Mar 20, 2008 | Spiritualità
Venerdì santo: la morte di Gesù in croce è l’altissima, divina, eroica lezione di Gesù su cosa sia l’amore. Aveva dato tutto: una vita accanto a Maria nei disagi e nell’obbedienza. Tre anni di predicazione rivelando la Verità, testimoniando il Padre, promettendo lo Spirito Santo, facendo ogni sorte di miracoli d’amore. Tre ore di croce, dalla quale dà il perdono ai carnefici, apre il Paradiso al ladrone, dona a noi la Madre e, finalmente, il suo Corpo e il suo Sangue, dopo averci dati misticamente nell’Eucaristia, gli rimaneva la divinità. La sua unione col Padre, la dolcissima e ineffabile unione con Lui che l’aveva fatto tanto potente in terra, quale figlio di Dio, e tanto regale in croce, questo sentimento della presenza di Dio doveva scendere nel fondo della sua anima, non farsi più sentire, disunirlo in qualche modo da Colui che Egli aveva detto di essere uno con Lui: “Io e il Padre siamo uno” (Gv. 10,30). In Lui l’amore era annientato, la luce spenta la sapienza taceva. Si faceva dunque nulla per far noi partecipi al tutto; verme (Salmo, 22,7) della terra, per far noi figli di Dio. Eravamo staccati dal Padre. Era necessario che il Figlio, nel quale noi tutti ci ritrovavano, provasse il distacco dal Padre. Doveva sperimentare l’abbandono di Dio, perché noi non fossimo mai più abbandonati. Egli aveva insegnato che nessuno ha maggior carità di colui che pone la vita per gli amici suoi. Egli, la Vita, poneva tutto di sé. Era il punto culmine, la più bella espressione dell’amore. Il suo volto è nascosto in tutti gli aspetti dolorosi della vita: non sono che Lui. Sì, perché Gesù che grida l’abbandono è la figura del muto: non sa più parlare. E’ la figura del cieco: non vede, del sordo: non sente. E’ lo stanco che si lamenta. Rasenta la disperazione. E’ l’affamato d’unione con Dio. E figura dell’illuso, del tradito, appare fallito. E pauroso, timido, disorientato. Gesù abbandonato è la tenebra, la malinconia, il contrasto, la figura di tutto ciò che è strano, indefinibile, che sa di mostruoso, perché un Dio che chiede aiuto!… E’ il solo, il derelitto… Appare inutile, scartato, scioccato… Lo si può scorgere perciò in ogni fratello sofferente. Avvicinando coloro che a Lui somigliano, possiamo parlare di Gesù abbandonato. A quanti si vedono simili a lui e accettano di condividere con Lui la sorte, ecco che egli risulta: per il muto la parola, a chi non sa, la risposta, al cieco la luce, al sordo la voce, allo stanco il riposo, al disperato la speranza, al separato l’unità, per l’inquieto, la pace. Con Lui l’uomo si trasforma e il non senso del dolore acquista senso. Egli aveva gridato il perché al quale nessuno aveva risposto, perché noi avessimo la risposta ad ogni perché. Il problema della vita umana è il dolore. Qualsiasi forma abbia, per terribile che sia, sappiamo che Gesù l’ha preso su di sé e muta, per un’alchimia divina, il dolore in amore. Per esperienza posso dire che appena si gode di un qualsiasi dolore, per essere come Lui e poi si continua ad amare facendo la volontà di Dio, il dolore, se spirituale, sparisce; se fisico, diviene giogo leggero. Il nostro amore puro al contatto coi dolore, lo tramuta in amore; quasi prosegue in noi – se lo possiamo dire – la divinizzazione che Gesù fece del dolore. E, dopo ogni incontro con Gesù abbandonato, amato, trovo Dio in modo nuovo, più faccia a faccia, più aperto, in un’unità più piena. Tornano la luce e la gioia e, con la gioia, la pace che è frutto dello spirito. Quella luce, quella gioia, quella pace fiorite dal dolore amato colpiscono e sciolgono anche le persone più difficili. Inchiodati in croce si è madri e padri di anime. Effetto è la massima fecondità. Si annulla ogni disunità e trauma, fioriscono miracoli di risurrezione, nasce una nuova primavera nella Chiesa e nell’umanità. Come scrive Olivier Clément, “l’abisso, aperto per un istante da quel grido, si riempie del grande soffio della resurrezione.”
Mar 19, 2008 | Spiritualità
Ogni anno, la settimana santa, ci sentiamo avvolti in un’atmosfera speciale. Sono questi infatti i giorni in cui si manifesta più che mai il suo amore per noi, perché tutto amore è ciò di cui si fa memoria. Giovedì Santo: Amore il sacerdozio che possiede un carattere ministeriale, e cioè di servizio e quindi d’amore concreto. Amore l’Eucarestia nella quale Gesù ci ha dato tutto se stesso. Amore l’unità, effetto dell’amore, che ha invocato dal Padre: “Che tutti siano uno come io e te“. Amore quel comando che Gesù serbò in cuore tutta la vita, per rivelarlo il giorno prima di morire: “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi. Da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete a vicenda“. Non possiamo passare questo giorno senza un attimo di raccoglimento nel quale diciamo a Gesù tutta l’adesione della nostra anima a quel comando che chiamò “suo” e “nuovo”. Un comando che è eco della stessa vita della Trinità. L’avevamo scoperto ancora a Trento, mentre infuriava il secondo conflitto mondiale. Il Verbo di Dio ci è parso come divino emigrante che facendosi uomo senz’altro s’adattò al modo di vivere di questo mondo. E fu bambino e figlio esemplare, e uomo e lavoratore. Ma vi portò il modo di vivere della sua patria celeste e volle che uomini e cose si ricomponessero in un ordine nuovo, secondo la legge del cielo: l’amore. (altro…)
Mar 19, 2008 | Chiara Lubich, Chiesa, Ecumenismo
In rappresentanza della Chiesa ortodossa: Metropolita Gennadios Zervos Chiara è stata chiamata da Dio. Nella venerata fondatrice del Movimento dei Focolari, ora in Paradiso, abbiamo visto la personalità carismatica ed ispirata, la capacità di elevarsi oltre il limite umano, incontrando senza distinzione ogni uomo come icona di Dio. La sua vita e la sua Opera dedicata a Maria sono divenute esempio concreto e reale di amore, di unità e di pace per l’umanità intera. Per i nostri fedeli della sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia, del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, Chiara rimarrà un baluardo di evangelizzazione e del dialogo, e la sua spiritualità potrà abbracciare ogni essere umano, a prescindere dal suo credo religioso. In rappresentanza della Chiesa evangelica-luterana: vescovo Christian Krause, già presidente della Federazione luterana mondiale Anche noi cristiani di tradizioni della Riforma abbiamo vissuto il dialogo della vita con e grazie alla nostra sorella Chiara. Siamo stati in cammino insieme e siamo rimasti in cammino; accanto a lei non si poteva restare fermi ma sempre in movimento, movimento della speranza e dell’amore verso Cristo. Siamo stati e rimasti in colloquio con lei; accanto a lei non si poteva restare senza parola; in lei c’era sempre la testimonianza viva della fiducia nella grazia e nella misericordia di Dio. Chiara ha invitato anche noi della Chiesa luterana a radunarci con lei e con tanti uomini di molte tradizioni di fede intorno al centro ardente, intorno al Focolare per sperimentare che: dove due o tre sono riuniti nel nome di Gesù, lui è in mezzo ad essi. Ci inchiniamo davanti a Dio con gratitudine per la testimonianza viva di unità in Cristo nel nostro Signore risorto, con la quale lui ha reso ricca la nostra vita grazie alla vita della nostra sorella Chiara. Lui l’ha accolta nel suo regno eterno, affinché lei possa vedere Colui al quale si è affidata nella sua vita. In rappresentanza della Comunione anglicana: Vescovo inglese Robin Smith Vi porto saluti calorosissimi di sua grazia l’arcivescovo di Canterbury. Come anglicani siamo colpiti in modo particolare da due aspetti della spiritualità di Chiara: il primo è quel suo impegno, di tutta la sua vita, di vivere la Parola di Dio nel quotidiano; l’altro è la sua visione dell’unità di tutta l’umanità. E questa visione è così inclusiva che i miei confratelli ed io frequentemente diciamo che Chiara sembra più anglicana, a volte, di molti di noi anglicani. Per me personalmente, nella mia vita come cristiano e come vescovo, Chiara è stata un’ispirazione profonda e non ho nessun dubbio che lei continuerà ad essere una benedizione per tutti noi, per tutta la nostra vita. In rappresentanza delle comunità e movimenti ecclesiali cattolici: Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio: Oggi è forte il dolore per la scomparsa di Chiara; lo dico personalmente, ricordando la lunga e profonda amicizia. Chiara ci ha insegnato la dignità del carisma nella Chiesa. E’ scomparsa una donna che a partire da tempi di guerra, in un mondo di divisioni e di muri, fino agli scontri di civiltà e religione, ha vissuto l’unità come ideale. L’unità per lei era rispondere alla chiamata di Gesù. Ha lottato a mani nude, stringendo molte mani e solo con il Vangelo. Non muore con lei la sua profezia, ma la sua profezia è attuale nel XXI secolo. Siamo tutti più poveri da quando si è spenta, lo dico personalmente, in nome di una lunga amicizia; ma nel dolore di oggi abbiamo la possibilità di capire meglio il cuore del suo vivere: Gesù, il Vangelo, la passione per un mondo unito. Chi oggi si inchina alla sua memoria sappia che la sua profezia è dolce ma esigente. Chiara parla, nonostante il silenzio della morte e la fine di quella sua indefessa capacità di iniziativa e di sogno. Parla, nella sua eredità parla a tutti: alle nuove Comunità chiede più unità e più amore, non rassegnarsi ai muri, agli odi, alle distanze consolidate. Questo momento doloroso è l’occasione di stringersi accanto al Movimento dei Focolari con tutto il cuore, ma anche di dire, dopo la sua morte, che per tutti noi, almeno per me, il suo Ideale è una luce nel tempo che ci aspetta. Io sono convinto che Chiara crescerà in mezzo a noi. E mentre Chiara va in pace, noi tutti diciamo: “Grazie, Chiara!” (altro…)
Mar 18, 2008 | Chiara Lubich
In rappresentanza dei fratelli ebrei: Lisa Palmieri, rappresentante presso la Santa Sede dell’American Jewish Committee: Il grande messaggio di Chiara è destinato a continuare a spandersi in tutto il mondo attraverso il Movimento dei Focolari. E’ il messaggio dell’unità di tutto il genere umano e di tutto il creato, l’amore come fondamento della vita, un messaggio universale che ha trovato risonanza profonda nell’anima di tanti suoi amici ebrei. Riecheggia i precetti fondamentali dello Shemah, la professione di fede ebraica quotidiana, come riecheggia anche la Regola d’oro presente in tutte le grandi religioni e culture. Ci unisce profondamente in un ideale condiviso senza intaccare il rispetto reciproco per le nostre diverse identità. Possa il nome di Chiara Lubich diventare una benedizione per il mondo intero. In rappresentanza dei fratelli musulmani: El Hajj Pasha, Imam della Moschea di Harlem a New York: In nome di Dio benefattore misericordioso portiamo il messaggio dell’Imam W. D. Mohammed, il responsabile di un Movimento di due milioni di musulmani:”La beata signora Chiara Lubich sarà sempre una luce per la nostra vita. Continuiamo il nostro lavoro costruendo sul legame della fede e della bontà che è stato formato dal nostro impegno di lavorare insieme. Con amore costante, Imam W.D. Mohammed.” In rappresentanza dei fratelli buddisti: Pra Thongrattana, monaco del buddismo Theravada Un cordiale saluto a tutti voi presenti in questa basilica. Oggi partecipo a nome dei monaci buddisti thailandesi a questa cerimonia per mamma Chiara. Porto in modo particolare il saluto del gran maestro Ajahn Thong, lui che ci dice sempre che mamma Chiara è colei che porta una luce nel mondo a chi si trova nelle tenebre. Ho conosciuto Chiara circa 13 anni fa. Fin dal primo momento sono rimasto travolto dalla spiritualità, dall’amore universale che lei ha per tutti nel mondo. Non c’è mai stato un ideale così nel mondo. Mamma Chiara mi ha donato la sua esperienza di cristiana ed il dono del carisma che ha ricevuto da Dio: è una novità per me in quanto buddista e in quanto monaco. Da quel giorno l’ho chiamata “mamma Chiara” e lei mi ha dato il nome di “Luce ardente” perché possa anch’io portare la luce e la fratellanza universale a tutti gli uomini. Il Movimento dei Focolari in Thailandia ha tanti amici buddisti che condividono questo Ideale e collaborano per la realizzazione di un mondo più unito perché ci sia la pace duratura per tutta l’umanità. Io dico sempre ai membri del Movimento che mamma Chiara non appartiene più a voi cristiani solamente, ma ora lei ed il suo grande Ideale sono eredità dell’umanità intera. Grazie, mamma Chiara. E ringrazio tutti per l’amore che avete avuto per Chiara e che siete intervenuti oggi. Rev. Yasutaka Watanabe, Presidente del Consiglio direttivo del Movimento buddista giapponese Rissho Kosei-kai Qui vorrei presentare il messaggio del presidente della Rissho Kosei-kai Nichiko Niwano: “Penso che per i membri del focolare la partenza di Chiara in Cielo sia una tristezza profonda come se avesse perso la propria madre. Per costruire il mondo dell’amore e dell’unità noi membri della Rissho Kosei-kai vogliamo continuare a camminare con voi tenendoci per mano in questa via della verità. Chiara, grazie di cuore per tutto ciò che ci hai insegnato e indicato. Ti ringrazio profondamente perché abbiamo ricevuto tante occasioni di incontri pieni d’amore. Prego che ora tu possa riposare in pace. Grazie.” In rappresentanza degli amici indù: Shirish Joshi (India) rappresentante del Movimento Swadhyaya , Movimento di massa induista indiano A nome di Didi Athavale, a nome anche di suo padre, Dada, che è in Cielo da poco tempo, e di tutta la famiglia Swadyaya la nostra preghiera è insieme a tutti voi, fratelli e sorelle del focolare. Chiara ha sempre sottolineato le similitudini fra noi e non le differenze. Il nostro fondatore e Chiara sono nati nello stesso anno, nel 1920. Grandi persone: non sono nate, ma sono state mandate da Dio, e Chiara ha avuto il compito di muovere, di rimuovere e di mettere le persone di fronte a Dio, verso Dio”. Didi mi ha telefonato domenica scorsa e mi ha ricordato il suo primo incontro con Chiara: era ad Assisi durante la preghiera della pace. C’erano solo due donne a parlare, e fra loro un contatto divino è scoccato immediatamente. E ora Didi ci ha detto: “Adesso dobbiamo realizzare i sogni di Chiara, ma la cosa più importante è il modo con cui noi possiamo mettere in pratica, realizzare questi sogni.” E chiede scusa per non essere potuta venire personalmente.
Mar 18, 2008 | Chiara Lubich
Il funerale di Chiara Lubich, celebrato alla Basilica di San Paolo fuori le Mura, è un evento che per l’imponenza della manifestazione e la partecipazione di tanti volti noti e meno noti ha generato stupore e meraviglia sulla maggior parte delle testate giornalistiche nazionali. Sembra esservi un generale accordo per i 40.000 partecipanti, ma c’è chi si spinge fino a 50.000 (Liberal), per una celebrazione che ha visto «sedici cardinali e quaranta vescovi, cento sacerdoti, esponenti del consiglio ecumenico delle Chiese, ortodossi, anglicani, luterani e appartenenti ad altre religioni» (Osservatore Romano). Fra i partecipanti, i «focolarini di quattro generazioni […] pochi cartelli a denunciare la provenienza, come se tutti abbiano voluto confondersi in un solo gruppo» (Avvenire). C’era «anche tanta gente comune» (il Resto del Carlino, La Nazione), per il saluto a questa «donna di intrepida fede mite messaggera di speranza e di pace», come sottolinea l’Osservatore Romano che riporta in prima pagina la lettera che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato al Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone. «Sulla bara di legno chiaro un Vangelo aperto e tre garofani vermigli. Uno spruzzo di colore ben visibile anche da lontano» (Il Messaggero) ««lo stesso tipo di fiori che la Lubich acquistò il 7 dicembre 1943» (Il Tempo) «il giorno in cui iniziò la sua avventura spirituale, arrivata in tutto il mondo» (Avvenire), e che la collocano come figura di un Novecento «costellato di astri lucenti dell’amore divino», come riportano molte testate recuperando le parole del Card. Bertone. «Se in vita questa “mite messaggera di pace”, secondo la definizione di Papa Ratzinger, ha costruito ponti per unire i diversi, radunando ebrei e indù, musulmani e ortodossi, dialogando con tutti, senza preclusioni, lasciando fuori dalla porta le diffidenze, anche da morta la Lubich riesce nell’intento» (Il Messaggero). «Sull’onda di un lunghissimo, interminabile applauso […] hanno preso la parola per una serie di testimonianze, in stile tipicamente focolarino, rappresentanti di religioni orientali, dell’islam, dell’ebraismo, di confessioni cristiane» (Avvenire). È «il “miracolo” di Chiara: religioni unite per l’addio» (Il Messaggero). «Politici e religiosi insieme […] impressionante partecipazione a Roma» (Liberal). Il colpo d’occhio dei politici presenti e raccolti attorno al feretro di Chiara fa da sfondo ai titoli dei giornali che seguono le vicende elettorali italiane. «Funerale di larghe intese. Destra e sinistra fianco a fianco per omaggiare Chiara Lubich» (Il Tempo) e via via si snocciolano i nomi dei parlamentari e degli amministratori presenti: «una platea politica rigorosamente bipartisan» (Il Tempo) perché «l’amore è contagioso. Quando lo capirà anche la politica, cambierà la storia del mondo» (Liberal). Chiara, «una madre» così è stata definita da «un monaco buddista» (Il Messaggero), la cui vita è stata «un canto all’amore di Dio» (Avvenire). «Chiara ha trascorso la sua vita a piantare semi di amicizia in ogni angolo del pianeta […] tra la folla si intravedono copricapi colorati, donne in saari, marocchini col fez e un gruppo di camerunensi con un cappello alquanto eccentrico […] sono arrivati da ogni dove per dirle ancora una volta “grazie”» (Il Messaggero). Testimone di un’«utopia spericolata» (Avvenire) ma al tempo stesso in costante sintonia con il magistero della Chiesa e con i Papi, come rimbalza su quasi tutti i giornali che riportano l’autorevole giudizio contenuto nella lettera del Santo Padre. «Il focolare del Novecento» (Il Foglio) non cessa con la scomparsa di Chiara, e viva presenza sono ancora le prime sue compagne che, dietro al feretro, «camminano tenendosi per mano. A vederle, tutte coi capelli candidi, col cappotto scuro, sembrano sorelle. Sono seguite da Marco Tecilla, il primo focolarino e don Oreste Basso […] l’unico del gruppo che non riesce a trattenere le lacrime» (Il Messaggero). «La sua eredità passa ora alla sua famiglia spirituale» (Liberal), composta da «14 milioni di cuori» tenuti assieme dalla «Parola di vita […] le meditazioni bibliche della Lubich: un tesoro offerto a tutti dal 1944» (Avvenire). A cura di Alberto Lopresti
Mar 18, 2008 | Chiara Lubich, Chiesa
Il servizio “silenzioso e incisivo” reso da Chiara Lubich alla Chiesa in “totale sintonia” con il magistero dei Pontefici è stato sottolineato da Benedetto XVI nella lettera letta dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, durante i funerali della fondatrice del movimento dei Focolari, celebrati nel pomeriggio di martedì 18 marzo, nella basilica di San Paolo fuori le mura. Al Signor Cardinale Tarcisio Bertone Segretario di Stato Prendo parte spiritualmente alla solenne liturgia con cui la comunità cristiana accompagna Chiara Lubich nel suo commiato da questa terra per entrare nel seno del Padre celeste. Rinnovo con affetto i sentimenti del mio vivo cordoglio ai responsabili e all’intera Opera di Maria – Movimento dei Focolari, come pure a quanti hanno collaborato con questa generosa testimone di Cristo, che si è spesa senza riserve per la diffusione del messaggio evangelico in ogni ambito della società contemporanea, sempre attenta ai “segni dei tempi”. Tanti sono i motivi per rendere grazie al Signore del dono fatto alla Chiesa in questa donna di intrepida fede, mite messaggera di speranza e di pace, fondatrice di una vasta famiglia spirituale che abbraccia campi molteplici di evangelizzazione. Vorrei soprattutto ringraziare Iddio per il servizio che Chiara ha reso alla Chiesa: un servizio silenzioso e incisivo, in sintonia sempre con il magistero della Chiesa: “I Papi – diceva – ci hanno sempre compreso”. Questo perché Chiara e l’Opera di Maria hanno cercato di rispondere sempre con docile fedeltà ad ogni loro appello e desiderio. L’ininterrotto legame con i miei venerati Predecessori, dal Servo di Dio Pio XII al Beato Giovanni XXIII, ai Servi di Dio Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II ne è concreta testimonianza. Guida sicura da cui farsi orientare era per lei il pensiero del Papa. Anzi, guardando le iniziative che ha suscitato, si potrebbe addirittura affermare che aveva quasi la profetica capacità di intuirlo e di attuarlo in anticipo. La sua eredità passa ora alla sua famiglia spirituale: la Vergine Maria, modello costante di riferimento per Chiara, aiuti ogni focolarino e focolarina a proseguire sullo stesso cammino contribuendo a far sì che, come ebbe a scrivere l’amato Giovanni Paolo II all’indomani del Grande Giubileo dell’Anno 2000, la Chiesa sia sempre più casa e scuola di comunione. Il Dio della speranza accolga l’anima di questa nostra sorella, conforti e sostenga l’impegno di quanti ne raccolgono il testamento spirituale. Assicuro per questo un particolare ricordo nella preghiera, mentre invio a tutti i presenti al sacro rito la Benedizione Apostolica. Dal Vaticano, 18 Marzo 2008 (altro…)
Mar 17, 2008 | Chiara Lubich
“Una generosa testimone di Cristo che si è spesa senza riserve” e che “aveva quasi la profetica capacità di intuire e di attuare in anticipo” il pensiero del Papa. E’ un passo del messaggio di Benedetto XVI letto dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ai funerali di Chiara Lubich, celebrati martedì pomeriggio, 18 marzo, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma. Rappresentanti del mondo cattolico ed esponenti di diverse denominazioni cristiane e delle altre grandi religioni, uomini politici di primo piano, hanno dato testimonianza di partecipazione e di amicizia. Oltre 20 mila persone, giunte anche da lontano, si sono raccolte dentro e fuori la Basilica per dare l’ultimo saluto a Chiara Lubich. Tanta la commozione ma soprattutto una profonda gratitudine per il dono che, attraverso Chiara Lubich, Dio ha fatto alla Chiesa e a tutta l’umanità e gratitudine a lei, per quanto ha dato con la sua vita. All’ingresso del feretro portato a spalla da alcuni focolarini, un applauso interminabile. Sulla bara di legno chiaro deposta davanti all’altare per terra su un tappeto, solo il Vangelo e tre garofani rossi, a ricordo di quei tre garofani che Chiara aveva comprato nel giorno della sua consacrazione a Dio, ancora sola, il 7 dicembre del ’43. Intense le parole rivolte da Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio prima dell’inizio delle esequie: “Questo momento doloroso è l’occasione di stringersi accanto al Movimento dei Focolari, con tutto il cuore, ma anche di dire, dopo la sua morte, che il suo ideale è per tutti noi, almeno per me, una luce nel tempo che ci aspetta. Noi tutti diciamo: ‘Grazie, Chiara!’”. Tra le altre, la testimonianza resa dal monaco buddista della Thailandia, Pra Tongrathana:“Io dico sempre, ai membri del Movimento, che mamma Chiara non appartiene più a voi cristiani solamente, ma ora lei ed il suo grande ideale sono eredità dell’umanità intera”. Insieme al segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, concelebrano 16 cardinali, oltre 40 vescovi e centinaia di sacerdoti. “Ora tutto è veramente compiuto”, esclama all’inizio della sua omelia il porporato: “Il sogno degli inizi si è fatto verità, l’anelito appassionato è appagato. Chiara incontra Colui che ha amato senza vedere e, piena di gioia, può esclamare: ‘Sì, il mio redentore è vivo!’”. Il segretario di Stato rinnova poi subito la partecipazione di Benedetto XVI al dolore dei focolarini, leggendo un suo messaggio: “Tanti sono i motivi per rendere grazie al Signore del dono fatto alla Chiesa in questa donna di intrepida fede, mite messaggera di speranza e di pace, fondatrice di una vasta famiglia spirituale che abbraccia campi molteplici di evangelizzazione. Vorrei soprattutto ringraziare Iddio per il servizio che Chiara ha reso alla Chiesa, un servizio silenzioso e incisivo, in sintonia sempre con il magistero della Chiesa”. Benedetto XVI chiede poi alla Vergine Maria di aiutare la famiglia spirituale di Chiara “a proseguire sullo stesso cammino contribuendo a far sì che la Chiesa sia sempre più casa e scuola di comunione“. Il secolo XX è stato il secolo dove sono nati nuovi Movimenti ecclesiali, e Chiara Lubich trova posto in questa costellazione con un carisma che le è del tutto proprio: “Suscita persone che siano esse stesse amore, che vivano il carisma dell’unità e della comunione con Dio e con il prossimo; persone che diffondano ‘l’amore – unità’ facendo di se stessi, delle loro case, del loro lavoro un ‘focolare’ dove ardendo l’amore diventa contagioso e incendia quanto sta accanto. Missione questa possibile a tutti, perché il Vangelo è alla portata di ognuno: vescovi e sacerdoti, ragazzi, giovani e adulti, consacrati e laici, sposi, famiglie e comunità, tutti chiamati a vivere l’ideale dell’unità: ‘Che tutti siano uno!’”. “A noi, specialmente ai suoi figli spirituali tocca il compito di proseguire la missione da lei iniziata. Dal Cielo, dove amiamo pensare che sia accolta da Gesù suo sposo, continuerà a camminare con noi e ad aiutarci”. Al termine della liturgia funebre per Chiara l’ultimo viaggio da Roma a Rocca di Papa per la sepoltura nella cappella del Centro internazionale dei Focolari. (Adriana Masotti, Radio Vaticana, Radiogiornale – 19 marzo 2008)
Mar 17, 2008 | Chiara Lubich
Prendo parte spiritualmente alla solenne liturgia con cui la comunità cristiana accompagna Chiara Lubich nel suo commiato da questa terra per entrare nel seno del Padre celeste. Rinnovo con affetto i sentimenti del mio vivo cordoglio ai responsabili e all’intera Opera di Maria – Movimento dei Focolari, come pure a quanti hanno collaborato con questa generosa testimone di Cristo, che si è spesa senza riserve per la diffusione del messaggio evangelico in ogni ambito della società contemporanea, sempre attenta ai “segni dei tempi”. Tanti sono i motivi per rendere grazie al Signore del dono fatto alla Chiesa in questa donna di intrepida fede, mite messaggera di speranza e di pace, fondatrice di una vasta famiglia spirituale che abbraccia campi molteplici di evangelizzazione. Vorrei soprattutto ringraziare Iddio per il servizio che Chiara ha reso alla Chiesa: un servizio silenzioso e incisivo, in sintonia sempre con il magistero della Chiesa: “I Papi – diceva – ci hanno sempre compreso”. Questo perché Chiara e l’Opera di Maria hanno cercato di rispondere sempre con docile fedeltà ad ogni loro appello e desiderio. L’ininterrotto legame con i miei venerati Predecessori, dal Servo di Dio Pio XII al Beato Giovanni XXIII, ai Servi di Dio Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II ne è concreta testimonianza. Guida sicura da cui farsi orientare era per lei il pensiero del Papa. Anzi, guardando le iniziative che ha suscitato, si potrebbe addirittura affermare che aveva quasi la profetica capacità di intuirlo e di attuarlo in anticipo. La sua eredità passa ora alla sua famiglia spirituale: la Vergine Maria, modello costante di riferimento per Chiara, aiuti ogni focolarino e focolarina a proseguire sullo stesso cammino contribuendo a far sì che, come ebbe a scrivere l’amato Giovanni Paolo II all’indomani del Grande Giubileo dell’Anno 2000, la Chiesa sia sempre più casa e scuola di comunione. Il Dio della speranza accolga l’anima di questa nostra sorella, conforti e sostenga l’impegno di quanti ne raccolgono il testamento spirituale. Assicuro per questo un particolare ricordo nella preghiera, mentre invio a tutti i presenti al sacro rito la Benedizione Apostolica. Dal Vaticano, 18 Marzo 2008
Mar 17, 2008 | Chiara Lubich, Chiesa
La prima Lettura ha riproposto alla nostra meditazione il noto passaggio del Libro di Giobbe. Il giusto, duramente provato, proclama, anzi quasi grida: “Io so che il mio redentore è vivo…io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno non da straniero”. Mentre porgiamo l’ultimo saluto a Chiara Lubich, le parole del santo Giobbe evocano in noi il ricordo dell’ardente desiderio dell’incontro con Cristo che ha segnato l’intera sua esistenza, ed ancor più intensamente gli ultimi mesi e giorni provati dall’aggravarsi del male che l’ha spogliata di ogni energia fisica, in una graduale ascesa del Calvario culminata nel dolce ritorno nel seno del Padre. Chiara ha percorso la tappa finale del pellegrinaggio terreno accompagnata dalla preghiera e dall’affetto dei suoi che le si sono stretti in un grande ed ininterrotto abbraccio. Flebile ma deciso è stato, nel cuore della notte, l’ultimo “sì” al mistico sposo della sua anima, Gesù ”abbandonato – risorto”. Ora tutto è veramente compiuto: il sogno degli inizi si è fatto verità, l’anelito appassionato è appagato. Chiara incontra Colui che ha amato senza vedere e, piena di gioia, può esclamare: “Sì, il mio redentore è vivo!” La notizia della sua morte ha suscitato una vasta eco di cordoglio in ogni ambiente, tra migliaia di uomini e donne dei cinque continenti, credenti e non, potenti e poveri della terra. Benedetto XVI, che ha subito fatto pervenire la sua confortatrice benedizione, adesso per mio tramite rinnova l’assicurazione della sua partecipazione al grande dolore della sua famiglia spirituale. Esponenti di altre Chiese cristiane e di diverse religioni si sono uniti al coro di ammirata stima e di profonda partecipazione. Anche i mass media hanno posto in luce il lavoro da lei svolto nel diffondere l’amore evangelico tra persone di cultura, fede e formazione diverse. In effetti – lo possiamo ben dire – la vita di Chiara Lubich è un canto all’amore di Dio, a Dio che è Amore. “Chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui”. Quante volte Chiara ha meditato queste parole e quante volte le ha riprese nei suoi scritti, ad esempio nelle “parole di vita” a cui hanno attinto centinaia di migliaia di persone per la loro formazione spirituale! Non c’è altra via per conoscere Dio e per dare senso e valore all’umana esistenza. Solo l’Amore, l’Amore divino ci rende capaci di “generare” amore, di amare persino i nemici. Questa è la novità cristiana, qui sta tutto il Vangelo. Ma come vivere l’Amore? Dopo l’Ultima Cena, nel commosso congedo dagli Apostoli, – lo abbiamo riascoltato poco fa – Gesù prega “perché tutti siano una sola cosa”. E’ dunque la preghiera di Cristo a sorreggere il cammino dei suoi amici di ogni epoca. E’ il suo Spirito a suscitare nella Chiesa testimoni di Vangelo vivo; è ancora Lui, il Dio vivente, a guidarci nelle ore della tristezza e del dubbio, della difficoltà e del dolore. Chi si affida a Lui nulla teme, né la fatica della traversata di mari tempestosi, né gli ostacoli e le avversità di ogni genere. Chi costruisce la sua casa su Cristo, costruisce sulla roccia dell’Amore che tutto sopporta, tutto supera, tutto vince. Il secolo XX è costellato di astri lucenti di questo amore divino. Non dovrà pertanto essere ricordato solo per le meravigliose conquiste conseguite nel campo della tecnica e della scienza e per il progresso economico che però non ha eliminato, anzi talora ha persino accentuato l’ingiusta ripartizione delle risorse e dei beni tra i popoli; non passerà alla storia solo per gli sforzi dispiegati per costruire la pace che purtroppo non hanno impedito crimini orrendi contro l’umanità e conflitti e guerre che non smettono di insanguinare vaste regioni della terra. Il secolo scorso, pur carico di non poche contraddizioni, è il secolo in cui Dio ha suscitato innumerevoli ed eroici uomini e donne che, mentre lenivano le piaghe dei malati e dei sofferenti e condividevano la sorte dei piccoli, dei poveri e degli ultimi, dispensavano il pane della carità che sana i cuori, apre le menti alla verità, restituisce fiducia e slancio a vite spezzate dalla violenza, dall’ingiustizia, del peccato. Alcuni di questi pionieri della carità la Chiesa li addita già come santi e beati: don Guanella, don Orione, don Calabria, Madre Teresa di Calcutta ed altri ancora. E’ stato anche il secolo dove sono nati nuovi Movimenti ecclesiali, e Chiara Lubich trova posto in questa costellazione con un carisma che le è del tutto proprio e che ne contraddistingue la fisionomia e l’azione apostolica. La fondatrice del Movimento dei Focolari, con stile silenzioso ed umile, non crea istituzioni di assistenza e di promozione umana, ma si dedica ad accendere il fuoco dell’amore di Dio nei cuori. Suscita persone che siano esse stesse amore, che vivano il carisma dell’unità e della comunione con Dio e con il prossimo; persone che diffondano “l’amore – unità” facendo di se stessi, delle loro case, del loro lavoro un “focolare” dove ardendo l’amore diventa contagioso e incendia quanto sta accanto. Missione questa possibile a tutti perché il Vangelo è alla portata di ognuno: Vescovi e sacerdoti, ragazzi, giovani e adulti, consacrati e laici, sposi, famiglie e comunità, tutti chiamati a vivere l’ideale dell’unità: “Che tutti siano uno!”. Nell’ ultima intervista da lei rilasciata ed apparsa proprio nei giorni della sua agonia, Chiara afferma che “è la meraviglia dell’amore scambievole la linfa vitale del Corpo mistico di Cristo”. Il Movimento dei Focolari si impegna così a vivere alla lettera il Vangelo, “la più potente ed efficace rivoluzione sociale” e da esso prendono avvio i movimenti “Famiglie nuove” e “Umanità nuova”, la casa editrice Città Nuova, la cittadella di Loppiano e altre cittadelle di testimonianza nei diversi continenti, e diramazioni laicali come, ad esempio, i “Volontari di Dio”. Nel clima di rinnovamento suscitato dal pontificato del beato Giovanni XXIII e dal Concilio Vaticano II trovò fertile terreno la sua coraggiosa apertura ecumenica e la ricerca del dialogo con le religioni. Negli anni della contestazione giovanile, il movimento GEN catalizzò migliaia e migliaia di giovani affascinandoli all’ideale dell’amore evangelico, allargando poi il proprio raggio di azione con “Giovani per un mondo unito”. La proposta del Vangelo senza sconti Chiara la volle fare anche ai bambini, ai ragazzi per i quali fu fondato il movimento “Ragazzi per l’unità”. In Brasile, per andare incontro alle condizioni di quanti vivevano nelle periferie delle metropoli lanciò il progetto di un “economia di comunione nella libertà”, prospettando una nuova teoria e prassi economica basata sulla fraternità, per uno sviluppo sostenibile a vantaggio di tutti. Volesse il Signore che tanti studiosi e operatori economici assumessero l’economia di comunione come una risorsa seria per programmare un nuovo ordine mondiale condiviso! Ed ancora quanti altri incontri con rappresentanti di diverse religioni, con esponenti politici e del mondo della cultura! Mariapoli, città di Maria, volle chiamare così gli incontri e le proposte di una società rinnovata dall’amore evangelico. Perché città di Maria? Perché per Chiara la Madonna è “la preziosissima chiave per entrare nel Vangelo”. E forse, proprio per questo, è stata capace di evidenziare nella Chiesa, in maniera efficace e costruttiva, il suo “profilo mariano”. A Maria decise di affidare la sua opera dandole appunto il suo nome: Opera di Maria. L’Opera allora, afferma Chiara, “rimarrà sulla terra come altra Maria: tutto Vangelo, nient’altro che Vangelo e, poiché Vangelo, non morirà”. E come non immaginare che sia proprio la Vergine Santa ad accompagnare Chiara nel suo approdo nell’eternità? Cari fratelli e sorelle, proseguiamo la celebrazione eucaristica, portando all’altare il nostro grazie al Signore per la testimonianza che ci lascia questa sorella in Cristo, per le sue intuizioni profetiche che hanno preceduto e preparato i grandi mutamenti della storia e gli eventi straordinari che ha vissuto la Chiesa nel secolo XX°. Il nostro grazie si unisce a quello di Chiara. Considerando i tanti doni e le tante grazie ricevute, Chiara diceva che quando si sarebbe presentata davanti a Dio e il Signore le avrebbe chiesto il suo nome, avrebbe risposto semplicemente: “Il mio nome è GRAZIE. Grazie, Signore, per tutto e per sempre”. A noi, specialmente ai suoi figli spirituali, tocca il compito di proseguire la missione da lei iniziata. Dal Cielo, dove amiamo pensare che sia accolta da Gesù suo sposo, continuerà a camminare con noi e ad aiutarci. Quest’oggi, mentre la salutiamo con affetto, riascoltiamo dalla sua stessa voce queste parole che tante volte amava ripetere: “Vorrei che l’Opera di Maria, alla fine dei tempi, quando, compatta, sarà in attesa di apparire davanti a Gesù abbandonato-risorto, possa ripetergli – facendo sue le parole che sempre mi commuovono del teologo belga Jacques Leclercq : “… il tuo giorno, mio Dio, io verrò verso di Te… Verrò verso di Te, mio Dio (…) e con il mio sogno più folle: portarti il mondo fra le braccia”. Questo è il sogno di Chiara, questo sia anche il nostro anelito incessante: “Padre, che tutti siano una cosa sola, perché il mondo creda”. Amen! (altro…)
Mar 17, 2008 | Chiara Lubich, Chiesa
Al termine brevi interventi dei rappresentanti di diverse Chiese e di altre religioni In diretta su Rai Uno dalle ore 15 alle 16,55. Su altre TV italiane e estere e via internet Attese dalle 30-40.000 persone, provenienti dall’Italia, dall’Europa ed una rappresentanza dagli altri continenti. In molte città del mondo l’evento sarà seguito attraverso i numerosi collegamenti televisivi o con cerimonie liturgiche in contemporanea. La cerimonia sarà preceduta da un’ora di canti e meditazioni di Chiara Lubich, che avrà inizio alle ore 13,45. Alle 14,20 è previsto l’ingresso del feretro in Basilica. Prima dell’inizio della liturgia, rappresentanti di diverse Chiese cristiane e di altre religioni rivolgeranno un ultimo saluto a Chiara. La celebrazione eucaristica per le esequie di Chiara Lubich sarà presieduta card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato Vaticano, inviato del Papa Benedetto XVI. I concelebranti principali saranno 7 cardinali. Concelebreranno altri 9 cardinali insieme a più di 40 vescovi e centinaia di sacerdoti. Tra i politici che hanno annunciato la loro presenza: il presidente Romano Prodi, i ministri Giovanna Melandri e Rosy Bindi; gli onorevoli: Fausto Bertinotti, Gianfranco Fini, Pierferdinando Casini, sen. Giuseppe Pisanu, Savino Pezzotta. Oltre a numerosi amministratori locali, soprattutto delle città che hanno insignito Chiara Lubich della cittadinanza onoraria. Movimenti e nuove comunità – Fondatori: Andrea Riccardi (Sant’Egidio), Ernesto Olivero (Sermig), p. Laurent Fabre (Chemin Neuf). I presidenti: don Julian Carron, successore di don Giussani (CL), Salvatore Martinez (Rinnovamento nello Spirito), don Luis Fide Suarez Puerto (Mondo Migliore). Personalità ecumeniche – Il Consiglio Ecumenico delle Chiese sarà rappresentato dal Rev. Dr. Martin Robra; la Chiesa ortodossa dal metropolita Gennadios Zervos, il vescovo della chiesa Luterana, Christian Krause, già Presidente della Federazione Luterana mondiale. Saranno presenti anche rappresentanze dei movimenti di altre Chiese con cui Chiara Lubich ha intessuto da tempo un rapporto di comunione come i presidenti: Christophe d’Aloisio – ortodosso (Syndesmos); Prof. Werner Hubner, luterano (Cvjm – Ymca, Monaco), Gerhard Pross – luterano (Convegno dei Responsabili di movimenti e comunità evangeliche della Germania). Personalità ebraiche: Lisa Palmieri, rappresentante in Italia e presso la Santa Sede dell’American Jewish Committee e vice-presidente del WCRP Europa. Tra le personalità musulmane, l’Imam El Pasha della Moschea di Harlem (USA), il direttore del Centro Islamico culturale di Roma Dr. Redouane. Dall’Italia il Presidente della comunità Islamica di Firenze, l’Imam Elzir Ezzedine e l’Imam della Moschea di Perugia, Abel Qader. Il mondo buddista sarà rappresentato dal Presidente del Consiglio Direttivo della Rissho Kosei Kai, Watanabe Yasutaka, capo-delegazione del Movimento laico giapponese e dal monaco tailandese buddista Phara-Maha Thongratana. Trasmissioni televisive – La cerimonia sarà trasmessa in diretta anche da RaiNews 24, Sat 2000, Telepace, e la TV satellitare americana Ewtn, e da altre TV del Brasile, Francia, Repubblica Ceca, Spagna e Libano. Altre informazioni – Il cerimoniale di Palazzo Chigi scorterà il carro funebre lungo il percorso da Rocca di Papa a Roma. Presteranno servizio 100 volontari della protezione Civile. Il Comune di Roma ha provveduto alla fornitura del materiale di allestimento dell’evento, oltre a bottiglie di acqua per i partecipanti, una postazione medica, bagni chimici, transenne, polizia municipale. Si ringraziano: la Presidenza del Consiglio, la Protezione civile e il Comune di Roma per i servizi prestati. (altro…)