21 Giu 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Diretta streaming da Loppiano, sabato 21 giugno alle 15,30: http://live.focolare.org/loppiano
“Grazie Eletto!”: un viaggio tra storia e prospettive nella vita di Eletto Folonari, negli sviluppi della cittadella di Loppiano che a partire dall’ottobre prossimo festeggerà i suoi primi 50 anni di vita, e del Movimento Gen di cui ha accompagnato i primissimi passi. In una lettera a Chiara Lubich, Eletto scriveva: “Ho scelto Dio per sempre e solo Lui! Nessunissima altra cosa!”. Le comunica quindi di voler dare al Movimento dei Focolari tutti i beni avuti in eredità – tra cui gli 80 ettari su cui oggi sorge la cittadella di Loppiano ( Firenze)- aggiungendo: “Non avevo nessun merito per possederli, perché ricevuti gratis”. Una delle caratteristiche di Eletto, poi, era il suo rapporto con i bambini ed i ragazzi del Movimento che Chiara stessa gli aveva affidato nei primi anni ‘60. “Perché vogliamo dire grazie ad Eletto?” – spiegano i gen che stanno organizzando l’appuntamento del 21 giugno prossimo a Loppiano – “Innanzi tutto per quel suo Sì a Dio, incondizionato che è all’origine di quanto poi l’Eterno Padre ha operato attraverso di lui, cioè la nascita della prima delle 33 cittadelle dei Focolari e del Movimento Gen oggi sparso in tutto il mondo”. Sì, perché è stato questo il suo merito fondamentale: Eletto ha saputo mettersi completamente al servizio dell’azione divina come ha bene espresso Igino Giordani, che ne è stato il primo biografo. Nella conclusione al volume del 1965 che porta come titolo proprio “Vincenzo Folonari”, scrive che la sua caratteristica più nota fu l’umiltà e che lui: «… resta il tipo di quell’apostolato dei laici moderni (…). È in fondo la santità quale è richiesta oggi in una società democratica, di tipo comunitario, globalmente dissacrata: evangelizzazione dall’interno, senza apparati, mossa da solo amore (…)». Il pomeriggio (con inizio alle 15.30 in diretta streaming) offre un viaggio tra storia e prospettive nella vita di Eletto. Presenti i famigliari e alcuni dei “primi popetti”, come venivano chiamati i bambini in dialetto trentino, che partecipavano alle prime Mariapoli di Fiera di Primiero (Dolomiti) e che Eletto seguiva e amava. Non mancheranno poi musica e danze da diversi Paesi e la presenza di tanti gen, testimoni delle azioni e della diffusione del Movimento Gen dagli anni ’60 ad oggi, nei cinque continenti. (altro…)
20 Giu 2014 | Chiesa, Cultura, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
«Ad Ascoli Piceno, città del Centro Italia, i Focolari sono presenti in numerose parrocchie della città, in molti organismi ecclesiali, oltre che in tanti ambienti della vita professionale e civica. Tanti nostri concittadini hanno conosciuto l’Ideale dell’unità, infatti, negli incontri proposti dal Movimento diocesano dei Focolari. Sogniamo la nostra come una città fraterna, guardiamo innanzitutto alle relazioni che la animano, al bene che vi circola, all’impegno profuso da tanti in diversi settori e ne restiamo meravigliati. Cerchiamo di tessere una rete di relazioni tra persone, tra istituzioni laiche e religiose, associazioni, movimenti, mettendone in luce il loro specifico al fine di realizzare il bene comune. La città diventa laboratorio di fraternità. A questo scopo abbiamo costituito una associazione che già nel titolo dice il nostro obiettivo “Amolamiacittà” onlus. Intorno ad essa si costituisce un consenso “trasversale” tra associazioni e movimenti della società civile che iniziano con noi a lavorare per la fraternità. Anche le istituzioni pubbliche iniziano a collaborare con noi attraverso questo nuovo strumento di cui ci siamo dotati. Numerose sono le iniziative che prendono vita, coinvolgendo le diverse realtà ecclesiali presenti in città, insieme agli appartenenti al Movimento e tanti cittadini. Come la “Settimana Mondo Unito” dei giovani, le “Fiere primavera” dei ragazzi, le “Festa della fantasia”, durante il periodo del Carnevale, la “Settimana della famiglia”, “Città sul palco”, con il coinvolgimento delle scuole delle diverse arti presenti in città, le vacanze sulla neve “Inscieme è meglio”, la “Stanza delle meraviglie”, nella quale la bellezza profondamente condivisa, diviene “luogo” di conoscenza delle meraviglie del mondo. Il progetto “E per scuola… la città”, le campagne contro il gioco d’azzardo, il “Capodanno di tutti”, forse una vera icona di tutto il progetto “Amo-la-mia-città”. Nel Capodanno, infatti, vediamo la città fraterna che vorremmo, caratterizzata dal senso di famiglia che rende vicine le distanze, lontane le paure e belle le diversità. Un frutto di tutta questa vita che inonda la città lo viviamo nel 2009 quando il premio “Chiara Lubich per la fraternità” viene conferito ad Ascoli Piceno per il progetto “Amo-la-mia-città”. Il Consiglio comunale, negli interventi esprime il desiderio che il conferimento del premio segni un nuovo modo di lavorare per la città, una “compromissione” delle posizioni personali e di partito in vista del bene comune. La città di Ascoli è conosciuta anche per il prezioso pizzo a tombolo, che si costruisce intrecciando insieme tanti fili sottili da mani esperte che a volte diventano veri capolavori. Sentiamo che legati dall’amore reciproco possiamo tessere tanti legami di fraternità con tutti e contribuire ad aprire la nostra città al mondo unito». (R.C. Ascoli Piceno) (altro…)
18 Giu 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Un altro passo avanti per Slot Mob, campagna contro il gioco d’azzardo sostenuta da numerose associazioni e media, anche grazie ai ragazzi: è successo a Catania, dove il Comune si è impegnato sul fronte delle slot machines, approvando un emendamento all’interno della delibera sull’imposta unica comunale su casa e rifiuti (IUC), che riduce del 50% la tassa sui rifiuti a quegli esercenti che le toglieranno dal proprio negozio. Si tratta di una riduzione per due anni complessivi, con l’impegno a non installare nessun altro strumento per il gioco d’azzardo per 10 anni. La manifestazione per promuovere gli esercizi pubblici che non tengono slot machines e videopoker è arrivata a Catania lo scorso 22 febbraio. In quell’occasione i Ragazzi per l’Unità nella loro pubblicazione Grafoteens – foglio di informazione dei Ragazzi di Sicilia, Calabria e Malta – si erano interrogati su «un’etica che viene meno per il mondo del gioco d’azzardo in genere, che colpisce sempre di più le fasce povere della città» – minori compresi, a dispetto dei divieti – e per converso su «un’etica che emerge forte invece nell’uso dei beni confiscati alla mafia, e che in Calabria la ‘ndrangheta continua ad attaccare». Da qui si capisce il senso del sommario dell’articolo, «Ma lo Stato da che parte sta?». Una precisa richiesta dunque alle istituzioni di prendere una posizione decisa, per sostenere quell’etica che nonostante tutto è viva. E la risposta è arrivata a giugno, con la delibera del Comune. Comprensibile la «grande soddisfazione» non solo del comitato «Mettiamoci in gioco», che aveva promosso Slot Mob, ma anche dei Ragazzi per l’Unità stessi, che si erano a loro volta impegnati a portarne avanti le istanze. «È un segnale di distacco dalle logiche clientelari e delle lobby molto forti dei gestori delle slot machines – scrive Giancarlo Morello nell’editoriale del numero di giugno di Grafoteens – . Infine, apprezziamo l’impegno e il mantenimento della promessa che alcuni consiglieri comunali avevano fatto nei giorni di realizzazione dello Slot Mob, che si sarebbero impegnati nella logica di premiare chi avrebbe tolto queste macchinette. Un primo segnale per realizzare l’obiettivo del “Comitato Mettiamoci in Gioco” e anche nostro di Grafoteens, di una “Città senza slot”». La città di Catania è, inoltre, al lavoro su un regolamento comunale per contrastare la diffusione del gioco d’azzardo patologico. Come Catania, sono tante i comuni dove la lotta al gioco d’azzardo, con la mobilitazione civile, ha preso le forme più diverse attraverso la campagna Slot Mob. L’iniziativa è sostenuta, tra gli altri, anche dalla rivista Città Nuova e da Economia di Comunione. Per saperne di più o per organizzare uno Slot Mob nella tua città: http://www.nexteconomia.org/le-attivita/slot-mob http://www.edc-online.org/it/home-it/slotmob.html http://vimeo.com/98152196 (altro…)
11 Giu 2014 | Cultura, Ecumenismo, Famiglie, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
Primi anni ’60. La Sicilia era molto lontana da Trento, sembrava irraggiungibile. Eppure fin da quegli anni, con un primo gruppo di focolarini, la spiritualità dell’unità si diffonde nell’isola all’estremo sud dell’Italia, in molte città. Fra queste Scicli, in provincia di Ragusa, 25mila abitanti, gioiello barocco dichiarato patrimonio dell’umanità. Un paese, che come Agrigento, Pozzallo, e altri che sentiamo nominare per gli sbarchi dei migranti dal nord Africa, si affaccia sul Canale di Sicilia e si trova al centro del nuovo flusso migratorio di questi anni. La gente di lì è per natura accogliente, ma l’invito di Gesù del “Che tutti siano uno” (Gv. 17,21) e i suggerimenti di Chiara Lubich sulla via da percorrere per chi vuole conquistare a Dio la propria città, spronano, negli anni, la comunità sciclitana dei Focolari a cogliere tutte le occasioni per andare incontro a tanti: dialogo con cristiani appartenenti ad altre chiese, sostegno a giovani immigrati, capodanno alternativo per non lasciare nessuno da solo, lezioni di italiano, un centro diurno di accoglienza per i bambini animato dai ragazzi, una mensa diventata progetto (“Una tavola, una famiglia”) e altro ancora.
“Nella nostra città vivono fratelli appartenenti alla Chiesa Metodista”, racconta Ignazio Ventura, di Scicli. Già negli anni ’90 nasce con loro un profondo dialogo fatto di comunione, di scambio di idee. Decidiamo insieme di realizzare una mensa settimanale per i numerosi immigrati presenti nella nostra città”. “Hichem e Samia, sono una giovane coppia tunisina da poco a Scicli. Li sosteniamo nel metter su la loro modesta casetta. Con preoccupazione per la precarietà economica, ci confidano che aspettano un bambino, ed è l’amore concreto di tanti che li rassicura nel portare avanti la gravidanza. La nascita di Deyssem, dopo i primi attimi di gioia, si trasforma in una preoccupante corsa contro il tempo, a causa di una malformazione: bisogna intervenire entro poche ore! Ci troviamo al loro fianco in questo delicato momento. Bisogna organizzare il trasferimento a Roma. Una persona della comunità si offre per accompagnare il bambino e il suo papà. L’intervento ha pieno successo e il piccolo è salvo!”. In quel periodo, insieme ad altre istituzioni si dà vita al centro di accoglienza interculturale: “La Sorgente”, e si risponde all’appello del Comune di impartire lezioni di lingua italiana ai giovani immigrati: tre volte alla settimana, per due anni consecutivi. Ne nasce uno spettacolo in cui i giovani Nord-africani e di Scicli danno il meglio di sé.
Ispirandosi al ‘Manifesto’ che Chiara consegna alle nuove generazioni – “Una città non basta” – dal 2005 i Ragazzi per l’Unità si prendono cura dei bambini ospiti in un centro diurno di accoglienza, tenuto da Suore. Qui i bambini – che vivono situazioni particolari – pranzano e trascorrono i pomeriggi. Si stabiliscono i turni per trascorrere insieme a loro momenti di gioco e per i compiti. L’assistente sociale e la psicologa, affermano che la presenza dei Ragazzi per l’Unità è molto importante per i bambini. Nel 2006 viene chiesto alle famiglie dei Focolari di contribuire alla formazione delle famiglie dei bambini del Centro. Famiglie albanesi, con cultura e religione diversa, famiglie divise con genitori in carcere o agli arresti domiciliari… “La nostra vicinanza al Centro e alle Suore ci ha offerto tante opportunità, in un rapporto di reciproco aiuto e sostegno, anche quando non si poteva far altro che ascoltare o accogliere le loro sofferenze. Nasce così il progetto “Una tavola, una famiglia”: una mensa per una sessantina di persone, una domenica al mese”. “Stiamo sperimentando – conclude Ignazio – che lo spirito di famiglia si realizza al di là di ogni barriera culturale. È proprio vero, donandosi agli altri, si sperimenta la pace dell’anima, la libertà dei figli di Dio”. (altro…)
10 Giu 2014 | Chiesa, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Araba cristiana è nata in Israele. Ha ricevuto il premio Mount Zion 2013, insieme all’ebrea Yisca Harani per “l’apporto importante allo sviluppo del dialogo tra religioni e culture nella Terra Santa e alla comprensione tra ebrei, cristiani e musulmani”. Margaret Karram, già membro della Commissione episcopale per il dialogo interreligioso dell’Assemblea degli Ordinari Cattolici della Terra Santa e collaboratrice con la direzione del Interreligious Coordinating Council in Israel (ICCI), è ora al Centro internazionale del Movimento dei Focolari ed è lei a dare voce alla preghiera di san Francesco nel momento cristiano dell’invocazione alla pace voluta dal vescovo di Roma con Shimon Peres e Abu Mazen, presente anche il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I. Riportiamo ampi stralci dell’intervista rilasciata a Victoria Gómez di Città Nuova. Che impressione ti sei portata da quest’incontro? «La prima è quella di essermi trovata in un’oasi di pace. Conosco bene i contrasti che la impediscono, eppure in quelle due ore trascorse insieme a pregare, mi pareva che, mentre si invocava da Dio il dono della pace, Gli si desse modo di vedere “dall’alto”, per così dire, il risultato degli sforzi umani. Certo il disegno è ancora incompiuto, mi appariva però come il ricamo di un tappeto: sul rovescio i nodi che dobbiamo sciogliere, ma chi guardava il ricamo era Dio e Lui vedeva il disegno. Mentre si susseguivano le preghiere in ebraico e in arabo pensavo: “Dio le conosce e le comprende. Lui sa agire nella storia”. Ho percepito la potenza della preghiera e capivo che il cuore degli uomini lo può cambiare solo Dio. A noi la pazienza dell’artigiano». La tua storia è una sorta di passaporto che ti abilitava alla partecipazione a quest’evento… «Ho vissuto fin da piccola sognando la pace. Ancora bambini ci chiedevamo: “Quale è la mia patria, quale il mio posto, chi sono io?”. Ora, a 50 anni, il sogno di quella patria non lo vedo ancora vicino, ma abbiamo seminato e tanto. Dobbiamo continuare a farlo. È un dovere nei confronti delle nuove generazioni. A loro dobbiamo passare la certezza che è un futuro possibile, senza perdere la speranza né abbatterci per la fatica. Ieri poi era la festa della Pentecoste e l’azione dello Spirito Santo “bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina, piega ciò che è rigido…”». Rappresentavi il Movimento dei Focolari su invito personale di papa Francesco…
«In molti, dalla presidente Maria Voce agli amici di Betlemme e Gerusalemme, mi avevano assicurato la loro particolare vicinanza. Ho raccolto parole di gioia anche da diverse personalità cristiane, ebree o musulmane, incontrate nei Giardini. Mi pareva che dall’intervento del Papa emergesse una nuova spinta ad impegnarci per la pace con più coraggio. Lo sentivo rivolto anche a noi che apparteniamo ai Focolari: essere più presenti, più attivi, più coraggiosi artefici nello sciogliere i “nodi” che incontriamo ovunque. Il saluto personale del Papa poi me l’ha confermato, come il riscontro in altre autorità». Eri l’unica donna che ha dato voce ad una delle preghiere. Come ti sei sentita? «Quella preghiera ho cercato di leggerla facendomi interprete dell’umanità che crede, soffre e spera. Anche noi donne abbiamo un ruolo da svolgere per la pace. Uno dei partecipanti mi ha detto: “È importante che lei sia qua. So cosa vuol dire la ricchezza di una donna!”. Mentre ascoltavamo quelle belle preghiere e le musiche ho ricordato le parole del Papa all’Angelus, poche ore prima: la Madre Chiesa e la Madre Maria sono “tutte e due madri, tutte e due donne”. E nelle emozioni di sicuro non omogenee che vibravano nei presenti, si percepiva il bisogno di una madre». Quali sentimenti hai colto tra la gente della Terra Santa che ti ha manifestato vicinanza? «C’era grande attesa e ora c’è tanta speranza. Ovviamente non mancano gli scettici. Palestinesi e israeliani ritengono che questo incontro abbia segnato una tappa alla quale guardare da oggi e da cui continuare a farlo in futuro. Inoltre, ha costituito un forte segno per la Chiesa che si fa carico della sofferenza e delle attese dei popoli. Ed è stata una dimostrazione che la Terra Santa non è dimenticata e che il Papa non lascia soli questi due popoli e camminerà al loro fianco. L’evento va guardato a lungo termine. Intanto, occorre continuare a tessere sciogliendo i nodi e impegnandosi su tutti i livelli possibili, con coraggio e delicatezza. Tanti pensano ad un cammino lungo, ma noi non conosciamo l’azione di Dio nella storia. Possiamo sempre sperare». Fonte: Città Nuova online (altro…)