Set 9, 2015 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Vivere un’esperienza di formazione attraverso un approfondimento biblico, teologico-carismatico ed ecclesiologico sulla vita consacrata; avere uno spazio di condivisione della propria realtà, dei desideri e delle aspettative formative, celebrare e testimoniare la bellezza della propria vocazione. È questo l’obiettivo degli oltre quattromila giovani consacrati e consacrate provenienti da ogni parte del mondo (tra cui Iran, Filippine, Costa d’Avorio, Zimbabwe) che arriveranno a Roma dal 15 al 19 settembre per partecipare all’Incontro Mondiale dei Giovani religiosi e religiose. Un evento organizzato dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica con il quale si avvia a conclusione l’Anno della Vita consacrata. Intenso e variegato il calendario degli appuntamenti. Ogni mattina i giovani si incontreranno nell’Aula Paolo VI in Vaticano per ascoltare e riflettere sui temi della vocazione, della vita fraterna e della missione; il pomeriggio si riuniranno in diverse parti di Roma per momenti di dialogo e condivisione e la sera potranno prendere parte agli itinerari proposti: il cammino dell’annuncio (notte missionaria al centro di Roma), il cammino dell’incontro (itinerari con alcune organizzazioni socio-ecclesiali: Caritas, Comunità di S. Egidio, Talitha Kum), il cammino della bellezza (visite guidate ai Musei Vaticani e alla Cappella Sistina). Alcuni eventi sono aperti a tutti: la veglia di preghiera in Piazza S. Pietro (15 settembre ore 20.30) presieduta dall’Arcivescovo Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata, S.E.R. Mons. José Rodríguez Carballo, la messa nella Basilica di S. Pietro (19 settembre ore 11.30) presieduta dal Prefetto della Congregazione, S.E.R. il Cardinale João Braz de Aviz, la serata di musica e testimonianza in Piazza S. Pietro (18 settembre ore 20.30). Non mancherà l’incontro con papa Francesco durante l’udienza generale, mercoledì 16 settembre. In questa occasione sarà donato a tutti i presenti il volume Amare è dare tutto. Testimonianze, edito in sette lingue. Il libro, pubblicato dall’Association la Vie Consacrée e in italiano da Città Nuova, è stato presentato in occasione della sua uscita al Santo Padre che ha avuto parole di grande apprezzamento per la visione nuova, fresca e attraente della consacrazione e ne ha incoraggiato la più ampia diffusione possibile. Per conoscere il programma della manifestazione clicca qui Fonte: Città Nuova online (altro…)
Set 9, 2015 | Focolari nel Mondo
Provenienti da ogni parte del mondo (tra cui Iran, Filippine, Costa d’Avorio, Zimbabwe) giovani consacrati e consacrate arriveranno a Roma per partecipare all’Incontro Mondiale dei Giovani religiosi e religiose. Un evento organizzato dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica nell’ambito dell’Anno della Vita consacrata. Tra gli eventi aperti a tutti: • Veglia di preghiera in Piazza S. Pietro (15 settembre ore 20.30) • Incontro con papa Francesco durante l’udienza generale, mercoledì 16 settembre. • Messa nella Basilica di S. Pietro (19 settembre ore 11.30) (altro…)
Set 9, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Ridurre i finanziamenti pubblici destinati agli armamenti; operare alla radice delle diseguaglianze per contrastare la miseria; rivedere i modelli di governance attuali; adottare un modello di legalità organizzata in opposizione ai fenomeni criminali; garantire un livello di istruzione primaria universale. Sono questi i 5 punti principali dell’appello dei Giovani per un Mondo Unito (GMU) dei Focolari, rivolto ai Parlamenti nazionali, a quello Europeo, alle commissioni nazionali dell’Unesco e alle Nazioni Unite. Era il 12 marzo di quest’anno, quando 350 giovani rappresentanti di 39 Paesi, riuniti nella Camera dei Deputati del Parlamento italiano, lanciavano questo pressante appello. Parole che risuonano in questi giorni più attuali che mai, di fronte al dramma umanitario che non può più attendere le riflessioni politiche o i tempi delle burocrazie nazionali e internazionali: «Siamo consapevoli dello scenario globale attuale costellato da numerosi conflitti da cui scaturiscono fenomeni come le migrazioni dei popoli che tentano di fuggire dalla violenza, dalla estrema indigenza, dalla fame e dalle ingiustizie sociali di cui sono vittime nei loro Paesi. Queste profonde ferite ci coinvolgono direttamente e ci spingono a cercare soluzioni concrete, a cui volgiamo il nostro impegno personale». «Per realizzare la fraternità universale – aggiungono tra l’altro – non basta la buona volontà del singolo: siamo convinti, infatti, che sia necessaria un’azione della politica, diretta ad intervenire sulle cause dei conflitti e sulle condizioni che generano diseguaglianza». Nell’appello, i giovani non solo denunciano queste cause ma fanno delle richieste chiare ed esplicite. Oggi, tutti immersi nell’urgenza del dramma umanitario, anche i GMU alzano la voce per dire “Vogliamo la Pace e l’Unità fra i popoli”. Invitano a diffondere l’appello, presentandolo il prima possibile alle istituzioni internazionali, nazionali, locali (ONU, UNESCO, Capi di stato, Parlamenti, sindaci, ecc.) e anche ai leader religiosi. Scelgono l’11 settembre come data per «invadere i social media con l’Hashtag #OPENYOURBORDERS», e lanciano delle iniziative concrete che porteranno avanti insieme e che si uniscono alle tante già in atto, raccolte nello United World Project Sulla pagina Facebook ‘Dialogue to unlock’ o attraverso l’indirizzo info@unitedworldproject.org si possono pubblicare foto, testimonianze, iniziative, video, in favore dell’accoglienza e della pace. Leggi anche: I giovani dei Focolari in Parlamento Quanto verrà raccolto può essere inviato alla Caritas locale o al conto della Segreteria dei Giovani per un Mondo Unito Vedi video: #OpenYourBorders #DialogueToUnlock (altro…)
Set 9, 2015 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Il Book Concert è un progetto sostenuto dalla Conferenza Episcopale Coreana. È nato tre anni fa con lo scopo di diffondere la fede attraverso la cultura e da allora, una volta al mese, a Seoul ci si ritrova attorno a scrittori e artisti conosciuti o esordienti. Ad agosto il Book Concert si è presentato con un’edizione speciale per i giovani: “Tu, io, noi, svegliamoci”, per ravvivare il messaggio di Francesco per la società coreana di oggi. Trasmessa interamente da una TV cattolica coreana, si è svolta all’inizio del mese nella storica Cattedrale di Myungdong, dove il Papa nel 2014 aveva celebrato la Messa per la pace e la riconciliazione del Paese. Ospiti principali tre scrittori: Kong Ji-young, scrittrice molto amata dai giovani; don Jin Seul-ki, un giovane sacerdote autore, e Cho Seung-yeon, un giovane esperto della cultura mondiale. “Wake up” era il cuore del messaggio del Papa ai giovani asiatici riuniti in
Corea l’anno scorso ed è stato anche il messaggio di quest’anno: svegliarsi e alzarsi, cioè mettersi in moto verso la società e i prossimi, soprattutto verso i sofferenti. Gli scrittori hanno parlato delle loro esperienze sul “wake up” [risveglio] personale, rispondendo alle domande dei giovani su come affrontare e superare le difficoltà di vita e di fede che si incontrano nella quotidianità. Un concerto dei ‘Third Chair’, e poi esperienze e dialogo. Non poteva mancare la preghiera per la pace con le parole di san Francesco, in un momento di profondo raccoglimento. 20 bandiere di diversi Paesi asiatici hanno costruito una coreografia per esprimere la fraternità, superando antichi rancori e ostilità tra nazioni. «Ho lavorato in due “equipe”, quella della sceneggiatura e quella della parte artistica» – racconta uno dei giovani dei Focolari -. «Abbiamo presentato la performance preparata in occasione dell’Asian Youth Day dell’anno scorso e che concludeva il Book Concert. Non sono mancate difficoltà e tensioni nella preparazione, ma abbiamo puntato ad un clima di reciproca comprensione anche tra generazioni, sapendo che solo così questo evento sarebbe diventato un dono per tutti i giovani invitati». «Anche col nostro servizio, a volte nascosto, – commenta un altro dei giovani volontari – abbiamo potuto rivivere la visita del Papa dell’anno scorso e trasmettere questa esperienza a tanti altri giovani». (altro…)
Set 8, 2015 | Focolari nel Mondo
La presentazione di questo volume redatto in co-participazione tra l’Istituto Paolo VI e il Centro Chiara Lubich e pubblicato dall”Edizioni Studium, si terrà al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo Via S.Giovanni Battista De La Salle il prossimo 27 settembre. La data è stata scelta perché vicina alla prima memoria del beato Paolo VI (che si celebra il 26 settembre)

Depliant con il programma
Il programma si articolerà in due momenti. Dopo il saluto di Maria Voce – Presidente del Movimento dei Focolari – e di don Angelo Maffeis – Presidente dell’Istituto Paolo VI – ci sarà una tavola rotonda con Mons. Vincenzo Zani, segretario della congregazione per l’Educazione Cattolica, la dott.ssa Giulia Paola Di Nicola e Mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano Laziale. Moderatore Alessando De Carolis. Seguirà un concerto su musiche di Frederic Chopin interpretato al pianoforte da don Carlo José Seno, dal titolo “Aperto sul mondo”. Meditazione in musica sulla vita del beato Paolo VI. (altro…)
Set 8, 2015 | Focolari nel Mondo

Ulteriori informazioni: Sito Web (Gran Britagna):
Gen Verde UK Tour Facebook:
GenVerdeScotland2015 https://www.youtube.com/watch?v=llkkHKzywrM
Set 7, 2015 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
«Spesso noi siamo ripiegati e chiusi in noi stessi, e creiamo tante isole inaccessibili e inospitali. Persino i rapporti umani più elementari a volte creano delle realtà incapaci di apertura reciproca: la coppia chiusa, la famiglia chiusa, il gruppo chiuso, la parrocchia chiusa, la patria chiusa… E questo non è di Dio!». Risuonano in modo forte le parole di papa Francesco all’Angelus del 6 settembre, dove indica un’azione concreta per sostenere il dramma delle centinaia di migliaia di rifugiati costretti a lasciare le proprie case: «In prossimità del Giubileo della Misericordia, rivolgo un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi». Maria Voce, a nome del Movimento dei Focolari, esprime «gratitudine per l’appello coraggioso e concreto del Santo Padre», e sottolinea la decisione di fare quanto chiede «aprendo di più le nostre case e luoghi all’accoglienza».

Il Bed & Breakfast aperto ai migranti
Già molte iniziative personali e di gruppo, promosse dai Focolari, sono in atto in varie nazioni del Nord Africa, Medio Oriente, Europa, Sudest Asiatico, America del Nord e del Sud: supporto alle migliaia di persone provenienti dal Myanmar nei campi profughi a Nord della Thailandia, il Bed & Breakfast aperto ai migranti in provincia di Firenze, accoglienza dei rifugiati a Szeged e altre città in Ungheria e in Austria, a Lione con accoglienza di famiglie, lettere al Presidente dell’Uruguay per stimolare l’accoglienza di profughi, per citare alcuni tra le migliaia di esempi raccolti nella piattaforma dello United World Project. Ma non basta. «Bisogna fare di più», afferma Maria Voce, per muovere i vertici della politica, i circuiti del commercio di armamenti, i decisori delle scelte strategiche, le quali – come comincia a dimostrarsi – possono partire dal basso, con la mobilitazione della società civile. La presidente dei Focolari, inoltre, ha richiamato i membri del Movimento «a impegnarsi e a convergere maggiormente» per promuovere, insieme a quanti si muovono in questa direzione, azioni rivolte a smascherare le cause della guerra e delle tragedie che affliggono tanti punti del pianeta, con l’obiettivo di porvi rimedio, «mettendo in gioco le nostre forze, mezzi e disponibilità». Comunicato stampa – Servizio Informazione Focolari (altro…)
Set 7, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Da oltre 3 mesi faccio tirocinio in oncoematologia pediatrica, un reparto dove non sai mai se quei bambini di cui oggi ti stai prendendo cura, domani li ritroverai ancora. Non è per niente facile vivere a continuo contatto col dolore innocente, al punto da mettere costantemente alla prova la scelta di studiare infermieristica pediatrica. Il primo giorno mi sento pronto a tutto. Ma, appena metto piede nel reparto, mi si presenta una bambina meravigliosa. È affetta da un tumore maligno fra i peggiori, allo stadio terminale. Non ho la più pallida idea di come affrontare la cosa. Mai come in questo momento mi sento inutile ed incapace, convinto di non poter fare nulla di buono per lei. Ci sono anche tanti altri bambini nel reparto, e la giornata sembra passare velocemente, ma ogni volta che entro nella stanza di quella bambina provo lo stesso senso di impotenza e di inadeguatezza. Si fanno le 14,00, l’ora di finire il turno. Non posso andare via senza aver fatto qualcosa per lei. Ma che cosa? Nel cercare di mettere in pratica la spiritualità dell’unità, avevo sperimentato che nell’amore ciò che vale è amare. Che non occorre fare gesti eclatanti, basta iniziare da una piccola cosa, senza avere grandi pretese. Ma tutto ciò che potevo fare per quella bambina l’avevo già fatto. Come mai sento di dover fare di più? Al mattino, entrando in ospedale, avevo visto una piccola cappella. Forse, intuisco, amare quella bambina significa pregare per lei. Mi siedo in uno degli ultimi banchi, ma non so come e cosa chiedere. Rimango lì, in silenzio, con in cuore solo un grande dolore che mi opprime. E piano piano sento che Gesù prende su di sé tutta la mia sofferenza. Col cuore libero posso ora affidare la bambina a Lui e poi andare ancora una volta a salutare lei e la mamma per far sentire loro la mia vicinanza, la mia forte condivisione. Da allora in quella cappella continuo ad andarci spesso. È lì che trovo la luce per affrontare, e anche un pochino comprendere, il mistero del dolore innocente, quello che qui si presenta così frequentemente. Ed è in Gesù crocifisso e risorto che trovo la forza e il giusto atteggiamento per avvicinarmi ai bambini e ai loro familiari. Spesso non capisco cosa fare per loro, ma poi la risposta arriva sempre puntuale. Un giorno viene ricoverata una bambina di 10 anni che era stata sballottata da un ospedale all’altro. I sospetti che aleggiavano di una grave malattia del sangue, vengono confermati e tutto ad un tratto, addosso a lei e alla madre, crolla, come un macigno, una diagnosi senza speranza. Sento l’importanza di stare loro vicino, di immedesimarmi con la loro situazione, aiutandole come posso, anche a costo di rimanere qualche ora in più in ospedale. Durante il giorno non mi è consentito di fare molto, ma quando ho un attimo libero dagli impegni del reparto, vado nella loro stanza, un po’ per ascoltare la mamma e rassicurarla, un po’ per far svagare la bambina. Ed ogni volta vedo nei loro occhi un velo di serenità che prima non c’era, un nuovo moto di speranza nell’affrontare la difficile prova che le attende. Ed è così in tante altre situazioni, cogliendo ogni occasione per stare un po’ di tempo con i ‘miei’ bimbi, non solo per somministrare loro la terapia, ma per vederli sorridere e affrontare con un po’ più di serenità il loro difficile percorso». (altro…)
Set 6, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Lo scorso mese di aprile si è scoperta un’enorme truffa ai danni dello Stato da parte di funzionari del Servizio di Amministrazione Tributario (SAT) collusi con alti vertici della politica. La stretta collaborazione tra il Ministero Pubblico e la Commissione internazionale contro l’Impunità in Guatemala (CICIG) ha permesso di portare in giudizio per corruzione decine di persone implicate. Tra le più note la Vicepresidente. Questo ha provocato nei cittadini un’onda di indignazione mai vista negli ultimi 60 anni, che è andata crescendo. In coincidenza con questi avvenimenti, Raúl e Cecilia Di Lascio, argentini, hanno incontrato la comunità dei Focolari lo scorso 22-23 agosto. Architetto e imprenditore dell’Economia di Comunione il primo, membro della commissione internazionale del Movimento Politico per l’Unità, la seconda. Con loro si sono approfonditi i grandi temi dell’economia e della politica alla luce del carisma dell’unità. Incontrarsi durante questa effervescenza sociale inedita, ha fatto sì che i momenti di scambio tra cittadini di ogni età sui temi della politica fossero un’occasione di apertura a questo ambiente, generalmente mal visto. È venuta in evidenza la visione di Chiara Lubich quando ha fondato il Movimento Politico per l’Unità: i grandi valori che l’agire politico manifesta quando si vive come servizio e dediti al bene comune. Sia ricoprendo un incarico politico che nell’agire quotidiano del singolo cittadino. Guardare alla politica dall’ottica della fraternità, che libera atteggiamenti coraggiosi e impegnati nelle relazioni sociali, ha riempito di speranza i partecipanti, sostanziata dallo scambio di esperienze che sono in corso in varie parti del mondo. Nei giorni successivi la società guatemalteca si è auto convocata in nuove proteste di massa. Si chiedeva la rinuncia del Presidente – sollecitata anche dalla chiesa cattolica e dalle varie chiese cristiane – dopo i legami emersi con la corruzione. Molte imprese, scuole, università hanno fermato le attività per favorire la partecipazione, e così anche il Centro Mariapoli e il Collegio Fiore. La concentrazione della gente nel “Parque Central” de Guatemala è stata massiccia: più di 100mila persone si sono radunate nell’arco della giornata. «Si sente che nel cuore del Guatemala c’è un vuoto che non è stato riempito. Dobbiamo unirci perché avvenga un cambiamento», dice Willy. Si apprezza che tanta gente riesca a manifestare in forma pacifica: «Il bello è che anche le ditte hanno chiuso per permettere alla gente di partecipare – spiega Saturnino -. Come guatemalteco vibravo quando si gridava “Guatemala, Guatemala” o si cantava l’inno nazionale». «Mi è sembrato di vedere una nuova coscienza di responsabilità – assicura la maestra Lina -. Non vogliamo lasciar passare l’opportunità di cambiare le cose, sapendo che questa volta è possibile». Per molti è stato incoraggiante vedere famiglie intere che non hanno avuto paura di portare i bambini. «Famiglie, ricchi insieme a poveri – commenta Sandra – popolazione indigena, giovani insieme ad adulti e bambini, studenti disposti a superare la violenza per raggiungere l’obiettivo comune!». Sì, quell’obiettivo che Alex definisce “un Paese migliore”. È notizia dell’ ultima ora che il Presidente della Repubblica ha perso l’immunità, si è dimesso “per il bene della società”, e si trova ora in arresto. Il 6 settembre i cittadini saranno chiamati alle urne e tutto fa supporre che questo passaggio avverrà in modo pacifico e democratico. Di Filippo Casabianca, Città di Guatemala (altro…)
Set 5, 2015 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
7 kilometri addentrandosi nella foresta, dove si arriva a piedi o con un furgoncino (il baka) che supera tutte le buche di acqua e fango scavate durante la stagione delle piogge. Nel villaggio di Glolé, uno dei 18 del Cantone (nella regione del Tonkpi, a Man, nordovest della Costa d’Avorio), non c’è l’elettricità, di conseguenza neanche la televisione, non c’è internet, non ci sono negozi. Molti dei suoi abitanti sono stati toccati dall’ideale di fraternità di Chiara Lubich. Lo vivono nel quotidiano a partire dalla parola del Vangelo messa in pratica, e anche la struttura sociale e politica che li tiene insieme, viene gradualmente arricchita e illuminata da questa esperienza. Gilbert Gba Zio, è un leader comunitario naturale, catechista, capo di una delle famiglie: «Un giorno ci siamo chiesti cosa fare per il nostro piccolo villaggio», racconta nel recente convegno dell’Economia di Comunione a Nairobi (Kenya). «Vedevamo che la Parola del Vangelo vissuta poteva darci delle indicazioni». Ed ecco alcune delle concretizzazioni che sono seguite a quella domanda.
Casa dello “straniero” (ospite) – L’espressione locale “Kwayeko”, “Da noi c’è posto”, a Glolé non è un modo di dire. «Qui di frequente arrivano persone di passaggio – racconta Gilbert – gente che fa chilometri a piedi, costretta a dormire per strada prima di arrivare nei propri villaggi. Ogni volta si cede il proprio letto all’ospite. Anche questo è Vangelo, ma ci siamo detti: “Non possiamo fare di più? Perché non costruiamo piccole casette, così, quando qualcuno arriva, possiamo offrirgli un tetto per dormire?”. Abbiamo iniziato, tra canti di gioia, a fabbricare mattoni. Nel gruppo c’erano dei muratori e abbiamo costruito 12 piccole case composte da una stanza e un piccolo salone. Adesso agli stranieri che arrivano possiamo dire: “Abbiamo la casa, venite a dormire”. Il cibo non manca, siamo contadini. Così abbiamo fatto i primi passi». Casa della salute – La difficoltà di accesso alla strada asfaltata durante la stagione delle piogge, e i successivi 30 km per raggiungere la città di Man, il centro urbano più vicino, rendono impossibile un soccorso tempestivo in caso di necessità medica. «Un giorno una donna doveva partorire d’urgenza – racconta ancora Gilbert – L’abbiamo trasportata con la carriola fino alla strada asfaltata per trovare un veicolo. Grazie a Dio, la donna è stata salvata; ma farcela è stata dura. Dunque, occorreva costruire una casa della salute e mettere al lavoro alcune “ostetriche tradizionali”. Ma dove trovare i soldi? Da noi c’è la mezzadria: il proprietario di un campo lo può dare a un altro che lo coltiva per una stagione. Il frutto del raccolto è diviso a metà. La nostra comunità ha preso una piantagione di caffè: gli uomini hanno pulito il terreno, le donne hanno raccolto il caffè. Con questi soldi abbiamo acquistato il cemento e costruito la casa della salute».
Bambini malnutriti – «C’erano dei bambini che morivano nel villaggio e non sapevamo come poterli salvare. Alla cittadella Victoria del Movimento dei Focolari, c’è un Centro nutrizionale che si sarebbe potuto occupare di loro. Abbiamo spiegato il problema e iniziato a portare i bambini. Eravamo sorpresi nel vedere che da loro i bambini guarivano senza medicine. Ci hanno insegnato come dargli da mangiare. Un giorno la responsabile ci ha detto: «Se volete, possiamo venire da voi». Eravamo d’accordo. Nella nostra cultura il bambino appartiene all’intero villaggio! Ci hanno spiegato come evitare e curare questa malattia. Abbiamo iniziato a cambiare le nostre abitudini alimentari e imparato come conservare gli alimenti, per nutrire i nostri bambini in tempo di carestia». Banca del riso – «Conserviamo il riso in piccoli granai, ma spesso è visitato da ladri e topi. Abbiamo allora costruito un magazzino e ciascuno ha inviato ciò che aveva. Eravamo all’inizio 30 persone. Oggi anche i contadini che non sono del gruppo si sono associati e 110 persone portano i loro sacchi di riso per conservarli in questa banca. Nei mesi di marzo e aprile, durante la semina, vengono a prendere quello che serve per arare; mettono da parte il necessario per i propri figli. Al momento opportuno, quando i prezzi sono buoni, prendono il riso per la vendita. Ognuno, secondo la propria coscienza, dona una parte del raccolto e lo deposita nella banca come contributo per i bisogni della comunità e per i guardiani della banca». Un villaggio non basta – «Non potete venire da noi con il “vostro affare”?», chiedono dai villaggi vicini. Oggi sono 13 i villaggi che vivono come a Glolé. «L’unità è la nostra ricchezza», afferma Gilbert. «Un giorno qualcuno dall’esterno voleva aiutarci a costruire un pozzo nel villaggio. Ma non siamo arrivati ad un accordo. Se avessimo insistito, questo pozzo avrebbe portato la divisione nel villaggio. Abbiamo preferito non accettare questo dono e mantenere l’unità fra di noi». Cfr. “Economia di Comunione – una cultura nuova” n.41 – Inserto redazionale allegato a Città Nuova n.13/14 – 2015 – luglio 2015 Cfr. Nouvelle Cité Afrique Juillet 2015 Costa d’Avorio (Nairobi): Congresso di Economia di comunione 2015 (altro…)