Movimento dei Focolari

Conflitti di laicità

SOMMARIO

Editoriale

CONFLITTI DI LAICITA’. L’INTELLIGENZA LAICA E LA LOGICA DELLA COSA – di Antonio Maria Baggio – Negli ultimi anni, in Europa, si sono accesi regolarmente dei «conflitti di laicità», a partire, in particolare, da temi riguardanti la famiglia e la procreazione, l’aborto, l’eutanasia. Il dibattito si è però ampliato e coinvolge, più in generale, le concezioni delle laicità e i  rapporti fra Stati e religioni. L’editoriale prende in esame il percorso storico che ha portato alla costruzione della cultura del rispetto e del limite che caratterizza la laicità, distinguendo il significato civile-politico di “laico” dal significato intra-ecclesiale.  Considera, successivamente, il «modello dell’indifferenza» e quello della collaborazione nei rapporti tra Stato e Chiesa; prende infine in considerazione le condizioni del dibattito tra culture diverse (specialmente religiose e non religiose) all’interno dello spazio pubblico, con particolare considerazione per il tema della razionalità.

Nella luce dell’ideale dell’unità

DIO-BELLEZZA, NELLA SPIRITUALITA’ E NELL’ESPERIENZA DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI –  di Chiara Lubich – In occasione del conferimento del dottorato honoris causa in Arte da parte dall’Università di Maracaibo (Venezuela) l’Autrice, dopo aver ripercorso i principali cardini della spiritualità del Movimento dei Focolari, si sofferma sulla realtà di Dio-Bellezza ravvisando nell’esperienza del Movimento una vera e propria vocazione ad essa. In tal modo l’arte è sempre stata presente fin dagli inizi dell’esperienza dei Focolari. Da qui la presenza in esso di numerosi artisti che vi hanno trovato un terreno fertile per la loro attività, presenza culminata nel grande Congresso che, nel 1999, ha radunato 1700 partecipanti provenienti da tutto il mondo. CREATURALITÀ ED ESISTENZIALISMO – di Pasquale Foresi – Continuando a riflettere sul valore delle diverse dimostrazioni dell’esistenza di Dio l’Autore,  conscio delle difficoltà che le posizioni aristotelica e tomista possono porre all’animo contemporaneo, si pone qui da una prospettiva esistenzialista rivolgendosi a coloro che credono maggiormente nella percezione, o immediata o riflessa, che nel raziocinio e nel ragionamento. Partendo, così, dalla percezione della creaturalità esistente, ne esamina il significato, cogliendo in essa il termine dell’atto creativo di Dio la cui effettualità è il motivo dell’esistere e dell’essere della creatura. Tale percezione della creaturalità ha poi impliciti anche i principi di causalità efficiente e finale così come gli altri principi primi della metafisica come il buono, il vero, l’uno, il bello. Saggi e ricerche PER UN NUOVO INCONTRO TRA FEDE E LÓGOS – di Piero Coda – L’istanza che attraversa e lavora la profondità dell’interrogazione culturale del nostro tempo è stata così espressa da Benedetto XVI: il compito che ci sta di fronte è «un nuovo incontro tra fede e lógos». Per mostrare l’efficacia storica di una fede che, per sé, è amica dell’intelligenza e della libertà, la fede stessa è infatti chiamata a misurarsi su quella forma compiuta di lógos introdotta nella storia dal Lógos che «carne si è fatto» (Gv 1,14), è stato crocifisso ed è risorto per lievitare dal di dentro – nell’universalità del dono dello Spirito – il cammino culturale dell’umanità. In questa direttrice di marcia si fa possibile e praticabile un esercizio del pensiero credente che incontri, da un lato, la razionalità scientifica moderna e, dall’altro, la razionalità custodita dagli universi culturali altri rispetto a quello forgiato in simbiosi con la fede cristiana. Di qui la necessità di dar vita a comunità di formazione, di studio e di ricerca in cui anche culturalmente prenda forma quel «soggetto più grande» – per dirla con le parole di papa Ratzinger al Congresso di Verona del 2006 – che si costituisce in virtù dell’esperienza di fede, ma è aperto e accessibile a chiunque si ponga in sincero ascolto della verità. TRANSDISCIPLINARITÀ E DIALOGO – Sergio Rondinara – L’affermarsi all’interno delle scienze naturali del paradigma della complessità lancia sul piano metodologico la provocazione ad abbandonare il metodo interdisciplinare a favore di quello transdisciplinare. L’orizzonte inaugurato dalla prospettiva transdisciplinare reca con sé una opportunità storica per molte discipline. Per la teologia, ad esempio, si presenta la possibilità di uscire dall’isolamento plurisecolare in cui è stata relegata e rimettersi in gioco come una specifica forma accanto ad altre forme del sapere contemporaneo mantenendo la propria autonomia e distinzione da esse, ma anche capace di superare qualunque forma di autoreferenzialità. INDAGINE SUL CINEMA. IL TEMA DELLA “PROVA” NEL CINEMA ITALIANO CONTEMPORANEO – di Mario Dal Bello – L’Autore presenta la situazione del cinema italiano, sempre in bilico tra superficialità e ricerca, riferendosi soprattutto ad alcuni lavori degli ultimi anni di registi particolarmente impegnati.  Si sofferma poi ampiamente sul tema della “prova” in sé, in famiglia, nella società e nella cultura, presente in alcune opere uscite  nella primavera 2007.  I lavori di Cappuccio, Costanzo ed Olmi gettano uno sguardo attento e approfondito su una tematica di grande attualità e rappresentano un segno di speranza per la cinematografia del Belpaese. RIFLESSIONI SULL’ETICA E LA FRATERNITA’ POLITICA. UNO SGUARDO DALL’ARGENTINA – di Rafael Velasco S. J. – Il pensiero filosofico greco classico, distingueva tra doxa (opinione) ed episteme (scienza), facendo delle seconda il luogo della gnoseologia, della metafisica e dell’etica che a queste ultime si connette. In tal modo, l’attuare umano si vincola alla conoscenza della verità, anche nell’agire politico, così come Aristotele sottolinea. La pratica politica contemporanea ha però abbandonato questa impostazione e si basa sull’opinione; in particolare, attua le proprie scelte attraverso l’interrogazione dell’opinione pubblica; questa, poiché non può essere identificata col bene comune, porta la politica a compiere essenzialmente scelte tattiche, non fondate sul “sapere” del bene. In questo contesto, l’Autore prende in considerazione il Movimento Politico per l’Unità, in quanto esso propone il riscatto della pratica politica sviluppando tre concetti di fondo: l’umanità intesa come soggetto politico, il superamento della categoria del nemico politico, la prospettiva della competizione fraterna. SPUNTI PER UNA RICERCA SUL PRINCIPIO DI FRATERNITA’ NEL PENSIERO LATINOAMERICANO – di Domingo Ighina – Il termine “fraternità” è quasi assente dall’ampio corpus dei testi che compongono il cosiddetto pensiero latinoamericano. Alcuni studi (Mario Casalla, Carlos Beorlegui, Arturo Andrés Roig) cominciano però ad individuare un ruolo del principio di fraternità nel processo che ha condotto alla costituzione di un  «soggetto storico collettivo», che può essere definito come “popolo” o “i popoli”: la fraternità agisce dunque nella promozione dell’identità storica latinoamericana. Questo processo attinge le sue radici intellettuali nella Scuola di Salamanca, ma si forma accogliendo anche l’influsso dell’Illuminismo. Il saggio traccia il percorso di tale processo, evidenziandone alcune tappe fondamentali: dall’individuazione dell’identità coloniale in Viscardo y Guzmán, alla ricerca di una nuova fraternità americana in Simón Bolívar, alla riscoperta del modello preispanico della fraternità.

Spazio letterario  

«Nuova Umanità» continua nelle sue pagine l’apertura di spazio dedicato alla produzione letteraria. AFFIDAMENTO – di  Cinto Busquet

Libri

DUE LIBRI PER UNA CULTURA NUOVA – di Giovanni Casoli – Vengono presentati i primi due  volumetti della collana “Universitas” di Città Nuova dai titoli Notte della cultura europea. Agonia della terra del tramonto? di Giuseppe Maria Zanghì, e Interpretazione del reale tra scienza e teologia di Sergio Rondinara. Il primo è il testo di esordio delle pubblicazioni del nascente Istituto Universitario “Sophia” del Movimento dei Focolari, ma anche la sua preliminare descrizione fondativa, in creativa fedeltà alla spiritualità e dottrina dell’Unità di Chiara Lubich. Il secondo testo procede con delicatezza, sul sentiero nascosto ma realmente percorribile che si distende tra scienza e teologia sulla traccia di una filosofia correlata ad esse che modernamente è tutta da reinventare, perché richiede alle diverse forme di conoscenza relazioni fondate su una reciproca apertura e sul rigoroso rispetto dei propri statuti epistemologici. NUOVA UMANITÀ XXIX –  Maggio-Giugno  – 2007/3, n.171

Luglio 2007

“Voi (…) siete stati chiamati a libertà” (Gal 5, 13).

Negli anni 50 l’apostolo Paolo aveva visitato la regione della Galazia, al centro dell’Asia minore, l’attuale Turchia. Erano sorte comunità cristiane che avevano abbracciato la fede con grande entusiasmo. Paolo aveva rappresentato davanti ai loro occhi Gesù crocifisso, ed essi avevano ricevuto il battesimo che li aveva rivestiti di Cristo, comunicando loro la libertà dei figli di Dio. “Correvano bene” nella nuova via, come riconosce Paolo stesso.
Poi, improvvisamente, cercano altrove la loro libertà. Paolo si stupisce che così presto abbiano voltato le spalle a Cristo. Di qui il pressante invito a ritrovare la libertà che Cristo aveva dato loro:

“Voi (…) siete stati chiamati a libertà”.

A quale libertà siamo chiamati? Non possiamo già fare quanto vogliamo? “Non siamo mai stati schiavi di nessuno”, dicevano, ad esempio, i contemporanei di Gesù quando egli affermava che la verità da lui portata li avrebbe resi liberi. “Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato”, aveva risposto Gesù .
C’è una schiavitù subdola, frutto del peccato, che attanaglia il cuore umano. Ne conosciamo bene le sue molteplici manifestazioni: il ripiegamento su noi stessi, l’attaccamento ai beni materiali, l’edonismo, l’orgoglio, l’ira…
Da soli non saremo mai capaci di svincolarci fino in fondo da questa schiavitù. La libertà è dono di Gesù: ci ha liberato facendosi nostro servo e dando la vita per noi. Di qui l’invito ad essere coerenti con la libertà donataci.
Essa “non è tanto la possibilità di scegliere fra il bene e il male, quanto di andare sempre più verso il bene”. Così Chiara Lubich parlando ai giovani. “Ho costatato – continua – che il bene libera, il male rende schiavi. Ora, per avere la libertà bisogna amare. Perché ciò che ci rende più schiavi è il nostro io. Quando invece si pensa sempre all’altro, o alla volontà di Dio nel fare i propri doveri, o al prossimo, non si pensa a se stessi e si è liberi da se stessi” . 
 

“Voi (…) siete stati chiamati a libertà”.

Come vivere dunque questa Parola di vita? Ce lo indica Paolo stesso quando, subito dopo averci ricordato che siamo chiamati a libertà, spiega che questa consiste nel mettersi “a servizio gli uni degli altri”, “mediante la carità”, perché tutta la legge “trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso” .
Si è liberi – ecco il paradosso dell’amore – quando per amore ci si pone a servizio degli altri, quando, contrastando le spinte egoistiche, ci si dimentica di noi stessi e si è attenti alle necessità degli altri.
Siamo chiamati alla libertà dell’amore: siamo liberi di amare! Sì, “per avere la libertà bisogna amare”.

“Voi (…) siete stati chiamati a libertà”.

Il vescovo Francesco Saverio Nguyen Van Thuan, imprigionato per la sua fede, rimase in carcere 13 anni. Anche allora si sentiva libero perché gli restava sempre la possibilità di amare almeno i carcerieri.
“Quando sono stato messo in isolamento – racconta – fui affidato a cinque guardie: a turno, due di loro erano sempre con me. I capi avevano detto loro: 'Vi sostituiremo ogni due settimane con un altro gruppo, perché non siate 'contaminati' da questo pericoloso vescovo'. In seguito hanno deciso: 'Non vi cambieremo più; altrimenti questo vescovo contaminerà tutti i poliziotti'.
All’inizio le guardie non parlavano con me. Rispondevano solo sì e no. Era veramente triste (…). Evitavano di parlare con me.
Una notte mi è venuto un pensiero: 'Francesco, tu sei ancora molto ricco, hai l’amore di Cristo nel tuo cuore; amali come Gesù ti ha amato'.
L’indomani ho cominciato a voler loro ancora più bene, ad amare Gesù in loro, sorridendo, scambiando con loro parole gentili. Ho cominciato a raccontare storie dei miei viaggi all’estero (…). Hanno voluto imparare le lingue straniere: il francese, l’inglese… Le mie guardie sono diventate miei scolari!”

A cura di Fabio Ciardi e Gabriella Fallacara

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I piccoli di Krizevci

I piccoli di Krizevci

Krizevci è a 60 chilometri da Zagabria (Croazia). Qui in seguito alla guerra provocata dalla frantumazione della Yugoslavia negli anni ’90 i conflitti non sono arrivati direttamente, ma tutti i suoi abitanti ne hanno sentito le conseguenze, visto l’alto numero di profughi che anche in questa cittadina di 23.000 abitanti sono arrivati in quegli anni. Anche l’asilo, inaugurato nel 1995, ha riflettuto fin dall’inizio questa situazione: fra i primi bambini, dai 3 ai 6 anni, parecchi erano i figli dei profughi che la guerra ha portato qui dalla Bosnia e dalle zone occupate della Croazia. Adesso sono 110 i piccoli ospiti, e in questi anni ne sono passati oltre 400. Un passo per la ricostruzione del tessuto sociale di una società devastata dalla guerra. Forse è per questo che quando il vescovo Miklovs ha offerto un terreno per edificare la scuola materna, è partita subito una gara di solidarietà internazionale. Con il contributo dell’AMU, l’associazione “Azione per un mondo unito”, organizzazione non governativa legata al Movimento dei Focolari, e di altre realtà associative organizzate, come dai singoli cittadini, sono state fatte le opere in muratura, rifiniture, arredi, pavimentazione esterna, e messo a disposizione materiale didattico. “In tempi così difficili – aveva detto il sindaco di Krizevci durante la cerimonia di inaugurazione – quando sembra che nel mondo dominino solo l’odio, la violenza, la guerra, Krizevci è uno dei fari che cerca di portare la luce e la gioia in questo mondo di lacrime”. Un “raggio di sole” – E non è quindi un caso se l’asilo ha preso il nome di “Raggio di sole”. Un vero raggio di sole in questa terra martoriata sono i sorrisi, la vivacità travolgente di questi ragazzini, autentici e consapevoli protagonisti di questo luogo dove la speranza di un mondo di pace è palpabile realtà. Forse è proprio grazie a loro, che l’asilo ha saputo trasformarsi da oggetto della solidarietà a motore di iniziative di comuni, di associazioni, non solo di ispirazione religiosa. Così anche nella scelta del metodo pedagogico basato sulla pedagogia di comunione, si è provato, per primi in Croazia, ad applicare anche quello di Agazzi, educatrici italiane del primo dopoguerra, che utilizza un materiale didattico molto semplice, povero e naturale che il bambino rielabora con fantasia insieme ai suoi coetanei, sviluppando così la sua capacità di collaborazione e di integrazione. “Ma il valore fondamentale – spiega una delle insegnanti – vuole essere l’amore che crea una comunità viva. Avevo già lavorato in una scuola materna, ma qui c’è qualcosa di nuovo. E’ un lavoro di équipe, nel quale sono coinvolti anche i genitori.” Qui si educa alla pace – Intanto le attività dell’asilo di Krizevci si moltiplicano secondo le linee di un progetto formativo di “educazione alla pace”. In questo senso i bambini vivono esperienze forti di cultura del dare, visitando per esempio un vicino orfanatrofio, o prendendo contatto con altri asili, anche in Italia, intessendo una corrispondenza sempre più fitta. “Raggio di sole” si inserisce ed è una espressione della Mariapoli Faro, una cittadella dei Focolari che ripropone, anche in terra croata, uno stile di vita “cittadino” fondato sull’amore scambievole. La Mariapoli Faro sorge proprio all’interno del comune di Krizevci. Nella cittadella abitano oggi un centinaio di persone con storie, tradizioni, lingue, culture, religioni diverse: sono croati, sloveni, italiani, bosniaci, ungheresi, rumeni, ruteni. Chi passa per la cittadella non può restare indifferente. La gioia profonda dei suoi abitanti – che hanno fatto l’esperienza della guerra – ha la sua radice nel dolore superato con l’amore. (altro…)

I piccoli di Krizevci

Un laboratorio di vita per una cultura di pace

  La scuola materna “Biseri” (Perle) è il primo esperimento di questo genere in Macedonia, una delle repubbliche della ex Yugoslavia, uscita dal sistema socialista. Nel campo dell’educazione il regime non lasciava libertà di iniziativa. Ora si cercano nuovi punti di riferimento e valori. In un paese multietnico e multireligioso, dove nel recente passato non sono  mancati conflitti violenti, questa scuola, inserita nell’università trilingue (macedone, albanese, turco) sarà anche un ‘laboratorio’ in cui sperimentare l’educazione alla pace e dove gli studenti possono fare il loro tirocinio ed essere formati ai nuovi principi pedagogici. Il ministro Adnan Ćahil, presente all’inaugurazione, si è augurato che queste iniziative siano uno stimolo per il futuro della loro società, e si moltiplichino in tutta la Macedonia e negli altri Paesi del Sud-est Europeo. «Un’idea coraggiosa e innovativa» – l’ha definita Chiara Lubich nel suo messaggio in occasione dell’inaugurazione della scuola, alla quale hanno partecipato rappresentanti del Governo, dell’Università “S. Kliment Ohridski”, e di diverse istituzioni educative, alla presenza di oltre 150 persone. Sono intervenuti il rettore Giorge Martinovski, il decano Murat Murati, e, a nome di Chiara Lubich, Valeria Ronchetti. «Un’idea – continua Chiara – che trova il suo senso più alto nella promozione dell’unità tra persone, popoli, culture e religioni». «Auguro ai bambini che frequenteranno questa scuola di diventare “piccole perle”, esempio per tanti! E ai loro educatori che possano sperimentare quella vera cultura di dialogo e d’amore reciproco, che è percorso educativo irrinunciabile per l’edificazione di una nuova società impostata sulla fraternità e sulla paceIl modello a cui si ispira la scuola “Biseri”, è il metodo educativo sperimentato ormai da anni presso la scuola materna Raggio di Sole, a “Faro” (Krizevci), cittadella del Movimento dei Focolari in Croazia. Fondata nel 1995, si basa sui principi educativi della pedagogia di comunione del Movimento dei focolari e del metodo sorelle Agazzi – educatrici italiane del primo dopoguerra, che utilizza un materiale didattico che il bambino rielabora con fantasia insieme ai suoi coetanei, sviluppando così la sua capacità di collaborazione e di integrazione. Dal 1995 ad oggi numerosi sono stati i passi avanti, in direzione dell’educazione primaria, per ricostruire, a partire dai piccoli, il tessuto sociale di una regione, qual’ è il sudest europeo, segnata da anni di conflitti: dopo Raggio di Sole in Croazia, anche a Belgrado (Serbia) è nata la scuola Fantasy; nel febbraio 2007 per approfondire queste tematiche, ha preso il via ufficiale all’Università di Zagabria (Croazia), un corso di specializzazione post-laurea di 180 ore in pedagogia di comunione e metodo Agazzi. L’esperienza educativa della scuola materna “Raggio di sole” dove opera da anni la pedagoga Anna Lisa Gasparini, insieme ad un’équipe qualificata, è stata oggetto  di numerosi seminari di studio, sostenuti anche da EDU-Educazione-Unità, che hanno destato l’interesse del Ministero della Pubblica Istruzione della Croazia e d varie Università anche dei Paesi vicini: Serbia, Slovenia, Macedonia, Albania. Da qui è nato il desiderio di avere anche in Macedonia una scuola dove superare le barriere etniche, e gettare semi per una speranza di pace. (altro…)

I piccoli di Krizevci

Gibì e Doppiaw: per mantenere lo stupore della scoperta della natura e dell’altro

 IL VOLUME – «Sono ormai più di vent’anni che i due personaggi di Walter Kostner ci fanno compagnia con quelle loro storie così “semplici” nelle quali a tutti viene facile immedesimarsi. Ma cos’hanno di speciale Gibì e Doppiaw da essere sempre attuali? Hanno che, parlandoci della vita di tutti i giorni, in un continuo richiamo alla natura per ritrovare se stessi, pongono l’altro al centro dei propri pensieri, senza giudicare; si esprimono con poche chiare parole dando valore al silenzio; osservano per capire, prima d’agire; hanno tempi lenti e calmi, com’è dei bambini e dei saggi avere. La loro ricchezza educativa è tale da aver dato vita ad un progetto per famiglie, scuole e comunità, ideato nel 2000 e intitolato “I tesori di Gibì e Doppiaw”, come il piccolo e improtante libro che lo presenta(a cura di Michele De Beni, ed. Città Nuova 2006). L’autore, attraverso il disegno, rilancia temi e offre modi nuovi per riscoprire e vivere insieme la bellezza originaria dell’umanità e dell’universo intero, dando forma con le sue vignette agli ideali a cui si ispira. La sua è una visione del mondo che interpreta l’ostacolo e l’errore come via alla conoscenza di sé e alla comprensione dell’altro; e il dolore come porta aperta verso quell’ “oltre” in cui l’esistenza scopre i suoi più profondi significati». (dalla prefazione di Lia De Pra Cavalleri).   Questo libro si presenta come un album di grande formato in cui le storie sono raccolte per temi. Centocinquanta strisce scelte tra le circa trecento ad oggi realizzate. L’AUTORE Walter Kostner (Ortisei, 1947) vive e lavora a Roma dal ’78, dove è tra i responsabili del movimento “Ragazzi per l’Unità” del Movimento dei Focolari. Oltre che disegnare, scrive racconti e si occupa di fotografia. COME NASCE L’IDEA – «Verso la metà degli anni ’70 – scrive l’autore –  ho vissuto un periodo di tempo a Salisburgo, dove lavoravo come scultore del legno e mi occupavo della formazione di ragazzi. Con loro salivamo le montagne, facevamo teatro, ci impegnavamo per le persone emarginate…ma ciò che dava senso ad ogni cosa, era viverle alla luce dell’amore evangelico, dove anche gli ostacoli potevano diventare una pedana di lancio per andare avanti. Ritornato in Italia sono rimasto in contatto con alcuni di loro e tra questi con Gibì – lo chiamavo così per le iniziali del suo nome. Dopo un anno mi scrive una lettera dalla quale comprendo che sta attraversando un momento di crisi. Avrei voglia di dargli delle risposte, di indicargli una direzione. Ma come farlo senza correre il rischio che sembrino consigli paternalistici di una persona adulta e preoccupata? Sento che le parole potrebbero non essere accettate. Così abbozzo per la prima volta la figura di un clown con la bombetta, Gibì, e quella del suo interlocutore col papillon a quadri, Doppiaw, iniziale del mio nome. Disegno piccole storie che riprendono le situazioni che lui vive, nel tentativo di aiutarlo a uscire dal guscio in cui si sta rinchiudendo. Nascono così le prime strisce: esperienze di vita, fatti positivi e cantonate, sogni, disillusioni, scoperte».

Focolarini e politica

  Tra i titoli di Città Nuova del 25 giugno 2007 (n. 12): Focolarini e politica (leggi l’articolo ) di Paolo Lòriga  Libano oltre il Tribunale di Giovanni Romano Politica, antipolitica e You Tube di Lucia Fronza Crepaz Bilancio di metà anno Italia, come stai? di Paolo Senesi Economia in ripresa. Merito delle aziende capaci di imporsi sui mercati. Ma il Paese è più vecchio e più povero. Servono riforme e il Parlamento arranca. Come uscirne? Inattesa indicazione del governatore Draghi. Firenze sogna… Un’alleanza per la famiglia a cura di Nedo Pozzi La Conferenza Nazionale della famiglia, primo evento di una nuova stagione istituzionale? Alcune prospettive dicono di sì. I pareri di alcuni partecipanti. In prima linea Lo “scopritore” della fertilità di Roberto Di Pietro Ritratto di John Billings, da poco scomparso, che, insieme alla moglie Evelyn, ha messo a punto il celebre metodo di regolazione delle nascite. Minori immigrati La scuola cambia pelle di Aurora Nicosia Sempre più fra i banchi di scuola si ritrovano ragazzi di varie nazionalità. Quella dell’integrazione è una sfida aperta che, insieme a tante domande, ha già tante risposte positive. Storie in controluce I muri distrutti di Michele di Marco Tealdo Ha trascorso una vita ad alzare muri. Eppure la storia di Michele appare più quella di chi i muri ha sempre tentato di abbatterli. Vite sospese Luciano, la sua notte di Caterina Ruggiu Dieci anni di “non-vita”, come li ha definiti, raccontati con straordinaria e a volte cruda sincerità. Storia di Luciano Saltori, che ha perso la sua scommessa con l’Aids. Ma non quella con se stesso, nella ricerca del “senso di vivere”.

I piccoli di Krizevci

Terra Santa: “Un viaggio che lascia il segno”

Per incrementare le iniziative di sostegno e solidarietà per la Terra Santa, il Movimento dei Focolari ha dato vita al progetto: “Turismo a Gerusalemme”, in risposta al desiderio espresso dai vescovi locali. Tra le molte iniziative, il viaggio di 280  tra coppie e figli di ogni età, da tutta l’Italia. Il viaggio prevede visite ai luoghi santi, incontri con le comunità cristiane, con autorità della Chiesa e personalità sia ebraiche che musulmane. Commoventi le testimonianze di chi ha già fatto questo viaggio: “Le Parole del Vangelo qui prendono un risalto particolare. Si vivono momenti di grande commozione e profonda unità con Gesù, con una scelta nuova e radicale alla Sua sequela: molti rinnovano il «sì» a Dio, ripetendo il sì di Maria a Nazaret; a Betlemme, nasce un nuovo impegno a mantener sempre vivo l’amore scambievole che “genera” oggi la presenza spirituale di Gesù, e al Calvario si fa più consapevole la scelta di riconoscere e amare, nei molti volti di dolore, Gesù Crocifisso e Abbandonato”. Ulteriori informazioni: www.famiglienuove.org

Dalla ricerca della verità, uno sbocco imprevedibile…

Sono stato nominato difensore d’ufficio di A., arrestato per furto aggravato. Mentre faccio ingresso in tribunale, si avvicina a me il padre dell’arrestato, supplicandomi di fare in modo che il figlio resti in carcere perché «drogato, violento e ribelle verso la famiglia, rifiuta ogni forma di recupero dalla tossicodipendenza». Gli agenti penitenziari mi accompagnano dal detenuto che aveva trascorso la notte in carcere. Come prima cosa mi chiede di aiutarlo a non rimanere in quell’orribile posto. Studiando le carte del processo, noto che ci sono delle sfasature processuali che mi  consentirebbero di ottenere la scarcerazione dell’interessato. Ma mi assale il dubbio: cosa sarà meglio per questo povero ragazzo? Ha forse ragione il padre? Tuttavia il carcere non è poi così salutare per un tossicodipendente, che – per mia esperienza – è quasi sempre un essere sensibile e bisognoso d’affetto. Cerco di ascoltare dentro di me la voce dello “Spirito di verità”, per cercare una via d’uscita. All’udienza per il giudizio in direttissima, chiedo al magistrato di concedere un termine di 5 giorni per preparare la difesa. A. torna in carcere, ma – mentre viene portato via dalle guardie – mi lancia uno sguardo impaurito che ancora non dimentico. Gli dico: «Stai tranquillo, verrò a trovarti, dobbiamo parlare». La mia intenzione era quella di trovare una casa di recupero per tossicodipendenti. All’uscita dal Tribunale mi viene ancora incontro il papà di A., convinto che il figlio non avrebbe accettato di andare in questa casa: loro ci avevano provato più volte, inutilmente. Raccolgo il suo sfogo, in cui mi racconta il dramma della sua famiglia che si stava sgretolando a causa di questo figlio drogato. Passano i cinque giorni. In carcere A. riceve delle cure di metadone; migliora di giorno in giorno. Riusciamo nel frattempo a trovare la casa di cura, la migliore, che qualche mese prima lo aveva rifiutato. Poco prima del processo parlo al ragazzo: «Promettimi di andare in casa di cura, e di tornare a volerti bene; io farò in modo che tu venga rimesso in libertà. Sappi, in ogni caso, che i tuoi genitori ti vogliono un bene grande e che tuo padre di certo è qui fuori ad attendere la sentenza del giudice». Commosso, mi risponde: «Ok, ci sto!». A. viene rimesso in libertà. Il giudice aveva intuito tutto il lavorìo che c’era stato e mentre andava via, mi saluta con un sorriso. All’uscita un grande abbraccio tra il padre e il figlio. A. oggi vive in una casa di cura per tossicodipendenti e in famiglia è tornata la pace. Il padre in seguito mi ha detto: «Siamo entrambi padri di A.» (C. I. – Italia)

Giugno 2007

Il Vangelo affascina con le sue parole di verità. In esso parla Colui che ha detto: “Io sono la Verità” . Egli spalanca davanti a noi il mistero infinito di Dio e ci fa conoscere il suo progetto d’amore sull’umanità: dona la Verità.
Ma la Verità ha la profondità infinita del mistero. Come comprenderla e viverla appieno? Gesù stesso sa che non siamo capaci di portarne il “peso”. Per questo, durante la sua ultima cena con i discepoli, prima di tornare al Padre, promette di mandare il suo stesso Spirito perché sia Lui a spiegarci le sue parole e a farcele vivere.

«Lo Spirito di verità (…) vi guiderà alla verità tutta intera»

La comunità dei credenti conosce la verità perché vive di Gesù. Nello stesso tempo è in cammino verso la “pienezza della verità”, sotto la guida sicura dello Spirito.
La storia della Chiesa può essere letta come la storia della comprensione graduale e sempre più profonda del mistero di Gesù e della sua Parola. Lo Spirito la conduce lungo questo cammino in molteplici modi: con la contemplazione e lo studio dei credenti, con i carismi dei santi, con il Magistero della Chiesa .
Lo Spirito parla anche nel cuore di ogni credente, lì dove egli abita, facendo sentire la sua “voce”. Suggerisce, di volta in volta, di perdonare, servire, donare, amare. Insegna cosa è bene e cosa è male. Ricorda e fa vivere le Parole di vita che il Vangelo semina in noi di mese in mese.

«Lo Spirito di verità (…) vi guiderà alla verità tutta intera»

Come vivere questa Parola di vita? Ascoltando quella “voce” che parla in noi, nella docilità allo Spirito Santo che guida, esorta, spinge.
“Il cristiano – spiega Chiara Lubich – deve camminare sotto l'impulso dello Spirito, affinché lo Spirito possa operare nel suo cuore con la sua potenza creatrice per portarlo alla santificazione, alla divinizzazione e alla risurrezione”.
Per comprendere meglio, quasi amplificata, quella “voce”, Chiara invita a vivere in unità tra noi, così da imparare ad ascoltare la voce dello Spirito non soltanto dentro di noi, “ma anche quella di Lui presente fra noi uniti nel Risorto”.
Lo Spirito, quando c'è Gesù fra noi, “perfeziona l'ascolto della sua voce in ciascuno di noi. La voce dello Spirito infatti per Gesù fra noi è come un altoparlante della sua voce in noi.
“Ci è sempre sembrato che il modo migliore di amare lo Spirito Santo, di onorarlo, di tenerlo presente nel nostro cuore fosse proprio quello di ascoltare la sua voce, che può illuminarci in tutti gli attimi della nostra vita (…). E, ascoltando «quella» voce, si è costatato, con grandissima sorpresa, come si cammina verso la perfezione: i difetti piano piano spariscono e le virtù vengono in rilievo” .

«Lo Spirito di verità (…) vi guiderà alla verità tutta intera»

Questa Parola di vita, letta nella festa della Santissima Trinità, ci invita a invocare lo Spirito Santo:
“O Spirito Santo, non ti chiediamo altra cosa che Dio per Dio. (…). Donaci di vivere la vita che ci resta (…) soltanto e sempre ed in ogni istante in funzione di Te solo, che solo vogliamo amare e servire.
Dio! Dio, spirito puro, cui la nostra umanità può far da calice vuoto per esserne riempita…
Dio, che deve trasparire dal nostro animo, dal nostro cuore, dal nostro volto, dalle nostre parole, dai nostri atti, dal nostro silenzio, dal nostro vivere, dal nostro morire, dal nostro apparire, dopo la nostra scomparsa sulla terra, dove possiamo, dobbiamo lasciare solo una scia luminosa della sua presenza, di Lui presente in noi, fra le materie e le macerie del mondo, che vive o che crolla, nella lode o nella vanità di tutte le cose, a sgabello o a sgombero di tutto per il posto del Tutto, del Solo, dell’Amore” .

a cura di Fabio Ciardi e Gabriella Fallacara

I piccoli di Krizevci

Nuove frontiere della comunicazione

«Intermediando», seminario per studenti e giovani professionisti della comunicazione –  Sotto la spinta della rivoluzione digitale, i mestieri della comunicazione stanno moltiplicandosi e sempre più specializzandosi. Eppure si assiste a continue “passerelle” tra un mestiere e l’altro: tra giornalismo e comunicazione aziendale, ICT e televisione, tra letteratura e cinema… Focus – Questo corso internazionale vuol offrire un “approfondimento creativo” per singoli campi della comunicazione (informazione, cinema e tv, Informatica e nuove tecnologie, marketing e comunicazione d’impresa e pubblica),  ma con aperture inter e intra-disciplinari. Chi lo promuove: NetOne, rete di professionisti, studenti e operatori dei media dei cinque continenti che lavorano o studiano nel campo dei media, nella prospettiva di un mondo unito. Previsti cinque giorni di corso, dal 18 al 23 giugno 2007, a Ciampino (Roma) per 120 giovani professionisti e studenti tra i 20 e i 35 anni, provenienti dal mondo intero, in lingua italiana e in lingua inglese. Metodo – Gli insegnamenti interdisciplinari di Inter-mediando, affidati ad alcuni esperti di comunicazione, offriranno ai partecipanti, durante le sessioni plenarie, una visione d’insieme sulla realtà comunicativa nella quale si troveranno a lavorare. Per il resto del tempo, il programma si articolerà in laboratori distinti secondo i vari campi della comunicazione. Sono previsti momenti che contribuiscano alla coesione all’interno di ciascun gruppo: “esercizi di dialogo e di comunicazione interpersonale”. Parte integrante di Intermediando sarà, infatti, il metodo di lavoro, basato sulla convivenza tra insegnanti e studenti e sul continuo dialogo tra essi. In programma visite alla RAI, a Radio Vaticana e all’Agenzia Spaziale Europea (ESA) di Frascati. Lunedì 18 giugno 2007 la scuola si aprirà sul territorio per una serata – aperta al pubblico – con Sergio Maistrello sugli argomenti del suo ultimo libro “La parte abitata della Rete”. Per saperne di più e per iscriversi:   www.net-one.org (altro…)