Set 21, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Tutte le volte che le persone, i popoli e persino la Chiesa hanno pensato di salvare il mondo crescendo nei numeri, hanno prodotto strutture di potere, dimenticando i poveri». Papa Francesco ai partecipanti all’incontro dell’Economia di Comunione in Vaticano il 4 febbraio 2017. È possibile davvero attraversare oggi le contraddizioni e le ferite del nostro tempo con la radicalità indicata da Francesco? Cosa significa resistere alla “globalizzazione dell’indifferenza”? L’edizione 2017 di LoppianoLab vuole essere uno spazio dove affrontare apertamente queste domande nella consapevolezza degli errori e delle incertezze affrontate da chiunque cerca di costruire percorsi di fraternità dentro la società italiana. Quanto espresso dal Papa il 4 febbraio 2017 agli aderenti al progetto di Economia di Comunione, è un messaggio rivolto a tutti perché cambia completamente la prospettiva di analisi e di azione. «Ci ha detto che non è più sufficiente imitare il samaritano del Vangelo», afferma Eva Gullo, presidente del Polo imprenditoriale Bonfanti, promotore di LoppianoLab assieme al Gruppo editoriale Città Nuova, all’Istituto Universitario Sophia e al Centro internazionale Loppiano. Cosa è necessario allora? Bisogna puntare, secondo Francesco, a cambiare le regole del gioco del sistema economico-sociale, agendo e combattendo le strutture inique «che producono briganti e vittime».
«Al centro di LoppianoLab 2017 ci saranno, quindi – precisa Andrea Goller, corresponsabile dei Focolari in Italia – le sfide quotidiane di noi cittadini e del nostro Paese: esclusione, migrazione, corruzione, mancata presenza dello Stato accanto alle nuove virtù civili e alla rinascita del senso di appartenenza comunitaria e di accoglienza. Insomma tutti quei segnali di novità, le strategie, le organizzazioni e le idee che prendono vita e si sviluppano da quella rete di relazioni e azioni già in atto in Italia, dove tutti possono essere attori del cambiamento». Interverranno: Luigino Bruni, Benedetto Gui, Vittorio Pelligra, economisti; Nicoletta Dentico, Banca Etica; Marco Tarquinio, direttore Avvenire; Gianni Bianco, TG 3 RAI; Jésus Morán, copresidente Focolari; Pierluigi Sassi, Earth Day; Chiara Peri, Centro Astalli per i Rifugiati; Tiziana Bernardi, Nomadelfia; Giorgio Beretta, Campagna banche armate; Francesco Naso, Economia e Felicità; Luca Raffaele, Next nuova economia per tutti, e molti altri ospiti. In allegato il programma della manifestazione Ufficio Stampa Stefania Tanesini – +393385658244 – sif@loppiano.it
Set 8, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Il laboratorio nazionale di economia, cultura, comunicazione, formazione e innovazione, è promosso annualmente da Città Nuova, il Polo Lionello Bonfanti, l’Istituto Universitario Sophia e dalla cittadella di Loppiano, che ospita l’evento. Raccogliendo l’invito di Papa Francesco, la convention si propone come occasione di confronto e proposta intorno ai temi in primo piano nel nostro Paese: dall’immigrazione al lavoro, dalla povertà all’inclusione sociale, dalla lotta alla corruzione all’impegno per il bene comune, e poi famiglia, giovani, educazione e molto altro. Contro ogni forma di esclusione e per l’accoglienza, contro la ricerca dell’interesse privato e per la promozione di nuove virtù civili, lavorando per trovare vie d’uscita alle contraddizioni dei nostri tempi e per agire sulle strutture inique che producono – appunto – “le vittime e i briganti”. LoppianoLab è dunque un laboratorio culturale dove gettare i semi di un nuovo pensiero e di un agire conseguente, nella convinzione che la ricerca del profitto non può fare da bussola ad ogni attività umana. L’evento è aperto a tutti coloro che si interrogano su questi temi e intendono farsi “artigiani del cambiamento”. Per informazioni tel. 055 9051102, email: loppianolab.accoglienza@loppiano.it Programma di LoppianoLab (altro…)
Lug 6, 2017 | Centro internazionale, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«È del 25 marzo scorso la ricorrenza del 60° dei Trattati di Roma, che diedero vita concretamente a quella “comunità di popoli” di cui Robert Schuman aveva già piena visione. Il 7 maggio 1950, infatti, aveva proposto ad Adenauer “una solidarietà di produzione” di carbone ed acciaio, che rendesse impossibile ogni forma di guerra tra Francia, Germania e gli altri Paesi che vi avrebbero aderito. Un atto straordinario per riconciliare popoli prostrati dal più terribile conflitto fino ad oggi sperimentato. L’Europa era devastata, oltre 35 milioni di morti, non solo macerie, ma anche distruzione sociale, politica, morale. Senza leggi, senza ordine pubblico, senza servizi… In quei giorni sconvolgenti sarebbe stato già molto mettere in sicurezza i confini e vigilare sugli accordi di pace. Come si è arrivati, invece, ad immaginare di guarire così profondamente le ferite da fare di tanti popoli contrapposti un solo popolo europeo? Chi ispirava Schuman, Adenauer, De Gasperi e altri ancora? Vogliamo pensare che a suscitare le idee e la forza per l’Europa sia stato Dio. Dio che ha testimoniato il suo amore per gli uomini fino a morire per loro di una morte atroce e infamante, che lo ha identificato con tutti i dolori dell’umanità, compresi quelli derivanti da violenze e guerre. Dio che anche oggi può sollecitare i popoli a riconciliarsi e divenire un’unica famiglia universale. I fondatori dell’Europa ne hanno fatto l’esperienza. Non si sono lasciati schiacciare dalla assurdità del male, dalla disumanità delle dittature, del conflitto, della Shoah… Diceva Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari, a proposito della cultura che nasce da una profonda riconciliazione: “…ogni persona può portare un contributo suo tipico in tutti i campi: nella scienza, nell’arte, nella politica, nelle comunicazioni e così via. E maggiore sarà la sua efficacia se lavora insieme con altri uniti nel nome di Cristo. È l’Incarnazione che continua, incarnazione completa che riguarda tutte le membra del Corpo mistico di Cristo. Nasce così, e si diffonde nel mondo, quella che potremmo chiamare “cultura della Risurrezione”: cultura del Risorto, dell’Uomo nuovo e, in Lui, dell’umanità nuova” . E se questa fu in certo modo l’avventura dei fondatori dell’Europa, possiamo – e vorrei dire: dobbiamo – aspirare a continuare la loro opera. Vi siamo chiamati tutti. L’unità dei popoli dell’Europa è un percorso al contempo educativo, culturale, spirituale, ed anche politico, economico, sociale, comunicativo. Ecco, dunque, qualche possibile ulteriore passo: innanzitutto è richiesto a noi cristiani non solo la riconciliazione ma un cammino di comune testimonianza, cammino che ha visto recenti incontri storici: a Lund, in Svezia; a Lesbo, in Grecia; a Cuba. A noi tutti il compito di contribuire ai passi verso la piena e visibile comunione, sapendo quanto ciò sarà determinante per l’unità dell’Europa e per servire meglio l’umanità.
Vogliamo poi allargare lo sguardo all’intera Europa – dall’Atlantico agli Urali – e ciò significa riconoscimento reciproco dei valori e spazi di collaborazione tra Nord e Sud, tra Est e Ovest. Le guerre, i regimi totalitari, le ingiustizie, hanno lasciato ferite da risanare. Per essere davvero costruttori di unità europea, dobbiamo riuscire a riconoscere che ciò che oggi siamo è frutto di una vicenda comune e di un destino europeo da prendere interamente nelle nostre mani. Se una conseguenza fosse rinnovare le relazioni tra Unione europea e Paesi europei ad essa non aderenti, ciò sarebbe un importante passo per la pace, in particolare per il Medio oriente. In Europa vi è anche una forte necessità di partecipazione dei cittadini alla vita delle città e dell’intero continente. In altre parole di rigenerare la democrazia che è nata in Europa, ma oggi ha bisogno di una nuova dimensione, più effettiva, più densa, più adatta a questo secolo. E ancora: in un contesto europeo multiculturale e multireligioso c’è grande bisogno di una nuova capacità di dialogo. Dialogo che può poggiare sulla “Regola d’oro“, che dice: “Fa’ agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te” (cfr Lc 6,31) ; regola comune a tutte le principali religioni della terra e accolta volentieri anche da chi non ha riferimento religioso. Occorrerebbe poi rivedere e applicare, anche a livello istituzionale, il motto scelto dall’Unione Europea “unità e diversità”. Sarebbe un dono anche per i popoli che in altri continenti cercano vie per unirsi. Nella visione dei fondatori l’Europa non è mai stata pensata chiusa in se stessa, ma aperta all’unità della famiglia umana. Ed è significativo riaffermarlo qui a Malta, lo Stato europeo più a sud, immerso per cibo e lingua e, innanzitutto, per vocazione nel Mediterraneo, che da tomba azzurra deve ri-essere “Mare nostrum”: di un’Europa, di un’Africa e di un Medio Oriente uniti. Le tante crisi internazionali in corso ci danno la nitida percezione di quanto sia lunga la strada per arrivarvi veramente. Diceva ancora Chiara Lubich: “Occorre uno studio paziente, occorre sapienza, occorre soprattutto non dimenticare che c’è Qualcuno che segue la nostra storia e desidera – se collaboriamo con la nostra buona volontà – attuare i Suoi disegni d’amore sul nostro continente e su tutto il nostro pianeta”. Possiamo concludere che per un fine così alto vale senz’altro la pena di impegnare la nostra esistenza. Che anche questo Forum contribuisca a mettere in piedi quella “Europa famiglia di popoli” che, secondo papa Francesco, è “capace di dare alla luce un nuovo umanesimo basato su tre capacità: la capacità di integrare, la capacità di dialogare e la capacità di generare”». Maria Voce Malta, St John’s Cathedral, 7 maggio 2017 (altro…)
Mag 27, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Nell’ultimo anno, gli Stati Uniti hanno vissuto uno scontro ideologico senza precedenti. Prima delle elezioni di novembre, c’era grande preoccupazione sulla direzione che il Paese avrebbe preso. Un’ondata di emozioni contrastanti ha percorso gli Stati da Nord a Sud, generando divisioni tra tanti, anche dentro le comunità dei Focolari, sparse negli Stati Uniti. Per molti si trattava di prendere una decisione straziante, difficile. Le opinioni erano molto forti e divergenti. Già dal 2015 il Movimento dei Focolari aveva promosso dei workshop, basati sul libretto: “5 passi per un dialogo politico positivo”, per presentare una modalità costruttiva di confronto. Essi sono: 1) Credere che sia possibile avere una visione positiva della politica; 2) Praticare e perfezionare una comunicazione basata sull’amore; 3) Capire se è o non è il caso di fare un compromesso; 4) Riconoscere la sofferenza come una pedana di lancio per amare; e 5) Edificare la polis con azioni costruttive. John Chesser (Iowa): «In gruppi di due, sceglievamo un argomento su cui avevamo posizioni opposte. Uno dei due condivideva la propria opinione e l’altro doveva ripeterla prima di dire a sua volta il proprio parere. I risultati erano interessanti. Le persone cominciavano non solo ad apprezzare il punto di vista dell’altro, ma anche a riconsiderare la propria opinione. Non abbiamo risolto i problemi del mondo, ma abbiamo acquisito gli strumenti per provare a dialogare tra noi». Con l’avvicinarsi delle elezioni di novembre 2016, la tensione tra gli schieramenti opposti aumentava di giorno in giorno, nella vita quotidiana, nei luoghi di lavoro e sui social. Marilyn Boesch (Maryland): «Ero agitata. Mi sono fatta un esame di coscienza. Volevo essere una persona che porta l’unità e costruisce ponti, e non che accetta passivamente le divisioni che si presentano». Marijo Dulay (New York): «Dopo alcuni errori, ho prestato maggiore attenzione ai commenti che postavo su Facebook, per non urtare quelli che la pensavano diversamente da me». Simona Lucchi (Georgia): «Le mie prediche e urla non portavano a niente di buono. E di certo non cambiavano l’opinione degli altri. Così mi sono fermata e ho cominciato ad ascoltare le ragioni degli altri. Ho capito che anche con chi non la pensa come me qualcosa in comune c’è sempre».
Nella confusione del momento, questa modalità di dialogo trova applicazione anche in ambito accademico. A New York La Fordham Law School, nel cuore di Manhattan, è un Istituto che mira a promuovere un dialogo aperto, positivo e costruttivo su temi legati alla religione e al diritto. In questo contesto Ana Días, direttice dell’Istituto, presenta il workshop. «In tanti erano lì per capire se, in mezzo a tale polarizzazione, fosse ancora possibile un dialogo». Dopo la presentazione dei “5 punti”, i partecipanti lavorano su quanto appreso, scoprendo di poter parlare di temi scottanti senza per forza degenerare in discussioni infuocate. Anche i più radicali si mettono alla prova. Due mesi dopo, l’insediamento della nuova presidenza riaccende gli animi. Anche alla Georgetown Law School di Washington gli studenti si dividono in fazioni contrapposte. Amy Uelmen, autrice del libro “Five Steps to Positive Political Dialogue: Insights and Examples”, propone a colleghi e studenti un metodo. «Ci siamo accorti che spesso nelle conversazioni ci sono stereotipi, incomprensioni, informazioni sbagliate: abbiamo deciso di essere aperti a correggerci e a risolvere le difficoltà che nascono dallo scontro tra idee contrapposte».
Questi sforzi proseguono in Arkansas, uno stato tradizionalmente conservatore. Anche qui l’elezione del nuovo Presidente provoca entusiasmo da un lato e rabbia dall’altro. Austin Kellerman conduce un telegiornale nella capitale. Insieme ai colleghi lancia in TV un appello alla città per ritrovare l’unità. «Volevamo offrire alla nostra comunità un’occasione per ritrovarsi più unita. Uno dei nostri giornalisti più esperti ha preparato un approfondimento nell’edizione principale. “There is no them, no us. There is we”. Non c’è un loro e un noi. Siamo tutti un popolo. Ovviamente, questo non ha risolto le cose, e nemmeno ha cambiato le opinioni della gente. Ma ha offerto la possibilità di riflettere oltre il proprio punto di vista. Noi cerchiamo di mantenere aperto il dialogo e di rappresentare con onestà tutte le posizioni». (altro…)
Mag 11, 2017 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Malta
, la più grande delle isole che compongono l’omonimo arcipelago, incastonato nel Mediterraneo centrale, tra Sicilia, Tunisia e Libia, nel primo semestre del 2017 è alla testa del Consiglio dell’Unione Europea, avendone assunto la presidenza di turno, prima volta nella sua storia. L’isola, il cui simbolo, dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, è una croce a otto cuspidi, emblema delle otto beatitudini, è il lembo di terra più prossimo alle tragedie che si consumano quotidianamente in quella tomba azzurra in cui si è trasformato il Mediterraneo, crocevia d’acqua tra Africa, Medio Oriente e Europa per chi cerca disperatamente una nuova possibilità di vita. Sulle sue sponde un altro naufrago aveva trovato riparo, dopo quattordici giorni alla deriva. Era San Paolo, di ritorno verso Roma, intorno all’anno 60 d.C. Secondo la tradizione, la nave che trasportava lui e altri 264 passeggeri era affondata dopo una tempesta. Tutte le persone a bordo avevano raggiunto la costa a nuoto. Invitato, dopo qualche tempo, nella residenza di Publio, il governatore romano di stanza sulle isole, ne guarì il padre da una terribile influenza. Il governatore si convertì al cristianesimo e divenne il primo vescovo cristiano a Malta. Di radici cristiane dell’Europa si è parlato a Valletta, capitale di Malta, il 7 e 8 maggio scorso, nell’imminenza della festa dell’Europa, in occasione del Forum sullo Stato dell’Unione Europea, “Towards a Europe of Hope, Healing and Hospitality”, promosso ogni anno dal Parlamento Europeo nella nazione di presidenza. L’obiettivo è quello di promuovere un dialogo ispirato alla visione fondatrice di Robert Schuman. Il primo giorno, dopo l’apertura nella cattedrale anglicana, un momento artistico, la preghiera intitolata alla speranza, un corteo per le vie della Valletta fino alla co-cattedrale cattolica di San Giovanni, l’intervento dell’arcivescovo Scicluna è stato seguito da quello di Maria Voce. La presidente del Movimento dei Focolari ha proposto una riflessione su “Guarigione e Riconciliazione”.

Al co-cattedrale cattolica di San Giovanni, Maria Voce ha proposto una riflessione su “Guarigione e Riconciliazione”
Nei giorni in cui si ricorda la nascita di quella “comunità dei popoli”, di cui Schuman, nel 1950, aveva avuto un’intuizione – proponendo lo storico accordo sulla gestione congiunta di carbone e acciaio, per rendere impossibile ogni forma di guerra tra Francia, Germania e i Paesi che in seguito vi avrebbero aderito – Maria Voce si chiede quale possa essere stata la scintilla ispiratrice di un atto così straordinario, volto a portare riconciliazione tra popoli prostrati dal più terribile conflitto sperimentato fino ad allora, e chi possa avere ispirato Schuman, Adenauer, De Gasperi, gli statisti cristiani considerati padri fondatori dell’Europa. La risposta è chiara: «Noi vogliamo pensare che a suscitare le idee e la forza per costituire l’Europa sia stato Dio. Dio che ha testimoniato il suo amore per gli uomini fino a morire per loro di una morte atroce e infamante, che lo ha identificato con tutti i dolori dell’umanità, compresi quelli derivanti da violenze e guerre».
A proposito della cultura che nasce da una profonda riconciliazione, Maria Voce cita Chiara Lubich: «Ogni persona può portare un contributo in tutti i campi: nella scienza, nell’arte, nella politica, nelle comunicazioni. E maggiore sarà la sua efficacia se lavora insieme con altri uniti nel nome di Cristo. È l’Incarnazione che continua. Nasce così, e si diffonde nel mondo, quella che potremmo chiamare cultura della Risurrezione». Ma, perché ciò avvenga, «è richiesto a noi cristiani un cammino verso la piena e visibile comunione, sapendo che ciò sarà determinante per l’unità dell’Europa e per servire meglio l’umanità». Cammino che in tempi recenti ha visto il compiersi di tappe storiche, come quelle di Lund, in Svezia, Lesbo, in Grecia e Cuba. «In un contesto europeo multiculturale e multireligioso c’è bisogno di una nuova capacità di dialogo, conclude Maria Voce. Dialogo che può poggiare sulla Regola d’oro, comune a tutte le principali religioni della terra». Significativo riaffermarlo proprio a Malta, àncora sicura nel Mediterraneo, nella speranza che questo mare da tomba azzurra ridiventi Mare-Nostro, in cui Europa, Africa e Medio Oriente possano trovare una rotta di pace. (altro…)