Ott 6, 2021 | Dialogo Interreligioso
Un Convegno alla Facoltà Teologica di Innsbruck (Austria) a conclusione di un percorso pluriennale d’attività intellettuale e esercizio esistenziale.
“Guardare tutti i fiori” un titolo insolito per un convegno teologico e, oltre tutto, in un contesto prestigioso come quello della Facoltà Teologica di Innsbruck che gli addetti ai lavori identificano con il nome di Karl Rahner, sepolto nella grande chiesa gesuita che divide le due ali dell’Ateneo. È stato significativo che proprio qui, nella prestigiosa Leopold Saal si sia svolto questo convegno, caratterizzato da una buona presenza (circa cento persone) con 150 punti di ascolto in altri continenti . Non si è trattato di un evento isolato, quanto della conclusione di un percorso iniziato quasi un decennio fa in occasione di un convegno islamo-cristiano organizzato dal Movimento dei Focolari e fondato su uno scambio di esperienze di dialogo della vita. Due professori della facoltà teologica austriaca – Roman Siebenrock e Wolfgang Palaver – presenti in quell’occasione mostrarono grande interesse a questa esperienza di dialogo. Nei mesi successivi a contatto con la spiritualità dei Focolari avevano visitato anche il nascente Istituto Universitario Sophia e il centro internazionale del Dialogo Interreligioso del Movimento. Da qui l’idea di formare un gruppo di ricerca con accademici delle due religioni per approfondire aspetti della spiritualità dalle due prospettive. Da allora, ogni anno, alla fine di agosto questo gruppo – chiamato cluster – e composto da una ventina di persone di diverse provenienze si è regolarmente incontrato per alcuni giorni. Fin da subito non è stata una semplice attività intellettuale ed accademica ma anche un esercizio esistenziale che ha via via costruito rapporti profondi a livello personale, culturale, religioso ed intellettuale. Negli ultimi anni l’interesse del gruppo si è concentrato su alcune pagine di carattere mistico di Chiara Lubich. I passi, fra i quali quello che ha dato il titolo alla conferenza, sono stati approfonditi sia nella sensibilità cristiana (cattolica e riformata) che in quella musulmana (sunnita e sciita). Al termine di questo percorso, si è deciso di organizzare un convegno accademico che potesse permettere la condivisione della ricchezza di queste riflessioni.
Il convegno di questi giorni ha aperto questa esperienza ad un pubblico accademico, e non solo, di matrice tedesca (austriaci, svizzeri e tedeschi erano infatti la stragrande maggioranza dei partecipanti) esprimendo nello stile, nel linguaggio e nelle categorie di pensiero di questa parte di Europa un patrimonio spirituale recente (quello della Lubich) capace, però, di coagulare pensatori di diverse provenienze, sia etniche che culturali e soprattutto religiose o meno: cattolici, riformati, musulmani e marxisti. Ad una riflessione teologica sul passo che ha dato il titolo all’evento – un intervento del teologo riformato Stefan Tobler – hanno fatto seguito altre riflessioni e tavole rotonde da cui sono emerse le esperienze di comunione intellettuale e spirituale che questi accademici – cristiani e musulmani – vivono da anni. Come percepiva un’artista ginevrina intervenuta ai lavori, si notava una testimonianza chiara quando sul palco saliva un gruppo che offriva un contributo a più voci. Un aspetto che raramente si trova in ambito accademico e che in questi giorni ha caratterizzato il convegno con una dimensione importante: la comunione di pensiero e di spirito. Inoltre, la presenza di cattolici, riformati, marxisti e musulmani ha offerto uno spaccato notevole di scuole di pensiero, di sensibilità accademiche ma anche culturali e religiose che non è facile trovare nel mondo attuale che vive di forti polarizzazioni quotidiane anche nell’ambito accademico e culturale.
Roberto Catalano
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Dic 13, 2018 | Dialogo Interreligioso
Si è svolto tra il Centro internazionale di Loppiano e la città di Trento un laboratorio islamo-cristiano che smentisce le attuali narrative di odio e diffidenza tra le due religioni. Trento, 7 dicembre 2018 – Si è appena conclusa la Week of Unity, una settimana dell’unità, organizzata dall’Istituto Universitario Sophia (IUS) di comune accordo con il Risalat International Institute di Qum (Iran) ed il Centro per il dialogo interreligioso del Movimento dei Focolari. Ma la data ed il luogo non sono casuali come pure non lo è la formazione del gruppo di ricerca. La data segna sull’orologio della storia il settantacinquesimo anniversario della scelta di Chiara Lubich di dedicare la sua vita a Dio, lasciando tutto per seguirlo. Il gruppo che ha celebrato questo anniversario è formato da una cinquantina di persone, giovani per la più parte, musulmani sciiti e cattolici. Le provenienze sono le più varie: Libano, Egitto, Iran, Emirati Arabi, Usa, Inghilterra, Canada, Argentina, Italia. Tutti protagonisti di questa Week of Unity, ultimo passo di un progetto nato come una profezia: Wings of Unity, le ali dell’unità.
Una iniziativa che ha preso corpo poco meno di tre anni fa, ma che segna un cammino ormai ventennale di amicizia del Prof. Mohammad Shomali e della moglie Mahnaz con il Movimento dei Focolari. Fra il prof. Shomali e il prof. Piero Coda, preside dello IUS, è infatti nata una amicizia intellettuale e di vita che ha portato un piccolo gruppo di accademici delle due religioni e delle due realtà accademiche a riflettere su un tema cruciale: l’unità di Dio e l’unità in Dio. In questa prospettiva, la sensibilità musulmana al monoteismo assoluto si apre alla dimensione dialogica del Dio cristiano, in una riflessione a più voci che portano pensiero e tradizioni diverse non per dimostrare o imporre la Verità, ma per camminare insieme verso di essa. Le lezioni dei professori hanno toccato punti nevralgici sia della cultura del mondo globalizzato
che delle verità fondamentali proposte dalle due fedi, ma la Settimana dell’Unità è stata soprattutto una esperienza di incontro di cuori e di menti che ha portato i partecipanti a fare una vera esperienza di shekinah, la presenza della pace di Dio fra i fedeli. L’esperienza non è rimasta chiusa ai partecipanti ma ha desiderato aprirsi in due preziosi momenti di condivisione. Nella cittadella di Loppiano il primo e nel Centro Mariapoli Chiara Lubich a Cadine (Trento), il secondo. I presenti non hanno solo potuto ascoltare una esperienza che sembra smentire clamorosamente la narrativa attuale nei rapporti fra cristiani e musulmani, che parla di paura, rigetto, invasione; hanno potuto fare una profonda esperienza di arricchimento reciproco, in un clima di pace a testimonianza all’interno del quale è possibile vivere e costruire quella che Papa Francesco definisce una ‘cultura dell’incontro’.
Roberto Catalano
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Apr 19, 2018 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Siamo nati in due famiglie tradizionali e conservatrici di Tlemcen, città molto antica, culla della cultura arabo-musulmana – racconta Farouk. Siamo sposati da 42 anni, abbiamo tre figli e due nipoti. Durante il primo anno di matrimonio, come molte coppie, abbiamo scoperto che avevamo caratteri diversi e questo causava degli attriti tra noi. L’incontro con il Movimento dei Focolari ci ha fatto capire che dovevamo intraprendere una via di amore vero. Questa esperienza ci ha colmato dell’amore di Dio e ci ha permesso di fare i primi passi l’uno verso l’altra. Avevamo un tale desiderio di conoscere a fondo la spiritualità dell’unità, che la nostra vita ha cominciato a svolgersi tra Orano, dove abitiamo, e Tlemcen, dove si trova il centro del Movimento dei Focolari. Abbiamo cominciato a condividere la nostra fede musulmana e a comprendere come incarnare la spiritualità dell’unità nel nostro credo. A Orano si è formata attorno a noi una piccola comunità e la nostra casa è diventata un luogo di incontro, un “Faro”, come la stessa Chiara Lubich ha voluto chiamarla. Molti musulmani hanno conosciuto il focolare e tra noi abbiamo cominciato a condividere tutto, nutriti e arricchiti di un amore soprannaturale. Agli inizi degli anni ‘90 la guerriglia nel nostro paese ci ricordava le analoghe circostanze della nascita del Movimento, e la scoperta di Dio come unico ideale».
«Con i nostri figli – continua Schéhérazad – durante il periodo dell’adolescenza abbiamo vissuto una fase abbastanza turbolenta. Abbiamo cercato con loro il confronto e il dialogo e, soprattutto, l’amore filiale. Possiamo dire che con i due maggiori siamo riusciti a creare un rapporto basato sulla sincerità. Nella comunità del focolare sentivo delle testimonianze in cui si parlava di Dio Amore. Imparavo piano piano ad abbandonarmi fiduciosa in Dio, nella sua misericordia. Intraprendendo questo cammino spirituale mi sono liberata dal mio io, dalle mie paure nei rapporti con le persone. L’impegno di mettere Dio al primo posto è certamente personale, ma abbiamo scelto di viverlo come famiglia. Riconoscere i propri limiti e quelli dell’altro è una ginnastica senza fine, bisogna ricominciare sempre, chiedersi perdono e ricominciare». «La preghiera nell’Islam – spiega Farouk – è un momento solenne. Le nostre preghiere prima non erano regolari, e ognuno le faceva da solo. Ora cerchiamo di farle insieme, per amore, non come un obbligo. In Algeria vengono a studiare molti giovani sub-sahariani. Tra questi alcuni frequentano il focolare. Cerchiamo di andare incontro alle loro necessità, anche perché spesso non si sentono socialmente integrati. Uno di questi giovani, cristiano, è vissuto con noi per un anno e mezzo, e con lui abbiamo costruito un rapporto così profondo che ci considerava come secondi genitori; spesso gli prestavamo la macchina per andare a messa». «Nella comunità dei Focolari – è nuovamente Schéhérazad – c’è uno scambio sincero, senza ambiguità sulla fede. Abbiamo imparato a conoscere la fede cristiana. Ogni conoscenza è fatta nel rispetto di ciascuno, con un amore disinteressato, che non vuole convertire l’altro, ma lo aiuta ad essere di più se stesso. Quando incontro un cristiano è per noi naturale vedere in lui un fratello da amare. Non siamo nati per competere, ma per costruire un progetto comune. Costruire l’unità non è una cosa scontata, ma un impegno che va continuamente rinnovato. Insieme, musulmani e cristiani, possiamo avanzare verso l’”Uno che unifica”. Nella nostra vita, grazie a Chiara Lubich, abbiamo capito che questo Uno unificatore si realizza se due fratelli, due sorelle, si amano, pronti anche a dare la via l’uno per l’altro». (altro…)
Set 6, 2017 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Una summer school nelle Valli di Primiero non è una novità. Già negli anni scorsi se ne sono svolte alcune grazie all’impegno e all’iniziativa dell’Istituto Universitario Sophia. Gli ambiti di interesse e di approfondimento erano stati quelli della politica e, già in occasione di quella del 2015, si era avuta una presenza musulmana, sia fra i docenti che fra gli studenti. La Summer school di quest’anno ha, invece, avuto un chiaro taglio interreligioso con la presenza di studenti sciiti e cristiani. Non si tratta di un evento occasionale, ma di un cammino ormai ventennale di amicizia fra musulmani sciiti e cattolici nel contesto della spiritualità di comunione del Movimento dei Focolari. Nella seconda metà degli anni Novanta il Professor Mohammad Shomali con la moglie Mahnaz, anche lei accademica, oltre che madre di tre figli, originari di Qom, città santa dell’Islam sciita in Iran, si trovavano in Inghilterra per conseguire, rispettivamente il dottorato di ricerca ed il master. Accanto agli studi, era loro desiderio trovare vie per instaurare un rapporto con realtà vive di cristianesimo. Già da allora, infatti, in entrambi cresceva la chiamata ad un impegno interreligioso. In questo contesto i due giovani accademici sciiti hanno incontrato il Movimento dei Focolari. Con alcuni membri del movimento è nata e si è sviluppata un’amicizia spirituale profonda, soprattutto sulla centralità dell’amore come via per arrivare a Dio e ai fratelli e sorelle che ci sono accanto.
Insieme ad una altrettanto profonda esperienza con la realtà benedettina del monastero di Ampleforth, gli Shomali hanno approfondito la spiritualità di comunione incontrando anche altri cristiani e musulmani, soprattutto sunniti, in occasione di convegni internazionali tenutisi a Roma e nella cittadella di Loppiano. Dopo il loro ritorno a Qom i rapporti con i Focolari di Londra e del Centro del Dialogo interreligioso a Roma si sono mantenuti per arricchirsi a partire dal 2010 di una importante valenza accademica. Il Prof. Shomali, infatti, per favorire un vero rapporto fra i suoi studenti sciiti di Qum e la Chiesa cattolica ha organizzato diversi viaggi di gruppi in Italia dove si sono realizzati incontri con il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, l’Università di Sant’Anselmo ed il Pisai (Pontificio Istituto per gli Studi Arabi ed islamistici) ed il Movimento dei Focolari. Nel 2014 una delegazione del Centro del Dialogo Interreligioso del Movimento ha trascorso una settimana a Qom per incontrare varie realtà accademiche e religiose e stabilire rapporti di fiducia e comunione. L’anno successivo, un gruppo di studentesse iraniane ha vissuto per un mese nella cittadella di Loppiano, immergendosi nella spiritualità di comunione, sia a livello vitale che intellettuale, approfondendo il patrimonio religioso cristiano e cogliendo comunanze e possibilità di vie di dialogo.
È in questo contesto che è nato un rapporto profondo con l’Istituto Universitario Sophia, in particolare fra il Rettore, Mons. Piero Coda e il Professor Shomali. Da successivi incontri, lezioni offerte dal professore agli studenti dell’Istituto e agli abitanti della cittadella di Loppiano, e in collaborazione con Rita Moussalem e Roberto Catalano, co-direttori del Centro del Dialogo Interreligioso del Movimento dei Focolari, Coda e Shomali hanno maturato l’idea di dar vita ad un progetto comune di ricerca accademica e di realizzazioni concrete al quale si è dato il nome di Wings of Unity. Il cuore dell’iniziativa si concentra sulla ricerca dell’unità di Dio e dell’unità in Dio e vuole mettere a fuoco la percezione di Dio nelle due tradizioni e, alla luce di queste, la possibilità di costruire un vero spirito di fratellanza universale. La finalità è quella di creare spazi di riflessione in comunione fra musulmani sciiti e cristiani e, allo stesso tempo, favorire la formazione di giovani generazioni al dialogo interreligioso. Come ha sintetizzato in modo magistrale lo stesso Prof. Shomali, in questi anni, si è superato il dialogo. Si è arrivati a pensare insieme. (altro…)
Gen 27, 2016 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Tutto ha avuto inizio nel 2002, quando la comunità locale del Movimento dei Focolari ha conosciuto Mustapha Baztami, Imam della comunità di Teramo. Un uomo di Dio colpito dalla spiritualità dell’unità da diventarne infaticabile diffusore. Da allora sono seguiti tanti momenti in comune con approfondimenti e riflessioni, come ad esempio la famiglia vista dal Corano e dalla Bibbia, per poi condividere cibi e sapori e vedere colori e profumi mescolarsi in un tutt’uno, come le persone che li assaporano. Ma la vera sfida è riuscire a fare insieme – musulmani e cristiani – l’esperienza della fraternità. Un giorno accade un gravissimo incidente a sua moglie. I prolungati ricoveri, anche in altre città d’Italia, permettono alla comunità focolarina di stringersi in maniera forte, proprio da fratelli. È come una gara d’amore fra chi dà e chi riceve, e che diventa humus fertile per altre iniziative come l’ideazione di un concorso letterario “Diversi… ma uno”, che da quindici anni li fa lavorare gomito a gomito in un impegno settimanale che dura tutto l’anno. «L’essere figli di Dio è ciò che ci unisce – afferma Donato dei Focolari –. È questo che dà la libertà di prendere il microfono e raccontare la propria storia, o semplicemente sorridere per una battuta, oppure lasciando cadere qualche lacrima senza vergogna». «I vostri occhi mi guardano senza pregiudizi», dichiara una donna musulmana.
Nel territorio gli effetti di questo dialogo non passano inosservati. Un’associazione cattolica invita Mustapha e Donato ad intervenire ad un seminario islamo-cristiano. Tutto sta andando per il meglio, ma le posizioni di alcuni partecipanti sulla donna nell’Islam creano forti tensioni in sala. Mustapha e Donato decidono di intervenire raccontando di come la loro amicizia sia fondata sulla reciproca volontà di amarsi al di là della cultura e della religione. Ricercando ciò che unisce piuttosto che ciò che potrebbe dividere. «La mia vita è profondamente cambiata – afferma Mustapha – da quando ho conosciuto Chiara Lubich, donna cristiana, bianca e occidentale. Lei mi ha insegnato ad amare tutti e a farlo per primo». Da quel momento il seminario prende un’altra piega. Uno degli organizzatori va ad abbracciarlo dicendogli: «Fratello, ho capito che la ragione dell’uomo è nulla rispetto all’amore». Viene l’estate e con essa la voglia di una gita in montagna le due comunità insieme con le famiglie al completo. Appena arrivati alla meta, gli uomini musulmani scaricano semola, carne, ortaggi, spezie, pentole e stoviglie, e le donne prendono posto nella cucina di una canonica. Anche i cristiani non sono da meno: pane casareccio, olive all’ascolana, gallinella in gelatina. Nella normalità di una giornata tra amici, ogni momento ha il suo posto: il gioco dei bimbi, lo scambio spirituale, il tè, il cus-cus, gli assaggi, la passeggiata. Sebbene non programmato, ogni attimo è prezioso per continuare e consolidare un’amicizia che man mano si fa più profonda. Il giorno dopo, Mustapha manda un messaggio: «… chiediamo all’Altissimo di continuare ad illuminare i nostri percorsi comuni». E quando il vescovo deve fornire in Prefettura i dati sui rapporti della sua diocesi con la comunità islamica, riferisce di questa esperienza di dialogo vero. (altro…)