Movimento dei Focolari
Bruno Venturini, testimone di misericordia

Bruno Venturini, testimone di misericordia

BrunoVenturini_a«È stato per tantissime persone vero testimone della misericordia infinita di Dio – scrive Maria Voce ai membri del Movimento –, che ora certamente sperimenta in pienezza». Nato a Pistoia, l’8 settembre 1926, è venuto a contatto con il Movimento nascente nel dicembre del 1949, in occasione di una visita di Graziella De Luca – anche lei tra le prime focolarine – nella sua città per incontrare Pasquale Foresi. Viene ordinato sacerdote nel 1978, e adempie tanti compiti nel Movimento, ma “una delle grazie più grandi che ho avuto – dirà – è stata quella di condividere l’incarico dell’aspetto dell’Economia e Lavoro per più di 30 anni, con Giosi Guella, una persona eccezionale; e sperimentare l’intervento costante della Provvidenza che mi faceva sentire che siamo nelle mani di Dio”.

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Bruno Venturini (terzo da destra) è stato sempre molto vicino a Chiara Lubich.

È sempre molto vicino a Chiara Lubich, in particolare negli ultimi anni della sua vita, nei quali Bruno celebra ogni mattina la messa nella cappella in casa di Chiara. Un’esperienza che lo porta ad “una nuova intimità con Gesù”, come confida a qualcuno. Bruno aveva un’anima grande, capace di accogliere e di ascoltare fino in fondo chiunque, con un cuore ricco di misericordia; questa sua caratteristica viene anche sottolineata dalla presidente dei Focolari nell’indicare la concomitanza della sua scomparsa con “il giorno del perdono di Assisi”. I funerali si svolgeranno domani 3 agosto alle ore 16,30 al Centro internazionale di Castel Gandolfo. (altro…)

L’avventura di Oreste Basso

L’avventura di Oreste Basso

“Sono stato un uomo molto fortunato; vorrei esprimere tutto l’amore di Dio ma credo che sia impossibile dire tutto quanto ho ricevuto [da Lui] e quindi poterlo comunicare”; cominciava così Oreste Basso a narrare, nel 1997, ad un gruppo di giovani, il filo d’oro di cui vedeva intessuta la sua storia. Nato a Firenze il 1° gennaio 1922 da una famiglia che gli ha trasmesso principi cristiani ed una rettitudine d’animo a tutta prova, ama gli studi umanistici, e sogna una professione ed una vita “a posto”. L’esperienza della guerra è “una lezione tremenda, perché lì si vedevano tutti gli ideali umani cadere”. “L’unica cosa che poteva rimanere in piedi dopo la guerra – ricorda – erano gli affetti naturali, quelli della famiglia”. Conseguita la laurea in ingegneria, nel ‘46 trova lavoro in uno stabilimento industriale a Sesto San Giovanni (Milano), che allora era considerata la “Stalingrado d’Italia”. Abita a Milano e la sera va spesso in una mensa dove incontra degli amici – Piero Pasolini, Danilo Zanzucchi, Guglielmo Boselli, Alfredo Zirondoli – poi divenuti tra i primissimi a seguire l’avventura del focolare. Si confrontano su Maritain, il neotomismo, l’arte, la musica. Uno di loro, Giorgio Battisti, propone un giorno ad Oreste di “conoscere una cosa bella, delle giovani che vivono il Vangelo”.

Una di esse, Ginetta Calliari, tra le prime ad aver seguito Chiara Lubich, si reca ad incontrarli ed è tempestata dalle domande che questi giovani non cessano di porle rimanendo ad ascoltarla fino a tarda notte e dandosi appuntamento di mese in mese con lei che viene appositamente da Trento. “Cominciammo a capire – Oreste racconta – che il Vangelo era una cosa che poteva essere vissuta non da persone lontane, ma da noi, da me, da lui, dagli altri”. I frutti di questa nuova vita sono evidenti: Oreste si guadagna la stima di un suo subalterno politicamente molto attivo che, osservandolo e venuto a conoscere il suo ideale evangelico, gli dice: “Se lei crede in questo Dio, anch’io posso credere  in Lui come lei dice”. Nel 1951 Oreste  lascia la sua abitazione e va a comporre il focolare di Milano insieme a coloro che nell’annuncio di Ginetta hanno colto la chiamata a questa via. Poco dopo conosce Chiara: “Un incontro bellissimo! – afferma –; mi apparve una persona stupenda nella sua grandissima semplicità e luce”. Intanto aumentando, in varie città d’Italia,  il numero di persone desiderose di conoscere il Movimento nascente, Oreste Basso si trasferisce a Parma insieme a Lionello Bonfanti; il suo racconto ha il sapore delle origini: “Per poter dormire c’era un divano, e per mangiare comprammo un fornello a spirito: in genere si mangiava formaggi, tante volte il latte; il latte era la nostra salvezza! Ma eravamo proprio contenti!”. Passa qualche anno e il Movimento dei Focolari – Opera di Maria (questo il nome dato da Chiara alla nuova realtà ecclesiale) si diffonde e si staglia in multiformi aspetti. Oreste è quindi invitato a trasferirsi a Firenze, a ricoprire un ruolo di responsabilità. La sua adesione è immediata, nonostante sul lavoro gli sia stata proposta una ulteriore promozione e il direttore generale stesso si sia mostrato desolato per la sua partenza; “È cominciata un’altra vita” commenta Oreste, immerso completamente nel carisma di cui Chiara è portatrice. Alla fine degli anni ’50 è chiamato a Roma, dove, accanto a Chiara, svolge con il suo stile, insieme gioioso e discreto, un compito di primo piano anche nelle diverse stesure degli Statuti dell’Opera che negli anni si succedono e si adeguano ad una realtà in costante crescita; nel 1981 Oreste è inoltre ordinato sacerdote, ministero che considera un privilegio, una chiamata ad un amore più grande. Eletto copresidente del Movimento nel 1996, esercita un ruolo fondamentale alla morte  di Chiara (14 marzo 2008) e durante la successiva Assemblea generale che avrebbe eletto colei che doveva succedere alla fondatrice. I messaggi giunti alla notizia della sua scomparsa dal Santo Padre per mano del Segretario di Stato Vaticano, dal Cardinal Bertone e da Mons. Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici attestano la radicalità della vita evangelica e la semplicità di rapporti sinceri che Oreste Basso ha saputo costruire giorno dopo giorno fino all’ultimo. A lui, le numerosissime testimonianze che continuano ad arrivare, esprimono affetto e gratitudine. Video con immagini (altro…)