Lug 1, 2010 | Chiesa, Cultura, Nuove Generazioni, Spiritualità
Il titolo annunciava “La più grande avventura del mondo”. Già la preparazione, fatta dai più grandi per i più piccoli, faceva intuire che il congresso – che si è svolto a Castel Gandolfo dal 17 al 20 giugno – sarebbe stato un gioco d’amore alla luce del sole di Dio. L’importanza dell’evento era sottolineata anche dalla sua dimensione mondiale. Infatti era vivo il collegamento con gli altri gen4 del mondo, tramite le loro esperienze, foto, canti e scenette che avevano mandato, e poi attraverso una diretta via internet. Ciò che ha reso ancor più prezioso l’incontro è che i gen4 ammalati hanno offerto la loro malattia, il loro dolore per la sua riuscita.
Uno dei temi fondamentali è stato la conoscenza di Dio come si è manifestato nella storia: nella creazione, nell’amicizia col suo popolo prediletto come protettore, difensore, guida e salvatore. Poi il Suo dono più grande, Gesù che ci rivela il cuore di Dio con la storia del padre misericordioso che accoglie il figlio prodigo. Poi la conoscenza dei profeti, dei santi, di tutti quelli che con la loro vita sono stati e sono messaggeri dell’amore di Dio, e attraverso la loro voce, come quella di Chiara, siamo stati raggiunti anche noi. Proprio Chiara, attraverso il video, ripeteva ai gen4: “Sapete qual è la vera felicità? Provate: è quella che ha la persona che ama, che ama, che ama. Quando si ama si è felici e se si ama sempre si è felici sempre. Che cosa potete fare voi nel mondo? Dare la felicità, insegnare ad amare».
Il suo messaggio è stato accolto. Flavio diceva: “In un gioco bisognava correre da una parte all’altra senza farsi prendere… ma poi ho visto un libretto per gli appunti per terra. Mi sono fermato, l’ho preso e l’ho portato subito al suo proprietario”. E Joe: “Ho costruito un aeroplano di carta, ma un bambino l’aveva perso. Io allora gli ho regalato il mio”. Gli incoraggiamenti a “provare il segreto della vera felicità” oltre che alle attività, agli spazi creativi, sono stati gli incontri con molti degli amici e amiche di Chiara.
Tra questi Emmaus, che ha dato una consegna impegnativa: “Se noi siamo uniti, possiamo portare avanti questa rivoluzione che Dio ha mandato al mondo tramite Chiara. Dovete portare nel mondo un’onda d’amore”. E la consegna è stata accolta. Si vede dagli echi che arrivano da quanto sono tornati a casa. Una grande sfida che i più piccoli lanciano a tutti. Qualche gen4 ha invitato gli amici ad una festa e ha raccontato ciò che ha vissuto, altri hanno aggiornato le comunità da dove provenivano. Ciò che dà garanzia è il coraggio che hanno preso. Un gen4 ha dichiarato davanti a molti che vuole diventare santo. Ciò ha meravigliato chi lo ascoltava ed è stato interrogato su come pensava di raggiungere questo scopo. Lui ha spiegato che è molto semplice: la santità è volersi bene, sempre, senza misura. L’onda d’amore è partita! (altro…)
Feb 28, 2005 | Nuove Generazioni
In questo popolo nato dal Vangelo e ormai diffuso in tutto il mondo, ci sono anche bambine e bambini che condividono la spiritualità dell’unità e la vivono nella vita quotidiana secondo la loro particolare sensibilità. Al loro ultimo congresso mondiale, una bambina coreana ha chiesto a Chiara Lubich: «Tu ci insegni a dare sempre, senza risparmiare mai. Io però non ho tante cose da dare. Come posso fare?» La risposta è diventata un colorato libretto che illustra i molti modi del dare Dare in prestito una matita; dare un aiuto in cucina alla mamma; insegnare un gioco a chi non lo conosce; dare un ascolto a chi vuole essere ascoltato; dare una risposta gentile; dare una parte della merenda; dare il “buon giorno” con amore; dare perdono; dare un sorriso; dare un aiuto ai poveri; dare compagnia; dare un regalo; dare una mano; dare una gioia; dare una bella notizia. Alcuni flash dal mondo:
Dare una bella notizia – In una città molto grande del Messico, Cecilia, Martina, e Alejandra sono state invitate a raccontare le loro esperienze alla radio locale. Si sono preparate insieme e hanno chiesto a Gesù di aiutarle. Cecilia ha raccontato dell’arte di amare, e Alejandra ha raccontato come ha amato un nemico. Martina dice al microfono: “Abbiamo decorato un salvadanaio dove mettiamo i soldi per i bambini poveri. Tutti i soldi che ricevo, li risparmio per comperare dei dolcetti, che poi vendo per guadagnare ancora di più per i poveri, perché in tutti c’è Gesù che mi dirà: ‘L’hai fatto a me’. Quest’anno con i soldi risparmiati abbiamo comperato coperte e maglioni per i poveri che stanno vicino alla porta della chiesa”. Dare compagnia – Un pomeriggio ero molto stanco e faceva molto caldo. Alcuni amici mi hanno invitato a giocare a pallone, ma il sole picchiava così forte che non ci volevo proprio andare. Poi ho pensato che potevo amarli e sono andato. Dopo un po’ uno di questi amici, vedendo che ero tutto sudato, è andato al bar e ha comprato un’aranciata per me. (A. – Pakistan) Dare consolazione – Un giorno stavo giocando con il più piccolo dei miei fratellini, mentre l’altro dormiva. La mamma mi ha mandato al mercato per comprare banane e verdure. Quando sono tornato, il fratellino che prima dormiva era già sveglio e piangeva. “E’ Gesù”, ho pensato, e l’ho preso a giocare con me. Per farlo contento abbiamo giocato con le biglie, il gioco che gli piace di più. Ero felice e il gioco è andato molto bene. (T. – Madagascar) (Esperienze e immagini sono tratte dal periodico Gen 4) (altro…)
Mag 14, 2000 | Focolari nel Mondo
Quando Patrick ha cominciato a frequentare l’asilo a Freetown, un giorno in cui si facevano gare sportive, è stato scelto come rappresentante della sua classe per la corsa. Durante la competizione Patrick era in testa, quando improvvisamente il bambino che era dietro di lui ha traballato ed è caduto. Patrick se ne è accorto, si è fermato, è tornato indietro per aiutarlo. L’insegnante gli ha gridato di non fermarsi, di continuare a correre per arrivare primo, ma Patrick ha continuato ad aiutare l’altro bambino ad alzarsi. Tutti i bambini che correvano li hanno superati e quando quello caduto si è rialzato, ha continuato a correre lasciando Patrick indietro. Alla fine della corsa, invece di arrivare primo Patrick è stato l’ultimo. Ma, sul campo della gara, la persona più felice ero io, il suo papà, perché ho visto cosa possono fare i bambini quando cercano di mettere in pratica il Vangelo. Patrick si era reso conto che quel bambino aveva bisogno di aiuto e questo è stato per lui molto più importante che vincere la corsa. In seguito il maestro di Patrick, sorpreso per il comportamento del bambino, è venuto a trovarmi per chiedere come mai il piccolo avesse agito così. Questa pur piccola esperienza ci pare molto significativa. Vi si può cogliere un seme di speranza per una “nuova” Sierra Leone. (altro…)