Mag 11, 2019 | Focolari nel Mondo
La comunità del movimento presente nel Paese dagli anni ’70, ha collaborato attivamente a questa visita papale in vari ambiti: nel coro, facendo volontariato durante gli eventi, nella liturgia, concedendo interviste. Sono passati come un lampo i due giorni della visita di Papa Francesco in Bulgaria, che ha suscitato un grandissimo interesse non solo fra i cattolici, che rappresentano solo lo 0,6% della popolazione bulgara, ma in tutte le componenti della società. I mass media hanno dato grande risalto all’evento, creando nell’opinione pubblica, già durante la preparazione, una grande attesa. Le principali televisioni del Paese in questi giorni hanno seguito la visita momento per momento. Molto cordiale l’incontro con Sua Santità il patriarca della Chiesa Ortodossa Bulgara, Neofit, che ha accolto il Papa con calore.
Impressionante è stata la partecipazione della gente. Alla liturgia, sulla piazza dove un tempo si svolgevano le manifestazioni di un regime che ha perseguitato duramente la Chiesa – la sagrestia era nella ex Casa del Partito -, erano presenti più di 15 mila di persone, mentre in altre parti della città la gente seguiva attraverso maxi schermi, fatto insolito per la Bulgaria, Paese a maggioranza ortodossa. Il Papa è riuscito a parlare al cuore dei bulgari, nonostante la difficoltà della lingua, con i gesti, con il suo essere, con la sua straordinaria capacità di comunicare con chiunque. Come quando, il giorno dopo, a Rakovski, cittadina a maggioranza cattolica, durante la Messa il Papa, con un sorprendente cambio di programma, ha dato la Prima Comunione a tutti i 245 bambini che dovevano riceverla, e non solo a 10, e ha intrattenuto con loro un dialogo spontaneo, sottolineando i principali punti della fede e la sacralità di quello che stava avvenendo. Nel pomeriggio, poi, incontro con la comunità cattolica, costellato di gesti spontanei e saluti che hanno fatto gioire i 700 presenti (l’incontro si svolgeva in una chiesa ed era a numero chiuso). Dopo le testimonianze di una suora, di un sacerdote e di una famiglia, tutti giovani, il Papa ha svolto il suo discorso, interrompendolo varie volte per parlare a braccio, suscitando immediatamente la viva reazione dei presenti. Il Focolare ha dato il suo contributo in vari ambiti, dove era richiesto: nel coro, nella diffusione degli inviti in ambienti diversi, nel
volontariato durante gli eventi, nella liturgia, concedendo interviste, ecc. Per sostenere il Papa nelle fatiche di questi giorni gli abbiamo pure regalato un pacco di mate, . Il Movimento è arrivato in Bulgaria negli anni ‘70, unica realtà laicale presente negli anni del comunismo ed il più radicato nella Chiesa locale. Dal 1991 c’è il focolare femminile a Sofia e le comunità del Movimento esistono in 9 città del Paese, composte da Cattolici, Ortodossi e persone senza un preciso riferimento religioso. Abbiamo forti legami di amicizia con esponenti della Chiesa Ortodossa a vari livelli. Questa visita, fra l’altro, ci ha dato l’occasione di approfondire rapporti costruiti nel tempo, allacciare legami con persone nuove, riallacciare legami precedenti.
Majda Šušteršič
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Mag 10, 2019 | Chiesa
Il Papa espone le nuove norme per tutta la comunità ecclesiale contro chi commette abusi e chi li copre. Le misure e l’orientamento dei Focolari nel solco della Chiesa. L’intervento del Copresidente Jesús Morán e il servizio per il Collegamento CH. Porta la data del 7 maggio e s’intitola Vos estis lux mundi. Questo documento in forma di motu proprio – uno strumento, cioè, che il Pontefice utilizza quando vuole personalmente introdurre delle novità o dare indicazioni ai fedeli – è l’ultimo atto di Papa Francesco nella lotta contro gli abusi sui minori e le persone vulnerabili nella Chiesa. Una tappa di primaria importanza che è parte di un percorso. Al termine dell’incontro sulla protezione dei minori in Vaticano nel febbraio scorso erano stati annunciati alcuni provvedimenti legislativi per la Curia Romana e lo Stato Vaticano. Quest’ultimo documento normativo è indirizzato alla Chiesa intera: stabilisce nuove procedure per segnalare molestie e violenze e assicurare che vescovi e superiori religiosi rendano conto del loro operato. Introduce l’obbligo per chierici e religiosi di segnalare gli abusi; un provvedimento che incoraggia anche i laici a rivolgersi alle competenti autorità ecclesiastiche. Chiede inoltre alle diocesi di dotarsi di un sistema facilmente accessibile al pubblico per ricevere le segnalazioni. E’ un gesto che travalica i confini della Chiesa stessa ed è di sprone alla società civile, perché, lo sappiamo, lo scandalo degli abusi affonda le proprie radici – sia storicamente che in tempi recenti – nei diversi ambiti della famiglia, della scuola, dello sport, ecc. Nonostante il tema grave e devastante che tratta, il papa apre il documento con una citazione evangelica che richiama speranza e luce: “Nostro Signore Gesù Cristo chiama ogni fedele ad essere esempio luminoso di virtù, integrità e santità”. Sono queste virtù che impegnano tutte le persone, a maggior ragione i consacrati, che – per scelta di vita – non dovrebbero mai tradire la fiducia di chiunque, famiglie o minori in primis. Come abbiamo comunicato in precedenza, anche il Movimento dei Focolari – dolorosamente – non è immune da questo scandalo. Il 26 marzo scorso la Presidente Maria Voce ed il Copresidente Jesús Morán hanno inviato una lettera a tutti i membri del Movimento nel mondo sull’impegno dei Focolari in questo campo. Comunicano che è con profonda sofferenza che occorre riconoscere “che anche nella nostra grande famiglia dei Focolari si sono verificati alcuni casi di abuso nei confronti di minori (una ventina circa), provocati da persone del Movimento oppure da persone che hanno frequentato manifestazioni organizzate da noi. Sono in gran parte episodi avvenuti in un passato lontano (anche oltre 20 anni), ma purtroppo alcuni sono accaduti in un passato recente. E vi erano coinvolti anche membri consacrati”. Ribadiscono la “tolleranza zero” del Movimento nei confronti di ogni forma di violenza o abuso e il dovere per ogni membro dei
Focolari di essere in prima linea nella difesa delle persone più deboli da qualsiasi forma di maltrattamento o bullismo, attuati direttamente o attraverso il web, con particolare attenzione ai minori e agli adulti vulnerabili. Esortano apertamente a segnalare alla Commissione Centrale per la tutela e il benessere dei minori, istituita nel 2014 presso il Centro internazionale dei Focolari e alle commissioni locali, ogni sospetto di abuso o violenza e reputano “una vera tentazione pensare di non segnalare dei casi per il bene del nostro Movimento, per evitare uno scandalo, per proteggere la buona fama di qualcuno”. In una recente intervista concessa durante il Collegamento CH il Copresidente ha ribadito con forza la piena adesione alla linea attuale della Chiesa. Morán spiega che “abbiamo voluto riconoscere pubblicamente che questo dramma ha toccato pure noi e che questo ci porta a un’azione concreta per rendere giustizia alle vittime anche iniziando un processo di accompagnamento a livello generale, concreto”. Riconosce che questa è una grande purificazione per il Movimento e infine ribadisce che l’impegno per la tutela dei minori non può ridursi all’ambito dei Focolari. “Con questa lettera abbiamo voluto dire a tutti i membri che è importante impegnarsi a tutti i livelli perché questo dramma, questo dolore immenso, che è un dramma sociale e morale, finisca al più presto e non si verifichino più questi casi di abusi”. L’impegno del Movimento ora è incentrato sulla prevenzione e la formazione di tutti i membri, in particolare di quelli che svolgono attività con i minori; per questo è importante la collaborazione con le altre agenzie del Movimento che lavorano con i minori: dai centri Gen 3 e Gen 4, al Movimento Famiglie Nuove. Guarda il servizio del Collegamento CH: Tutela dei minori: trasparenza, prevenzione, formazione (altro…)
Mag 9, 2019 | Centro internazionale
Il 10 maggio 2018 rimarrà una data storica per la prima della Cittadelle dei Focolari come per tutto il Movimento. “Voglio alzare lo sguardo verso l’orizzonte e invitarvi ad alzarlo insieme con me, per guardare con fedeltà fiduciosa e con creatività generosa al futuro che comincia già oggi. La storia di Loppiano non è che agl’inizi. Voi siete agl’inizi”. Si era espresso così, un anno fa, Papa Francesco nel dialogo con gli abitanti di Loppiano e con gli oltre 6000 presenti durante la sua visita, la prima di un Pontefice ad una Cittadella dei Focolari. Una giornata che ha segnato il presente ed il futuro. Nel suo ampio discorso il Papa aveva parlato ai pionieri come ai più giovani tra i presenti ed incoraggiato a proseguire sulla strada intrapresa continuando a fare di Loppiano il luogo dove “tutti si sentono a casa” e nel quale “non ci sono periferie”. Ed aveva individuato nel carisma dell’unità “uno stimolo provvidenziale” e “un aiuto potente” a vivere ˮla mistica evangelica del noi, e cioè a camminare insieme nella storia degli uomini e delle donne del nostro tempo come “un cuore solo e un’anima sola” (cfr At 4,32), scoprendosi e amandosi in concreto quali “membra gli uni degli altri” (cfr Rm 12,5)”. “Non è un fatto solo spirituale – aveva ancora spiegato papa Francesco -, ma una realtà concreta con formidabili conseguenze – se lo viviamo e se ne decliniamo con autenticità e coraggio le diverse dimensioni – a livello sociale, culturale, politico, economico… Gesù ha redento non solo il singolo individuo, ma anche la relazione sociale (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 178). “Prendere sul serio questo fatto significa plasmare un volto nuovo della città degli uomini secondo il disegno d’amore di Dio – aveva affermato il papa – Loppiano è chiamata a essere questo E può cercare, con fiducia e realismo, di diventarlo sempre meglio. Questo è l’essenziale. E da qui bisogna sempre di nuovo ripartire”. Parole forti, profonde, ricchissime quelle del suo discorso che sono state in questi mesi approfondite dai Focolari, a Loppiano e non solo, per cercare di comprenderle a fondo e farle vita. Ma che cosa è cambiato a Loppiano in questi 365 giorni da quella visita? A questa domanda hanno recentemente risposto Maria Voce e Jesús Morán, Presidente e Copresidente dei Focolari, che hanno trascorso alcuni giorni nella Cittadella proprio in concomitanza con questo anniversario: “L’abbiamo trovata molto bella – ha detto la Presidente – avevo l’impressione proprio di un’aria di resurrezione, sentivo che c’era una vita nuova che si manifestava in tutto quello che ci hanno presentato, con più unità, con rapporti più veri, più semplici, più diretti fra tutti”. Una Cittadella quindi rinnovata dal passaggio del Papa “il quale – ha concluso Maria Voce – ha colto fino in fondo il punto in cui la Cittadella era e i passi che doveva fare, ed ha aiutato a farli”. “Si sente che il Papa è passato di qua, questo è evidente – ha osservato Jesús Morán – ed è stato un passaggio fondamentale, che ormai segna la storia di Loppiano”. “Sappiamo che c’è una grazia – ha concluso il Copresidente – quindi gli input che il Papa ha dato saranno fondamentali per pensare l’oggi e anche il domani di Loppiano”. La video-sintesi della visita di Papa Francesco a Loppiano un anno fa: https://vimeo.com/275370463 (altro…)
Mag 9, 2019 | Chiesa
Ci ha lasciato il fondatore de l’Arche e apostolo degli ultimi. Era in Piazza San Pietro durante lo storico incontro di Pentecoste 1998 insieme a Chiara Lubich e ad altri fondatori di movimenti e nuove comunità. Il ricordo e la gratitudine dei Focolari. Il 30 maggio 1998 resterà nella memoria di molti come il “l’incontro di Pentecoste”. Fu allora che Papa Giovanni Paolo II convocò per la prima volta nella storia tutti i movimenti ecclesiali e le nuove comunità in Piazza San Pietro.
Tra i fondatori che presero la parola davanti al Papa, insieme a Chiara Lubich, Kiko Arguello e d. Luigi Giussani c’era anche Jean Vanier, fondatore della comunità L’Arche che ci ha lasciati nella notte del 7 maggio scorso a 90 anni. Vogliamo ricordarlo, oltre che per la sua grande opera per gli ultimi e i disabili – dal 1964, aveva dato vita a oltre 150 centri in tutto il mondo –, per l’amicizia tra il fondatore de L’Arche e i Focolari, e per il sostegno che con la sua ripetuta presenza ha dato anche agli appuntamenti di “Insieme per l’Europa”. Fin dalle parole che pronunciò in Piazza S.Pietro fu chiara la comune passione per la parolaevangelica dell’unità: “Accogliendo persone con handicap provenienti da confessioni cristiane diverse, accogliendo anche persone musulmane, ebree o indù, abbiamo scoperto quanto il povero possa unirci. Uomini e donne appartenenti a diverse Chiese e a differenti religioni ci fanno scoprire il mistero della nostra comune umanità. (…) Scopriamo che, se accogliamo un povero, egli ci conduce verso il Dio dell’amore, ci conduce verso Gesù”. Nel novembre 2013, a Montmartre, in Francia, Jean Vanier prese la parola durante un incontro degli amici di “Insieme per l’Europa”, il cui tema era proprio la povertà e il contributo che comunità e movimenti cristiani potevano dare per sconfiggere indigenza ed emarginazione in Europa. Iniziò il racconto della sua esperienza con queste parole: “Gesù dice: ‘Il regno di Dio è come un pranzo di nozze’ – ma tutti sono troppo occupati – e il re che ha invitato manda i suoi servi a cercare storpi e zoppi lungo le siepi e ai crocicchi delle strade – è questo che ho cercato di vivere nella mia vita”. Jean Vanier si dedicò in particolare ai disabili mentali, quelli che lui definì “il popolo più oppresso». «Essi mi hanno cambiato, ho visto che il Regno di Dio è loro”. Siamo vicini alla sua famiglia spirituale in tutto il mondo, certi che Dio e la schiera degli ultimi ai quali ha dato casa, dignità e amore, l’hanno accolto in Cielo.
Stefania Tanesini
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Mag 8, 2019 | Focolari nel Mondo
Anche nella piccola repubblica balcanica visitata da Papa Francesco dal 5 al 7 maggio c’è una comunità dei Focolari che ha lavorato intensamente per questo evento. Ce ne parla Mato Mikulec.
“Da sempre la caratteristica principale di questa terra è il dialogo e anche la comunità dei Focolari qui è composta da cristiani (cattolici e ortodossi) e musulmani”. Mato Mikulec è un pioniere del movimento a Skopje, è croato di origine e 30 anni fa si è trasferito in Macedonia per lavoro. Vive con trepidazione e grande gioia la visita del Papa: “Siccome Francesco ha molto a cuore le periferie, il suo primo obiettivo è sostenere e incoraggiare la piccola comunità cattolica, ma non solo. Per lui ogni uomo è un valore immenso e quindi viene qui come amico di tutte le persone di questo Paese. Naturalmente, è anche incoraggiato dallo spirito di tolleranza e convivenza che sono parte della natura di questo popolo”. Ormai Mato considera questa la sua terra: la maggior parte della popolazione è macedone (64%), poi ci sono gli albanesi (25%), i turchi (4%) e una piccola percentuale di altri popoli. Le due religioni principali sono il Cristianesimo e l’Islam; i cattolici dei due riti – occidentale e orientale – sono solo l’1%. La storia racconta che in Macedonia la tradizione cristiana risale addirittura ai tempi dell’apostolo Paolo, rafforzata e diffusa nei secoli successivi, da grandi figure di evangelizzatori come i due fratelli Cirillo e Metodio nel IX secolo e da molti altri che, successivamente, danno un contributo inestimabile allo sviluppo della religiosità e dell’alfabetizzazione dei popoli slavi. Ma la regione balcanica è anche testimone della dolorosa divisione delle Chiese, di conflitti tra potenze e interessi politici, come l’occupazione ottomana durata oltre 500 anni. “Nonostante tutto – continua Mato – le persone qui hanno conservato molti valori, una profonda religiosità, grande apertura alla diversità e una profonda aspirazione alla comunione. Quindi non c’è da sorprendersi che proprio in questa terra sia germogliato un fiore tanto bello come Madre Teresa”. Racconta poi che la visita di Papa Francesco è avvenuta su invito del vescovo locale Kiro Stojanov e delle autorità statali. “Una
bellissima tradizione vuole che ogni anno una delegazione di Stato si rechi a Roma alla tomba di San Cirillo presso la Basilica di San Clemente. Ne fanno parte anche rappresentanti delle Chiese Cattolica e Ortodossa. E’ inclusa anche l’udienza con il Santo Padre e proprio in questa occasione gli è stato rivolto l’invito a visitarci”. Ci racconta poi che i primi contatti con i Focolari in Macedonia e Kosovo risalgono agli anni ’70 quando uno dei primi focolarini, Antonio Petrilli, andò a visitare l’amico sacerdote d. Luka Cirimotić. In seguito, negli anni ’80 una famiglia originaria di Zagabria si stabilisce a Skopje e nasce così la prima comunità composta da giovani e adulti, famiglie e consacrati, persone di varie Chiese e Religioni, o senza un orientamento religioso. È stato grazie all’impegno del vescovo Kiro Stojanov che nel 2006 si apre a Skopje il focolare femminile, l’ultimo che Chiara Lubich ha approvato personalmente prima di lasciarci. “Vediamo che la diversità non è un ostacolo alla sincera comunione e alla fraternità – prosegue Mato – che stanno diventando sempre più visibili e apprezzate anche dai capi delle comunità religiose. Per noi dei Focolari questo evento è una gioia speciale, crediamo che il Papa sia attratto anche dal nostro amore e dalla comunione tra noi. Sentiamo che il Papa ci porta il nuovo volto e l’abbraccio della Chiesa dove anche la nostra comunità ha il suo posto”.
Stefania Tanesini
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Mag 8, 2019 | Centro internazionale
Maria Voce ai giovani siriani: “Non lasciatevi rubare i vostri valori ed unitevi a tutti i giovani che vogliono un mondo migliore. Il mondo vi aspetta”.
“Grazie della speranza e della forza vitale che ci avete portato”. Sono queste le parole che Maria Voce ha rivolto alle comunità dei Focolari attraverso un video-messaggio, al termine del suo viaggio in Siria dall’1 all’8 maggio scorsi.
Giorni intensissimi in cui la presidente e il copresidente dei Focolari, Jesús Morán, hanno visitato le città di Homs, Kafarbo, Seydnaya e Damasco. Hanno incontrato comunità, persone impegnate in parrocchie o nel sociale, famiglie, bambini, ragazzi, giovani, sacerdoti e religiosi. Sono stati ricevuti da vescovi e dal nunzio apostolico, card. Mario Zenari.
Hanno visto e toccato con mano le tremende ferite che la guerra ha impresso nelle strutture e nelle anime del popolo siriano: traumi e tragedie di ogni genere. Hanno conosciuto dal di dentro la situazione difficile, quasi disperata, di un Paese divenuto il fantoccio dei moltissimi interessi di forze esterne, che subisce una pesante guerra economica, mentre il conflitto militare non è ancora terminato. Com’è dunque possibile concludere il viaggio ringraziando per la speranza e la forza ricevuti?
Una delle chiavi di lettura sta senz’altro nell’ultima tappa. Su invito del Patriarca Melkita Mons. Youssef Absi,230 giovani cattolici e di diverse Chiese si sono dati appuntamentolunedì 6 maggio scorso nella Cattedrale Greco Cattolica di Damasco. In questa occasione, rispondendo ad alcune domande, Maria Voce ha lanciato un forte appello alla gioventù siriana: “Non lasciatevi rubare i vostri valori e unitevi a tutti i giovani che vogliono un mondo migliore. Il mondo vi aspetta”.
Più tardi sarà il copresidente, Jesús Morán, a spiegare la motivazione profonda di queste parole: “Questi giovani hanno sperimentato che tutto crolla; eppure hanno conservato una profonda sete di Dio e un vero senso della comunità. Forse non ne sono completamente coscienti, ma si trovano in una situazione spirituale ottimale, dalla quale possono nascere grandi cose”.
Cosa fare, allora, per creare le condizioni nelle quali questi semi di speranza possano crescere e germogliare in Siria?
Chi conosce almeno un po’ il percorso storico passato e recente di questo Paese, forse suggerirebbe una doppia soluzione: lasciare in pace la Siria e i siriani, perché c’è bisogno innanzi tutto che cessino i conflitti. Poi starebbe anche alle grandi forze del Medio Oriente e di altre parti del mondo che la vogliono sfruttare, lasciare che il Paese trovi la propria strada.
Questo popolo, forte e tenero allo stesso tempo, come lo ha descritto Maria Voce, è più che capace di prendere in mano il proprio destino.
Joachim Schwind
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Mag 6, 2019 | Nuove Generazioni
Con il 1° maggio, la Settimana Mondo Unito è cominciata. Tante le iniziative già messe in campo ad ogni latitudine per realizzare quel “No One in need”, che dà il titolo all’edizione 2019. Immaginiamo di guardare dall’alto la nostra Terra indossando occhiali speciali, capaci di mettere in luce il grado di fraternità vissuto nel mondo tra gli esseri umani. Certamente, dal 1° al 7 maggio, noteremmo un insolito picco, un gran fermento ad ogni latitudine del pianeta. Infatti, “No One in Need”, la Settimana Mondo Unito 2019 è già iniziata e in tanti – ragazzi, giovani, adulti, intere comunità – sono in azione, per testimoniare che un mondo unito è possibile! Cominciamo dal Sud America. A Palmas, in Brasile, il 1° maggio, un gruppo di giovani e ragazzi hanno invitato i loro amici e tutti quelli che volevano partecipare, a vivere per l’unità e la pace. Come? Aiutando una famiglia in difficoltà economica. Si contribuiva donando un chilogrammo di alimenti. La raccolta si è svolta a Cesamar Park, animata da giochi e musica.
Nella stessa giornata, a Loppiano, cittadella internazionale dei Focolari, in provincia di Firenze, 1400, tra ragazzi, giovani e famiglie hanno partecipato al tradizionale evento del Primo Maggio, quest’anno intitolato “Good Vibes” (vibrazioni buone), che ha invitato tutti ad avviare processi di cambiamento ed ad esserne protagonisti, superando l’individualismo e la solitudine con la cultura del dare, il pregiudizio e la paura del diverso con l’accoglienza e la fraternità. Procedendo verso Oriente, sempre il 1° maggio, a Bandra, in India, nella chiesa di Mt Mary’s Church, i Giovani per un Mondo Unito della città hanno invitato l’intera comunità ad un momento di preghiera per lo Sri-Lanka, vittima dei recenti atti di violenza, e ad impegnarsi per la pace. Sempre in India ma a Mumbai, dal 2 al 4 maggio, si tiene una scuola dal titolo “#NoOneInNeed”, alla scoperta dei propri bisogni e di quelli degli altri, per fare propria una prospettiva di vita nuova, basata sulla cultura del dare. Durante la scuola, tante le tematiche affrontate: comunicazione, bisogni relazionali, ecologia, pace e poi, gli workshop, con una sessione di lavoro dedicata a IntotheLABel, il laboratorio di consumo responsabile. Tra i partecipanti, giovani provenienti da varie zone dell’India, dal Nepal e anche dallo Sri-Lanka. Sull’isola di Cebu, nelle Filippine, la sera del 1° maggio, i Giovani per un Mondo Unito hanno lanciato la campagna “#NoOneInNeed” presso la Bukas Palad Cebu Foundation, Inc.
L’invito pubblicato sui social era a dir poco originale: “Comincia portando con te oggetti di valore in eccedenza o cose che non usi più, da condividere e mettere in comune!”. E in tanti hanno già risposto al loro appello. Come Fred, un giocatore di “Pokemon Go”, amico di alcuni Giovani per un Mondo Unito appassionati dello stesso gioco. La sera del 1° maggio ha portato con se 85 capi di vestiario che aveva indossato meno di due volte e che ora non considera più “suoi” ma di chi ne ha più bisogno. Insomma, dal grande evento al gesto personale, la Settimana Mondo Unito è entrata nel vivo! E nel w-e, proseguirà con la corsa che aspira a unire il mondo: Run4unity (domenica 5 maggio) anch’essa animata dallo slogan “No One In Need”. Tantissime le città coinvolte. Per il terzo anno consecutivo, si correrà su entrambi i lati del confine tra Messico e Stati Uniti, proprio a fianco del muro, alla presenza dei sindaci delle città coinvolte (Mexicali e Calexico). Partecipano per la terza volta a Run4Unity anche gli ospiti dell’Ospedale Psichiatrico di Branice, in Polonia. Ci scrivono: «Siamo un ospedale psichiatrico dalla tradizione centenaria. Nel nostro ospedale ci occupiamo di oltre 500 persone con disagio mentale. L’anno scorso circa 300 hanno preso parte a Run4unity e siamo stati gli unici rappresentanti dalla Polonia». Si correrà in Nuova Caledonia e anche in Nuova Zelanda, a Christchurch, la città degli attacchi alle due moschee del marzo scorso. Qui, la corsa coinvolgerà i giovani delle diverse religioni. In Italia, si correrà a Pisa, Roma, Matera, Ischia, Torino, Foggia, Milano, Abbiategrasso e Perugia, dove l’evento è organizzato dal Liceo internazionale Maria Montessori insieme alla cooperativa Amatori Nuoto, e coinvolge alcune associazioni di ragazzi con disabilità. Tra le varie attività è prevista anche una partita di palla a mano su carrozzine, per fare un’esperienza di integrazione attraverso lo sport. Per scoprire gli altri appuntamenti, basta visitare il sito: Run4unity. Buona Settimana Mondo Unito! E ricordate di condividere le vostre storie con l’hashtag #NoOneInNeed.
Tamara Pastorelli
Fonte: United World Project (altro…)
Mag 6, 2019 | Centro internazionale
Sabato 4 maggio la presidente e il copresidente dei Focolari hanno incontrato la comunità siriana del movimento: nelle testimonianze c’è dolore, senso di perdita e lutto, ma anche ricchezza di cultura, tradizioni e voglia di vivere e ricostruire la propria patria.
Fin dalle prime ore, la giornata di sabato 4 maggio si preannuncia forte. Trecento membri della comunità siriana dei Focolari si son dati appuntamento al convento di Sant’Efrem il Siriano a Seydnaya, a circa 40 chilometri a Nord di Damasco.
S’inizia con la storia del movimento, raccontata con le stesse parole che Chiara Lubich ha usato moltissime volte e com’è conosciuta, quasi a memoria, dalle comunità nel mondo: “Erano i tempi di guerra e tutto crollava…”. Ma la particolarità del racconto di oggi è che dopo la recita di ogni singolo episodio della vita di Chiara, la parola passa a qualcuno che la illustra con la propria esperienza vissuta di recente in questa terra martoriata.
C’è chi, tornando nella propria città, non ha più trovato la casa; chi ha perso il lavoro, chi la salute fisica o psichica, chi si è visto rubare il futuro, o la fede in Dio e nei rapporti; chi – e sono molti – ha perso delle persone care. E spesso, fino ad oggi, queste perdite non sono state compensate. “Siamo morti dentro”, dice uno di loro, riassumendo lo stato d’animo di tanti, forse di tutti.
Eppure sullo sfondo del palco si legge in arabo la frase che Chiara Lubich e le sue compagne volevano veder scritte sulle loro tombe sin da quei primi tempi in cui il movimento stava muovendo i suoi primi passi, in piena seconda guerra mondiale: “E noi abbiamo creduto all’amore”.
A sottolinearlo è anche la canzone finale che canta la famosa “Arte d’amare”, spiegata molte volte da Chiara Lubich: amare tutti, amare per primi, vedere Gesù in ogni prossimo, amare i nemici. I presenti si alzano in piedi, cominciano a ballare ed esprimono con tutti i sensi un desiderio comune, quello di voltare pagina.
E davanti ai nostri occhi ci sono ancora una volta le due realtà che contraddistinguono il viaggio della delegazione del Centro Internazionale dei Focolari in Siria: da un lato l’incontro col dolore: ferite, traumi, disperazione, preoccupazione per il futuro, soprattutto per i propri figli; dall’altro il desiderio di continuare a sperare, di riprendere in mano la propria vita con libertà. A sostegno di entrambe le realtà c’è una spiritualità incentrata su una fede che può dire: abbiamo creduto all’amore.
Questa vita che si dispiega tra disperazione e speranza, tra morte e risurrezione, risuona anche ne
l breve intervento tenuto dal nunzio apostolico in Siria, card. Mario Zennari e nelle risposte di Maria Voce e Jesús Morán. Il cardinale Zennari invita i presenti ad accogliere oggi il messaggio che il Crocifisso ha rivolto 800 anni fa a San Francesco, cioè di riparare la Chiesa. “Ma qui – aggiunge il cardinale – non si tratta solo di riparare la Chiesa, ma di riparare la vostra patria. Si tratta di costruire una nuova Siria”.
Jesús Morán, copresidente dei Focolari, presenta alla comunità siriana del movimento l’esempio di Maria, la madre di Gesù, che nella più grande disperazione “Ha creduto nell’impossibile” e cioè nella forza della risurrezione.
Ma che fare oggi in Siria: restare o partire? Ad articolare la domanda fondamentale di tanti è proprio Maria Voce: al di là di questa scelta, sicuramente non facile, la presidente invita i presenti a cogliere l’attimo, a fissarsi, cioè, in quella che nel momento presente sembra essere “la volontà di Dio” e a viverla con autenticità e coerenza, “anche se Dio ogni tanto permette che viviamo nel mistero”.
La giornata si conclude con una grande festa in cui le diverse regioni rappresentate e soprattutto il grande numero di bambini e giovani suscitano un certo imbarazzo in chi, magari, era venuto pensando di incontrare un popolo povero. Magari non c’è benessere materiale, ma c’è ricchezza di vita, di tradizioni, costumi, danze, canzoni, espressioni di gioia, voglia di vivere.
Che bella questa gente che – nonostante tutto – ha creduto nell’amore!
Joachim Schwind
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Mag 5, 2019 | Collegamento
Mai più bisognosi, mai più fame a partire dal proprio quartiere. E’ questa la sfida che i Ragazzi per l’unità di Mumbai hanno accolto e per cui si stanno dando da fare: dalla raccolta della plastica usata a quella dei giornali porta a porta, per sostenere un centro per donne in difficoltà e famiglie colpite da HIV. Ma quel che è iniziato tra pochi ragazzi, ora coinvolge oltre 200 famiglie dei quartieri circostanti. https://vimeo.com/332638488 (altro…)
Mag 3, 2019 | Centro internazionale
È Homs la prima tappa del viaggio della presidente e del copresidente dei Focolari in Siria. L’incontro con la piccola comunità che è rimasta in città nonostante la guerra e che ora si spende per la ricostruzione umana e sociale del proprio Paese.
Quando domandiamo quali siano le sfide più grosse, la risposta ci sconvolge: “Se rispondiamo all’odio con l’amore sembriamo deboli e questo non è facile da sopportare né da trasmettere ai nostri figli. Ma la gente attorno a noi non sa che l’amore è l’arma più potente”.
Ad affermarlo è una giovane madre di famiglia di Homs, terza città della Siria, tra le più colpite e distrutte durante la guerra civile. È la prima tappa del viaggio di Maria Voce e Jesús Moran, presidente e copresidente del Movimento dei Focolari in queste terre che mostrano le ferite della guerra ma che cominciano anche a rialzarsi dalla polvere.
Nel pomeriggio del primo maggio una quindicina di membri della comunità più antica dei Focolari in Siria si è radunata presso il centro dei Gesuiti. Sono felici di incontrare la presidente e il copresidente che sono venuti – come ha detto Maria Voce prima di partire – a conoscere, a confortare e a dare speranza.
Ma già in questo primo incontro sembra che i ruoli si stiano rovesciando e che sia questa gente, rimasta in Siria nonostante i grandissimi rischi, ad offrire speranza, gioia e coraggio a chi ha la fortuna di ascoltarli.
Con sconcertante limpidezza e autenticità raccontano come hanno vissuto e sopravvissuto ad un tempo tremendo, in cui non pochi di loro hanno perso tutto, mantenendo però viva la fede in un Dio che è amore e dandone prova in una quotidianità fatta di bombe, distruzione e morte.
“Abbia
mo sempre cercato di essere, con la nostra vita, Vangelo vivo” – dice uno di loro – “perché la spiritualità del Focolare ha messo dentro di noi un seme diverso che è stato curato da chi ci ha accompagnato e sembra abbia portato frutto, perché le persone attorno a noi si rendono conto che in noi c’è qualcosa di diverso”.
E non si tratta solo del fatto di essere rimasti in una situazione simile o del fatto di avere il coraggio di ricostruire la propria esistenza. Tanti di questa piccola comunità di circa 50 persone sono ora impegnati in progetti concreti per aiutare il proprio popolo: sostegno a malati di cancro, accompagnamento fisioterapeutico e psicologico di persone con traumi di guerra, assistenza pedagogica per studenti delle scuole elementari e medie con corsi di formazione etica.
“Avete mantenuta viva la fiamma del Vangelo”, dice loro Maria Voce non senza commozione. “E avete capito uno dei punti fondamentali della nostra spiritualità, cioè che il segreto dell’amore vero sta nella amore a Gesù che sulla croce grida l’abbandono. È davvero una grazia per noi, avervi incontrati”.
Joachim Schwind
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