Feb 1, 2018 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Una risposta immediata All’inizio dell’estate compravamo sempre la legna e il cherosene per l’inverno, ma era già autunno e non avevamo ancora i soldi per assicurarci il riscaldamento. Un giorno, parlandone in famiglia, ci siamo detti: “L’Eterno Padre conosce i nostri bisogni e l’importante è avere fiducia in lui”. Non avevamo neanche finito il discorso quando è arrivato un nostro amico con una busta contenente del denaro, frutto di una colletta. Mai c’era capitato di avere una risposta così immediata di Dio che provvede ai suoi figli! I.S. – Serbia Dalla dentista Un ragazzo della nostra comunità aveva i denti molto rovinati, ma essendo di famiglia povera non poteva curarsi. Un giorno l’abbiamo accompagnato da una dentista ma, arrivati nella clinica dove lavora, ci siamo accorti che era frequentata da persone ricche. Fiduciosi nella provvidenza, siamo entrati lo stesso. Dopo la visita la dottoressa ci ha chiesto se potevamo pagare un lavoro così costoso. Le abbiamo spiegato che, con gli amici, avremmo organizzato una vendita di oggetti e vestiti usati per coprire tutte le spese. La dottoressa, incuriosita, ha voluto saperne di più. “Mi pagherete con quello che avete” ha poi concluso. Mentre uscivamo ci ha richiamato, aggiungendo: “Sapete, ho tanti problemi e mi è venuto in mente che potrei farvi il lavoro gratis se voi in cambio pregherete per me”. Così abbiamo fatto. Tempo dopo la dottoressa ci ha detto che la nostra presenza aveva portato nel suo lavoro una nota di gioia e serenità. G.B. – Filippine Incontri nel carcere Sapendo che ci sono tante persone sole che hanno molto bisogno di qualcuno che stia loro accanto, abbiamo pensato di andare a visitare i malati di un ospedale, i carcerati e i ragazzi di un orfanotrofio. A questi ultimi abbiamo portato oggetti, giochi e vestiti. Poi ci siamo detti: perché non usiamo anche i mezzi di comunicazione per arrivare a più persone possibile? Dalla radio locale abbiamo ottenuto mezz’ora di programma tutto per noi. Tante persone hanno seguito la nostra trasmissione. Quando siamo tornati nel carcere, ci hanno accolto dicendo che, dopo aver sentito alla radio la nostra trasmissione, ci stavano aspettando. Di solito ai ragazzi della nostra età non è consentito di entrare nel carcere, ma per noi avevano fatto un’eccezione. Con canti ed esperienze sul Vangelo abbiamo parlato a un centinaio di detenuti, uomini e donne, e a una decina di guardie. Ci hanno chiesto di tornare. Anche il giornale locale ha dato notizia di questi incontri dentro al carcere. Un gruppo di amici – Uganda La malattia Quando ho saputo che Monique era stata colpita dalla Sla, anche se non ci vedevamo ormai da due anni, sono tornato a farmi vivo con lei per mettermi a sua disposizione. Il nostro era stato un grande amore, ma per vari motivi ci eravamo allontanati. La fede semplice di Monique si scontrava con il mio agnosticismo. Accanto a lei, che accettava serenamente la sua nuova situazione, ho vissuto un vero e proprio capovolgimento mentale. I cristiani lo definirebbero “conversione”. Quando la sua malattia ha raggiunto uno stadio terminale, mi sono trovato cambiato. Non dico di aver trovato la fede, ma il rispetto verso Monique ha creato in me uno spazio nuovo. J. M. – Francia (altro…)
Gen 31, 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Ansia, paure, tristezze, ira… Tutti abbiamo condizionamenti che ci bloccano, limitano la nostra libertà e ci impediscono di raggiungere una vita più piena. Come risolvere i nostri complessi e crescere nell’autostima, in modo da essere più liberi e perciò più felici? Questo libro vuole essere un manuale pratico per conquistare la libertà interiore: l’autore ci offre alcune strategie per raggiungere una maggior soddisfazione nella vita quotidiana, migliorare i rapporti in famiglia, con gli amici e sul lavoro, ottimizzare il rendimento professionale e, soprattutto, convincerci che possiamo dare molto agli altri, qualunque siano le nostre capacità o abilità. AUTORE: Inaki Guerrero Ostolaza COLLANA – Vivere bene insieme. Una collana pensata per offrire al lettore mappe efficaci e concrete per imparare a prendersi cura degli altri e di sé, pienamente integrati nel mondo in cui viviamo, nel rispetto di noi stessi, delle altre persone e dell’ambiente. Volumi agili da leggere, arricchiti con brevi esperienze di vita, bibliografie essenziali e consigli pratici per migliorare la quali-tà del nostro vivere insieme. Città Nuova Editrice
Gen 31, 2018 | Chiara Lubich, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Il Camerun, nella regione equatoriale dell’Africa occidentale, si compone, in seguito a due storie coloniali parallele, di due gruppi di regioni che parlano rispettivamente francese e inglese. Le differenze non si limitano alla lingua, ma includono anche aspetti dell’amministrazione pubblica. Una escalation di violenza sta minacciando il Paese, in tutto 23 milioni di abitanti su un territorio di 475 mila chilometri quadrati. Raphaël Takougang, avvocato camerunense, membro dei Focolari ora in Italia, spiega: «La parte francofona divenne indipendente il 1° gennaio 1960. Per la parte anglofona ci fu un referendum, il 1° ottobre 1961, per decidere se unirsi alla vicina Nigeria (già anglofona) o rimanere con il Camerun. Il nord di questa regione scelse di unirsi alla Nigeria, il sud preferì rimanere col Camerun. Nacque così una Repubblica Federale con due stati, il Cameroun Oriental e il Southern Cameroon, ognuno con proprie istituzioni (Parlamento, governo, sistema giuridico, ecc.) e altre a livello federale. Il 20 maggio 1972 un altro referendum diede alla luce la Repubblica Unita del Camerun. Nel 1984, una semplice modifica della costituzione tolse la parola “unita” e il paese prese da allora il nome di Repubblica del Camerun. Dal 1972 in poi il malessere degli anglofoni, in forte minoranza nel Paese, è andato sempre più aumentando e ha preso il nome di “anglophone problem”».
Dal 2016 questa situazione di crisi nella parte anglofona ha scatenato una serie di scioperi, dapprima degli insegnanti, poi degli avvocati. Gli abitanti della cittadella dei Focolari di Fontem, nel cuore della foresta camerunense, spiegano: «Se da una parte i vescovi hanno sempre incoraggiato il dialogo, il boicottaggio delle istituzioni deputate all’educazione e alla giustizia ha dato una svolta inaspettata alla crisi, che si è aggravata con l’escalation di scioperi anche degli esercizi commerciali e dei sistemi di trasporto, secondo una strategia definita “Città Morta”. All’inizio dell’anno scolastico, lo scorso settembre, nessuno studente si è presentato. Nonostante le minacce di rappresaglie per i trasgressori, qua e là, coraggiosamente, alcune scuole hanno riaperto e altre ne stanno seguendo l’esempio. Anche il nostro collegio a Fontem ha ripreso le attività». La cittadella è nata dalla testimonianza di amore concreto di alcuni medici, arrivati lì nel 1966, dopo un appello del vescovo locale a Chiara Lubich, per prendersi cura del popolo Bangwa, affetto da un’altissima mortalità infantile che ne stava causando l’estinzione. In breve tempo, grazie al contributo di persone di ogni parte del mondo, Fontem si è dotata di scuole, di un ospedale e di altre strutture di servizio. Da allora, il popolo Bangwa e diversi altri popoli confinanti si sono incamminati sulla strada della fraternità, visibile ora anche in altre cittadelle nate in questi anni nel continente africano. Con i suoi 80 mila abitanti, Fontem è un centro di incontro e formazione per persone che arrivano da ogni parte dell’Africa e del mondo. Qui scoprono come lo scambio e la collaborazione tra uomini e donne di razze, culture e tradizioni diverse possa portare frutti di fratellanza anche in regioni martoriate da conflitti.
«Il Collegio di Fontem ha subito un attacco – spiegano ancora gli abitanti – ma tante persone del villaggio sono accorse per aiutare studenti e insegnanti, anche a rischio della propria vita. Con l’avvicinarsi del 1° ottobre, data storica per il Camerun anglofono, nella ricorrenza del referendum citato, si temevano manifestazioni violente, e la comunità dei Focolari ha organizzato dei gruppi di preghiere alla quale hanno aderito persone anche di altre regioni del Paese e all’estero. Fino ad ora a Fontem nessuno ha perso la vita. Ogni occasione è propizia per coltivare rapporti con le varie autorità civili, tradizionali ed ecclesiali. Cerchiamo di aiutare quanti avviciniamo ad andare oltre le paure, a creare momenti di famiglia, cominciando da quelli più vicini, spesso confusi da tante voci e dai media. I giovani hanno organizzato delle serate di “talent show” e l’evento “Sports for peace” per promuovere uno spirito positivo». «In tutto questo periodo, pur in mezzo alle difficoltà – concludono – la vita della comunità dei Focolari è andata avanti anche qui. Ci auguriamo che questa sfida di amore verso tutti ci ottenga la capacità di discernere e agire per il bene del nostro Paese». (altro…)
Gen 31, 2018 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Promulgato il decreto vaticano del martirio per i 7 monaci di Tibhirine, per mons. Pierre Claverie, vescovo di Orano, e per altri 11 religiosi e religiose, tutti uccisi fra il 1994 e il 1996 durante la guerra civile algerina, che causò la morte di migliaia di persone innocenti, tra cui giornalisti, scrittori, imam e gente comune. Alla vicenda dei 7 monaci, rapiti dal loro monastero di Nostra Signora dell’Atlante (a 80 km da Algeri) e massacrati in circostanze ancora oscure, è stato dedicato il film “Uomini di Dio”. La violenza ebbe il culmine nell’agosto 1996, quando il vescovo domenicano di Orano, fervido difensore del riavvicinamento tra islamici e cristiani, fu ucciso da una bomba all’ingresso della sua casa insieme all’autista musulmano. «Sono martiri dell’amore – ha detto il portavoce della Conferenza episcopale francese – perché hanno amato fino alla fine, dando la vita per i loro amici algerini. Per noi è un segno che l’amore non è vano e trionferà». «La nostra Chiesa è nella gioia» hanno commentato i vescovi algerini, associando al loro omaggio «le migliaia di persone che non hanno temuto di rischiare la propria vita per fedeltà alla fede in Dio, al loro Paese e alla loro coscienza». (altro…)
Gen 30, 2018 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo
Nell’ambito della Causa di beatificazione della Serva di Dio Chiara Lubich, apertasi il 27 gennaio 2015 nella Diocesi di Frascati, è a disposizione, per ora in lingua italiana, una brochure agile e ricca di contenuti sulla figura della Fondatrice del Movimento dei Focolari. La nuova pubblicazione ha lo scopo di illustrare, con un linguaggio divulgativo, la sua intensa vita e le numerose opere e iniziative da lei promosse. Si articola in tre parti: Chiara e il carisma dell’unità; le “grandi aperture” o dialoghi in campo ecumenico, interreligioso e con la cultura contemporanea; l’intuizione spirituale sul mistero di “Gesù abbandonato”, da lei compreso, vissuto e proposto come “chiave” per realizzare l’unità con Dio, e tra le persone e i popoli. L’idea di preparare un Profilo biografico è nata dalla necessità di far conoscere qualcosa dell’intenso lavoro di “raccolta” che la Postulazione della Causa di beatificazione di Chiara sta svolgendo, cominciando da ciò che lei ha detto sulla santità, come l’ha vissuta e proposta a tutti, partendo dalle letterine dei primi tempi. La stesura del testo è stata condivisa in tutte le fasi di elaborazione non solo dai membri della Postulazione ma anche da esperti, amici, grandi e più giovani. Per chi desidera ricevere una o più copie in cartaceo può rivolgersi a: Postulazione della Causa di Beatificazione di Chiara Silvia Lubich Movimento dei Focolari Via Frascati, 306 – 00040 Rocca di Papa (RM) – Italia Telefono +39 06 947 981 39 – Cell. +39 389 343 9529 E-mail: postulazionechiaralubich@focolare.org (altro…)
Gen 30, 2018 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo
Si svolgerà a Loreto (AN), il prossimo 10 febbraio, il convegno nazionale “La città luogo di Fraternità?” organizzato dall’Associazione Città per la Fraternità, organismo nato nel 2008 che, ispirandosi al pensiero di Chiara Lubich e alla vita del Movimento dei Focolari, raggruppa attualmente circa 140 piccole e grandi amministrazioni comunali per diffondere lo spirito dell’unità negli Enti locali. L’Associazione bandisce ogni anno il “Premio internazionale Chiara Lubich per la Fraternità”, assegnato a una amministrazione (o a più amministrazioni con un Comune capofila) per l’attuazione di un progetto che rappresenti la declinazione di uno o più aspetti del principio della fraternità applicato alle politiche pubbliche, e che abbia visto il concorso anche dei cittadini nella crescita di una cultura della cittadinanza attiva e inclusiva. Al convegno parteciperanno autorità cittadine ed ecclesiali. Nel pomeriggio le relazioni di Elena Granata, Docente di Urbanistica al Politecnico di Milano, e di Marco Luppi, docente di Storia all’IU Sophia, sui temi della fraternità vissuta nella città. Leggi anche: Convegno nazionale: “La città luogo di fraternità?” (altro…)
Gen 30, 2018 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Cinque anni prima, di ritorno dal Genfest 1980, Andrew Basquille, Eugene Murphy e io, all’epoca studenti allo University College di Dublino, avevamo cominciato a dedicare più tempo, insieme, alla musica. Cominciò per noi un periodo di grande creatività, che sfociò nella composizione di molti brani, sia insieme che singolarmente. “Yes to You”, la canzone che abbiamo poi portato al Genfest del 1985, risale a quell’epoca. Ecco come è nata.
Nel 1981 Chiara Lubich visitò la comunità di Londra, e gran parte delle persone dei Focolari in Irlanda si misero in viaggio per l’Inghilterra, per seguire l’evento. Un pomeriggio, mentre un gruppo di noi irlandesi stava pranzando vicino al luogo dove doveva parlare Chiara, cominciai a suonare dei semplici accordi al piano e ne uscì una melodia con una sequenza di accordi, Mi-Do minore-Fa, leggermente inusuale (alla chitarra non mi sarebbe mai venuto in mente di utilizzarla). Joe McCarroll, cantautore molto bravo, che stava lì vicino a me, si unì aggiungendo alla melodia le parole “So many times that I’ve said maybe” (“Così tante volte ho detto forse”). Allora io continuai con le parole “So many times that I said no” (“Così tante volte ho detto no”), quando si aggiunse anche Andrew, che completò il primo versetto. Nei due giorni successivi io e Andrew scrivemmo circa 3 versetti, ma ancora non ci era venuta nessuna ispirazione per il coro. Alla fine questo fu aggiunto – testo e musica insieme – da Eugene, che impresse alla canzone una particolare enfasi, facendo cantare il coro in Do maggiore e poi, con una meravigliosa interazione tra maggiore e minore, in Fa, per esprimere ed enfatizza il nuovo livello di convinzione nella scelta di Dio, con le parole “Yes to You”.
Ci venne chiesto di eseguire il brano al Genfest, che si sarebbe svolto qualche mese dopo. Abbiamo provato e riprovato, spendendo tutto quel tempo a perfezionare la nostra canzone. Quel giorno, dietro le quinte, mentre aspettavamo pazientemente il nostro turno di cantare, cominciammo a renderci conto che i tempi stavano saltando. Ci dissero che il nostro pezzo era stato tagliato. Che delusione! Mentre chiudevo la mia chitarra nella custodia, pensavo ai mesi di prove e fatica che erano stati cancellati in un istante. Poi, all’improvviso, quella decisione venne revocata e ci ritrovammo di colpo catapultati sul palcoscenico, enorme, senza nemmeno il tempo di un controllo del suono e senza poterci guardare tra noi. Non ebbi nemmeno il tempo di prendere la mia chitarra, chiusa nella custodia, e mi ritrovai tra le mani una chitarra spagnola con le corde di nylon, uno strumento che non ero affatto abituato a suonare! È così che abbiamo cantato“Yes to You” al Genfest 1985: completamente privi di riferimenti e di certezze, costretti a dipendere solo dalla forza del rapporto di amore scambievole tra noi e dal desiderio di meritarci così la presenza di Gesù tra noi. La mia esperienza al Genfest 1985 è stata di riprova e verifica, riprova della mia scelta di vivere per l’unità, e verifica che questo fosse possibile. Ho partecipato a molti altri grandi eventi – festival, partite di calcio, concerti – ma nessuno come il Genfest. Lì non c’erano odio, ostilità e inimicizia, come quando le squadre rivali si scontrano nelle partite di calcio, e nemmeno l’euforia fugace provocata dall’alcol o dalla droga, che spesso accompagna i concerti o le grandi manifestazioni. Lì, a quel grande raduno di giovani, solo una gioia più profonda e duratura.
Padraic Gilligan
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Gen 29, 2018 | Focolari nel Mondo
Un Paese martoriato, senza pace, dove i gruppi terroristici fanno a gara per rivendicare gli attentati compiuti. Tre attentati in una settimana hanno provocato un alto numero di vittime tra la popolazione civile: si parla di più di 150 morti tra Kabul e Jalalabad, con oltre 400 feriti. A Kabul era stato preso di mira un albergo e, il secondo obiettivo, non raggiunto in quanto il terrorista si è fatto esplodere al checkpoint, era il palazzo dell’Alto Consiglio per la Pace. A Jalalabad è stata assaltata la sede di Save the Children, l’organizzazione internazionale che opera da anni in quel territorio. Secondo i dati dell’Onu, lo scorso anno nel Paese hanno perso la vita 17 operatori umanitari, 33 sono rimasti feriti e 48 sono stati rapiti. Sugli attacchi è intervenuto Papa Francesco durante l’Angelus del 28 gennaio scorso: «Fino a quando – si è chiesto il Papa – il popolo afghano dovrà sopportare questa disumana violenza? Preghiamo in silenzio per tutte le vittime e per le loro famiglie, e preghiamo per quanti, in quel Paese, continuano a lavorare per costruire la pace». Il Movimento dei Focolari esprime la sua vicinanza al popolo afghano, auspicando una risoluzione di pace che possa portare al più presto serenità al Paese. (altro…)
Gen 29, 2018 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Gennaio 1998. Palermo si prepara al Grande Giubileo dell’anno 2000 portando su di sé segni di luce e di ombra. Una città muta, insanguinata dalle passate e anche recenti stragi di mafia, ma anche decisa a riscattarsi, mostrando il suo vero volto. Gennaio 2018. Oggi, il capoluogo siciliano si presenta come un’espressione avanzata del dialogo tra le diverse culture europee e il mondo arabo, un avamposto della cultura mediorientale dentro il tessuto europeo. Una “città mosaico”. Alla presenza del Sindaco Leoluca Orlando, delle autorità e di alcuni rappresentanti delle istituzioni, lo scorso 20 gennaio si è voluto “fare memoria” – come “impegno”a proseguire nella stessa direzione – di un avvenimento che ha rappresentato per la città una tappa del suo “magnifico disegno provvidenziale”, secondo un’espressione usata allora da Chiara Lubich. Durante i vari interventi sono emersi alcuni aspetti della vita dei Focolari negli ultimi vent’anni: l’impegno nel sociale e nel mondo della scuola, in particolare in alcuni quartieri di periferia come Ballarò, Brancaccio e lo Zen, la promozione di eventi e la riflessione su alcuni grandi temi, come l’ecumenismo, l’impegno verso le nuove generazioni, con l’avvio di scuole di partecipazione civile, e il confronto con personalità dell’economia, della politica, della cultura e dell’arte. In questi anni, la comunità dei Focolari ha dato un contributo al cammino di tutta la cittadinanza verso la costruzione di una “città dell’accoglienza e dei diritti”, con i valori della fraternità e della continua ricerca del dialogo.
«Il ricordo della cittadinanza onoraria a Chiara Lubich – ha affermato il Sindaco Orlando – è l’occasione per guardare al cammino della città, in nome del rispetto della persona umana e della costruzione di una comunità che si fonda sui valori dell’unità e della fraternità: quelli su cui Chiara ha fondato il suo movimento e che oggi accomunano milioni di persone nel mondo. Oggi quei valori sono parte del vissuto quotidiano di Palermo, con l’accoglienza e la solidarietà che sono terreno di prova, ma anche una straordinaria occasione di conferma della volontà del popolo palermitano di costruire una città accogliente e a misura d’uomo, come continuamente viene dimostrato dai comportamenti della società civile».
L’Arcivescovo di Palermo, Mons. Corrado Lorefice, ha augurato di procedere in questo cammino di fraternità, attraverso il dialogo a tutti i livelli, verso una meta «indicata profeticamente allora da Chiara Lubich: che Palermo possa divenire una città sul monte a cui guardare per la realizzazione del disegno di Dio sulla comunità degli uomini». «La celebrazione di tale avvenimento – ha aggiunto – esprime la profonda sintonia tra la città di Palermo ed i valori contenuti nel carisma di Chiara: concorrere alla ricomposizione dell’unità della famiglia umana». Maria Voce, presidente dei Focolari, con un messaggio ha incoraggiato tutti a «condividere i molti frammenti di fraternità che si sono consolidati in questi anni per promuovere l’accoglienza, la legalità e la pace», con l’augurio «che la città si distingua sempre più per una testimonianza attiva sui vari fronti del dialogo, moltiplicando iniziative che infondano speranza e valorizzando i talenti di tutti nell’ottica dell’unità». L’adesione all’Associazione “Città per la fraternità”, voluta dal Comune di Palermo, impegna ulteriormente i suoi cittadini ad ispirare alla fraternità universale ogni futura decisione e azione. Leggi in allegato: Messaggio dell’Arcivescovo Lorefice Messaggio di Maria Voce (altro…)
Gen 28, 2018 | Parola di Vita
L’apostolo Giovanni scrive il Libro dell’Apocalisse per consolare ed incoraggiare i cristiani del suo tempo, di fronte alle persecuzioni che in quel momento si erano diffuse. Questo libro, ricco di immagini simboliche, rivela infatti la visione di Dio sulla storia e il compimento finale: la Sua vittoria definitiva su ogni potenza del male. Questo Libro è la celebrazione di una meta, di un fine pieno e glorioso che Dio destina all’umanità. E’ la promessa della liberazione da ogni sofferenza: Dio stesso «asciugherà ogni lacrima (…) e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno» (Ap 21,4). “A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita”.1 Questa prospettiva ha i suoi germogli nel presente, per chiunque ha già cominciato a vivere nella ricerca sincera di Dio e della sua Parola che ci manifesta i Suoi progetti; per chi sente ardere in sé la sete di verità, di giustizia, di fraternità. Provare sete, essere alla ricerca, è per Dio una caratteristica positiva, un buon inizio ed Egli ci promette addirittura la fonte della vita. L’acqua che Dio promette è offerta gratuitamente. Dunque è offerta non solo a chi spera di essere gradito ai Suoi occhi per i propri sforzi, ma a chiunque sente il peso della propria fragilità e si abbandona al Suo amore, sicuro di essere risanato e di trovare così la vita piena, la felicità. Chiediamoci dunque: di che cosa abbiamo sete? E a quali sorgenti andiamo a dissetarci? “A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita”. Forse abbiamo sete di essere accettati, di avere un posto nella società, di realizzare i nostri progetti… Aspirazioni legittime, che possono spingerci però ai pozzi inquinati dell’egoismo, della chiusura sugli interessi personali, fino alla sopraffazione sui più deboli. Le popolazioni che soffrono per la scarsità di pozzi con acqua pura conoscono bene le conseguenze disastrose della mancanza di questa risorsa, indispensabile per garantire vita e salute. Eppure, scavando più a fondo nel nostro cuore, troveremo un’altra sete, che Dio stesso vi ha messo: vivere la vita come un dono ricevuto e da donare. Attingiamo dunque alla fonte pura del Vangelo, liberandoci da quei detriti che forse la ricoprono, e lasciamoci trasformare a nostra volta in sorgenti di amore generoso, accogliente e gratuito per gli altri, senza fermarci di fronte alle inevitabili difficoltà del cammino. “A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita” Quando poi tra cristiani realizziamo il comandamento dell’amore reciproco, permettiamo a Dio di intervenire in maniera tutta particolare, come scrive Chiara Lubich: “Ogni attimo in cui cerchiamo di vivere il Vangelo è una goccia di quell’acqua viva che beviamo. Ogni gesto d’amore per il nostro prossimo è un sorso di quell’acqua. Sì, perché quell’acqua così viva e preziosa ha questo di speciale, che zampilla nel nostro cuore ogniqualvolta l’apriamo all’amore verso tutti. E’ una sorgente -quella di Dio -che dona acqua nella misura in cui la sua vena profonda serve a dissetare gli altri, con piccoli o grandi atti di amore. E se continuiamo a dare, questa fontana di pace e di vita darà acqua sempre più abbondante, senza mai prosciugarsi. E c’è anche un altro segreto che Gesù ci ha rivelato, una specie di pozzo senza fondo a cui attingere. Quando due o tre si uniscono nel suo nome, amandosi dello stesso suo amore, Lui è in mezzo a loro. Ed è allora che ci sentiamo liberi, pieni di luce, e torrenti di acqua viva sgorgano dal nostro seno. E’ la promessa di Gesù che si avvera perché è da lui stesso, presente in mezzo a noi, che zampilla acqua che disseta per l’eternità”.2
Letizia Magri
(1) Nel mese di febbraio proponiamo questa Parola di Dio, che un gruppo di fratelli e sorelle di varie Chiese ha scelto in Germania, da vivere lungo tutto l’anno. (2) Cfr. C. Lubich, La fonte della vita, Città Nuova, 46, [2002], 4, p. 7.
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