Set 5, 2013 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
Foto su Flickr
Condividere buone prassi e iniziative presenti in contesti culturali assai diversi, per farne emergere linee pedagogiche condivise improntate alla fraternità e alla pace. Questo l’obiettivo di “Learning Fraternity” (Castel Gandolfo – Roma, 6-8 settembre), convegno-laboratorio a cui partecipano 650 educatori di 35 Paesi, articolato in conferenze, workshop, stand e ‘buone prassi’. Il convegno assume un rilievo e una finalità particolare mentre papa Francesco si fa portavoce del “grido della pace” che sale “dall’unica grande famiglia che è l’umanità”. Lo dicono in una lettera al Papa i promotori del convegno. Protagonisti del meeting saranno coloro che a vario titolo, si confrontano quotidianamente con il compito di educare: famiglie, insegnanti, animatori di gruppi, studiosi del settore, gli stessi ragazzi. A parlare di “Educazione e Globalizzazione” e delle connotazioni che essa assume in America Latina, Africa ed Europa, tre esperti: Nieves Tapia, coordinatrice del Programma Nazionale di Educazione solidale del Ministero di Educazione, Scienza e Tecnologia dell’Argentina, Justus Mbae Gitari, professore di Pedagogia alla Catholic University of Eastern Africa di Nairobi, Giuseppe Milan, professore ordinario di Pedagogia interculturale e sociale all’Università di Padova. Il tema “Educazione e Relazione” viene approfondito da Paula Luengo Kanacri, cilena, ricercatrice al CIRMPA, UniversitàLa Sapienza di Roma e da Teresa Boi, italiana, insegnante e pedagogista. Nei workshop si affronteranno tematiche trasversali: dalla cultura della legalità al rapporto genitori-figli, dalla prevenzione al bullismo alla comunicazione coi new media, dall’integrazione sociale all’apertura della scuola alla città, dallo sport alla danza.
Gli stand espongono buone prassi nei contesti culturali di 20 nazioni, tra cui Congo, Pakistan, Colombia, Egitto. Alcuni esempi: cominciando sotto un albero in un quartiere tra i più poveri della città di Santo Domingo, nasce la scuola “Café con Leche”, con attualmente 500 bambini e un percorso di scoperta di sé stessi e degli altri, nella diversità e ricchezza di etnie. Iniziato in Egitto, il progetto “la Pace incomincia da me” oggi coinvolge più di 1500 ragazzi, professori e direttori di 82 scuole in altri 40 Paesi, che promuovono il Festival internazionale per la Pace. In Italia il “Progetto Pace” porta avanti iniziative da 23 anni, interessando 100.000 giovani in più di 400 scuole, in rete con giovani di alcuni Paesi dell’Europa dell’Est, attraverso annuali viaggi umanitari, solidarietà a Paesi devastati da guerre o catastrofi, interazione con gli stranieri e coi diversamente abili. Sabato 7 settembre è prevista una trasmissione in diretta streaming con diverse nazioni (http://live.focolare.org). Il programma sarà idealmente collegato alla giornata di digiuno e preghiera, indetta da Papa Francesco per la pace in Siria e in tutto il mondo. Con New Humanity (ONG che gode dello Status Consultivo Generale all’ECOSOC dell’ONU), promuovono l’evento 4 agenzie educative dei Focolari: il Movimento Umanità Nuova, l’Associazione EDU (Educazione e Unità), l’ONG Azione Mondo Unito (AMU) ed il Movimento Ragazzi per l’Unità. L’evento gode del patrocinio della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO.
(altro…)
Lug 28, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
20 anni di fraternità. È il 20 Marzo 1993: a Warrington, nella contea inglese del Cheshire, l’Ira sferra uno dei suoi attentati più sanguinosi: 56 feriti e due morti: Jonathan Ball, di tre anni, e Tim Perry, di 12 anni. I fatti di Warrington lasciano il segno, generando un’onda di indignazione ma anche la voglia di cambiare le cose. In prima linea anche due scuole della contea, che già da prima dell’attentato, per iniziativa dei loro direttori, cercano di superare la rigida divisione tra i ragazzi cattolici e protestanti, solitamente educati in scuole separate. I due istituti (uno cattolico e uno protestante) vogliono dare una testimonianza di unità e di pace.
Negli anni il cerchio si allarga, fino a Belfast, capitale dell’Ulster, dove altre due scuole cominciano a costruire un rapporto di mutua collaborazione. A questi due istituti, dalla vicina Repubblica d’Irlanda se ne aggiunge presto un terzo per formare un “circolo di scuole” dove viene proposta la cosiddetta “arte di amare” attraverso il dado dell’Amore. Kevin Mc Keague è direttore della scuola cattolica di St James (Belfast): “Una volta ho sentito da Chiara Lubich che, dei tre ideali della Rivoluzione Francese, il meno sviluppato era la fraternità…Questo è vero anche per noi qui a Belfast segregati in due comunità…Così ho visto nel mio incontro con David (direttore della scuola protestante) l’opportunità di costruire ponti e di portare nelle nostre comunità un’iniezione di amore e di fraternità”. David McConkey dirige la scuola protestante Whitehouse (Belfast): “Ero profondamente convinto che l’educazione gioca un ruolo principale nel promuovere la pace attraverso iniziative dove ragazzi di diverse tradizioni si possano trovare faccia a faccia”.
Declan O’Brien, direttore della Scuola St Conleth nella Repubblica d’Irlanda: “Fui colpito a prima vista dall’unità tra le due scuole del Nord Irlanda e dalla testimonianza vera di unità e fratellanza tra Kevin e David che anch’io volli condividere il loro progetto introducendo “il dado” così da vivere l’arte di amare con altre scuole”. Nel 2009 la scuola protestante di Belfast viene completamente distrutta da un incendio doloso, una tragedia condivisa dalle altre due scuole che organizzano insieme un concerto di solidarietà intitolato “tutti per tutti”. Studenti e genitori e da tutte e tre le scuole vi partecipano, insieme al sindaco unionista e al parroco, rappresentanti di comunità divise, stavolta insieme. “State dando una forte testimonianza nella comunità e nel Paese”, afferma il sindaco. Un giornale locale parla di ragazzi che “ci indicano la strada per andare avanti”. Si profila però la triste possibilità che la scuola non venga più ricostruita, per mancanza di fondi. Si decide così di organizzare una dignitosa ma decisa protesta, davanti al Parlamento a Belfast. Alunni, famiglie, amici, colleghi riuniti attorno al direttore McConkey in una vera dimostrazione di fraternità. Il comitato parlamentare per l’Educazione, composto da membri di diversi partiti, rimane colpito da questo segno di solidarietà. Nello stesso giorno viene annunciata l’immediata ricostruzione della scuola protestante. Nelle tre scuole “amiche” si è introdotta l’arte di amare, proposta da Chiara Lubich come antidoto all’egocentrismo, alla discriminazione e al bullismo. L’arte di amare è un’originale serie di punti tratti dalle pagine del Vangelo che aiutano la persona a concretizzare l’amore a Dio e al prossimo. Così, anche nelle nostre scuole “siamo costruttori di pace, mattone per mattone, nelle nostre aule, in cortile, e da qui poi continuiamo per la strada, nel nostro parco giochi e nelle nostre case…” dicono gli alunni di questi istituti che, ancora secondo Declan O’Brien, provengono da ambienti dove questi valori sono sconosciuti.
O’Brien ci spiega come i ragazzi concretizzino quest’arte sia a scuola sia a casa, mostrando come questa li aiuti a essere diventando più tolleranti, disponibili e più aperti agli altri: “Uno degli allievi veniva costantemente preso in giro da altri due. Succedeva in modo silenzioso senza che gli insegnanti se ne accorgessero. C’era il rischio di vendette e di allargare la cerchia dell’odio. La proposta di mettere in pratica l’arte di amare ha spezzato questo meccanismo, dando agli alunni il coraggio di cambiare le cose in positivo. In breve tempo la situazione si è risolta”. “Drums for peace” è un’altra iniziativa dove i tamburi, usati in passato come segnali di antagonismo tra la gente che marciava per le strade, ora annunciano la pace. Nel corso della manifestazione viene premiata una poesia. Come quella di Aiden Doyle (otto anni) di Belfast. È un testo scritto dopo che alcuni scontri tra le parti hanno rischiato nel 2009 di far ripiombare l’Irlanda del Nord negli anni bui della guerra civile. In quei giorni un poliziotto e due soldati vengono assassinati. Aiden, con la sua spontaneità scrive: “Quel poliziotto che perse la vita era il papà di qualcuno…” e chiede che non si torni indietro nel processo di pacificazione. Queste semplici e convincenti parole fanno notizia e raggiungono il telegiornale del canale nazionale dando un forte contributo alla promozione ed educazione alla pace. Fonte: Irlanda del Nord: un accordo tra scuole per costruire legami di pace Il Movimento dei Focolari in Irlanda
Verso Learning Fraternity (Castelgandolfo, Roma 6-8 settembre 2013)
Convegno-laboratorio rivolto a chi opera nel campo dell’educazione (famiglia, settore scuola, catechisti, animatori, educatori): in risposta alle sfide educative, le tematiche principali affrontate riguardano “Educazione e globalizzazione”, “Educazione e relazione”. Scarica programma Scarica scheda di iscrizione (altro…)
Lug 14, 2013 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Il nostro sistema di educazione ha avviato nel mondo uomini che non comprendono più la società nella quale devono vivere. Questo sistema è destinato a distruggere la nostra civiltà e la sta già distruggendo. Inutile dare la colpa ai politici, agli uomini d’affari, agli avvocati… Abbiamo dato a molti dei nostri ragazzi la prima spinta a mettersi nella carriera della criminalità. È colpa nostra se le strade sono gremite di giovani delinquenti. È tempo di riparare a questa pazzia. È tempo di raccogliere questa gioventù, così preziosa per la società, e alimentarla alle sorgenti della Vita.
Se i risultati non sono buoni – chi tra noi può rigettarne la responsabilità? Ciascuno esamini la propria coscienza e riesamini la propria filosofia! Poiché rifiutiamo gli insegnamenti della religione ci riesce difficile accorgerci delle mutilazioni più gravi del laicismo. Aver allontanata la religione dalla nostra vita significa aver ridotta la cultura all’erudizione, la vita alla tecnica, la scienza ai manuali. Significa aver privato lo spirito dell’uomo dei valori dello spirito. Significa aver tolto alla società i principi costitutivi per comporsi e reggersi, averle sottratto il criterio di scelta tra il bene e il male, col senso della responsabilità e la coscienza della colpa. Una cultura senza Dio è una cultura a cui manca l’idea d’un giudice infallibile, e quindi d’una sanzione sicura e immancabile d’ogni atto umano. E un cittadino che non crede e ignora una sanzione eterna facilmente è portato ad abusare del fratello, anche perché ignora che si tratta d’un abuso morale. L’uomo impara come si fa una macchina e ignora come fosse fatto lui. Sa a che cosa serve l’atmosfera e ignora a che servisse l’anima. Educare, formare è accendere una fiamma. Se si vuole formare giovani capaci di sollevarsi oltre il guadagno economico e il piacere sensuale, bisogna innalzarli con una fede superiore alla materia e al senso. L’uomo si solleva con un impulso superumano, che non lo fa superuomo, ma lo conferma sembianza di Dio. Questo impulso ascensionale si chiama amore di Dio e genera per naturale espansione l’amore all’uomo. Genera fame e sete di giustizia e il giovane, di essa avido, porta questa fame nella società. La fiamma accesa va alimentata e il giovane va educato a custodire e aumentare calore e luce, ha bisogno di un’educazione che non dura nella sola infanzia, ma si svolge dalla nascita alla morte, e cioè tutto il tratto in cui occorre vampare e fare luce. Essa ha bisogno di alimento, e l’alimento è vario, sono parole, libri, spettacoli, e sono sopra tutto esempi ed esperienze. Questa fiamma viva fa sperimentare la grazia divina che spinge verso gli esseri più tormentati, meno dotati, i deboli, i vinti, i disprezzati, per compensare in loro col nostro dono le nostre deficienze. Tenderci è necessario, come è necessario tendere alla salute, pure se si è malati, anzi proprio perché si è malati. Occorre concorrere tutti a suscitare un ordine di pace e di forza, di collaborazione e d’altruismo, diventare divulgatori della verità. Igino Giordani in: La società cristiana, Città Nuova, 2010 (ed. Salesiana, 1942).

(altro…)
Lug 4, 2013 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Andar alla memoria di chi ci ha fatto del bene è un controcorrente urgente, da promuovere oggi contro una cultura che sembra aver memoria unicamente verso l’aggressività e la negatività dell’essere umano”. Sono parole del psicoterapeuta e pedagogista Michele De Beni per il quale è importante far risaltare l’influenza positiva che l’educatore può esercitare nello sviluppo della personalità e delle sue potenzialità. Su queste tematiche si snoda il libro da lui curato ed edito da Città Nuova: “Essere educatori”, presentato il 3 maggio scorso presso l’Università di Bergamo – Dipartimento di scienze umane e sociali – che ha voluto ricordare la figura di Chiara Lubich educatrice. Partendo dall’originale esperienza della giovane maestra Silvia Lubich (più nota come Chiara), il volume si apre a tematiche pedagogiche attualissime: il valore della tradizione e dell’innovazione, la formazione delle coscienze, le questioni aperte dai nuovi saperi, la richiesta di nuove competenze, il bisogno di rinnovamento della didattica, la centralità della relazione educativa, dell’accettazione e del dialogo. Il libro è corredato da un DVD dal titolo “La maestra Silvia non aveva la matita rossa” – a cura di Donato Chiampi, contenente ricordi ed episodi inediti raccontati da ex allievi e da una collega. http://vimeo.com/50673907 La maestra Silvia non aveva la matita rossa Da Castello in Val di Sole dove Chiara insegnò nell’anno scolastico 1938-39, Caterina, Carmela, Dolores ed Edda raccontano che nella classe composta di 40-42 bambini di tutte e cinque le classi, la maestra non si limitava all’attività didattica, ma si imparava l’educazione, la fraternità e… “a volersi bene”. C’era anche qualcuno “scadente” – ricordano –, ma «finché non arrivava alla pari degli altri, lei ripeteva sempre, aspettava tutti. L’ultima settimana che è rimasta ha continuato a raccomandarci di essere unite, di aiutare, specialmente gli anziani». Finito l’anno scolastico Chiara continuò a mantenere i rapporti vivi con loro con delle letterine. Anche padre Contardo Zeni, francescano cappuccino, suo ex allievo a Cognola in un istituto per bambini orfani, dove Chiara insegnò in seguito, ricorda: «La maestra Silvia è stata veramente una mamma per noi! Quando interrogava chiedeva ‘Tu cosa ne pensi, che ne dici?’. In base alla risposta ricevuta metteva la sua parola. Rispettava la personalità e anche il bambino. Adesso lo capisco, vedeva al di là del volto umano, la presenza di Dio nella persona. Io non finisco mai di dire grazie a Dio per avermi fatto incontrare una persona così eccezionale».
Fraternità e centralità della persona, paradigmi da riportare al cuore del discorso educativo: su questi binari viaggia la proposta del meeting internazionale Learning Fraternity che si svolgerà dal 6 all’8 settembre prossimo a Castel Gandolfo (Italia), rivolto a tutti coloro che sono coinvolti a vario titolo: la famiglia, il comparto scuola, i catechisti, gli animatori di gruppi, gli studiosi del settore, gli stessi ragazzi. (altro…)
Mar 12, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
L’edizione brasiliana del progetto “Forti senza violenza” che in Europa ha raggiunto più di 500.000 giovani, ha preso il via nel gennaio 2013 in varie città del paese sudamericano. L’obiettivo dell’iniziativa è di rendere forti i giovani contro la violenza, l’isolamento, il mobbing e le molteplici esperienze di oppressione sottile ma dolorosa. Centro del progetto è il musical “Streetlight” della band internazionale Gen Rosso. Racconta una storia vera, quella di Charles Moats che cresce nel ghetto di Chicago e rimane fedele ai suoi ideali legati al Vangelo, nonostante le difficoltà e l’odio che sperimenta. Si decide per la non violenza e vive la sua scelta con coerenza fino a sacrificare la propria vita. Nei diversi moduli del progetto orientati allo spettacolo finale, che comprendono un periodo di 4 settimane, gli studenti approfondiscono il tema della violenza con le sue conseguenze negative, e imparano a riconoscere e a sviluppare le proprie capacità e talenti. Nello spettacolo conclusivo i giovani sono coinvolti attivamente durante il musical, insieme al Gen Rosso: sul palcoscenico e anche dietro le quinte. Per la sua realizzazione hanno collaborato l’associazione Starkmacher di Mannheim che lo sostiene in Germania, e le “Fazendas da Esperanza” brasiliane, luoghi, spesso delle fattorie, dove i giovani possono trovare un’uscita dal mondo della droga e da altre dipendenze.
In vista dell’inculturazione di “Forti senza violenza” nel contesto brasiliano, un gruppo dell’associazione Starkmacher ha fatto un viaggio in loco per cercare di trasmettere la propria esperienza. Sono stati a Guaratinguetá e a Fortaleza, rispettivamente nel sud e nel nordest del Brasile. In quell’occasione si sono incontrati con una quarantina di giovani e adulti (insegnanti/educatori) provenienti da varie città del Brasile, futuri moltiplicatori del progetto nel proprio paese. Sono stati istruiti nella metodologia, nella base pedagogica e nella struttura organizzativa che finora ha sostenuto il progetto. Nei quattro giorni e mezzo hanno, poi, elaborato insieme una variante specifica brasiliana del progetto di prevenzione. Un influsso notevole ha avuto, accanto ad altre personalità, Eros Biondini, segretario dello Stato di Minas Gerais. Si è impegnato a far da portavoce del progetto. Che “Forti senza violenza” arrivi proprio nel momento giusto in terra brasiliana, lo dimostra una discussione pubblica appassionata che si è accesa proprio in quei giorni intorno ad una nuova legge che prevede il ricovero forzato dei tossicodipendenti per la terapia. Le richieste di nuovi posti nelle “fazendas” sta aumentando notevolmente. “Forte sem violencia”, nella versione brasiliana, si prospetta come uno strumento che potrà dare nuove prospettive di sviluppo ai giovani brasiliani in situazioni difficili. A cura di Andrea Fleming (altro…)