Giu 24, 2019 | Collegamento
Un reportage di viaggio con Egilde Verì che torna in Siria dopo 14 anni ed un terribile conflitto. Insieme a lei entriamo a Damasco per incontrare ed ascoltare la comunità dei Focolari del posto. https://vimeo.com/342337540 (altro…)
Giu 22, 2019 | Cultura
A Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, la presidente e il copresidente dei Focolari lanciano un forte appello per un’Europa aperta, inclusiva e dialogante. La “città dei Sassi” come modello vivo per una convivenza più armoniosa, più giusta e fraterna. È questa la sfida che hanno lanciato Maria Voce e Jesús Morán questo sabato, 22 giugno 2019 a Matera, Capitale Europea della Cultura 2019. Nel convegno “Abitare il tempo e lo spazio: la Cultura dell’Unità al servizio della Città”, organizzato dalla comunità dei Focolari assieme all’Associazione l’Elicriso di Matera, la presidente e il copresidente dei Focolari hanno mandato un forte messaggio all’Europa, invitando il vecchio continente a riscoprire la sua missione: mostrare al mondo che le diversità possono convivere senza soffocare le differenze e violare le identità.
Presenti circa 550 persone, tra cui l’arcivescovo di Matera-Irsina, Antonio Giuseppe Caiazzo, e Giovanni Oliva, segretario generale della Fondazione Matera Basilicata 2019, Maria Voce ha declinato la “cultura dell’unita”, della quale i Focolari in tutto il mondo si fanno portavoce, negli aspetti concreti della vita di una città. Come si può vivere oggi – questa la domanda della presidente dei Focolari – “una cultura del dialogo, dell’accoglienza, della fraternità” negli ambiti dell’economia e del lavoro, dell’interculturalità, dell’etica sociale, della salute e dell’ambiente, dell’arte, della formazione umana o dei moderni mezzi di comunicazione? In risposta a questa domanda la presidente ha presentato alcuni esempi di città in cui – anche attraverso l’impegno dei Focolari – i cittadini hanno scoperto “la vocazione” della loro città amando “generosamente i propri vicini, la propria comunità; essendo “cittadini attivi e corresponsabili”, realizzando “insieme l’arte della partecipazione”. Così a Sulcis Iglesiente in Sardegna, dove i Focolari assieme ad altri movimenti pacifisti hanno costituito un comitato che lavora per la riconversione di una azienda che produce armi. Così in Polonia, dove l’amministratrice pubblica nel Consiglio della Slesia Superiore racconta di una Polonia per niente chiusa e sovranista e di alcune città dove la collaborazione tra le comunità religiose e le organizzazioni non governative aiuta l’integrazione degli immigrati ucraini. Ma per ricostruire le città del XXI secolo non basta aumentare soltanto la partecipazione dei cittadini, ha concluso la presidente dei Focolari. Ci vuole anche un contributo specifico dei politici che sono chiamati a praticare “l’amore degli amori”, espressione che Chiara Lubich utilizzava per definire l’impegno politico. Loro in prima persona sono, cioè, chiamati a dar vita a spazi in cui le iniziative e la passione dei singoli e dei gruppi si possano realizzare e mettere insieme, proprio come i colori che formano un arcobaleno.
Intervistato dal giornalista RAI Gianni Bianco, Jesús Morán ha poi approfondito le ragioni dell’impegno per una convivenza fraterna nelle nostre città, in particolare quelle europee. Il copresidente dei Focolari si è detto convinto che l’Europa è chiamata ad essere “modello a tutti i progetti di unificazione del mondo”. Per realizzare tale vocazione, ha affermato Morán, deve tornare alle proprie radici cristiane, ad un cristianesimo la cui grande profezia è “la fraternità universale” che spinge a dei “processi, che sebbene hanno una chiara radice e identità, sono inclusivi, dialogici, e quindi si mostrano aperti ad essere condivisi da persone le più diverse per status, religione o ideologia”. Gli auguri della presidente e del copresidente dei Focolari a Matera hanno disegnato un grande orizzonte: “Essere capitale di una cultura dell’unità”, “una città nuova” che possa essere in grado di “ricomporre in unità il disegno della nostra Europa e della famiglia umana”.
Joachim Schwind
Qui trovate gli interventi di Maria Voce e Jesús Morán (altro…)
Giu 19, 2019 | Testimonianze di Vita
Fare nostro lo stile di vita di Gesù significa accostarsi con spirito di accoglienza e condivisione alle persone che incontriamo nel nostro ambiente di famiglia, di lavoro, di studio e di svago, avendo però in cuore un progetto più grande, la fraternità universale. L’edicola della felicità Dopo la morte di mia sorella ho rilevato l’edicola che lei gestiva. Non era il mio sogno fare l’edicolante, ma ho cominciato a viverla come un’occasione per amare: spesso vengono persone che hanno bisogno di scambiare due parole anche sui fatti del giorno. La mia edicola è diventata un luogo di condivisione e di umanità. Ho creato un piccolo spazio con tavolo e sedie, e con il bel tempo c’è chi si sofferma non solo per leggere, ma anche per parlare. Qualcuno mi ha proposto di sostituire la scritta “Giornali” con “L’edicola della felicità”. (M.R. – Italia) La nonna-bambina Mia madre, a causa della malattia, è tornata come una bambina, non sa parlare e sembra che non comprenda. Fino a qualche tempo fa eravamo in una situazione di esasperazione da cui non sapevamo come uscire. Amici e parenti ci consigliavano il ricovero in qualche bellissimo pensionato. Dopo averne parlato con i nostri due figli per cercare una soluzione, abbiamo pensato di dividerci gli orari per assisterla in casa. Mio marito ed io temevamo però di coinvolgerli in una situazione troppo pesante, invece i ragazzi, giorno dopo giorno, diventavano sempre più materni verso la nonna, la vedevano come una persona da rispettare, con qualcosa di sacro in sé che solo l’amore poteva penetrare. Con mamma il rapporto è diventato come a onde di amore, che vanno e vengono. (Y.O. – Giappone) Dare Una notte mio fratello si è sentito male, al punto da doverlo ricoverare. Siccome siamo poveri, sono corsa a chiedere un prestito ai nostri vicini. Poi, io e mia madre con in braccio mio fratello ci siamo incamminate verso l’ospedale. Dopo pochi metri, ecco un povero chiedere l’elemosina. Stavo per dargli qualcosa, quando mia madre mi ha bloccato: «Non possiamo, ne abbiamo bisogno noi!». Le ho risposto: «Mamma, se diamo Dio ci aiuterà». E così abbiamo fatto. All’ingresso dell’ospedale abbiamo incontrato un medico che ci conosceva: grazie lui, abbiamo avuto gratis analisi, ricovero e medicine. Mia madre non riusciva a capacitarsene. (M. – Egitto) L’esempio Patty, la nostra figlia più giovane, era andata con un’amica in California per perfezionare l’inglese. Poco prima della conclusione del suo soggiorno all’estero, una sua telefonata giunse come una doccia fredda: era in attesa di un bambino. Il padre del bambino le voleva bene, ma lei non era sicura di volerlo sposare. Restai senza parole, e quando domandò se poteva tornare a casa acconsentii, pur pensando all’umiliazione che ci attendeva nel piccolo paesino dove abitiamo, e dove la nostra è considerata una famiglia esemplare. Il tempo che rimaneva al suo ritorno servì per maturare e disporci ad accoglierla con cuore aperto, senza giudizi, come lei aveva bisogno. La bambina è nata come un raggio di sole per tutti. Quando in seguito anche un’altra famiglia del paese si è trovata nella stessa situazione, quei genitori ci hanno confidato: «L’esempio che ci avete dato con vostra figlia incoraggia anche noi a fare lo stesso». (M.J.S. – Svizzera) Una giornata iniziata male Ero uscita di casa nervosa e andando a scuola pensavo che la giornata sarebbe stata un disastro. Mi è venuta in mente una compagna antipatica, lei di sicuro avrebbe peggiorato la situazione. In classe però mi sono impegnata ad essere gentile con lei, suscitando una sua risposta cordiale e accogliente. La giornata ha preso un altro colore. È proprio vero che talvolta basta un piccolo sforzo per uscire da sé stessi, e tutto riprende armonia. (M.S. – Ungheria)
A cura di Chiara Favotti
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Giu 17, 2019 | Spiritualità
Il numero della rivista Nuova Umanità di maggio-giugno 2019 è interamente dedicato all’esperienza mistica fatta da Chiara Lubich nell’estate del 1949 e conosciuta come “Paradiso 49”. Abbiamo chiesto a Padre Fabio Ciardi, responsabile del centro interdisciplinare di studi “Scuola Abbà” e membro del comitato direttivo per la pubblicazione delle opere di Chiara Lubich, di spiegarcene le motivazioni.
Padre Fabio, in questo numero della rivista, accanto ad un testo inedito di Chiara Lubich che nel 1969 racconta il periodo di contemplazione spirituale vissuto venti anni prima, si dà voce a protagonisti e testimoni. Perché questa scelta? Siamo ormai a 70 anni da quell’evento accaduto nell’estate del 1949. Meritava di essere ricordato dalla nostra rivista. Abbiamo dato la parola a Igino Giordani, Pasquale Foresi, Klaus Hemmerle, Marisa Cerini, Giuseppe Maria Zanghí, Jesús Castellano, perché sono state le persone più vicine a Chiara nel leggere e studiare i suoi scritti di quel periodo. Hanno fatto parte di quel cenacolo di studiosi, la” Scuola Abbà”, che Chiara ha voluto attorno a sé proprio per aiutarla a fare emergere la dottrina insita nell’esperienza del 1949. Nei loro scritti, per lo più inediti, che abbiamo pubblicato sulla rivista, appare con limpidezza il loro apporto di studiosi. Nello stesso tempo viene in luce la loro personale esperienza a contatto con Chiara e il suo vissuto: ne sono stati profondamente trasformati. In questo senso essi sono davvero testimoni e insieme protagonisti del Paradiso ’49. Li abbiamo scelti anche perché hanno compiuto il loro “santo viaggio” terreno e crediamo che siano in quel Paradiso al cui studio si sono tanto dedicati. Sul periodo chiamato Paradiso ’49 per tanto tempo c’è stata molta riservatezza, solo recentemente si è iniziato a pubblicare dei testi legati a quel periodo, perché? Perché Chiara aveva diritto a una sua intimità. È stata un’esperienza di Dio molto profonda e personale, anche se fin dall’inizio condivisa con quanti vivevano con lei. Di quanti mistici gli scritti sono stati resi pubblici prima della loro morte? Per conoscere il diario di sant’Ignazio di Loyola si sono dovuti aspettare 500 anni. Vi era inoltre il pericolo che il Paradiso ’49 fosse male interpretato. Al pari di ogni testo mistico ha bisogno di essere introdotto e più ancora di condividerne il vissuto, ricreando le medesime condizioni che ne hanno reso possibile l’evento, altrimenti rimane soltanto vana erudizione. In quegli anni vi era poi una certa diffidenza verso un Movimento così nuovo, capace di coinvolgere uomini, donne, ecclesiastici, religiosi e religiose… Tanto più che era guidato da una donna. Quel periodo di visioni e comprensioni, è stato molto importante per Chiara Lubich e per gli sviluppi del Movimento dei Focolari allora nascente. Può dirci qualcosa di più al riguardo? E quale significato hanno oggi questi testi? Il fatto che quegli scritti non siano stati pubblicati integralmente non ha impedito che l’esperienza in essi espressa, fosse condivisa e partecipata. Chiara Lubich si è sempre ispirata ad essi nel suo insegnamento, a volte citandoli in maniera esplicita, anche senza indicarne l’origine. Tutto il Movimento dei Focolari è stato costantemente alimentato dalla luce scaturita da quell’esperienza, anzi è stato da essa forgiato. Il Paradiso ‘49 lo abbiamo già dentro, più di quanto non immaginiamo. Quei testi segnano l’inizio dell’Opera di Maria in tutte le sue componenti, con le sue espressioni di vita e le iniziative sociali e culturali. Essi sono anche una profezia che domanda ancora di essere attuata, offrono una visione del progetto di Dio sull’umanità, indicano la via per la sua incarnazione. In un momento di smarrimento e di incertezza come quello che stiamo vivendo, il Paradiso’49 può aiutare a riscoprire il senso profondo della nostra vita, della vita della Chiesa, della società, del cosmo intero, e orientare verso la pienezza del suo compimento.
a cura di Anna Lisa Innocenti
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Giu 14, 2019 | Focolari nel Mondo
Un centro, promosso da un gruppo di volontarie del Movimento dei Focolari, a Douala accoglie ragazze vittime di sfruttamento, violenze e abusi e offre percorsi di formazione integrale e professionale. “Ci siamo guardate intorno e, con un senso di dolore e impotenza per le drammatiche situazioni nelle quali vivono le adolescenti di alcune zone della città, ci siamo chieste che cosa potevamo fare”. Con queste parole Albine Essene, di Douala (Camerun) spiega la scintilla ispiratrice che ha portato lei ed un gruppo di volontarie dei Focolari, ad impegnarsi a favore delle ragazze vittime di sfruttamento, violenze e abusi fino a dare vita, nel 1998, al centro sociale HUPJEFI (Halte Utile Pour Jeunes Filles) a Douala (Camerun). “Tante sono le adolescenti – continua – che ogni sera per le strade, soprattutto di fronte ad alberghi e ristoranti, sono costrette a prostituirsi per ottenere il denaro che garantisca loro la sopravvivenza. Molte di loro sono minorenni, quindi si tratta di veri e propri abusi”. Come avete iniziato ? “Una sera, una di noi insieme al marito, si è fermata a conoscere una di queste ragazze e l’ha accolta a casa. Poi ha contattato i genitori per farla rientrare in famiglia. Questo episodio ci ha messo in cuore molte domande: come potevamo continuare a seguirla ? Come aiutare anche altre ragazze? Occorreva un centro che le accogliesse ed offrisse una formazione integrale. Abbiamo fatto tra noi una comunione di beni: c’è chi ha messo a disposizione la casa, chi si è offerto di prendersi cura delle ragazze, chi ha dato il proprio tempo per raccogliere informazioni dalle assistenti sociali, altri hanno offerto denaro. La prima sede era nel centro della città, dove la prostituzione è molto diffusa.
Abbiamo iniziato con due ragazze, ma poco dopo il centro era pieno. Poi abbiamo creato altri tre centri per ragazze dai 14 ai 22 anni. Il nostro lavoro consiste nell’ascoltarle, nel prenderci cura del loro sviluppo intellettuale e sociale, organizzando anche sessioni di formazione all’affettività e alla sessualità attraverso il programma EVA (educazione alla vita e all’amore). Abbiamo creato poi un centro di formazione professionale con corsi di scrittura, diritto commerciale, taglio, cucito…, tutte attività finalizzate a favorire il loro inserimento sociale. Siamo l’unico centro del Paese a prenderci cura di loro con una formazione integrale”. In questi anni avete incontrato tante ragazze, oltre 300. Ci sono delle storie che ricordi in particolare ? “Ne ho tante nel cuore. Ricordo una ragazza che ci ha confidato di avere problemi di rapporto con la madre. Per questo aveva deciso di sposare un ragazzo che stava frequentando. Le abbiamo chiesto se lo amasse spiegando che il matrimonio è una decisione importante, non una fuga dai problemi. Ci ha ascoltato senza dire nulla. Il giorno dopo, in una lettera, ci ha spiegato di non amare il ragazzo. Una settimana dopo è tornata a ringraziarci: aveva trovato il coraggio di lasciare il fidanzato e aveva chiesto perdono alla madre, tra loro era tornata la pace. ‘Ora mi sento libera’ ci ha detto. Un’altra invece, iniziando ad arrivare sempre in ritardo, ci ha spiegato che, ogni giorno, prima di venire al centro, frequentava un ragazzo che la sua famiglia non conosceva. Lui le aveva fatto molte promesse. L’abbiamo messa in guardia sul fatto che alcuni uomini approfittano della debolezza economica delle ragazze per abusare di loro. E abbiamo cercato di capire se aveva valutato le conseguenze di questo tipo di incontri (traumi, malattie a trasmissione sessuale, gravidanze indesiderate..). Se il ragazzo aveva buone intenzioni, doveva presentarsi ai suoi genitori. Ci ha ascoltato. Poco dopo ha chiuso ogni rapporto con quest’uomo. Ha iniziato a frequentare un centro professionale di cucito, ma anche lì le difficoltà non sono mancate. Non avendo mezzi di trasporto andava sempre a piedi fino a quando non ha conosciuto un uomo che, dapprima, si è offerto di accompagnarla, poi ha iniziato a darle appuntamenti in bar o alberghi. Sentendosi in pericolo è tornata nel nostro centro per chiedere aiuto. Oggi è molto apprezzata da tutti gli insegnanti della scuola che frequenta e si sta preparando per gli esami conclusivi del corso”.
Anna Lisa Innocenti
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Giu 13, 2019 | Testimonianze di Vita
Gli apostoli, e con loro tutti i discepoli di Gesù, sono inviati come “testimoni”. Ogni cristiano infatti, quando scopre attraverso Gesù cosa vuol dire essere figlio di Dio, scopre anche di essere inviato. La nostra vocazione e la nostra identità di figli si realizzano nella missione, nell’andare verso gli altri come fratelli. Il portafoglio Sono un libero professionista senza stipendio fisso. Un giorno, mentre mi accingevo ad andare in studio ed ero senza soldi, trovo un portafoglio per terra. Lo raccolgo e vado al lavoro. Contiene molti soldi che mi farebbero proprio comodo, anche perché ho un figlio malato. Un attimo di tentazione, poi decido di cercare il proprietario. Con sorpresa, scopro che è un mio vicino di casa. Davanti alla sua porta torna a farsi sentire quella tentazione, ma suono il campanello. Lui mi ringrazia. Vado a dormire col cuore leggero. L’indomani, mi arriva in studio una cifra notevole, del tutto inattesa! (N. – Egitto) Alzheimer All’inizio sembravano tutte fisime dell’età, capricci. Quando fu chiara la diagnosi di Alzheimer, le mie giornate cominciarono a riempirsi di angoscia. L’uomo meraviglioso che avevo sposato, il padre invidiabile dei nostri figli, era diventato un essere da compatire. Mentre la malattia avanzava, anche in me qualcosa si distruggeva: quello che facevo per mio marito era come fatto al vento. E anche i figli, con le loro famiglie e i loro problemi, mi sembravano lontani. Un sacerdote mi consigliò di non fare paragoni col passato e di cominciare la vita oggi. Qualcosa cominciò a muoversi dentro di me, perfino mio marito sembrò trovare una maggiore serenità, che i figli percepivano quando venivano a trovarci. Dopo la sua morte, il più piccolo mi ha abbracciato dicendomi: «Siete stati sempre i nostri modelli, ma soprattutto nell’ultimo periodo». (S.Q. – Portogallo) Profughi Nella nostra città sono arrivati 230 profughi, alcuni con soltanto gli abiti che avevano addosso. Addolorati nel vedere questa situazione, abbiamo collaborato con la Caritas investendo tempo e forze. Pian piano è nata con loro un’amicizia e alcune mamme hanno cominciato a frequentare le nostre case. Un giorno Pasa, musulmana, vedendoci preoccupati per nostra figlia, gravemente malata, ci ha promesso che avrebbe pregato ogni giorno Allah per lei. Tutto ci conferma che è possibile la fratellanza, al di là delle diverse culture e fedi religiose. (U.R.J. – Germania) La vera socialità Nel nostro Paese commercianti, conducenti di taxi a pedali, insegnanti e impiegati governativi, visto il basso stipendio, devono ricorrere a prestiti di usurai con interessi altissimi. Un giorno con un gruppo abbiamo organizzato una cooperativa di credito per combattere la crisi economica. Casa nostra è diventata la sede ufficiale. Cerchiamo di avere come unica regola il Vangelo, puntando ad ascoltare fino in fondo ogni socio per risolvere i suoi problemi. Abbiamo coinvolto persone molto ricche del circondario, e grazie al loro aiuto i conducenti di taxi a pedali hanno potuto comperare i loro veicoli, molti giovani continuare gli studi e delle persone malate pagarsi le cure. Qualche famiglia ha ricevuto aiuti per costruire un’abitazione, altri hanno raggranellato i soldi per recarsi a lavorare all’estero. Le famiglie più ricche hanno preso coscienza dei bisogni di tutti, i poveri hanno superato il loro senso di inferiorità. Il Vangelo ci insegna la vera socialità. (M.T. – Filippine) Nel bus Alcuni ragazzi seduti sui sedili posteriori ascoltavano musica rap a volume altissimo, cantando a squarciagola. I passeggeri lanciavano loro occhiatacce, ma urlavano ancora di più. Una donna di mezza età, dal volto solare, si è avvicinata a quei ragazzi invitandoli a cantare meglio, così da poter ascoltare bene le parole delle canzoni. Dopo un imbarazzante silenzio è iniziato un coro. I ragazzi hanno cominciato a sorridere, le parole si capivano e la gente si è messa ad applaudire. L’atmosfera nel bus era completamente cambiata. (W.K. – Inghilterra)
a cura di Chiara favotti
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Giu 11, 2019 | Chiesa
Sabato 8 giugno la Presidente Movimento dei Focolari, Maria Voce, è stata invitata a partecipare alla conferenza internazionale per i leader del Rinnovamento Carismatico Cattolico, organizzata da CHARIS (Catholic Charismatic Renewal International Service), il nuovo servizio istituito dalla Santa Sede tramite il Dicastero per i Laici, Famiglia e la Vita che ha iniziato ufficialmente la sua attività il giorno di Pentecoste. Maria Voce nel suo intervento ha parlato di che cosa è lo Spirito Santo nel Movimento dei Focolari, ne riportiamo alcuni stralci. Carissimi amici, Lo Spirito Santo ha sempre avuto nella nostra storia un ruolo importantissimo. E Chiara Lubich, fondatrice e prima presidente del Movimento dei Focolari, lo ha più volte sottolineato : “È stato il nostro Maestro”, “il grande protagonista della nostra storia”, “il datore del nostro Carisma”. È sempre stato Lui a illuminare, a guidare, a sostenere, a diffondere quello che noi chiamiamo “l’Ideale”, cioè Dio, scoperto e riscoperto attraverso la spiritualità dell’unità. “Ideale” che, inondandoci di luce, ci lancia ogni giorno in una sempre nuova avventura divina, unica e stupenda. Certo, all’inizio della nostra storia – negli anni 40-50 – non era così evidente questa funzione dello Spirito Santo: per più anni non si è parlato di Lui e del suo agire nei nostri confronti, perché Lui stesso ha voluto così. Come Chiara ebbe a dire ad un Convegno del Rinnovamento carismatico nel 2003: “si è tenuto in disparte con somma cura; è in certo modo sparito, si è annullato, dandoci una lezione che non dimenticheremo mai: Egli, che lo personifica, ci ha insegnato cos’è l’amore: vivere, mettere in rilievo gli altri” . Ciò nonostante, fin dai primi tempi, nei vari punti della spiritualità dell’unità, che si sono andati via via delineando, si ritrova l’impronta viva della silenziosa ma attiva presenza dello Spirito. Basta pensare all’esperienza fatta durante la Seconda Guerra Mondiale in una “cantina buia” dove, rifugiandosi dalle bombe, Chiara apre il Vangelo e ha l’impressione che ogni pagina si illumini di luce nuova: è lo Spirito Santo che le fa sentire la parola di Gesù pronunciata duemila anni prima come una Parola viva, sempre attuabile, adatta ad ogni tempo e ad ogni situazione. L’amore per la Parola di Dio – che cerchiamo di vivere ancora oggi mese per mese per rievangelizzarci sempre – è uno dei punti cardine della nostra spiritualità. Durante l’estate del 1949, caratterizzata da una particolare esperienza mistica fatta da Chiara, troviamo lo Spirito Santo come suo tacito compagno di viaggio, Colui che ogni giorno le dà di vivere “Realtà infinitamente belle” . È in quella circostanza che lei comprende come lo Spirito Santo, la Terza Persona della Trinità, sia “tutto il respiro di Gesù, tutto il Calore, la Vita di Lui”, “l’aria del Cielo”, l’aria “di cui tutto il Cielo è pregno” . È ancora in quel periodo che lo Spirito Santo le svela una comprensione tutta nuova di Maria , comprensione che sarà poi determinante per lo sviluppo del Carisma e per la stessa costituzione dell’Opera, a Lei più tardi intitolata. Nel cammino spirituale intrapreso, Chiara ha sempre esortato ad essere “assidui allievi di questo grande Maestro”; ad essere attenti ai suoi tocchi misteriosi e delicatissimi; a non lasciar cadere nessuna di quelle che possono essere sue ispirazioni . È divenuta, dunque, prassi comune della nostra vita “ascoltare quella voce”, cioè la voce dello Spirito che abita in noi, una “voce” che parla forte, che ispira, che guida, se ci poniamo in un atteggiamento d’amore nei riguardi di Dio e dei fratelli; una “voce” che aiuta a portare nel mondo la rivoluzione d’amore evangelico. Tra i numerosi effetti suscitati dallo Spirito Santo, uno che continuamente sperimentiamo nelle nostre comunità, nelle nostre cittadelle, nei nostri piccoli o meno piccoli incontri, è quella “atmosfera” che si crea come frutto di una unità profonda generata dalla presenza di Gesù Risorto tra noi (cf. Mt 18,20). Ma Gesù può essere in mezzo a noi solo se il nostro amore reciproco si misura col suo (“come io ho amato voi”). Per questo occorre guardare a Lui crocefisso – che, per amore, sperimenta persino l’abbandono – e riconoscerlo ed amarlo in tutti i dolori che incontriamo, facendoci nulla come lui. “Gesù Abbandonato è il nulla, è il punto ed attraverso il punto (= l’Amore ridotto all’estremo, l’aver tutto donato) passa solo la Semplicità che è Dio: l’Amore. Solo l’Amore penetra…” . Così possiamo lasciar vivere in noi il Risorto, e il Risorto porta con sé il suo Spirito. Sperimentiamo che, quando c’è Gesù in mezzo a noi, la voce dello Spirito Santo viene fortemente ampliata, come tramite un “altoparlante” . Invochiamo ancora la presenza dello Spirito Santo in modo speciale con la nostra tipica preghiera, che è il consenserint, alla luce delle parole di Gesù: “In verità vi dico, se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà” (cf. Mt 18,19). Attraverso questa preghiera ci rivolgiamo al Padre affidandogli ogni necessità e quante grazie, varie ed impensabili, abbiamo ottenuto così! Sperimentiamo anche che lo Spirito Santo entra nella vita e nella storia di ciascuno e rinnova dal di dentro non solo un particolare ma ogni realtà umana, per condurre tutta l’umanità al compimento del progetto di Dio sull’uomo e sul cosmo. E che, ponendo alla base dei rapporti tra gli uomini l’amore reciproco come riflesso dell’amore trinitario, si può trasformare davvero il mondo in ogni campo: politico, economico, culturale, artistico, educativo, ecc. . “Ho sentito – ci confida Chiara – d’essere stata creata in dono a chi mi sta vicino e chi mi sta vicino creato da Dio in dono a me, come il Padre nella Trinità è tutto per il Figlio ed il Figlio è tutto per il Padre. E per questo il rapporto tra noi è lo Spirito Santo, lo stesso rapporto che c’è fra le Persone della Trinità” . Siamo convinti che tutti, grandi e piccoli, possiamo essere “portatori” di Spirito Santo: per far risplendere il divino non solo dentro la Chiesa, ma anche fuori, nel mondo che ci è affidato. Siamo chiamati a segnare, dove passiamo, “ricami di luce” e a dare anche così il nostro contributo all’umanità che ci circonda per ritrovare insieme il vero senso del nostro andare. Vorrei concludere con un sogno di Chiara, da lei completamente affidato allo Spirito Santo. Un sogno che è anche mio e penso anche vostro: “Sogno che lo Spirito Santo continui ad inondare le Chiese e potenzi i ‘semi del Verbo’ al di là di esse, così che il mondo sia invaso dalle continue novità di luce, di vita, di opere che solo Lui sa suscitare. Affinché uomini e donne sempre più numerosi si avviino verso strade rette, convergano al loro Creatore, dispongano anima e corpo al suo servizio” . (altro…)
Giu 9, 2019 | Cultura
Un progetto di formazione continua con corsi per educatori e genitori promossi dai Focolari I primi corsi partono in Italia nel 2014, ma già dall’anno seguente sono replicati in tutto il mondo. Sono i percorsi di formazione per la tutela dei minori promossi dal Movimento dei Focolari e destinati a educatori e animatori, ma anche ai genitori e alla comunità più allargata. L’obiettivo è quello di “fare rete” per potenziare la capacità di prevenzione. “Più siamo formati e sensibili, più siamo in grado di prevenire situazioni di violenza” dice Viviana Colonnetti, psicologa e psicoterapeuta, per i Focolari membro della Commissione per il Benessere e la Tutela dei minori e una delle coordinatrici dei corsi. L’abbiamo intervistata.
Quale visione del bambino ispira le attività di formazione del Movimento? “È la visione che ci ha trasmesso Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari: il bambino al centro delle nostre attività è un altro Gesù da accogliere, una persona da aiutare nella sua crescita e nel suo benessere. È la visione del Vangelo che porta a riconoscere la dignità di ogni persona e a promuovere la formazione integrale dell’uomo”. Quali competenze sono richieste agli adulti a cui vengono affidati i minori? “È necessario che siano persone con un equilibrio affettivo e emozionale, capaci di ascolto ed empatia, in grado di gestire gruppi di bambini ed eventuali conflitti, che sappiano lavorare in équipe, che amino giocare e stare con i ragazzi”. Vengono offerte anche nozioni di tipo giuridico riguardanti il rapporto con i minori? “Ci sono normative interne inserite già nelle Linee Guida e sono valide per tutto il Movimento dei Focolari e altri aspetti legali invece si devono adattare al singolo Paese. Queste normative sono tradotte in buone prassi, cioè in comportamenti positivi ed efficaci da seguire, e indichiamo anche alcuni comportamenti da evitare, perché possono diventare situazioni rischiose”.
Il corso affronta anche il tema del rapporto con i genitori dei minori. Che tipo di relazione si vuole instaurare? “Con i genitori si vuole fare un patto educativo, come dice Papa Francesco, lavorare insieme per il bene del bambino, come un corpo unico. Per questo all’inizio delle attività proponiamo ai genitori un incontro nel quale strutturare insieme il programma dell’anno, affinché i bambini possano ricevere dagli assistenti/animatori gli stessi messaggi dati in famiglia. Inoltre, proponiamo ai genitori di partecipare ad alcune delle attività. Cerchiamo di sostenere i bambini e gli adolescenti nelle loro difficoltà, per questo è importante dialogare e lavorare insieme ai genitori”. Il corso-base in sé esaurisce la formazione? “Per le persone che nel Movimento sono incaricate di occuparsi dei ragazzi questi momenti educativi fanno parte di una formazione continua più ampia, che si alimenta costantemente con argomenti inerenti al tema dei minori. Inoltre, abbiamo cominciato a lavorare anche con i genitori e con la comunità, perché abbiamo capito che è il tessuto che può garantire la prevenzione delle violenze sui minori, perché, al di là delle attività, è la comunità che sostiene i suoi membri. E abbiamo ottenuto risultati molto positivi. Tra gli interlocutori del Movimento ci sono anche le istituzioni, le associazioni e le parrocchie, Per loro è stato pensato uno strumento specifico? “Il libro ‘Custodire l’infanzia’ nasce dall’esperienza dei corsi aperti alla società, ad associazioni, parrocchie, centri sportivi e organizzazioni interessate al tipo di formazione che proponiamo con la nostra visione antropologica. È stato pubblicato l’anno scorso in Argentina dall’editrice Ciudad Nueva, che ci ha proposto di raccogliere tutto il materiale dei corsi in un volume per poter arrivare anche a quelle istituzioni che non sono in contatto diretto con il Movimento. Ad ogni presentazione segue un workshop che ci consente di parlare con professionisti, educatori e altre persone che non potremmo raggiungere in altro modo. Il libro è uscito da poco in Brasile e in autunno sarà pubblicato in Italia.
Claudia Di Lorenzi
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Giu 7, 2019 | Spiritualità
Vivere trasferiti in Altro: nel prossimo, per esempio, che – momento per momento – ci è vicino: vivere la sua vita in tutta la sua pienezza. Come nella Trinità – e quello solo è l’Amore – il Padre vive nel Figlio e viceversa. E l’Amore vicendevole è Spirito Santo. Quando si vive trasferiti nel fratello (bisogna perderla la vita per ritrovarla) non appena occorre ritornare in sé per rispondere al fratello, si ritrova in sé un Terzo: lo Spirito Santo che ha preso il posto del vuoto nostro. Ora si può entrare nell’altro in vari modi: spingendovisi come uno grande volesse entrare per una porta piccola…e fa così colui che non ascolta fino in fondo il fratello (che non muore tutto nel fratello che è il Paradiso dell’io, il Regno dell’io) e vuol dare risposte raccolte via via nella propria testa che possono essere ispirate ma non sono quel soffio di Spirito Santo che darà la vita al fratello. Vi è chi (amante appassionato di Gesù abbandonato) più volentieri muore che vive ed ascolta il fratello fino in fondo non preoccupandosi della risposta, che gli sarà data alla fine dallo Spirito Santo il quale sintetizza in brevi parole od in una tutta la medicina per quell’anima. (da uno scritto – 8 settembre 1949)
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, Lo Spirito Santo, Città Nuova, 2018, p. 43) (altro…)
Giu 5, 2019 | Sociale
Imparare a fungere da “locomotive” di gruppi e progetti è un processo fondamentale nel momento in cui il senso dell’autorità vacilla, i social dettano la loro legge e la politica sembra ovunque in crisi. I progetti del Movimento politico per l’unità, di NetOne, di Umanità Nuova, di Sophia, dell’Amu, di Famiglie Nuove, dei Ragazzi per l’unità e di altri ancora. È una delle parole chiave dell’inizio del Terzo Millennio: “leadership”. Talvolta il termine è abusato, e non si sa più che cosa significhi nei fatti, per diversi motivi, determinati dai fenomeni della globalizzazione e della rivoluzione digitale, con la parallela crisi di modelli di governance tradizionali, sia nel micro (parrocchie, associazioni, quartieri…) che nel macro (imprese, governi, amministrazioni…). E ciò accade un po’ ovunque. Numerosi organismi ed agenzie culturali dei Focolari perciò se ne interessano, prendendo ovviamente il problema da diversi punti di vista, e avviando processi il più delle volte sinergici. Basti l’esempio del congresso organizzato da Umanità Nuova, dal Movimento politico per l’unità e da altre agenzie culturali del Movimento nello scorso gennaio a Castelgandolfo, “Co-governance” ne era il titolo, e che ora continua in diverse maniere in vari angoli del mondo. Più che un modello, è stato proposto uno stile di governance, che riprende l’assunto fondamentale del carisma dell’unità, cioè quel prefisso “co” che dice volontà di non cedere a individualismi e solipsismi, di concedere parte della propria “sovranità”, del proprio “potere” all’istanza comune, al tendere verso il bene comune. Da tempo anche all’Istituto universitario Sophia si sta lavorando su questi aspetti nell’ambito della politica e dell’economia, così come nelle scienze umane e sociali. In particolare ci si interessa al tema della leadership, sotto i più diversi angoli colti dal punto di vista della “cultura dell’unità”. Ciò è la logica conseguenza, se vogliamo, di uno degli slogan lanciati dal nascente movimento gen, nel 1967-1968, in particolare da alcuni francesi (tra cui Goffinet e Garoche), i quali pubblicarono una brochure dal titolo significativo: “Cambiare se stessi per cambiare il mondo, cambiare il mondo per cambiare se stessi”. C’era già l’esigenza di una leadership illuminata dal Vangelo, ricca dei contributi delle scienze umane e sociali, attenta alle ispirazioni del carisma dell’unità.
Alcuni studenti e docenti di Sophia, Umanità Nuova (New Humanity) e il Movimento politico per l’unità, con la collaborazione di altre agenzie culturali del Movimento, hanno poi messo su un progetto triennale dedicato in particolare all’Africa. Il primo atto ha avuto luogo in Kenya nel gennaio 2019, con più di 100 giovani di 7 Paesi della regione (Kenya, Uganda, Tanzania, Sud Sudan, Ruanda, Burundi e Repubblica democratica del Congo) per una leadership “all’africana”, col contributo dell’Unesco, attraverso la Kenya National Commission e l’apporto di Caritas e Missio. “Together4Africa” propone una leadership “all’africana”, dunque, svincolata da modelli troppo occidentali, nella valorizzazione di quello che le culture locali
hanno generato nei secoli a proposito della gestione del potere e dell’autorità. Tra le altre iniziative, va annotata poi quella promossa da NetOne e Humanité Nouvelle Liban, ancora con Sophia e il Movimento politico per l’unità, per il Medio Oriente. Nella regione, in effetti, s’avverte il bisogno di proporre una seria formazione alla “Leadership comunitaria nello spirito del Vangelo” (questo il titolo del progetto), che possa cioè portare uomini e donne, soprattutto giovani, a mettere assieme un gruppo, ad animarlo, a risolverne i problemi e a contribuire al bene comune della propria città, della propria Chiesa e del proprio Paese in relazione con le altre comunità presenti sul posto, sia civili che religiose. Bisogna ricostruire le case, ma soprattutto i cuori e le menti. Il progetto rappresentato da un’ancora (al Marsat) offre degli strumenti di formazione utili per ridare fiato in questo modo a tanti giovani e a tante comunità ecclesiali in Siria, Kurdistan iracheno, Giordania e Libano. Naturalmente vengono presi in considerazione i diversi aspetti della leadership, da quelli psicologici a quelli sociali, da quelli ecclesiali a quelli ecumenici, dall’organizzazione all’economia, dall’annuncio alla carità, e via dicendo. La tappa libanese è già conclusa, quella siriana, ad Aleppo, è in corso, mentre quella giordana si svolgerà tra settembre e dicembre 2019. Seguiranno le altre.
Michele Zanzucchi
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