Movimento dei Focolari
Via Crucis 2012: la famiglia al centro

Via Crucis 2012: la famiglia al centro

Nell’anno in cui avrà luogo il VII Incontro Mondiale della Famiglia a Milano, dal 30 maggio al 3 giugno 2012, le riflessioni che accompagnano questo tradizionale appuntamento del Venerdì Santo (6 aprile al Colosseo), fanno riferimento al tema della famiglia. Già consultori del Pontificio consiglio per la Famigliai focolarini sposati Anna Maria e Danilo Zanzucchi – cinque figli e 12 nipoti –, sono originari di Parma. Tra i primi coniugati a seguire la via dell’unità aperta dal carisma di Chiara Lubich, sono stati insieme a Igino Giordani, tra i primi collaboratori e animatori del movimento Famiglie Nuove, cui continuano a dare il loro prezioso contributo. È il “progetto a largo raggio per la famiglia, nato nel 1967 dal desiderio di Chiara di riportare al centro di questa cellula fondamentale della società, oggi così battuta dai venti di crisi, l’impegno ad amarsi a vicenda, con un’attenzione speciale alle famiglie divise, smembrate, ai divorziati, alle vedove, ai ragazzi abbandonati, a tutte le situazioni di marginalità”, scrive Città Nuova. “Ci siamo messi in questa impresa – confessa Anna Maria –… affidandoci a Dio e alla nostra personale unione con Lui per cercare di dare a questi testi il timbro del vissuto, ma anche del pensiero maturato in tanti anni di esperienza a contatto con migliaia di coppie di tutto il mondo”. Per saperne di più: Area Stampa Movimento dei Focolari Testi delle meditazioni per la Via Crucis Scheda Anna Maria e Danilo Zanzucchi Scheda Famiglie Nuove “Una Via Crucis della famiglia” – di Oreste Paliotti su Città Nuova online Scheda libri “Vi conosco” di Anna Maria e Danilo Zanzucchi e “L’arte difficile di essere madre” di Anna Maria Zanzucchi, editi da Città Nuova (altro…)

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Viaggio in Centro America: una cultura della fiducia

Non è una terra facile da vivere, l’America Centrale. Terra di contrasti, di colori, di vita sociale ricca e complessa. Terra d’insicurezza, anche. Tre amici focolarini provenienti da San Salvador in auto, poco dopo il passaggio della frontiera guatemalteca, sono stati assaltati da una delle tante bande armate che rendono le strade insicure da queste parti: minacce con le pistole, tutti a terra, nessun si muova, fuori i portafogli, via orologi, computer e telefonini. È andata bene, gli hanno lasciato almeno i documenti e la macchina… «Un po’ di paura, ma grazie a Dio non è andata poi così male – spiega uno di loro, Edmar che abita a San Salvador –, poteva anche andarci male. Ho cercato di fare il punto mentalmente, con la faccia a terra, un esame di coscienza, e ho fatto una sorta di auto-unzione degli infermi. Poi ho pensato che Dio mi aveva dato una vita così straordinaria che anche se ci avessero ucciso avrei potuto tracciare un bilancio positivo. Ma l’amico sposato accanto a me, con tanti figli piccoli, no, quello doveva restare in vita! Oggi il sole splende di nuovo, e Dio ci ha visitato. Siamo allegri». Aggiunge addirittura Gregorio del Nicaragua: «Ho pensato che dovevo dare la vita per quelle persone che mi stavano legando le mani». Commenta Maria Voce, ascoltando il racconto: «Forse quello è stato l’ultimo momento di una parte della vostra vita. Dio vuole farvi ripartire, convertirvi di nuovo al suo amore e andare avanti. Anzi, possiamo ora ricominciare una vita nuova tutti insieme». Sono una quarantina le focolarine e i focolarini presenti nel Centro Mariapoli di Ciudad de Guatemala, da Guatemala, Honduras, El Salvador e Nicaragua (ma con origini anche argentine, ecuadoregne, messicane, colombiane, italiane…). È il “cuore” del Movimento dei focolari di questa terra, ma anche un suo spaccato fedele: etnie, censo, professione, sensibilità politica, sociale, economica. C’è chi era dalla parte dei rivoluzionari e chi del governo, chi viene da un ambiente maya katchiquel e chi è ladino, chi era ricco e chi povero. Gente che ha amato ed ama Dio, fino a dargli la vita, da vergine o da sposato, e che ha amato ed ama il suo popolo, anzi i suoi popoli. C’è chi è gravemente ammalato, e che si ritrova a centellinare ogni momento «non per “fare” ma per “vivere”, per indirizzare la propria vita alla sola cosa che conta, l’amore per Dio e per gli altri». C’è chi ha figli a iosa e una nidiata di nipoti, e che cerca ancora «il Dio dell’amore e non della giustizia vendicativa», perché «da queste parti bisogna essere rivoluzionari per seguire Gesù. Dio dà molto, ma esige anche tanto». Maria Voce, udendo tutte queste vicende personali e comunitarie, avanza l’idea della promozione di una “cultura della fiducia” e non del sospetto. Ciò vale ovviamente per il movimento: «Si tratta di avere fiducia assoluta nell’altro, nel fratello: l’altro vuole quello che io voglio, cioè l’unità. Quel che ognuno fa non lo fa per farsi ammirare, farsi valere o primeggiare. Lo fa per l’unità. Ognuno lavora in modo diverso ma, diversamente da me, lavora anch’egli per l’unità. Affidarsi a Dio e fidarsi dell’altro è quindi imperativo. Vuol dire credere che Dio sta lavorando: non gli servono persone perfette, ma quelle persone di cui lui ha bisogno». «Promuovere questa “cultura della fiducia” – confida una giovane honduregna – vale quindi in chi si riconosce nello spirito dell’unità; ma, a ben guardare, vale anche per tutta la società centroamericana, in cui la fiducia dell’altro, proprio per via dell’insicurezza generalizzata, sembra un lusso, un rischio eccessivo: bisogna al contrario diffidare dell’altro, bisogna sospettare di chiunque bussa alla porta o chiede un favore». Bisogna arrivare a comportarsi come Gregorio, che pregava per i suoi assalitori… Maria Voce e Giancarlo Faletti, rispondendo alle domande dei presenti, hanno pure sottolineato l’importanza di una profonda inculturazione del carisma dell’unità nelle culture mesoamericane, così come in ogni cultura; inculturazione che passa non tanto e non solo dallo studio che gli europei, iniziatori del Movimento, possono fare di questa o quella cultura, quanto attraverso le persone locali toccate dallo stesso carisma, che lo esprimeranno vissuto ed elaborato a confronto con la loro tradizione. Così è la fiducia che prende il posto del sospetto, che scalza ogni spirito colonialista. (altro…)

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L’unità agli albori del Movimento dei Focolari

Video di Chiara in Amsterdam 1982

«Cos’è l’unità? Ah, questa è una cosa meravigliosa! Perché l’unità, quella che Gesù pensa quando dice “amatevi …” in modo da morire, anche pronti a morire l’uno per l’altro, quell’unità che Gesù dice ‘dove due o più sono uniti lì sono io, non è un miscuglio di persone, non è un gruppo di persone, lì c’è Gesù, e questo è il punto.  L’unità veramente manifesta, porta Gesù. E io mi ricordo, ho trovato delle piccole lettere di tempi antichi quando incominciavamo a vivere così e sperimentare in certo modo la presenza di Cristo in mezzo a noi.  Che stupore! Perché noi non l’avevamo provato, il nostro cristianesimo era molto individuale prima. Ecco cos’è scritto lì. per esempio: “Oh l’unità, l’unità, che divina bellezza! Chi potrà mai azzardarsi a parlare di lei? E’ ineffabile! Si sente, si vede, si gode, ma è ineffabile. Tutti ne godono della sua presenza, tutti ne soffrono della sua assenza. E’ pace, è gaudio, è ardore, è amore, è clima di eroismo, di somma generosità. E’ Gesù fra noi!” Come si spiega questa realtà? Vedete, Gesù risorto ha detto una frase favolosa: “Io sarò con voi per tutti i tempi fino alla fine del mondo” (cf Mt 28,20). Tutti i giorni ha detto che sarà con noi. Ma dove è? senz’altro nella Chiesa, perché la Chiesa è il corpo di Cristo; e in modo speciale con quelli che annunciano il Vangelo perché Gesù l’ha detto a loro; noi sappiamo che Gesù, per esempio è particolarmente presente nell’Eucaristia, è lì, c’è Gesù nella sua Chiesa e anche nella sua Parola per esempio, le parole di Gesù non sono mica come le nostre, sono una presenza di Gesù e noi nutrendoci di quelle ci nutriamo di Gesù; Gesù è con i successori degli Apostoli, con i nostri vescovi, è lì dentro, parla attraverso di loro; Gesù è nei poveri, per esempio, ha detto che è dietro ai poveri che egli si nasconde insomma, con tutti quelli che soffrono. Ma Gesù ha detto anche: “Dove due o più sono uniti”, nella comunità, ecco, è anche qui. E io mi sono resa conto che oggi il mondo che non crede o che crede diversamente è particolarmente toccato da questa presenza di Gesù. “Da questo conosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete” (Gv 13,35). E’ una forma oggi sentita di testimonianza di Cristo, perché, vedete, l’unità cosa fa? lo ha detto Paolo VI in una parrocchia di Roma, l’unità genera Cristo in mezzo a noi, l’unità lo esprime, lo manifesta, lo svela. Gesù non è una realtà di venti secoli fa, è nella sua Chiesa adesso e ripete a noi le sue parole. Gesù è attuale e l’unità ha questo di bello, che lo mostra. Tanto vero che Gesù ha detto: “Che siano uno affinché il mondo creda”. E’ cosi. Ecco il Movimento ha cercato in tutti questi anni di mantener fede a questa presenza di Gesù, del Risorto in mezzo a noi. E noi attribuiamo alla sua presenza questa diffusione universale del Movimento, è lui che s’è fatto strada, è lui che ha testimoniato il cristianesimo. E allora, cosa dobbiamo fare, cosa tirare di conclusione da questa giornata? Io so come ho avuto modo in questi giorni di prendere contatti con tanti olandesi e ho ammirato una cosa che non trovo in altre nazioni: come in ogni cuore di questi olandesi c’è l’amore per l’Olanda e un grande amore per la sua Chiesa. E allora, cosa facciamo? Bisogna che questo amore diventi concreto. Allora cerchiamo di mettere la presenza di Gesù risorto nelle nostre famiglie, nelle parrocchie, dappertutto, con questo amore reciproco che era il segreto dei primi cristiani. E se c’è il Risorto cosa sarà la conseguenza? una nuova primavera, e tutto risorge. Ecco, questo è il mio augurio. E i frutti quali saranno di questa presenza di Gesù? Quelli stessi che abbiamo costatato noi quando abbiamo incominciato il Movimento: una grande gioia, pace, quelli che sono i frutti dello Spirito. Ecco, il mio augurio è questo, di partire, ma che nei vostri cuori ci sia questo desiderio: farò di tutto perché il Risorto sia in mezzo a noi! Ecco, così.» (altro…)

Via Crucis 2012: la famiglia al centro

12 giorni, 12 paesi e 25 giovani in ricerca

Video del viaggio "Sulle Orme di Gesù"

«Terra Santa, terra calpestata dai piedi di Gesù, di Maria, di Giuseppe, degli apostoli. Su questi passi abbiamo messo i nostri, in un viaggio indimenticabile! Siamo dall’India, dalla Corea, dal Canada, dagli USA, dall’ Europa e dalla stessa Terra Santa, e le lingue per comunicare tra noi e con quanti incontriamo sul posto sono inglese, italiano e tedesco. Non sapevamo tanto delle quasi due settimane che ci aspettavano da vivere, ma avevamo una domanda comune: cosa vuole Dio da me? Nel silenzio del deserto alle quattro del mattino, nella Basilica dell’Annunciazione a Nazareth, sul lago di Tiberiade, tutto si è fatto silenzio nell’anima per cogliere la Sua presenza. Siamo Elizabeth, Giovanni, Silvia, Lukas, Youssef… ma che impatto ripercorrere questo percorso di Gesù, con il senso profondo di doverlo vivere nell’amore scambievole che Lo rende presente anche fra noi (cfr. Mt. 18,20). Luci, ombre, tanta comunione, tanti dolori nei simboli della divisione con il muro, i check-point, le armi…e tante domande. Ma quanta vita si percepiva in quel piccolo gruppo di focolarine e focolarini del posto, che vedono la loro presenza lì, come il realizzarsi della propria vocazione all’unità. E anche quanti incontri commoventi vissuti con amici ebrei, cristiani e musulmani, tutti veri costruttori di pace e di unità. Qui alcune delle nostre impressioni:  “Ho potuto entrare di più nella vita di Gesù…; voglio scegliere Dio per tutta la mia vita; ho lottato con Dio nel passato… ora ho aperto nuovi spazi a Lui…; adesso ho una grande pace…pazienza di ascoltare…; non leggerò la Bibbia mai più come prima; Gesù, qualunque cosa tu vuoi da me, la farò…, adesso posso e voglio dare tutto a Dio, al 100 %, incluso le preoccupazioni, limiti, paure, che senso di libertà!…”. Una esperienza indimenticabile, che non può finire qui, e che marca la nostra anima dal desiderio di continuare a camminare nei passi di Gesù nel mondo, impegnandoci per la pace e per l’unità della famiglia umana. Gesù ha parlato al nostro cuore e gli abbiamo detto i nostri “Sì”, sentendoci invadere da un senso profondo di libertà, di gioia e dalla certezza di essere amati da Dio. A cura dei 25 giovani “in cammino nei passi di Gesù”


Video del viaggio in Terra Santa (altro…)