Feb 14, 2017 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il 10 febbraio 2017, fra Gino Alberati, nell’aula dell’Assemblea legislativa del governo di Manaus, ha ricevuto il titolo di cittadino amazzonense, una onorificenza meritata per i suoi 47 anni di missione spesi a beneficio della gente dell’Amazzonia in Brasile. Fra Gino Alberati, un autentico ed infaticabile cappuccino, ha vissuto tutti questi anni animato dalla Spiritualità dell’unità che caratterizza il Movimento dei Focolari. Il deputato José Ricardo Wending, impegnato nel gruppo di politici che promuovono il Movimento politico per l’unità (MPPU) che trae ispirazione proprio da questo movimento, è stato il principale artefice di questa alta e significativa onorificenza. Il momento del conferimento si è svolto in modo semplice e fraterno. Sono saltate le etichette del protocollo superate dal clima di fraternità creatosi. Nel suo discorso, privo di rigida ufficialità, il piccolo fratello fra Gino ha sottolineato la sua vocazione alla fraternità, nota che fa parte del suo essere figlio di san Francesco d’Assisi. Ha trasmesso anche il senso semplice e profondo del carisma dell’unità, di Chiara Lubich, conosciuto quand’era giovane frate in partenza per il Brasile.
Questi 47 anni spesi in Brasile hanno confermato quanto ha detto. La sua voce tenorile, che non è mai mancata di risuonare in mezzo alle foreste amazzoniche, è risuonata anche in quest’aula, perché ha cantato l´Ave Maria tra la commozione di tutti. Oltre alle autorità civili e religiose, era presente un folto gruppo di confratelli cappuccini e alcuni membri dell’Opera di Maria. Nei vari interventi che si sono succeduti si è sottolineato il prezioso servizio dei missionari alla Chiesa, non solo nell’evangelizzazione, ma soprattutto nell’amore concreto al prossimo per la promozione umana. Soprattutto nel campo dell’educazione e prevenzione della salute, così fragile e minacciata in queste terre. Fonte: Blog CROM (altro…)
Feb 14, 2017 | Focolari nel Mondo
Il Convegno è organizzato dal Centro sacerdotale, Centro Gens e Centro Movimento parrocchiale e diocesano del Movimento dei Focolari. MPD Programma seminario
Feb 14, 2017 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Nei primi mesi di matrimonio, felice e innamorata, tutto sembrava filare liscio. Ben presto però le tensioni fra me e mio marito sono diventate sempre più frequenti e mi rendevano sempre più triste. Sicuramente facevo tanti sbagli, ma cercavo ugualmente di mantenere il rapporto convinta che l’amore non poteva essere finito. Siamo andati avanti tra alti e bassi. Dopo cinque anni è arrivata una bambina e poi un bambino. Nostra figlia è nata con una malattia congenita, ciò che ha comportato tanti ricoveri in ospedale, anche lontano da casa. Pure il figlio era cagionevole di salute e spesso anche lui doveva essere portato all’ospedale. Risolutivo per la bimba è stato un delicato intervento chirurgico, ma sono stati anni molto impegnativi. Mio marito si sentiva schiacciato da questa situazione e diceva di non poter più vivere con tutti questi problemi. Quando mi sono accorta che si era innamorato della mia migliore amica era già troppo tardi per riuscire a farlo ritornare sui suoi passi. Così, dopo 13 anni di matrimonio, sono rimasta sola con i due bambini di 8 e 5 anni. Stavo così male che non avevo più voglia di vivere. La morte non mi faceva paura e con una potente dose di farmaci ho tentato il suicidio. Ma il mio piano è fallito e dopo dieci giorni di ospedale sono tornata a casa. È stato a questo punto che attraverso la spiritualità dei Focolari ho scoperto Dio come amore. Il Vangelo ha cominciato ad entrare nella mia vita, sperimentando la gioia che dà il cercare di viverlo. I bambini soffrivano molto per la nostra separazione e avevo non poche difficoltà anche con loro. Ma Dio non ha mai smesso di guidare la mia vita mettendomi sulla strada persone che mi hanno aiutato a superare le tante problematiche che incontravo, come il desiderio struggente di avere vicino a me l’affetto di un uomo, o la voglia di divertirmi, o semplicemente di pensare solo a me stessa. E ogni volta la luce tornava a rischiarare la mia vita. Anche quando ho dovuto affrontare l’esperienza più tragica per un genitore: vedere la mia amata figlia, di 21 anni, vittima di un incidente mortale. In quel momento mi sono sentita straziata dal dolore, ma ho chiesto a Dio di darmi la forza per ripetere il mio “sì” a Lui. Ed Egli non mi ha lasciata nella disperazione. Subito l’ho sentita viva e accanto a me. Da quando lei ci ha lasciato mi arrivano tanti segni dell’amore di Dio e anche se non la posso vedere e abbracciare, sono in pace. Siccome voleva diventare un’insegnante e stava per laurearsi, grazie alla generosità di tanti, è nato un progetto di alfabetizzazione in Costa d’Avorio, adottato per qualche anno anche dalla parrocchia. Ora c’è l’idea di costruire una scuola e l’impegno continua. L’amore di Dio si manifesta anche quando gli amici di mia figlia mi rendono partecipe di quanto vivono: mi invitano alle loro lauree, vengono a trovarmi, mi portano in pizzeria con loro, mi chiedono consiglio e mi chiamano “Mamy due”. Attualmente mio figlio vive ancora con me ed io sono felice di aprirmi ai bisogni degli altri. Quando vengo a conoscenza di persone di altre città ricoverate nel vicino ospedale oncologico, mi presto a stare loro vicina, cercando di essere per loro un piccolo riflesso dell’amore che Dio ha per me. Un giorno ho trovato la forza di perdonare mio marito, riuscendo a non giudicarlo. Da allora mi sento libera e svuotata del grande peso che mi opprimeva e, anche se è ancora lontano da me, nessun divorzio mi farà dire che lui non è più mio marito. Ricordo sempre ciò che mi diceva mia figlia: «Mamma, la tua rinuncia a rifarti una famiglia sarà la salvezza del papà», e sono fiduciosa che queste parole si avvereranno. (altro…)
Feb 14, 2017 | Cultura
Chiara Lubich, ovvero come dalla devastazione della Seconda Guerra Mondiale dar vita a un movimento che parte da Trento e in meno di sessant’anni si diffonde ovunque nel mondo, coinvolgendo credenti di tutte le fedi e non credenti. Davanti alla distruzione di ogni ideale o sentimento provocata dal conflitto, Chiara trova nell’amore, quello totale e oblativo di Dio, la risposta alla domanda se esista qualcosa di duraturo. Comincia così un’avventura che lei stessa definisce “divina”, perché guidata da Dio, di cui si fa docile strumento. Un’avventura che dopo la sua morte i Focolarini continuano in ogni angolo del pianeta. Editrice Mondadori per te
Feb 13, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Campus. Cosa porta a scegliere la violenza come strumento di cambiamento sociale? Cosa passa per la testa di un ragazzo che decide di unirsi a una cellula terrorista? Domande che potrebbero raccontare la storia dei ragazzi di Campus, alle prese con le scelte e i drammi dell’umanità di oggi: terrorismi, odio tra popoli, disuguaglianza sociale e distribuzione delle ricchezze. Il musical andrà in scena all’Auditorium del Centro di Loppiano (Firenze) il 17 febbraio, data “zero” del tour italiano. Nato da un’idea originale di Chiara Lubich, l’opera s’ispira a fatti realmente accaduti e arriva sulle scene dopo oltre 10 anni di ricerca artistica. «Era il 2004 e da poco erano successi gli attacchi terroristici alla metropolitana di Madrid – racconta Valerio Gentile, manager del Gen Rosso – ed è su un binario di una qualunque stazione delle nostre città che si apre la scena di Campus: una storia di ricerca, dolore, domande e riscatto che mette il pubblico davanti alle ferite più profonde del nostro tempo». Il musical si compone di 23 brani, di passaggi coreografici che interagiscono con sequenze filmate e azioni teatrali. «Il progetto è il risultato della collaborazione di un team di professionisti internazionali» – spiega Benedikt Enderle che ha curato le musiche. «Le sonorità sono forti e ricche di contaminazioni, di intrecci armonici coinvolgenti, con liriche che spaziano da certe leggere atmosfere latine, al pathos di alcune ritmiche afro, in una sintesi sonora che colpisce e cattura». L’impatto scenico è d’avanguardia. «Ho lavorato in molte produzioni di carattere internazionale – racconta Jean Paul Carradori, scenografo – Campus è stata per me una sfida inattesa per il suo impianto drammaturgico e teatrale molto forte. Era necessario creare un clima che ne valorizzasse i contenuti e allo stesso tempo conducesse lo spettatore a immergersi nella storia». La regia è coordinata da Sarah Finch (Gran Bretagna), lo sviluppo dell’idea e la sceneggiatura da Valerio Ciprì (Italia), le musiche da Benedikt Enderle (Svizzera) e José Manuel García (Spagna), le coreografie da Raymond Estrada (Filippine), il settore tecnico da Emanuele Gervasoni (Italia), il set-design video, luci da Jean Paul Carradori (Italia-Belgio), gli arrangiamenti da Emanuele Chirco (Italia), il suono e la produzione finale da Max Zenoni. Il progetto “ITALIA per”. Ogni data del tour si compone, oltre che dal Musical, da un evento culturale promosso dall’Istituto Universitario Sophia – IUS. In rete con istituzioni e associazioni locali, il progetto intende offrire, accanto alla performance artistica, un contributo di riflessione e azione sulle sfide globali e specifiche dei territori, per rimuovere le cause che favoriscono l’odio tra le diverse etnie, le religioni e le culture nelle nostre società. Ufficio stampa: sif@loppiano.it Prenotazioni: accoglienza@loppiano.it Info: www.genrosso.com www.iu-sophia.org www.loppiano.it FB genrosso INSTAGRAM @genrosso (altro…)
Feb 12, 2017 | Chiara Lubich, Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«[…] Oggi il legame matrimoniale stabile appare quasi contraddittorio alla libertà personale. Più che i valori relazionali si enfatizzano le differenze e le conflittualità. A livello politico, istituzioni e governi codificano questi dati di fatto in leggi contrarie al bene integrale dell’uomo. Divorzio, aborto, eutanasia, sperimentazioni biogenetiche, entrano così nelle coscienze come cose possibili e quindi lecite. Denatalità, libe re convivenze, anarchia sessuale, diventano moda e costume. […] Quanti partners lasciati e frustrati? Quanti bambini privati dell’uno o dell’altro genitore? Quanti figli nella tossicodipendenza? Quanti nelle spire della delinquenza e della prostituzione? Quanti sposi e figli rapiti dalle guerre? Quanti anziani abbandonati? Quanti bambini muoiono di fame ogni giorno? […] Possiamo plasticamente rappresentarci la famiglia contemporanea con un’immagine: una madre ferita e desolata, che raccoglie in seno la sofferenza dell’umanità e grida al cielo il suo perché. […] Ma se crediamo che dietro la trama dell’esistenza c’è Dio col suo amore, e se, forti di questa fede, scorgiamo nelle piccole e grandi sofferenze quotidiane, nostre e altrui, un’ombra del dolore di Cristo crocifisso e abbandonato, una partecipazione al dolore che ha redento il mondo, è possibile comprendere significato e prospettiva anche delle situazioni più assurde. Davanti a qualsiasi sofferenza grande o piccola, davanti alle contraddizioni ed ai problemi insoluti, proviamo a rientrare in noi stessi e a guardare in faccia l’assurdità, l’ingiustizia, il dolore innocente, l’umiliazione, l’alienazione, la disperazione … Vi riconosceremo uno dei tanti volti dell’Uomo dei dolori. È l’incontro con lui, che da Persona divina si è fatto individuo senza rapporti, con lui, il Dio dell’uomo contemporaneo, che tramuta il nulla in essere, il dolore in amore. Sarà il nostro ‘sì’, il nostro gesto d’amore e d’accoglienza a lui, che inizierà a sgretolare i nostri individualismi, facendoci uomini nuovi capaci di risanare e rivitalizzare con l’amore le situazioni più disperate. […] Non sono sogni, sono le esperienze quotidiane di tante famiglie che, attraverso il piano inclinato dell’abbandono dell’Uomo–Dio, hanno tramutato la piena del loro dolore in vita nuova. A volte – spesso – i traumi si ricompongono, le famiglie si riuniscono. A volte no, le situazioni esterne restano come sono, ma il dolore viene illuminato, l’angoscia prosciugata, la frattura superata. A volte la sofferenza fisica e spirituale permane, ma acquista un senso unendo la propria alla passione di Cristo che continua a redimere e a salvare le famiglie e l’intera umanità. E allora il giogo diventa soave. La famiglia può dunque provare a ricomporsi nell’originario splendore del disegno del Creatore, attingendo alla sorgente dell’amore che Cristo ha portato sulla terra. Penso che gli sposi e le famiglie possano saziare a quella sorgente ogni sete di autenticità, di comunione continua e senza riserve, di valori trascendenti, duraturi, sempre nuovi. Anche perché è Dio stesso che può farsi presente nella loro casa, per condividere con loro la sua stessa vita. Ha detto Gesù: “Dove due o tre sono uniti nel mio nome – che vuol dire nel mio amore – io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). È una splendida possibilità offerta anche alla famiglia, quella di diventare luogo della presenza di Dio». (Tratto dall’intervento di Chiara Lubich:“La famiglia è il futuro” al Congresso della “Fondazione svizzera per la famiglia” – Lucerna – Svizzera, 16/05/1999) Guarda il video integrale (altro…)
Feb 11, 2017 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Sono nato a mille metri, in una piccola borgata delle Prealpi piemontesi». Così Aldo Baima inizia il racconto della sua vita, riconoscente alla terra che gli ha dato i natali e che l’ha visto, fin da piccolo, accompagnare i genitori nei pascoli in alta montagna. Dopo le scuole elementari, la maestra riesce a convincere i genitori a fargli continuare gli studi, dapprima in collegio, poi come pendolare, viaggiando spesso su vagoni destinati al bestiame: erano tempi di guerra. Un sacerdote gli propone di partecipare al gruppo dei giovani di Azione Cattolica: «Dieci anni di scoperte e di lancio apostolico» dirà Aldo, nei quali vi si impegna con passione. Durante l’estate continua a tornare sui pascoli. Una turista, vedendolo con un libro di teologia, gli chiede se avesse intenzione di entrare in seminario. «No, per nulla!» risponde deciso Aldo. E al replicare della ragazza: «Ma non preferiresti leggere romanzi d’amore?» Aldo dichiara: «Ma questo è un bellissimo romanzo d’amore!». Terminato l’Istituto Magistrale inizia a lavorare come maestro. Si iscrive all’Università di Torino, dove studia pedagogia e filosofia. Qui ritrova un vecchio compagno di studi che gli parla di un’originale esperienza, iniziata a Trento da alcune ragazze che “mettono in pratica il Vangelo”. Il dialogo con l’amico, anch’egli contagiato da quella novità di vita, si infittisce, tocca le domande più profonde, tanto da suscitare in Aldo la decisione di mettere anche lui il Vangelo a base della propria vita. Lo colpisce particolarmente una frase, letta e meditata tante volte ma che ora diventava vitale: “Tutto quello che avete fatto al più piccolo di questi miei fratelli l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Con decisone si impegna ad assistere chi è nel bisogno, scoprendo in ogni povero un fratello e cercando di coinvolgere gli amici della parrocchia. Nell’estate ‘52 trascorre una settimana in focolare a Trento; poi va in montagna, a Tonadico, dove è in corso la Mariapoli. “Lì ebbi l’intuizione – confida – che solo facendo parte di quella famiglia sarebbero veramente state mie quella luce e quella vita di cui non potevo fare a meno”. Lasciata la fidanzata decide di entrare in focolare.
Seguono anni di generosa donazione: a Torino, Sassari, Roma, e dal 1961 in Francia. Per la sua dirittura morale e spirituale, giovani e adulti trovano in Aldo una guida sicura verso Dio. Di fronte a situazioni difficili il suo atteggiamento è quello dell’ascolto profondo. La sua limpidezza e la sua apertura d’animo nell’accogliere la cultura dei francesi conquista i cuori, stabilendo rapporti di vera amicizia. Nel 1975 riceve l’ordinazione sacerdotale. Nel 1984 è al centro del Movimento per coadiuvare alla formazione dei focolarini. Successivamente si reca ad Istanbul per poi trasferirsi alla cittadella di Montet (Svizzera). Dal 2001 lo troviamo nuovamente al centro del Movimento a servizio dei focolarini di tutto il mondo. Ed è qui che inizia una progressiva fragilità della sua salute, con la quale, sono parole sue, «il Padre vuole mettermi nelle condizioni di entrare finalmente nel mistero dell’Abbandono e della Resurrezione che ne consegue». Nel 2005 scrive: «Mi è rinata la certezza che quest’anno dedicato a Gesù Abbandonato può essere anche per me il momento di rispondere a questa sua nuova chiamata. Tempo di salvezza che viene da Lui, tempo di grazia che trascina dentro la sua piaga, per farci vivere nel seno del Padre». Una grazia che lo accompagna nella sua condizione di quasi immobilità in cui da anni ormai si trova, immedesimato a Gesù nell’abbandono che, dalla giovinezza, ha scelto come ideale della sua vita. Fino alla mattina del 12 gennaio 2017, quando, a novant’anni, parte sereno per il Cielo. (altro…)
Feb 10, 2017 | Focolari nel Mondo
Roma, 17 febbraio – Sala Capitolare San Salvatore in Lauro – Due scommesse a confronto: l’Europa dei popoli e la fraternità. Una serie di interventi aiuterà a guardare questo Continente, inserito tra gli antichi della terra, da una prospettiva positiva e propositiva Il Comune di Assisi si è aggiudicato l’ottava edizione del Premio “Chiara Lubich per la Fraternità”, la città dove per prima la volta riecheggiò la parola Fraternità. Fonte: www.cittaperlafraternita.org
Feb 10, 2017 | Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
A comunidade do Movimento dos Focolares convida a todos para dias de convivência entre família e amigos, durante o feriado de Carnaval, na Mariápolis Ginetta. A programação está recheada de diversão para todas as idades, sempre alicerçada na comunhão fraterna entre todos os participantes. Compartilhe esse convite com amigos e familiares.
Feb 10, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Pienezza, felicità, tenacia, famiglia, esperienza unica, ascolto, diversità”, sono alcune delle parole chiave che si ripetono nei commenti rilasciati dai ragazzi del Liceo Basile, protagonisti anc
he loro dei tre spettacoli e dei workshop che li ha visti impegnati dal 31 gennaio al 5 febbraio a Palermo. «Ora è come fossi diventata una di loro, con un ideale grande, credere che l’amore davvero può superare tutto e che i nostri cuori non hanno frontiere», scrive Irene. Il Liceo Scientifico “Ernesto Basile” è considerato un avamposto istituzionale situato a Brancaccio, quartiere dove ha operato Padre Pino Puglisi, sacerdote ucciso dalla mafia nel 1993, ora beato. Le problematiche sociali nella zona non mancano e la questione educativa è sempre aperta: i tassi di dispersione scolastica restano distanti dalla media nazionale. Per questo le molteplici iniziative portate avanti dalla scuola, che rappresenta spesso l’unica possibilità di riscatto, puntano a far crescere nelle giovani generazioni la consapevolezza di appartenere ad una comunità. E testimoniare, a volte con fatica, una vita controcorrente, dando la possibilità di riflettere su scelte che spesso portano ad una vita sbagliata. L’
incontro quasi casuale con il Gen Verde nel maggio dello scorso anno, ha messo in moto nei ragazzi la decisa voglia di concretizzare il progetto educativo START NOW, già sperimentato in varie città di Europa ed Asia. «Gli obiettivi educativi del progetto – spiegano le artiste del gruppo – sono la promozione delle arti come catalizzatrici dell’educazione alla pace, la valorizzazione delle diversità culturali, del dialogo interculturale, dei diritti e della dignità della persona, di relazioni interpersonali che incentivino lo sviluppo umano». “Entusiasmo a mille” nella preparazione di questo evento. I workshop, con la partecipazione di un centinaio di giovani, sono stati dei luoghi per sperimentare la propria creatività e per scoprire i propri talenti. L’hanno fatto lavorando fianco a fianco con le componenti della band come co-protagonisti, condividendo le varie esperienze artistiche nel rispetto e nell’ascolto reciproco. P
alaOreto, 3 febbraio. I giovani sono saliti sul palco con il Gen Verde alla presenza di un migliaio di adolescenti delle scuole del quartiere, con le loro famiglie. Si è continuato la domenica successiva al Teatro Golden con una replica la sera, in quanto si era registrato il tutto esaurito già due settimane prima dell’evento. Emozionati ma sicuri nella loro performance, essi hanno dato il meglio di loro stessi nelle coreografie, nel canto, nella danza e nel teatro, contagiando subito il pubblico. Soprattutto hanno vissuto un’esperienza unica nel suo genere, che non concepisce “muri” e che ha messo in risalto come le differenze, le diversità, le emarginazioni possono essere sconfitte. «Il giorno dopo ha sempre il sapore della nostalgia ma ora è diverso: ha il sapore della sfida! Buon Start now a tutti noi, piccoli guerrieri di periferia!», ha scritto nella sua pagina facebook l’insegnante promotrice dell’evento all’indomani dello spettacolo. È il sogno di chi lavora ogni giorno con questi giovani, contrastandone l’emarginazione e il disagio attraverso la creatività e stimoli positivi; aiutandoli a non rimanere chiusi nel proprio spazio quotidiano, promuovendo una scuola inclusiva che tenga conto delle diverse dimensioni della persona. (altro…)