Nov 17, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Questa esperienza è stata fantasmagorica, potrei buttare i miei occhi perché avrei già visto tutto. Se tra venti anni sarò un professore, dirò ai miei alunni: “Quella l’ho fatta io con i miei ex compagni” e gli dirò pure che tutto questo non sarei riuscito a farlo senza di loro e il grande artista Antonino». 4.700 tessere di vetro sono state la materia prima per dare vita al laboratorio creativo che si è svolto in 12 classi. Un’esperienza definita, da tutti i ragazzi, “indimenticabile”, e che ha aiutato a sprigionare la fantasia e – nel lavoro insieme – il rispetto dell’altro. Il laboratorio, ideato dall’associazione Alessandro Mammucari – ispirata alla spiritualità dei Focolari – partner nel progetto “Sbulloniamoci” promosso dal comune di Latina, ha usato l’arte come veicolo principale. Un artista del vetro, Antonino Casarin, il suo braccio destro, Patrizia Sarallo, e la coordinatrice, insegnante di storia dell’arte, Tatiana Falsini, hanno coinvolto i 120 ragazzi in quest’avventura creativa durata 2 giorni. Gioia, tristezza, rabbia, paura: sono le quattro emozioni fondamentali per la nostra sopravvivenza, scelte come tema base per il laboratorio. Si parte con un’introduzione all’arte astratta, sottolineando il suo stretto legame con il mondo delle emozioni. Come funziona? La coordinatrice, Tatiana, spiega: «I ragazzi sono invitati ad osservare le opere d’arte in vetro dell’artista Casarin, per coglierne il significato profondo, attraverso due sensi: la vista e il tatto. Passiamo banco per banco in quest’ascolto denso di stupore dopodiché invitiamo i ragazzi a scrivere in forma anonima su un foglietto le emozioni che ognuno ha provato, invitandoli nuovamente a un ascolto ma questa volta interiore, per riconoscere le proprie emozioni». Si propone quindi ai ragazzi di sperimentare l’arte del vetro in un laboratorio creativo durante il quale realizzare un pannello per ogni classe, due per scuola, in cui rappresentare un albero in quattro sue fasi, simbolo delle quattro emozioni. «A questo punto a ognuno è consegnata una formella di vetro trasparente – spiega Antonino Casarin – i ragazzi devono coprirne la superficie incastrando le varie tessere e incollandole, dopodiché le formelle verranno cotte in un forno specifico per il vetro. Invitiamo i ragazzi a fare un lavoro di squadra perché si tratta di un’opera collettiva, facendo sì che ognuno possa lavorare al meglio, condividendo le tessere e le capacità». Si parte: «Quando abbiamo iniziato a fare le formelle avevo il terrore di sbagliare oppure di non trovare il pezzo mancante. Ma quando le hanno riportate dopo averle messe nel forno ho provato una sensazione di felicità», scrive uno dei ragazzi. I ragazzi sono entusiasti, molto concentrati. Lavorano senza fermarsi nonostante la ricreazione e una volta ultimata la formella ne chiedono subito un’altra e, una volta finite tutte, rispondono immediatamente all’invito di alzarsi ad aiutare i compagni che devono ultimare. Una volta cotte le formelle ci ritroviamo con i ragazzi e ricomponiamo il disegno degli alberi: alziamo il pannello e scoppia un applauso. Tutti sono concordi nel vedere la bellezza di un lavoro collettivo che porta in sé la caratteristica e la diversità di ognuno che lo rende più unico. Gli esperti chiedono ai ragazzi, infine, di scrivere, sempre in forma anonima, cosa ha significato per loro questo laboratorio e insieme realizzano anche una filastrocca anti-bullismo: SBULLONIAMOCI Io non voglio essere bullo/I bulli non sanno quello che fanno/noi li aiutiamo a non fare danno Se sei un bullo/Esprimi la rabbia/Disegnando e colorando Se sei un bullo/Non fare male agli altri/Esprimi i sentimenti con l’arte L’arte è bella e interessante/Divertente e emozionante L’arte è magica e può sbullonare/È bello giocare e anche imparare Corri vatti a sbullonare! (altro…)
Nov 3, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Sinfonia Via della Seta”, “Terra Promessa”, “Fratello Sole, Sorella Luna”, “Matteo Ricci”… sono alcune delle originali sculture presentate alla Mostra di Macao (26 settembre-9 novembre). Sono frutto delle esperienze personali di Lau Kwok-Hung, in arte Hung. Nato nel 1953 a Hong Kong, l’artista risiede dal 2000 nel centro internazionale di Loppiano, dove lavora nel suo Atelier traendo ispirazione dalla spiritualità dell’unità. Invece del tradizionale scalpello, Hung usa una fiamma ossiacetilenica a 3000 C°. Goccia a goccia: è così che Hung realizza le sue sculture, che sembrano simulare pennellate calligrafiche cinesi, ma uno sguardo più attento rivela un intreccio di tondini di ferro che formano figure umane in movimento.
Ciascuna delle opere esposte a Macao è insita la qualità “andante”che dà il titolo alla mostra. Un termine che ci tuffa nel panorama musicale, con metrica e ritmo, ma anche indica un movimento di uscita, alla scoperta dell’altro. Incontriamo Hung al suo rientro dall’Asia. Come è nata questa straordinaria esperienza della prima personale in Cina? «Nel mese di febbraio di quest’anno, trovandomi a Macao, sono stato invitato alla Sede del Governo da Madam Florinda Chan (Secretária para a Administração e Justiça), per incontrarmi con diversi responsabili dell’Instituto para os Assuntos Cívicos e Municipais. Al termine della mia presentazione sul mio “iter” artistico, i responsabili erano unanimi nel decidere di realizzare, entro l’anno, una mostra delle mie sculture. Hanno proposto come luogo dell’esposizione il prestigioso Casas-Museu da Taipa. Inoltre, hanno deciso di provvedere al viaggio, alla la pubblicazione di un catalogo trilingue (cinese, portoghese, inglese), all’allestimento della mostra e alle spedizioni via aerea delle mie sculture». È la tua prima personale in Cina? «In passato ho fatto delle mostre collettive, ma questa è la mia prima mostra personale in Asia. Dietro le quinte, tanti hanno collaborato per il buon esito del progetto. Voglio ricordare in particolare Nico Casella, il quale ha guidato il percorso burocratico per ottenere tutti i documenti necessari e si è prodigato per assicurare il buon esito delle spedizioni; e Julián Andrés Grajales, mio stretto collaboratore all’Atelier; ma dovrei nominarne tanti… Il Vernissage, il 25 settembre, ha segnato l’apertura dell’evento che sarebbe durato un mese e mezzo. Per l’occasione, Madam Florinda Chan mi ha invitato a condurre un tour guidato, presentando brevemente le mie sculture agli ospiti».
Quanto tempo sei rimasto a Macao? «10 giorni, durante i quali ho potuto incontrare tante persone e dialogare con loro, sia nelle conferenze che nelle visite da me guidate. Particolarmente interattivo è stato l’incontro con 700 studenti del Colégio Mateus Ricci, che manifestavano genuine espressioni di stupore e di gratitudine; ma, anche s’interessavano sulla tecnica, sulle ispirazioni, sullo stile». Ci sono state sorprese? «Sì! Una delle tante è stata che la Direzione del Colégio Mateus Ricci, per anticipare le celebrazioni nel 2015 del 60° anniversario dell’Istituto, ha deciso di acquistare una mia opera: il tondo dedicato proprio a Matteo Ricci, uomo di dialogo». Cosa ti rimane di questa esperienza asiatica? «Ho una grande gratitudine in cuore per i rapporti costruiti con tanti… l’unità è stata protagonista». (altro…)
Nov 1, 2014 | Chiara Lubich, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=L7HYXR8mrNo
«Cari fratelli e sorelle abitanti tutti di Loppiano, buonasera. Con voi saluto anche tutte le persone che oggi popolano la cittadella voluta da Chiara Lubich, ispirata al Vangelo della fraternità – quella fraternità universale – e coloro che da ogni angolo del mondo sono collegati e partecipano alla festa per i primi 50 anni della sua fondazione. Loppiano è una realtà che vive al servizio della Chiesa e del mondo, per la quale ringraziare il Signore; una cittadella che è testimonianza viva e efficace di comunione tra persone di diverse nazioni, culture e vocazioni, avendo anzitutto cura nel quotidiano, di mantenere tra voi la mutua e continua carità. Sono contento che abbiate scelto per questa vostra ricorrenza il giorno in cui in tutta la Chiesa si festeggia San Francesco di Assisi, testimone e artefice di pace e fraternità. È una felice coincidenza anche per me, davvero. Gli abitanti di Loppiano, quelli che vivono stabilmente e quelli che vi trascorrono un periodo di esperienza e di formazione, vogliono diventare esperti nell’accoglienza reciproca e nel dialogo, operatori di pace, generatori di fraternità. Proseguite con rinnovato slancio su questa strada, vi auguro che sappiate restare fedeli e possiate incarnare sempre meglio il disegno profetico di questa cittadella fiorita dal carisma dell’unità proprio 50 anni fa. Vivere questo in sintonia profonda con il messaggio del Concilio Vaticano II che allora si stava celebrando, il disegno cioè di testimoniare, nell’amore reciproco verso tutti, la luce e la sapienza del Vangelo. Loppiano scuola di vita, dunque, in cui vi è un unico maestro: Gesù. Si, una città scuola di vita per far ri-sperare il mondo, per testimoniare che il Vangelo è davvero il lievito e il sale della civiltà nuova dell’amore. Ma per questo, attingendo alla linfa spirituale del Vangelo, occorre immaginare e sperimentare una nuova cultura in tutti i campi della vita sociale: dalla famiglia alla politica, all’economia. Cioè la cultura delle relazioni. Principio della sapienza è il sincero desiderio di istruzione, la cura dell’istruzione è amore. Non è un caso che a Loppiano abbia sede, da qualche anno, l’Istituto Universitario Sophia eretto dalla Santa Sede. C’è un urgente bisogno, infatti, di giovani, di uomini e donne che, oltre ad essere opportunamente preparati nelle varie discipline, siano al tempo stesso, impregnati della sapienza che sgorga dall’amore di Dio. Cari amici, di cuore auguro, a Loppiano e a tutti voi, di guardare avanti e guardare avanti sempre, guardare avanti e di puntare in alto con fiducia, coraggio e fantasia. Niente mediocrità. Vi affido a Maria Theotokos, Madre di Dio, che vi accoglie tutti nel santuario al cuore della cittadella. E a voi chiedo di pregare per me. Vi saluto e vi benedico. Arrivederci».
Servizio della Radio Vaticana: Loppiano compie 50 anni. Il Papa: è testimonianza viva di fraternità (altro…)
Ott 16, 2014 | Cultura, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
L’impegno nella formazione delle giovani coppie, il sostegno alle donne con gravidanze non desiderate, la disponibilità a lasciare tutto per portare il Vangelo in terre lontane. “Vita vera” è emersa, nella sede del Pontificio Consiglio della famiglia a Roma, il 12 ottobre, all’incontro che un gruppo di padri sinodali e uditori al Sinodo hanno avuto con un gruppo di famiglie del Movimento dei Focolari. Accolti dalla presidente e dal vice presidente del Movimento, Maria Voce e Jesús Morán, hanno partecipato (tra gli altri) all’incontro il cardinale Andrew Yeom Soo-jung, arcivescovo di Seoul, e i presidenti delle Conferenze episcopali di Repubblica Ceca, Slovenia, Madagascar, Tanzania, Uruguay. “Non ci sono ricette infallibili, anzi!”, ha esordito subito Alberto Friso di Famiglie Nuove. “Quante volte noi genitori sbagliamo con i nostri figli! A volte siamo troppo permissivi, a volte possessivi, o deboli, o inflessibili quando non serve. Anche qui vale la regola del ‘ricominciare’. Essere sempre pronti a riconoscere gli sbagli e chiedere scusa. E quando è il figlio a sbagliare, non esitare a farglielo osservare, dimostrandogli però fiducia”. Spesso ferita, lacerata al suo interno da tradimenti e silenzi colpevoli, la famiglia rimane un luogo “insostituibile” dove si genera e si trasmette la vita. Chi lavora a fianco delle famiglie oggi – ha raccontato Anna Friso (Famiglie Nuove) – ha deciso di vivere in “periferia” perché “come dice Papa Francesco, il cristiano non è tale per restare nell’accampamento, ma per andare nelle periferie del mondo”. “E in periferia – ha aggiunto Friso – non puoi domandare se la gente è sposata in chiesa, se convive o è separata. Noi accogliamo tutti così come sono, li amiamo, li ascoltiamo profondamente, se possiamo cerchiamo di aiutarli in ciò di cui hanno bisogno. E al momento giusto, ma a tutti, in qualsiasi situazione si trovino, porgiamo lo stesso annuncio: Dio ti ama immensamente. Non c’è nessun uomo che è escluso dall’amore di Dio”.
I vescovi hanno ascoltato anche la storia di Tiziana G., con alle spalle un matrimonio e 13 anni di bugie, litigi, pseudo-chiarimenti e nuove delusioni. Poi l’incontro con un vecchio compagno di scuola e l’inizio di una nuova vita familiare. “Avrei potuto andare in una chiesa dove non sono conosciuta e prendere lo stesso l’Eucaristia – ha raccontato -, ma per obbedienza non l’ho mai fatto”. Tiziana non nasconde ai vescovi il senso dell’“autoesclusione” provato, “la grande solitudine spirituale” vissuta e il “forte disagio nel vedere gli altri dirigersi verso l’altare ed io restare nel banco. Mi sentivo abbandonata, ripudiata, colpevole”. Ha poi preso la parola Paolo R., che, invece, seppur da solo, continua a vivere dentro il suo matrimonio. Un racconto sofferto il suo che parte dall’abbandono della moglie, passa per la separazione e gli avvocati, e arriva ad un “deserto interiore”. Ma lui ha deciso di “aspettare” perché – dice – “questo è il matrimonio cristiano. A scatola chiusa. Metti la tua vita nelle mani di Dio, col sacramento, attraverso la persona che sposi, di cui sei innamorato… ma poi l’amore va costruito, anche nel dolore, giorno dopo giorno”.

Dieudonné ed Emerthe Gatsinga di Rwanda
Presenti all’incontro anche i coniugi Dieudonné ed Emerthe Gatsinga, di Kigali in Rwanda che al Sinodo come uditori hanno raccontato la loro esperienza nella formazione delle famiglie, dei giovani sposi, dei fidanzati, principalmente nel loro Paese, ma spesso anche in Uganda, Burundi, Kenya e Congo. Lui ginecologo, lei economista così si sono presentati al Papa: “Sposandoci ci siamo promessi di non essere chiusi in noi stessi ma di donarci agli altri. Da allora sono trascorsi 26 anni. Abbiamo 8 figli di cui 4 adottati, resi orfani dal genocidio in Rwanda. Non è stato facile prendersi cura di 8 figli in un momento di forte criticità sociale ed economica per il nostro Paese e con esperienze tanto dolorose alle spalle. Ma Dio ci ha aiutati e ora sono tutti cresciuti: due di loro ci hanno già resi nonni di tre bambini”. Storie che mettono in risalto un brano di Chiara Lubich, letto durante l’incontro dal cardinale Ennio Antonelli: “Nient’altro costituisce, lega, fa essere la famiglia se non l’amore… Quando nel cuore dei componenti una famiglia questo amore è acceso, è vivo, non nascono problemi insolubili, non si ergono ostacoli insormontabili, non si piangono fallimenti irrimediabili”. Galleria di foto (Fonte: Sir – aggiornata il 28.10.2014) (altro…)
Ott 5, 2014 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=L7HYXR8mrNo
«Cari fratelli e sorelle abitanti tutti di Loppiano, buonasera. Con voi saluto anche tutte le persone che oggi popolano la cittadella voluta da Chiara Lubich, ispirata al Vangelo della fraternità – quella fraternità universale – e coloro che da ogni angolo del mondo sono collegati e partecipano alla festa per i primi 50 anni della sua fondazione. Loppiano è una realtà che vive al servizio della Chiesa e del mondo, per la quale ringraziare il Signore; una cittadella che è testimonianza viva e efficace di comunione tra persone di diverse nazioni, culture e vocazioni, avendo anzitutto cura nel quotidiano, di mantenere tra voi la mutua e continua carità. Sono contento che abbiate scelto per questa vostra ricorrenza il giorno in cui in tutta la Chiesa si festeggia San Francesco di Assisi, testimone e artefice di pace e fraternità. È una felice coincidenza anche per me, davvero. Gli abitanti di Loppiano, quelli che vivono stabilmente e quelli che vi trascorrono un periodo di esperienza e di formazione, vogliono diventare esperti nell’accoglienza reciproca e nel dialogo, operatori di pace, generatori di fraternità. Proseguite con rinnovato slancio su questa strada, vi auguro che sappiate restare fedeli e possiate incarnare sempre meglio il disegno profetico di questa cittadella fiorita dal carisma dell’unità proprio 50 anni fa. Vivere questo in sintonia profonda con il messaggio del Concilio Vaticano II che allora si stava celebrando, il disegno cioè di testimoniare, nell’amore reciproco verso tutti, la luce e la sapienza del Vangelo. Loppiano scuola di vita, dunque, in cui vi è un unico maestro: Gesù. Si, una città scuola di vita per far ri-sperare il mondo, per testimoniare che il Vangelo è davvero il lievito e il sale della civiltà nuova dell’amore. Ma per questo, attingendo alla linfa spirituale del Vangelo, occorre immaginare e sperimentare una nuova cultura in tutti i campi della vita sociale: dalla famiglia alla politica, all’economia. Cioè la cultura delle relazioni. Principio della sapienza è il sincero desiderio di istruzione, la cura dell’istruzione è amore. Non è un caso che a Loppiano abbia sede, da qualche anno, l’Istituto Universitario Sophia eretto dalla Santa Sede. C’è un urgente bisogno, infatti, di giovani, di uomini e donne che, oltre ad essere opportunamente preparati nelle varie discipline, siano al tempo stesso, impregnati della sapienza che sgorga dall’amore di Dio. Cari amici, di cuore auguro, a Loppiano e a tutti voi, di guardare avanti e guardare avanti sempre, guardare avanti e di puntare in alto con fiducia, coraggio e fantasia. Niente mediocrità. Vi affido a Maria Theotokos, Madre di Dio, che vi accoglie tutti nel santuario al cuore della cittadella. E a voi chiedo di pregare per me. Vi saluto e vi benedico. Arrivederci».
Servizio della Radio Vaticana: Loppiano compie 50 anni. Il Papa: è testimonianza viva di fraternità (altro…)