Mag 21, 2011 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Una giornata di caldo insolito accoglie a Praga l’arrivo di Maria Voce, presidente del Movimento dei focolari, e del co-presidente Giancarlo Faletti il 19 maggio 2011. L’aereo, proveniente da Mosca, arriva con mezz’ora di anticipo rispetto al previsto e rende meno lunga l’attesa della trentina di persone che al terminal 1 accolgono gli ospiti con un applauso: è festa! Il programma del viaggio è intenso. Sono in calendario incontri con rappresentanti della Chiesa locale, con l’arcivescovo di Praga, mons. Dominik Duka, ma anche con sacerdoti che vivono la spiritualità di comunione. Grande attesa da parte dei giovani che hanno organizzato una giornata presso il Centro Mariapoli di Vinoř e di tutta la comunità dei Focolari che converrà numerosa a Praga dall’intero Paese. Previsto un incontro aperto per ricordare i 10 anni dalla visita di Chiara Lubich nella Repubblica Ceca e il lancio dell’operazione “Praga d´Oro”, promossa da lei stessa in quell’occasione per attuare la “nuova evangelizzazione”.
Ad ospitare Maria Voce e il piccolo gruppo venuto da Roma, il moderno Centro Mariapoli nato nel giro di due anni, cuore della cittadella in costruzione. “Quando Chiara Lubich nel 2001 venne a Praga – raccontano i “pionieri” – ci espresse un duplice desiderio: dare una casa alla famiglia del Movimento e avere un posto dove le persone da lei incontrate, esponenti del mondo politico, civile ed ecclesiale, potessero ritrovarsi”. Detto, fatto. Con tanto entusiasmo e tante iniziative, non ultima l’“azione primi sabati”, che continua tuttora, il Centro Mariapoli ha preso forma, la cittadella anche, pur se è ancora nel pieno della costruzione. In pratica ogni primo sabato del mese chi può viene a lavorare, mattone dopo mattone, per edificare quello che sta diventando un centro di irradiazione della spiritualità dell’unità. Già dieci famiglie si sono trasferite qui e vi hanno costruito la propria casa, altri del Movimento progettano di farlo.

L’arcivescovo di Praga, mons. Dominik Duka
Chiara stessa, prima di ripartire nel 2001, aveva posto le prime medagliette delle costruzioni che sarebbero sorte nei tre terreni costituenti la cittadella, dislocati all’interno di un quartiere periferico di Praga. “Alcuni vicini non capivano – raccontano quanti erano presenti -, pensavano che stessimo sotterrando dei soldi. Col passare del tempo, però, hanno compreso il senso di quello che stava nascendo. Anche persone lontane da Dio si sono avvicinate e adesso fanno parte in vario modo della “famiglia” del Movimento”. Eh sì, perché qui, spiega qualcuno, non è tanto l’ateismo che è diffuso, quanto una certa non credenza dovuta a non conoscenza, ma la sete di incontrare Dio non è spenta. Il primo appuntamento “ufficiale” è con l’arcivescovo del posto, mons. Dominik Duka, nel palazzo sede arcivescovile dal 1344, nel quartiere storico di Praga. Adiacente al Castello che è in parte museo, in parte sede del Presidente della Repubblica, domina la città ed è a poca distanza dalla sontuosa cattedrale gotica di san Vito, centro della cristianità, ma anche dell’intero Paese, come spiega il parroco che guida la visita del gruppo romano. Un’accoglienza molto cordiale, quella dell’arcivescovo, il quale ha messo in comune il bisogno che lui avverte, di far risvegliare nella diocesi la religiositá popolare, ed anche la speranza che l´anniversario nel 2013 dell´arrivo dei santi Cirillo e Metodio, che qui portarono il cristianesimo 1150 anni fa, sia una grande occasione di evangelizzazione. Dall’inviata Aurora Nicosia [nggallery id=41] (altro…)
Mag 19, 2011 | Focolari nel Mondo
Nel 1986 una famiglia ungherese del Movimento dei focolari, i Fialowsky, si trasferisce per lavoro da Budapest a Dubna, a circa 130 Km da Mosca. Intorno a loro si radunano alcune famiglie e giovani. Nel 1989 prima e nel 1991 dopo, si aprono due centri del Movimento nella capitale. In quel periodo la comunità conta circa 40 persone. Nell’agosto del 1991 l’atteso primo incontro di Chiara Lubich con tutti i membri del Movimento dell’Europa Orientale, a Katowice (Polonia). È una tappa importante per la comunità presente in Russia che, per la prima volta, varca la frontiera per incontrare Chiara e gli altri membri del Movimento dei paesi dell’Est europeo. Nell’aprile del 1992 si svolge il primo incontro pubblico, la Mariapoli, con 220 partecipanti. Nel settembre dello stesso anno, si fa un primo viaggio a Celiabinsk, città oltre gli Urali, a circa 1900 km da Mosca, fino a poco tempo prima chiusa agli stranieri. Poco a poco si sviluppa una comunità del Movimento e, già nel 1995, si svolge sul posto la prima Mariapoli. Nascono in seguito le comunità a Novosibirsk e Omsk.
Nel 2001 si apre a Krasnoyarsk un focolare, che si dedica alla parte siberiana del Paese. Iniziano i primi contatti con le persone che ricevono da tempo la Parola di vita. La spiritualità viene accolta da persone nelle diverse città della Siberia. La prima Mariapoli siberiana si svolge nel 2004 a Divnogorsk, una città vicino a Krasnojarsk. I partecipanti provengono da varie città, alcuni dopo aver percorso 2000 km di distanza. Sono 90, di varie nazionalità e chiese. Dopo il crollo del regime sovietico, si avverte nella società russa una ricerca di identità. In questo cammino il modo di agire del Movimento è sempre stato apprezzato, in particolare nel rapporto con la Chiesa Ortodossa Russa. Nelle manifestazioni dei Focolari partecipano ogni tanto anche rappresentanti ufficiali del Patriarcato di Mosca. Molto importante per la comunità è stata la presenza di Giancarlo Faletti, copresidente del Movimento dei focolari, all’intronizzazione del patriarca Kirill, nel febbraio 2009. È seguito con grande interesse da parte di alcuni membri di associazioni ortodosse il progetto “Insieme per l’Europa”, al quale partecipano dal 2004. Fra i pionieri della storia dei Focolari nell’allora Unione Sovietica non possiamo non ricordare Eduardo Guedes, focolarino portoghese morto nel gennaio di quest’anno, e vissuto in Russia oltre 20 anni. La sua generosità e umiltà sono state caratteristiche molto apprezzate da questo popolo che ha ricambiato abbondantemente il suo amore in tanti modi, in particolare i molti amici ortodossi. E ancora Regina Betz, focolarina tedesca, che ha vissuto a Mosca dal 1990 a al 2008, intessendo rapporti veri e duraturi con tantissime persone. Un episodio da lei raccontato ci dà il timbro di questi anni spesi a costruire l’unità in Russia: «Insegnavo tedesco all’università Lomosonov di Mosca. Una collega, Alla, non stava bene di salute e pensava che si trattasse di una punizione di Dio perché non viveva più da cristiana. Mi raccontò che durante un corso di aggiornamento a Lipsia aveva frequentato spesso la Chiesa ma, tornando a Mosca, si era allontanata. Un giorno mi chiese se poteva venire con me alla Messa. Le spiegai che non ero ortodossa ma cattolica, cosa che non le creò alcun problema. Così la domenica seguente andammo insieme ad una Messa solenne a San Luigi nell’unica chiesa esistente allora a Mosca. Poi, per lungo tempo non ho più saputo nulla di lei. Quando ci siamo ritrovate mi ha raccontato che si era fatta battezzare e – quasi scusandosi – “come ortodossa”… Le dissi che aveva fatto bene, dato che è russa!».
Attualmente la maggioranza dei membri della comunità dei Focolari a Mosca è ortodossa. Una di loro, Nina Vyazovetskaya, in occasione del trigesimo della dipartita di Chiara Lubich, il 18 aprile 2008, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma, così si esprimeva: “Vengo da Mosca, appartengo alla Chiesa Ortodossa Russa. Sono medico e ho lavorato per due anni come internista nell’ospedale di Mosca. Sono cresciuta in una famiglia non credente, come la maggior parte in Russia. Nel 1990 mi hanno battezzata un po’ “per caso” perché, con il crollo del comunismo, quello era un periodo dei grandi cambiamenti e tutti cercavano qualcosa di nuovo. Però, dopo quel giorno, non sono mai andata in chiesa. L’incontro con il Movimento dei focolari ha segnato una svolta: ho incontrato Dio e la mia vita è cambiata. Per conoscerlo mi sono rivolta alle focolarine, che sono cattoliche, e mi hanno portato nella mia chiesa ortodossa. Così ho cominciato a scoprire la bellezza e la ricchezza della chiesa, dell’essere cristiana, del vivere per Dio. E adesso ho preso la decisione di seguire Dio, dietro Chiara, nel focolare”. (altro…)
Mag 17, 2011 | Centro internazionale, Ecumenismo, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Varcata la soglia della chiesa di “Maria gioia degli infermi” è andare dritto al cuore della fede ortodossa. La lode espressa dagli inni e dalle preghiere, sin sulla soglia del tempio si snoda ininterrottamente per due ore, e crea tra tutti i fedeli un raccoglimento immediato. Attirano la solennità della liturgia, la ricchezza e lo splendore dei paramenti, tutti rossi perché tempo di Pasqua. Maria Voce, con un velo in testa, come tutte le donne russe assiste alla sacra liturgia assieme ai membri ortodossi del Movimento dei focolari, per vivere un momento di comunione fraterna, pur nel rispetto delle differenti chiese. A conclusione tre baci sigillano tra tutti un patto di amore scambievole, testimonianza di un legame d’unità saldo che non può non ricordare, per la commozione, quel «non c’è né giudeo né greco», di san Paolo e che davanti all’iconostasi, diventa «non c’è più ortodosso o cattolico, ma siamo uno in Cristo». Alla fine della celebrazione un saluto al metropolita Hilarion Alfeyev, presidente del dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, che si è mostrato particolarmente contento di vedere la presidente del Movimento e tutta la delegazione cattolica, insieme agli ortodossi che l’accompagnavano. Padre Dimitri Sizonenko, responsabile ad interim del Segretariato per i rapporti intercristiani, ha particolarmente gioito della testimonianza d’unità del Movimento e auspicava una maggiore diffusione del suo spirito.
Nel pomeriggio dello stesso giorno, il 15 maggio, due appuntamenti attesi: le famiglie e i giovani. «Come trasmettere lo spirito del Movimento ai nostri figli», «come aiutare altre famiglie a comprendere l’importanza della fede», «come fare quando ci si sente deboli»: queste sono solo alcune delle domande espresse con semplicità dalle trenta persone presenti, molte coppie giovani. Alcune si sono sposate in chiesa dopo aver incontrato il carisma di Chiara Lubich e altre hanno compreso l’importanza della fedeltà coniugale dopo esperienze di ben altro tipo. Anni di ateismo hanno segnato l’istituto familiare: spesso le unioni non sono stabili e la scelta del matrimonio è legata più alla tradizione che alla convinzione; numerosi sono i divorzi, le convivenze, i problemi di alcolismo. «Il messaggio passa dalla testimonianza che date come famiglia – ha risposto Maria Voce – dalla capacità di chiedere scusa, di tornare a guardare l’altro con amore dopo un momento difficile. Tutto questo vale più di mille parole». «A nessuno piace soffrire – continua Giancarlo Faletti – ma nel dolore Dio ci incontra e si lascia incontrare per dirci e darci qualcosa per continuare ad amare». Con i giovani invece si comincia da un gesto informale: via le cravatte al collo, chitarra e foto, e dialogo aperto sulle sfide della società russa, dalla corruzione, all’eccesso di libertà, alla difficoltà di scegliere, al prossimo Genfest (Budapest, sett. 2012). Una giovane vorrebbe lasciare il suo lavoro, dopo aver dovuto avallare involontariamente un imbroglio. «Ci vuole un passo deciso nel dare testimonianza. In questi posti si può cambiare se ci sono persone come te», è l’incoraggiamento di Maria Voce. «Sei in una realtà da cristianizzare – ribadisce Giancarlo Faletti – e Gesù si serve di te per far passare un messaggio. Dentro l’economista senza scrupoli c’è sempre un uomo con un’anima. Noi non possiamo rinunciare, dobbiamo testimoniare». «Scegliere è l’occasione che Dio ci da per esercitare la nostra libertà», risponde la presidente a Liza che non sa capire che strada intraprendere nella sua vita. Il confronto con i fratelli è un aiuto ad amplificare quanto Dio ti chiede e a rispondere con decisione». C’è serietà, impegno e freschezza nelle due ore di colloquio, che si concludono con l’attestazione di fiducia di Maria Voce: «Io vi lascio fare, ho fiducia in Gesù in voi e fra voi. Il Genfest sarà una sorpresa e sarà il più bello perché lo farete voi». La testimonianza dal basso è la chiave di rinnovamento della società russa, ed è quella «veramente auspicabile», conferma l’arcivescovo cattolico Paolo Pezzi, particolarmente colpito da giovani che sanno «mettersi in gioco così radicalmente per il Vangelo». «I movimenti possono diventare un collante nel tessuto sociale – è la convinzione dell’ ambasciatore italiano in Russia Zanardi Landi –. Immettono iniezioni di speranza nella comunità e contribuiscono ad abbattere i muri di diffidenza». Dall’inviata Maddalena Maltese [nggallery id=40] (altro…)
Mag 16, 2011 | Centro internazionale, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo

Una coppia di sposi danno ufficialmente il benvenuto a Maria Voce e Giancarlo Faletti
Pane fragrante e sale sono i doni che la Russia offre a chi arriva in questa terra sconfinata che si stende dall’Europa all’Asia, dal mar glaciale Artico all’oceano Pacifico. Alla e Valodia, in blu e rosso, tradizionali colori dei costumi russi, porgono la pietanza a Maria Voce e Giancarlo Faletti, presidente e copresidente del Movimento dei focolari dando ufficialmente il benvenuto di tutta la comunità del Movimento. Da san Pietroburgo a Krasnoyarsk sono giunti a Mosca, affrontando anche viaggi di 42 ore come quelli di Celijabinsk che in treno hanno attraversato 3.500 km di steppe e foreste. Ad ospitare quest’appuntamento, definito da tanti storico, è la cattedrale cattolica dedicata a Maria immacolata. Convertita dal comunismo in una fabbrica di imballaggi per la vodka, ora, invece, è sede dell’episcopato. Le ferite della storia sovietica bruciano ancora: Anatolij, tra i primi ortodossi che hanno conosciuto la spiritualità dell’unità, ha ricordi vividi del socialismo e dei suoi tentativi di cancellare Dio, mentre Alla, più giovane, fa memoria del sangue versato dai cristiani ortodossi per restare fedeli alla loro fede. 
Regina Betz (a destra) è stata una pioniera del Focolare nella Russia
Eppure in questa cupa cortina, che sembrava impenetrabile al mondo, le visite turistiche di alcuni focolarini, il trasferimento di una famiglia ungherese, gli incontri in Occidente con alcuni sacerdoti, hanno silenziosamente diffuso la spiritualità di Chiara Lubich, proprio nella terra madre del comunismo. Le storie dei pionieri non sono note a tanti dei 200 presenti: è la prima volta che i membri del Movimento sparsi in questo territorio si incontrano. Ci sono i particolari rocamboleschi degli appuntamenti segreti, ma anche i ricordi delle persecuzioni, raccontati da Oleg, uno dei seguaci del sacerdote Alexander Men`, ucciso nel 1990. Men` aveva creato piccole comunità di studio del Vangelo, con grande apertura ecumenica e tanti dei suoi fedeli si sono avvicinati all’esperienza dei Focolari. Poi c’è la sorpresa della scoperta di una spiritualità evangelica che non guarda alla differenza e alla diffidenza tra le chiese. Padre Vladimir, sacerdote ortodosso di san Pietroburgo, ricorda che i suoi «pregiudizi sul cattolicesimo, sono stati cancellati dal fascino della vita spirituale del focolare che non conosce le frontiere confessionali e incarna il cristianesimo, l’amore scambievole nel quotidiano». Oggi che la libertà impera e le chiese tornano a popolarsi, mentre il materialismo e l’arrivismo economico conquistano ogni giorno terreno e persone, la Russia ha ancora una sua specificità, un contributo da dare anche all’Occidente? Maria Voce risponde a questa domanda, nel serrato dialogo con la sala, partendo dalla storia: «La Russia ha provato a costruire un’unità senza Dio, ha provato ad avere un popolo di uguali, ma non ci è riuscita. Questa nazione può dire al mondo, per la sua esperienza, che senza Dio non è possibile raggiungere questa meta e lo dice la drammaticità del martirio di chi ha resistito, a volte in modo pesante, a volte nel silenzio, ma è sempre stato martirio».
Poi si passa ad una confidenza spirituale: «Arrivata in Russia mi sono trovata immersa in un’unità più profonda con Dio – racconta la presidente dei Focolari – e ho ricordato un’espressione, forse studiata in letteratura che diceva: La santa Russia. Mi sono sentita portata da questa vita di santità che si respira in questa nazione, nella storia del suo cristianesimo. E ho capito che il dono per me e per l’umanità che la Russia può fare è questa santità, grazie anche ai martiri, di tutte le chiese». Giancarlo Faletti, riprendendo invece lo stile delle tante chiese ortodosse, le cui cupole sono dorate, ha sottolineato che «Dio è l’oro della città, è l’oro della chiesa ortodossa e di quella cattolica ed è garanzia di quel cammino di comunione che in questa terra ha testimoni importanti». Palese la commozione in tanti dei presenti, che hanno potuto dare un significato nuovo agli anni bui vissuti e nel contempo hanno avvertito la sfida di testimoniare l’antica e nuova “rivoluzione” del Vangelo. Tra i compagni di questa sfida anche chi in questo territorio ha speso forze, entusiasmo, intelligenza, come Eduardo Guedes, il focolarino portoghese, morto lo scorso gennaio e ricordato da tanti dei presenti: senza proclami, in modo mite aveva testimoniato un Dio che non abbandona e non dimentica, ma sa sempre accogliere derelitti e potenti e accrescere in questa “santa Russia”, il desiderio di una santità moderna e per tutti. Dall’inviata Maddalena Maltese [nggallery id=39] (altro…)
Mag 15, 2011 | Centro internazionale, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
13 maggio. Una festa significativa per la cattolicità: la madonna di Fatima. 13 maggio. Una data altrettanto simbolica per il Movimento dei focolari: la notte di “stelle e lacrime”, così è noto quell’episodio della vita di Chiara Lubich quando a causa del bombardamento di Trento aveva dovuto lasciare la sua casa per rifugiarsi nel bosco di Goccia d’oro. Piangendo per ore aveva osservato il muoversi delle costellazioni e aveva capito che solo l’amore poteva vincere quell’immane tragedia. 13 maggio, stavolta del 2011. Maria Voce e Giancarlo Faletti sono atterrati a Mosca per una visita alla comunità del Movimento dei focolari in Russia. Un viaggio che Chiara Lubich avrebbe voluto fare già negli anni ’60 come testimonia un suo discorso di quel periodo, ma che di fatto non ha poi potuto realizzare, anche se tante delle sue prime compagne e compagni hanno qui seminato la spiritualità dell’unità fin dagli anni ’70.
All’atterraggio all’aeroporto di Sheremet’evo un timido raggio di sole prova a sfidare un cielo incerto, a tratti piovigginoso. Lo scalo, modernissimo e luminoso, si confonde tranquillamente con quello delle metropoli occidentali: le griffes che ne popolano negozi e punti ristoro sono le stesse. Superati i controlli di routine, un po’ più serrati dopo l’ultimo attentato, si può esclamare: eccoci arrivati a Mosca! Un piccolo gruppo dei Focolari accoglie con fiori e sorrisi e tre abbracci i nuovi arrivati. Una brigata osservata a distanza dai giovani agenti del controllo, presto distratti dalle incombenze. Sulla superstrada per raggiungere Mosca ci sono grandi cantieri, segno di una città in crescita dal punto di vista commerciale e abitativo: sempre più russi vi si trasferiscono e la popolzione si attesta già sui 15 milioni di abitanti. «Affidiamo a Maria, in questo giorno, il viaggio a Mosca, le persone che incontreremo, tutti quelli che stanno pregando per quest’appuntamento» è stata la preghiera espressa coralmente da Maria Voce e Giancarlo Faletti, davanti ad un’icona della Madonna, mentre si celebrava la messa dedicata proprio alla Madre di Dio. Attesa per l’incontro del 14 maggio con tutti i membri dei Focolari del grande territorio russo. Dagli inizi del Movimento in queste terre è la prima volta che da Celjabinsk, Novosibirsk, Krasnojarsk , San Pietroburgo, si ritroveranno cattolici e ortodossi a testimoniare una presenza viva, gioiosa, attiva, che sa vincere diffidenze, diversità e distanze notevoli che mettono in discussione gli otto fusi orari della nazione. Qualcuno, però, ha voluto anticipare questo momento di “a tu per tu” con la presidente: le più piccole, infatti, si sono ritratte come tante matrioske colorate, un benvenuto insieme tradizionale e festoso che ben esprime le tante anime della città, connubio di modernità e storia, di orgoglio nazionale e mondialità ineludibile. Dall’inviata Maddalena Maltese
[Russia]
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