Feb 11, 2014 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Ad un anno dallo storico gesto di Benedetto XVI – fatto in piena coscienza, coraggio e grande umiltà – che ha cambiato il volto della Chiesa, lo ricordiamo colmi di gratitudine. Nel suo ultimo Angelus, il 24 febbraio 2013, ci commossero quelle sue parole: «Il Signore mi chiama a “salire sul monte”, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione». Grazie Benedetto per essere stato strumento dello Spirito Santo! (altro…)
Mar 1, 2013 | Chiara Lubich, Chiesa, Spiritualità
«In questi giorni, tornando da Rocca di Papa a Roma, ho provato una strana impressione, avuta già quando in autunno sono rientrata da Ala di Stura: sentivo Roma casa nostra perché vi abitava il Papa. Ieri, scendendo dal Centro Mariapoli verso la Città eterna, mi sembrava che Roma fosse tutta coperta da un grande cuore: il cuore del Papa. Del Santo Padre ho letto alcune splendide cose in questi giorni. Mercoledì scorso, accennando alla festa di s. Caterina, così ha parlato all’udienza generale: “Sì, la forza del Papa è l’amore dei suoi figli, è l’unione della comunità ecclesiastica, è la carità dei fedeli che sotto la sua guida formano un cuor solo e un’anima sola. Questo contributo di energie spirituali, che viene dal popolo cattolico alla gerarchia della Chiesa, dal singolo cristiano fino al Papa, ci fa pensare alla Santa, che domani la Chiesa onorerà con festa speciale, s. Caterina da Siena, l’umile, sapiente, impavida vergine domenicana, che, voi tutti sapete, amò il Papa e la Chiesa, come non si sa che altri facesse con pari altezza e pari vigore di spirito” . Leggendo queste righe avrei desiderato che il Papa, per la comunione dei santi, avvertisse anche nel nostro Movimento un contributo alla sua forza, perché noi l’amiamo, il Papa; perché vogliamo incrementare col nostro spirito, sotto la guida della Chiesa, la comunità cristiana e perché il nostro ideale è la carità». (Da “Chiara Lubich, diario 1964/65”, Ed. Città Nuova, 1985, Roma) (altro…)
Feb 28, 2013 | Chiesa, Spiritualità
Sono circa 150 mila le persone giunte da tante parti all’ultima udienza generale di Benedetto XVI. Nell’aria si avverte l’importanza di una giornata storica e, forse, non solo per la Chiesa cattolica. C’è una emozione contenuta, in sintonia con l’umile grandezza dell’anziano papa. Benedetto XVI è visibilmente commosso di fronte alla folla che gli si stringe attorno con immenso calore. Parla con la spontaneità del cuore: «Vi ringrazio e vedo la Chiesa viva e dobbiamo dire grazie anche al Signore per il tempo bello che ci dona in inverno». Definisce la Chiesa come «una comunione di fratelli e sorelle nel Corpo di Gesù Cristo, che ci unisce tutti. Il Vangelo purifica e rinnova». La sua è una comunione, aperta e trasparente, di quanto sta vivendo. «Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi». E afferma con voce sicura: «Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso».
Maria Voce, presidente dei Focolari, così commenta a caldo l’ultima udienza pubblica di Benedetto XVI, a cui ha partecipato insieme ad alcune centinaia di aderenti al Movimento: «È stato un momento di profonda comunione con Papa Benedetto: sembrava ci portasse con lui sul monte, dove Dio lo chiama ora, e ci facesse vedere la Chiesacome la si vede da quella altezza, popolo unito, famiglia di Dio, corpo vivo». «Mentre ripeteva l’annuncio della sua decisione, avvertivamo che essa non lo avrebbe però portato lontano, ma che al contrario lo avrebbe reso più vicino a tutti noi, a ciascuno di noi, personalmente direi». «Accanto a me, oltre Giancarlo Faletti, c’erano Frère Alois di Taizé con un suo confratello, Kiko Arguello del Cammino Neocatecumenale e altri rappresentanti di Movimenti. Quando è passato davanti a noi, ci ha riconosciuti e salutati con visibile affetto». E ancora in un’intervista pubblicata su Città Nuova, risponde a queste domande: Quale lezione pensi debba raccogliere il Movimento dei Focolari? «Mi ha fatto non poca impressione il passaggio del suo discorso in cui, riferendosi alla Chiesa, Benedetto XVI l’ha detta “rinnovata e purificata dalla vita del Vangelo”. Ho avvertito fortemente che si trattava di un richiamo a quella vita del Vangelo che veramente ci fa nuovi, in ogni momento. Mi è parso chiaro che non dobbiamo tanto cercare di migliorare chissà che cosa, ma ritornare ad una vita di Vangelo integra, autentica, “con coerenza”, come il papa stesso ha precisato. Coerente alla fede che abbiamo ricevuto e che professiamo. Dobbiamo inoltre essere vicini al papa, salire sul monte a pregare con lui. Con la sua stessa fiducia in Gesù che conduce la Chiesa, con lo stesso sereno ottimismo che ci ha dimostrato». Quali le parole che più ti hanno toccato il cuore? «L’accenno alla famiglia che è la Chiesa, forse perché anche Chiara Lubich, prima di lasciare questa terra, ci aveva raccomandato di “essere famiglia”. Per questo mi è sembrato che si trattasse della stessa voce che, da due parti, veniva a raccomandarci la stessa prospettiva. Quella cioè di Cristo che, venendo sulla Terra, ha voluto costituirsi una famiglia sua, la Chiesa. Come la vede lui, non tanto come noi uomini siamo abituati a vederla e giudicarla. La Chiesa, cioè, nel suo dover essere: il suo corpo, la sua sposa, la sua famiglia». Leggi anche: Intervista a Maria Voce – di Radio Vaticana L’ultimo saluto di Papa Ratzinger – Città Nuova online (altro…)
Feb 27, 2013 | Chiesa, Spiritualità
«Il Signore mi chiama a “salire sul monte”, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione» ha affermato Papa Benedetto XVI domenica scorsa all’Angelus. «Ma questo non significa abbandonare la Chiesa – continua – anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze». Sottolineano questa dimensione spirituale della scelta del Papa anche i commenti arrivati dall’Inghilterra: il Rev. David Cornick, della Chiesa Riformata Unita, e segretario generale di Churches Together in England, organo ufficiale nazionale per i rapporti ecumenici in Inghilterra, afferma che «la decisione di Papa Benedetto di dimettersi ha un impatto non soltanto sulla Chiesa Cattolico-Romana ma anche su tutti noi, perché è fatta con una consapevolezza dei limiti umani, sorretti dalla grazia di Dio, una cosa dalla quale tutti possiamo imparare». Mentre il Rev. Robin Smith, Vescovo della Chiesa d’Inghilterra, testimonia: «Mi sono incontrato con Papa Benedetto varie volte e sono sempre stato impressionato dalla sua aria di santità, autenticità e benevolenza. La decisione (…) di abdicare e andare in pensione [avrà più conseguenze di tutte] perché riformula l’immagine del papato, non ultimo nelle menti dei cattolici».
Il Dr Callan Slipper, focolarino e Reverendo della Chiesa d’Inghilterra, spiega che a suo avviso il Papa, con questa decisione, ha definito cosa s’intende col ministero petrino: «pregare e soffrire in primo luogo e poi anche azione. Ho pensato che è una buona definizione di quello che tutti dobbiamo fare per servire gli altri. Con il suo dimettersi non eserciterà più l’azione, però continuerà a pregare e soffrire per la Chiesa. (…) Mi sembra che dimostri il ministero petrino non come un ministero di tipo monarchico, ma realmente più come quello del Servo dei Servi di Dio». Dalla Chiesa ortodossa di Mosca, Galia dichiara di aver «provato dolore e la sensazione di una grande perdita. Auguro che questo passo di Benedetto XVI sia per il nuovo papa un esempio di amore che non teme il sacrificio. Questo suo passo testimonia un forte rapporto con Dio. Non ha pensato a sé, ma al servizio a lui richiesto». Auspica che il nuovo Papa sia «sensibile alle questioni tra le confessioni cristiane». Jens-Martin Kruse, Pastore della Comunità evangelica luterana di Roma, sull’Osservatore Romano del 22 febbraio ripercorre, in un articolo dal titolo “Benedetto XVI esempio di fede anche per i luterani”, alcuni gesti di profondo impatto ecumenico. Al panorama ecumenico, si aggiunge una voce dal mondo ebraico, quella del rabbino argentino Ariel Kleiner: «Quando ho appreso da Twitter della rinuncia del Papa ho capito che stavamo entrando in un momento doppiamente storico. Spero che ci sia presto la fumata bianca e che il successore possa continuare sui sentieri interreligiosi dei Papi Benedetto XVI e Giovanni Paolo II». «Al di là di ciò che questo momento significherà per i miei fratelli cattolici» dichiara Sonia Kirchheimer «personalmente, come ebrea attiva nel dialogo interreligioso, auspico che il successore di Benedetto XVI continui sulla scia del Concilio Vaticano II e della Nostra Aetate, perché costruiamo insieme un mondo più pacifico come figli di uno stesso Dio». Infine l’avvocato croato Zdravko Dujmović, di convinzioni non religiose, scrive: «Papa Benedetto XVI se ne è andato senza macchia. Non puoi non volergli bene e rispettarlo ancora di più per quanto ha fatto per l’Europa contemporanea e per l’intera cristianità. Il nuovo papa potrà continuare sulla via tracciata da lui e ritirarsi, quando non si sentirà più di continuare questo servizio. Anche nei primi secoli i cristiani si ritiravano nel deserto, facevano i digiuni per arrivare alla contemplazione, portando la spiritualità dentro di sé… un uomo grande se ne è andato». (altro…)
Feb 24, 2013 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Come hai reagito alla rinuncia di Benedetto XVI? Quali gli aspetti apprezzabili del suo pontificato? Quali gli auguri per il nuovo Papa? Ecco alcuni stralci delle risposte. «Dapprima non ci potevo credere. Poi ho capito che il Santo Padre ha deciso di farlo solo per il bene della Chiesa. Siccome avevo vissuto con i fratelli cattolici, ho capito profondamente che l’essenza di questo ministero è spirituale. Voglio essere in unità con lui e con gli altri cristiani, attraverso la preghiera, per l’elezione del prossimo pontefice, perché la Chiesa continui per il bene dell’umanità». Metta, buddista, della Thailandia. «Mi sembra che sia stato un gesto sapiente, visto proprio il suo ruolo nel nome di Dio, sicuro che Dio è con lui. Questo atto è di un’originalità che non ha pari. Deve servire di esempio all’umanità intera. Anche la decisione di ritirarsi in un monastero è una cosa grandiosa. Auguro al prossimo Papa, con l’aiuto di Dio, che sia ancora più illuminato, e che non si faccia demoralizzare dai critici con intenzioni non positive». Abdou, musulmano dell’Algeria. «La rinuncia del Papa tocca tutti noi. Ma nulla cambierà di quello cui tanto teniamo. Lui ha continuato il lavoro di Giovanni Paolo II. E, non si torna indietro. Al contrario, si va ancora avanti nella comprensione e nella collaborazione reciproca». Enrique, ebreo dell’Uruguay. «Mi sembra che (l’annuncio della rinuncia di Benedetto XVI) abbia costituito un precedente importantissimo. Ho apprezzato l’umiltà del Papa ed i suoi accenni sinceri alla causa delle dimissioni ed alle difficoltà presenti nella curia vaticana. Col suo gesto mi sembra (spero) dovrebbe aver aperto una strada di maggior collegialità nella Chiesa, Quali gli auguri e i desideri per il prossimo pontificato? Coraggio! Dovrà portare una croce grande, ma potrà-dovrà condividerla di più con il suo popolo». Armando, italiano di convinzioni non religiose. «Non credevamo ai nostri occhi vedendo Benedetto XVI che annunciava le sue dimissioni. Poi ci ha pervaso una profonda comprensione e simpatia per lui. Dai limiti umani non può sfuggire nemmeno un Papa! Joseph Ratzinger ha avuto il coraggio e la sincerità di ammetterlo pubblicamente. Auguriamo al futuro pontefice di continuare nella via di apertura verso altre confessioni cristiane, verso altre religioni, come pure verso le persone di convinzioni diverse». Donika e Luan, Tirana – Albania «Penso che la sua sia stata una decisione saggia, non era facile prenderla! Anche questo è un atto di responsabilità. Vorrei ringraziarlo per tutto quello che ci ha donato. Aspetto dal prossimo Papa, che abbia sempre quest’occhio di fraternità, di apertura sulle altre credenze, religioni, per costruire un mondo di fraternità universale». Racim, musulmano dell’Algeria. (altro…)