Ott 12, 2021 | Focolari nel Mondo
Un padre può permettersi finalmente di acquistare un’abitazione per i propri figli. Ma non ha le risorse economiche e fisiche per ristrutturarla da solo. Una comunità attorno a lui si attiva.
“Sono venuti in tanti ad aiutarmi, in tre giorni abbiamo potuto rifare il tetto e sostituire i soffitti in terra e paglia con quelli in cartongesso”. Queste le parole di entusiasmo di Janos Kalman, serbo, di nazionalità ungherese, padre di 3 figli. I lavori in corso a casa sua hanno qualcosa di straordinario. Fino a poco tempo fa viveva in una casa fatiscente e senz’acqua fra campi incolti, e il suo sogno era sempre stato averne una propria. Ma non se l’era mai potuta permettere. Grazie all’indennizzo per l’infortunio e alla generosità di tanti, ha potuto finalmente raggiungere la somma per acquistare un immobile. Si presentava però un ulteriore problema. Era da ristrutturare. “Avrei voluto poterla aggiustare – racconta – ma ero cosciente che da solo non ce l’avrei mai fatta.” Janos ha camminato per 10 anni con le stampelle a causa di un incidente sul lavoro. Ad oggi ha ripreso a camminare, ma non riesce ancora a piegare il ginocchio. Aveva bisogno di aiuto nei lavori. È così che la comunità dei Focolari si è messa in moto, mettendo in pratica il motto #daretocare (“osare prendersi cura”), proposto dai Giovani per un Mondo Unito. (www.unitedworldproject.org/daretocare2021)
“Abbiamo deciso di fare una lista delle persone che avevano più bisogno – spiega Cinzia Panero, membro dei Focolari in Serbia – alcune erano in difficoltà economiche, altre malate, altre ancora senza una casa.” Tra queste ultime, quella di Janos, a cui rimane ancora del lavoro da fare, “ma l’aiuto che ho ricevuto è per me un grande dono” dice lui stesso. C’è ancora un dato importante che fa la differenza in questa storia: la casa di Janos si trova nella Vojvodina, regione autonoma della Serbia costituita da varie etnie (slovacchi, ruteni, rumeni, croati, con una maggioranza di popolazione di lingua ungherese). Inoltre, ai lavori di ristrutturazione hanno contribuito alcune persone della Repubblica Ceca, raccogliendo denaro per il materiale necessario e inviando in Serbia due partecipanti. Tutto questo con alcune attenzioni: chi ha contribuito economicamente, ad esempio, ha voluto scrivere un messaggio personale indirizzato a chi avrebbe ricevuto la somma inviata. I beneficiari hanno risposto con gratitudine e commozione. Un gesto che aiuta a costruire un senso di famiglia oltre la distanza. Un vero lavoro di squadra tra culture diverse. Tra i volontari che hanno aiutato, ce n’è uno che ha detto: “Oltre ad aiutare qualcuno che ne aveva bisogno, sentivo che stavo anche aiutando me stesso ad uscire dalla mia zona di confort”. Si può andare verso l’altro per costruire una casa. E così, essere casa.
Di Laura Salerno
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Ott 11, 2021 | Chiara Lubich
Viviamo un tempo durante il quale occorre camminare insieme, in uno stile sinodale. In questo brano di Chiara Lubich ci viene proposto mettere al primo posto l’amore per il fratello, per ogni fratello e sorella, ma sopratutto per coloro con i quali lavoriamo, studiamo, viviamo. […] Nell’aiuto al fratello sono […] riassunti tutti i nostri doveri. Lo conferma una di quelle parole della Scrittura, incentrate sull’amore, che risuonano in noi in modo particolare: “Tutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso” (Gal 5, 14). Se le cose stanno così, per noi tensione alla santità significa porre tutta la nostra attenzione, il nostro sforzo, nell’amare il fratello. Il cercare la santità […], per noi, non consiste tanto nel toglierci i difetti uno per uno, quanto nell’amare, nel pensare agli altri, dimentichi completamente di noi stessi. […] Ma si sa: chi ama il fratello, chi vive nell’altro, si accorge ben presto che non è più lui in realtà che vive in se stesso, ma Cristo in lui. Cristo vive nel suo cuore. E chi è Cristo? E chi è Gesù? È la santità. Noi troviamo la santità in Gesù, che fiorisce in noi perché amiamo. La santità per noi viene come conseguenza dell’amare. E noi non possiamo raggiungerla che in questa maniera. Se cercassimo la santità per se stessa non la raggiungeremmo mai. Amare, dunque, e null’altro. Perdere tutto, anche l’attaccamento alla santità, per tendere solo, solo, solo ad amare. Solo così potremo un giorno fare della santità un dono a Maria. […] Oggi ripartiamo come fosse il primo giorno della nostra rivoluzione d’amore, il primo giorno del nostro Santo Viaggio. Ripartiamo senza pensare a niente altro, perché nell’amore è tutto. Viviamo […] disponendoci ad amare ogni nostro prossimo proprio come noi stessi e per questo nell’atteggiamento costante di “calarci” in ogni singola situazione. […]
Chiara Lubich
https://vimeo.com/623447878 (Tratto da LUBICH, C; a cura di Michel Vandeleene, Conversazioni in collegamento telefonico, Cittá Nuova, Roma, 2019, pp. 120-121) (altro…)
Ott 8, 2021 | Chiesa, Nuove Generazioni
È in preparazione la Giornata Mondiale della Gioventù a livello diocesano. Un cammino di preparazione verso il 2023 dove i giovani si ritroveranno attorno al Papa a Lisbona.
È vero. Tra chi ha più sofferto in questo periodo di emergenza sanitaria si trovano i giovani. Hanno visto la sua esteriorità, la sua espansione verso l’esterno tagliata di colpo. Non hanno potuto frequentare la scuola, l’università, il lavoro. Sono stati tagliati fuori della vita sociale, degli amici. Ma é anche vero che i giovani sono stati i primi a mettere in moto la solidarietà, a lottare per la vita, infondere speranza, essere costruttori di pace, curare l’ambiente. Papa Francesco li ha ascoltati, ha sentito da loro quanto hanno vissuto e vivono in questo tempo e pochi giorni fa ha fatto pubblico il suo messaggio per la GMG 2021 con un invito mobilizzante: “Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto”. “Quando un giovane cade, in un certo senso cade l’umanità. Ma é anche vero che quando un giovane si rialza, é come se si risollevasse il mondo intero”, afferma. Mette di fronte a loro la vicenda del giovane Paolo che mentre era verso Damasco per arrestare alcuni cristiani, Gesú in mezzo ad una luce “più splendente del sole” lo chiama per nome: “Saulo!”. Quasi come se Francesco oggi volesse chiamare ogni giovane per il suo nome. E ripercorre con loro il camino di testimone di Cristo che ha fatto Paolo. Infine dice loro “Alzati” e testimonia la tua esperienza, l’amore e il rispetto che è possibile instaurare nelle relazioni umane. Alzati e difendi la giustizia sociale, la verità, i diritti umani. Testimonia il nuovo sguardo che ti fa vedere il creato con occhi pieni di meraviglia, ti fa riconoscere la Terra come la nostra casa comune e ti dà il coraggio di difendere l’ecologia integrale. Testimonia che sempre si può ricominciare e che Cristo vive. “Io vedo questo messaggio come una grande sfida per noi giovani”, mi confida Klara María Piedade, 27 anni, una giovane del Brasile. “Penso che è una risposta e una conferma che veramente dobbiamo essere responsabili di renderci protagonisti del mondo unito, di un mondo più fraterno”. Klara é una dei giovani che quest’anno sono al Centro dei Giovani per un mondo unito dei Focolari. Infatti da maggio scorso si danno da fare su diversi fronti per la cura della casa comune facendo eco alla Laudato Si’. Dare to care – Osare avere cura – é il loro programma che li vede come principali promotori. “Dobbiamo essere protagonisti”, ribadisce Klara, “non solo a parole ma con le nostre azioni. Cambieremo il mondo se facciamo questo primo passo. È molto importante mettersi in rete con quegli che già fanno qualcosa”. Si é appena conosciuta la data della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà a Lisbona, in Portogallo in agosto del 2023. Intanto, quest’anno a novembre, nella festa di Cristo Re, si celebrerà in tutte le diocesi del mondo. Un percorso di preparazione aperti alle sorprese di Dio, “che vuole far risplendere la sua luce sul nostro camino”.
Carlos Mana
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Ott 6, 2021 | Dialogo Interreligioso
Un Convegno alla Facoltà Teologica di Innsbruck (Austria) a conclusione di un percorso pluriennale d’attività intellettuale e esercizio esistenziale.
“Guardare tutti i fiori” un titolo insolito per un convegno teologico e, oltre tutto, in un contesto prestigioso come quello della Facoltà Teologica di Innsbruck che gli addetti ai lavori identificano con il nome di Karl Rahner, sepolto nella grande chiesa gesuita che divide le due ali dell’Ateneo. È stato significativo che proprio qui, nella prestigiosa Leopold Saal si sia svolto questo convegno, caratterizzato da una buona presenza (circa cento persone) con 150 punti di ascolto in altri continenti . Non si è trattato di un evento isolato, quanto della conclusione di un percorso iniziato quasi un decennio fa in occasione di un convegno islamo-cristiano organizzato dal Movimento dei Focolari e fondato su uno scambio di esperienze di dialogo della vita. Due professori della facoltà teologica austriaca – Roman Siebenrock e Wolfgang Palaver – presenti in quell’occasione mostrarono grande interesse a questa esperienza di dialogo. Nei mesi successivi a contatto con la spiritualità dei Focolari avevano visitato anche il nascente Istituto Universitario Sophia e il centro internazionale del Dialogo Interreligioso del Movimento. Da qui l’idea di formare un gruppo di ricerca con accademici delle due religioni per approfondire aspetti della spiritualità dalle due prospettive. Da allora, ogni anno, alla fine di agosto questo gruppo – chiamato cluster – e composto da una ventina di persone di diverse provenienze si è regolarmente incontrato per alcuni giorni. Fin da subito non è stata una semplice attività intellettuale ed accademica ma anche un esercizio esistenziale che ha via via costruito rapporti profondi a livello personale, culturale, religioso ed intellettuale. Negli ultimi anni l’interesse del gruppo si è concentrato su alcune pagine di carattere mistico di Chiara Lubich. I passi, fra i quali quello che ha dato il titolo alla conferenza, sono stati approfonditi sia nella sensibilità cristiana (cattolica e riformata) che in quella musulmana (sunnita e sciita). Al termine di questo percorso, si è deciso di organizzare un convegno accademico che potesse permettere la condivisione della ricchezza di queste riflessioni.
Il convegno di questi giorni ha aperto questa esperienza ad un pubblico accademico, e non solo, di matrice tedesca (austriaci, svizzeri e tedeschi erano infatti la stragrande maggioranza dei partecipanti) esprimendo nello stile, nel linguaggio e nelle categorie di pensiero di questa parte di Europa un patrimonio spirituale recente (quello della Lubich) capace, però, di coagulare pensatori di diverse provenienze, sia etniche che culturali e soprattutto religiose o meno: cattolici, riformati, musulmani e marxisti. Ad una riflessione teologica sul passo che ha dato il titolo all’evento – un intervento del teologo riformato Stefan Tobler – hanno fatto seguito altre riflessioni e tavole rotonde da cui sono emerse le esperienze di comunione intellettuale e spirituale che questi accademici – cristiani e musulmani – vivono da anni. Come percepiva un’artista ginevrina intervenuta ai lavori, si notava una testimonianza chiara quando sul palco saliva un gruppo che offriva un contributo a più voci. Un aspetto che raramente si trova in ambito accademico e che in questi giorni ha caratterizzato il convegno con una dimensione importante: la comunione di pensiero e di spirito. Inoltre, la presenza di cattolici, riformati, marxisti e musulmani ha offerto uno spaccato notevole di scuole di pensiero, di sensibilità accademiche ma anche culturali e religiose che non è facile trovare nel mondo attuale che vive di forti polarizzazioni quotidiane anche nell’ambito accademico e culturale.
Roberto Catalano
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Ott 5, 2021 | Vite vissute
Lucia Abignente, focolarina italiana, ricorda Anna Fratta (Doni) con la quale ha condiviso parte dei suoi anni in Polonia. Una vita tutta “Donata”, proprio come il significato del nome datole da Chiara Lubich. “Un abisso di umanità”, “una maestra di vita”, “una piccola grande donna”. Sono questi tre frammenti dei tanti echi suscitati, il 24 settembre 2021, dalla notizia del ritorno alla casa del Padre di Anna Fratta, conosciuta nel Movimento dei Focolari come Doni. Forse, al sentirli, lei avvertirebbe quasi disagio, schiva come era da ogni elogio e misurata nelle sue parole che, essenziali, erano un distillato di sapienza. La sua indole, rafforzata dalle esperienze della vita, le aveva rese tali. Ultima di sei figli vive un’infanzia a cui non è per niente estranea la dimensione del dolore, manifestatosi in modo particolarmente acuto con la morte di una sorella. Profonde domande esistenziali sul senso della vita la interrogano già da bambina, conducendola progressivamente ad allontanarsi da Dio e a cercare altrove risposte. Più tardi lo studio della medicina, scelta per ribellione, si manifesta provvidenziale. La biologia l’affascina e incide sul suo cammino interiore. Scopre nella natura un rapporto di reciprocità e di servizio che non riesce a spiegarsi: una legge d’amore alla cui radice, come capisce una notte “dopo una dolorosa, drammatica, lotta interiore”, c’è “un Essere che ha in sé l’amore”. E’ una svolta decisiva a cui segue l’incontro con Dio nel carisma di Chiara Lubich. Presto Doni avverte che Lui la chiama a seguirla nella via del focolare. Doni farà parte del gruppo dei medici focolarini che, accogliendo la richiesta della Chiesa, si recherà oltrecortina, dove vivrà trent’anni (1962-1992), dapprima nella Repubblica Democratica Tedesca e poi in Polonia, adoperandosi silenziosamente ed efficacemente a dar vita alla comunità dei Focolari, di cui seguirà con stupore e gratitudine a Dio il cammino e la crescita. Da queste terre, segnate dalla sofferenza della mancanza di libertà e nell’impossibilità spesso di un contatto con il Centro dei Focolari a Roma, passerà successivamente a trovarsi proprio al cuore di esso, abitando a Rocca di Papa (Roma-Italia) nel focolare di Chiara Lubich. Con lei condividerà anni intensi, luminosi, ricchi di eventi e impegni a livello mondiale, accompagnandola poi con dedizione e grande amore anche nell’ultimo tratto della sua permanenza sulla terra. Il disegno di Dio su di lei si completa con il suo sapiente contributo come Consigliera generale del Movimento per l’aspetto della “spiritualità e vita di preghiera” che, unito alla donazione nell’accogliere tanti – con Gis Calliari, Eli Folonari e altre delle prime focolarine – trasmette la luce della quotidianità vissuta con Chiara Lubich; e poi nella cittadella di Loppiano (Italia), dove si trasferisce a causa della malattia invalidante che riduce lentamente le sue capacità fisiche. Una profonda coerenza interiore legava il suo agire: “L’amore, si sa, disarma; il nostro parlare era tale che ognuno avrebbe potuto ascoltarlo, amici e nemici”, ricordava conscia della particolare cura con cui, oltre il Muro, la Polizia segreta li seguiva. “Amare, amare, solo amare e riempire le valigie di questo amore, è solo questo che porterò con me!” annota negli ultimi anni, mentre si prepara al viaggio decisivo. Non meraviglia allora che la sua attività professionale abbia guadagnato la stima delle autorità che, nella Repubblica Democratica Tedesca, con tre medaglie l’hanno premiata per il lavoro svolto e il “collettivo” costruito. Ed è ancor più logico che la sua vita abbia trasmesso a tanti in modo limpido l’amore di Dio. Forse il segreto è proprio in quel suo rapporto intimo, costante con la Madonna, in particolare con lei che Desolata, apre nel sì del Golgota il cuore e le braccia all’umanità. È alla Sua scuola che Doni si pone. Scrive il 15 settembre del 1962, poco dopo aver attraversato il muro di Berlino: “Qui non si ha niente a cui appoggiarsi, e, se non si guarda sempre a Maria ai piedi della Croce, si va in terra. Ci sono dei momenti in cui sembra di soffocare, e non si può fare altro che pregare Maria. Solo così a poco a poco il vuoto diventa pienezza e il dolore si trasforma in pace. Sono questi i momenti più belli della giornata, i più preziosi, perché nel dolore trovo un rapporto sempre più profondo e intimo con la Madonna, e per Lei con tutti i suoi figli”. Qui il segreto della fecondità della sua vita tutta “Donata” come esprime il nome datole da Chiara Lubich.
Lucia Abignente
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Ott 4, 2021 | Chiara Lubich
Oggi, 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, patrono dell’ecologia, termina il “Tempo del Creato”, la celebrazione annuale di preghiera e azione per la nostra casa comune. Insieme le diverse Chiese e comunità ecclesiali di tutto il mondo si uniscono per proteggere e difendere il creato. Chiara Lubich ci invita in questo brano ad avere, in prima persona, un giusto rapporto con l’ambiente. […] Da più parti si lanciano proposte per guarire il nostro mondo malato. […] I giovani sono particolarmente sensibili a questo argomento e sentono il bisogno di cambiamenti radicali nel rapporto con l’ambiente, nel rapporto fra individui e Stati, nell’uso delle acquisizioni scientifiche. Avvertono inoltre che la salvaguardia dell’ambiente e l’edificazione della pace sono possibili solo se praticati su scala planetaria. Essi sono convinti che per realizzare l’ideale di un mondo unito deve affermarsi il primato dell’uomo sulla scienza e sulla tecnologia. […] Ebbene, si tratta di dare il nostro contributo concreto, anche piccolo, alla soluzione dei grandi problemi. I nostri giovani l’hanno compreso e hanno intrapreso già varie iniziative che esprimono una coscienza ecologica personale e collettiva, sotto molti aspetti, e cioè nell’acquisto di quei prodotti che non hanno un impatto negativo sull’ambiente, nella raccolta dei rifiuti che inquinano l’ambiente e in tutte quelle scelte che nascono da un profondo rispetto della natura. È cominciando dai piccoli problemi locali che si forma una coscienza morale in grado di affrontare i problemi su scala mondiale. L’ecologia, in fondo, rappresenta una sfida che si può vincere solo cambiando mentalità e formando le coscienze. È ormai dimostrato da molti seri studi scientifici che non mancherebbero né le risorse tecniche né quelle economiche per migliorare l’ambiente. Ciò che invece manca é quel supplemento d’anima, quel nuovo amore per l’uomo, che ci fa sentire responsabili tutti verso tutti, nello sforzo comune di gestire le risorse della terra in modo intelligente, giusto, misurato. Non dimentichiamo che Dio creatore ha affidato la terra a tutti gli uomini e non a un solo popolo o a un solo gruppo di persone. Questa della distribuzione dei beni nel mondo, dell’aiuto alle popolazioni più povere, della solidarietà del Nord per il Sud, dei ricchi per i poveri é l’altra faccia del problema ecologico. […] La Bibbia, con il suo racconto della creazione, ci insegna che solo nell’armonia con il piano di Dio la natura e l’uomo trovano l’ordine e la pace. Se l’uomo non é in pace con Dio, la terra stessa non é in pace. […] Se si scopre che tutto il creato é dono di un Padre che ci vuol bene, sarà molto più facile trovare un rapporto armonioso con la natura. E se si scopre anche che questo dono é per tutti i membri della famiglia umana, e non solo per alcuni, si porrà più attenzione e rispetto per qualcosa che appartiene all’umanità intera presente e futura.
Chiara Lubich
(Lettera di Chiara Lubich a Nikkyo Niwano – 1990, in POLI, R. e CONTE, A., Vita, salute, ambiente tra speranza e responsabilità, Cittá Nuova, Roma, 2021, pp. 32-34) Buone pratiche e attività: http://www.unitedworldproject.org/daretocare2021/ (altro…)
Ott 3, 2021 | Cultura, Sociale
Il Movimento dei Focolari è partner del Movimento Laudato Si’ per la cura del Creato. Una sinergia molto forte per migliorare la nostra casa comune, raccontata dal direttore esecutivo Tomas Insua Il 4 ottobre 2021 si conclude il “Tempo del Creato”, iniziativa di preghiera e di azioni concrete per salvaguardare e proteggere la nostra casa comune, che si volge ogni anno dal 1 settembre al 4 ottobre. Ci sarà inoltre l’appello di 46 leader religiosi di tutto il mondo – fra i quali Papa Francesco – per un’azione concreta sui cambiamenti climatici attraverso il lancio dell’iniziativa mondiale “Faith Plans for People and Planet” a cui il Movimento dei Focolari partecipa.
Ne parliamo con Tomas Insua, direttore Esecutivo del Movimento Laudato Si’, una rete mondiale di associazioni e movimenti che lavorano insieme per l’ecologia e l’ambiente. Qual è il percorso sinodale che il Movimento Laudato Si’ vuole condurre verso la conversione ecologica? Prima vi chiamavate “Movimento cattolico globale per il clima”, come mai questo cambiamento di nome? Il Movimento Laudato Si’ è una realtà nuova nella vita della Chiesa. È stato fondato solo sei anni fa, nel 2015, poco prima dell’uscita dell’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco. Il nome “Movimento cattolico mondiale per il clima” era troppo lungo, non tutti lo ricordavano. Inoltre la crisi climatica, che continuerà ad essere una grandissima priorità per il Movimento, non è l’unica nostra via. Negli ultimi anni, ad esempio, abbiamo iniziato a lavorare anche sulla crisi delle biodiversità e anche su altro. È quindi iniziato un percorso sinodale, di discernimento e dialogo tra le diverse realtà che compongono il Movimento – fra le quali c’è il Movimento dei Focolari – e, dopo due anni di lavoro, è venuto fuori il nuovo nome, Movimento Laudato Si’, perché l’Enciclica di Papa Francesco ed i suoi contenuti sono al cuore di tutto quello che facciamo. Che cosa avete in programma per il futuro? Fra i vari progetti c’è quello più a breve termine che è la petizione “Pianeta sano, persone sane”. È importante firmarla, perché dal 1 al 12 novembre 2021 ci sarà il grande vertice sul clima dell’Onu (COP26) che si terrà a Glasgow (Regno Unito). I leader mondiali possono fissare obiettivi significativi per proteggere il creato. È nostra responsabilità far sentire la voce dei più vulnerabili e mobilitarci in loro nome. In questo “Tempo del Creato” poi è stato meraviglioso vedere quante attività sono state svolte e sono tuttora in corso a livello locale, in giro per il mondo, grazie ai circoli Laudato Si’. È un segno di speranza, che si muove dal basso e cresce con la consapevolezza della crisi della nostra casa comune, ma anche con il desiderio di fare qualcosa. Il 26 agosto 2021 hai incontrato la Presidente dei Focolari Margaret Karram. Cos’è stato per te questo incontro e come i Focolari possono interagire nel vostro Movimento? L’incontro con Margaret è stato bellissimo. Ero insieme alla nostra presidente, Lorna Gold. Per me è stato stupendo conoscere la realtà dei Focolari. Ciò che mi è piaciuto tanto è il parallelismo tra i due movimenti. Il Movimento dei Focolari è ovviamente molto più grande e ha più anni di vita. Noi siamo una giovanissima realtà, ma, per alcuni aspetti, siamo simili ai Focolari, come ad esempio l’impegno per il dialogo tra diverse Chiese e dialogo tra grandi religioni. Fra di noi nel Movimento Laudato Si’ infatti c’è chi vive la fede cattolica, ma allo stesso tempo abbiamo animatori appartenenti a varie Chiese e a diverse religioni. Imparare dall’esperienza di dialogo dei Focolari è un dono meraviglioso.
Lorenzo Russo
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Ott 1, 2021 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Una testimonianza di ecologia integrale: i giovani e le comunità uniti per la salvaguardia delle mangrovie
“Un habitat distrutto, bruciato, attaccato da rifiuti e pesticidi. Le mangrovie qui stanno diventando questo. Vogliamo aiutare la nostra terra, e la nostra gente.” Così parla Sirangelo Rodrigues Galiano, focolarino 49enne di origine brasiliana, ma ormai ecuadoregno di adozione. Vive nella provincia di Esmeraldas, regione afro-ecuadoriana a Nord dell’Ecuador, conosciuta come provincia verde. Clima tropicale, spiagge da sogno, ricchissima biodiversità. È soprattutto la presenza delle mangrovie a creare un habitat naturale così unico, ma oggi in pericolo a causa dell’uomo. Le mangrovie sono formazioni vegetali costituite da enormi radici, periodicamente coperte dalle maree. Queste caratteristiche permettono la creazione di un habitat estremamente particolare, ricco di animali e vegetali impossibile da trovare altrove, adesso a rischio estinzione. Sirangelo dal Brasile si è trasferito in Ecuador nel 2016, quando questa zona è stata duramente colpita da un terremoto. Grazie all’AMU (Azione per un Mondo Unito), FEPP (Fondo Ecuatoriano Populorum Progressio) e Fundación Amiga si è dato avvio al progetto Sunrise, di cui Sirangelo è responsabile. Il progetto ha portato aiuti a 3 villaggi distrutti dal sisma, Salima, Dieci agosto e Macará, i cui abitanti sono ancora oggi grati per tutto ciò che hanno ricevuto.
“Dopo alcuni anni dall’emergenza del terremoto – spiega Sirangelo – oggi ne incombono altre: quella climatica e quella dei giovani, spesso spinti a partire perché senza lavoro, o a divenire vittime del commercio di droga.” Si è dato avvio dunque a Sunrise +, programma di pulizia, riforestazione delle mangrovie e formazione sul tema ecologico. “Hanno partecipato circa 400 giovani. Ormai ci troviamo periodicamente per pulire e sensibilizzare al tema l’intera comunità. L’attività è iniziata con i giovani, ma adesso vogliamo coinvolgere tutti.” Uno degli attori principali di questa nuova esperienza è stato il Ministero dell’Ambiente, dell’Acqua e della Transizione Ecologica di Muisne, che sta lavorando insieme al governo e ad altre quattro ONG. Interessante è che siano stati proprio i giovani ad indicare come progettare Sunrise +. Attraverso la metodologia del 6X1, 6 step per 1 obiettivo: osservare il contesto e le problematiche; pensare a possibili soluzioni; coinvolgere; agire; valutare l’operato; celebrare. Tutto questo per perseguire la pace. “Il nostro obiettivo è essere al fianco della popolazione. – conclude Sirangelo – Oggi sono soprattutto i giovani a chiederci aiuto e noi cerchiamo di esserci per e con loro. Amano la loro terra, ma spesso sono costretti a lasciarla. Vogliamo aiutarli a rimanere, trovando nuove opportunità, proprio a partire dal preservare le ricchezze naturali. Grazie a loro si sta innescando un cambiamento di mentalità per la preservazione del nostro Pianeta, la nostra casa comune.”
Laura Salerno
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Set 29, 2021 | Chiesa
Far fruttare la speranza. È il seme che Papa Francesco ha lasciato cadere durante il suo Viaggio Apostolico a Budapest, tenutosi lo scorso 12 settembre in occasione della messa conclusiva del 52.mo Congresso Eucaristico Internazionale, poco prima di recarsi in Slovacchia. Centro di questa breve tappa, la Statio Orbis, “una sosta di impegno e di preghiera” in cui le Chiese particolari si sono unite in comunione con il Papa intorno al mistero eucaristico, per approfondire la propria fede. Alcuni appartenenti al Movimento dei Focolari presenti all’evento ci regalano la loro esperienza. È il famoso Ponte delle Catene che tiene unite Buda e Pest sormontando il Danubio, l’immagine suggestiva più volte rievocata da Papa Francesco durante la sua recente visita apostolica in Ungheria. Tra i temi di questo viaggio, conclusosi in Slovacchia il 15 settembre, martirio e repressione, la missione evangelizzatrice e, naturalmente, il Dialogo Ecumenico e Interreligioso. Queste ultime dimensioni sono possibili solo se, alla base, vi è “un grande desiderio di unità”, ha sottolineato il Pontefice nel suo discorso durante l’incontro con i rappresentanti del Consiglio Ecumenico delle Chiese e alcune comunità ebraiche. “Noi non siamo pienamente coscienti di quanto sia speciale la presenza di tante denominazioni cristiane in Ungheria. Inoltre, il Movimento dei Focolari qui svolge già un importante lavoro sia per quanto riguarda il Dialogo Ecumenico che Interreligioso ma possiamo e dobbiamo fare di più. La gioa del Papa ci sprona a sfruttare di più questa nostra specificità”. È la voce di Eszter, 47 anni, sposata, mamma di 5 figli, direttrice della Casa Editrice Città Nuova in Ungheria (Új Város) e curatrice della rubrica sulla spiritualità dell’omonima rivista on line. “Vivere per il fratello- dice- significa riscoprire che l’unità e Gesù Abbandonato sono le due facce della stessa medaglia e questo percorso si può fare solo cibandosi dell’Eucarestia”. Un cammino comune, in salita, da seguire tutti insieme. È questa l’unità di cui tanto ha avuto bisogno di sentir parlare questo popolo, ci spiega Ágoston, presentatore radio che in questi anni ha lavorato come direttore della comunicazione del Congresso Eucaristico: “Non ho mai avuto in vita mia un desiderio così forte di unità come ora. Unità intesa, naturalmente, come dialogo con i rappresentanti delle varie religioni, ma anche come avvicinamento tra di noi: membri dei Focolari, uomini e donne ungheresi. Mi sembra una sfida grande, tendere alla difesa dei valori e intanto ricercare il rapporto con le persone che ci stanno accanto. Recentemente pare che questi fattori si escludano, ma ciò non è vero. Dobbiamo avere più coraggio nell’avvicinarci l’un l’altro, accettandone il rischio”. È per questa ragione che Papa Francesco nel cuore dell’Europa, solcando luoghi che hanno sofferto la violenza dei totalitarismi, invita tutti a diventare “radice”, una radice di pace che smuovendo il terreno della memoria è capace di alimentarla e far germogliare il futuro. Questo desiderio abita anche il cuore di Gergely, giovane papà ungherese, che per Città Nuova fa l’editor. “Mi ha colpito molto una frase del Papa pronunciata durante l’omelia finale sulla Piazza degli Eroi di Budapest, a conclusione Congresso Eucaristico Internazionale: l’Eucarestia spinge a “spezzarci per gli altri”. Ho bisogno dell’ Eucarestia come nutrimento spirituale. È un modo potentissimo per uscire da noi stessi a grazie al quale siamo sempre meno disposti a ignorarci a vicenda. Quando esco da chiesa – continua- e dopo la Santa Comunione ho una discussione con mia moglie, sento immediatamente il contrasto: Gesù mi ama indipendentemente da chi sono, quindi come posso non vedere l’altro con i Suoi occhi? Allora la discussione diventa una conversazione profonda che termina con la riconciliazione. Dovremmo vedere l’altro come un qualcuno da servire, amare e accettare, e sono certo che l’Eucarestia possa aiutarci in questa sfida. Ho sempre vissuto la presenza di tante Chiese in Ungheria come una ricchezza ed il mio sogno è quello di essere unito con tutti. Vorrei sempre concentrarmi su ciò che ci lega veramente, e questo è ciò che il carisma di Chiara Lubich mi ha insegnato nel corso degli anni: costruire ponti e trovare Gesù in ogni persona”.
Maria Grazia Berretta
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Set 28, 2021 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Libano: un gruppo di giovani dei Focolari attraverso un mercatino dell’usato sostiene l’iniziativa Lebnenele, che vuol dire “Il mio Libano”. Nata durante le proteste di ottobre 2019, questa iniziativa di giovani studenti si propone di aiutare alcune delle famiglie più bisognose. In Libano, i Giovani per un Mondo Unito del Movimento dei Focolari hanno deciso di sostenere le famiglie connazionali più bisognose. Lo hanno fatto collaborando con un’iniziativa chiamata Lebnenele (il mio Libano), sostenuta da studenti universitari e nata in seguito alle proteste di ottobre del 2019. In quel contesto migliaia di persone tra cui moltissimi giovani scesero in piazza per manifestare contro l’imposizione di nuove tasse da parte del governo. Queste riguardavano beni e servizi quali benzina, tabacco e telefonate online. Le proteste portarono alle dimissioni del Primo Ministro Saad Hariri, avvenute il 29 ottobre 2019. Durante una manifestazione, un gruppo di giovani – che in seguito avrebbe dato avvio a Lebnenele – si era accorto che una persona bisognosa distribuiva fazzoletti a chi ne aveva necessità. Da lì è nata nei ragazzi l’idea di darsi da fare in prima persona. Joelle Hajjar, una giovane che ha collaborato fin da subito col progetto Lebnenele, racconta: “In quel momento abbiamo iniziato a guardarci intorno, alla ricerca di famiglie bisognose. Abbiamo deciso di aiutarle attraverso donazioni che avevamo ricevuto da amici o attraverso i social”. Dopo l’esplosione a Beirut del 4 agosto 2020, evento che causò ingenti danni alla popolazione, il gruppo di giovani ha deciso di portare avanti l’iniziativa Lebnenele esprimendo l’affetto e la cura verso il proprio Paese in difficoltà. L’obiettivo era di raccogliere un numero di beni tale da far arrivare a 50 famiglie pacchi di cibo per Natale. Grazie alla solidarietà che si è costruita intorno a loro, sono riusciti a superare l’obiettivo iniziale, aiutando 76 famiglie. Questo ha dato loro una conferma: l’iniziativa non doveva fermarsi, ma crescere ancora, per riuscire ad aiutare più famiglie. E così è stato: le attività di raccolta fondi per acquistare beni per le famiglie bisognose continua ancora oggi. George e Salim, due ragazzi del gruppo dei Giovani per un Mondo Unito, raccontano: “Abbiamo deciso di aiutare Labnenele creando un mercato dell’usato in cui vendiamo molti oggetti raccolti tra ciò di cui non abbiamo più bisogno e che è ancora in buono stato. Ci sono borse, camice, vestiti, cravatte, libri, oggetti di bigiotteria… tutto in ottime condizioni. Grazie alla vendita di questi prodotti, raccogliamo denaro che usiamo poi per comparare beni di prima necessità che doniamo a Lebnenele. In questo modo sappiamo che i beni arriveranno a molte famiglie libanesi in difficoltà”. Joelle conclude: “I giovani dei Focolari sono stati di grande sostegno in molte attività: ci hanno aiutato donando soldi che avevano raccolto attraverso il loro mercato, e aiutandoci a preparare il materiale da consegnare alle famiglie. Insieme a loro abbiamo avuto sempre il desiderio di diffondere l’Ideale dell’unità a queste famiglie, per creare tra noi una solidarietà e un’unità che è ancora presente oggi”.
Laura Salerno
https://youtu.be/zXS2fl4ytYU (altro…)