Set 23, 2021 | Ecumenismo
Iniziato oggi l’incontro dei Vescovi di diverse Chiese amici dei Focolari. Sabato mattina saranno ricevuti in udienza da Papa Francesco. “Dobbiamo avere il coraggio di rischiare”, “Le testimonianze ci danno il coraggio di essere uno”, “Abbiamo assistito ad una esperienza di ecumenismo vissuto”, ecco alcune tra le impressioni a caldo dei 181 Vescovi di 70 Chiese e 45 Paesi riuniti oggi nel primo giorno del incontro di Vescovi di varie Chiese amici del Movimento dei Focolari.
Brendan Leahy, Vescovo cattolico dell’Irlanda, e Matti Repo, Vescovo luterano della Finlandia, moderatori dell’incontro, dopo aver salutato i partecipanti, in maggior parte collegati attraverso un collegamento web, con 15 traduzioni simultanee, hanno dato la parola a Margaret Karram, Presidente dei Focolari che, dopo il benvenuto, ha detto: “Il mio augurio – che è anche una certezza – è che questo incontro conduca a rafforzare fra tutti i convenuti quella meravigliosa realtà di ascolto e accoglienza reciproca, in cui lo Spirito Santo diventa il protagonista dei nostri rapporti. Solo Lui è capace di produrre il rinnovamento nella compagine ecclesiale e sociale, Lui sa spianare la strada e rendere costruttivo ogni processo di riconciliazione. La vostra presenza al Convegno è di per sé un segno dei tempi, rivela la sollecitudine di ciascuno verso l’unità, un orizzonte questo non così lontano perché la comune vita del Vangelo lo rende tangibile fra fratelli”.
Il Vescovo Christian Krause, già Presidente della Federazione Luterana Mondiale, dopo aver spiegato la genesi dell’incontro si è agganciato al titolo: “’Dare to be one’ (…) E’ un umile contributo a un dialogo e a un’iniziativa in corso per condividere, per capirsi e per mantenere fra di noi il messaggio di Gesù sulla strada verso la pace”. Ha poi invitato tutti a non guardare al mantenimento del loro potere istituzionale, ma “ad aprire le porte alla condivisione del carisma dell’unità e dell’ospitalità eucaristica dei figli di Dio. Perciò, ancora una volta – per amor del cielo – osate essere uno!”. Dopo un momento di incontro per gruppi linguistici per conoscersi e scambiare le prime impressioni si è approfondita la vita della Parola di Dio nella spiritualità dei Focolari. Un brano di Chiara Lubich letto dalla focolarina anglicana Sarah Finch è stato arricchito poi dagli interventi del Vescovo luterano dr. Matti Repo, della dot.ssa Mervat Kelly, focolarina siro-ortodossa e della dot.ssa Sandra Ferreira, focolarina cattolica. Poi sono stati i Vescovi stessi a donare a tutti testimonianze che hanno reso visibile quanto detto. Una carrellata di esperienze vissute in prima persona che dimostrano lo sforzo di impegnarsi per costruire l’unità tra le diverse Chiese. Commoventi, concrete nelle diverse situazione pastorali. Risuonano le parole di Chiara Lubich ascoltate prima: “Un frutto è che la Parola ci fa uno: provoca l’unità. Come nelle piante con l’innesto, due rami scorzati, per il contatto vivo delle due parti vive, diventano una sola cosa, così due anime scorzate dell’umano mediante la Parola di Vita vissuta, si consumano meglio in uno”. Quattro ore coinvolgenti dall’Australia agli USA, dal Brasile all’Ucraina, dal Magadascar passando per Paesi europei e asiatici, con la varietà di fusi orari, condizioni politiche e sociali. Domani, 24 settembre 2021, la seconda giornata e sabato 25 settembre saranno ricevuti in Udienza da Papa Francesco.
Carlos Mana
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Set 22, 2021 | Centro internazionale, Chiara Lubich
Lo scorso 10 settembre il Comune di Grottaferrata (Roma-Italia) ha conferito a Chiara Lubich la cittadinanza onoraria postuma, riconoscimento che rinnova in modo visibile l’amicizia tra la fondatrice del Movimento dei Focolari e questo territorio, a lei così caro, dove sono sorte le prime strutture del Movimento. A ritirare la targa Magaret Karram, attuale Presidente. Una “città madre”, un luogo dove “raccogliere in un unico popolo persone dalle diverse vocazioni”. Un’ispirazione, quella di Chiara Lubich, che la spinse a riconoscere nei Castelli Romani il terreno fertile dove tutto sarebbe fiorito e, nello specifico, nella città di Grottaferrata (Roma-Italia), una nuova casa per il Movimento dei Focolari, dopo Trento, sua città natale e Roma. A Grottaferrata nel 1959 venne inaugurato un salone per incontri presso Villa Maria Assunta, una bellissima casa messa a disposizione del Movimento dei Focolari dalla marchesa Rossignani Pacelli, sorella di Papa Pio XII. Una casa che di lì a poco diventerà il cuore dell’Opera, la viva e fervente “cittadella di Maria”. Chiara Lubich, pur continuando a risiedere a Roma, trascorse alcuni periodi a Grottaferrata negli anni che vanno dal 1956 al 1964.
Immagini di una storia condotta da Dio e riportate alla mente dalla Presidente del Movimento dei Focolari, Margaret Karram, in occasione della cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria postuma di Grottaferrata a Chiara Lubich, tenutasi lo scorso 10 settembre. Presenti all’evento: Luciano Andreotti, Sindaco di Grottaferrata, Angelo Viticchiè, già Sindaco della città, Sergio Lubich, nipote di Chiara e Veronica Cimmino, Sindaco di Rocca di Papa. A conclusione la proiezione del docufilm “Chiara Lubich: l’Amore vince tutto”. Presenti anche il regista Giacomo Campiotti, il produttore artistico Saverio D’Ercole, il produttore del film Luca Barbareschi e l’attrice Valentina Ghelfi. L’appuntamento, già in programma nel 2004 e in seguito rimandato a causa della malattia e della morte di Chiara, ha avuto per protagonisti il senso di comunità e la fraternità. Questi valori, radicati nella vita del Movimento, possono diventare, come ha ricordato il Sindaco di Grottaferrata, unico “strumento di condivisione” anche all’interno della vita pubblica di una città, dove la “ricerca del bene comune” resta l’obiettivo principale.
Quello che sembra un arduo cammino trova la sua conferma nell’“unità attraverso l’amore” e nelle parole inedite che Chiara avrebbe voluto donare ricevendo questo riconoscimento, che ritornano a noi grazie alla voce di Margaret Karram: “Vorrei offrire quest’Arte di Amare all’attenzione di tutti i presenti e in particolare ai cittadini di Grottaferrata perché, se lo desiderano, possiamo aiutarci a viverla e diffonderla ovunque”. Un’eredità di cui tutti disponiamo e di cui ciascuno, nel suo piccolo, diventa custode, ieri come oggi; un’esperienza che, come conclude la Presidente del Movimento dei Focolari, “non si ferma ai confini della nostra città, ma si estende nei rapporti di collaborazione fraterni anche con altri Comuni, per far crescere e rendere sempre più luminosa una rete di città per la fraternità”.
Maria Grazia Berretta
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Set 20, 2021 | Chiara Lubich
Il 17 settembre del 1948 Chiara Lubich incontrò a Roma (Italia) per la prima volta Igino Giordani[1], che lei poi chiamerà Foco. Lei era terziaria francescana ed era accompagnata da alcuni religiosi delle varie famiglie francescane. Giordani aveva 54 anni, era già un uomo affermato in campo politico e culturale quando conobbe le ventottenne Chiara Lubich riconoscendo in lei un carisma. Giordani aderì subito ai Focolari e, per il suo contributo allo sviluppo del Movimento, la Lubich lo considerò un cofondatore. Qui di seguito il racconto di quell’incontro dal diario di Giordani “Veder uniti e concordi un conventuale, un minore, un cappuccino e un terziario e una terziaria di san Francesco mi parve già un miracolo d’unità: e lo dissi. La signorina parlò; (…) e alle prime parole avvertii una cosa nuova. C’era un timbro inusitato in quella voce: il timbro d’una convinzione profonda e sicura che nasceva da un sentimento soprannaturale. (…) Quando, dopo mezz’ora, ella ebbe finito di parlare, io ero preso in un’atmosfera incantata: come in un nimbo di luce e di felicità; e avrei desiderato che quella voce continuasse. Era la voce che, senza rendermene conto, avevo atteso. Essa metteva la santità a portata di tutti; toglieva via i cancelli che separano il mondo laicale della vita mistica. Metteva in piazza i tesori d’un castello a cui solo poche erano ammessi. Avvicinava Dio: lo faceva sentire Padre, fratello, amico, presente all’umanità. (…) Una cosa avvenne in me. Avvenne che quei pezzi di cultura, giustapposti, presero a muoversi e animarsi, ingranandosi a formare un corpo vivo, percorso da un sangue generoso: il sangue di cui ardeva santa Caterina? Era penetrato l’amore e aveva investito le idee, traendole in un’orbita di gioia. Era successo che l’idea di Dio aveva ceduto il posto all’amore di Dio, l’immagine ideale al Dio vivo. In Chiara avevo trovato non una che parlava di Dio, ma una che parlava con Dio: figlia che, nell’amore, colloquiava col Padre. (…) Tutto ne risultò illuminato. Il dolore assunse un significato salvifico, o fu risolto in amore. La vita apparve un disegno adorabile della volontà di Dio e ogni suo attimo divenne pieno ed ebbe una sua bellezza. La natura e la storia si dispiegarono in trame ricche di armonia e sapienza. E per vivere questa nuova vita, per nascere in Dio, non dovevo rinunziare alle mie dottrine: dovevo solo metterle nella fiamma della carità, perché si vivificassero. Attraverso il fratello, presi a vivere Dio. La grazia sgorgò libera, i diaframmi tra la soprannatura e la natura crollarono. L’esistenza divenne tutta un’avventura, consapevolmente vissuta in unione col Creatore, che é la vita”.
Igino Giordani
(Igino Giordani, Memorie di un cristiano ingenuo, Roma, 1984, pp. 147-154) [1] Igino Giordani (1894 – 1980) è stato uno scrittore, giornalista e politico italiano. Nel 1946 venne eletto alla Assemblea Costituente e nel 1948 come deputato nelle file della Democrazia nel parlamento italiano dove si distinse per l’impegno in favore della pace e della giustizia sociale. (altro…)
Set 13, 2021 | Chiara Lubich
Oltre la staccionata della libertà e dell’uguaglianza. A 20 anni di distanza dalla caduta delle Torri Gemelle le parole di Chiara Lubich sull’attentato che ha cambiato le sorti del mondo risuonano più che mai attuali e ci ricordano quale sia l’unica via percorribile per la pace. All’indomani dell’11 settembre, molti di noi hanno avvertito l’esigenza di riflettere a fondo sulle cause, ma soprattutto di impegnarsi per un’alternativa vera, responsabile, decisa, al terrore ed alla guerra. (…) In molti ci chiediamo oggi, a New York come a Bogotà, a Roma come a Nairobi, a Londra come a Baghdad, se sia possibile vivere in un mondo di popoli liberi, uguali, uniti, non solo rispettosi dell’identità dell’altro, ma anche solleciti alle rispettive necessità. (…) Da più punti della terra, oggi, sale il grido di abbandono di milioni di rifugiati, di milioni di affamati, di milioni di sfruttati, di milioni di disoccupati che sono esclusi e come “recisi” dal corpo politico. E’ questa separazione, e non solo gli stenti e le difficoltà economiche, che li rende ancora più poveri, che aumenta, se possibile, la loro disperazione. (…) Libertà ed uguaglianza, dinanzi alle sfide del presente e del futuro dell’umanità, non sono da sole sufficienti. La nostra esperienza ci insegna che c’è bisogno, crediamo, di un terzo elemento, lungamente dimenticato nel pensiero e nella prassi politica: la fraternità. (…) E’ la fraternità che può far fiorire progetti ed azioni nel complesso tessuto politico, economico, culturale e sociale del nostro mondo. E’ la fraternità che fa uscire dall’isolamento e apre la porta dello sviluppo ai popoli che ne sono ancora esclusi. E’ la fraternità che indica come risolvere pacificamente i dissidi e che relega la guerra ai libri di storia. E’ per la fraternità vissuta che si può sognare e persino sperare in una qualche comunione dei beni fra Paesi ricchi e poveri, dato che lo scandaloso squilibrio oggi esistente nel mondo è una delle cause principali del terrorismo. Il profondo bisogno di pace che l’umanità oggi esprime, dice che la fraternità non è solo un valore, non è solo un metodo, ma un paradigma globale di sviluppo politico. Ecco perché un mondo sempre più interdipendente ha bisogno di politici, di imprenditori, di intellettuali e di artisti che pongano la fraternità – strumento di unità – al centro del loro agire e del loro pensare.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, Messaggio alla Prima Giornata Mondiale dell’Interdipendenza, Filadelfia, USA, 12 settembre 2003 in Discorsi in ambito civile ed ecclesiale, a cura di Vera Araujo, Città Nuova, Roma, 2020, pp. 111-113) (altro…)
Set 6, 2021 | Chiara Lubich
Parole come perfezione e santità possono apparire mete irraggiungibili, Chiara Lubich, partendo da un’affermazione di San Bonaventura, riflette su come sia possibile incamminarci verso di esse iniziando dai più semplici gesti della quotidianità. Ho trovato un pensiero sulla santità, attribuito a san Bonaventura, che molti di noi senz’altro conoscono, ma che, forse, non è vivo ancora nella nostra vita. (…) Quel pensiero ha suscitato nel mio cuore il grande desiderio di metterlo in pratica con tutti voi. Non dobbiamo, forse, farci santi insieme? È l’affermazione di un santo, che di vie per andare a Dio se ne intende. Egli, con audacia, assicura che una persona va più avanti spiritualmente in quaranta giorni, se non si ferma nelle valli delle imperfezioni e dei peccati veniali, di chi vi sosta, in quarant’anni. Bello, no? Mi sono naturalmente chiesta: “In che consistono le imperfezioni e i peccati veniali”? Certo, si potrebbe farne un lungo elenco… Senz’altro sono l’opposto della perfezione. E in che cosa consiste la perfezione? Nel vivere la carità: “la carità che è il vincolo della perfezione”, dice san Paolo[1]; “Siano perfetti nella carità”, così prega Gesù nell’ultima cena, come ricorda il Vangelo di Giovanni[2]. Quella carità che, se si è in più, come siamo noi, diventa reciproca: “Vi do un comandamento nuovo – dice Gesù –: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri”[3]. Bisogna perciò, per non rimanere nelle valli delle imperfezioni e dei peccati veniali, vivere così e, qualora ce lo dimenticassimo o venissimo meno, ricominciare. (…) E da dove conviene cominciare? Da casa. Sì, da casa, iniziando dal mattino, perché così la giornata parte bene. Da casa, perché alle volte ci si impegna a viverlo bene con gli altri, negli incontri, nei convegni e poi, tornati a casa, magari stanchi, perdiamo con i fratelli la pazienza, il controllo e… addio amore reciproco! (…) Ricordiamocelo. Se così faremo, fra quaranta giorni (…) avremo senz’altro progredito spiritualmente e avremo dato un notevole contributo alla nostra santità personale e a quella di popolo.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, Conversazioni in Collegamento telefonico, Roma 2019, p. 561-562) [1] Col 3,14 [2] Cf. Gv 17,23 [3] Gv 13,34 (altro…)