5 Dic 2013 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«La rivoluzione sociale, all’inizio di una nuova era, cominciò da una fanciulla quindicenne. Ma una rivoluzione integrale, tale cioè che comprendesse non solo il corpo, ma anche lo spirito, non solo il tempo, ma anche l’eternità. Questa fanciulla si chiamava Maria. Un’ebrea d’un villaggio squalificato, da cui si credeva che non potesse uscire nulla di bene: Nazareth. Al principio del grande mutamento ci fu dunque una donna. Viveva in un tugurio, conosceva la miseria delle famiglie stipate in grotte e viventi tra sacrifici. Partecipava la profonda, impetuosa sete e fame di giustizia sociale del suo popolo. Nel seno di questa fanciulla germogliò l’artefice della rivoluzione sociale. Il figlio di Dio stava per nascere uomo, quale figlio di Maria. La purezza perfetta si stava incarnando col sangue puro di quella stessa purezza, nella persona di lei tutto era degno, e non poteva esserci in lei ombra di colpa originale. Ora questa fanciulla, che in se stessa già significava la più sbalorditiva rivoluzione, essendo la più umile delle creature era stata scelta alla più alta delle mansioni, ed essendo la più ignota delle donne doveva divenire la donna più invocata dalle generazioni. Ancella umile e, nello stesso tempo cuore forte. Si appoggia alla potenza di Dio. È la donna perfetta: la donna completa. Senza macchia e senza paura. Pronta al sacrificio, ma sicura della giustizia, tutta amore e perciò tutta libertà. La sua bellezza ha avvolto la donna di luce nuova, che nella sua scia si è rilevata. La Madonna ha innalzato nei secoli la donna, ha messo in una luce divinizzante la funzione della madre. La sua maternità dolce è così universale che in ogni tempo i popoli l’hanno chiamata Nostra Donna – Nostra Signora. Dopo che il Padre mise tra noi la Madre, la convivenza prese un’aria di casa, e lo starci è una festa. Poiché la degenerazione dell’umanità cominciò con una donna, quando il Creatore volle purificare gli uomini scelse ancora una donna, e da lei ricominciò. Scelse Maria di Nazareth, una donna senza macchia». Igino Giordani in: Le Feste, Società Editrice Internazionale, 1954. (altro…)
4 Dic 2013 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo
Il 7 dicembre del 1943 è ricordato come la data ufficiale della nascita, a Trento, del Movimento dei Focolari, realtà che nel tempo avrebbe assunto rilevanza e sviluppi allora del tutto impensabili. In quel giorno Chiara Lubich si consacrò a Dio nella chiesetta del Colleggetto dei Padri Cappuccini, momento estremamente significativo, ma personale: di fatto, quel passo avrebbe dato vita ad una comunità di persone, le più varie, ispirata dal Vangelo, aperta alla città di Trento, prima, e, molto presto, al mondo, una comunità planetaria di oltre 2 milioni di persone. Chiara, più tardi, spiegava così il senso del loro agire, di quell’impegno che allora, in tempo di guerra, da personale divenne subito comunitario: «Il tutto era partito con un programma ben preciso: volevamo concorrere a risolvere il problema sociale della nostra città». 58 anni dopo Chiara Lubich tornando a Trento, nel 2001, segna una tappa storica nel suo rapporto con la sua città natale che lei invita ad essere «ardente d’amore», ricordando uno sguardo che agli albori del Movimento lei e le sue compagne avevano gettato sulla città: «Mi trovavo in un punto alto della città e, contemplando il suo panorama, ho avvertito in cuore un forte desiderio: vedere Trento tutta accesa d’amore, dell’amore vero, di quello che lega fratello a fratello, quello che il carisma dell’unità avrebbe potuto realizzare. E quest’idea dava – ricordo – pienezza al mio cuore… » In occasione del 70° anniversario, il Movimento intende offrire alla città di Trento un evento che nel ricordare quel passo compiuto, in totale solitudine, dalla allora maestra Silvia Lubich, possa presentare ai nostri concittadini alcuni dei frutti maturati in 70 anni da quel seme sparso in tutto il mondo grazie alla spiritualità dell’unità. In modo particolare, si intende, con l’evento del 7 dicembre, dare voce e spazio a tanti che, ciascuno con il proprio specifico apporto e con il proprio specifico stile, concorrono, come diceva Chiara, a costruire la fraternità. Per questo, porteranno il loro saluto e la loro testimonianza, cittadini comuni e rappresentanti delle istituzioni trentine: Comune, Provincia Autonoma di Trento, Regione, e con essi la Cooperazione e l’Arcidiocesi, tutti impegnati nel proprio ambito a rendere Trento più solidale, più ospitale, più modello di convivenza. Programma e info su http://www.comune.trento.it/Citta/Vivi-la-citta/Eventi-in-citta/Chiara-Lubich-70-anni-da-quel-si (altro…)
29 Nov 2013 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
I racconti hanno il sapore delle storie di famiglia, ed una presenza di divino che nelle sua limpidezza e semplicità incanta ed edifica; riguardano i “primi tempi” del Movimento dei Focolari dalla viva voce di Vittoria Salizzoni, una delle prime compagne di Chiara Lubich. Testimoniano sul nascere l’avventura di chi crede all’Amore e tutto lascia per Lui, nel pieno della distruzione della guerra. Più conosciuta come Aletta, nel libro edito da Città Nuova, lei – terza di otto fratelli – racconta: «Mia sorella Agnese per recarsi a lavorare in città passava tutti i giorni dalla “busa dei frati”, un rifugio antiaereo ricavato nella Piazza Cappuccini dove, in caso di allarmi, vi trovava a volte Chiara Lubich con altre ragazze, che leggevano il Vangelo e su di esso dialogavano. Agnese fu affascinata da quel nuovo modo di parlare, della loro gioia contagiosa e mi riferì le sue sensazioni, ma non ricordo che mi avesse parlato dei loro ideali; così, non sapendo quasi nulla, l’idea di incontrare quelle ragazze non mi attirava. La tenacia di un’amica me indusse ad andare a trovare quelle giovani “ma solo per farle un piacere”. Così il 7 gennaio 1945 giunsi a Trento, in Piazza Cappuccini n°2. La prima cosa che vidi entrando in quella “casetta” era una ragazza, vicino all’acquaio della cucina, che impastava il pane. Mi parve un angelo in quella stanza. Me la presentarono: “È Natalia, fa il pane bianco con la farina vera, per una di noi che soffre di mal di stomaco”. Quella scena mi colpì. Mi piacque tanto. Sentii l’amore. Fu un momento decisivo nella mia vita. Non sono una persona che decide di colpo e la mia natura è schietta, ma quel giorno cambiai totalmente. Rimasi completamente senza parole per l’atmosfera che trovai. Ero incantata da come si presentavano, da come si muovevano. Nella stanza accanto, una modestissima stanza da letto con dei materassi ma che mi parve bella, trovo Chiara intenta a pettinare Graziella. Le stava facendo una grossa treccia, che poi le avvolgeva attorno alla testa, come una corona. Osservavo quelle mie coetanee. Intuii che avevano “capito” Dio, d’impeto. La loro scelta non aveva nulla di pesante, di solenne o austero. La loro vita era animata da un grande slancio e, essendo giovani, tutto era vissuto come un gioco. Era, se si può dire, Dio alla giovane. Tutto mi sembrò grande, nuovo, divino. Lì c’era l’Amore. C’era Dio e io lo sentii. Un giorno Chiara mi spiegò quanto radicale fosse la loro scelta di vita: “Vedi? La vita è breve, come un lampo. Da un momento all’altro viene una bomba e possiamo morire. Allora noi abbiamo fatto il patto di dare tutto a Dio, perché abbiamo una vita sola e quando ci presenteremo davanti a Lui vogliamo essere tutte sue. Per questo abbiamo sposato Dio”. Questa frase mi penetrò nell’intimo del cuore. Fui certa che Dio chiamava me a sposare Lui. Ciò mi diede le ali, mi cambiò la vita: anch’io ero chiamata ad un’avventura bellissima per portarla a tutti». (altro…)
27 Nov 2013 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Il 25 novembre, Maria Voce ha tenuto la Lectio Magistralis per l’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “San Roberto Bellarmino” della città di Capua. Ha svolto uno dei punti basilari della spiritualità dell’unità “Gesù Abbandonato, luce per la teologia”, alla presenza di Vescovi di diverse diocesi della regione Campania ed il Sindaco della città, Carmine Antropoli. La presidente dei Focolari traccia “gli aspetti salienti”, giacché – come lei stessa afferma – “non si può esaurire in breve tempo tutta la ricchezza della dottrina contenuta su questo argomento nella spiritualità di Chiara Lubich”. Ecco un brano della sua Lectio: «Vorrei partire dallo stralcio di una lettera che Chiara scrive ad una amica ancora nel lontano 1946. Stralcio emblematico, dove si legge: “Vedi (…), io sono un’anima che passa per questo mondo. Ho visto tante cose belle e buone e son sempre stata attratta solo da quelle. Un giorno (indefinito giorno) ho visto una luce. Mi parve più bella delle altre cose belle e la seguii. M’accorsi che era la Verità”. Gesù sulla croce. Venuto sulla terra per ricondurre gli uomini (che si erano allontanati da Dio con il peccato) nella piena comunione con Lui, prende su di sé ogni aspetto negativo dell’uomo: i suoi dolori, le sue angosce, la sua disperazione, le sue pene, i suoi peccati…, rendendosi Lui stesso, che era l’Innocente, simile all’uomo peccatore. “Per riportare all’uomo il volto del Padre, Gesù ha dovuto non soltanto assumere il volto dell’uomo, ma caricarsi persino del ‘volto’ del peccato” , dice Giovanni Paolo II.
Siamo agli inizi del Movimento, nel 1944, ancora in piena guerra mondiale. In una circostanza particolare un sacerdote dice a Chiara che, a suo parere, il dolore più grande di Gesù è stato quando in croce ha gridato: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27, 46). È immediata la conclusione di Chiara: se è stato il culmine del dolore, è stato anche certamente il vertice del suo amore per noi. Da allora si sente chiamata ad essere, insieme alle sue prime compagne e, poi, a quanti avrebbero seguito il suo Ideale, la “risposta d’amore” a quel grido. Gesù Abbandonato le si manifesta, dunque, come “la viva dimostrazione dell’amore di Dio qui in terra”. Ben lo evidenzia un noto “canto” di lode e di gratitudine, sgorgato spontaneo dal suo cuore, dedicato proprio a Gesù Abbandonato: “Perché avessimo la Luce Ti facesti cieco. Perché avessimo l’unione provasti la separazione dal Padre. Perché possedessimo la Sapienza Ti facesti ‘ignoranza’. Perché ci rivestissimo dell’innocenza, divenisti ‘peccato’. Perché sperassimo quasi Ti disperasti… Perché Dio fosse in noi Lo provasti lontano da Te. Perché fosse nostro il Cielo sentisti l’Inferno. Per darci un lieto soggiorno sulla terra, tra cento fratelli e più, fosti estromesso dal Cielo e dalla terra, dagli uomini e dalla natura. Sei Dio, sei il mio Dio, il nostro Dio di amore infinito”.
Per questo amore infinito, che Gesù nell’abbandono in croce ha avuto per ogni uomo sulla terra, ogni nostro dolore è stato trasformato, ogni vuoto riempito, ogni peccato redento. La nostra lontananza da Dio è stata superata nella ritrovata comunione con Lui e fra noi. In Gesù Abbandonato è racchiusa, quindi, la chiave per penetrare e dare risposta al mistero più profondo che avvolge la vita dell’uomo e dell’intera umanità: il mistero del dolore, della sofferenza. E’ un grande mistero questo, che tocca profondamente il cuore di Chiara: “Gesù sulla terra… – scrive con commozione palpabile – Gesù nostro fratello… Gesù che muore fra ladri per noi: Lui, il Figlio di Dio, accomunato con gli altri. ‘(…) Se sei venuto fra noi, è perché la nostra debolezza ti ha attirato, la nostra miseria t’ha ferito a compassione’. Certo non c’è madre o padre terreno che attendano un figlio perduto e facciano ogni cosa per il suo ritorno come il Padre celeste”. Dal mistero vissuto da Gesù sulla croce, Chiara vede sprigionarsi una luce capace di illuminare e di dare senso ad ogni esperienza di dolore e di abbandono che l’uomo può vivere. E ne parla con semplicità, confidando che, da quando Gesù Abbandonato le si è manifestato, le è parso di scoprirlo dovunque: “Egli, il suo volto, il suo misterioso grido, sembrarono colorire ogni istante doloroso della nostra vita”. “Il buio, il senso di fallimento, l’aridità scomparivano – annota Chiara -. E si cominciava a capire quant’è dinamicamente divina la vita cristiana che non conosce noia, croce, dolore, se non di passaggio, e fa gustare la pienezza della vita, che vuole dire risurrezione, luce, speranza pur in mezzo alle tribolazioni”». A conclusione, l’arcivescovo di Capua, Salvatore Visco ha sottolineato “chi e cosa sia in realtà l’essenza di questa ricerca che (…) diventa personale cammino di scoperta, talvolta stupita, delle profondità di Dio. Credo che coloro che hanno proposto il tema (della Lectio Magistralis, NdR) abbiano tenuto conto non solo dello specifico dell’Opera di Maria (Movimento dei Focolari), ma anche il fine dello studio teologico che ha senso solo se viene illuminato dal mistero della morte e Risurrezione del Signore”. (Leggi il testo completo della Lectio in italiano) (altro…)
26 Nov 2013 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Il dialogo come via privilegiata per costruire la pace: è la strada seguita dal Movimento dei Focolari nei suoi 70 anni di vita, come risposta alle numerose e costanti minacce di guerra esistenti in varie parti del mondo e ai grandi mali presenti nella nostra società. Un dialogo capace di raggiungere il cuore di ognuno, che si trasformi in stile di vita, in cultura. Lo ha detto la presidente dei Focolari, Maria Voce di ritorno dalla IX Assemblea mondiale delle religioni per la pace di Vienna, a margine del convegno “Chiara Lubich, donna del dialogo”, che si è svolto il 23 novembre a Santa Maria Capua Vetere, nei pressi di Napoli. Un incontro cui hanno partecipato, tra gli altri, l’Imam del comune di San Marcellino Nasser Hidouri, Alberta Levi Temin, tra i promotori dell’associazione Amicizia ebraico-cristiana, il filosofo Aldo Masullo, Maria Voce, Antonio Casale, direttore del Centro Fernandes di Castel Volturno e l’imprenditore Antonio Diana. Mons. Salvatore Visco, vescovo di Capua, richiamando le dichiarazioni di Chiara Lubich, ha ricordato che la pace non è semplicemente assenza di guerra. È, invece, la costruzione quotidiana della fraternità. Una fraternità a tutti i livelli, vissuta e promossa dalla fondatrice dei Focolari, che proprio per questo motivo nel 2003 venne insignita del premio “Santa Maria Capua Vetere città di pace”. Per Maria Voce – accompagnata dal copresidente dei Focolari Giancarlo Faletti – è quel dialogo che fa incontrare le persone, che fa trovare punti in comune. L’Imam Hidouri, ha sottolineato l’importanza di andare avanti insieme, “per un futuro più sereno”. “Alla base del dialogo, però, deve esserci la veracità”, lo ha affermato il filosofo napoletano Aldo Masullo. “Quando la fiducia vacilla c’è la guerra, perché la pace si basa sulla fiducia”. E Alberta Levi Temin: “Le nostre culture, devono essere conosciute e non l’una contro l’altra armate”. Il dialogo, dunque, come via privilegiata per una pace da costruire quotidianamente, nei luoghi in cui si vive, si studia, si lavora. Come fanno in tanti nelle zone interessate dall’emergenza rifiuti. A Castel Volturno, dove i diecimila immigrati provenienti dai Paesi più poveri dell’Africa sono più numerosi dei residenti, opera con pochi mezzi e tanta buona volontà il Centro Fernandes diretto da Antonio Casale. “Ognuna di queste persone – assicura Casale – è vista e considerata con la sua dignità”. A Gricignano d’Aversa, “Comune noto per l’inquinamento ambientale”, l’imprenditore Antonio Diana opera nel settore dei rifiuti, in cui la malavita organizzata ha lucrato a spese della popolazione. Diana, “senza scendere a compromessi”, segue la strada tracciata da suo padre, ammazzato tanti anni fa proprio perché lavorava onestamente in un settore caratterizzato da interessi economici troppo elevati. Presenti all’incontro tanti giovani, che hanno parlato del Cantiere legalità, svoltosi la scorsa estate, e dell’impegno profuso da tanti nelle scuole di partecipazione politica. Proprio in questa terra dove, nel 1996, Chiara Lubich fondò il Movimento politico per l’Unità, per promuovere la fraternità anche in questo settore così importante per l’intero Paese. «Bisogna andare avanti con coraggio – ha detto Maria Voce ai giovani -. Bisogna cancellare le parole “disperazione”, perché insieme non si è soli, e “scoraggiamento”, perché scoraggiarsi non è degno del popolo napoletano, che anche se è stato soggiogato da altri popoli, è sempre stato capace di mettersi alla pari con loro grazie al suo coraggio». Domenica 24 novembre, Napoli ha poi accolto oltre 2000 persone delle comunità dei Focolari, provenienti da Campania, Puglia, Basilicata, con una rappresentanza dell’Albania. All’inizio il saluto e il ringraziamento del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Poi un dialogo a tutto campo con Maria Voce e il copresidente Giancarlo Faletti. Sul tappeto: impegno e responsabilità civile e politica, scelte da fare in momenti cruciali quando si è giovani, come affrontare dolori e difficoltà della vita, formazione delle nuove generazioni, slancio e prospettive del Movimento al servizio dell’umanità e per contribuire al realizzarsi del “Che tutti siano uno” di Gesù. 25 novembre a Capua, Maria Voce ha tenuto la Lectio Magistralis su “Gesù Abbandonato, luce per la teologia” per l’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “San Roberto Bellarmino”, alla presenza di Vescovi di diverse diocesi della Campania. Sara Fornaro e Redazione web (altro…)