Ott 27, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo
Nella loro “carta etica” si definiscono come coloro che stanno «nelle contraddizioni e nelle difficoltà del tempo presente facendosi carico e condividendo le sofferenze del mondo del lavoro…nell’ottica della fratellanza universale». In questa tensione si possono cogliere i segni di quella necessaria “nuova scuola di pensiero” indicata da Pasquale Foresi (“è la vita che fa capire”), cofondatore del Movimento dei Focolari, che affermava: «il lavoro non è soltanto un mezzo per vivere, ma è qualcosa d’inerente al nostro essere uomini, e quindi anche un mezzo per conoscere la realtà, per capire la vita». Un metodo visto all’opera con il racconto dell’esperienza dei dipendenti della ex CGlobal di Pisa coinvolti in una delle solite ristrutturazioni e delocalizzazioni di imprese e la storia del fondo sindacale “legami di solidarietà” di Pomigliano d’Arco, a Napoli, nato grazie alla parrocchia San Felice in Pincis, come mutuo aiuto di una comunità che rischia di frantumarsi davanti alla carenza di occupazione dettata dalla divisione internazionale del lavoro guidata dalle società multinazionali. Un quadro completato dall’esposizione di Alberto Botto, segretario generale del sindacato Luz y Fuerza di Rosario in Argentina, sulla resistenza delle organizzazioni dei lavoratori davanti al potere delle dittature militari e delle ricette liberiste di privatizzazione che hanno rischiato di dissolvere il loro Paese.
Di fronte al paradigma “dell’economia che uccide”, citando il Papa, proprio coloro che hanno deciso di agire nel sindacato “per sete di giustizia” stanno sperimentando, in questi anni, la fragilità e i limiti delle loro forme organizzative davanti alla mercificazione della vita intera. La tre giorni ha, perciò, voluto creare un luogo “disarmato” dove ognuno potesse offrire le ragioni profonde del proprio impegno. Una reciprocità che ha visto momenti di esigente dialogo con Maurizio Landini e Marco Bentivogli, segretari nazionali di due sindacati dei metalmeccanici italiani (Fiom Cgil e Fim Cisl), nonché con Giorgio Cremaschi dell’area critica e radicale.
Il programma ha visto il confronto con Cecilia Brighi, per anni per il sindacato nell’organizzazione internazionale del lavoro, e con i docenti Antonio Maria Baggio, Barbara Sena e Alberto Lo Presti che ha presentato l’attualità di un testo fondamentale riedito da Città Nuova (“Questione operaia e cristianesimo”, di Von Ketteler). I lavori del seminario, guidati da Antonella Galluzzi e Stefano Biondi referenti di “made in The World”, e seguiti dai responsabili del dialogo culturale del Movimento dei Focolari, Caterina Mulatero e Joao Manuel Motta, hanno visto la partecipazione della presidente del Movimento, Maria Voce, che ha osservato: «non è vero che manca il lavoro. Dio non ci ha lasciato senza lavoro, basta guardarsi intorno e vedere quante urgenze e necessità ha la comunità civile! Quello che sembra mancare è il denaro. Dov’è finito? Con la corruzione e l’avidità di profitti senza limiti si è creata una frattura tra il lavoro e il denaro, il suo uso». Per questo motivo bisogna «prendersi insieme le piaghe dell’umanità» con la nostra “competenza” che è « la fraternità universale, riconciliare l’uomo con l’uomo». I partecipanti sono partiti con il forte desiderio di condividere quanto hanno vissuto per promuovere spazi di dialogo con altri sindacati. «Abbiamo capito che non siamo soli – ha affermato uno dei sindacalisti argentini –, e che è molto importante rimanere uniti per dare un anima alla lotta sindacale e per portarla a tutti». (altro…)
Ott 24, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Anche noi abbiamo avvertito il desiderio di far qualcosa per tutte le famiglie bisognose della città. Ed abbiamo scoperto che qui a Teramo la Caritas gestisce un emporio dove raccolgono beni di prima necessità per chi ha bisogno. Così, insieme ai nostri genitori , siamo andati a visitare questo emporio ed avendo scoperto – con tanta gioia – che ci sono fornai in città che donano non solo pane avanzato ma anche fresco di giornata, abbiamo deciso di portare uova, marmellate, carta igienica, salviette rinfrescanti (perché, come ci hanno suggerito, sostituiscono l’acqua). Abbiamo riempito tre carrelli di doni!!! Siamo stati davvero tutti felici, grandi e piccoli, perché abbiamo scoperto un modo per aiutare le persone che non hanno niente da mangiare. Ora che conosciamo questo supermercato speciale, torneremo ancora e cercheremo di coinvolgere anche i nostri amici». (I e le gen4 e gen3 di Teramo, Italia) (altro…)
Ott 14, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Il Nobel 2015 assegnato ad Angus Deaton per i suoi studi sullo sviluppo economico, sul benessere, sulla diseguaglianza, sui consumi e sulle determinanti della povertà è un segnale molto importante: dopo alcuni anni in cui, in piena crisi finanziaria, Stoccolma ed i suoi consulenti continuavano a premiare gli economisti che avevano studiato e promosso l’economia e la finanza e avevano contribuito a generare la crisi, col Nobel a Deaton si torna a premiare, nel luogo più importante per la scienza contemporanea, scienziati sociali a tutto tondo, continuatori della scienza politica o civile che è all’origine dell’economia moderna. La politica di Stoccolma è stata alquanto bizzarra negli ultimi anni: dal 2010 al 2013, mentre il capitalismo stava rischiando di implodere sotto una crisi finanziaria mai conosciuta prima di allora, i Nobel per l’Economia sono stati assegnati ad alcuni economisti tra i maggiori teorici di quel paradigma economico e finanziario che stava mostrando tutti i suoi drammatici limiti. Come se, durante un’estate con il più alto numero di incendi dolosi mai registrati, venissero assegnati premi a coloro che studiano tecniche sofisticate di accensione avanzata di incendi. Ecco perché questo Nobel e anche, in misura diversa, quello dello scorso anno assegnato al francese Jean Tirole potrebbero indicare una prima inversione di tendenza essendo Deaton molto più simile a premi Nobel come Amartya Sen, Joseph E. Stiglitz, Elinor Ostrom che ai più recenti Eugene Fama e Lloyd Stowell Shapley. Non dobbiamo dimenticare che la crisi finanziaria ed economica che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo non è indipendente dalle teorie economiche degli ultimi decenni, perché a differenza degli astrofisici le cui teorie non modificano le orbite dei pianeti, gli economisti e le loro le teorie condizionano fortemente le scelte economiche. Negli ultimi anni i migliori dipartimenti di economia del mondo si sono riempiti di economisti sempre più matematici, con una formazione umanistica sempre più scarsa, espertissimi di modelli iper-specializzati e non più capaci in massima parte di avere una visione di insieme del sistema economico, e quindi di associare i loro modelli con la realtà economica e sociale. Inoltre il premio a Deaton che fa seguito a quello dato a Tirole, potrebbe indicare un ritorno di una teoria economica più europea, più attenta alla dimensione sociale della professione, una maggiore sensibilità per i temi del benessere collettivo e non solo dei profitti e delle rendite individuali. Questa possibile alba troverà però il suo mezzodì se i prossimi Nobel vedranno più economisti filosofi e meno economisti matematici, come scriveva già nel 1991 l’economista inglese Robert Sugden: “L’economista oggi deve tornare a essere più filosofo e meno matematico”. Un invito che allora non fu raccolto dalla professione, ma forse siamo ancora in tempo. Angus Deaton poi è ancora un economista che sa scrivere libri, non solo articoli matematici. Consiglio a tutti il suo ultimo libro “La grande fuga”, nel quale il neo laureato Nobel si domanda, da autentico scienziato sociale e legittimo erede del suo compatriota Adam Smith (filosofo ed economista) se l’umanità potrà conoscere in futuro una stagione di progresso senza disuguaglianza, una domanda fondamentale quando oggi il prezzo del progresso lo stiamo pagando con una crescente disuguaglianza nel mondo e una diminuzione di felicità. L’economia potrà tornare ad essere una scienza morale amica della società se tornerà a porsi questa e simili domande, abbandonate troppo velocemente per rispondere ad altre domande molto più facili e molto meno utili al progresso umano». Luigino Bruni www.edc-online.org (altro…)
Ott 7, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

© Focolari-Alain Boudre
Le settimane sociali francesi hanno una grande tradizione: nate nel 1904, da sempre il loro scopo è far conoscere il pensiero sociale cristiano e portarne la luce sulle questioni della società: in esse quindi la dottrina sociale della Chiesa viene applicata ai problemi del tempo. Il titolo di questa edizione, alla quale hanno partecipato quasi 2000 persone, era: “Religioni e culture, risorse per immaginare il mondo”. I temi più presenti, come si può immaginare vista la loro attualità, i migranti e l’ambiente, riportato con forza al centro dell’attenzione del mondo dalla recente enciclica di Papa Francesco Laudato Sì.

© Focolari-Alain Boudre
Tutta la prima giornata è stata incentrata sulla situazione di oggi riferita a questi temi. Il secondo giorno è stata dedicato completamente al contributo che le religioni possono dare a queste emergenze. L’ultima giornata è stata infine incentrata tutta sull’Enciclica Laudato Sì, che è stata commentata da diversi punti di vista.Luigino Bruni è intervenuto nella seconda giornata, sabato 3 ottobre, nell’ambito della tavola rotonda dal titolo: “Rinnovare la visione della mondializzazione con le religioni”. L’idea era quella di riflettere su come immaginare insieme un mondo “finito” e comune in un mondo con culture diverse e livelli di sviluppo molto disuguali. Tre religioni, cristiana, mussulmana e buddista sono entrate in dialogo a partire dai rispettivi testi legati alla creazione.A dialogare con Luigino Bruni Cheikh Khaled Bentounes, mussulmano, guida spirituale della confraternità soufi Alâwiyya (fondatore degli scouts mussulmani e fra i promotori del festival interreligioso “Vivre Ensemble à Cannes” ) e Philippe Cornu, buddista, presidente dell’Institut d’Études Bouddhiques.

© Focolari-Alain Boudre
A Anouk Grevin, che traduceva Luigino in simultanea, chiediamo di raccontarci qualcosa di quell’ora davvero particolare: “Ciascuno nel suo intervento ha citato un testo sulla creazione della propria tradizione religiosa, commentandolo, e traendo spunti davvero molto profondi, con un’ascolto in sala attentissimo e molto intenso. Alla fine, in maniera un po’ inaspettata, Luigino ha posto alcune domande ai suoi interlocutori e questo ha dato origine ad un dialogo molto profondo e fraterno: decisamente una bella testimonianza di dialogo interreligioso in cui emergeva stima reciproca e venivano in luce tanti punti in comune delle rispettive visioni. Il dialogo si è concluso con un abbraccio fraterno dei tre, con scoppio di applausi in tutta la sala.” L’intervento di Luigino Bruni, “Una riflessione antropologica ed economica a partire dai primi capitoli della Genesi”, ha toccato i temi della creazione, della terra, della fraternità; di Adam e Caino; di Noè e della Torre di Babele, riportandoli all’oggi. Luigino ha concluso così il suo intervento: “Fuori dall’Eden, nel giardino della storia, la nuova lingua dell’Adam non la troveremo tornando indietro o fermando la storia dentro torri di simili; la potremo ritrovare solo camminando inseguendo una voce, un arcobaleno, una stella, un arameo errante. Oggi in Europa, nei tempi dei diluvi finanziari e sociali, sta tornando forte la tentazione di Babele. Ma si stanno anche moltiplicando i Noè, che combattono le barche della morte e i loro trafficanti dando vita a arche di salvezza, a tutti i livelli. Dobbiamo continuare ad abbattere le alte torri, e a costruire arche per salvare e salvarci dai vecchi e nuovi diluvi. Ma soprattutto dobbiamo salvare i figli, i figli nostri e le figlie e i figli di tutti. È per loro la terra promessa. ”Intervento completo di Luigino Bruni Fonte: EdC online
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Set 20, 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo
“Vedo e scopro la mia stessa Luce negli altri, la Realtà vera di me, il mio vero io negli altri (magari sotterrato o segretamente camuffato per vergogna), e ritrovata me stessa mi riunisco a me resuscitandomi”. Chiara Lubich, La resurrezione di Roma. La misericordia è stato il cemento con cui abbiamo impastato nei secoli passati la nostra civiltà. Senza conoscere e amare la misericordia non comprendiamo la Bibbia, l’Alleanza, il libro dell’Esodo, Isaia, il vangelo di Luca, Francesco d’Assisi, Teresa d’Avila, Francesca Cabrini, don Bosco, le opere sociali cristiane, la Costituzione italiana, il sogno europeo, la vita insieme e gli amori dopo i campi di concentramento, le famiglie che vivono unite fino alla fine. È la misericordia che fa maturare e durare i nostri rapporti, che trasforma l’innamoramento in amore, simpatia e sintonie emotive in progetti robusti e grandi, che fa avverare i nostri “per sempre” pronunciati in gioventù, che impedisce alla maturità e alla vecchiaia di diventare solo una nostalgica narrazione di sogni infranti. La misericordia vive di tre movimenti simultanei: quello degli occhi, quello delle viscere (il rachàm biblico) e quello delle mani, della mente, delle gambe. Il misericordioso è prima di tutto qualcuno/a capace di vedere più in profondità. La prima misericordia è uno sguardo, che ricostruisce dentro la persona misericordiosa la figura morale e spirituale di chi le suscita misericordia. Prima di fare e di agire per “prendersi cura di lui”, il misericordioso lo guarda e lo vede diversamente. Scorge il “non ancora” oltre il “già” e il “già stato” che appare a tutti. Prima di essere un’azione etica, la misericordia è un moto dell’anima, con il quale riesco a rivedere l’altro nel suo disegno originale, prima dell’errore e della caduta, e lo amo al fine di ricrearlo alla sua natura più vera. Riesce a ricostruire dentro l’anima l’immagine spezzata, a ricomporre la trama interrotta. Vede che c’è una solidarietà inter-umana più profonda e vera di qualsiasi delitto, crede che la fraternità non viene cancellata da nessun fratricidio. Rivede ancora Adamo dopo Caino. E mentre gli appare la purezza nell’impurità, la bellezza nella bruttezza, la luce dentro il buio, si muove anche il corpo, vengono toccate le carni. Si commuovono le viscere. La misericordia coinvolge tutto il corpo, è un’esperienza totale, qualcosa di simile al parto di una nuova creatura – se non ci fosse la misericordia, a noi maschi l’esperienza del parto resterebbe totalmente inaccessibile: e invece possiamo intuire qualcosa di questo mistero, il più grande di tutti, quando ridoniamo la vita con la misericordia. La misericordia si sente, si patisce, c’è travaglio. È una esperienza incarnata, corporale. Per questa ragione chi conosce la misericordia conosce anche lo sdegno: se non soffro visceralmente per l’ingiustizia e il male attorno a me, non posso essere misericordioso. Sono le stesse viscere che si muovono oggi per l’indignazione e la rabbia di fronte ai bambini morti asfissiati nei Tir o annegati in un braccio di mare, e domani per il tradimento di un amico bisognoso di perdono. (leggi tutto) di Luigino Bruni Pubblicato sul giornale italiano Avvenire il 06/09/2015 (altro…)