Mag 4, 2017 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Un’immagine per tutte, la parola PEACE composta dagli stessi partecipanti, a caratteri cubitali, sul fianco della collina. Un suono per tutti, quel battito di mani, ritmico e inesorabile, simbolo di uno e mille cuori dentro la nave della vita in cui siamo tutti viaggiatori, o migranti. Una canzone per tutte, “la speranza è la voce dell’infinito che ci guida verso la salvezza”. Sotto un’esplosione di cannoni caricati a colore – dal verde al fucsia – si è chiuso, simbolicamente, l’appuntamento tradizionale del 1° maggio a Loppiano, il meeting internazionale dei giovani per un mondo unito, inserito nella Settimana Mondo unito 2017, che quest’anno si è intitolato Pulse: Change your heart, change the world. Dal 1973, anno della prima edizione, nella piccola città del centro Italia si riversa per l’occasione una folla variopinta di migliaia di giovani provenienti da ogni parte d’Italia e d’Europa, ma con rappresentanze da tutto il mondo. Un appuntamento di festa, modello esportabile di convivenza pacifica a partire dai più giovani, generazione interconnessa, per indole e cultura incline più a costruire ponti che ad alzare muri. Una giornata di confronti, testimonianze, musica, danza, coreografie, all’insegna della pace e della costruzione di un mondo unito, che ha visto impegnati i giovani del Movimento dei Focolari in collaborazione con altre associazioni e movimenti, tra cui Nuovi Orizzonti, Comunità di Sant’Egidio, Centro Internazionale La Pira, Living Peace, Rondine, Barbiana, Economia disarmata, Il varco, Non dalla guerra. Significativa la presenza di varie Comunità islamiche d’Italia, con il sostegno degli Imam di Massa Carrara, Teramo, Trieste e del Veneto. Assicurata la qualità artistica grazie ai gruppi musicali Gen Rosso e Gen Verde, all’associazione culturale DanceLab armonia, ai cantautori Amara e Paolo Vallesi (di ritorno dal Festival di Sanremo), a numerose altre band provenienti da diverse città d’Italia. Tutti accomunati da una forte volontà di pace e dal sogno di un mondo inclusivo, equo, fraterno. Con un entusiasmo che nemmeno la pioggia è riuscita a spegnere. Mentre i grandi della terra minacciano nuove e rovinose azioni di guerra, che suscitano sconcerto ai più, sul palco dell’anfiteatro naturale di Loppiano si alternano storie “dal basso”, autentiche, di quelle che se fossero replicate all’infinito cambierebbero il corso della storia. Come quella di Mohamed, raccontata da Luca, arrivato in Italia su un barcone dopo una pericolosa traversata. O come quella di un gruppo di giovani cristiani della Siria, che in un videomessaggio registrato esprimono l’amore per la propria terra martoriata. Non è certo pacifismo di facciata, ma coraggioso sguardo in avanti quello dei ballerini dell’Associazione Dancelab Armonia, che dal 2014 organizzano a Betlemme laboratori artistici per i bambini dei territori palestinesi, grazie alla collaborazione di padre Ibrahim Faltas, della Custodia di Terrasanta.

Presente Giusi Nicolini, sindaca di Lampedusa
Incuranti della pioggia, nel primo pomeriggio, i giovani cominciano a comporre la sagoma di un barcone. O forse la pioggia era il dettaglio mancante, perché di certo il viaggio di tutti i migranti di oggi, che si affidano alle onde, alla ricerca di un futuro, di pace e dignità, non è esente da pericoli e insidie. Quelle che Giusi Nicolini, sindaca di Lampedusa (Italia) e Premio Unesco 2017 per la pace, conosce bene. La sua testimonianza di accoglienza e lotta all’omertà, al timone di un’isola che rappresenta il primo approdo in Europa dopo la traversata, è un incoraggiamento a rimboccarsi le maniche in ogni angolo del mondo. Piove anche sulla collina mentre si forma il messaggio di pace, tema del brano di Amara e Paolo Vallesi, diventato il leitmotiv della giornata. Ma i colori brillanti, esplosi da cannoni non bellicosi, prevalgono infine sulle nubi grigie. Gli stessi colori cui attingono a piene mani, da grandi secchi, i giovani partecipanti, prima della partenza, in un tripudio di festa. È la promessa e l’impegno a “sporcarsi le mani” per progettare, costruire e realizzare ovunque un mondo di pace. (altro…)
Apr 21, 2017 | Nuove Generazioni
Se potessimo vedere il mondo da lontano, con uno zoom potentissimo, come talvolta possono fare gli astronauti, vedremmo il nostro pianeta pacifico e addirittura privo di frontiere. A distanza ravvicinata, invece, le immagini di cui disponiamo trasmettono i dettagli di ogni possibile divisione, odio e prevaricazione. A volte, guardare la nostra storia e il nostro pianeta da troppo lontano, o da troppo vicino, rischia di falsare la realtà e depistare il giudizio. Quale sarà la giusta distanza per non perdere di vista la traiettoria verso cui muove la nostra umanità? L’economia, la sociologia, le scienze naturali, la filosofia, interrogandosi sulle trasformazioni dell’era contemporanea, convergono su alcuni principi. Come l’interdipendenza: tutto quanto accade in un luogo può avere conseguenze altrove. Ogni singolo frammento o porzione di umanità svela il suo potenziale più alto nell’appartenenza a un destino comune. Non ci si salva da soli, né si può stare bene, arroccati dentro un guscio, se tutto intorno c’è una diffusa sofferenza. «Che il mondo si convinca che è chiamato all’unità» è la sfida che Chiara Lubich ha lanciato ai Giovani per un Mondo Unito nel 1985. Da oltre vent’anni, i giovani per un mondo unito si nutrono di questa visione del bene comune e operano per dare loro attuazione. Attirati dalle infinite possibilità della fraternità, dall’unico possibile destino della storia e dell’umanità contemporanea, centinaia di giovani di diverse nazionalità stanno accorrendo a Loppiano (Italia). Le loro iniziative, a livello planetario, convergono nella Settimana Mondo Unito che, dal 1995, rappresenta una vetrina delle azioni di fraternità in atto nel mondo. Azioni che confluiscono a loro volta nell’United World Project con l’obiettivo di attirare l’attenzione della società civile e delle istituzioni internazionali verso una cultura della fraternità. (altro…)
Apr 6, 2017 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
È partito il conto alla rovescia per la 21a Settimana Mondo Unito! «Vorremmo lanciare un tam tam che, partendo piano piano, salirà fino a generare tanto rumore nel mondo!», scrivono i Giovani per un mondo unito. E ancora: «Mostriamo i gesti concreti che costruiscono ponti di fraternità con la #fraternitychallenge. Sulla bacheca di Facebook scrivi qualcosa di positivo e invita i tuoi amici a fare lo stesso, fino alla Settimana Mondo Unito. Ricordati di inserire sempre gli hashtag #UnitedWorldProject, #FraternityChallenge, #Pulse, #4Peace». (altro…)
Mag 13, 2016 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il tema della partecipazione politica nelle Filippine, soprattutto tra le fasce giovanili, è sempre stato un punto chiave: negli anni il Movimento dei Focolari, cogliendo la necessità di formare le persone ad una partecipazione civica democratica per una ricostruzione equa del Paese, ha promosso attività di impulso all’impegno civile. E a pochi giorni di distanza dalla tornata elettorale, dal 12 al 14 maggio, è in corso un appuntamento animato da giovani e ragazzi dei Focolari, nell’ambito di Run4Unity , con l’obiettivo dichiarato di rafforzare i legami sociali. Si chiama, in dialetto locale, “DULA NAPUD TA Bai”, che significa “Giochiamo, amico”, abbreviato “DULA TA Bai”. «L’evento – scrive Joops Miranda, uno dei giovani organizzatori – ha lo scopo di creare coscienza che ciascuno può essere un catalizzatore del mondo unito; vuole rinforzare le relazioni interpersonali così come aiutare a costruirne di nuove; mira a incoraggiare il dialogo tra giovani di diverse comunità sugli argomenti di attualità in un ambiente dove ci si possa anche divertire! Speriamo di raggiungere questo scopo attraverso le molte attività sportive e ricreative. E questo sottolinea il nostro fine ultimo, che è quello di unire le persone di differenti origini etniche, nazionalità, fedi religiose per… diventare una famiglia». E
dove ha origine l’idea di DULA TA BAi? È sempre Joops a spiegarlo. Nell’estate 2014, insieme ad altri amici, si chiedono come non “sprecare” un’altra estate davanti al computer, alla play, sul proprio tablet. E la scintilla nasce così, chiacchierando: perché non passare un’intera giornata (che poi sono diventati tre giorni) con vari tipi di attività fisica? Tutto quello che può essere fatto insieme, all’aria aperta, invitando tutte le comunità vicine? Due mesi dopo si ritrovano in 200, da varie parti delle Filippine.
Basket, pallavolo, atletica leggera, calcio, freesbe, e la popolare “Amazing race” (una corsa), sono gli ingredienti sportivi che comporranno DULA TA Bai, per finire con una serata dal titolo “U-Nite”: musica e storie da condividere. Ma, trattandosi del secondo appuntamento, i giovani si sono chiesti come evolvere: «l’innovazione del pensiero e dei processi gioca un ruolo vitale nel nostro approccio al “che tutti siano uno” (Gv, 17-21)», spiega Joops. Così abbiamo istallato uno spazio per approfondire il tema della coscienza ambientale (Pagkabana Kalikupan). Cerchiamo di rispondere all’appello di papa Francesco nella Laudato Si’ che ci ricorda il grido di Madre Natura, e contribuire così ad un’ecologia integrale. Un’ecologia cioè, come spiega il Papa, che non si concentri solo sulla natura, lasciando da parte l’umanità e i suoi bisogni. Ma che includa un’ecologia “umana”. Vorremmo quindi, seguendo questa linea di pensiero trasmettere agli altri giovani il valore del prendersi cura l’uno dell’altro (partecipando alle attività sportive, culturali, musicali e artistiche) e dell’ambiente». Maria Chiara De Lorenzo (altro…)
Mag 12, 2016 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
Il Festival per la pace conclude in Ecuador la Settimana Mondo Unito, expo di azioni fraterne promossa dai giovani del Movimento dei Focolari. Il racconto di Francesco Ricciardi, della delegazione internazionale che ha percorso le strade del paese latino americano, in un’esperienza in cui è emersa fortemente la vocazione comunitaria dell’America del Sud. «Strumenti tradizionali e moderni si uniscono per dar vita ad una festa. Sul palco, si susseguono giovani dell’Africa, dell’Asia, dell’Europa, delle Americhe… Insomma, oggi tutto il mondo è presente a Quito! “Anche nella distruzione delle scorse settimane – ci dice Juan Carlos – abbiamo visto generarsi una catena di generosità e solidarietà”. Sul palco si susseguono tante esperienze concrete del dopo terremoto. Jesús, ad esempio, racconta: «Quando abbiamo visto le prime immagini, ci siamo resi conto della gravità dei danni. Con alcuni amici abbiamo organizzato una raccolta di beni di prima necessità, lavorando dalla mattina fino a notte fonda, per amore dei nostri fratelli e sorelle». Continua Natalia: «Ci siamo diretti nei luoghi devastati dal terremoto per rispondere a questo grido di dolore. All’inizio non era chiaro come poter essere di aiuto. Ho capito, che potevo amare ascoltando, per accogliere il dolore di chiunque incontravo». David racconta che «ho visto mani disinteressate che non hanno tardato un solo secondo a donare cibo, acqua, medicine, denaro; e mani che, anche se non avevano niente, si sono messe a disposizione per aiutare. Ho assistito ad un Ecuador frantumato da disperazione, paura, fame e sete; ma ho anche visto volti di gioia, la soddisfazione e la speranza di ricevere un aiuto disinteressato. Ho lavorato a fianco di persone che si sono lasciate tutto alle spalle: il lavoro, gli studi e le proprie famiglie per aiutare chi aveva perso tutto. Ho potuto guardare da vicino la bontà degli ecuadoriani e non solo».
Momenti artistici rendono la festa ancora più gradevole e preparano ad accogliere le tante testimonianze. Melany racconta: «Quando ho iniziato a cantare nel coro universitario, ho capito che per guadagnare un posto nel gruppo i miei compagni non esitavano ad offendere ed insultare. Un giorno ho deciso di condividere le canzoni che avevo scritto. È stato il primo passo. Da allora, tutto è cambiato. Anche altri hanno cominciato a condividere tanti talenti nascosti che, finalmente, potevano mostrarsi senza timore! Il rapporto tra tutti è migliorato moltissimo. L’8 maggio 2015, abbiamo organizzato un concerto di musica latino americana con l’obiettivo di trasmettere il valore della fraternità». Giorgio e Lara, giovani libanesi che, seppur in mezzo ad una delle più sanguinose guerre della storia, trovano la forza per amare tutti: «La guerra in Siria ha causato più di 6,5 milioni di rifugiati nello stesso Paese e 3 milioni sono fuggiti verso i Paesi vicini. Nonostante ciò, centinaia di manifestazioni sono state organizzate in tutto il Medio Oriente per raccogliere fondi e beni di ogni genere e testimoniare insieme, cristiani e musulmani, che l’unità è possibile. Concerti, feste, veglie di preghiera hanno trasformato la paura in speranza, l’odio in perdono, la vendetta in pace. Tante famiglie, pur se con poche risorse economiche, hanno accolto i rifugiati iracheni. In Siria molti ci hanno detto che “l’amore vince tutto, anche quando sembra impossibile”». David e Catalina, presentano le “Scuole di Pace”, iniziativa promossa in collaborazione con l’Istituto Universitario Sophia: «L’obiettivo è quello di creare spazi di formazione teorica e pratica per approfondire la relazioni con se stessi, con gli altri, con il creato, con gli oggetti e con la trascendenza. La fraternità universale può creare una politica al servizio dell’uomo; un’economia basata sulla comunione; un’ecologia in equilibrio: la Terra casa di tutti». Una realizzazione concreta dello United World Project. Il festival dell’inculturazione si conclude con Samiy, giovane indigeno della comunità Kitu Kara: «Abbiamo vissuto una settimana nella quale abbiamo sperimentato che è possibile portare la fraternità, l’unità, la solidarietà e la pace nella nostra vita, nel nostro ambiente ed in tutto il nostro pianeta. L’umanità è viva; il nostro impegno è personale, ma possiamo farcela solo se ci sentiamo parte di una comunità. Oggi abbiamo assistito alla bellezza della diversità e alla ricchezza delle culture». La gioia, ormai, è incontenibile. E così, durante le canzoni conclusive, ci si trova a ballare tutti nell’arena! Giovani e adulti, bambini e ragazzi. Tutti a far festa e gioire. Ma non è gioia effimera, è consapevolezza che siamo in tanti, un popolo che vuole fare dell’Amore la propria bandiera. E come dicono Lidia e Walter «questa non è una conclusione. Questo è solo l’inizio!». Fonte: Città Nuova online (altro…)