi partecipano molti big della scena musicale internazionale e per la prima volta, quest’anno era presente anche l’Arcidiocesi di Salisburgo con una mostra dell’artista francese Michel Pochet.
Sabato pomeriggio, 20 luglio 2019, alle cinque il salone d’ingresso del palazzo arcivescovile di Salisburgo è gremito di gente: la presidente del Festival Helga Rabl-Stadler e l’Arcivescovo Franz Lackner aprono la mostra dell’artista francese Michel Pochet, intitolata “Lacrimae” (lacrime). “Per la prima volta la Chiesa cattolica di Salisburgo partecipa alla cosiddetta ouverture spirituelle del festival di musica” – spiega Mons. Matthäus Appesbacher, vicario del Vescovo, raccontando la genesi di questa mostra. Egli stesso era venuto a conoscenza che l’artista aveva avuto modo di regalare a Papa Francesco una tela rappresentante il volto piangente di Dio-misericordia. Da allora aveva deciso di invitarlo alla ouverture spirituelle di quest’anno il cui tema centrale sono proprio le lacrime.“La bellezza – sottolinea Michel Pochet nel suo breve intervento – è un bisogno primario dell’uomo”. E per sottolineare la necessità di liberare gli artisti dal complesso della loro inutilità sociale racconta la vicenda di un ragazzo dell’Amazzonia che con la musica del suo flauto cercava di dare sostegno ai suoi famigliari che soffrivano la fame. Le opere scelte per questa mostra, conclusasi il 30 luglio scorso, stimolano il dialogo. L’esposizione era collocata nella maestosa cornice della città di Salisburgo, dove risalta ovunque il patto che, in epoche passate, vi fu tra Chiesa e potere. Qui l’incontro tra Chiesa e arte ha assunto toni fortemente celebrativi, mentre le opere di Pochet sono decisamente anti-trionfalistiche: nella materia, nella forma e nei contenuti.
Le sue tele lo dimostrano, come quella in cui “racconta” la presenza di Dio ad Auschwitz, utilizzando un tratto leggero su un panno bianco ridotto quasi a brandelli. Pochet disegna l’orrore indicibile della montagna di cadaveri guardati dal volto-cuore piangente di Dio. Un particolare sorprende e quasi irrita: ogni cadavere ha un cartellino identificativo che però non esisteva nei campi di sterminio. Tuttavia li conosciamo dai gialli televisivi: anche se è una procedura burocratica, in questo modo di fatto si strappano i morti dall’anonimato negli obitori. Sulla tela essi sono un timido ricordo della memoria di Dio: nonostante si sia cercato di cancellare innumerevoli nomi dalla faccia della terra, Lui non dimentica. Accanto a questa scena, a far da contrappeso, appare un grande volto di Maria che con le sue linee dritte ha un aspetto quasi virile; questo panno intriso di colori teneri è pieno di poesia: le lacrime di Maria sono come perle di rugiada e parlano dell’aurora di una nuova creazione. La mostra era stata allestita nel salone d’ingresso e in una sala adiacente. Includeva un ciclo grafico in bianco-nero: una “Via Crucis” che include scene della passione di Gesù e scene del dolore dei nostri tempi. Proseguiva con una serie di meditazioni su altri “volti di Dio” con cui si è avvicinato al suo popolo nei suoi arcangeli. Può essere definita “arte sacra”, anche se si distingue notevolmente dalle rappresentazioni che vanno sotto questo nome. Non illustra scene tratte dalla sacra scrittura oppure – come è avvenuto soprattutto nel barocco e nel rococò – i concetti dei teologi, ma ha l’audacia della riflessione personale. La concentrazione sul volto fa pensare alle parole del filosofo Giuseppe M. Zanghì, secondo cui “il Sacro emergente” nel ventunesimo secolo è un “Uno senza volto”, un “Potere senza volto”[1].
Peter Seifert, storico dell’arte
[1] Giuseppe Maria Zanghí, Notte della cultura europea, Roma 2007, pp. 46-47. (altro…)