Giu 8, 2022 | Nuove Generazioni
Bando per progetti di impatto ecologico rivolti alle comunità locali del Movimento dei Focolari. Regole e condizioni di partecipazione. Le proposte saranno accettate fino al 30 giugno 2022. https://www.youtube.com/shorts/EEzMuPp6wHU Cos’è il progetto “The Seed Funding Program” si propone di sostenere e incoraggiare iniziative significative e promettenti in diverse parti del mondo verso la creazione di piani ecologici locali/nazionali per le persone e il pianeta all’interno delle comunità dei Focolari. L’obiettivo principale è quello di costruire piani ecologici locali all’interno delle comunità dei Focolari per camminare insieme verso un’ecologia integrale. La nostra ispirazione Il mondo si trova ad affrontare una complessa crisi sociale e ambientale. L’Enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco spiega come il grido dei poveri sia completamente interconnesso con il grido del pianeta. Non possiamo considerare il nostro rapporto con la natura come separato dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà agli altri. Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, ha sostenuto che è partendo dai piccoli problemi locali che si forma una coscienza morale capace di affrontare i problemi su scala globale. Infatti, ha proseguito Chiara, ciò che manca non sono le risorse tecniche ed economiche, ma un’anima in più, cioè un nuovo amore per l’uomo, che ci faccia sentire tutti responsabili verso tutti. Partecipa!
Lo SFP è alla ricerca di iniziative giovanili e intergenerazionali (in corso o future) che mirino a un cambiamento del nostro stile di vita personale e comunitario, immaginando un rapporto sostenibile tra natura ed esseri umani e operando in un contesto locale. Verranno selezionati 10 progetti che saranno finanziati con un massimo di 1000 euro. Una giuria internazionale e interdisciplinare selezionerà i progetti in base ai seguenti criteri:
- Il progetto deve essere orientato all’ecologia integrale (a favore delle persone e del pianeta);
- Il progetto deve prevedere sforzi intergenerazionali con un ruolo significativo dei giovani nella leadership e nell’implementazione di ogni progetto;
- Il progetto deve coinvolgere la comunità locale (possibilmente a livello nazionale).
- Il progetto deve mostrare come i valori spirituali motivino l’azione ecologica (possibilmente con una dimensione ecumenica e interreligiosa).
Presentate il vostro EcoPlan e fate parte di questo percorso insieme! https://www.new-humanity.org/project/seed-funding-program/ Per partecipare a questo bando, potrebbe essere necessario compilare alcune informazioni fondamentali. Non perdetevi il quadro di riferimento e l’indagine sull’invito a presentare progetti. Sondaggio per i progetti Modelo del piano Il termine ultimo per compilare la domanda di partecipazione è il 30 giugno 2022. Il 15 luglio 2022 saprete se il vostro progetto è stato ammesso a ricevere un finanziamento iniziale. Una volta ottenuto il finanziamento, dovrete impegnarvi a compiere i primi passi del vostro progetto tra luglio e settembre 2022 e vorremmo vedere la vostra prima relazione entro la fine di ottobre 2022. Per ulteriori informazioni, contattateci all’indirizzo ecoplan@focolare.org. Ulteriori informazioni sul Piano della Fede per le persone e il pianeta sono disponibili sul sito https://www.faithplans.org/ (altro…)
Giu 7, 2022 | Ecumenismo, Nuove Generazioni
In America Latina la maggioranza della popolazione appartiene alla Chiesa cattolica romana, tuttavia, da tempo la conoscenza tra le varie chiese si fa strada. Il lavoro condiviso nel campo sociale, fa sì che i cristiani possano trovare sempre più spazi di vera unità. Uno dei momenti più forti è la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che nell’emisfero sud si celebra attorno alla festa di Pentecoste. I giovani sono sempre più protagonisti nel compiere azioni concrete.
Da sempre i giovani sono attratti da ciò che è sconosciuto, dal diverso da sé, da tutto quello che rappresenta una novità, anche in ambito religioso, sono sempre più aperti a chi non è della propria chiesa. È un’esperienza che porta avanti Ikuméni, un laboratorio per giovani cristiani dell’America Latina (o latinoamericani), appartenenti a diverse chiese e tradizioni cristiane. “Fin dal primo giorno mi sono resa conto che sarebbe stata una sfida personale per ciascuna delle persone presenti, a partire da me che quotidianamente frequento persone per lo più cattoliche, come me. In questo corso tutto era nuovo e ogni partecipante proveniva da una chiesa diversa”, dice Carolina Bojacá, una giovane colombiana dei Focolari.
I giovani cristiani di diverse tradizioni diventano compagni di strada in questo percorso di formazione, che è una vera e propria esperienza inedita nel campo ecumenico. Partendo dalla fede comune in Cristo ciascuno si prepara a mettersi al servizio, sia nel campo dello sviluppo sostenibile, della pace e dell’assistenza umanitaria. “Ad agosto del 2021 ho frequentato in forma virtuale – continua Carolina – il corso per giovani sulle buone pratiche ecumeniche e interreligiose. Già dall’inizio si è creata un’atmosfera molto bella tra tutti e sentivamo forte il desiderio di costruire relazioni e conoscerci meglio… Nell’affrontare ogni tematica ci siamo anche resi conto che, per andare avanti, molte volte abbiamo dovuto lasciar cadere quei pregiudizi o preconcetti che spesso si creano all’interno di una comunità e che non ci permettono di aprire la mente e il cuore per accogliere l’altro. Solo così è possibile scoprire la bellezza di ciò che ci unisce ma anche le differenze che ci fanno essere chi siamo come chiesa o realtà, senza che sia un impedimento lavorare insieme per un mondo più fraterno. Con il passare dei mesi ci siamo conosciuti e abbiamo avuto il nostro primo incontro faccia a faccia. È stato davvero bello vedere il nostro rapporto rafforzato, poterci abbracciare, pregare, dialogare e scoprire la diversità e la ricchezza di ciascuno, anche la mia.”. I giovani che seguono questo laboratorio si preparano al servizio comune. Come dice il documento Servire il mondo ferito del Consiglio Ecumenico delle Chiese ed il Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, i cristiani devono sentire ora l’urgenza di una testimonianza comune: cristiani assieme al servizio, anche coinvolgendosi con persone di altre religioni in una solidarietà interreligiosa. Anche Carolina ed il suo gruppo si sono rimboccati le maniche: “A dicembre, con un’altra giovane del movimento dei Focolari che partecipava anche al corso, volevamo portare doni ad una comunità indigena sfollata a causa della violenza, che si trova nella periferia di Bogotá. Abbiamo proposto a tutti l’idea e c’è stata davvero una bella risposta: in molti hanno donato qualcosa e assicurato le loro preghiere dimostrando che, anche se appartenenti ad una chiesa diversa, ciò che ci motiva è quell’amore ispirato da Gesù che è il nostro modello comune. Per terminare il nostro tirocinio- continua Carolina- ognuno di noi ha dovuto raccontare delle attività svolte durante un incontro in presenza che si è svolto a Buenos Aires (Argentina). Ci siamo ritrovati con i partecipanti del corso Ikuméni, ma abbiamo avuto anche la presenza di membri di altre religioni che con gioia hanno condiviso i loro pensieri e le loro azioni concrete. Un momento speciale per poterci aprire anche al dialogo interreligioso”. Un’ esperienza totalmente nuova; una testimonianza della fraternità che si costruisce a partire dallo sforzo di ciascuno e il desiderio grande di conoscersi e fare cose grandi, tutti insieme. “Anche se il corso è finito – conclude Carolina -, è solo il primo passo per rispondere a una chiamata personale e continuare a rafforzare le nostre relazioni, poterci aiutare in queste azioni che ci fanno allargare il cuore e continuare a lavorare per rendere il mondo unito una realtà”.
Carlos Mana
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Giu 6, 2022 | Chiara Lubich
Nel 1976 durante la prima Scuola Gen, Chiara Lubich ha risposto alle domande di tanti giovani dei Focolari provenienti da tutto il mondo. Riferendosi a ciò che viveva in quei giorni ha detto quanto segue Ho letto […] una paginetta – che forse voi l’avete letta – breve così, […] che diceva così: “Gesù abbandonato abbracciato, serrato a sé, consumato in uno con noi, consumati in uno con lui, fatti dolore con lui dolore, ecco come si diventa Dio, l’Amore.” Questa frase mi ha particolarmente toccata perché sono scritti che ho fatto quando io ero sotto una via illuminativa; quindi, scrivevo cose più grandi di quelle che potevo vivere o anche le vivevo ma da più piccola. Più avanti vado, più ne scopro il valore e la profondità. […], mi è piaciuto e lo Spirito Santo mi ha toccato su questo non essere in due: io e Gesù abbandonato, cioè io e il dolore che mi subentra, io e il dubbio che mi viene, io e scoprirlo e poi pian pianino abbracciarlo, poi dire a Gesù… metterci un po’ di minuti. No, zac! “Fatti dolore con lui dolore”, volere quello solo. “Ecco come si diventa Dio”, come si diventa Dio, “l’Amore”, l’Amore. Poi […] avevo appena ricevuto una cartolina da Loppiano dove il nostro don Mario Strada mi aveva mandato, oltre la letterina, anche alcune foto della sua chiesetta nuova di Cappiano, mi pare, con dei bellissimi affreschi e fra cui ce n’era uno con sotto questa frase: “Nox mea – la mia notte – obscurum non habet”, “La mia notte non ha oscurità”. Allora mi è piaciuta enormemente, come il Signore me l’avesse mandata, perché – dico – questo è quello che io voglio vivere. Cioè, il dolore appena arriva devo abbracciarlo con tale celerità, devo serrarlo a me, devo consumarlo in uno, […] fatta dolore con lui dolore, ecco come si diventa, non dolore, l’Amore, Dio. […] E ho visto, gen, che vivendola tutto il giorno è una cura ricostituente d’Ideale inimmaginabile, inimmaginabile, perché si incomincia la mattina, magari sai? sei un pochino stanca, non hai dormito la notte, ecco, la stanchezza: ah, che stupendo! la mia notte non ha oscurità, cioè questo dolore non esiste perché io l’amo. Mi alzo, trovo magari delle difficoltà o dei problemi subito, intanto che mi dicono: “Chiara, dovrei dirti una cosa.” “Ah – dentro di me – che stupendo! Gesù, ci siamo, ecco, ti abbraccio, ti serro a me, fatta con te dolore”, mi faccio subito… “La mia notte non ha oscurità.” Poi avanti tutto il giorno. Io credo che si… io credo che si proceda spiritualmente di più in una settimana vivendo quest’unica cosa, che non in mesi e mesi in altra maniera. […] Ma per tutto quello che fa dolore: ti fa dolore un po’ il mal di piedi, ti fa dolore un pochino il freddo, ti fa dolore un pochino una risposta sgarbatina da…, ti fa dolore dover andar a fare una cosa, ti fa dolore…, ecco, subito è qui; […] in modo da poter sempre proclamare quando si va a letto la sera: “Gesù, la mia notte non ha avuto oscurità”, […] veramente si sente… si può dire – adesso che Dio lo confermi – che non siamo noi a vivere ma è l’Amore che vive dentro, è Dio […]
Chiara Lubich
(Grottaferrata, 2 giugno 1976, alla Suola gen) https://youtu.be/uzlwkcJoLR4 (altro…)
Giu 3, 2022 | Nuove Generazioni, Sociale
Un viaggio per portare solidarietà ai migranti che lasciano il proprio Paese a causa di guerre e persecuzioni. La musica del Gen Rosso sulla scia della condivisione e della fraternità. “Stiamo affrontando tanti problemi ma con voi, con questo tipo di attività ci sentiamo spinti ad andare avanti”. Queste le parole di un migrante fuggito dal Pakistan a causa dei problemi che affliggono il Paese. Oggi lui, come migliaia di altri migranti si trova in un campo profughi di Lipa e Borići in Bosnia Herzegovina e ha potuto incontrare il Gen Rosso.
Dal 4 all’8 maggio 2022, infatti, il gruppo artistico internazionale è ritornato per la seconda volta nei luoghi della “rotta balcanica”, dove ogni giorno transitano i migranti che scappano dal proprio Paese a causa di guerre o persecuzioni. Solidarietà e dignità ai migranti, far crescere la speranza di un mondo migliore, rinforzarne l’autostima, e respirare insieme aria di famiglia: questo l’obiettivo del viaggio organizzato con l’aiuto della Jesuit Refugee Service (JRS) che fornisce alloggi e aiuti essenziali ai richiedenti asilo e ai migranti. “Siamo già stati qui ad ottobre 2021 – racconta Michele Sole, uno dei cantanti – ed è stata una bella sensazione tornare in luoghi familiari. Questa volta siamo andati in un campo profughi più grande di Lipa dove abbiamo incontrato altri profughi e la cosa sorprendente è sempre vedere come i sorrisi e l’accoglienza senza pregiudizi, possono fare la differenza e far brillare i loro volti!” Gesti di accoglienza, piccoli doni nei brevi momenti vissuti con loro, hanno offerto a qualcuno uno spiraglio di gioia e di luce. Un’altra tappa è stata la visita all’istituto scolastico “Giovanni Paolo II” di Bihać e l’incontro con un centinaio di ragazzi che hanno potuto partecipare ai workshop di danza e canto e assistere a due concerti del Gen Rosso. Durante questi giorni, insieme agli alunni e ai loro genitori anche alcuni migranti provenienti da Pakistan, Afghanistan ed Iran hanno potuto partecipare attivamente alle manifestazioni artistiche. “Era il nostro modo di provare ad integrare tutti e a sperimentare quanto sia importante e inimmaginabile il dono della condivisione fraterna con questo pezzo di umanità sofferente” ha aggiunto Michele. “Non so cosa mi è successo stamattina – racconta una donna musulmana presente – ma sentivo che la vostra musica mi entrava dentro e mi sentivo commossa e fortunata di essere qui. “Grazie, grazie davvero, per la passione e la speranza che ci avete dato – racconta un ragazzo afghano -, il canto è stato molto bello. Al coro dei messaggi di gioia e speranza si aggiunge quello del dirigente scolastico dell’Istituto di Bihać: “Il concerto è stato qualcosa di speciale. Speriamo sinceramente di incontrarci di nuovo. È stato un grande onore e piacere per noi avervi qui nella nostra scuola”.
Lorenzo Russo
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Mag 31, 2022 | Sociale
Abbiamo incontrato Padre Vyacheslav Hrynevych direttore della Cartias-Spes Ucraina, di passaggio a Roma, e ci ha raccontato cosa stanno facendo per sostenere la popolazione oggi, pensando anche al domani.
“La cosa più difficile è che non si vede la fine di questa guerra. Nelle ultime due settimane ho visitato i nostri centri a Chernihiv, Kharkiv, Getormel e i villaggi circostanti: lì prima della guerra c’erano persone povere, ma oggi sono più povere, anche per l’esperienza della guerra. Anche per questo vogliamo organizzare un accompagnamento psicologico e spirituale che i nostri volontari che arrivino lì possano offrire a queste persone”. Padre Vyacheslav (Venceslao) è il giovane di direttore di Caritas-Spes ucraina, un sorriso rassicurante e l’energia indispensabile per resistere e portare avanti le azioni di aiuto alla popolazione nello scenario del conflitto in Ucraina.
Visitando i diversi centri e le diverse città è rimasto colpito da alcune immagini, come quella della metropolitana di Kharkiv, organizzata come una città sotterranea parallela: “Alcune persone vivono nella metro, si sono organizzate – spiega -: c’è un punto di distribuzione del cibo, con orari per la colazione, il pranzo, la cena, c’è un punto medico, ma le persone, compresi i bambini, abitano nei vagoni dei mezzi. E quando abbiamo proposto di organizzare l’evacuazione loro hanno risposto che volevano rimanere, perché quella è la loro città, per loro è importante. Questo succede in tutte le stazioni e quando qualcosa manca da una parte, ad esempio un bene come lo zucchero, lo si riceve da un’altra stazione vicina, attraverso i tunnel di collegamento. Questa è una bella immagine dell’organizzazione del popolo ucraino, ma anche un’immagine apocalittica di una città in guerra”.
Nei centri oltre ad assicurare i pasti per la giornata, sono organizzate alcune attività: c’è chi sta con i bambini e chi offre un supporto psicologico, c’è chi si occupa di distribuire i vestiti e tutti sono coinvolti. Proprio quando chiediamo dei bambini, padre Venceslao ci racconta di come sia colpito dal fatto che sembrano aver accettato la guerra, ma senza capirne la tragicità e brutalità. “Un bambino – ci racconta – ci ha spiegato, in maniera semplice, la differenza tra il rumore della pioggia e il rumore del bombardamento”. Per loro e per le loro famiglie, è importante il supporto psicologico e lo sarà anche dopo: “Penso che l’80% dei bambini, se non di più, siano separati dai padri che sono in guerra, le donne e i bambini sono fuori dal Paese o nei rifugi. Un giorno noi dovremo fare qualcosa per riunire queste famiglie. Io conosco questa situazione dal 2014. Anche allora, quando gli uomini sono tornati, non erano gli stessi, soffrivano di sindrome post traumatica. Questa è una grande sfida, un compito che durerà anni e anni”. Quando gli chiediamo della fine della guerra, Padre Venceslao non sa darci una risposta univoca: “La guerra non finisce solo con un atto di pace, la guerra rimane nella memoria, i bombardamenti li ricorderemo per tutta la vita, le immagini brutte, le famiglie separate, gli amici morti… La guerra finirà con il perdono e noi piano piano dobbiamo lavorare a questo, con un grande esame di coscienza…”. Poi riprendendo un filo di speranza: “Io aspetto quando potrò tornare a casa a giocare a calcetto con i miei amici. Questo sarà un momento di pace. Quando si potrà pregare nelle chiese senza le sirene. Quando nelle chiese ci saranno le persone per pregare e per la Messa e non i beni umanitari o i medicinali da distribuire, come avviene ora. Ma è difficile dirlo adesso, la situazione è così dinamica e non si vede nessun segno, nessuna prospettiva”. La guerra è una cosa che distrugge le vite degli uomini e Padre Venceslao ringrazia che in questo momento il Movimento dei Focolari abbia scelto di essere accanto a loro: “Vedere le facce di persone che, in modo molto bello, vivono il carisma del Movimento dei Focolari, mi dà molta speranza. Insieme a quelli tra loro che vivono in Ucraina e collaborano con Caritas-Spes facciamo un grande lavoro, dalla mattina alla sera, con grande rispetto. Vorrei ringraziare anche chi non può aiutare economicamente, ma ci è vicino con la preghiera, grazie. Anche in questa guerra sperimentiamo l’amore di Dio”.
Riccardo Camillieri e Stefano Comazzi
Per chi volesse contribuire Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU) IBAN: IT 58 S 05018 03200 000011204344 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN) IBAN: IT 92 J 05018 03200 000016978561 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX Causale: Emergenza Ucraina (altro…)
Mag 30, 2022 | Chiara Lubich
Se mettiamo in pratica le parole del Vangelo, i comandamenti di Gesù, soprattutto l’amore reciproco, la Trinità prenderà dimora in noi. Come può il cristiano portare in sé Dio stesso? Quale la via per entrare in questa profonda comunione con lui? È l’amore verso Gesù. Un amore che non è mero sentimentalismo, ma si traduce in vita concreta e, precisamente, nell’osservare la sua Parola. È a quest’amore del cristiano verificato dai fatti, che Dio risponde col suo amore: la Trinità viene ad abitare in lui. (…) E quali sono le parole che il cristiano è chiamato a osservare? Nel Vangelo di Giovanni “le mie parole” sono spesso sinonimo di “i miei comandamenti”. Il cristiano è dunque chiamato ad osservare i comandamenti di Gesù. Essi però non vanno tanto intesi come un catalogo di leggi. Occorre piuttosto vederli tutti sintetizzati in quello che Gesù ha illustrato con la lavanda dei piedi: il comandamento dell’amore reciproco. Dio comanda ad ogni cristiano di amare l’altro fino al dono completo di sé, come Gesù ha insegnato ed ha fatto. (…) Come arrivare al punto in cui il Padre stesso ci amerà e la Trinità prenderà dimora in noi? Attuando con tutto il nostro cuore, con radicalità e perseveranza l’amore reciproco fra noi. In questo, principalmente, il cristiano trova anche la via di quella profonda ascetica cristiana che il Crocifisso esige da lui. È lì, infatti, nell’amore reciproco, che fioriscono nel suo cuore le varie virtù ed è lì che può misurare sicuramente la propria santificazione. È, infine, nell’amore reciproco che Gesù è presente, come Risorto, nel cuore dei cristiani ed in mezzo a loro.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 262/3) (altro…)
Mag 28, 2022 | Famiglie
La sfera delle coppie in difficoltà, dei separati e dei separati che vivono nuove unioni è un grido di dolore nel mondo che chiede aiuto. Il Movimento Famiglie Nuove, diramazione dei Focolari, ha avviato percorsi di affiancamento per queste famiglie. Sono tante le coppie in difficoltà che a causa di incomprensioni, perdita di dialogo, freddezza nel rapporto arrivano alla decisione più drastica: la separazione. Famiglie in crisi che si lacerano, separati e nuove unioni che si formano. Spesso i problemi di coppia, piccoli o grandi non si riescono a risolvere da soli ma c’è bisogno di un aiuto dall’esterno. Il Movimento Famiglie Nuove da un po’ di anni ha cura per queste famiglie che si sentono “diverse” solo per non aver avuto nella vita un percorso lineare. Giulia e Andrea (nomi di fantasia) sono la prova che nonostante le imperfezioni della vita si può essere comunque una famiglia. Durante l’adolescenza lei conosce i Focolari e scopre l’unico ideale che vale la pena vivere: Dio-Amore. Il tempo passa, le sue amiche si fidanzano, si sposano, qualcuna si consacra a Dio ma per lei ancora non si prospetta un futuro certo. Intanto si laurea ma i suoi genitori si separano. “Vivo il dolore per una famiglia che scopro dopo quasi 30 anni, essere diversa da ciò che immaginavo – racconta -. Eppure l’amore è possibile anche dopo tanti anni, perché io nell’ideale l’ho sperimentato!” Intanto Giulia cambia città per inseguire il suo sogno lavorativo. Una sera un’amica insiste affinché escano insieme ad altri amici per una sagra di paese. Così conosce Andrea, carino e gentile… ma è separato e con due bambini. “No, grazie! Alle sue telefonate rispondo, ma quando mi invita fuori sono turbata perché io non voglio e non posso avere una storia con un separato. Come avrei fatto a conciliare la mia vita, il mio essere cristiana con uno come lui?” Con il tempo la storia prende forma ma il suo cuore è sempre più inquieto. “Sapendo il pensiero della Chiesa su queste unioni vado a messa ma decido di non fare più la comunione non sentendomi più degna. Decido di condividere questa storia con il sacerdote che mi conosce da sempre. E così ci affidiamo a Maria”. La storia va avanti. “Sento che la mia storia con lui forse è la “mia strada” – aggiunge Giulia – ma ciò mi fa soffrire è soprattutto il pensiero di non poter più ricevere Gesù eucaristia. Tuttavia se questa è l’indicazione della Chiesa, io la rispetto e vado avanti. Così rimango fedele alla messa domenicale, anche se priva di eucaristia. Nel 2016 arriva da Famiglie Nuove l’invito a partecipare ad un convegno a Roma per coppie di separati in nuova unione. “Io e Andrea aderiamo alla proposta. Da una parte sono impaurita per la reazione che potrebbe avere lui, dall’altra sento che si tratta di una opportunità per noi. Sono tre giorni intensi. Vedo Andrea coinvolto e molto contento. Per me è sentirmi a “casa” con la persona che è importante per me, anche se canonicamente non perfetti. Andrea si porta a casa il sentirsi parte viva della Chiesa. Non emarginato a causa di un matrimonio finito ma membro di un Corpo vivo e non più additato od escluso. Ho detto ad Andrea che la famiglia che volevo nella mia vita doveva essere costruita su quell’amore che avevamo sperimentato in quei giorni, in quella misura e dimensione e se anche lui condivideva il mio pensiero, allora potevamo sposarci. Sì, un matrimonio civile, ma la famiglia che si creava doveva avere quel sigillo: l’amore scambievole che ci era stato rivelato”. A settembre del 2017 arrivano le nozze in Comune. “Penso che il mio grande desiderio giovanile di andare nel mondo, si sia realizzato proprio nel giorno del nostro matrimonio dove erano rappresentate tutte le generazioni e le culture, dove c’erano persone di varie provenienze, credenti e non credenti, ma tutti felici di poter condividere la nostra gioia. Da anni siamo inseriti in un gruppo di Famiglie Nuove dove vi sono coppie che vivono la nostra stessa realtà e proprio questo ci dà la possibilità di esprimerci liberamente senza il timore di essere giudicati. Questo non ci fa più sentire di serie B ma pienamente accettati e riconosciuti come famiglia. Ci aiuta nel cammino di coppia a non chiuderci, a mantenere vivo il dialogo tra di noi nella condivisione con altre coppie, a coltivare relazioni positive e belle amicizie”.
Lorenzo Russo
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Mag 24, 2022 | Testimonianze di Vita
Amare l’altro generando il bene, andando oltre i limiti oggettivi che la vita ci impone, oltre i nostri pregiudizi, abbattendo barriere per costruire legami fraterni. È il mandato del comandamento nuovo dato da Gesù, il segno distintivo del cristiano: la reciprocità nell’amore. Due frittelle Siamo due sposi cristiani e siamo poveri. Non molto tempo fa abbiamo saputo che una ragazza del Burundi, povera anche lei, aveva piantato un albero e ora ne raccoglieva i frutti per aiutare chi ha fame. A noi non era mai venuto in mente di poter fare qualcosa per gli indigenti: le entrate della nostra famiglia, infatti, coprono appena le uscite di ogni mese, per cui aspettavamo sempre il giorno in cui avremmo avuto qualcosa di “superfluo” da dare. Ma l’esempio di quella ragazza non ci ha lasciati tranquilli, anzi ci è stato di grande incoraggiamento a mettere da parte il ricavato della vendita di due frittelle al giorno, dato che gestiamo un piccolo punto di vendita nel nostro quartiere. Ora alla fine di ogni mese abbiamo sempre un piccolo fondo per gli altri e, anche se è una piccola cosa, questo atto di amore ci aiuta a condurre con più attenzione anche questa nostra attività. Qualcuno, venuto a conoscenza della nostra esperienza, ha osservato che questo gesto è come l’obolo della vedova che sappiamo dai Vangeli. Sì, è così, e ne siamo molto felici. (R.J.O. – Kenya) Un omaggio floreale Nel nostro villaggio ci sono poche farmacie. In quella più vicina a casa non andavo volentieri perché la farmacista aveva un modo di fare scontroso e sembrava sempre arrabbiata. Non essendo l’unica ad avere questa impressione negativa, avevo deciso di non andare più in quella farmacia. Ma una domenica, alla messa, ascoltando il sacerdote parlare di amore al nemico, mi è venuta in mente proprio lei, la farmacista. Conoscendo il suo nome, approfittai dell’onomastico per portarle in dono dei fiori. A quel semplice gesto, lei quasi si è commossa e s’è rivelata di una amabilità inconsueta. Per me è stata la conferma di una frase di san Giovanni della Croce: «Dove non c’è amore, metti amore e troverai amore». Una legge evangelica che vale per ogni situazione. Dopo quei fiori alla farmacista, qualsiasi situazione difficile si presenti, metto in pratica il motto di quel santo e l’effetto è assicurato. Anche i miei figli ormai sanno che per vincere ogni difficoltà nei rapporti ci vuole più amore, ed è bello raccontarsi queste piccole o grandi vittorie quotidiane. (J.K. – Serbia) A braccia aperte Mio marito è cattolico, io sono evangelica. Abbiamo imparato ad accettarci nella nostra diversità. Quando nostra figlia è stata battezzata nella Chiesa cattolica, era presente anche il pastore luterano e da allora è nata fra loro un’amicizia che ha dato il via a diverse iniziative: preghiere comuni, manifestazioni per la pace, un servizio di visite agli ammalati… Sono responsabile delle attività ecumeniche nel mio consiglio parrocchiale, ma per amore della parrocchia cattolica dedico anche del tempo a raccogliere fondi per la Caritas. Da quando è stato aperto un centro d’accoglienza per rifugiati politici (per lo più musulmani provenienti da Tunisia, Libia, Romania, Bosnia e Kosovo), s’è intensificata la collaborazione fra cristiani cattolici, evangelici e ortodossi. Una coppia di amici rumeni, partiti per il loro Paese, ci ha affidato temporaneamente la figlia e inoltre abbiamo “adottato” una famiglia musulmana in difficoltà. Fare nostre le necessità altrui è una vera ricchezza per la nostra famiglia. (Edith – Germania)
A cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, maggio-giugno 2022) (altro…)
Mag 23, 2022 | Chiara Lubich
In questo testo, Chiara Lubich racconta come il patto d’amore reciproco con le sue prime compagne le ha portate a fare l’esperienza della presenza di Gesù in mezzo a loro. Anche noi possiamo vivere la stessa esperienza a condizione che mettiamo alla base l’amore reciproco. “In una certa occasione, mi è stato chiesto come la presenza di Gesù in mezzo a noi, uniti, è stata da noi compresa la prima volta. Per poter rispondere in piena fedeltà allo Spirito Santo a tale domanda, ho iniziato descrivendo i momenti della nostra storia che hanno preceduto quel momento, quando, ad esempio, per la possibile morte vicina, sotto le bombe, noi, prime focolarine, ci siamo domandate se ci fosse una volontà di Dio particolarmente gradita a Lui, per viverla almeno gli ultimi giorni. E ho detto come il comandamento nuovo di Gesù – quell’amore reciproco sulla misura dell’amore di Gesù, che ha dato la vita per noi – era stato la risposta. Ho ricordato poi il patto seguente: “Io sono pronta a morire per te”, “Io per te”; ecc., ma, naturalmente, mi sono soffermata più a lungo su ciò che è successo in seguito. E cioè la constatazione di un balzo di qualità della nostra anima, come se una rete l’avesse portata più in alto, e l’esperienza, per la prima volta, di una pace unica, mai sperimentata (così si disse e si continua a dire), di una luce che dava senso a tutto quanto ci riguardava, di una nuova volontà perseverante al posto della nostra, spesso incostante nel mettere in pratica i propositi; di una gioia fresca, rara, zampillante, di un ardore e zelo nuovi, vivissimi… Ho spiegato come ci eravamo chieste, in quei momenti, quale poteva essere la causa di tutto ciò. E l’avevamo capita così: Gesù in quel momento si era reso spiritualmente presente fra noi perché unite nel suo nome e cioè nel suo amore. Quella pace, quella luce, quell’ardore, quella gioia, ecc. manifestavano proprio questo. Se Egli c’è, infatti ci sono tutti questi effetti; altrimenti è inutile illudersi: Egli non c’è. Dunque, ho concluso, abbiamo compreso che Egli era presente quando Lo abbiamo potuto sperimentare. Non si tratta, infatti, di credere a Lui presente solo per fede, perché Lui l’ha detto. No: Gesù fra noi, se c’è, si fa sentire, se ne può avere l’esperienza. Sta qui il bello e il grande di questa sua particolare presenza a cui noi siamo chiamati”.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, Conversazioni, Città Nuova, 2019, pag. 580/1) (altro…)
Mag 21, 2022 | Chiara Lubich
Consegnati i premi e alcune menzioni di merito per la seconda edizione del Concorso per le scuole che quest’anno ha visto coinvolti oltre 3000 studenti di 144 classi con 314 elaborati. Giovedì 19 maggio si è tenuta le cerimonia di premiazione del Concorso Nazionale “Una città non basta, Chiara Lubich cittadina del mondo”, giunto alla seconda edizione, promosso dal Centro Chiara Lubich in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione italiano, la Fondazione Museo Storico del Trentino e New Humanity del Movimento dei Focolari.

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All’auditorium della sede internazionale del Movimento dei Focolari sono state accolte alcune classi giunte da varie parti d’Italia che per l’occasione hanno visitato il Centro Chiara Lubich e la casa dove ha vissuto Chiara. Altre scuole invece si sono collegate in videoconferenza come la 3A della scuola media “Aldeno Mattarello” di Trento che ha seguito la cerimonia dalla sede del Comune insieme al sindaco. “Penso a quello che Chiara Lubich aveva chiesto alla città di Trento: essere e diventare una città ardente. Significa essere una città che si appassiona pensando all’altro. – ha detto il sindaco di Trento dott. Franco Ianeselli – Grazie alle tante azioni di civismo che i nostri ragazzi fanno, posso dire che loro sono ardenti. Come Comune abbiamo inserito nel nostro statuto il riferimento di una città che si apre, incontra le culture, votata al confronto. Sappiamo quanto sia importante questo, soprattutto in questo periodo di guerra. Però siamo tutti consapevoli che questa aspirazione, questa missione, deve essere nelle Istituzioni, certamente, ma deve essere parte poi dell’azione di ogni nostro cittadino. E allora davvero ancora grazie per questa bella iniziativa”. Quest’anno il Concorso ha avuto sui social numerosissime visualizzazioni e ha raggiunto nelle classi circa tremila studenti! 
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Sono arrivati 314 elaborati presentati in forma di lavori individuali, di piccoli gruppi o di classe, provenienti da quasi tutte le regioni d’Italia. Il Concorso ha coinvolto 14 Scuole Primarie per un totale di 33 classi (68 elaborati), 28 Scuole Medie per un totale di 49 classi (102 elaborati), 39 Scuole Superiori per un totale di 62 classi (144 elaborati). “In tutti ci è sembrato realizzato l’obiettivo del Concorso: far conoscere la figura di Chiara Lubich, il suo impegno e la sua testimonianza per la costruzione della pace, della fraternità e dell’unità fra i popoli – ha spiegato Alba Sgariglia corresponsabile del Centro Chiara Lubich -. Abbiamo molto apprezzato la varietà di espressioni usate da studenti e studentesse: giochi, disegni, fumetti, brevi testi scritti con riflessioni ed esperienze personali, interviste, diari, articoli di giornali, canzoni, poesie, powerpoint, video. Tutti esprimono impegno, fantasia, entusiasmo. È stato davvero difficile fare delle scelte. Perciò vogliamo ricordare anche tutti i lavori che non sono stati premiati ma che meritano di essere menzionati! A quanti non hanno potuto essere presenti rivolgiamo il nostro invito a venire a Rocca di Papa per visitare i luoghi in cui Chiara Lubich ha vissuto e il Centro a lei dedicato”. 
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Il Ministero dell’Istruzione anche quest’anno ha accettato il progetto rendendo possibile la divulgazione del bando di Concorso per tutte le scuole sia primarie che secondarie di I° e 2° grado per l’anno scolastico 2021-2022. “Il Ministero appoggia e promuove vari concorsi per gli studenti e le scuole italiane – spiegano il dott. Roberto Frisone e la dott.ssa Francesca Di Giugno, intervenuti alla cerimonia di premiazione in rappresentanza del Ministero – Per quale motivo abbiamo deciso di appoggiare questo concorso? Onestamente non conoscevamo Chiara Lubich e ci ha incuriosito, ci ha colpito il fatto che si parlasse in modo laico di valori che sono comuni a tutti e che se ne potesse parlare alle scuole e agli studenti con la chiarezza con cui ne parlava Chiara al mondo. Il suo è un messaggio positivo da dare alle scuole, ed è per questo motivo che lo abbiamo condiviso”. Il primo premio della sezione primaria è andato alla 5A della Scuola Paritaria SS. Sacramento di Vermicino. Hanno ideato un gioco da tavolo dal nome “Chiaro scuro”. “La maestra ci ha parlato tanto di questo progetto perché è una cosa che ci aiuta a crescere – spiega Lara della 5A -. Lei ci fa partecipare a vari concorsi, ma questo ci ha appassionato particolarmente perché parlava dell’amore verso gli altri. Abbiamo iniziato con la visione del film ‘Chiara Lubich, l’amore vince tutto’. È partita una forte emozione. Così, pensando al famoso gioco dell’oca, abbiamo ideato un gioco su un grande cartellone che abbiamo chiamato ‘Chiaro scuro’: la parte chiara rappresenta la luce che batte l’oscurità in modo tale che noi rimaniamo sempre felici. Ci sono varie caselle con frasi che ci aiutano a stimolare l’amore e l’amicizia: ‘prova a dare un abbraccio a una persona che sta male’ oppure ‘amare il nemico’”. Il primo premio della sezione secondaria di I grado è andato alla scuola “Giosuè Carducci” di San Cataldo (Caltanissetta) per l’elaborato multimediale dal titolo “Un mondo senza povertà”. Il primo premio della sezione secondaria di II grado è andato al liceo classico statale “A.D’Oria” di Genova per aver realizzato l’elaborato multimediale “Koinonia” che rappresenta un’impresa ispirata ai valori dell’economia di Comunione. Tutti gli elaborati saranno consultabili a breve sul sito www.centrochiaralubich.org
Lorenzo Russo
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