Movimento dei Focolari
I giovani e la tratta di esseri umani

I giovani e la tratta di esseri umani

Dal 2 all’8 febbraio 2024 una settimana di mobilitazione e preghiera contro la tratta di esseri umani. A Roma (Italia) l’incontro di 50 giovani di tutti i continenti fra cui alcuni ragazzi e ragazze del Movimento dei Focolari. La tratta di esseri umani è il processo attraverso il quale le persone vengono costrette o attirate da false prospettive, reclutate, trasferite e obbligate a lavorare e vivere in condizioni di sfruttamento o di abuso. È un fenomeno, come avvertono i recenti rapporti delle Nazioni Unite, in continua e drammatica evoluzione. Dal 2 all’8 febbraio 2024 si è svolta la settimana di preghiera contra la tratta di persone. Istituita da Papa Francesco nel 2015 la settimana include sempre l’8 febbraio, festa di Santa Bakhita, una suora sudanese che da giovane fu schiava, venne venduta e maltrattata, fu vittima di tratta e simbolo universale di lotta contro questa piaga dell’umanità. Il tema di questo anno era Camminare per la dignità. Ascoltare, sognare e agire. Migliaia di persone in tutto il mondo si sono radunate per riflettere, pregare e condividere la propria esperienza di impegno contro questo fenomeno globale. A Roma (Italia) tanti giovani provenienti da diversi Paesi – Kenya, Giappone, Stati Uniti, Thailandia, Albania, Canada, Messico, Francia, Italia – hanno partecipato a conferenze, flash mob, momenti di preghiera sul tema, all’Angelus e all’udienza con Papa Francesco tenutesi durante la settimana. Fra di loro anche alcuni Gen2, giovani del Movimento dei Focolari. Prisque Dipinda, della Repubblica democratica del Congo racconta: “L’evento più significativo per me è stata la preghiera vigil of prayer nella Chiesa di Santa Maria in Trastevere, nel cuore di Roma. È stato un momento importante davanti a Dio, l’emozione nel condividerlo insieme ad altri giovani che portano nel cuore la sfida sulla tratta umana. Ma anche una responsabilità di far parte dei protagonisti contro questo fenomeno. Penso che per i giovani che hanno partecipato sia servito anche per prendere coscienza che tanti nel mondo soffrono, per vari motivi: economici, politici, religiosi. È stata l’opportunità per riflettere e iniziare insieme a progettare qualcosa contro la sofferenza”. Fra i Gen2 presenti c’erano anche Michel Haroun, franco libanese e Miriana Dante, italiana. “Non ho mai avuto un impegno particolare contro la tratta umana – afferma Michel -. Ho qualche esperienza nel servizio ai migranti che arrivano nella mia città o ai confini fra Stati. Ad esempio qualche anno fa sono stato a Trieste (Italia), punto di arrivo della rotta balcanica attraverso la quale giungono in Italia migranti da tante parti del mondo devastate dai conflitti. Ma non ero abbastanza consapevole del fatto che i profughi, prima di arrivare in Europa – ma è valido anche per l’America Latina, gli Stati Uniti o altre parti del mondo – subiscono violenze e abusi in maniera organizzata. Questi giorni vissuti a Roma insieme ad altri giovani provenienti da diversi continenti, con lingua, culture, appartenenti a varie Chiese cristiane, sono stati un’esperienza ricca di rapporti personali che spero dureranno, perché alla fine affronteremo (ma affrontiamo già) il mondo insieme, in quanto parte della stessa generazione”. “Mi ha emozionato scoprire la storia di Santa Bakhita – gli fa eco Miriana -. Era stata schiava, fu venduta. Successivamente affrontò con coraggio tutto quello che aveva vissuto in passato, lanciando messaggi contro il traffico di esseri umani. Mi son chiesta da dove abbia preso tutta quella forza. Mi ha fatto molto bene aver incontrato tanti miei coetanei che si impegnano su queste tematiche. Non persone adulte con una lunga esperienza alle spalle, ma giovani della mia stessa età, provenienti da tutto il mondo che hanno sogni e speranze in un futuro migliore. La differenza culturale non l’abbiamo sentita, perché ci legava l’unità fra di noi grazie all’obiettivo comune: lottare contro il traffico di esseri umani”.

Lorenzo Russo

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Resoconto abusi 2023: consapevolezza, riparazione, prevenzione

Resoconto abusi 2023: consapevolezza, riparazione, prevenzione

Il Movimento dei Focolari pubblica il resoconto riguardante le attività messe in atto a tutela della persona e i dati relativi ai casi di abuso nel 2023. Intervista a Catherine Belzung,  docente di Neuroscienze e coordinatrice della Cattedra UNESCO sul maltrattamento infantile.

Esce il 1 marzo il secondo resoconto annuale del Movimento dei Focolari sulle attività e i dati relativi ai casi di abuso sessuale su minori, persone in condizione di vulnerabilità, abusi di coscienza, spirituali e di autorità. Abbiamo chiesto una lettura e una valutazione del documento a Catherine Belzung. Professore universitario ordinario di Neuroscienze in Francia, membro senior dell’Institut Universitaire de France (2014) e presidente del centro di ricerca multidisciplinare iBrain, dal 2022 coordina la Cattedra Unesco sul maltrattamento infantile, costituita da un partenariato di Università e istituzioni di 16 Paesi. È anche co- responsabile del Centro Internazionale per il Dialogo con la Cultura Contemporanea del Movimento dei Focolari.

Dal 2023 il Movimento dei Focolari ha fatto la scelta di pubblicare un resoconto annuale in materia di abusi sessuali su minori e anche su abusi di coscienza, spirituali e di autorità. Dal suo punto d’osservazione internazionale, cosa pensa di questa scelta? Quale valutazione dà di questo secondo resoconto?

Credo che questo resoconto rappresenti un vero passo avanti. Infatti, il resoconto del 2022 era stato criticato, soprattutto perché  i luoghi e le date degli abusi sessuali non erano menzionati. Il nuovo resoconto riguarda i casi segnalati negli ultimi 10 anni e aggiunge queste precisazioni. Osserviamo che gli abusi sessuali sono stati perpetrati nei 5 continenti (in una ventina di Paesi), con un picco dei casi negli anni ’90-’99, così come nel decennio precedente e quello successivo. I fatti a volte si ripetono per diversi decenni, suggerendo che si tratta di autori plurirecidivi, il cui susseguirsi di abusi non è stato interrotto. Alcuni fatti sono accaduti e sono stati trattati verso il 2020, il che indica che le vittime hanno potuto segnalare gli abusi quasi in tempo reale e questo è un progresso. Tutti gli abusi sessuali indicati sono stati perpetrati da uomini. È il contrario per gli abusi di autorità, che nel 77% dei casi sono commessi da donne, il che è legato alla maggiore percentuale di donne tra i membri di questo Movimento. Il resoconto contiene anche una sezione dettagliata e chiara sulle misure attuate nel corso dell’anno, in particolare per quanto riguarda la formazione. Resta da capire quali siano le cause profonde di questi abusi: al di là delle misure di prevenzione e delle sanzioni bisognerebbe lavorare ulteriormente per individuare le cause sistemiche che potrebbero spiegare tali cifre, al fine di mettere in atto una strategia che consenta di porvi fine.

In questo secondo resoconto gli autori vengono identificati in base a criteri precisi, stabiliti dalla Information Policy pubblicata recentemente dai Focolari. Cosa pensa di questa scelta?

Si tratta di un conflitto etico. Da un lato, infatti, bisogna fidarsi dell’esperienza delle vittime e prendere sul serio le denunce che fanno e mettere rapidamente in atto misure che consentano di proteggerle. D’altra parte, si tratta di rispettare la presunzione di innocenza nei confronti dei presunti autori, di evitare la diffamazione, quando non sia stata pronunciata alcuna condanna penale definitiva. La questione è complessa e trovare una soluzione soddisfacente richiederà senza dubbio molto ascolto e dialogo.

La cattedra UNESCO sull’abuso nei confronti di minori che lei coordina è nata perché lei stessa è venuta in contatto con un caso di abuso su minori di cui conosceva sia una delle vittime, che l’autore. Si tratta di un caso accaduto nella Chiesa cattolica in Francia. La comunità sociale o religiosa viene definita come “vittima secondaria”. Cosa significa? Quali sono le ferite che le persone riportano, come aiutare a rimarginarle a livello sociale e comunitario?

Sì, infatti, questa cattedra è nata in seguito al contatto con una vittima, contatto che mi ha segnata molto profondamente: sono stata toccata nel profondo da questa sofferenza, e da questo è nato il desiderio di agire. Gli abusi colpiscono innanzitutto la vittima, che spesso continua a soffrire di conseguenze psicologiche durature. A volte rivelare dei fatti può aprire una finestra di grande vulnerabilità nella persona, che richiede un accompagnamento specifico. Di riflesso, ciò colpisce le persone vicine alla vittima, come il coniuge, i figli, ma anche i genitori che si sentono responsabili di aver affidato il figlio a un’istituzione che non lo ha protetto. Gli effetti devastanti colpiscono anche tutta la comunità, in quanto i membri spesso non sono a conoscenza che al suo interno si nascondeva un predatore plurirecidivo, con il quale potevano avere un legame di vicinanza, di amicizia. Sorge spontanea la domanda: perché non ho visto nulla? Un altro aspetto riguarda il legame con l’istituzione che può aver protetto l’aggressore, a volte in buona fede, suscitando un senso di tradimento e diffidenza. E infine, la comunità può anche dividersi, a seconda delle analisi divergenti degli uni e degli altri, tra coloro che si rifugiano nella negazione, e coloro che vogliono lottare per evitare che ciò accada di nuovo. Riparare a tutto questo richiede un vasto “arsenale” di misure: è fondamentale farsi carico dell’accompagnamento delle vittime e delle loro famiglie, ma è anche necessario ripristinare la fiducia nell’istituzione che si è rivelata carente, quando essa mostra una sincera volontà di imparare dai suoi errori passati. Per fare questo, contano solo gli atti: l’istituzione deve promuovere la trasparenza comunicando informazioni molto precise, mettere in atto procedure chiare, creare luoghi di ascolto, istituire procedure di riparazione e, per le comunità, spazi di dialogo dove scambiarsi opinioni anche contrapposte.

Il Movimento dei Focolari è un’organizzazione mondiale, i cui appartenenti sono di diverse culture, religioni, sottostanno a vari ordinamenti giuridici e adottano stili di vita diversi. Come è possibile mettere in atto pratiche contro l’abuso in un ambiente caratterizzato da una multiculturalità e diversità così vaste?

Innanzitutto, le conseguenze degli abusi sessuali sui minori esistono in tutte le culture, sono universali. Oltre alle conseguenze psicologiche e sociali, le vittime possono presentare conseguenze biologiche, come un aumento degli ormoni dello stress, un’alterazione dell’espressione di certi geni, nonché nella morfologia e nel funzionamento cerebrale: queste disfunzioni persistono per tutta l’esistenza del sopravvissuto e possono essere trasmesse alla generazione successiva. Quindi non si può dire che ci sono variazioni di tipo culturale per quanto riguarda la gravità delle conseguenze sulle vittime; che ci sono culture in cui le vittime soffrono meno: è devastante sempre e ovunque. È quindi necessario mettere in atto misure di prevenzione, ma anche di riparazione in tutto il mondo. Si può notare che la consapevolezza della gravità di queste situazioni sta crescendo: ad esempio nella Chiesa cattolica sono state istituite commissioni nazionali d’inchiesta in molti Paesi dell’Europa, del Nord America, dell’America Latina ma anche in Australia, India e Sudafrica. Se la sofferenza non cambia, ciò che può variare è la resistenza a denunciare i fatti e la capacità di mettere in atto misure di protezione e riparazione. Ciò può essere correlato al fatto che in alcune culture parlare di sessualità è tabù. Il primo passo è quello di sensibilizzare le popolazioni sulle conseguenze degli abusi: esistono già programmi promossi da diverse associazioni che tengono conto della rappresentazione della sessualità nelle varie culture. Ad esempio, proporre di ascoltare la sofferenza delle vittime che appartengono alla stessa cultura può suscitare empatia e incoraggiare ad agire. La prevenzione può anche essere indirizzata direttamente ai bambini attraverso un’educazione ai loro diritti: anche in questo caso esistono programmi basati, ad esempio, sulle canzoni. Un’altra cosa che varia è la capacità degli Stati e delle istituzioni di adottare misure di protezione e riparazione. Un dialogo rispettoso e non stigmatizzante con i protagonisti è la strada da seguire: ciò permetterà a ciascuno di comprendere la gravità degli abusi, ma anche di trovare le modalità specifiche di ogni cultura per liberare la parola, per concretizzare le riparazioni e formare i membri della comunità.

Sia all’interno del Movimento dei Focolari ma anche in altri contesti c’è chi esprime la convinzione che sia arrivato il momento di andare avanti; che non occorra, cioè, continuare a parlare solo di abusi, ma concentrarsi sulla “mission” del Movimento e su quanto di bello e positivo genera nel mondo l’attuazione di questo carisma. Qual è la sua opinione in merito?

Qual è la “mission” dei Focolari? Non è forse avanzare verso la fraternità universale, verso una cultura che metta al primo posto la sofferenza dei più deboli, una cultura del dialogo, dell’apertura, dell’umiltà? Mi sembra che la lotta contro gli abusi di ogni tipo sia proprio un modo per attuare questo desiderio di porre al primo posto chi ne soffre. Aiutare a risanare le ferite delle vittime è proprio un modo per avanzare verso la fraternità universale. Ciò implica anche accompagnare gli autori di abusi, al fine di evitare la recidiva. Riconoscere i propri errori, la propria vulnerabilità, per costruire soluzioni, tenendo conto delle opinioni degli esperti del settore è proprio un modo per costruire una cultura del dialogo. Lottare con determinazione contro gli abusi, accompagnare le vittime sono proprio al centro di questa “mission”. Non c’è quindi da scegliere tra la lotta contro gli abusi e la “mission”, perché questa lotta è un elemento centrale della “mission”. Si tratta di una priorità dolorosa ma necessaria nel contesto odierno.

A cura di Stefania Tanesini

Resoconto 2023: “La tutela della persona nel Movimento dei Focolari” (Scaricare PDF) (altro…)

Vangelo Vissuto: “E tutto ciò che fate, fatelo con amore” (1Cor 16,14)

L’amore cristiano è un “Amore” che ha una forma specifica, tangibile, che si tocca nelle azioni, dalle più piccole alle più grandi. È dare la vita per chi ci circonda ad immagine di chi, per primo, ha dato la vita per noi amandoci di un amore immenso.

Esame non riuscito

Nostra figlia si era preparata con impegno per un esame, ma è tornata a casa piangendo perché non era andato bene. Dopo esserci consultati, mio marito ed io abbiamo deciso che la cena sarebbe stata una vera festa, più che se l’esame fosse riuscito. L’idea è piaciuta anche agli altri figli. Ma il momento veramente toccante è stato quando noi genitori abbiamo cominciato a elencare i fallimenti della nostra vita e come li avevamo superati. Con l’aggiunta delle “confessioni” degli altri, la cena è diventata una comunione profonda, un’occasione di crescita insieme. La ragazza ne è stata felice: “Forse questo fallimento era necessario non soltanto per me, ma per tutta la famiglia. Mai avrei pensato che i fallimenti possano aiutare a crescere e a capire la vita. Vi sono molto grata!”. Raccontato anche ad altri parenti ed amici, l’episodio è stato riproposto da diversi di loro, con un pretesto qualsiasi, ai propri figli. Alla fine, tutti hanno convenuto che la famiglia ha bisogno di andare a fondo con le fragilità di ciascuno per crescere nell’amore. (W.R. – Olanda)

Amore che va e che torna

Quando ho del tempo libero, faccio da babysitter alle due bimbe di una coppia senegalese, in caso di bisogno. I genitori sono sempre molto grati: “Senza di te, siamo persi!”, dicono. Talvolta anticipo la mia offerta di aiuto senza aspettare la richiesta. Così giorni fa ho avvisato con un messaggio il papà della mia disponibilità per la domenica mattina. Di lì a poco lui mi telefona: “Lorenza, tu mi devi spiegare come fai a indovinare i nostri bisogni! Sei arrivata al momento giusto!”. Ed io: “È Dio che muove i cuori, Tacko, è lui che dobbiamo ringraziare perché ci fa sorelle e fratelli”. Grazie al rapporto di famiglia con loro, quando, in occasione di un viaggio, sono dovuta partire all’una di notte, ho chiesto un passaggio in auto alla stazione proprio a lui per dargli la possibilità di amare a sua volta. E con quale premura è rimasto con me fino all’arrivo degli altri della comitiva! Giorni fa Tacko e la moglie sono venuti a portarmi fino a casa una porzione di riso e pollo cucinato a modo loro. “Adesso sappiamo i tuoi gusti, ormai sei un po’ africana anche tu”.

(Lorenza – Italia)

Cogliere l’ispirazione

L’occasione per essere costruttore di pace attraverso il rispetto e il dialogo con chi è diverso da noi, dalla nostra cultura o fede, si è presentata ad una riunione dell’azienda dove lavoro. C’era aria tesa, il tono della voce era alto e accusatorio. Come contribuire alla distensione degli animi? Parlare sembrava impossibile e forse controproducente. Ascoltavo chi parlava, o gridava, con animo sereno e cercando di capire le sue ragioni. Non era facile. Era uno sforzo che mi spossava. All’intervallo, il collega che aveva alzato la voce più di tutti è venuto verso di me chiedendomi scusa per come si era comportato. L’ho abbracciato senza dire niente. E lui, continuando il suo sfogo: “Mia moglie ha saputo ieri di avere un male incurabile. Sono disperato”. Gli ho consigliato di rivolgersi a un amico medico e me ne è stato grato. Ho concluso con la promessa che avrei continuato a stargli accanto. Quando siamo rientrati nella sala, l’atmosfera non era più quella di prima. Importante è il momento presente per cogliere l’ispirazione che Dio ci dà per agire. (E.J. – Usa)

A cura di Maria Grazia Berretta (tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno X– n.1° gennaio-febbraio 2024)

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Bilancio di Comunione: rendicontare le opere per far circolare il bene

Bilancio di Comunione: rendicontare le opere per far circolare il bene

Il 20 febbraio 2024, si è svolta a Roma la presentazione del “Bilancio di Comunione” del Movimento dei Focolari, una panoramica delle attività e delle iniziative promosse nel mondo nell’anno 2022. Tema centrale: il dialogo. “Con un continuo vivere la ‘spiritualità dell’unità’ o ‘di comunione’, posso concorrere efficacemente a fare della mia Chiesa ‘una casa ed una scuola di comunione’; a far progredire, con i fedeli delle altre Chiese o Comunità ecclesiali, l’unità della Chiesa; col realizzare, con persone d’altre religioni e culture, spazi sempre più vasti di fraternità universale”.[1] Con queste parole, Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, rifletteva sull’importanza di agire quotidianamente come “apostoli del dialogo”, generando così forme nuove per rapportarsi all’altro, mettendosi in ascolto e accogliendo la realtà altrui nella sua specificità. Una dimensione a cui ciascuno di noi sembra essere chiamato e che è capace di farsi esperienza concreta e viva, non solo da poter “quantificare” in termini numerici, ma che, per portare frutto, deve essere messa in comune. È questo il focus del secondo “Bilancio di Comunione” del Movimento dei Focolari, il bilancio di missione presentato il 20 febbraio 2024 presso la Curia Generalizia della Compagnia di Gesù di Roma. Il documento, tradotto in cinque lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo e portoghese), è una panoramica delle attività e delle iniziative promosse dai Focolari nell’anno 2022, narrazione non solo della condivisione spontanea di beni, ma di esperienze e iniziative vissute a livello mondiale ispirate, nello specifico per questa pubblicazione, dai e ai dialoghi: quello tra Movimenti ecclesiali e nuove Comunità nella Chiesa cattolica; quello tra le varie Chiese cristiane; quello tra le diverse  religioni, con le diverse culture, con le Istituzioni e nell’impegno a fronte delle tante sfide globali. Tra i relatori intervenuti in occasione della Conferenza stampa di presentazione, alla presenza di Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente dei Focolari, Monsignor Juan Fernando Usma Gómez, Capo ufficio della sezione occidentale del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani, il dott. Giuseppe Notarstefano, Presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, la dott.ssa Rita Moussallem, responsabile del Centro per il Dialogo interreligioso dei Focolari, e Giancarlo Crisanti, amministratore generale dei Focolari. In collegamento web sono intervenuti Monsignor Athenagoras Fasiolo, Vescovo di Terme e ausiliare della Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia, e il prof. Stefano Zamagni, economista e docente di Economia Politica all’Università di Bologna. La sessione, moderata dal giornalista Alessandro de Carolis, è stata un vero e proprio scambio di riflessioni e ha sottolineato in che modo, termini così apparentemente agli antipodi come “bilancio” e “comunione”, possano completarsi, dando conto non solo dei numeri, ma anche della vita. “Il bilancio sociale è stato per noi una grande occasione – ha dichiarato il dott. Notarstefano, Presidente nazionale di Azione Cattolica, tra le prime realtà ecclesiali a redigere un bilancio di missione – e ci ha incoraggiato a questa improrogabile conversione pastorale a cui siamo chiamati dal Papa. È stato un modo anche per cominciare a riflettere su come comunicarla meglio questa vita associativa, (…) guardarci, con trasparenza, rendere conto all’esterno, ma comunicarlo meglio, per metterlo in comune”. Secondo Mons. Usma Gómez, alla luce dello scenario attuale che sembra sempre più frammentato, nel parlare del cammino di unità tra le Chiese, redigere un bilancio come cristiani “vuol dire guardare ai piani di Dio, ai piani nostri, ai piani del mondo. (…) I piani di Dio sarebbero quelli di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace – ha continuato – ma noi vediamo che nel mondo la guerra è il piano che sta prendendo piede. È possibile sviluppare la comunione nelle differenze, (…) ma questa diversità riconciliata ci chiama a fare della pace, il cuore dell’Ecumenismo e dell’Ecumenismo, il cuore della pace”. Un incoraggiamento, dunque, a promuovere in rete percorsi di fraternità in stile sinodale e nello specifico, alla luce del tema scelto, farlo attraverso un “metodo” che può avvicinare soprattutto chi è più incredulo. “Fare un bilancio di comunione di un Movimento che è così aperto, così capace di portare gli altri a comprendere che il dialogo non toglie, ma aggiunge, arricchisce, è molto importante” , ha affermato monsignor Athenagoras Fasiolo vescovo di Terme e ausiliare della Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia, che, oltre a sottolineare il grande impegno dei Focolari nel cammino di unità tra le varie Chiese, ha riflettuto sul ruolo profetico che nel mondo possono avere le diverse fedi, senza cadere nella trappola delle ideologie: “se come fedi riusciamo a essere profezia allora riusciamo a risvegliare quello che c’è di meglio nel cuore dell’uomo”. E sono proprio “vita e profezia” i due binari su cui il Movimento dei Focolari ha visto procedere in questi 80 anni di storia anche il cammino del dialogo interreligioso, come ha dichiarato in sala la dott.ssa  Rita Mussallem; un cammino che ha portato la realtà fondata dalla Lubich, ad entrare in contatto, in tanti Paesi, con persone delle varie religioni creando, nella valorizzazione della diversità e della reciprocità, un terreno comune dove rapportarsi con la spiritualità dell’unità, conoscersi e “dare – ha affermato la Moussalem – la disponibilità ad imparare gli uni dagli altri, la condivisione di dolori, di sfide, speranze e anche l’impegno condiviso a lavorare per la pace, per il bene, per la fraternità”. In un mondo lacerato dalle polarizzazioni in cui le religioni vengono troppo spesso strumentalizzate, nel parlare del concetto di pace, “il dialogo autentico – ha continuato- è un rimedio di grande aiuto (…) perché ti fa scoprire e vedere l’umanità dell’altro, ti disarma”. La “persona” è dunque il cuore pulsante di un percorso circolare che ha dato vita, nel tempo, alle numerose opere di cui questo testo dà testimonianza: “Quando si parla di “bilancio” – ha affermato ha Giancarlo Crisanti – ci si aspetta tanti numeri, ma nel “Bilancio di Comunione” c’è molta più narrativa e nei numeri mancano quelli delle persone che permettono il realizzarsi delle opere”. “Il Bilancio – ha detto Crisanti – evidenzia come questa comunione dei beni sia in grado di realizzare iniziative, progetti, opere che vanno nel verso del dialogo (…), che aiutano il mondo a dialogare un po’ di più”. Facendo riferimento all’intuizione dell’Economia di Comunione, il Prof. Stefano Zamagni ha dichiarato che essa è anche “metodo per aggredire le cause generatrici delle situazioni di guerra” e,  insistendo sull’ applicazione, al concetto di giustizia, del concetto di equità, ha affermato come risulti evidente che la pubblicazione di questo “Bilancio di Comunione” oggi, non può essere solo un modo per rendicontare, ma l’occasione da cogliere per poter essere davvero “apostoli”, messaggeri di una buona novella. In questo tempo “il male attrae più del bene, mentre il bello attrae più del brutto e il sapere attrae più della ignoranza”, ha asserito Zamagni, invitando ciascuno a “dire il bene”, a “bene-dire” per l’appunto: “dobbiamo fare in modo di far conoscere, ovviamente con umiltà, la gratuità con la quale si fa il bene. (…) questa nozione di ‘Bilancio di Comunione’, vuol dire che si narra quello che è stato fatto, ma in vista del futuro”.

Maria Grazia Berretta

Scaricare Bilancio di Comunione in pdf Presentazione Bilancio di Comunione 2022- Video in italiano https://www.youtube.com/watch?v=3jizpECFoss [1] Chiara Lubich, ‘Apostoli del dialogo’, Castel Gandolfo (Italia), 22.1.2004 in Conferenza telefonica mondiale. (altro…)

Don Cosimino Fronzuto: insieme tra parrocchia e impegno nella città

Don Cosimino Fronzuto: insieme tra parrocchia e impegno nella città

Un sacerdote di Gaeta (Italia), che essendo parroco non solo si è speso per i suoi parrocchiani, ma li ha coinvolti in favore della città. Don Cosimino Fronzuto fu un sacerdote italiano che nacque a Gaeta nel 1939. È morto a 49 anni, nel 1989 dopo una intensa vita spesa al servizio del prossimo, dei più bisognosi e della società della sua città. Viveva vicino al mare, ma non amava fare il bagno e aveva paura di andare in profondità. Un giorno, da bambino, volendo vincere questa difficoltà, si tuffò e, per dimostrare che aveva toccato il fondo, mise la mano nella sabbia raccogliendo, con grande meraviglia, un piccolo crocifisso di ferro, che poi portò con sé per tutta la sua vita. Nel 1963 fu ordinato sacerdote e iniziò il servizio come vicerettore del locale Seminario diocesano. Venuto in contatto con la spiritualità dell’unità, aderì al Movimento dei Focolari. Nel 1967 venne nominato parroco della parrocchia S. Paolo Apostolo a Gaeta, incarico che ricoprì fino agli ultimi giorni della sua vita. In quegli anni fiorì il Movimento Parrocchiale, espressione del Movimento dei Focolari nella Chiesa locale, che generò tanti frutti soprattutto tra i giovani, che oggi sono impegnati in città come sacerdoti, nella famiglia, nella vita politica e in vari ambiti civili e professionali, nelle diverse realtà nel Movimento dei Focolari e che continuano ad essere molto attivi anche vita parrocchiale. Durante il ministero pastorale esercitato in parrocchia, con il suo stile pieno di amore e di attenzione verso tutti, in particolar modo verso gli ultimi (ragazze madri, ex detenuti, tossicodipendenti, sfrattati, sbandati), impostò la comunità puntando semplicemente, ma con forza e decisione, solo a vivere il Vangelo in tutte le situazioni e nelle realtà più diverse. Così non gli mancarono occasioni per prendere posizione anche nei confronti di tante realtà sociali lontane da una dimensione veramente umana e cristiana. Scriveva nel suo diario: “Abbiamo osservato che nelle ore di catechesi c’erano dei bambini che erano piuttosto malandati, denutriti, mi sono anche ricordato che in quella stessa famiglia i ragazzi grandi non avevano ricevuto né la Cresima né la Comunione, proprio niente. Stavamo verso la metà di marzo, ed ho pensato: se non li prendiamo adesso, non li prendiamo più. Allora andai in quella casa e mi accorsi (erano le 12,30) che si stava semplicemente cucinando della pasta e che non ci sarebbe stato altro da mangiare per tutti quanti. Mi accorsi che, nonostante il capo famiglia fosse un piccolo imprenditore, addirittura mancava il vetro alla porta che pendeva sulla balconata e in questa stanza, dove mancava il vetro, dormivano alcuni dei dieci figli. Immediatamente cominciai a parlare del catechismo, ma cercai anche di guardarmi intorno e di rendermi conto. Poi la sera, dopo l’adorazione, parlai alla comunità di questa situazione. Mano mano che anch’io me ne rendevo conto, raccoglievo tutti i dati: dissesto economico, avvisi di sequestro, problemi di salute dei bambini. Allora si passava la mattina pensando solo a questa famiglia, per vedere secondo diversi aspetti come stavano le cose, condividere il lavoro, assicurare il cibo e, nello stesso tempo, tener in mano i grandi perché ricevessero una vera catechesi. Una sera mi sono reso conto che dovevo fare a tutti una proposta. Dentro di me avevo deciso, ma cosa valeva la mia decisione di parroco? Poteva anche valere, ma volevo che la decisione venisse da Dio e quindi scelta nell’unità con la comunità che mi dava la garanzia che fosse Dio stesso a fare le cose. Così proposi di mettere a disposizione di questa famiglia i circa due milioni (di lire) che avevamo in parrocchia per risolvere il caso fino a rimetterli in grado di nuovo di tornare al lavoro. Posso dire che sin dal primo momento tutti si mostrarono favorevoli. Questo è stato l’inizio, poi questa situazione ha avuto diversi sviluppi. Ancora ieri ho partecipato ad una riunione di condominio in cui avevano deciso di togliere al padre il lavoro che aveva cominciato e non aveva finito. Ho fatto di tutto perché lo portasse a termine e potesse avere anche dei soldi. Il cammino sarà ancora molto lungo,  è più di un mese che gli stiamo accanto, vicini e lui dice: “Mi sta ritornando la voglia di vivere, mi sta ritornando la voglia di vivere”. Ma l’intervento non è stato operato soltanto da me, l’intervento è stato un po’ collettivo, molti vanno a portare continuamente tutto quello che è necessario e non ci preoccupa tanto la mancanza di cose, ma ci preoccupa non far mancare l’amore, perché sono state delle persone evidentemente non amate, sono state infatti calpestate in certi diritti (…)”. Domenica 21 gennaio 2024, l’Arcivescovo di Gaeta, mons. Luigi Vari in una cattedrale gremita di personalità civili, religiose e di fedeli, ha dato inizio alla causa di beatificazione di Don Cosimino Fronzuto.

Carlos Mana

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Compostaggio: la magia della natura

Compostaggio: la magia della natura

Dal focolare di Montevideo in Uruguay l’esperienza quotidiana di ecologia integrale attraverso la trasformazione dei resti di cibo in fertilizzante. Ogni giorno vengono prodotti milioni di rifiuti in tutto il mondo. Questi scarti poi che fine fanno? Alcuni vengono riciclati e hanno nuova vita. Altri finiscono in discarica o nei termovalorizzatori per produrre energia. Prima di gettare gli scarti del cibo, ci siamo mai chiesti se possiamo fare qualcosa di alternativo? È quello che si sono chiesti alcuni membri della comunità dei Focolari in Uruguay, dando vita al compostaggio. “Sono tra quelli che cercano di vivere l’ecologia della vita quotidiana – racconta Maria Florencia, focolarina di Montevideo in Uruguay, dove insegna ecologia integrale, -. Mi sono accorta però che ci sono sempre cose da migliorare e che mancava qualcosa di importante nella gestione dei residui di cibo in casa: non facevamo il compost. Siccome quest’azione non dipende soltanto di me, ho cercato di coinvolgere tutti gli abitanti della casa”. Gli organismi del suolo utilizzano come cibo scarti vegetali e animali o derivati della materia organica. Man mano che scompongono questi scarti, i nutrienti in eccesso (azoto, fosforo e zolfo) vengono rilasciati nel terreno in forme che possono essere utilizzate dalle piante. Inoltre i prodotti di scarto generati dai microrganismi contribuiscono alla formazione della materia organica del suolo. Il compostaggio è quindi un processo di decomposizione dei materiali organici che ha un alto contenuto di sostanze utili per migliorarne le caratteristiche del terreno senza arrecare danni all’ambiente. Per 100 kg di rifiuti e materiali organici si ottengono 30 kg di compost. Un’alternativa al compost è il vermicompost, un prodotto biologico ottenuto bio-ossidando la materia organica con l’aiuto di lombrichi. “Abbiamo acquisito una compostiera insieme ad alcuni vermi californiani – continua Maria Florencia -. Così mi sono messa all’opera. Adesso abbiamo il fertilizzante naturale per le nostre piante del giardino e tutti sono felici di quest’azione per l’ambiente. Inoltre possiamo condividere il compost anche con i nostri amici, curiosi dell’iniziativa. Non solo. Come microbiologa non potevo fermarmi ai soliti manuali. Mi sono messa ad indagare per imparare di più così ho voluto condividere la mia esperienza con un articolo sulla rivista dei Focolari Ciudad Nueva ed incoraggiare tanti a fare lo stesso”, conclude. Che si tratti di compost o vermicompost, essi favoriscono la fertilità del terreno senza la necessità di applicare fertilizzanti chimici. La stabilità del suolo migliora, la permeabilità all’acqua e ai gas aumenta così come la capacità di ritenzione idrica attraverso la formazione di aggregati. Si tratta quindi di un prezioso fertilizzante naturale. Gli avanzi del cibo consumato quindi non sono spazzatura ma risorsa preziosa che, trasformati in compost, aiutano la natura e riducono così i livelli di inquinamento ambientale.

Lorenzo Russo

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Concorso 2023-2024: “Una città non basta”. Chiara Lubich, cittadina del mondo

Il Centro Chiara Lubich, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e del merito italiano, la Fondazione Museo Storico del Trentino e New Humanity, indicono la quarta edizione del Concorso nazionale “Una città non basta”. Chiara Lubich, cittadina del mondo. I partecipanti potranno trasmettere i propri elaborati entro il 22 aprile 2024. Un’opportunità di riflessione e approfondimento nell’ambito dei valori che stanno alla base delle relazioni umane, dell’accoglienza nelle diversità, dello sviluppo delle nuove tecnologie e nell’ambito dello studio. È questo l’obiettivo del Concorso nazionale “Una città non basta. Chiara Lubich, cittadina del mondo”. Promosso dal Centro Chiara Lubich in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e del merito, la Fondazione Museo Storico del Trentino e New Humanity del Movimento dei Focolari, il concorso giunge quest’anno alla sua quarta edizione e si propone, ancora una volta, di sottolineare il valore del messaggio di Chiara Lubich (Trento 1920 – Rocca di Papa 2008), Fondatrice dei Focolari. Considerata una delle personalità spirituali e di pensiero più significative del Novecento, promotrice di una cultura dell’unità e della fraternità tra i popoli, Chiara Lubich anticipa molte delle tematiche che oggi si impongono all’attenzione mondiale e, per questa ragione, il concorso a lei dedicato vuole essere un cammino per le nuove generazioni, da percorrere con creatività e impegno, approfondendo il suo pensiero e la sua esperienza di vita. Il concorso, che nelle precedenti edizioni ha visto numerose partecipazioni, è rivolto a tutti gli studenti e le studentesse delle istituzioni scolastiche primarie e secondarie di primo e di secondo grado, compresi quanti frequentano Istituti italiani all’Estero, che potranno partecipare con piena autonomia espressiva all’iniziativa, singolarmente, per gruppi o per classi. Sarà possibile partecipare attraverso la realizzazione di un elaborato scritto, grafico, plastico o multimediale e scegliendo una delle aree tematiche descritte nel bando, proposte che intendono evidenziare la consonanza tra il pensiero e l’azione di Chiara Lubich, fin dalla seconda metà del XX secolo, e i punti posti all’attenzione mondiale dall’Agenda 2030 per lo sviluppo  sostenibile dell’Onu. I lavori dovranno essere inviati entro il 22 aprile 2024 secondo le indicazioni e i vincitori saranno premiati nel corso di una cerimonia ufficiale che si terrà il 17 maggio 2024, dalle ore 10,30 alle ore 12,30 circa, nell’Auditorium presso la sede del Centro Internazionale del Movimento dei Focolari. Per maggiori informazioni e per scaricare il bando e conoscere nel dettaglio requisiti e modalità, è possibile consultare la pagina del Ministero dell’Istruzione (https://www.miur.gov.it/web/guest/-/concorso-nazionale-una-citta-non-basta-chiara-lubich-cittadina-del-mondo-quarta-edizione-anno-scolastico-2023-2024) o visitare il sito www.chiaralubich.org.

Maria Grazia Berretta

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Irlanda del Nord, giustizia climatica: insieme per un impatto maggiore

Irlanda del Nord, giustizia climatica: insieme per un impatto maggiore

“Join the Dots Together”, Unire i Punti Insieme. Questo il titolo dell’iniziativa che ha coinvolto quaranta organizzazioni e la comunità dei Focolari per la lotta alla crisi climatica. Fare qualcosa insieme per la giustizia climatica e lavorare in modo collaborativo per avere un impatto maggiore su questo grave e urgente problema. Questi gli obiettivi dell’evento tenutosi nel mese di gennaio 2024 a Belfast in Irlanda del Nord, organizzato dalla comunità del Movimento dei Focolari insieme al Centro dei Gesuiti di Belfast, la Cappellania dell’Università dell’Ulster, la Pastorale Giovanile Redentorista e la Diocesi di Down e Connor. L’iniziativa ha visto la presenza di sessanta persone in rappresentanza di quaranta organizzazioni. Si è svolta presso l’università di Ulster ed era intitolata “Join the Dots Together”, ovvero “Unire i Puntini Insieme”, incontrarsi per lavorare fianco al fianco sull’emergenza climatica. La dott.ssa Lorna Gold, presidente del “Movimento Laudato Sì” globale, – nato dopo l’omonima enciclica di Papa Francesco sulla cura della Casa Comune – nel suo discorso ha affrontato questioni spinose tra cui il lento progresso dell’eliminazione dei fossili combustibili e allo stesso tempo ha instillato un senso di gioiosa speranza in tutti i presenti. Riflettendo sul documento della COP28 (28ª conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) ha sottolineato come sia stato importante aver confermato che le cause primarie del cambiamento climatico siano i combustibili fossili. “Il genio è uscito dalla bottiglia ora e non si può tornare indietro” ha affermato. Ha quindi parlato dell’importanza del Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili. L’uso del termine “non proliferazione”, di solito legato alle armi di distruzione di massa, è infatti legato ai rischi che il mondo deve affrontare dal continuo uso di combustibili fossili. Inoltre Lorna Gold ha voluto evidenziare l’importanza dei gruppi religiosi come principali parti interessate nel pianeta con miliardi di dollari investiti nei mercati globali, e proprietari del 12% della terra del mondo. “Le persone di fede – ha ribadito – sono in una posizione chiave per cambiare la narrazione e riscrivere il futuro”. Non a caso Lorna Gold è stata appena nominata CEO di FaithInvest, un’organizzazione che si concentra sulla mobilitazione di tutte le fedi per mettere al lavoro le proprie risorse, in particolare i propri investimenti finanziari, per contribuire a spostare l’economia verso una maggiore sostenibilità. L’evento è stato una testimonianza forte per la società civile e i gruppi religiosi nell’Irlanda del Nord, con la presenza di persone del forum interreligioso, della comunità baha’i, della fondazione Gaelic Athletic Association, dell’Unione delle Madri e di Trocaire (la Caritas in Irlanda), nonché di diversi gruppi non religiosi come Keep Northern Ireland Beautiful. “È molto insolito trovare un tale conglomerato di gruppi uniti per una causa comune – ha affermato Lorna Gold – ma forse è esattamente la questione climatica su cui siamo tutti d’accordo”. Alcune testimonianze dei partecipanti. Georgia Allen e Glen MacAuley, giovani di Fridays for Future NI ogni venerdì del 2023 hanno scioperato davanti al municipio di Belfast e sentivano l’importanza di partecipare all’incontro. “È stato positivo e interessante, con un oratore stimolante – ha affermato Allen -. Era un invito all’azione, a fare qualcosa di concreto insieme”. Al termine hanno voluto scattare una foto con Lorna Gold come simbolo di partecipazione allo sciopero climatico con lei! John Barry, professore di Economia e Politica Verde alla Queen’s University, ha dichiarato: “In questo momento di emergenza climatica ed ecologica dobbiamo tutti unirci riconoscendo che è più tardi e peggio di quanto la gente pensi, ma non senza speranza. Le comunità di fede hanno un ruolo importante da svolgere, quindi è stato bello vedere un tale raduno interconfessionale di persone di fede disposte a rimboccarsi le maniche e iniziare a riparare il nostro mondo distrutto”. Edwin Graham del Forum interreligioso ha commentato: “Unire i punti… Insieme – un’iniziativa straordinaria che ha riunito molte persone provenienti da una moltitudine di organizzazioni e gruppi che hanno a cuore l’ambiente. La diversità dei presenti è stata impressionante, dai leader di alto livello nelle comunità di fede alle piccole organizzazioni composte da attivisti dedicati”. E ancora, Nicolas Hanrahan di Trocaire: “È stato bello vedere così tante persone che hanno fatto un ottimo lavoro per prendersi cura della nostra casa comune. (…) Non vedo l’ora che arrivi il prossimo”! Gli fa eco Suor Nuala della parrocchia di St. John: “Oggi è stato al di là di tutte le nostre aspettative, tutti non solo lo hanno apprezzato, ma lo hanno trovato estremamente utile”. Infine Finbarr Keavney del gruppo Newcastle Laudato Sì: “Che mattinata emozionante e piena di speranza. È così bello incontrare molte persone adorabili di fedi diverse, tutte legate insieme da un desiderio di giustizia climatica”. Lorna Gold infine ha ricordato che unire i punti e formulare piani per lavorare in modo collaborativo sulla giustizia climatica, è la chiave: “Possiamo piantare i semi di un nuovo futuro, ma l’unico modo per farlo è insieme”.

Lorenzo Russo

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XIª edizione del Premio Chiara Lubich per la Fraternità

A distanza di tre anni, l’Associazione Città per la Fraternità, indice un nuovo bando per il Premio Chiara Lubich per la Fraternità che vuole promuovere azioni di pace e fraternità in tutto il mondo. Giunge quest’anno alla sua XIª edizione il Premio Chiara Lubich per la Fraternità, nato dall’ispirazione dell’Associazione Città per la Fraternità e dedicato alla Fondatrice del Movimento dei Focolari. L’ Associazione Città per la Fraternità, con sede a Castel Gandolfo (Roma) si unisce a tutti gli agenti promotori di pace e fraternità per diffondere nel mondo, oggi più che mai, la convivenza armoniosa tra uomini e ambiente in tutti gli angoli della terra. Vuole essere un’esperienza di dialogo, confronto e rete tra Comuni e altri Enti Locali che intendono promuovere, nell’ambito del più vasto e complesso lavoro di tipo politico amministrativo, un laboratorio permanente di esperienze positive da diffondere, dando rilievo alla pace, ai diritti umani, alla giustizia sociale per focalizzare al meglio la fraternità quale paradigma politico. Il concorso si rivolge principalmente ad Enti Locali (Province, Regioni, ecc.) di qualunque parte del mondo e dimensione. Sono ammesse anche candidature provenienti da Enti Locali, Organismi o persone singole che segnalassero altre Amministrazioni territoriali in tutti i continenti. Il Premio, un’originale scultura artistica raffigurante la fraternità, sarà assegnato valutando l’attuazione di un progetto o un’iniziativa che, lungo il suo ciclo di vita, rappresenti la declinazione di uno o più aspetti del principio della fraternità applicato alle politiche pubbliche, realizzato in sinergia tra Amministrazioni, Comunità locali e società civile organizzata. I lavori in questione dovranno dunque  mettere in luce quelle attività capaci di stimolare i cittadini a impegnarsi per il bene comune, partecipare alla vita della comunità civile e favorire  la crescita di una cultura della cittadinanza attiva e inclusiva. I partecipanti potranno presentare entro e non oltre il 29 febbraio 2024 i propri progetti: elaborati scritti,  ipertestuali e/o multimediali o audiovisivi. Oltre a premiare il vincitore, la giuria potrà attribuire uno o più riconoscimenti speciali e/o menzioni d’onore ad altri progetti che si siano particolarmente distinti come esperienze di fraternità universale nella comunità locali. Per sapere come procedere ed avere maggiori informazioni è possibile scaricare il bando al seguente link o consultare la pagina web Associazione Città per la Fraternità (cittaperlafraternita.org).

Maria Grazia Berretta

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Da Nicea camminando insieme verso l’unità: l’inizio di un nuovo inizio

Un seminario web, giovedì 8 febbraio 2024, offrirà approfondimenti e riflessioni sul Concilio di Nicea e la sua eredità ancora viva per i cristiani di oggi. Nel 2025 ricorrono 1700 anni dal primo Concilio Ecumenico di Nicea (325 d.C.): un esempio unico di come prendere decisioni comuni in tempi difficili e provenendo da culture diverse. Furono allora gettate le basi del credo cristiano: un patrimonio prezioso, testimoniato nei secoli dalla vita e dalla fede delle Chiese, che ha fermentato il cammino della civiltà umana. A Nicea si decise anche il modo di calcolare la data della Pasqua cristiana: la domenica successiva alla prima luna piena dopo l’inizio della primavera. In seguito, l’uso di calendari diversi differenziò il giorno di Pasqua tra Oriente e Occidente, in modo che solo ogni tanto la data coincide (ad esempio questo anno 2024 ci sono 15 giorni di differenza). Il 2025 è un anno in cui tutte le Chiese celebreranno la Pasqua nella stessa data. Ma oggi questa ricorrenza assume un’importanza più vasta. Viviamo infatti in un’epoca di conflitti e di angoscia. Un tempo che ha bisogno di nuova speranza. Un tempo che deve riscoprire la profezia di una cultura della Risurrezione. Giovedì 8 febbraio 2024 è previsto un seminario web dal titolo: “Da Nicea camminando insieme verso l’unità. L’inizio di un nuovo inizio”. Il webinar intende evidenziare come il Concilio di Nicea sia stato per la Chiesa il potente inizio di questa testimonianza comune con la forza di una nuova Pentecoste che illumina tutta la realtà e dà la forza di spendersi per praticare la fraternità universale. Ne deriva un forte richiamo per tutte le Chiese, in Oriente e in Occidente, a fare un ulteriore sforzo per accordarsi su una data comune della Pasqua, dando vita a un nuovo inizio di testimonianza comune dinanzi al mondo. Testimoniare infatti l’unità e il riconoscimento reciproco di distinte e ricche tradizioni dell’unica fede, sarebbe un decisivo contributo alla faticosa e drammatica ricerca della pace e alla sfidante conciliazione tra una felice convivenza globale dell’umanità e il diritto all’identità propria di ogni popolo. Il webinar, preparato da studiosi di diverse Chiese, vuole diffondere, con un linguaggio a tutti accessibile, l’enorme eredità del Primo Concilio Ecumenico della Chiesa: una un’eredità che, raccolta e vissuta, ha la forza di fare la differenza nel tempo sofferto che viviamo. Nell’apertura interverranno S.S. il Patriarca Ecumenico Bartolomeno, S.E. il Cardinal Kurt Koch, Presidente del Dicstero per l’Unità dei Cristiani, il dr. Jerry Pillay, Segretario Generale del Consiglio Mondiale delle Chiese e il dr. Thomas Schirrmacher, Segretario Generale dell’Alleanza Evangelica Mondiale. E si vedrà poi la partecipazione di esponenti di varie Chiese. Si svolgerà dalle 13:30 alle 16:30. Sarà disponibile la traduzione simultanea in arabo, inglese, francese, tedesco, italiano e spagnolo. Per ricevere il link iscriversi in questo formulario Scaricare il programma completo  20240208-WEBINAR-IT (altro…)