23 Mag 2018 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Nel 1956, invitato dal collega deputato Igino Giordani, Tommaso Sorgi partecipa ad una delle prime Mariapoli che si svolgono a Fiera di Primiero (Trento). È sposato con Assunta, che ama teneramente e che lo ha reso padre di 4 figli, ma lì, sulle Dolomiti si reca da solo, giusto per compiacere l’amico. Pensava infatti che l’evento non fosse così coinvolgente. Invece, è la folgore. “L’incontro col carisma dell’unità – racconta lui stesso –, mi ha ridato il cristianesimo, la vita interiore e forse anche quella fisica, il senso del vivere. Prima il prossimo lo vedevo come un nome collettivo, una folla, un gruppo, senza che ci fosse un volto singolo; quindi era nessuno. Ora il prossimo è un fratello o una sorella che è o passa a me vicino”. E mentre Tommaso è ancora su in montagna, formula questo proposito: “Gesù, voglio essere tuo, tuo come intendi Tu: fa’ di me tutto quello che vuoi”. Nato in provincia di Teramo il 12 ottobre 1921 da una famiglia di artigiani, si laurea con il massimo dei voti. Diventa stimato professore di sociologia nell’Università della sua città, consigliere comunale (1946-1964) e provinciale (1960-1964), presidente degli Istituti e Ospedali riuniti (1953-1972). La sua intelligenza e lo spirito di servizio con cui interpreta il ruolo pubblico gli fanno guadagnare la fiducia e il consenso elettorale. La sua iniziativa politica – è in Parlamento dal 1953 al 1972 – spicca per la sensibilità verso le fasce deboli, accentuatasi nel mettere in pratica quanto appreso in Mariapoli. Scrive: “Sto sperimentando che si può ‘vivere Maria’ anche nel mondo rumoroso della politica”.
Nel 1985 con Assunta, diventata anche lei una focolarina sposata, si trasferisce al cuore del Movimento per dare vita al “Centro Igino Giordani”, compito che gli dà modo di approfondire e mettere in luce le molteplici sfumature spirituali e umane dell’amico e suo modello di vita, ora servo di Dio. Ispirandosi alla Parola che Chiara Lubich gli aveva suggerito a guida del suo cammino spirituale: “Alzati e cammina” (Gv 5,8), si dedica allo sviluppo del Movimento Umanità Nuova, con numerose iniziative fra cui il “Triplice Patto” – morale, programmatico, partecipativo – elaborato per favorire l’interazione tra eletti ed elettori, e l’Appello per l’unità dei popoli, presentato all’ONU nel 1987. Ampia è la lista di suoi libri e saggi che spaziano dalla sociologia alla storia del cristianesimo, dalla teoria politica alla figura e al pensiero di Igino Giordani.
Sfogliando le tappe della sua lunga vita (96 anni) risaltano la costante tensione alla santità, vissuta in piena unità con Assunta – che lo precede nell’Altra Vita nel 2014 – e la finale, vigilante attesa “dell’incontro totale” con Dio che lo chiama a Sé il 24 aprile scorso. Al funerale, fra le numerose testimonianze, significative le parole della figlia Gabriella a nome dei fratelli: “Ti ringraziamo per l’amore che ci hai donato, per le energie offerte alla comunità civile con competenza, onestà, passione. Per l’impegno donato al servizio della Chiesa e dell’umanità nell’Opera di Maria in vista del mondo unito. Per averci trasmesso un grande ideale e per la tua coerenza di vita che ti ha spinto a ricusare i privilegi delle cariche e prediligere il dare all’avere. Grazie per i tanti doni da te ricevuti, dei quali non siamo stati sempre consapevoli, ma che oggi acquistano valore e spessore nuovi per noi, per i nostri figli e nipoti”. Il Movimento dei Focolari nel mondo si unisce alla famiglia nel rendimento di grazie a Dio per l’esempio di questa grande figura di uomo, di brillante politico, di semplice focolarino tutto donato a Dio, nella certezza di saperlo accolto per sempre nell’immensità del Suo Amore.
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22 Mag 2018 | Centro internazionale, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Foto: Federico Patti
Alla presenza delle autorità civili e religiose del capoluogo della Sicilia, di esponenti del mondo della cultura e dell’informazione, si è svolto il convegno ecumenico “Insieme nella Carità, dal Dialogo alla Cooperazione”. Protagonisti numerosi pastori e responsabili delle varie Chiese storiche e di recente costituzione, insieme a Maria Voce e Jesús Morán (presidente e copresidente dei Focolari). Alcuni brani dell’intervento di Maria Voce: «Questo Convegno è particolare e nuovo nel suo genere: non punta in modo esplicito al dialogo ecumenico, ma vuole crearne le condizioni, lavorando insieme come Chiese a partire dai rapporti personali costruiti nel tempo fra i membri delle stesse. Il Convegno intende porsi, quindi, come punto di rilancio e di valorizzazione di questa reciprocità, come momento di riflessione e di stimolo a operare congiuntamente per il bene dell’umanità. Vedo in questo particolare impegno delle nostre Chiese una risposta concreta a uno degli imperativi della dichiarazione della Commissione internazionale luterano-cattolica, ‘Dal conflitto alla comunione’ (del 2013), riconfermato da cattolici e luterani a Lund, il 31 ottobre 2016. 
Foto: Federico Patti
È un appello a “rendere insieme testimonianza alla misericordia di Dio nell’annuncio del Vangelo e nel servizio al mondo”. Il punto di partenza deve essere, dunque, quello dell’unità e della comunione, per poter testimoniare insieme la fede in Cristo e rendere un servizio utile all’umanità intera. […] cosa può offrire la spiritualità del Movimento dei Focolari, chiamata anche “spiritualità dell’unità” o “di comunione”, alla realizzazione di questo scopo? Dio ha usato verso Chiara Lubich, fondatrice del nostro Movimento, e verso le sue prime compagne fin dal 1943 come una pedagogia divina, insegnando loro passo dopo passo come realizzare l’unità. Davanti al crollo di tutti gli ideali, anche dei più sublimi, ha fatto scoprire che solo Dio non passa ed è Amore. Per rispondere al Suo Amore, esse vogliono vivere alla lettera le parole di Gesù, e Gesù insegna loro che tutti gli uomini sono figli di un solo Padre e, dunque, tutti sono fratelli gli uni degli altri. Identificandosi con ogni creatura, Gesù spiega loro che ogni prossimo va amato, senza distinzioni, con i fatti. E, se le difficoltà, ostacoli, dolori non mancano lungo la strada, Gesù ha svelato a Chiara il segreto per trasformare ogni dolore in nuova vita. Se ci uniamo a Lui, quando in croce e abbandonato ha preso su di sé ogni male e divisione dell’umanità per redimerla, avvertiremo rinascere in noi la forza e la luce per ricominciare sempre ad amare. Poi, se questo amore viene vissuto da due o più, diventa reciproco, attuandosi quell’ “amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato” (cf Gv 15, 12). Succede allora che Gesù è attirato da questo amore e viene a stabilirsi tra quei “due o più riuniti nel suo nome” (cf Mt 18, 20). È così. È proprio Gesù presente in mezzo a noi che può fare di tutti “una sola famiglia cristiana, una famiglia che nessuno potrà separare, perché è Cristo che ci lega tutti insieme” . Questa sua presenza tra cristiani di Chiese diverse ha aperto, già da anni, un nuovo tipo di dialogo: il dialogo della vita, il dialogo del popolo, che comprende l’intero popolo di Dio, laici e responsabili di Chiese, e fa da lievito nel grande Movimento ecumenico per svegliare e far crescere nei cristiani il desiderio dell’unità. […] Se il mondo potrà incontrare Gesù, presente tra noi per l’amore scambievole, rinascerà in molti la fede, il modo di pensare e di comportarsi cambieranno, la ricerca della pace e di soluzioni di giustizia vincerà e fiorirà l’impegno per la solidarietà tra i popoli. […] Il mio augurio: che, insieme, possiamo rimanere “in cammino” con Gesù tra noi “affinché il mondo creda”». Leggi il discorso integrale (altro…)
16 Mag 2018 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari, ha concluso questi giorni, ricchi di eventi dedicati alla cultura dell’unità e della fraternità, con un incontro di famiglia dedicato alla comunità dei Focolari del capoluogo siciliano, lanciando una sfida: «Che Palermo diventi capitale della cultura della risurrezione, capitale nel senso de “il capo”, quella da cui parte questa cultura della risurrezione per invadere il mondo intero». 20 anni fa Chiara Lubich riceveva la cittadinanza onoraria del capoluogo della Sicilia. Da allora la comunità ha proseguito in questo percorso per cercare di attualizzare le parole pronunciate da Chiara in quell’occasione: «Promettiamo che Palermo sarà sempre presente nei nostri cuori, affinché, per l’audacia e il coraggio dei suoi cittadini, sappia arrivare ad essere modello per molte altre città di Italia e fuori, come vera “città sul monte”». Le iniziative, all’interno del programma di “Palermo Capitale della Cultura 2018”, promosso dal Comune, hanno abbracciato diversi campi: diritto e legalità, dialogo ecumenico, musica e spettacolo con il Gen Verde, workshop, flashmob e tavole rotonde promosse dai giovani. Nella sede del Parlamento Regionale, Palazzo dei Normanni, sabato 11 maggio, oltre 120 persone hanno partecipato al Convegno “Relazionalità e diritto. Il bene relazionale e i beni comuni”. Dopo gli interventi da parte di alcune personalità del mondo della giustizia, magistrati, avvocati, studenti, docenti, ha concluso i lavori Maria Voce affermando che l’ambito del Diritto e la Giustizia ha «estrema necessità di persone che abbiano il cuore aperto al grande ideale dell’unità della famiglia umana e che per questo impegnino tutto se stessi ad operare nel concreto per risanare ogni rapporto, senza paure e senza compromessi».
Nel pomeriggio e nella serata, oltre 300 giovani sono stati protagonisti del programma su ”Identità digitale”, promosso dall’Istituto Universitario Sophia, e “Siamo le nostre scelte. Il coraggio di partire, il coraggio di restare”, presenti Jesús Morán, copresidente dei Focolari, e il Sindaco Leoluca Orlando. I giovani hanno offerto le testimonianze sulla scelta che spesso li mette in crisi: restare in Sicilia o scommettere la propria vita in altre città e Paesi? Jesús Morán ha incoraggiato i giovani, attentissimi, a trovare la strada nel “sapersi donare”. La scelta ricade su «dove posso donarmi di più e dove posso sviluppare di più i miei talenti. […] Se parto non posso andare per scappare, e se resto non posso restare per paura». Il Sindaco Orlando ha sottolineato quanto sia difficile cambiare una città che proviene da anni di sottomissione a regole e comportamenti mafiosi, ma che cerca di riscattarsi attraverso un cambiamento culturale. Nella mattina della domenica 13 maggio, un momento “di famiglia” con la Santa Messa, seguita dall’incontro con le famiglie del quartiere del centro storico Albergheria/Ballarò e con momenti artistici realizzati dai bambini. Nel pomeriggio, 500 rappresentanti di circa 20 chiese cristiane hanno partecipato, presso il Teatro Golden, al Convegno “Insieme nella carità, dal dialogo alla cooperazione”. Sono intervenuti l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, Maria Voce, e il direttore dell’Ufficio regionale per l’Ecumenismo, Erina Ferlito. Le testimonianze hanno raccontato il cammino ormai intrapreso con decisione in varie città della Sicilia: dall’aiuto ai carcerati, all’attenzione per i poveri, per i senza casa, per gli immigrati. Quindi, “On the other side”, il concerto del Gen Verde con più di 800 partecipanti. Il giorno precedente si erano esibiti i giovani partecipanti ai workshop promossi dalla band e che hanno poi partecipato al flashmob in una delle strade principali della città. Anche questa è stata un’esperienza travolgente, che ha entusiasmato giovani e adulti, all’insegna del messaggio di fraternità che la band internazionale porta in tutto il mondo.
Il programma è proseguito lunedì 14 maggio con il Convegno che si è tenuto presso la Pontificia Facoltà teologica con la tavola rotonda su “Il contributo della cultura dell’Unità all’umanesimo popolare”, dove è stato approfondito il pensiero di Chiara Lubich per la Chiesa del Terzo millennio. La professoressa Ina Siviglia, che aveva accolto Chiara nel 1998 insieme ai Cardinali Pappalardo e Di Giorgi, ha moderato i lavori, con gli interventi di Mons. Corrado Lorefice, Maria Voce e Jesús Morán. La figura di Chiara è stata non soltanto ricordata, perché lei è sempre presente con il suo carisma e la sua gente. E come ha affermato Maria Voce, con il carisma dell’unità è nata una “via nuova” nella Chiesa. (altro…)
14 Mag 2018 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Spiritualità

20 gennaio 1998: Conferimento della cittadinanza onoraria a Chiara Lubich
Venti anni fa Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, riceveva dalle mani del sindaco Leoluca Orlando la cittadinanza onoraria di Palermo. Oggi, in occasione delle manifestazioni indette a Palermo, nominata nel 2018 “capitale italiana della cultura”, il Movimento rinsalda quel legame nel nome dell’accoglienza e della fratellanza universale, in controtendenza con le azioni negative che si registrano quotidianamente in una città dai forti contrasti. Un programma di convegni, eventi artistici e workshop nel segno del dialogo tra le generazioni, tra le culture e tra le Chiese della Sicilia. È dedicato a questo tema l’intervento di Maria Voce alla Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia. «Giungendo a Palermo, in questo felice momento in cui tanti eventi concentrano l’attenzione sulla città, ho sentito risuonare ancora le parole che Chiara Lubich aveva rivolto alla città: “promettiamo che Palermo sarà sempre presente nei nostri cuori, affinché, per l’audacia e il coraggio dei suoi cittadini, sappia arrivare ad essere modello per molte altre città d’Italia e fuori, come vera “città sul monte”».
«Chiara Lubich – continua Maria Voce – ha lasciato a noi un segno indelebile del suo impegno per la comunione nella Chiesa, per il dialogo ecumenico e per la fratellanza tra tutti i popoli. Fin dagli anni ‘40, Chiara manifestava questo suo anelito con espressioni ricche di slancio e di ardore. “Guardiamoci attorno: siamo tutti fratelli, nessuno escluso!”, esortando così a vivere per “la fratellanza universale in un solo Padre, Dio, che sta nei Cieli”. È un programma che si può attuare in ogni città, ma che trova un terreno particolarmente fertile proprio qui, a Palermo, luogo “di incontro nei secoli tra popoli, culture e civiltà diverse”, che ha nelle sue radici “i valori dell’accoglienza verso la diversità, la solidarietà e la generosità”». Quale il contributo di questo carisma alla Chiesa universale e alle Chiese particolari, anche della Sicilia? Risponde Maria Voce: «Con il carisma dell’unità è nata una “via nuova” nella Chiesa», una spiritualità che trova piena consonanza anche nel Concilio Vaticano II. «Da questa spiritualità di comunione abbiamo visto fiorire la comunione all’interno della Chiesa fra i vari Movimenti ecclesiali che la arricchiscono, fra i vari carismi antichi e nuovi. Abbiamo visto inoltre come essa è utile per concorrere all’unità dei cristiani e anche per aprire quel dialogo con persone di altre religioni che rappresenta una delle frontiere più impegnative e urgenti del terzo millennio. È una realtà che abbiamo potuto sperimentare anche nelle chiese particolari». 
Mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo, Maria Voce, Prof.ssa Ina Siviglia, Jesús Morán
«Nonostante le innumerevoli emergenze di questi ultimi anni, e proprio attraverso queste emergenze, l’impegno dei membri del Movimento, in Sicilia, è profondamente teso a testimoniare e a costruire l’unità della famiglia umana laddove si presenta più minacciata e precaria. Essi cercano in tal modo di rispondere all’appello lanciato da Chiara, quando li aveva sollecitati a “costruire una cultura nuova che sia la cultura dei diritti umani, la cultura della legalità, la cultura dell’amore, la cultura della vita e non della morte”». «Mi sembra di poter dire – afferma Maria Voce – che per la realizzazione di questo obiettivo qualche passo sia stato fatto. Certo, c’è ancora tanta strada da percorrere, ma questo è un impegno che anche oggi, con tutto il Movimento, vogliamo rinnovare: dare il nostro contributo per creare quella “civiltà nuova”, con dentro tutti quei valori che purtroppo tante volte vengono calpestati, e crescere sempre di più “senza dimenticare – come ricordava Chiara – tutti i fratelli cristiani, senza dimenticare le altre religioni, senza dimenticare nessuno”. In questo modo davvero si potrà dar vita a una “cultura dell’unità”, definita più volte da Chiara Lubich “cultura della resurrezione”». E conclude: «con l’augurio che questa città possa davvero essere “capitale italiana della cultura”, ma di una “cultura della resurrezione”». Leggi il testo integrale (altro…)
13 Mag 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Vive e lavora in provincia di Genova, città del Nord Ovest, in un territorio ridente, tra il mare e i monti immediatamente retrostanti. Il suo incarico di presidente di uno dei consorzi della rete di imprese sociali, con circa settecento dipendenti nel settore dei servizi sociali, assistenziali e di inserimento lavorativo delle persone svantaggiate, e di referente regionale dell’AIPEC (Associazione Italiana Imprenditori per un’Economia di Comunione) non le hanno tolto nulla della sua immediatezza e semplicità. La sua testimonianza è stata seguita con molta attenzione durante un convegno all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, il 3 maggio scorso, dal titolo “Chiara Lubich e l’economia di comunione”: «Avevo il desiderio di fare un lavoro utile agli altri. Appena laureata, vinsi un concorso pubblico come educatrice per l’integrazione sociale dei bambini disabili. Mi sentivo utile, ma il lavoro era a tempo, con un contratto a termine. In quella situazione c’erano altre ragazze, che avevano lo stesso mio desiderio di crescere nella professione sociale. Una di noi ci parlò di alcune persone che da qualche anno lavoravano in una cooperativa del territorio e si occupavano di persone disagiate. L’incontro con loro è stato determinante: ci hanno messo a disposizione uno spazio, dedicato del tempo e offerto la loro esperienza. La nostra cooperativa nasce così, da un dono, da un gesto di gratuità che abbiamo colto e in seguito replicato a nostra volta. Abbiamo capito dopo che quel gesto affondava le sue radici nei valori dell’Economia di Comunione. Questa esperienza di vita, prima ancora che di lavoro, ha segnato e caratterizzato lo stile della nostra impresa».

© 2018 Il Sentiero di Arianna
Nasce così, nel 1996, “Il Sentiero di Arianna”, una cooperativa formata inizialmente da nove giovani donne, che mettono in comune le risorse guadagnate e le reinvestono in formazione e sviluppo dell’azienda. Da quel nucleo iniziale, oggi l’azienda conta più di 130 soci, l’85 per cento donne. «Più seguivamo i valori dell’economia di comunione, più le nostre cooperative si sviluppavano, diventando un valore per l’intera comunità. Più riempivamo di contenuti parole come lavoro, dignità della persona, reciprocità, formazione, aiuto reciproco, più riuscivamo a superare gli immancabili periodi critici. La forza dell’imprenditorialità femminile è stata determinante. Chiara Lubich ci indicava un percorso concreto, generativo di possibilità di cambiamento. La sua visione di un mondo più equo e la sua idea di economia ci affascinavano». 
© 2018 Il Sentiero di Arianna
“Il Sentiero di Arianna” – spiega – è una organizzazione che dà la possibilità alle donne di essere protagoniste. «Qui la notizia di una gravidanza è sempre una bella notizia. Molte di noi hanno potuto e possono tuttora vivere serenamente la maternità e il rientro al lavoro. Ma anche le donne che non sono madri sono generatrici di cambiamento e di innovazione, perché sanno innescare processi positivi di miglioramento organizzativo per una armonizzazione tra tempi di lavoro e di cura dei propri cari. Perché i bisogni sono tanti. E noi siamo partiti proprio da quelli delle nostre famiglie e della comunità, proponendo soluzioni, intrecciando reti di relazione sociale ed economica con gli enti, le istituzioni e le altre aziende». Con questo spirito il Gruppo Tassano ha contribuito a sostenere lo sviluppo di altre realtà imprenditoriali. «L’impresa più forte è quella che nasce come espressione di un territorio. Attraverso le reti nazionali a cui apparteniamo come cooperatori, ci stiamo impegnando sui temi dello sviluppo economico fondato su valori etici, rispettosi dell’uomo e dell’ambiente. Attraverso l’AIPEC incontriamo aziende e imprenditori che appartengono a settori differenti, ma condividono lo stesso senso di responsabilità sociale. Insieme siamo impegnati nel proporre un modello economico nuovo: inclusivo, solidale, di sviluppo sostenibile». Cosa significa per Simona essere una imprenditrice dell’Economia di Comunione? «Vuol dire essere sempre se stessi. Accoglienti, rispettosi, coerenti, attenti all’uso delle risorse, legati agli altri e allo stesso tempo liberi. Una persona è sempre la stessa, pur in tempi e spazi diversi. Lo stesso vale per un’impresa». Chiara Favotti (altro…)