Perù: una scuola per il villaggio più remoto
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«Potrei andare nella Repubblica Dominicana ad insegnare musica per un paio di settimane alla scuola “Café con Leche”, avevo detto a voce alta e quasi senza pensare che il mio commento sarebbe stato preso così sul serio. E questo viaggio inaspettato si è trasformato in una delle più ricche esperienze che abbia mai vissuto – racconta Diane Gregory, già membro della band internazionale Gen Verde e adesso negli USA –. Non ho avuto quasi il tempo per prepararmi ed ero già sull’ aereo per Santo Domingo. Faceva freddo, quel mattino del 9 aprile scorso. C’era la neve mentre partivo dall’aeroporto JFK di New York verso l’isola caraibica, che mi ha accolto col suo clima tropicale e il mare turchese. Lungo il viaggio che ci portava nella zona coloniale della capitale dove sarei stata ospitata, guardavo le belle spiagge con gli alberi di cocco, i mezzi pubblici stracarichi di persone tutte pigiate, i sobborghi poveri lungo la via… La mattina seguente ero sulla “Guaguita” (un pulmino da 9 posti che portava 23 persone!), con Kathi, una giovane tedesca anche lei venuta a dare il suo contributo alla scuola. Scendiamo presso la località “El Café” che ha la sua dignità, nonostante il suo aspetto impoverito. Ci hanno subito avvertito della violenza che c’è, ma rasserenato circa la nostra sicurezza perché “sanno che siete venute per la scuola”. Ci troviamo, infatti, in un contesto dove violenza, disoccupazione, abbandono, sono pane quotidiano.
La scuola “Café con Leche”, una delle tante opere sociali del Movimento dei Focolari, ci sorprende per il suo calore, vitalità, colore. Le aule non sono come quelle cui ero abituata negli Stati Uniti, ma più creative e appena capaci di contenere i 570 studenti, da 6 a 14 anni. E pensare che solo 20 anni fa la scuola iniziò in un capannone di legno con solo 20 allievi! Ora, con l’aiuto di tanti, è sorto un edificio che accoglie i ragazzi e che dà loro educazione e un buon pasto giornaliero. Ma non solo: nella scuola c’è un atmosfera difficile da descrivere, un’armonia di rapporti che offre agli studenti un ambiente sano per studiare e crescere. dieci giorni che vi ho trascorso, sono stati più che dinamici. Insieme a Marisol Jiménez, fondatrice e preside della scuola, c’è stato un continuo fiorire di idee attuate, poi, nelle classi: lezioni di sassofono, di pianoforte; un coro, giochi ed esercizi musicali, lezioni per leggere la musica; abbiamo costruito strumenti di percussione, messo su scenette, ballato, e persino svolto lezioni di “macramè”, un arte che ho imparato da piccola e che consiste in fare dei“nodi”per creare collane o altri oggetti. Il sogno di Marisol, però, è quello di formare una banda musicale: gli strumenti musicali sono già arrivati dalla Svizzera, gli studenti hanno tanta voglia di imparare (hanno il ritmo nel sangue e tanto entusiasmo!). Per realizzare questo sogno ci vogliono i fondi per assumere gli insegnanti di musica … che speriamo arrivino! “Café con leche”, cioè caffelatte, che ricorda la bella tonalità del colore della pelle – né caffè né latte –, stragrande maggioranza della popolazione dominicana, ora per me non è soltanto quel luogo speciale di cui ho tanto sentito parlare o letto sui giornali. Oggi è diventato un’esperienza viva: la scuola, gli studenti, gli insegnanti, tutti per me hanno un nome, un volto, una storia. Sono partita con la convinzione che tutto è possibile quando “cogliamo il momento” e diamo tutto di noi stessi». (altro…)
Una vocazione in crescita, quella della vita consacrata in India, che tocca vari punti del sub-continente: Andra Pradesh, Orissa, gli Stati del Nord Est. «Il senso della fede e della visione della vita religiosa è apprezzato e il desiderio che più anima i giovani che vengono in noviziato è di avere un’intimità con il Signore». Lo dichiara Padre Attulli in un’intervista rilasciata ad “Unità e Carismi”, del gruppo editoriale di Città Nuova. «Lo cercano con l’esperienza della preghiera, quale elemento primario – continua – e vogliono dedicarsi di più alle opere di carità. L’esempio di Madre Teresa di Calcutta è molto forte. Lei, dall’esperienza concreta dell’India, riesce a scoprire se stessa e la propria vocazione, passando attraverso una preghiera più profonda; da lì nasce la sua nuova vocazione». I giovani che arrivano in noviziato provengono da un contesto che non nasconde le disuguaglianze sociali, la povertà, pur essendo il sub-continente indiano tra le nuove economie mondiali. Ma non perdono la dimensione spirituale, anzi «Cercano la soluzione in Dio», trovando al tempo stesso un risvolto nell’impegno sociale, infatti «si ispirano a fare delle opere di carità per risolvere i problemi della povertà materiale, dell’educazione e così via. Vengono con un’esperienza di Dio, poi quest’esperienza di Dio li porta a opere apostoliche in favore dei bisognosi». Siamo nell’Anno che la chiesa cattolica dedica alla Vita consacrata. Che passi fare per migliorare? «Nel contesto indiano – spiega P. Attulli – la Chiesa in genere e i religiosi in particolare possono dare una testimonianza della presenza del Signore Gesù, stando più vicino ai poveri, sia nello spirito che nei bisogni concreti. È una sfida nel mondo secolarizzato, dove siamo talmente intossicati dal benessere! La gente vuole riscoprire il volto di Dio in noi, staccandosi dalla droga del benessere».
«Come mai la gente si allontana da Dio? Perché non sente la necessità di andare da Lui?», s’interroga il religioso. E la risposta la trova nella propria esperienza di vita: «Se stiamo vicino ai poveri, a coloro che hanno bisogno, scopriamo il volto di Dio in loro. I missionari che vivono con i poveri, vivono in contatto con gente che ha fede, anche se si deve aiutarli a crescere nella “cultura della fede”, con la catechesi, la preghiera e i sacramenti». «Nel continente indiano – conclude – non c’è solo la povertà materiale ma vi sono anche le periferie esistenziali dove è forte la povertà spirituale. Noi siamo creati per amore e nell’amore, chiamati a vivere una vita serena, pacifica, gioiosa. La fede non è per appesantire la testa, ma per vivere gioiosamente, non solo nella vita escatologica, ma qui e adesso. Per questo la nostra presenza nelle periferie e con i poveri è importante». (altro…)
«Il Forum della Pace è stata un’esperienza unica. Mi sono goduto ogni momento del programma. Un tale incontro (…) ci fa sperare che giorni migliori stanno arrivando e che un giorno la povertà, la fame, la discriminazione e la guerra vedranno una fine». Rasha, insegnante d’inglese al Rowad American College, descrive così Living Peace 2015 che si è svolto In Egitto, al Cairo, dal 4 al 6 maggio, preceduto da tre giorni di congresso ad Alessandria d’Egitto, fondamentali per creare una base di conoscenza tra i giovani e gli studenti da tutte le parti del mondo, per assicurare la successiva riuscita del Forum. Ad Alessandria si sono succeduti momenti di scambio, di conoscenza reciproca e di condivisione di gioie e di dolori che ognuno dei partecipanti si è portato dai propri Paesi. Poi, al Cairo, una bellissima accoglienza, con una festa suggestiva sul Nilo, a bordo di una grande nave, con giochi, canti e danze, che hanno poi lasciato lo spazio al vero e proprio Forum Mondiale degli studenti per la Pace. Il Forum è stato organizzato dalla Rowad American College, in collaborazione con ONG New Humanity (attraverso il Progetto Cayrus, approvato dall’Unione Europea) e Schengen Foundation di Lussemburgo. Ad esso hanno aderito altri otto partners da vari Paesi del mondo, che hanno inviato in Egitto una loro rappresentanza di giovani e studenti. Nato nel 2011 da un insegnante di inglese al El Rowad American College del Cairo come progetto di educazione alla pace, Living Peace coinvolge oggi più di 80 mila studenti di 200 scuole. Living Peace è caratterizzato dalla partecipazione in prima persona di studenti e docenti nella creazione di iniziative di educazione alla pace, in una rete mondiale di persone e istituzioni. L’adesione permette ad ogni scuola di sviluppare progetti secondo le proprie possibilità, favorendo la creatività dei ragazzi con la consapevolezza di contribuire ad una finalità comune. Questo crea una dinamica di partecipazione che entusiasma le diverse componenti della scuola, rafforzando la solidarietà tra allievi, insegnanti, direttori e genitori, con una ricaduta anche sulla società civile. Tre giorni al Cairo durante i quali i 1300 tra studenti e professori di più di 20 scuole e 8 università egiziane, hanno testimoniato il comune impegno per la pace intrecciando tra loro diversi linguaggi: testimonianze, buone prassi, presentazione di oltre 50 progetti educativi per la pace, workshop, seminari, esposizioni e momenti artistici. Erano presenti ambasciatori e rappresentanti diplomatici di Argentina, Brasile, Uruguay, Guatemala, Cuba, R.D del Congo, Camerun, Pakistan, Portogallo, Croazia, Messico, Germania e Sudan. Il Forum 2015 è stato l’occasione per presentare Scholas Occurrentes, la grande rete mondiale voluta da Papa Francesco ancora quando era arcivescovo di Buenos Aires, e che collega oltre 400.000 scuole in tutto il mondo. La presenza di Dominicus Rohde della Germania, Presidente del Forum Mondiale della Pace, ha dato peso e valore a ogni momento del Forum. Di certo, essendo stato il primo forum mondiale fatto per i giovani, ha aperto le porte ad una nuova strada. Il Forum mondiale per la pace ha attribuito a New Humanity il premio per la pace Luxembourg, consegnando a Cecilia Landucci, in rappresentanza della Ong, la prestigiosa medaglia “Nelson Mandela” proprio al Cairo. Per vedere le immagini più belle di Living Peace 2015 https://www.youtube.com/watch?v=nugDbxgoccg&feature=youtu.be Fonte: ONG New Humanity, AMU e Umanità Nuova. Aggiornato al 27 maggio 2015. (altro…)
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