Il Diritto come strumento di comunione

Foto A. Dimech – © CSC Audiovisivi

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«Il vento di ieri accarezzava i capelli ed il viso di ragazzi e adulti di una umanità colorata in tanti modi per dire sì alla vita e no ai mercanti di morte: dopo anni di isolamento, tanti gruppi e organizzazioni di vario genere si ritrovavano insieme per ripartire con la speranza per una fraternità visibile». Così è scritto nel comunicato rilasciato il giorno dopo dai promotori della marcia promossa dai Focolari, Amnesty International, Oxfam, Fondazione Banca Etica, Opal Brescia, Rete Italiana per il Disarmo, con il sostegno del missionario comboniano Alex Zanotelli. La campagna contro la vendita di armi da parte dell’Italia verso i paesi in guerra è partita il 7 maggio 2017 dalla Sardegna (Italia) e l’iniziativa è stata inserita all’interno dell’appuntamento mondiale “Run4Unity”, promossa dai Ragazzi per l’unità, manifestazione che si svolge ogni anno la prima domenica di maggio in tutto il pianeta durante la Settimana Mondo Unito. Arnaldo Scarpa, del Movimento dei Focolari di Iglesias, portavoce del comitato “Riconversione RWM” insieme a Cinzia Guaita, ci racconta come è nata questa iniziativa: «Da molti anni nel territorio di Domusnovas e Iglesias esiste una fabbrica il cui scopo iniziale era quello di produrre esplosivi che servivano per le miniere di questa zona. Purtroppo le miniere sono state dismesse e la fabbrica è stata riconvertita per la produzione di materiale bellico, utilizzando fondi pubblici. È stata poi acquistata e trasformata dalla RWM, una multinazionale tedesca che produce armi che vengono esportate in Arabia Saudita. Dal nostro Paese, l’Italia, partono quindi armi destinate alla “terza guerra mondiale a pezzi”. Le leggi di entrambi i paesi, Italia e Germania, sono molto chiare; la legge 185/90 vieta infatti al governo italiano di vendere armi a paesi in guerra o che non rispettano i diritti umani. Vi è una continua ascesa dell’export italiano in particolare sui paesi nordafricani e mediorientali (59%). Nel 2016 la produzione della RWM è salita fino a quasi 22.000, con un balzo del 1.466%». Ma a Domusnovas, come in tante zone dell’isola, il principale problema è quello occupazionale. «Abbiamo capito – continua Arnaldo – che anche le nostre coscienze si possono addormentare, confuse dal silenzio generale, intontite dalla tragedia della disoccupazione. Ma noi, impegnati a vivere la fraternità, ci sentiamo vicini ai lavoratori, ma anche ai bambini, giovani, adulti dello Yemen, che il frutto di questo lavoro uccide. Questa nostra iniziativa forse è quella che ha richiesto più coraggio nella nostra vita, per tanti motivi, ma è incoraggiante già il fatto che ci sono tante persone con noi, che hanno formazione e idee diverse».
Frutto di questa iniziativa è stato la nascita del comitato “Riconversione RWM”, per tenere alta l’attenzione sul tema e per impedire un ampliamento della fabbrica. L’area è una zona di interesse naturalistico, ambientalistico e archeologico. Il problema è anche etico: c’è chi ha fatto la scelta di non accettare di lavorare in questa fabbrica, nonostante fosse disoccupato, e anche chi, lavorando all’interno di essa, si sta ponendo gravi problemi di coscienza. Il prossimo passo è quindi quello di porre le basi per un lavoro comune sul progetto di riconversione della fabbrica e di differente sviluppo del territorio. Sono stati avviati importanti contatti con imprenditori, progettisti, docenti universitari, giuristi, enti e associazioni, rappresentanze dei lavoratori ma è essenziale che ci sia anche una precisa scelta politica a tutti i livelli istituzionali. Per firmare la petizione al Presidente della Repubblica Italiana cliccare qui Per approfondimenti, leggi anche: Per disarmare la fabbrica Obbedienti alla coscienza Comunicato Stampa (altro…)
Il dover essere dell’Europa L’Europa unita è un’altra tappa verso il mondo unito; un’avanzata e una riuscita, sotto la pressione di istanze popolari, del diritto naturale, della rivelazione cristiana, di forze morali e spirituali, a cui si aggiunge la pressione economica e politica, scientifica e tecnologica, che gravita verso l’unificazione: telefinalismo della ragione e della morale: della vita nel tempo e nell’eternità. Per Clemente Alessandrino – erede della sapienza ellenica – l’unità è il bene, produttrice di vita: la divisione è il male, generatrice di morte. La civiltà cresce di quanto unifica gli animi. Per Huxley ogni vero progresso della civiltà è un progresso nella carità. E la carità è il sentimento che induce a far di tutti uno: non per nulla è l’anima di Cristo, il cui testamento termina nel voto: «che tutti siano uno». La carità porta all’integrazione, alla comunione, alla solidarietà, anche in politica, anche in economia. E qui tra le forze essenziali che premono verso l’integrazione europea, noi vogliamo illustrare le forze appunto dello spirito, lasciando di illustrare gli aspetti politici, economici, sociali ecc. Igino Giordani, «Fides», Maggio 1961, p.130 Il cristianesimo e l’Europa L’Europa è carica di rancori come un magazzino di esplosivi: tenuti vivi da filosofie e falsi patriottismi, mitologie e interessi egoistici. L’Europa, per non esplodere, ha bisogno di rimuovere tutto questo materiale infiammabile: ha bisogno di una riconciliazione universale, la quale liberi dal passato e netti pel futuro. Chi può svolgere «questo ministero della riconciliazione»? Il cristianesimo: questa riserva di sanità, che l’Europa ancora custodisce e ancora comunica ad altri continenti. E il cristianesimo comporta una unificazione nella libertà e nella pace, con la eliminazione delle guerre e degli altri motivi di attrito. Igino Giordani, «Fides», Maggio 1961, p.131 L’anima dell’Europa L’Europa un’anima l’ha già: il cristianesimo, sua essenza e sua genesi. In questo alito spirituale comune, anche i fattori materiali e umani si fondono, e si innalzano, vivificandosi di un ideale universale. Così i popoli d’Europa, ravvivando questi principi costitutivi della loro storia, fondendoli nella fiamma ideale della solidarietà, frutto dell’amore – che è intelligenza divina –, troveranno nella razionalità di esso, nella convivenza e urgenza e necessità di esso, la soluzione prima dei loro problemi: e questo in un’ora decisiva, in cui una guerra interna – che più che mai oggi appare irrazionale e fratricida – potrebbe segnare la catastrofe definitiva. L’amore invece, mettendo a circolare il bene e i beni, potrà segnare la salvezza risolutiva. Igino Giordani, «Fides», Maggio 1961, p.131 (altro…)
La Repubblica Democratica del Congo (RDC) attraversa una fase politica molto delicata, da quando, il 14 novembre scorso, si è dimesso il premier Augustin Matata Ponyo in seguito all’accordo siglato nell’ottobre scorso, che prolunga il mandato del presidente Joseph Kabila. Kabila avrebbe dovuto terminare il suo incarico il prossimo 19 dicembre, ma la sua coalizione e parte dell’opposizione hanno deciso che andrà avanti fino alle prossime elezioni, previste per l’aprile del 2018. In questo contesto incandescente, lo scorso 29 ottobre si è costituito il Movimento politico per l’Unità (MPPU) congolese, che s’ispira ai valori della spiritualità di Chiara Lubich. «In questo periodo la Chiesa, attraverso la Conferenza Episcopale, sta lavorando per evitare il caos nel Paese – raccontano Damien Kasereka e Aga Ghislaine Kahambu, responsabili locali del Movimento dei Focolari – . Il lancio del MPPU in questo momento è proprio una risposta ad un bisogno. Siamo felici di vedere che i membri del Movimento più impegnati in politica, soprattutto i giovani, sono convinti che le cose possono cambiare. Nonostante tutto non si perde la speranza». Lo scorso 3 dicembre, il MPPU si è presentato ufficialmente nella sala polivalente del centro medico Moyi Mwa Ntongo, a Kinshasa. Il giornale Le potentiel ha dedicato un lungo articolo all’evento, intitolato “Amore e fratellanza nella società: lancio di un movimento di coscientizzazione di massa”. «Lungi dall’essere un partito politico, il MPPU è piuttosto una rete di riflessione e di azione per promuovere la fratellanza nella vita politica congolese. I suoi iniziatori sono convinti che la fraternità universale sia il fondamento ed il motore essenziale per un cambiamento in positivo della società, soprattutto congolese, i cui anti-valori sono duri a morire», scrive il quotidiano. Tra i presenti, c’erano professori universitari e ricercatori, parlamentari nazionali e attori politici, giornalisti, avvocati, religiosi, medici, dottorandi, attivisti sociali ed esponenti di altre categorie socio-professionali. Durante l’incontro si è sottolineata l’opportunità e l’importanza del MPPU nella RDC, in quanto aiuta a “fare politica per l’unità”, di cui c’è tanto bisogno in questo momento difficile.
Il deputato nazionale Dieudonné Upira, uno degli iniziatori del MPPU nella RDC, ha affermato: «Vorremmo preparare una gioventù che non abbia paura come noi. Certamente, non abbiamo fatto molto per questo Paese. Forse non siamo stati formati: è questa la ragione della nostra paura. Per questo vogliamo formare dei giovani interessati a fare il bene, in grado di denunciare, annunciare e rinunciare. Dei giovani che, di fronte alla bipolarizzazione dello spazio politico congolese, possano dire: “Dobbiamo lavorare per la nostra Nazione”. Una gioventù formata può influenzare la società con il suo modo di comportarsi». E Georgine Madiko, ex deputato, anche lei tra gli iniziatori: «Comincieremo dei corsi universitari periodici, che ci permetteranno di formare i giovani attraverso dei moduli. Procederemo a tela di ragno per coprire, man mano, l’intero Paese e tutti i campi. Questa ragnatela ci servirà come sostegno, se non per sradicare, almeno per attenuare il male nella nostra società e promuovere il bene». Si comincerà con un primo gruppo di 50-60 persone. A conclusione, Aga Ghislaine Kahambu, ha ringraziato tutti: «La vostra presenza dimostra che desiderate che il nostro Paese cambi. Non occorre una folla per cambiare la società. Ogni individuo compie molti atti positivi. Ora, vogliamo che questi atti non rimangono più isolati». Gustavo Clariá (altro…)
«Guardare alle varie professioni che rientrano nell’ambito del mondo della giustizia – magistrati, avvocati, cancellieri, docenti universitari, operatori penitenziari, forze dell’ordine – e scoprire la strada da percorrere insieme, coinvolgendo tutti gli attori delle molteplici relazioni che vi possono concorrere». Ecco l’obiettivo del convegno internazionale promosso da Comunione e Diritto e Umanità Nuova il 26 e 27 novembre a Castel Gandolfo (Roma). La presenza di un regista ad un incontro sulla giustizia può essere sembrata alquanto fuori da ogni schema, ma Fernando Muraca è riuscito a descrivere, attraverso la sua coinvolgente testimonianza, l’esperienza vissuta da professionista all’interno dell’Istituto di Pena Minorile di Catanzaro. Si tratta di un documentario girato interamente dai giovani dell’Istituto, ed è il frutto di un impegno che si traduce con il “progetto cinema” che ha trasformato i giovani reclusi non soltanto in attori ma in persone che hanno ridato un senso alle loro esistenze. Muraca è anche autore e regista del film “La terra dei Santi”, nel quale affronta la criminalità organizzata calabrese, sempre nell’Italia del sud. Al centro dei due giorni di serrato confronto fra i vari operatori che lavorano nel campo della giustizia, è stato più volte ripreso il concetto di dignità umana, valore intrinseco e inestimabile di ogni essere umano e la convinzione che è possibile vivere i rapporti giuridici con lo spirito di fraternità.
Il programma, ricco e articolato, ha visto l’approfondimento di alcune tematiche attuali come quella della tutela dei minori non accompagnati e dei richiedenti asilo, il rapporto con i detenuti e la tutela delle vittime. Il dr. David Shaeed (magistrato in Indianapolis, USA), avv. Alba Doto (Boston), l’avv. Endy Moraes (Fordham University, New York) e la dott.ssa Luciane Barzotto Cardoso (magistrato del Tribunale Federale di Porto Alegre, Brasile), hanno esaminato il diritto vigente in diverse parti del mondo e approfondito gli strumenti per proseguire il cammino di ricerca e di studio avviato ormai da alcuni anni e arricchito sempre da attuazioni concrete. Tra le relazioni è stata presentata in video quella di Maria Voce, presidente dei Focolari, prima donna avvocato del Foro di Cosenza, dal titolo “Giustizia e bene comune nell’orizzonte della fraternità universale”. In un passaggio del suo intervento spiega:«Oggi, dinanzi a questa “guerra mondiale a pezzi”, alle tragiche distruzioni, alla cancellazione di ogni diritto e rispetto per i popoli che vivono in territori di guerra, alla chiusura di fronte ai migranti, la fraternità è la sola risposta e l’impegno che ci viene chiesto è di costruirla, anche con piccole azioni, gocce infinitesimali che possano però illuminare la notte». Le sessioni per ambiti di lavoro hanno evidenziato la necessità di agevolare un confronto all’interno delle varie professioni senza perdere di vista l’insieme, per sviluppare un dialogo tra gli operatori e mettere in comunione conoscenze ed esperienze delle varie attività che si sviluppano nell’area del Diritto. Tra le testimonianze quella di Roberto (ex detenuto) e Alfonso, che da alcuni anni operano all’interno del carcere di Rebibbia (Roma) per dare un aiuto concreto alle famiglie dei detenuti. Francesco non nasconde la sua emozione nel presentare la sua esperienza davanti a un pubblico così qualificato, e chiude con la richiesta affinché la comunità civile possa facilitare e promuovere il difficile reinserimento lavorativo e sociale degli ex detenuti. Il prossimo appuntamento sarà destinato ai giovani: la Summer School 2017. Patrizia Mazzola (altro…)