Movimento dei Focolari
Emergenza profughi e sfida dell’integrazione

Brasile: nel Nordest i giovani lanciano la sfida

«Vivere insieme per qualcosa che possa rafforzare il bene nel mondo ci unisce e ci dà la forza, e ci spinge ad andare avanti verso il mondo unito». Sono parole di Igor dei Giovani per un Mondo Unito del Nordest del Brasile. Ma cos’è “Desafio” (Sfida)?

Scuola Santa Maria

«“Desafio” è una tre giorni – spiega Igor – di incontro, festa e condivisione delle tante iniziative che noi Giovani per un Mondo Unito di questa regione (che coinvolge sette stati brasiliani) portiamo avanti nelle nostre città. Ogni anno, siamo circa 350 giovani che ci diamo appuntamento nella cittadella “Santa Maria”, in Igarassu (Stato di Pernambuco). Il programma si svolge con temi d’interesse e di approfondimento, comunicazione delle attività svolte nelle varie città, vari workshop e dei forum specifici.  Molto costruttivi sono i momenti dedicati a conoscere alcune opere sociali portate avanti dai Focolari e l’aiuto concreto che possiamo svolgere in quei giorni, come un nostro segno di amore concreto verso le persone del posto». Un programma impegnativo… «Certo – continua Igor –, anche se non mancano le serate ricreative e i giochi insieme. Una delle serate è dedicata alla preghiera ecumenica per la Pace. È sempre uno dei momenti più profondi e di grande accettazione da parte dei presenti. Si sente che siamo tutti connessi e che basta fermarsi e dare spazio a questa dimensione, che si crea subito come un ponte spirituale che ci unisce a Dio e fra di noi». Quest’anno avete svolto la 4° edizione che aveva lo slogan “Andate verso l’altro”. Quali le conclusioni? «Sono venuti molto in evidenza l’importanza dei rapporti: nella famiglia, nella società, nel mondo virtuale, nelle varie azioni che portiamo avanti e nei progetti sociali. La novità, sentita fortemente da tutti, è stato un progetto, lanciato qualche tempo fa, che abbiamo chiamato “Prima gli ultimi”. Si trattava di capire, da parte di ogni gruppo di giovani nelle proprie città, chi sono questi ultimi, per poi vivere per loro. Sono nate, così, tante iniziative concrete in tanti punti del Nord-Est brasiliano in favore dei più bisognosi, che abbiamo condiviso con tutti! Il “Desafio”, è il momento in cui  – conclude Igor –  coinvolgere il maggior numero possibile di giovani per costruire insieme un mondo più unito e fraterno». (altro…)

Emergenza profughi e sfida dell’integrazione

Myanmar: A servizio della comunità

Villaggio Kanazogone

«Fin dalla sua fondazione nel 1860 – racconta il parroco p. Carolus Su Naing –, la parrocchia ha servito la chiesa locale interessandosi soprattutto dello sviluppo sociale e pastorale degli abitanti del luogo e, nel tempo, ha fondato altre 4 parrocchie: Pinle, Aima,Pein ne gone, Myitkalay e Wakema, dove abitano complessivamente circa 8.000 cattolici. Kanazogone ha avuto sempre un ruolo vitale nel prendersi cura delle persone più bisognose della regione. Quando, nel 2008, il ciclone “Nargis” si abbatté sulla regione del Delta, il nostro villaggio divenne il centro dei rifugiati: circa 3000 persone colpite dal ciclone».

Silo per la pula del riso

Qual è la vostra situazione attuale, padre? «Kanazagone, non ha ancora oggi energia elettrica fornita dal comune – ci spiega il sacerdote focolarino –. Tutti gli abitanti del villaggio devono procurarsi con i propri mezzi una qualche forma di illuminazione utilizzando candele e batterie, soltanto alcune case hanno un proprio piccolo generatore a petrolio. Insieme ai capi del villaggio abbiamo recentemente discusso sulla necessità di avere un generatore più forte e potente che dia elettricità a tutte le famiglie del posto. L’installazione di un potente generatore di biogas servirà a migliorare la vita del villaggio e la capacità lavorativa dei suoi abitanti». Come funzionerà il generatore lo chiediamo allo svizzero Rolf Infanger, dei Focolari, impegnato in prima persona nel progetto: «Il generatore alimentato a biogas, fa lavorare una dinamo di 200 KW, sufficiente per l’intero villaggio. È un’invenzione del Myanmar. La novità sta nel fatto che il biogas è generato dalla combustione della pula di riso, un prodotto di scarto. La pula di riso che, in genere, viene gettata via, può essere usata in modo efficiente per produrre energia elettrica biogas. Inoltre, il supporto tecnico sarà assicurato dal produttore locale del motore. In Myanmar sono già in uso e con buon esito molti macchinari dello stesso tipo. Questa regione è circondata da campi di riso. La riseria dove il cereale viene elaborato si trova qui nel villaggio Il progetto, guidato dall’ingegnere inventore e dal capo del villaggio, è iniziato, nell’aprile 2013, con l’arrivo di un prestito di € 25.000. Occorre restituirlo entro 5 anni ma ad un tasso minimo. Facciamo la forte esperienza di avvertire che Dio ci guida e ci orienta a fare cose utili per la vita del villaggio».

motore a biogas

Quali sono le vostre attese quando il generatore sarà in funzione? «Grazie alla fornitura di luce ed energia generate dall’impianto a biogas quanto sarà in funzione – assicura p. Su Naing –, le famiglie del villaggio miglioreranno la loro vita quotidiana. Il reddito degli abitanti aumenterà, dando loro la possibilità di lavorare a casa nelle prime ore della sera. La luce e l’energia fornite sosterranno le scuole e l’ambulatorio del villaggio in tempi normali e anche in periodi di emergenza. I bambini saranno facilitati nei loro compiti. La luce per strada darà un senso di sicurezza, favorendo la vita sociale». Se vuoi sostenere il progetto: Conto bancario Germania: Maria Schregel Hilfswerk e.V. Sparkasse Uelzen – IBAN: DE39 2585 0110 0009 0079 49 Swift: NOLADE21UEL (altro…)

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Bolivia: la Casa de los Niños

Cochabamba, Bolivia: qui, dove la popolazione è costituita per il 50% da bambini ed adolescenti per lo più abbandonati dai genitori, da alcuni lustri è attiva l’Associazione di Volontariato ONLUS “Casa de los Niños”. “Siamo frutto dell’incontro con il volto di Gesù fattosi concreto nelle persone che hanno incrociato la nostra storia – ci scrivono i responsabili del progetto -, spinti da sogni di speranza e di bene per le persone che vivono situazioni di grave dolore o emarginazione, specialmente i bambini”. Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, un giorno espresse il desiderio che si potessero chiudere gli orfanotrofi sperando che ciascuno dei piccoli ospiti potesse godere del calore e dell’amore di una famiglia. “Seguendo questo sogno di Chiara – raccontano – ci adoperiamo, laddove è possibile, a ricomporre, ospitare temporaneamente e sostenere le famiglie o i familiari di bambini in estremo disagio. Con l’aiuto di tanti siamo riusciti, in questi ultimi 6 anni, a riunire quasi un centinaio di famiglie, offrendo loro un’abitazione degna”. Ne è esempio la vicenda di M.R, a cui era stato diagnosticato 8 anni fa il virus dell’HIV.  Quando gli operatori dell’ Associazione l’hanno conosciuta non parlava e non camminava. Dimessa dal reparto di terapia intensiva dove era stata ricoverata per una infezione, è stata accolta nella Casa de los Niños. “M. R. tra qualche mese compirà 10 anni – raccontano con gioia -. Nel frattempo la sua mamma, mandata via dalla sua casa, perché ritenuta responsabile della situazione, è stata a sua volta ospitata dalla struttura, e si è così ricomposto un piccolo nucleo familiare”. “Il nostro Centro  – proseguono – ora è punto di riferimento di tutte le istituzioni pubbliche della città per chi vive con il virus del HIV. Il 20% delle famiglie di Cochabamba portatrici della malattia, vivono qui con noi. Anche il 30% dei bambini positivi della città sono ospiti nella nostra “Cittadella Arcobaleno”, dove vivono insieme ad altri 200 bambini con storie differenti alle spalle”. L’azione concreta, pur fondamentale e necessaria, non può essere disgiunta tuttavia da ciò che dà senso e valore ad ogni gesto: “L’arte dell’incontro ha segnato la nostra vita – raccontano gli operatori – e ciò che vediamo fiorire intorno a noi nasce del rapporto con tante persone, straordinarie, con cui condividiamo la vita e gli aneliti più profondi. Questo ci consente l’abbraccio con il dolore innocente, quello dei bimbi che soffrono l’ingiustizia più assurda: una vita che non hanno scelto e che li obbliga a lottare controcorrente fin dal primo istante. Noi siamo qui con loro, con la tenacità dei miseri e la fede dei deboli. Crediamo ingenuamente che, nonostante le quotidiane sconfitte, il bene trionfa sempre”. (altro…)

Emergenza profughi e sfida dell’integrazione

In Colombia si lavora per un Mondo Migliore

La Colombia, insieme alle tante ricchezze naturali, è anche un Paese con gravi piaghe sociali fra cui una forte diseguaglianza fra pochi ricchi e molti poveri, numerose famiglie costrette a lasciare le loro case e città a causa della violenza, migliaia di casi di abusi sui minori… La fondazione Mundo Mejor, organizzazione no-profit, nasce a Medellín nel 1996 da un gruppo di persone del Movimento dei Focolari che hanno trovato nel Carisma dell’Unità la forza per affrontare le emergenze sociali intorno a loro. Non si poteva restare indifferenti davanti a queste realtà, anzi, cercando di incarnare la spiritualità di Chiara Lubich, sono nate delle risposte concrete: diversi progetti sociali che integrano azione e riflessione. Il programma di assistenza all’infanzia, ad esempio, offre educazione integrale a bambini in condizione di vulnerabilità, tra i 2 ed i 5   anni. Quello di integrazione sociale che offre assistenza agli indigenti, cercando di costruire alternative e progetti di vita che permettano di reinserirli nel tessuto sociale e nel mondo del lavoro. In questa stessa direzione va il programma di inserimento nel mondo del lavoro, con l’offerta di una formazione professionale e di assistenza nelle località di appartenenza. Un programma sui diritti umani, dove si sviluppano strategie per rafforzare l’esercizio dei principali diritti dei bambini e delle loro famiglie Attualmente la Fondazione conta 155 impiegati, tra nutrizionisti, psicologi, maestri e personale amministrativo, prendendosi cura di circa 2.000 bambini e di 400 senza tetto. Steve Carty e la moglie Sandra – peruviani, due figli – si dedicano a tempo pieno in questo lavoro educativo-sociale. “La nostra sfida trascende l’attivismo – sottolinea Steve –, perché abbiamo compreso che la prima grande rivoluzione sociale nasce nel cuore di ogni persona”. Oggi la fondazione Mundo Mejor è un’istituzione riconosciuta come un valido interlocutore per il mondo politico, artistico, sociale e sportivo; è partner di altre organizzazioni che l’hanno scelta per la sua trasparenza e attenzione all’altro, nello spirito della fraternità. Riconoscimenti importanti sono venuti dal Comune di Medellìn, dalle autorità regionali e dal Senato della Repubblica di Colombia. Da poco, poi, è stato firmato un accordo con il Club UNESCO Heritage, con sede a Valencia in Spagna. (altro…)