Gen 26, 2014 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Chiara Lubich ha ravvisato sempre in Pasquale Foresi un particolare ruolo nello sviluppo del Movimento dei Focolari: quello dell’incarnazione del carisma dell’unità, e per questo lo considera, insieme a Igino Giordani, cofondatore del Movimento. Pasquale Foresi nel 1949, anno della sua conoscenza di Chiara e del Movimento, era un giovane alla ricerca. Dopo aver sentito la vocazione al sacerdozio, frequentava il seminario di Pistoia e il Collegio Capranica a Roma. Racconta: «Ero contento, soddisfatto della mia scelta. Ad un dato momento però, ho avuto non una crisi di fede, ma un semplice ripensamento. (…) Mi è sorto così il dubbio di potermi avviare al sacerdozio con queste difficoltà in cuore e ho sospeso momentaneamente lo studio. È stato a quel tempo che ho conosciuto il Movimento dei Focolari (…). Notavo, nelle persone che vi appartenevano, una fede assoluta nella Chiesa cattolica e contemporaneamente una vita evangelica radicale. Ho capito così che quello era il mio posto e ben presto l’idea del sacerdozio è ricomparsa». Sarà il primo focolarino sacerdote. Dopo di lui, altri focolarini sentiranno questa particolare chiamata al servizio del Movimento. Pasquale riconosce nei primi passi mossi da Chiara Lubich e le sue compagne “una polla evangelica sgorgata nella Chiesa”, ed inizia un sodalizio che lo conduce, rivestito del ministero sacerdotale, a dare un fondamentale contributo allo sviluppo del Movimento come stretto collaboratore della fondatrice. Riguardo ai principali comp
iti a lui affidati, scrive lo stesso Foresi: «Perché sacerdote, sono stato incaricato di tenere i primi rapporti del Movimento dei Focolari con la Santa Sede. Altro mio compito particolare, nel tempo, è stato quello di seguire, lo sviluppo del Movimento nel mondo e di collaborare, direttamente con Chiara, alla stesura dei vari Statuti. Ho ancora potuto dar vita e seguire opere concrete al servizio del Movimento, quali il ‘Centro Mariapoli’ per la formazione dei membri a Rocca di Pappa, la cittadella di testimonianza a Loppiano, la casa editrice Città Nuova a Roma e altre opere che si vennero poi moltiplicando nel mondo». Ma c’è ancora un aspetto particolare della sua vita accanto a Chiara, che forse rappresenta meglio degli altri il suo particolare apporto allo sviluppo del Movimento. Scrive: «È nella logica delle cose che ogni nuova corrente di spiritualità, ogni grande carisma, abbia dei risvolti culturali a tutti i livelli. Se si guarda la storia si constata come ciò si è sempre avverato, con influssi nell’architettura, nell’arte, nelle strutture ecclesiali e sociali, nei vari settori del pensiero umano e, specialmente, nella teologia». Infatti, egli è intervenuto innumerevoli volte con la parola e con lo scritto a presentare la teologia del carisma di Chiara nella sua dimensione sociale, spirituale, sottolineandone con autorevolezza la novità, sia in ordine alla vita che al pensiero. Dalle sue pagine scaturisce “un acume di analisi, un’ampiezza di vedute e un ottimismo nel futuro, resi possibili dalla sapienza che proviene da una forte e originale esperienza carismatica, oltre che da quegli abissi di luce e di amore, di umiltà e fedeltà, che solo Dio può scavare nella vita di una persona”. (dalla Prefazione di “Colloqui”, domande e risposte sulla spiritualità dell’unità). (altro…)
Gen 24, 2014 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Il padre spirituale, un giorno, chiede a Chiara: “Quale fu il momento in cui il Signore sofferse di più?”. “Nell’orto degli Olivi, suppongo”. “No, a mio parere, sofferse di più sulla croce, quando emise il grido: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27,46; Mc 15,34)”. Egli uscì, e Chiara discorrendo con Dori (una sua allieva, tra le prime a seguirla, n.d.r.) e poi con altre cominciò a polarizzare il suo amore – e il suo studio – su quel grido: su quel momento d’angoscia, in cui Cristo si era sentito abbandonato persino dal Padre, per il quale s’era fatto uomo. “Sono convinta che Gesù abbandonato sarà l’ideale che risolverà tutti i problemi del mondo: esso si diffonderà sino agli ultimi confini della terra”.
Questa convinzione si doveva consolidare, di anno in anno, nelle prove d’ogni sorta, mercé cui il suo ideale si impiantava tra gli uomini. Gesù abbandonato così divenne l’amore di Chiara. E divenne l’amore – l’ideale, lo scopo, la norma – dell’Opera di Maria (o Movimento dei Focolari, n.d.r.). Un giorno ella ci spiegò: “Se, quando sarò anziana cadente, verranno dei giovani a chiedermi di definire loro, stringatamente, il nostro ideale, con un filo di voce risponderò: È Gesù abbandonato!”». Fonte: “Erano i tempi di guerra…”, Chiara Lubich – Igino Giordani, Città Nuova Ed., Roma, 2007, pp. 122-123. (altro…)
Gen 21, 2014 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Sono cresciuta vicino a Liverpool nel nord-ovest dell’Inghilterra. Ricordo quando ero ragazza che la domenica c’erano delle processioni, o dei cattolici o dei protestanti, e io andavo con altri ragazzi a buttare i sassi addosso ai cattolici. A 18 anni ho cominciato a lavorare nel nascente mondo dell’ ecumenismo che, in Inghilterra, iniziava fra le varie Chiese. Non era facile perché tanti adulti temevano l’apertura verso i cattolici, per cui ci mettevano degli ostacoli. In un momento di scoraggiamento, ho lanciato una sfida a Dio: “Fammi conoscere delle persone entusiaste dell’unità”. Il giorno dopo vado in chiesa ad una funzione per i giovani. Il predicatore ci racconta una storia: “Erano i tempi di guerra e tutto crollava …”. È la storia di Chiara Lubich e della nascita del Movimento dei Focolari. Mentre parla mi brucia il cuore. Interrompo il suo discorso: “Dove sono adesso quelle ragazze? Sono forse morte?”. “No – risponde – Non lo sai? Sono qui a Liverpool”. Sono andata di corsa a cercarle. Più che tre giovani straniere, in focolare ho trovato il Vangelo vivo. Mi sembrava di nascere di nuovo e di iniziare da capo la mia vita. Volevo cominciare anch’io a vivere il Vangelo, a mettere Dio al primo posto. Ma c’erano tanti pregiudizi da superare! Intanto, cominciavo a sperimentare che l’amore supera le barriere. In quel lontano 1965 cattolici e persone di varie Chiese, desiderose di vivere la spiritualità dell’unità, si sono raccolte a formare una famiglia.

Londra, 11 novembre 1996: Chiara Lubich con le focolarine e i focolarini anglicani, il vescovo anglicano Robin Smith, e l’Arcivescovo George Carey – allora Primate della Chiesa d’Inghilterra.
Ora è normale per noi trovare persone di diverse Chiese in tutte le vocazioni del Movimento. Ma allora l’idea di una protestante in una comunità di cattolici era inaudita. I tempi non erano ancora maturi per andare ad abitare insieme in focolare, come avevo sognato. Mi è parso, allora, che il mio mondo stesse crollando. Avevo scelto Dio e lui mi rifiutava. Avevo scelto il focolare e la sua porta mi si chiudeva. La mia vita divenne assurda, grigia, senza motivo. Ma in quel momento di buio, ho avvertito come una voce che parlava al mio cuore: “Tu non hai scelto me, io ho scelto te. Ma ti voglio intera, come io mi sto dando a te, intero. Non dare il tuo cuore al focolare, alla tua vocazione. Dallo a me. Sono io il tuo unico Bene”. In un lampo ho intravisto il fascino della vita di ogni persona che vuole portare l’unità. Una vita di aderenza totale a Gesù. Mi sono resa conto, pur tra le lacrime, che volevo scegliere, più di tutto, Lui, specie nel momento del suo abbandono. Quell’ombra, allora, si è sciolta in una grande luce. “Sì – mi sono detta – torno a casa mia, ma vado con Te”. La mattina dopo, però, vengo a sapere che a Londra mi aspetta una delle prime compagne di Chiara che mi propone di andare ad abitare con lei nel focolare! E così è stato. Gli anni successivi sono un capitolo a parte. La nascita del focolare anglicano dove abito con altre focolarine anglicane, altrettanto. Alla base della mia vita, però, rimane la scelta ogni giorno di Dio come l’unico mio Bene». (altro…)
Gen 19, 2014 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Si considera il 7 dicembre 1943 l’anno di nascita del Movimento dei Focolari perché quel giorno, con un voto perpetuo di castità, Chiara Lubich ha “sposato Dio”. Ma la Fondatrice dei Focolari ha anche affermato che una data d’inizio potrebbe essere il suo viaggio, nell’ottobre del 1939, a Loreto, dove è custodita secondo la tradizione, la casa di Nazareth. L’atmosfera della famiglia che viveva in quella casetta fu, per Chiara, una “chiamata”: ripetere nel silenzio, come la famiglia di Nazareth, il più grande mistero della storia, la vita di Dio tra gli uomini. Da quel momento tutto è stato sempre una stupenda scoperta. Ma lei non è stata sola a stupirsi: con lei Natalia Dallapiccola, Giosi Guella, Marilen Holzhauser, Graziella De Luca, Vale e Angelella Ronchetti, Dori Zamboni, Gis e Ginetta Calliari, Silvana Veronesi, Lia Brunet, Palmira Frizzera, Bruna Tomasi… e, qualche anno dopo, Marco Tecilla, Aldo Stedile, Antonio Petrilli, Enzo M. Fondi, Pasquale Foresi, Giulio Marchesi, Piero Pasolini, Oreste Basso, Vittorio Sabbione… primi tra molti che comporranno la schiera che Chiara, a Loreto, per profetica previsione, seppe che l’avrebbe seguita. Le strade che hanno condotto le prime e i primi a imboccare la strada aperta da Chiara, oggi che il Movimento è definito in tutte le sue strutture,
manifestano che ognuno di loro era necessario al progetto di Dio, al carisma che stava prendendo “carne”. Non poteva essere che così per un carisma il cui carattere è l’unità, espressione della vita trinitaria. Persone delle più varie professioni guidate da una stessa voce che, nella carità, mettevano a servizio degli altri i loro talenti risvegliati dalla stessa carità. Dopo settant’anni, lo sviluppo del Movimento dei Focolari sembra spiegare l’affermazione di Gregorio Magno che la Scrittura “cresce con chi la legge” e «Come il mondo, la Scrittura non è creata una volta per tutte: lo Spirito la “crea” ancora, si può dire, ogni giorno, via via che la “apre”. Per una meravigliosa corrispondenza Egli la “dilata” nella misura in cui dilata l’intelligenza di colui che l’accoglie»(*). E nel caso del Movimento è stata la comunicazione di come ciascuno viveva il Vangelo a nutrire la comprensione delle stesse parole di Gesù. Parola vissuta e comunione, una pratica che traccerà una linea ascetica collettiva.
La vita compiuta di Chiara e di molti che con lei hanno accolto e accolgono la Parola, in questo tempo di epocali trasformazioni culturali, dimostrano quale sia il loro compito: “… fatti partecipi dei disegni di Dio sull’umanità, segnare sulla folla ricami di luce e, nel contempo, dividere col prossimo l’onta, la fame, le percosse, le brevi gioie”. Perché oggi, più che mai, la vera attrattiva è vivere “la più alta contemplazione e rimanere mescolati fra tutti, uomo accanto a uomo”. I primi compagni di Chiara hanno sperimentato ciò che il Concilio Vaticano II esprimerà così riguardo alla Chiesa: “[Lo Spirito] Con la forza del Vangelo la fa ringiovanire, continuamente la rinnova e la conduce alla perfetta unione col suo Sposo” (LG,4). * Guido I. Gargano, Il libro, la parola e la vita, L’esegesi biblica di Gregorio Magno, San Paolo edizioni, 2013 (altro…)
Gen 16, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Man, Costa d’Avorio: la “città delle 18 montagne” conta circa 100mila abitanti di diverse etnie, dediti per lo più all’agricoltura; è prostrata da grande povertà sia materiale che umana, aggravatasi in conseguenza dello stato di guerra che ha attraversato il Paese nel 2002 e che l’ha pienamente coinvolta. È in questo contesto sociale che si trova la “Mariapoli Victoria”, cittadella del Movimento dei Focolari nell’Africa dell’Ovest. Oltre 3000 i rifugiati nei momenti caldi della guerra; oltre 100.000 i pazienti curati nel suo “Centro medico-sociale”. Importante, inoltre, il programma per ridurre la malnutrizione infantile che opera con successo in città e nei villaggi vicini. Anche il Natale – raccontano alcuni abitanti della cittadella –, è stato vissuto in funzione dei più soli, emarginati, specialmente quelli più bisognosi di amore: “Una giornata di festa con i bambini cristiani e musulmani dei dintorni, nella parrocchia vicina. Un momento di allegria con canti, danze e scenette e poi il pranzo per tutti!”. Ogni bambino – circa 1000 – con il proprio piatto e bicchiere in mano, era in fila per ricevere il pasto. “Era bello poter guardare negli occhi ciascuno di loro – prosegue il racconto –, augurargli buon appetito e ringraziare per la paziente attesa!”. Un gruppo di giovani ragazze invece, ha deciso di trascorrere le festività a Blolequin, villaggio a 175 km da Man, insieme ai bambini orfani e alle suore della Consolata che li accudiscono.
A Glolé, un villaggio a 30 km da Man, un altro gruppo della comunità dei Focolari ha partecipato alla preparazione della festa di Natale. Per l’occasione sono giunte persone dai 12 villaggi seguiti da anni dal Centro nutrizionale della cittadella. Erano presenti i capi e notabili dei villaggi, oltre a responsabili di varie Chiese. Nel clima di reciprocità creatosi, un capo-villaggio ha affermato: “Se, quando presenterò il mio programma di lavoro ai miei collaboratori, loro non fossero d’accordo, sento che non lo posso portare comunque avanti da solo, ma cercherò di cogliere quello che potremo fare insieme”. Un contributo importante della serata è stato il noto scritto di Chiara Lubich “Una città non basta”(1). In esso Chiara incoraggiava a cercare i più poveri, gli abbandonati, gli orfani, i carcerati, quelli che sono messi ai margini… e a dare, dare sempre: una parola, un sorriso, il proprio tempo, i propri beni… amore concreto capace di trasformare una città e non solo. È, poi, seguito uno scambio di testimonianze, in particolare riguardo alle attività che si portano avanti in favore dei bambini che soffrono la fame e carenze di affetto familiare. Passi concreti per trasformare le proprie città. (1) Chiara Lubich, Meditazioni, Città Nuova Editrice, Roma 2000, pagg. 100-03 (altro…)