25 Giu 2015 | Chiesa, Ecumenismo, Spiritualità
«Il vescovo mi aveva incaricato di lavorare nella consulta per l’ecumenismo e il dialogo. Quando, 15 anni fa, un mio amico sacerdote della vicina diocesi di Fano mi aveva proposto di stendere un progetto interdiocesano per promuovere i Gemellaggi ecumenici tra parrocchie europee, gli ho detto di no». Comincia con un tentennamento il racconto di don Giorgio Paolini, che si risolve presto ricordando l’invito di Chiara Lubich a Londra nel 1996 a vivere un “ecumenismo del popolo”, un “ecumenismo della vita” (video). «Ho ripreso così i contatti con l’amico di Fano e con lui ed altri amici sacerdoti ci siamo lanciati nell’esperienza dei gemellaggi ecumenici». La prima parrocchia con cui prendono contatto è quella ortodossa di Padre Nicu in Romania. «Il rapporto di fraternità tra noi ha generato una collaborazione educativa tra i giovani del Movimento Diocesano delle Marche ed i suoi giovani, che si è allargato a cerchi concentrici: la condivisione della Parola di Vita e della spiritualità dell’unità tra giovani cattolici ed ortodossi, attraverso rapporti assidui. I due momenti forti ogni anno sono il campo di Natale in Romania e quello estivo in Italia. Poi l’esperienza annuale del Meeting Ecumenico giovanile di Loreto, nata dall’amicizia con il responsabile del Centro Giovanni Paolo II di Montorso (Loreto), che ci ha proposto di fare un campo ecumenico con tutti i giovani contattati attraverso i gemellaggi ecumenici e non, per scambiarsi le ricchezze delle reciproche chiese di provenienza. Quest’anno dal 29 luglio al 4 agosto avrà luogo la settima edizione che prevede la partecipazione di oltre 200 giovani ortodossi e greco cattolici dalla Romania, luterani dalla Danimarca e Svezia, anglicani dall’Inghilterra e cattolici dall’Italia».
Infine, la promozione della “cultura del dialogo” nel mondo giovanile. A gennaio di quest’anno, durante la Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani, ad esempio, la parrocchia di Borgo Santa Maria ha ospitato una ventina di ragazzi rumeni di una parrocchia con cui è in atto il gemellaggio. Loro, insieme con i giovani italiani del Meeting Ecumenico, si sono poi incontrati con gli studenti di 4 licei della provincia di Pesaro e Urbino. Continua il racconto Barbara, che porta la voce di una famiglia della parrocchia. «In un mondo oppresso dalle guerre, dalle divisioni e dal terrorismo, questi ragazzi hanno voluto proporci e donarci un messaggio di speranza e di gioia e sicuramente una nuova cultura: quella della relazione e dell’incontro che fa comprendere che nella diversità dell’altro si può scoprire quella ricchezza che unisce e che non divide. Gli studenti dopo aver visto un filmato, aver ascoltato le testimonianze dei giovani del Meeting Ecumenico, si sono poi divisi in piccoli gruppi per approfondire la conoscenza dei coetanei rumeni e porre loro delle domande. Nonostante la difficoltà della lingua i ragazzi si siano prodigati per riuscire a comunicare nel miglior modo possibile. Noi che, come famiglia abbiamo partecipato a questi momenti da esterni e da spettatori, ci sentiamo di ringraziare tutti coloro che hanno creduto, credono e crederanno in questo progetto, penso ai parroci e ai Presidi dei licei, ma soprattutto a Dio che nel suo immenso amore ci ha fatto incontrare giovani decisi e motivati a cambiare le cose. Noi siamo con loro e crediamo che essi potranno, coinvolgendo sempre più giovani, creare un mondo migliore dove poter vivere in pace e armonia». https://vimeo.com/28988462 (altro…)
24 Giu 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale
Nel 2013 la città colombiana di Medellín, con i suoi 2,4 milioni di abitanti, è stata riconosciuta come la città che più velocemente si sta modernizzando al mondo e ciò grazie ai processi di sviluppo intrapresi negli ultimi anni, come ad esempio la riduzione delle emissioni di anidrite carbonica, la creazione di spazi culturali e la riduzione della criminalità. A Medellín opera la Fondazione Mundo Mejor e, per questi motivi, è stata scelta come sede del III Seminario di UNIRedes, tenutosi dal 3 al 7 di giugno. Vi erano rappresentate oltre 30 organizzazioni provenienti da Brasile, Messico, Argentina, Bolivia, Paraguay, Venezuela e Colombia, a cui si devono aggiungere altre 10 che hanno partecipato all’evento via streaming. In questo seminario le diverse organizzazioni sociali ispirate dalla spiritualità dell’unità hanno accolto la sfida di rafforzare il loro cammino insieme. Anabel Abascal, membro del Comitato Coordinatore, ha affermato: “Noi associazioni sociali che aderiamo a UNIRedes crediamo che, nel mondo attuale, lavorare in rete sia l’unico modo per dare visibilità alla fraternità universale, nostro principio ispiratore”. Nei quattro giorni dell’incontro si sono approfonditi gli strumenti a disposizione per rispondere al meglio, con il lavoro quotidiano, alle grandi sfide sociali. Susana Nuín, della Conferenza Episcopale dell’America Latina (CELAM) ha illustrato il punto di vista della Chiesa regionale, presentando i 4 assi trasversali per l’intervento sociale: cura della creazione, costruzione della pace, migrazione e giustizia sociale. Il docente italiano Giuseppe Milan, invece, è intervenuto con un contributo sulla pedagogia interculturale basata sulla spiritualità di Chiara Lubich. Una pedagogia che riconosce e assume su di sé i dolori ed i bisogni che la diversità sociale ci presenta. Afferma Milan: “L’educazione ha come principio la fraternità, formare persone-mondo che valorizzino il dialogo per costruire società nuove. La metodologia è l’arte di amare. Accettare tutti e rispettare le diverse culture”. Inoltre si sono affrontati temi relativi al consolidamento istituzionale delle organizzazioni e alla gestione della rete. A questo proposito Francesco Tortorella dell’AMU (Azione per un Mondo Unito), ha spiegato come si elaborano i progetti, partendo dalla fase di finanziamento fino alla partecipazione diretta dei protagonisti.
Alla conclusione del lavoro di gruppo si sono formati il nuovo Comitato Coordinatore e le varie commissioni di lavoro che dovranno portare avanti i diversi obiettivi di UNIRedes: sviluppare nuove strategie di comunicazione per aumentare la comunione e la diffusione delle varie azioni; dare visibilità alla speranza diffondendo i piccoli, ma significativi cambiamenti che le nostre azioni generano nella vita delle persone; avere una maggiore incidenza nelle politiche pubbliche locali; intessere nuovi legami di cooperazione tra le organizzazioni; lavorare in modo che ognuna delle azioni sociali dia un ruolo da protagonisti ai destinatari dei progetti, incentivando la reciprocità; promuovere il volontariato sociale come strategia per migliorare la gestione delle organizzazioni e per la formazione di uomini nuovi. Si può accedere ai vari interventi del III Seminario grazie ai video registrati via streaming e nella pagina web di Sumá Fraternidad. (altro…)
23 Giu 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
«L’Iraq sta passando in questo periodo il momento più difficile degli ultimi decenni, affermava qualcuno degli amici che siamo andati a visitare». A scrivere sono Gemma e Pierre, da Amman, del Movimento dei Focolari in Giordania e Iraq, di ritorno da un breve viaggio ad Erbil (Iraq). Obiettivo: far sentire concretamente alla comunità cristiana la propria vicinanza e quella di molti, insieme al Focolare presente da anni sul posto, specialmente in questo periodo. Tra loro ci sono anche molte persone dei Focolari. «Stando insieme a loro, anche se li abbiamo trovati stanchi e provati, ci ha colpito come le persone siano in continua donazione agli altri e credano ancora nell’amore di Dio nonostante tutto». «Sono passati, infatti, ormai nove mesi da quando i villaggi della Pianura di Ninive sono stati invasi dall’ISIS. La situazione generale del Paese è peggiorata con gli ultimi sviluppi, cioè la conquista di nuovi terreni. Le persone, inclusi i nostri amici, sentono una grande incertezza nel futuro, tanti sono già partiti e altri stanno pensando di lasciare il Paese». La vicinanza spirituale non è di poco conto se, a conclusione di questi giorni insieme, qualcuno confida: «Abbiamo perso tutto, non ho potuto finire gli studi universitari, non c’è lavoro… ma finalmente ho ritrovato la pace, ed ho deciso di ricominciare il mio rapporto con Dio».
«Nell’incontro con la comunità dei Focolari – raccontano ancora Pierre e Gemma – si è vissuto un momento molto importante: ci siamo dichiarati reciprocamente di essere pronti a dare la vita l’uno per l’altro, di amarci con la misura con cui Gesù stesso ci ha amati, in modo che Lui possa essere presente tra noi, come ha promesso. Abbiamo poi meditato sul legame tra l’Eucarestia e la Chiesa, con una conversazione di Chiara Lubich del 1982, “L’Eucaristia fa la Chiesa e la Chiesa fa l’Eucaristia”. Tra gli incontri fatti, anche quello con Mons. Bashar Warda, vescovo caldeo di Erbil, contento del nostro passaggio. Alla fine ci ha chiesto di pregare più che mai per l’Iraq». «Sono venuto per voi, ciascuno è come il mondo intero per me…», ha detto Mons. Salomone Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad della Chiesa cattolica caldea, venuto apposta da Baghdad. Ha esortato tutti a «non aver paura, ma andare avanti nella vita dell’ideale dell’unità, perché ognuno di noi ha una missione da compiere». «Cerco di vivere concretamente l’amore che diventa reciproco all’interno della comunità. Trovo nell’Eucaristia la forza per andare avanti ad amare», confida una dei presenti. E poi, si gioisce anche insieme: nonostante la situazione c’è un vivace gruppo di bambini e ragazzi, che hanno dato vita all’edizione locale della Run4Unity (la staffetta sportiva mondiale per la pace) con 35 ragazzi e ragazze! «Per noi sono stati giorni intensi – concludono i due focolarini dalla Giordania – un’esperienza divina e profonda. Abbiamo ricevuto da loro più di quello che potevamo dare. Chissà quanta vita sta nascendo da questo grande dolore vissuto cristianamente». (altro…)
22 Giu 2015 | Chiesa, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Al mio arrivo, la prima persona che ho visto è stato il cardinale che ha preso la mia borsa. L’arte di amare di cui Chiara Lubich parla in modo così semplice è vita». Così mons. Ignatius Mascarenhas, vescovo di Chandigarh, India, uno dei 22 vescovi cattolici amici del Movimento dei Focolari, di cui per la prima volta 12 indiani e uno dal Pakistan, che si sono riuniti a Bangalore dal 3 al 6 giugno per un appuntamento panasiatico. L’incontro era stato preceduto da un incontro preparatorio, con alcuni vescovi, che insieme si sono recati a visitare i malati del vicino ospedale, per sottolineare come la contemplazione non è distinta dall’azione, nel desiderio di essere strumenti della misericordia di Dio. Il vescovo del Pakistan vive al confine tra Pakistan e India. Ha condiviso la sua esperienza pastorale: «Due settimane fa ero in un grande deserto al confine. Sono stato tre giorni con un sacerdote, visitando diversi paesini che da due anni soffrono a causa della siccità. I bambini muoiono. Ho celebrato la Messa usando una scatola come altare. Sono venute tante persone, fra cui anche alcuni indù. Durante la messa abbiamo pregato affinché venga la pioggia». I vescovi dell’India e il vescovo del Pakistan celebrano insieme: «è un segno di speranza», afferma mons. Bobet Callari delle Filippine. Perché la scelta dell’India come sede per ospitare questo incontro? L’India, col suo miliardo e 250 milioni di abitanti, in cui i cristiani sono il 2% della popolazione, rappresenta una frontiera per la convivenza interreligiosa. I vescovi, pastori di piccole comunità, vivono a contatto con persone di altre confessioni, fedi, culture. Il “dialogo della vita” deve quindi precedere qualsiasi discorso teologico, e la comunione, la vicinanza tra vescovi – come quella rinsaldata durante l’incontro e sigillata da un “patto di amore reciproco” – è un grande antidoto contro lo scoraggiamento che spesso rischia di prendere il sopravvento. «Nella mia diocesi – racconta Stephen Lepcha, Vescovo di Darjeeling (West Bengala) – ho difficoltà con alcune sette che seminano una campagna di odio e ci mettono alla prova. So che succederà ancora, ma in questi giorni ho capito cosa fare: amare con l’amore che viene da Dio, che siano indù, musulmani, cristiani… sono tutti figli di Dio». «Abbiamo bisogno della spiritualità di comunione – afferma mons. Elias Gonsalves, della diocesi di Amravati, India – A volte siamo lasciati soli. La comunione tra vescovi è molto importante, aiuta i più giovani ma anche i più anziani. Dobbiamo crescere nell’aiuto reciproco».

Con la Professoressa indù Shubada Joshi
All’incontro è intervenuta anche la professoressa indù Shubada Joshi – decano della Facoltà di Filosofia dell’Università di Mumbai – che ha raccontato del suo incontro con Chiara Lubich e il carisma dell’unità. Nel 2002 infatti, Chiara – nel corso di un simposio indù-cristiano – aveva condiviso ad un gruppo di indù la sua esperienza mistica dell’estate 1949, sperimentando che con loro il dialogo può fondarsi anche su un piano di profondità spirituale non sempre possibile con altri. Le parole di Shubada Joshi, insieme all’approfondimento sulla Scuola per le Religioni orientali (SOR) – che si era svolta nei mesi precedenti a Tagaytay nelle Filippine – hanno dato un panorama sulla proposta del dialogo interreligioso che parte dalla spiritualità dei Focolari. L’incontro con la comunità di Bangalore, con le diverse testimonianze di famiglie e giovani ha offerto poi uno spaccato di vita quotidiana vissuta alla luce della fraternità. (altro…)
20 Giu 2015 | Chiesa, Cultura, Famiglie, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato». Sono parole di papa Francesco nella Bolla con la quale l’11 aprile scorso ha indetto l’Anno giubilare della misericordia. Dio «non si limita ad affermare il suo amore, ma lo rende visibile e tangibile. L’amore, d’altronde, non potrebbe mai essere una parola astratta. Per sua stessa natura è vita concreta: intenzioni, atteggiamenti, comportamenti che si verificano nell’agire quotidiano». Papa Francesco evidentemente non intende mettere tra parentesi la fedeltà alla verità e la chiarezza dottrinale, ma piuttosto coniugarle con la realtà vissuta dalla gente. E non per cedere a compromessi, ma per fedeltà a quel Dio la cui Verità compiuta è l’Amore. Un messaggio liberante che non lascia nessuno in pace. È il binario su cui si muove il cammino dei due Sinodi dei vescovi sulla famiglia. Un cammino da vivere – come ricordano i Lineamenta inviati alle diocesi in vista dell’Assemblea prossima – «nel duplice ascolto dei segni di Dio e della storia degli uomini e nella duplice e unica fedeltà che ne consegue», ponendosi con realismo di fronte alla famiglia oggi e tenendo allo stesso tempo «lo sguardo fisso sul Cristo per ripensare con rinnovata freschezza ed entusiasmo quanto la rivelazione, trasmessa nella fede della Chiesa, ci dice sulla bellezza, sul ruolo e sulla dignità della famiglia»: il Vangelo della famiglia. Fedeltà, da un lato, al disegno di Dio che non è da intendere «come “giogo” imposto agli uomini bensì come un “dono”», come “buona notizia” che si pone al servizio della realizzazione più profonda e della felicità delle persone; ma fedeltà, dall’altro lato, alle persone in quello che si trovano a vivere e spesso a soffrire in una società complessa e con un’interiorità – propria e altrui – non meno complessa, da cui derivano molteplici fragilità. Parola-chiave è l’arte dell’accompagnamento. A questo proposito, papa Francesco sottolinea nell’Evangelii gaudium: «senza sminuire il valore dell’ideale evangelico, bisogna accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita delle persone che si vanno costruendo giorno per giorno». Occorre imparare sempre a «togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cf. Es 3, 5). Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana». Un valido accompagnatore, infatti, «non accondiscende ai fatalismi o alla pusillanimità. Invita sempre a volersi curare, a rialzarsi, ad abbracciare la croce, a lasciare tutto, ad uscire sempre di nuovo per annunciare il Vangelo». Un impegnativo programma che la Chiesa è chiamata ad attuare – come dicono ancora i Lineamenta – «con tenerezza di madre e chiarezza di maestra (cf. Ef 4, 15)». Eh già, “la Chiesa”: non solo i vescovi e i presbiteri, ma l’intero Popolo di Dio. «Senza la testimonianza gioiosa dei coniugi e delle famiglie, chiese domestiche, l’annunzio, anche se corretto, rischia di essere incompreso o di affogare nel mare di parole che caratterizza la nostra società». Il testo integrale, insieme a riflessioni e testimonianze, in: Rivista di vita ecclesiale Gen’s. (altro…)