Movimento dei Focolari

Una legge più efficace: l’amore

Al di là delle norme giuridiche che regolano il nostro vivere, l’amore si fa misura più alta della giustizia, e risolve anche  situazioni apparentemente senza via d’uscita Come avvocato, non mi mancano le occasioni per esercitare la mia capacità professionale al servizio degli altri, cercando di non mettere limite alla possibilità di amare nelle circostanze concrete. Questo modo di interpretare e condurre la professione spesso produce un radicale cambiamento negli altri. Un giorno mi ha telefonato una signora. Sua figlia, dopo un litigio con il marito, aveva deciso di separarsi. Il genero aveva trovato un avvocato che – in meno di 24 ore – aveva preparato il ricorso per la separazione consensuale; mancava solo la firma della moglie. La signora, preoccupata, mi chiedeva di intervenire. Sapeva che il gesto dei due giovani era dettato dalla rabbia del momento, e non voleva che questo pregiudicasse il futuro della loro famiglia. Senza il mandato di una delle parti, non potevo però fare nulla. La signora mi ha chiesto di ricevere comunque la figlia, che avrebbe indirizzato da me con la scusa di sentire il parere di un altro avvocato. Ho ascoltato a lungo quella giovane moglie e mi sono resa conto che il matrimonio poteva essere salvato e che davvero i due avevano agito d’impulso, senza rendersi conto delle reali conseguenze: la sola firma in calce al ricorso, infatti, avrebbe significato per i due la probabile fine del loro rapporto. Al termine della conversazione la signora mi chiede di rappresentarla in giudizio. Telefono così al collega che aveva preparato il ricorso, dicendogli che prima di fare una separazione sono solita approfondire bene le ragioni della crisi coniugale e che 24 ore non mi erano sufficienti. Mi sono fatta mandare la bozza del ricorso. Dopo alcuni giorni ho richiamato la signora. Mi ha risposto che sia lei che il marito avevano avuto un ripensamento e avevano deciso di ritornare sui loro passi. Ultimamente ho saputo che adesso hanno anche due bellissimi bambini. (F.C.) (altro…)

Discorso di Sua Santità Benedetto XVI

Discorso di Sua Santità Benedetto XVI

Sala Clementina – Sabato, 3 novembre 2007 Cari fratelli e sorelle! Benvenuti e grazie per questa vostra visita. Voi provenite dai cinque continenti ed appartenete al Movimento Famiglie Nuove, nato 40 anni or sono nell’ambito del Movimento dei Focolari. Siete pertanto una diramazione dei Focolari, ed oggi formate una rete di ben 800.000 famiglie operanti in 182 nazioni, tutte impegnate a fare della loro casa un “focolare” che irradi nel mondo la testimonianza di un vissuto familiare improntato al Vangelo. A ciascuno di voi il mio più cordiale saluto, che si estende pure a quanti hanno voluto accompagnarvi in questo nostro incontro. In modo particolare, saluto i vostri responsabili centrali, che si sono fatti interpreti dei comuni sentimenti e mi hanno illustrato lo stile con cui opera e gli scopi del vostro Movimento. Ringrazio per i saluti che mi sono stati recati da parte di Chiara Lubich, alla quale invio di cuore il mio beneaugurate pensiero, ringraziandola perché, con saggezza e ferma adesione alla Chiesa, continua a guidare la grande famiglia dei Focolari. E’ proprio nell’ambito di questa vasta e benemerita istituzione che voi, care coppie di sposi, vi ponete a servizio del mondo delle famiglie con un’azione pastorale importante e sempre attuale, orientata secondo quattro direttrici: la spiritualità, l’educazione, la socialità e la solidarietà. Il vostro è in effetti un impegno di evangelizzazione silenzioso e profondo, che mira a testimoniare come solo l’unità familiare, dono di Dio-Amore, possa rendere la famiglia vero nido di amore, casa accogliente della vita e scuola di virtù e di valori cristiani per i figli. Di fronte alle tante sfide sociali ed economiche, culturali e religiose che la società contemporanea deve affrontare in ogni parte del mondo, la vostra opera, veramente provvidenziale, costituisce un segno di speranza e un incoraggiamento per le famiglie cristiane ad essere “spazio” privilegiato dove si proclami nella vita di ogni giorno e anche con tante difficoltà la bellezza del porre al centro Gesù Cristo e del seguirne fedelmente il Vangelo. Il tema stesso del vostro incontro – “Una casa costruita sulla roccia -Il Vangelo vissuto, risposta ai problemi della famiglia oggi” – evidenzia l’importanza di questo itinerario ascetico e pastorale. Il segreto è proprio vivere il Vangelo! Giustamente, pertanto, nei lavori assembleari di questi giorni, oltre a contributi che illustrano la situazione in cui si trova oggi la famiglia nei diversi contesti culturali, voi avete previsto l’approfondimento della Parola di Dio e l’ascolto di testimonianze che mostrano come lo Spirito Santo agisce nei cuori e nel vissuto familiare, anche in situazioni complesse e difficili. Si pensi alle incertezze dei fidanzati dinanzi a scelte definitive per il futuro, alla crisi delle coppie, alle separazioni e ai divorzi, come pure alle unioni irregolari, alla condizione delle vedove, alle famiglie in difficoltà, all’accoglienza dei minori abbandonati. Auspico di cuore che, anche grazie al vostro impegno, possano essere individuate strategie pastorali tese a venire incontro ai crescenti bisogni della famiglia contemporanea e alle molteplici sfide a cui essa è posta di fronte, perché non venga meno la sua missione peculiare nella Chiesa e nella società. Al riguardo, nell’Esortazione apostolica post-sinodale Christifideles laici il mio venerato e amato predecessore Giovanni Paolo II annotava: “La Chiesa sostiene che la coppia e la famiglia costituiscono il primo spazio per l’impegno sociale dei fedeli” (n. 40). Per portare a compimento questa sua vocazione, la famiglia, consapevole di essere la cellula primaria della società, non deve dimenticare di poter attingere forza dalla grazia di un sacramento, voluto da Cristo per corroborare l’amore tra uomo e donna: un amore inteso come dono di sé, reciproco e profondo. Come ebbe ancora ad osservare Giovanni Paolo II, “la famiglia riceve la missione di custodire, rivelare e comunicare l’amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell’amore di Dio per l’umanità e dell’amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa” (Familiaris consortio, 17). Secondo il progetto divino, la famiglia è dunque un luogo sacro e santificante e la Chiesa, da sempre vicina ad essa, la sostiene in questa sua missione ancor più oggi, poiché tante sono le minacce che la colpiscono dall’interno e dall’esterno. Per non cedere allo scoraggiamento occorre l’aiuto divino; per questo è necessario che ogni famiglia cristiana guardi con fiducia alla Santa Famiglia, questa originale “Chiesa domestica” nella quale “per un misterioso disegno di Dio è vissuto nascosto per lunghi anni il Figlio di Dio: essa, dunque, è il prototipo e l’esemplare di tutte le famiglie cristiane” (ibid. n. 45). Cari fratelli e sorelle, l’umile e santa Famiglia di Nazaret, icona e modello di ogni umana famiglia, non vi farà mancare il suo celeste sostegno. Ma è indispensabile il costante vostro ricorso alla preghiera, all’ascolto della Parola di Dio e ad un’intensa vita sacramentale, insieme a uno sforzo mai abbandonato di vivere il comandamento di Cristo dell’amore e del perdono. L’amore non cerca il proprio interesse, non tiene conto del male ricevuto, ma si compiace della verità. L’amore “tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (cfr 1 Cor 13, 5-7). Cari fratelli e sorelle, proseguite il vostro cammino e siate testimoni di questo Amore, che vi renderà sempre più “cuore” e “lievito” dell’intero Movimento Famiglie Nuove. Io assicuro il mio ricordo nella preghiera per ciascuno di voi, per le vostre attività e per quanti incontrate nel vostro apostolato, e con affetto a tutti ora imparto l’Apostolica Benedizione. (altro…)

Messaggio di Chiara Lubich

Rocca di Papa, 3 Novembre 2007   Carissime Famiglie Nuove! È con grande gioia che partecipo con voi alla celebrazione del quarantesimo di fondazione del nostro Movimento. Ricordo ancora lo slancio, l’ardore, la passione che avevo in cuore in quel lontano 19 Luglio 1967, quando, con appena un centinaio di focolarini sposati, sentivo la necessità di dar vita a un Movimento  per l’intero mondo della famiglia. Trascorsi quarant’anni e vedendo lo sviluppo e i frutti di Famiglie Nuove, si comprende ancor più il perché di quel particolare impulso dello Spirito Santo. Si trattava infatti di un gesto molto impegnativo. Non solo perché la famiglia, prima cellula della società, ha un’importanza enorme per la costruzione di un mondo di valori e di pace, ma perché Dio l’ha progettata sul modello della Sua stessa vita, la vita della Santissima Trinità. Un disegno ardito e bellissimo quello della famiglia, ma anche esigente, specialmente oggi. Basta vedere come sono viste nella cultura contemporanea la famiglia stabile e la fedeltà coniugale. Voi, Famiglie Nuove, esistete proprio per essere, in  questo mondo, testimoni di unità, di amore duraturo, di Vangelo vissuto. Così, non solo vivrete nella gioia, ma continuerete ad attirare tanti cuori all’amore, fino a realizzare, con l’intero Movimento dei Focolari, la fraternità universale. Io sono con voi sempre con grandissimo affetto e vi affido una ad una a Maria, Sede della Sapienza e madre di casa Vostra Chiara (altro…)

Discorso di Sua Santità Benedetto XVI

Per rispondere alle sfide poste alla famiglia: “Il segreto è proprio vivere il Vangelo!”

“Di fronte alle tante sfide sociali ed economiche, culturali e religiose che la società contemporanea deve affrontare in ogni parte del mondo, la vostra opera, veramente provvidenziale, costituisce un segno di speranza e un incoraggiamento per le famiglie cristiane ad essere ‘spazio’ privilegiato dove si proclami nella vita di ogni giorno la bellezza del porre al centro Gesù Cristo e del seguirne fedelmente il Vangelo”. Sono parole di Papa Benedetto XVI rivolte ai 400 rappresentanti del Movimento Famiglie Nuove, ricevuti da lui in udienza sabato 3 novembre 2007. E’ questa la famiglia “costruita sulla roccia”, quella che sceglie di trasformare il Vangelo in azione, secondo lo spirito del Convegno organizzato dal 1° al 6 novembre da Famiglie Nuove. “Il segreto è proprio vivere il Vangelo”, ha detto il Papa, in un’epoca in cui la famiglia vive spesso “situazioni complesse e difficili”. “Si pensi, ha osservato Benedetto XVI, “alle incertezze dei fidanzati dinanzi a scelte definitive per il futuro, alla crisi delle coppie, alle separazioni e ai divorzi, alle unioni irregolari, alla condizione delle vedove, alle famiglie in difficoltà, all’accoglienza dei minori abbandonati”. Il Papa, nelle prime battute del suo intervento, ha inviato i suoi saluti a Chiara Lubich, ringraziandola “Perché con saggezza e ferma adesione alla Chiesa, continua a guidare la grande famiglia dei Focolari”. Il pomeriggio poi, le famiglie riunite nella sala congressi di Castelgandolfo (Roma), hanno celebrato il loro 40° in collegamento via internet con la Famiglie Nuove di tutto il mondo: commozione nel riascoltare le parole pronunciate nel 1967 da Chiara, che fin da allora prevedeva la nascita di un vastissimo movimento di famiglie. Ed è stata ancora Chiara, con un nuovo messaggio, a dare alle famiglie slancio per l’oggi e per l’impegno futuro. “Trascorsi quarant’anni e vedendo lo sviluppo e i frutti di Famiglie Nuove, si comprende ancor più il perché di quel particolare impulso dello Spirito Santo”, si legge nel messaggio. “Si trattava infatti di un gesto molto impegnativo. Non solo perché la famiglia, prima cellula della società, ha un’importanza enorme per la costruzione di un mondo di valori e di pace, ma perché Dio l’ha progettata sul modello della Sua stessa vita, la vita della Santissima Trinità”. Un disegno ardito e bellissimo quello della famiglia, ma anche esigente, specialmente oggi. Per le Famiglie Nuove, da parte di Chiara, l’augurio di “essere in questo mondo testimoni di unità, di amore duraturo, di Vangelo vissuto”. “Continuerete ad attirare tanti cuori all’amore, fino a realizzare, con l’intero Movimento dei Focolari, la fraternità universale”. E ancora, nelle due ore di trasmissione via internet, una comunione profonda di esperienze di vissuto familiare e di interventi nei vari aspetti problematici della famiglia in questi 40 anni di storia, come dimostrano le tante concretizzazioni, su piccola come su più vasta scala: dai corsi per fidanzati alle scuole per famiglie, al sostegno a distanza e alle numerose adozioni internazionali. Per saperne di più: www.famiglienuove.info (altro…)

L’invito forte del Papa

DAL SOMMARIO

Città Nuova – 10 novembre 2007

ll Punto

Essere parte per prendere parte di Lucia Fronza Crepaz

Editoriali

Il continente Cina frena e accelera – di Giovanni RomanoIslam-cristianesimo una lettera di dialogo – di Michele ZanzucchiPasso avanti per ortodossi e cattolicidi Piero Coda

Primo Piano

Settimana sociale dei cattolici. In cerca del bene comune Di Paolo Loriga Mercato e società civile, biopolitica ed emergenza educativa,i temi dell’appassionato confronto nel 45° appuntamento della Chiesa italiana. Dialogo, lavoro in rete, valori indivisibili per servire il Paese.

Uomini e vicende

Organizzando la speranza Di Aurora Nicosia La visita di Benedetto XVI e il meeting interreligioso promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. L’impegno dei cristiani nella città per risvegliare le «energie sane» e «creare la pace». Birmania. Il sangue semina la pace di Louis Hongrois Comprendere le ragioni di una rivolta non violenta repressa brutalmente, guardando ai monaci. Cosa fare ora? Una testimonianza diretta. Televisione e società. La crisi del reality di Gianni Bianco Meno male: uno dei generi tv più desiderati dal pubblico patisce una repressione dai molteplici fattori.

Testimoni

Una vita così non s’improvvisa… Di Stefania Tanesini Quando l’amore si fa gesto concreto e coerenza quotidiana. La ‘corsa’ di Chiara De Los Angeles in Nembrini

Dal vivo

26° incontro ecumenico. Una Primavera a Praga Di Mario Dal Bello Più di 40 vescovi di 18 Chiese, “amici” dei Focolari, per una autentica esperienza di comunione nel cuore dell’Europa. Interviste al card. Vlk e al vescovo luterano Krause.

Cultura

Personaggi. Rosmini beato, finalmente Di Giovanni Casoli Sugli altari colui che, con Manzoni, Leopardi e Foscolo, è fra i quattro massimi autori della grande cultura italiana dell’Ottocento.

Sport

La “specificità” dello sport Di Paolo Loriga L’Unione europea ha riconosciuto la «specifica funzione sociale ed educativa dello sport». Sports4Peace ne è già un progetto.

Discorso di Sua Santità Benedetto XVI

Il Gen Rosso sbarca in Marocco: dall’Università al Palazzo del Sultano

Intensi e di piena immersione in un popolo accogliente e ricco della tradizione e della cultura islamica i cinque giorni che il complesso musicale internazionale Gen Rosso ha trascorso a Tangeri, dal 19 al 23 ottobre. Tappe variegate: alla facoltà di Economia e commercio, con un club artistico-musicale di studenti; per le strade del centro storico, con l’incontro di un gruppo di origine senegalese che attraverso la musica vuole trasmettere i valori degli antenati; nell’Aula Magna dell’Università per il grande concerto con gli studenti, e infine, in un’architettura ‘da mille e una notte’, il concerto al Palazzo del Sultano. Tra i giovani all’Università Amore, perdono e accoglienza dell’altro per formare insieme una grande ‘costellazione’, il messaggio comunicato dal concerto nell’Aula Magna. ‘Impatto istantaneo’ tra i 400 studenti e il Gen Rosso, come ha documentato la stampa nazionale, sorpresa da un tale entusiasmo, con interviste non stop. Uno degli amici musulmani diceva: “Avete toccato il cuore dei giovani musulmani, avete il loro linguaggio per parlar con loro”. E uno studente: “Ci avete portato i vostri cuori e così avete raggiunto i nostri!” Al Palais Moulay Hafid, il Palazzo del Sultano, grande la sintonia con il pubblico, che ha accolto con gioia e grande partecipazione il messaggio. Le emozioni suscitate provocano un dialogo spontaneo, desiderio di conoscersi e di approfondire l’amicizia, appena nata, ma che racchiude in sé il DNA della fratellanza. Gen Rosso backgroundDalla sua origine ad oggi il Gen Rosso ha avuto oltre 200 tra artisti e tecnici, ha toccato 44 nazioni in Europa, Asia, Nord e Sud America, Africa e Medio Oriente, con 2500 spettacoli in 220 tournée, 24 lingue cantate, 60 grandi manifestazioni internazionali, 250 workshop e oltre 5.000.000 di spettatori. La produzione discografica conta 54 album e 320 canzoni pubblicate. Il Gen Rosso ha suonato nei contesti sociali più diversi per razza, religione e cultura, spesso anche al di fuori delle abituali rotte dei tour: per progetti di solidarietà, associazioni umanitarie, per carcerati. (altro…)

Parola di vita di novembre 2007

Il cammino di quarant’anni nel deserto è stato, per il popolo di Israele, un tempo di prova e di grazia. Dio gli ha purificato il cuore e gli ha mostrato il suo immenso amore.
Ora che sta per entrare nella terra promessa, Mosè rievoca l’esperienza vissuta. In modo particolare ricorda il dono più grande che insieme hanno ricevuto, la legge di Dio, riassunta nei Dieci Comandamenti, e invita tutti a metterla in pratica.
Mentre espone gli insegnamenti di Dio, Mosè rimane incantato da come Egli si è fatto vicino al suo popolo, si è preso cura di lui, gli ha insegnato norme di vita tanto sapienti, ed esclama:

“Qual grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione…?”

Dio ha inscritto la sua legge nel cuore di ogni persona ed ha parlato a tutti i popoli in modi diversi e in tempi diversi. Tutti gli uomini possono gioire dell’amore che Lui ha mostrato verso ognuno di loro. Ma non sempre è facile cogliere il disegno di Dio sull’umanità. Per questo Dio ha scelto un piccolo popolo, quello di Israele, per svelare più chiaramente il suo piano. Infine ha mandato il Figlio suo, Gesù, che ha rivelato in pienezza il volto di Dio manifestandolo Amore e condensando la sua legge nell’unico comando dell’amore verso Dio e verso il prossimo.
La grandezza di un popolo e di ogni uomo si esprime nell’aderire alla legge di Dio con il proprio personale “sì”.
Adesione che non è una sovrastruttura artificiale, né tanto meno un’alienazione; non è rassegnarsi ad una sorte più o meno buona, e neppure subire una fatalità, quasi si pensasse: così è stabilito, così deve essere, è inevitabile.
No, è quanto di meglio si possa pensare per l’uomo. È cooperare a far emergere il grande disegno che Dio ha su di lui e sull’umanità intera: fare di essa una sola famiglia, unita dall’amore, e portarla a vivere la sua stessa vita divina.
 
Anche noi possiamo allora esclamare, come Mosè:

“Qual grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione…?”

Come vivere, durante il mese, questa Parola di vita?
Andando al cuore della legge divina che Gesù ha sintetizzato nell’unico precetto dell’amore.
E se passiamo in rassegna i Dieci Comandamenti donatici da Dio nell’Antico Testamento, possiamo costatare che amando veramente Dio e il prossimo, li osserviamo tutti e alla perfezione.
Non è forse vero che chi ama Dio non può ammettere altri dèi nel suo cuore?
Che chi ama Dio dice il Suo nome con sacralità e non invano?
Che chi ama è felice di poter dedicare almeno un giorno alla settimana a Colui che più ama?
Non è forse vero che chi ama ogni prossimo non può non amare i propri genitori? Non è evidente che chi ama gli altri non si mette nelle condizioni di derubarli, né di ucciderli, né di approfittarsi di loro per i propri piaceri egoistici, né di testimoniare il falso contro di loro?
Non è forse vero ancora che il suo cuore è già pieno e soddisfatto e non sente certo il desiderio dei beni e delle creature degli altri?
È così: chi ama non commette peccato, osserva tutta la legge di Dio.
Ne ho avuto esperienza varie volte nei miei viaggi a contatto con popoli ed etnie diverse. Ricordo soprattutto la forte impressione che mi ha lasciato il popolo Bangwa a Fontem, in Camerun, quando nel 2000 ha accolto in modo nuovo l’invito ad amare.
Durante la giornata, di tanto in tanto, domandiamoci se le nostre azioni sono informate dall’amore. Se è così la nostra vita non sarà vana, ma un contributo al compimento del disegno di Dio sull’umanità.

Chiara Lubich

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Democrazia e città. Tra rappresentanza e partecipazione

Un marcato indebolimento delle forme tradizionali della partecipazione alla vita pubblica è sotto gli occhi di tutti. Ma non mancano segni in controtendenza che dicono una sensibilità inedita da parte di cittadini, gruppi sociali e istituzioni politiche, a ricercare e difendere nuovi beni collettivi e nuovi diritti sociali e culturali, attraverso la sperimentazione di nuovi spazi e reti di partecipazione. Dentro questo quadro, la città diventa uno spazio cruciale per una  maggiore qualità della democrazia contemporanea. E’ nel territorio urbano che le sfide sociali hanno il loro impatto più vivo; è a partire dalle città che è possibile sondare i significati nuovi di parole antiche: cittadinanza, responsabilità, comunità, fraternità. Tutto questo è al centro del Convegno internazionale promosso dal Movimento politico per l’unità (Mppu) il 3 e 4 novembre prossimo a Loppiano. Lo dice il titolo: Democrazia e città. Tra rappresentanza e partecipazione. Parola chiave: partecipazione, declinata in 5 ambiti tematici corrispondenti ad altrattanti gruppi di lavoro: rappresentanza, amministrazione, deliberazione, informazione, sviluppo. Verranno presentate alcune pratiche di “azione politica partecipata” già in atto in città di diversi Paesi. Internazionale è la provenienza dei partecipanti, (attesi più di 400) come quella dei relatori: da Cezar Busatto, segretario per la governance locale di Porto Alegre (Brasile) a Letizia De Torre  sottosegretario all’ Istruzione; Da Roberto Roche-Olivar dell’Universitat Autonoma de Barcelona, ad  Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli; dall’on. Kim Sung Gon deputato della Corea del Sud, a Veronica Lopez dell’Universidad di salta, Argentina. Per iscriverti on line e per sapere di più su Movimento politico per l’unità, programma del convegno e aree tematiche:  www.mppu.org

“Le ragioni del dialogo: attualità di Igino Giordani”

Non posso iniziare senza raccogliere l’emozione che avverto – e avvertiamo in tanti, immagino – ritrovandomi qui, a questo tavolo, a distanza di sette anni dal 15 dicembre 2000, quando i presidenti del Senato e della Camera di allora, Nicola Mancino e Luciano Violante, hanno accolto Chiara Lubich in questa sala. Vorrei riprendere una frase del suo intervento di quel giorno, in cui si rivolgeva ad un pubblico simile a quello di stasera: politici di diversi livelli istituzionali, dirigenti e funzionari delle amministrazioni, studiosi, diplomatici e cittadini. Una frase che ha avuto un seguito: il Movimento politico per l’unità “vorrebbe proporre a tutti quanti agiscono in politica di impegnarsi a vivere formulando quasi un patto di fraternità per l’Italia, che metta il bene del paese al di sopra di ogni interesse parziale: sia esso individuale, di gruppo, di classe o di partito” –  “…uno stile di vita che permetta alla politica di raggiungere nel miglior modo il suo fine: il bene comune nell’unità del corpo sociale.“ Il mio compito, introducendo la serata di oggi, è quello di presentare proprio il Movimento politico per l’unità che ha promosso questo incontro. Esso è stato definito da Chiara Lubich: “un laboratorio internazionale di lavoro politico comune, tra cittadini, funzionari, studiosi, politici impegnati a vari livelli, di ispirazioni e partiti diversi, che mettono la fraternità a base della loro vita politica”. E’ diffuso oggi soprattutto in Europa e in altre nazioni in Sud America: in Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay. Ma non solo. Un mese fa, abbiamo celebrato nel Parlamento di Seoul la costituzione del Movimento politico per l’unità in Corea del Sud, avvenuta tre anni fa. Inoltre, esso si avvia a costituirsi in Colombia e in Cile, negli USA, nelle Filippine e, in Africa, nel Camerun. Quale la sua specifica area di azione? Non si tratta di una generica prossimità alla politica fatta di benevolenza amicale, distaccata o peggio ancora interessata alle sorti di questo o di quel politico… Le nostre radici sono dentro l’ispirazione carismatica di Chiara Lubich: concorrere all’unità della famiglia umana. La politica, dentro questa scelta di vita, diventa l’arte indispensabile per comporre in unità le comunità, le città, le nazioni, i popoli. Conseguenza naturale di questo impegno quotidiano a farsi soggetti e non oggetti della storia, è quello di “riprendersi” la politica riscoprendone la funzione essenziale, irrinunciabile, per coniugare valori comuni nelle risposte che oggi la società attende. Se c’è un tratto che sintetizza le ampie problematiche che attraversano la nostra attualità, e che è possibile ritrovare sia alla base delle fratture della società come delle gravi insufficienze dell’azione politica, è quello della notte, e in particolare ciò che un filosofo francese, Paul Ricoeur, ha genialmente definito la “notte del noi”: l’incapacità di pensarci come partecipi di un disegno comune; le sempre più evidenti relazioni di interdipendenza che ci legano di fatto ad ogni altro – di cui tutti siamo coscienti -, sfumano però rapidamente di fronte all’affermazione di una solitaria e pretesa centralità delle nostre ragioni individuali o di quelle del nostro gruppo particolare. Mi pare di poter affermare che questa “notte del noi” raggiunge forse la sua massima espressione proprio dentro la politica: i partiti, ciascuno singolarmente, si percepisce come detentore della verità, non come parte di un gioco collettivo che includa necessariamente tutti per costruire il bene comune; ogni città, ogni popolo rincorre il suo parziale bene, come un’entità distinta e separata, mentre oggi più che mai lo spazio dei problemi, e quindi delle possibili soluzioni, è la dimensione planetaria. Di fronte a tutto ciò, esistono però dei punti da cui ricominciare. Come non ricordare, il 12 maggio scorso, l’assemblea internazionale di Stoccarda intorno alla costruzione dell’Europa e il Family Day in Piazza San Giovanni? E più recentemente, i cinque milioni di lavoratori e pensionati che hanno risposto al quesito referendario riguardo all’accordo sul welfare? Tre milioni e mezzo approfittano della angusta finestra che il palazzo della politica apre per partecipare alla costruzione di un nuovo partito; quasi ogni giorno scende in piazza un numero variabile, ma sempre incredibilmente alto, di persone che chiedono di partecipare alle decisioni politiche. Ma anche dentro il palazzo, quante persone incontriamo ogni giorno che, quando si attiva una rete di relazioni continuative e disinteressate, rivolte alla ricerca dei valori che precedono e danno significato alle appartenenze, sono capaci di novità! Una conferma di quel lavoro più che mai necessario che stiamo conducendo lungo tre direzioni principali. La prima: offrire luoghi in cui si possano consolidare relazioni di reciprocità tra i diversi soggetti delle dinamiche democratiche. Se fondamento della politica è un nuovo concetto di partecipare, prendere parte alla scrittura del destino comune – come sta emergendo con maggiore chiarezza nel dibattito politico internazionale come nelle buone pratiche che nascono tra la gente a partire anzitutto dal livello locale -, condizione indispensabile è anzitutto quella di essere parte, di sentirsi parte laddove ciascuno si trova a vivere e ad operare. Il Mppu lavora perché ciascuno – e qui intendo dai cittadini come me, ai segretari di partito, dagli imprenditori ai giornalisti, dagli educatori alle casalinghe – riscopra fino in fondo la sua responsabilità civica e la coniughi dentro le diverse arene del bene comune. Dove si fonda questa opzione pregiudiziale per il dialogo? E qual è l’identità che è radice e insieme dà prospettiva a questa scelta? La fraternità universale, legame costitutivo che spiega l’umanità, scelto come categoria capace di ispirare dall’interno metodo, contenuto e fine della politica. Scegliere la fraternità universale vuol dire avere il coraggio di andare alla radice. Chi ha riferimenti religiosi la vede come espressione dell’esperienza dello scoprirsi tutti figli di Dio e quindi fratelli fra noi. Molti la trovano nelle radici profonde di ogni essere umano. Oggi le scienze biologiche e mediche del resto ci dicono che non ci sono tante razze, ma un’unica razza, quella umana, legata da caratteristiche appartenenti a tutti. Qualcuno potrebbe chiedersi se non sarebbe più semplice continuare a parlare di solidarietà senza ricorrere al concetto di fraternità, termine molto meno conosciuto ed utilizzato in politica; la solidarietà ha già una sua storia e una sua coniugazione politica specifica. Bruno Mattéi, filosofo francese di Lille, sostiene: “Al contrario della solidarietà (gestionale e umanitaria), la fraternità è attenzione incondizionata all’altro e presuppone che la mia libertà non si possa realizzare senza la libertà dell’altro e che, a questo titolo, io ne sono responsabile.” Mattéi parla della fraternità come principio originario, più “solido” in relazione alla costruzione di una politica adeguata, che affronti la totalità dei problemi. E Gúrutz Jáuregui, docente di Diritto Costituzionale all’Università del Paese Basco, porta il discorso ancora più avanti, sostenendo che solo dalla fraternità possono nascere risposte adeguate alle sfide di oggi, per  es. per un diritto che sappia accogliere la diversità che convive ormai dentro i nostri paesi, superando, senza distruggerli, il principio di nazione, di confine, di cittadinanza… Probabilmente la fraternità ci potrà ispirare per scrivere i cosiddetti diritti di quarta generazione oggi all’agenda della politica. In questa prospettiva acquistano nuovi significati anche gli altri capisaldi del progetto politico della modernità, la libertà e l’uguaglianza: perché la libertà sia, per tutti, il fondamentale diritto a potersi scoprire unico e irripetibile; perché l’uguaglianza sia davvero riconoscimento e garanzia ad ognuno di pari accesso alle risorse e alle opportunità. Lasciarsi illuminare dalla fraternità è un’esperienza dinamica molto profonda, che si fa ricerca laboriosa di dialogo, mediazione competente, progetto politico che produce azioni ispirate ai valori dell’uomo. Scegliere la fraternità vuol dire sentire la posizione dell’altro come necessaria alla costruzione della comunità, ascoltare l’altro come portatore di una posizione interessante, mettere gli interessi della propria parte dopo l’interesse della comunità. Il risultato aumenta la nostra capacità di capire le domande dei cittadini e di saper dare risposte più vere. E veniamo alla seconda direzione, la dimensione internazionale, la mondialità. Oggi è necessario partire dal dato di fatto che la storia dell’umanità è caratterizzata da un rapporto di interdipendenza reciproca. Le esemplificazioni sono evidenti: la ricerca della pace, la difesa dell’ambiente, lo sviluppo della scienza, le comunicazioni e l’uso dei media… sono sfide a cui è possibile dare una risposta efficace, una parola forte, solo con sforzi creativi proporzionati alle sfide, solo se partiamo dal riconoscimento del legame universale della fraternità. Quindi la sfida è quella di abituarsi a ragionare in politica tenendo conto che la comunità politica fondamentale è l’umanità, e abbandonare così, come chiave di lettura e di progettazione politica, la stretta visuale del proprio angolo di mondo, per riconoscere e assumere che, se ogni uomo è mio fratello, allora il suo progetto di vita è il mio, la sua aspettativa di vita è la mia, gli ostacoli che frenano il suo sviluppo e quello del suo popolo sono miei. Allora il bilancio del mio comune, del mio Stato si struttura e si relativizza sulla sua condizione. La terza direzione: l’individuazione di azioni comuni. Occorre trovare il modo di interagire, di impegnarsi insieme in azioni positive che vedano i soggetti della politica, ognuno forte della sua responsabilità e autonomia, assieme capaci di studio e mobilitazione per il bene comune. Un’esperienza in corso, che si conferma un motore di speranza politica, è la rete internazionale delle scuole di formazione sociale e politica del Mppu che ha preso avvio alcuni anni fa e che oggi sta rivelando, contrariamente a quanto viene divulgato, l’interesse dei giovani quando la politica diventa scelta d’amore per la comunità di cui ci si fa responsabili. Un altro esempio: Il Mppu in Brasile, nelle ultime settimane ha dato avvio ad una importante azione a livello nazionale, come risposta alle crisi sul piano della legalità che si stanno susseguendo e che vedono implicati partiti e istituzioni ad ampio raggio. Un’azione che vede coinvolti parlamentari federali e dei diversi parlamenti statali, organizzazioni della società civile laiche e cattoliche, tanti cittadini, e, tra tutti questi, tanti giovani, e che ha individuato uno dei punti su cui è necessario legiferare per poter sostenere le buone volontà che stanno riprendendo coraggio. Si tratta della proposta di una modifica costituzionale che punta all’introduzione di modifiche intorno alla legge di Bilancio, nella Costituzione del Brasile. La campagna di raccolta dei milioni di firme necessarie all’accoglimento della modifica si sviluppa lungo tre direttrici: consolidamento della regola democratica e delle sue procedure, moltiplicazione dei luoghi del dibattito pubblico dove il bilancio della nazione possa diventare questione di popolo, rafforzamento delle scelte etiche attraverso un rafforzamento della legalità. Altra iniziativa che caratterizza il lavoro del Mppu da circa due anni e che quest’anno, nel prossimo mese di novembre, vedrà un momento congressuale conclusivo, è una ricerca approfondita sul tema della partecipazione, che la scelta della fraternità universale arricchisce di caratteri specifici, dentro l’orizzonte di una democrazia di qualità sempre più radicata su valori umani universali. Le sfide che sono davanti a noi sono ardite e spesso passano proprio da questi Palazzi. Ed è qui che emerge Igino Giordani, che aggiunge a questa strada un contributo creativo e insostituibile. Quest’anno la proposta è quella di entrare nel vivo della vita politica del Paese guardando alla sua figura, una delle grandi voci del XX secolo italiano, membro della Costituente e deputato alla Camera fino al 1953, testimone di dialogo aperto e costruttivo fra forze politiche di culture contrapposte. Affronteremo in ognuno del 4 momenti previsti una caratteristica della sua azione politica e del suo pensiero: il dialogo, la pace, l’Europa, la famiglia. Concludo: i testi di Igino Giordani mi accompagnano da tempo, ma in questi giorni ho avuto modo di rileggere a fondo alcuni scritti, per preparare questi incontri. Una delle espressioni di Igino Giordani che mi ha colpito e che vorrei richiamare qui, descrive, per così dire, la strategia di diffusione adottata dai cristiani entro i confini dell’impero romano: “…Questo principio (quello dell’amore) penetrò nello scheletro della società antica come un’anima nuova e le diede un’altra vita.” (da “La carità, principio sociale” del ’55). Lui parlava dei cristiani, ma ha fotografato se stesso e ciò che lo ha caratterizzato nella sua vita: questo vogliamo anche noi ripetere: non sfasciare gli istituti della vita civile e politica quanto dare ad essi uno spirito nuovo. (altro…)

Messaggio del Presidente della Camera

A Lucia Fronza Crepaz Presidente del Centro Internazionale Movimento  politico per l’unità «In occasione dell’apertura del ciclo di seminari su Igino Giordani, promosso ed organizzato dal Movimento politico per l’unità, desidero rivolgere a Lei, cara presidente, ed a tutti i partecipanti il mio saluto più cordiale. Componente dell’ Assemblea Costituente, deputato nella I legislatura per la Democrazia cristiana e confondatore del Movimento dei Focolari, Igino Giordani è stato parte di quell’area del mondo cattolico che, formatasi alla scuola di Sturzo e De Gasperi, ha dato un contributo importante alla costruzione della nostra democrazia e alla rinascita della vita politica e culturale italiana nel segno della libertà e della partecipazione. Nella sua esperienza parlamentare, un luogo speciale ha trovato il suo impegno fermo ed appassionato a favore della pace. Nel corso della sua attività culturale – come animatore di numerose riviste cattoliche e come bibliotecario, della cui consulenza la stessa Biblioteca della Camera dei deputati si è giovata per oltre un decennio – ritroviamo i segni di un’ intensa spiritualità e le ragioni di un’azione coraggiosa all’interno della società: un’azione ispirata ai principi della dottrina sociale della Chiesa che rappresenta ancora oggi una testimonianza importante nella promozione dei valori della solidarietà, del dialogo e dell’accoglienza. Nella certezza che gli incontri di studio, promossi dal vostro sodalizio, sapranno arrecare un contributo importante nella conoscenza dell’attività e del pensiero di Igino Giordani mi è gradito formulare a Lei, alle autorità presenti ed a tutti gli intervenuti il mio sincero augurio per il miglior esito dei lavori odierni». Fausto Bertinotti Presidente della Camera dei deputati