Nov 20, 2015 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Di fronte ai drammatici avvenimenti di Parigi e di tante altre parti del mondo, «il Movimento dei Focolari, mentre piange con chi piange, continua a credere nella via del dialogo, dell’accoglienza e del rispetto dell’altro, chiunque esso sia e di qualunque provenienza, credo religioso e appartenenza etnica», ha dichiarato la presidente Maria Voce all’indomani degli attentati nella capitale francese. «I Focolari – assieme a quanti nelle diverse responsabilità si adoperano anche con un rischio personale per la pace – rinnovano il proprio impegno ad intensificare e moltiplicare atti e gesti di riconciliazione, spazi di dialogo e comunione, occasioni di incontro e condivisione a tutti i livelli e a tutte le latitudini, per raccogliere il grido dell’umanità e trasformarlo in nuova speranza».
Diverse iniziative personali e collettive sono in atto. In Francia, tra le altre, la donna parigina che ha fatto visita a un negoziante e alla farmacista, rispettivamente marocchino e algerina, per rinnovare la sua amicizia; la coppia di Vendée che porta il proprio sostegno alle associazioni locali per l’accoglienza dei migranti, l’impegnato nel GAIC (Gruppo di amicizia Islamo-Cristiana) à Mulhouse, in Alsazia, che intensifica il suo contributo alla settimana interreligiosa in corso proprio a novembre (vedi intervista di Radio inBlu); un parroco della banlieue parigina che scrive una dichiarazione per la pace insieme ai musulmani del suo quartiere; la partecipazione attiva al festival interreligioso «Vivre ensemble à Cannes», fin dal suo inizio; iniziativa che ha ricevuto quest’anno il premio «Chiara Lubich per la fraternità»; l’organizzazione congiunta della 2° edizione di «Musulmani e Cristiani, insieme con Maria» prevista per il 2 aprile 2016 alla basilica di Longpont (Essonne). In Italia, in questi giorni corre un tam-tam che invita ad andare a «trovare il mondo musulmano che abita nei vari territori, cercando di gettare ponti, di costruire rapporti, di chiedere di convergere insieme con azioni concrete e visibili per la pace». In alcune città questi rapporti sono già avviati da tempo con frutti di fraternità.
In Gran Bretagna si è subito organizzata una catena di preghiere per le vittime della tragedia, chiedendo a Dio di “essere strumenti per portare l’unità nel proprio ambiente”, e in Irlanda una serata di conoscenza della cultura siriana per prepararsi ad accogliere i rifugiati diretti nel Paese. A Basilea e Adliswil, in Svizzera, donne musulmane e cristiane si trovano regolarmente ogni due mesi per una condivisione sulla fede. A Lugano c’è stato un intenso scambio con l’Imam Samir Jelassi. In Austria, a Meiningen (Voralberg), pochi giorni prima degli attentati si erano riunite 150 persone con Cenap Aydin, direttore dell’Istituto Tevere a Roma, e al prof. Siebenrock dell’Università di Innsbruck, del gruppo di studio che riunisce teologi musulmani da Iran, Tunisia, Algeria e Turchia, e teologi cattolici. In Germania, ad Augsburg, l’iniziativa “7 in punto – Augsburg prega per la pace”, il 7 di ogni mese alle 7 di pomeriggio: in una delle grandi chiese della città, una volta cattolica, l’altra luterana, un rifugiato, un esperto, o un rappresentante di una ONG illustra la situazione di un paese in difficoltà. E ancora, una marcia per la pace nel Valdarno in Italia, dove ha sede la cittadella di Loppiano, tra i promotori dell’iniziativa, e una manifestazione di piazza a Bahia Blanca, in Argentina, senza bandiere né colori politici. In California una cena di beneficenza per raccogliere fondi per sostenere progetti di aiuto ai rifugiati, preceduta da un momento di preghiera per le vittime degli attentati terroristici a Parigi e a Beirut, e dalla presentazione dello United World Project. In Honduras, il 14 novembre, una marcia per la pace organizzata dai Focolari, in solidarietà con la Siria, ha riunito persone di vari movimenti giovanili, portando un messaggio di unità e dialogo. Dall’Asia, Luigi Butori scrive: «Penso ai morti per attentati quasi giornalieri nel sud della Thailandia, ai profughi Rohinya; penso ai miei amici musulmani nella moschea a Chiangmai; penso a Mae Sot dove ancora oggi arrivano i profughi dal Myanmar in cerca di una vita migliore».

“Dieu pleure avec nous” © Michel Pochet
E ricorda l’invito di Chiara Lubich nel 1980: «Se nelle vostre città poi v’è una moschea o una sinagoga o qualche altro luogo di culto non cristiano, sappiate che lì è il vostro posto. Trovate modo di venire in contatto con quei fedeli, di stabilire un dialogo», parole che «ci spingono a creare un rapporto con chi non ha la nostra stessa fede: un rapporto vero, profondo, perché l’altro per me è il volto del Divino». In Egitto, va avanti il Living Peace Project, il progetto per l’educazione alla pace, nato al Cairo e adesso diffuso in tutto il mondo, che coinvolge centinaia di scuole e migliaia di studenti, e che ha ottenuto a New Humanity – ONG che lo promuove – il Luxembourg Peace Prize 2015. Anche l’arte dà il suo contributo: “Dieu pleure avec nous” (Dio piange con noi) è il titolo del dipinto che Michel Pochet, artista francese, ha realizzato dopo i fatti di Parigi. Mentre a Bruxelles il 21 novembre ha luogo il concerto di un coro misto musulmano e cristiano dal titolo “Fraternité en chœurs”, un gioco di parole fra “cori” e “cuori”. (altro…)
Ott 25, 2015 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Spiritualità
https://vimeo.com/142517715 (altro…)
Feb 19, 2014 | Centro internazionale, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
“Coltivare e custodire il creato è un’indicazione di Dio data non solo all’inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti (…). Ecologia umana ed ecologia ambientale camminano insieme”. Queste parole di Papa Francesco (5 giugno 2013) testimoniano quanto la problematica ambientale sia attuale. Nel Centro “Am Spiegeln” di Vienna questi concetti non suonano nuovi né lontani. Infatti, il centro dei Focolari in Austria è stato già pianificato cercando di mettere la persona e l’ambiente al centro. Situato alle propaggini del bosco viennese, a dieci minuti dal castello di Schönbrunn, dimora estiva degli Asburgo e circondato dal verde, il Centro Mariapoli è meta preferita di conferenze e congressi. Ma anche molto ricercato come luogo di riposo, di vacanze estive e turismo, grazie alla vicinanza alla splendida capitale. Lo testimoniano le migliaia di ospiti (gruppi, famiglie, giovani, bambini) che il Centro ha ospitato in tutti questi anni. Meritato, quindi, il riconoscimento che il 16 gennaio scorso è stato
conferito dal Ministero Austriaco dell’Ambiente, assieme alla Camera di Commercio, ad “Am Spiegeln”. Si tratta del qualificato “Timbro Austriaco di Rispetto per l’Ambiente”. Vengono così riconosciuti gli sforzi sostenuti per adeguare la struttura al risparmio di energia e di acqua con l’istallazione di appositi sistemi e di smistamento di rifiuti al fine del loro riutilizzo. Infatti, attraverso una nuova logistica per la raccolta differenziata dei rifiuti, una quantità notevole di questi potrà essere riciclata. A ciò si aggiunge un uso modesto di detersivi, la riduzione massima di imballaggi e la formazione permanente dei collaboratori. L’onorificenza mette anche l’accento sull’uso di viveri provenienti dalla propria regione, insieme ad altri sistemi di razionalizzazione delle risorse. “È anche importante – aggiungo i responsabili – coinvolgere i nostri ospiti con una buona informazione dell’uso della struttura. Un impegno che contrasta ‘la cultura dello spreco e dello scarto’ a favore del benessere di chi ci visita, nel rispetto dell’ambiente”. E concludono: “Sentiamo che questo premio mette in rilievo la testimonianza di vita evangelica che cerchiamo di incarnare qui ogni giorno e che si traduce anche nell’armonia e salvaguardia del creato. Se volete costatarlo di persona vi aspettiamo ad Am Spiegeln!”.
Per informazioni: Centro Mariapoli Am Spiegeln
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Feb 9, 2014 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Il rapporto con il mondo buddhista ha un significato particolare nella storia del dialogo vissuta dal Movimento dei Focolari. Sebbene già negli anni Sessanta ci fossero state delle intuizioni nella fondatrice Chiara Lubich, riguardo alla possibilità di costruire una vera fratellanza con persone di religioni e culture diverse, è stato solo nel 1979 che Chiara ha incontrato un leader di altre religioni, il rev. Nikkyo Niwano, fondatore della Rissho Kosei kai. È nata un’amicizia sulla base di una profonda stima reciproca. Nel 1981 Niwano l’ha invitata a Tokyo a parlare della sua esperienza a 12 mila buddhisti. È stato l’inizio storico di un’esperienza di vera fratellanza. È un rapporto che dura ormai da molti anni, ulteriormente rinsaldato dalla visita di Maria Voce a Tokyo nel 2010. Si sono poi aperte strade di conoscenza e collaborazione con altre realtà della corrente Mahayana in Giappone e a Taiwan. Indimenticabili restano gli incontri con il ven. Etai Yamada della Scuola Tendai. Il ven. Yamada amava citare il motto del grande maestro Saicho: «Dimenticare se stessi e servire gli altri è l’apice dell’amore-compassione», parole, per altro, menzionate da Giovanni Paolo II in occasione dell’incontro con i rappresentanti di altre religioni nel 1981 a Tokyo. Il venerabile Yamada, aggiungeva: “Si può dire che il Focolare mette in pratica le parole del maestro dopo 1.200 anni”. Oggi ci sono fruttuosi rapporti anche con la Scuola Nichiren.
Non sono mancati contatti con buddhisti cinesi del monastero Fo Guang Shan e del monastero Dharma Drum Mountain. Nel corso degli anni, si sono aperte strade di conoscenza e incontro anche con il mondo del buddhismo theravada. Grazie a un prolungato soggiorno presso la cittadella internazionale di Loppiano, due monaci thailandesi – il Gran Maestro Ajhan Thong e Phramaha Thongratana – hanno avuto un contatto vitale con il cristianesimo. Al ritorno nel loro Paese hanno comunicato le loro scoperte, invitando Chiara Lubich a donare la sua esperienza in un’università buddhista e in un tempio a Chiang Mai. Il Gran Maestro Ajhan Thong, presentando la fondatrice dei Focolari diceva: «Il saggio non è né uomo né donna. Quando s’accende una luce nell’oscurità, non si chiede se sia stato un uomo o una donna ad accenderla. Chiara è venuta a donarci la sua luce». Dal 2004 ad oggi, si sono svolti alcuni simposi. Il quinto in ordine di tempo (28-31 maggio 2012) dopo quelli tenutisi nel 2004 e nel 2008 nel Centro Mariapoli di Castelgandolfo e nel 2006 e 2010 rispettivamente a Osaka e Kyoto in Giappone e a Chiang Mai in Thailandia, ha raccolto partecipanti provenienti da Thailandia, Sri Lanka, Giappone, Corea, Taiwan, Inghilterra, Usa, Svizzera, Austria e Italia. La varietà non è stata solo nella provenienza geografica, ma anche in quella delle varie appartenenze. Fra i buddhisti, infatti, erano presenti monaci e laici della tradizione Theravada e di quella Mahayana, e fra i cristiani rappresentanti della Comunione anglicana, delle Chiese riformate e luterane.
Nel corso degli anni, fra i partecipanti a questi convegni è venuta maturando una profonda fiducia reciproca, che ha permesso di affrontare l’argomento delle Scritture con apertura e senza fraintendimenti. Il convegno di Castelgandolfo ha visto anche la presenza di S.E. il card. Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, e della presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce. Il 20 marzo 2014, presso l’Università Urbaniana di Roma, si svolgerà un evento dedicato a “Chiara Lubich e le religioni: insieme verso l’unità della famiglia umana”. Vorrebbe evidenziare, a sei anni dalla sua scomparsa, il suo impegno per il dialogo interreligioso. La manifestazione coincide con il 50° della dichiarazione conciliare “Nostra Aetate” sulla Chiesa e le religioni non cristiane. Si prevede la partecipazioni di personalità religiose anche del buddhismo. Vedi video (altro…)
Nov 21, 2013 | Centro internazionale, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
IX Assemblea generale di Religioni per la pace (RFP), Vienna dal 20 al 22 novembre. Circa seicento delegati da tutte le parti del mondo, in rappresentanza di culture religiose che esprimono diversamente il loro anelito per l’Assoluto: baha’i, buddhisti, cristiani, ebrei, giainisti, hindù, religioni aborigeni e tradizionali, musulmani, sikh, shintoisti e zoroastriani. L’Assemblea è stata preceduta da una conferenza promossa dal King Abdullah Bin Abdulaziz International Centre for Interreligious and Intercultural Dialogue (KAICIID ). Si tratta del Centro internazionale per il dialogo interreligioso e culturale, fondato per iniziativa di Arabia Saudita, Spagna e Austria che vede anche il ruolo importante della Santa Sede come organismo fondatore, anche se a livello di osservatore. «Welcoming the other» (accogliere l’altro), il motto dell’IX Assemblea, si pone oggi come una sfida in un mondo dove, a causa dei processi migratori e della globalizzazione, ci si trova a confrontarsi con diversi popoli, culture, modi di credere, costumi sociali. Essa si propone, infatti, di contrastare la tendenza crescente di considerare il diverso con ostilità, attraverso la tolleranza e l’accoglienza dell’altro, facendo progredire così la dignità umana. Maria Voce, attuale presidente dei Focolari, è da quest’anno Co-Presidente del Consiglio Mondiale di RfP, insieme ad altri 49 rappresentanti di diverse religioni e culture, tra cui il Rev. Nichiko Niwano (buddista, Presidente della Rissho Kosei-kai, Giappone), il Rabbino David Rosen, (ebreo, Presidente del Comitato Ebraico Internazionale di Consultazione Interreligiosa), Mme. Cissé Hadja Mariama Sow (musulmana, Presidente delle Donne Musulmane della Guinea), Dr. Agnes R. Abuom, (anglicana, Comitato Esecutivo del Consiglio Mondiale delle Chiese, Kenya).
«Accogliere l’altro – una visione multireligiosa di pace… è un argomento di estrema attualità nel mondo d’oggi», ha detto nel suo intervento Maria Voce; ma ha sottolineato che «occorre la conversione del cuore… E qui si situa il ruolo cruciale delle religioni. Esse devono offrire dal profondo di se stesse la forza spirituale per condurre l’umanità alla solidarietà e alla pace; devono realizzare iniziative capaci di rinnovare le relazioni non solo a livello individuale ma anche tra persone diverse per razza, nazionalità, cultura». «Chiara Lubich, che rappresento oggi, – ha continuato la presidente – e che ha molto sostenuto Religions for Peace, ha speso tutta la vita per costruire l’unità della famiglia umana. Lei traeva questa ispirazione dalla preghiera di Gesù: “che tutti siano una cosa sola” (Gv 17,21). Sull’insegnamento e sull’esempio di Chiara, fin dagli inizi del Movimento, vediamo in ogni persona, nell’altro diverso da me, un compagno di viaggio, un fratello, senza il quale non possiamo presentarci a Dio. Chiara ci invita a: “Puntare sempre lo sguardo nell’unico Padre di tanti figli. Poi, guardare le creature tutte, come figli dell’unico Padre. (…) Tendere costantemente (…) alla fratellanza universale in un solo Padre: Dio”». E conclude, prima di offrire due efficaci testimonianze che confermano la convinzione di Chiara Lubich: «L’amore al prossimo affonda perciò la sua radice non in una filantropia qualsiasi, ma nel fatto che siamo tutti figli di un unico Padre. E, se siamo figli dello stesso Padre, siamo fratelli fra di noi». “Chiara Lubich e le religioni” sarà, inoltre, il tema del convegno previsto a marzo 2014 presso l’Università Urbaniana di Roma, in occasione del 6° anniversario della sua nascita al cielo. Religioni per la pace, nata come Conferenza mondiale delle religioni per la pace, opera dal 1970, per favorire processi di pace e trovare risposte alle questioni scottanti dell’umanità.
Ulteriori informazioni nell’Area Stampa: Focus: “Accogliere l’altro” per costruire la pace
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