Cork
Una rete di speranza in Europa
“Abbiamo sperimentato che la nostra diversità non è un motivo di divisione, ma rappresenta una molteplicità di doni e una risorsa”. È uno stralcio del Manifesto che è stato letto allo Square Meeting Center di Bruxelles, a conclusione della giornata di Insieme per l’Europa 2012. Più di mille persone riunite a Bruxelles da ogni parte d’Europa e altre decine di migliaia collegate via satellite in 22 Paesi, hanno rivolto un messaggio di speranza, unità e pace all’Europa. “Insieme per l’Europa” ha una caratteristica inedita che la rende originale da tutte le altre manifestazioni europee: è la realizzazione – in contemporanea all’incontro di Bruxelles – di una capillare rete di eventi promossi in altre 144 città di tutta l’Europa. Piccole e grandi manifestazioni realizzate in punti di alto profilo simbolico per i singoli Paesi e città. Hanno avviato percorsi di collaborazione tra movimenti e comunità ecclesiali. Rapporti che aprono oggi spiragli di speranza per future iniziative da promuovere insieme per il bene comune delle comunità locali. Da Breslavia, Polonia, a Belfast, Irlanda. Da Oslo, Norvegia, a Malta. Molteplici sono state le iniziative che hanno coinvolto persone di tutte le età, condizioni e convinzioni.
Ad Augsburg, in Germania, il programma è iniziato con un flashmob nella piazza centrale della città: si sono lanciati in aria sette palloni giganti ognuno contraddistinto da uno dei sette “Si” che hanno caratterizzato fino ad oggi l’impegno dei movimenti e delle comunità per la famiglia, la vita, la pace ed un’economia più equa. A Breslavia, in Polonia, l’iniziativa ha voluto mettere in rilievo il delicato processo di incontro e di riconciliazione tra i popoli della Polonia e della Germania (ferito durante la seconda guerra mondiale) con una manifestazione dal titolo “I cristiani della Germania e Polonia insieme per l’Europa”. Ad Ischia, in Italia, una catena umana “ha abbracciato” il perimetro dell’isola come simbolo insieme di difesa dell’ambiente e di accoglienza. Ancora in Italia, a Firenze, è la Sala dei Cinquecento, a Palazzo Vecchio, ad ospitare il collegamento in diretta con lo Square Meeting Center di Bruxelles. E se, per una parte dei Movimenti e Comunità cristiane il percorso di fraternità di “Insieme per l’Europa” ha un’esperienza di anni, per altri l’edizione del 2012 è stata l’occasione di provare dal vivo il significato di conoscersi meglio e di lavorare insieme. Così si esprime una coppia di Laudau, in Germania: “Bruxelles 2012 è stata la scusa per conoscerci meglio, interessarci di Movimenti dei quali prima non conoscevamo nemmeno il nome. Si sente grande entusiasmo e voglia di concentrare le nostre forze per rinforzare l’anima cristiana dell’Europa cominciando dalla nostra città”.
Sono queste storie di collaborazione e di fraternità che danno oggi la possibilità di credere che è possibile dare all’Europa quella speranza di cui Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, parlava nel suo intervento a Bruxelles: “La più grande miseria europea è la mancanza di speranza”. Per questo “si deve generare un clima di simpatia e di solidarietà, un senso del destino comune deve risorgere, reti sociali debbono rinascere”. “Insieme per l’Europa – ha sottolineato Maria Voce nel suo discorso – è un’impresa affascinante: abbiamo la possibilità, anche attraverso la manifestazione di oggi, di testimoniare alle donne ed agli uomini del nostro tempo che abitare la terra in uno spirito di comunione apre un futuro di fraternità e di pace ai singoli, ai popoli, al nostro continente e all’umanità intera”.
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Il dialogo possibile tra cattolici e protestanti
Mary: «Gerry e io ci siamo sposati nel 1992 e siamo andati a vivere nell’Irlanda del Nord, un paese profondamente diviso per motivazioni religiose e politiche. Per anni i conflitti sono stati violenti, con molti morti e tante ferite ancora aperte. Sono un medico e prima del matrimonio avevo vissuto due anni a Fontem, la cittadella internazionale del Movimento in Camerun. Lì la spiritualità dell’unità con persone di diverse fedi, tribù e razze è diventata una realtà e questa esperienza mi è stata di grande aiuto in Irlanda del Nord. Nel quartiere dove abitavamo, infatti, era netto il confine tra la comunità cattolica e quella protestante: una strada divideva il piccolo paese di 160 case in due parti». Gerry: «Da anni non c’era alcun contatto tra cattolici e protestanti: pub separati (uno cattolico e uno protestante), scuole distinte e poi le chiese, le sale per il Vangelo e i centri sportivi erano rigorosamente divisi tra le due parti. Il problema politico irlandese era così radicato nella mente e nei cuori delle persone, che le rendeva incapaci di andare avanti, rassegnati al fatto che niente potesse cambiare. Molte iniziative politiche erano state tentate, ma erano fallite. Due anni dopo il nostro arrivo, siamo stati invitati a un incontro della comunità locale del Movimento dei Focolari, aperto sia ai cattolici sia ai protestanti, per proporre attività per i giovani del paese. L’incontro avveniva mentre le opposte fazioni politiche nord-irlandesi si apprestavano a cessare il fuoco. C’era grande speranza e, in certo modo, anche il nostro incontro poteva dirsi storico. I partecipanti erano tutte persone del posto, che però non si conoscevano. C’erano due sole persone che venivano da fuori: un inglese, protestante, che lavorava nella zona e Mary, cattolica, della Repubblica irlandese. Quella sera nacque un’associazione: l’inglese fu eletto presidente e Mary segretaria. Ancora oggi, dopo 12 anni, Mary ricopre questo incarico. Negli anni abbiamo realizzato tante iniziative per i bambini, per la comunità e per gli anziani. Con uno sforzo immenso si è costruita una comunità unita, ma a volte ciò è stato difficilissimo». Mary: «La forza che ci veniva dal vivere il Vangelo ci ha aiutato a superare le difficoltà e a costruire giorno per giorno la pace. Siamo stati anche sostenuti da enti governativi che hanno finanziato molti progetti. Un giorno due politici di partiti opposti mi hanno proposto l’idea di costruire un centro comune che potesse essere usato sia dai protestanti, sia dai cattolici. C’era un edificio abbandonato, in una meravigliosa posizione, che poteva essere ristrutturato. Abbiamo lavorato quattro anni per realizzare questo progetto. Poco prima del completamento, però, c’è stato un attentato alla scuola elementare cattolica, dove andavano i nostri quattro figli. Il clima è tornato a irrigidirsi e la situazione era così delicata che il nostro ufficio di comunità fu incendiato. Due importanti edifici della nostra piccola comunità sono andati distrutti. Abbiamo avuto paura, non lo nego, ma il Vangelo ci ha dato la libertà di ricominciare a lottare, rinnovando l’impegno di dare la vita, per arrivare alla pace e alla fratellanza. Il lavoro del nuovo centro è ripreso, ma proprio quando eravamo pronti a fissare una data per la sua apertura, è sopraggiunto un altro problema. I lampioni per l’illuminazione stradale erano stati addobbati con bandiere di un gruppo politico. Nessuno voleva togliere le bandiere, temendo reazioni. Gerry ha incontrato uno dei capi di quel gruppo, con cui avevamo già costruito un rapporto. Quella persona era sconvolta perché, proprio pochi giorni prima, aveva ricevuto una minaccia di morte. Ho sentito che dovevo accantonare le mie richieste per ascoltarlo e lasciargli esprimere la sua preoccupazione per questa situazione inaspettata. Poi mi ha chiesto perché ero andato lì. Alla mia richiesta, lui mi ha assicurato che avrebbe fatto il possibile per risolvere il problema. Dopo alcuni giorni, infatti, il nuovo centro è stato aperto e la minaccia non è stata attuata. In questa occasione abbiamo sentito di non essere soli: Qualcuno lassù, Dio Padre, ci seguiva col Suo amore». (M. e G. B. – Irlanda) (altro…)

Una risposta all’onda di scristianizzazione in un Paese dalle profonde radici cristiane
L’inaugurazione della cittadella Lieta, “laboratorio di unità” A conclusione della visita, ha acquistato particolare significato l’inaugurazione della incipiente cittadella del Movimento: la Mariapoli Lieta, piccolo bozzetto di un mondo rinnovato dal Vangelo, nel contesto della politica e della Chiesa in Irlanda. Vi sono presenti sia personalità civili che religiose.
Le radici spirituali della diffusione in Irlanda dell’Ideale dell’unità Più volte, durante questo viaggio in Irlanda, sono stati ricordati coloro che sono alla radice della diffusione dell’ideale dell’unità in questo Paese: i primi ad accoglierla e a diffonderla, Margaret Neylon e il figlio Eddie, il primo gen, inchiodato in una carrozzella. Toccante il momento della scoperta della targa con la foto di Lieta, focolarina argentina, all’inaugurazione della cittadella che porta il suo nome. Per questo Ideale, Lieta ha lavorato per 30 anni in Irlanda: dall’inizio degli anni Settanta, fino al 2002, quando ci ha lasciato. Vivi nel cuore di tutti, Joe McNamara, uno dei primi focolarini sposati e il focolarino Stephen Lukong, del Camerun, partito improvvisamente per il Cielo poche settimane or sono. Gli ultimi suoi giorni erano stati segnati da una profonda esperienza spirituale. Il loro nome è fissato anche nei viali e nelle piazzette della cittadella.
L’Irlanda, che vanta un’antica e profonda tradizione cristiana, in questi ultimi decenni sta soffrendo l’impatto violento della scristianizzazione, anche a causa del boom economico. Il presidente della Conferenza episcopale irlandese, mons. Sean Brady aveva invitato Chiara Lubich a parlare ad un gruppo di vescovi sulla spiritualità di comunione e sulla sua esperienza di evangelizzazione. Nel dialogo,, i vescovi rivelano le loro preoccupazioni più gravi per il difficile momento che sta attraversando il Paese. Il problema più serio: le nuove generazioni. Chiara parla della loro domanda di modelli, di testimoni. Poi il dialogo prosegue sul rapporto con le altre religioni, la politica, la collegialità, la famiglia.
La ricerca della luce, filo conduttore dell’antica storia d’Irlanda La riscoperta delle antichissime radici di una storia che risale a 5000 anni or sono, l’evangelizzazione iniziata da San Patrizio nel 5° secolo, l’epoca missionaria, l’attuale crisi, che mostra segni di ricerca di quella luce che percorre tutta la storia irlandese, e l’accoglienza della luce del carisma dell’unità, 30 anni or sono: altrettante tappe, delineate con espressioni artistiche e musicali, alla festa della famiglia del Movimento con Chiara Lubich, all’Università di Dublino dove, in circa 1000, erano giunti dall’Irlanda del Nord e dalle altre contee. Chiara ha rilanciato tutti a vivere la fraternità tra cattolici e protestanti e nei rapporti con le altre religioni, in particolare l’Islam, in questa che oggi è, per la prima volta, anche terra di immigrazione. Forti, la mattina, le testimonianze della comunità irlandese: una giovane che racconta della sua ricerca di Dio nelle turbolenze giovanili; una coppia dell’Irlanda del Nord, che resiste alle tentazioni dell’odio, tra bombe e attentati, per far vincere quell’amore che lancia ponti tra la comunità protestante e quella cattolica dell’Ulster. L’arcivescovo Diarmuid Martin, coadiutore di Dublino, presente all’incontro, all’omelia durante la messa ha incoraggiato a vivere e diffondere questo carisma di unità che – ha detto – “rafforza l’unità tra i cristiani e opera per un ecumenismo dei cuori, dove l’amore è vivo in ciascuno e aiuta a comprenderci meglio e a superare le tensioni delle divisioni”. (altro…)